mercoledì 29 aprile 2009

UCCISO SOTTO TORTURA UN SIMPATIZZANTE DEI MOJAHEDIN DEL POPOLO

Iran / Prigioniero Muhajeddin del Popolo ucciso sotto tortura
di Apcom
Lo afferma il gruppo di opposizione

-->Roma, 29 apr. (Apcom) - Mahmoud Ghassemzadeh, 48 anni, sostenitore dell'Organizzazione dei Mujaheddin del Popolo iraniano (Pmoi), è stato brutalmente assassinato sotto tortura dal regime di Teheran lo scorso 18 aprile. Lo afferma in un comunicato la Resistenza Iraniana. La vittima è stata arrestata nella sua abitazione a Babolsar, nel nord dell'Iran il 14 Aprile da agenti del dell'Intelligence (Mois); dopo 4 giorni di torture è stato trasferito in un ospedale di Sari in condizioni critiche. A causa degli ostacoli burocratici frapposti dagli stessi agenti del Mois, le cure gli sono state fornite solo due ore e mezzo dopo il ricovero. Ma vani sono stati i tentativi dei medici di salvarlo ed è morto. Il Mois - afferma il comunicato della Resistenza - ha impedito che venisse eseguita l'autopsia e il pubblico ufficiale ha dichiarato che la morte è avvenuta per cause "ignote". Secondo i testimoni dell'ospedale e dell'ufficio del pubblico ufficiale, sul corpo della vittima erano ben visibili segni di torture. -->

LA NOSTRA PIENA SOLIDARIETA' CON LA GIORNALISTA ROXANNA SABERI


Iran/ Roxana Saberi prosegue lo sciopero della fame
di Apcom
Il padre: è dimagrita ma è decisa ad andare avanti



Teheran, 28 apr. (Apcom) - La giornalista iraniano-americana Roxana Saberi, detenuta in Iran con l'accusa di spionaggio, continua a perdere peso a causa dello sciopero della fame ma resta fermamente decisa a proseguire la sua protesta: lo ha confermato il padre della reporter, spiegando di averla incontrata oggi in un ufficio del potere giudiziario per discutere della sua procedura di appello con l'avvocato". "È diventata molto magra", ha detto Reza Saberi, raggiunto telefonicamente dalla France Presse. "E determinata a continuare il suo sciopero della fame fino al giorno del suo rilascio", ha aggiunto il padre della giornalista. Detenuta nella prigione di Evine, a nord di Teheran, Roxana Saberi ha cominciato il suo sciopero della fame il 21 aprile scorso. È stata condannata ad otto anni di prigione per spionaggio in favore degli Stati Uniti al termine di un processo a porte chiuse, il 13 aprile scorso. Il suo avvocato, Abdolsamad Khoramshahi, ha già presentato ricorso in appello contro la sua condanna. Secondo quanto riferito dalla famiglia della giornalista, la detenuta avrebbe già perso 4,5 chili. Ma il portavoce del potere giudiziario iraniano, Ali Reza Jamshidi, ha smentito: "è in buone condizioni di salute e non sta facendo lo sciopero della fame", ha detto. (fonte afp) -->

domenica 26 aprile 2009

NUOVA ONDATA DI ARRESTI ARBITRARI A TEHERAN

Nella foto: l'ex premier italiano, ayattolmullah Romano prodi stringe le mani sanguinanti di Ahmadinejad in un recente viaggio a Teheran, dove ha partecipato attivamente a varie udienze religios-politiche del leader supremo Ali khamenei. Il nostro profondo sdegno e disapprovazione per coloro che stringendo le mani crriminali dei mullah legitimizzano il massacro e la repressione delle donne e degli uomini iraniani.

Karimi Davood
2009-04-26 15:38
Iran: festa proibita, 113 arrestati
Per legge islamica e' vietato ballare a persone dei due sessi
(ANSA) - TEHERAN, 26 APR - Centotredici persone sono state arrestate a Teheran perche' partecipavano ad una festa 'proibita', cioe' con uomini e donne. La polizia per la morale, scrive il quotidiano Jomhuri Eslami, ha fatto irruzione in una casa e ha sorpreso 60 uomini e 53 donne. Tutti sono stati portati in prigione, in attesa di processo. In Iran, in base alla legge islamica, e' vietato il consumo di bevande alcoliche e le feste in cui persone dei due sessi ballino insieme e le donne non siano coperte

sabato 25 aprile 2009

IL FONDAMENTALISMO ISLAMICO IRANIANO E I SUOI RISCHI PER L'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI


"ISLAM EUROPEO E IL MITO DELL'INTEGRAZIONE"

Il 18 aprile scorso ho partecipato a Genova ad un dibattito organizzato dall'Associazione Merito Italia presso la sala polivalente del museo di Sant'Agostino in cui hanno partecipato tra l'altro Prof.ssa Daniela De Rose, dell'università Cassino, Prof. Luca Borzani, presidente della fondazione Cultura, Alberto Rossetti, direttore rivista storia e verità, Mario Bozzi Sentieri, giornalista e Bruno Pampaloni scrittore.
Il tema del dibattito era Islam europeo e il mito dell'integrazione.
Nel mio intervento ho cercato di focalizzare i pericoli che sono in agguato per un immigrato in particolare se è di provenienza islamica e le misura da adottare onde contribuire l'integrazione totale e vaccinata del soggetto. Ho esposto la mia teso secondo cui il fondamentalismo islamico iraniano è il nemico numero uno dell'integrazione, anche perchè se un soggetto è ben integrato ,sia economicamente che culturalmente, nel tessuto sociale del territorio ospitante allora diventa molto difficile arruolarlo per le missioni maligne del fondamentalismo. Ho anche specificato che non basta solamente intergrazione al livello economico, sociale, perchè non immunizzano il soggetto dal rischio del contaggio che essa comporta perchè è fortemente supportato e finanziato da un paese di cui l'esportazione della rivoluzione e la costruzione del regno islamico è la sua missione primaria. Una missione basato sulla violenza e sul terorismo due veitori fortemente usati per conquistare anche la simpatia delle masse dei paesi del medio oriente tra cui Algeria, Marocco, l'Egitto, Palestina ecc... Ma è necessario anche immunizzare e vaccinare culturalmente il soggetto. Bisogna usare il mezzo dell'informazione per aprire i suoi occhi e aggiornarlo costantemente sui rischi che corre in particolare per quanto riguarda la parte femminile dell'immigrazione. Altrimenti si fa la fine dell'Inghilterra dove alle 7 del mattino i kamikazze islamici, nati in Gran Bretagna ma non vaccinati preventivamente dalla società e dal governo si sono fatti saltare in aria uccidendo numerosi innocenti. Ho chiuso il mio intervento proponendo maggiori partecipazioni da parte dello stato nell'inserimento quanto prima del soggetto insieme alla costruzione di una rete ben collegato su tutto il territorio nazionale per alimentare costantemente il mondo dell'immigrazione.
Karimi Davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

venerdì 24 aprile 2009

UN'ALTRA GRANDE VITTORIA DELLA RESISTENZA IRANIANA. IL PARLAMENTO EUROPEO APPROVA LA RISOLUZIONE PRO ASHRAF

Il Parlamento Europeo ha approvato oggi pomeriggio a larga maggioranza , con 284 voti a favore e 42 contrari, una risoluzione in cui chiede la garanzia per la protezione dei residenti del campo di Ashraf, per il non-spostamento dei componenti della resistenza iraniana e per il riconoscimento dei loro diritti alla base della Quarta Convenzione di Ginevra.
La nostra grande soddisfazione al riguardo e un sentito e profondo ringraziamento a tutti i parlamentari in particolare al vice presidente On. Quadras, all'On. Casacco e tanti altri onorevoli di tutti gli orientamenti politici in particolare mi rivolgo ai rappresentanti italiani presenti al Parlamento Europeo che hanno votato a favore della dignità degli uomini e delle donne che da anni hanno dedicato la loro vita alla causa della libertà e la democrazia in Iran e contro il fondamentalismo islamico iraniano come la più grande minaccia del terzo millennio.
Karimi Davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia


IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE MARYAM RAJAVI DOPO L'APPROVAZIONE DELLA RISOLUZIONE
Iran: Maryam Rajavi esprime gratudine per la risoluzione del Parlamento Europeo in difesa di Ashraf

Venerdi, 24 April 2009
CNRI, 24 aprile - In seguito l'approvazione della risoluzione del Parlamento europeo per il sostegno dei residenti di Ashraf, i membri dei Mojahedin del popolo iraniano, la sig.ra Maryam Rajavi, presidente eletta della Resistenza Iraniana ha dichiarato che: ”la risoluzione di oggi è una sconfitta per il regime dei mullà che con i suoi complotti stava preparando una catastrofe umanitaria contro i residenti di Ashraf”.
La risoluzione del Parlamento Europeo mentre conferma lo statuto dei residenti di Ashraf come persone protette dalla IV Convenzione di Ginevra afferma che: “il primo ministro iracheno deve garantire che non vengano svolte azioni per violare i diritti dei residenti di Ashraf e chiarire quali intenzioni abbiano a loro riguardo. Le autorità irachene devono garantire l'incolumità fisica e morale dei residenti di Ashraf e trattarli secondo le Convenzione di Ginevra, in particolare rispettando i principi di non respingimento, espulsione e di non trasferimento obbligatorio”.
Oggi tutti i popoli europei si sono espressi in favore dei residenti di Ashraf, secondo le leggi internazionali. Questa è una risposta ferma ad Ali Khameni che chiedeva la chiusura di Ashraf e il genocidio dei suoi 3500 residenti. La risoluzione di oggi mostra palesemente che di fronte ai complotti del regime dittatoriale iraniano, come crescano i sostegno iracheni, regionali ed internazionali in difesa dei diritti dei residenti di Ashraf, solida diga di fronte all'integralismo e al terrorismo crescente dei mullà.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana
24 aprile 2009

martedì 21 aprile 2009

ADESIONE DELL'ON. POLLASTRINI ALLA CAMPAGNA PER SALVARE LA VITA DI DELARA DARABI


"Aderisco convintamente all'appello per la salvezza della giovane pittrice iraniana Delara Darabi. Ritengo missione decisiva della politica l'abolizione della pena di morte in ogni angolo del mondo. Per questo obiettivo il governo Prodi molto si era speso e molto, come opposizioni, continueremo a fare. On. Barbara Pollastrini"

Ritengo doveroso ringraziare On. pollastrini per la sua adesione e colgo occasione per chiedere a tutti i deputati italiani, a prescindere dal colore della bandiera, di aderire a questa campagna.
grazie ancora
Karimi Davood

lunedì 20 aprile 2009

PARTECIPAZIONE AL PROGRAMMA DI SKY TG24 POMERIGGIO CONDOTTO DA PAOLA SALUZZI


A proposito della partecipazione del presidente del regime dei mullah alla conferenza Durban 2, che ha suscitato forti proteste e reazioni del mondo politico europeo, tra cui Italia, America, Germania e numerosi altri paesi, oggi pomeriggio ho partecipato al programma Sky tg 24 condotto da Paola Saluzzi. All'inizio del programma ho parlato del tempo come elemento essenziale per il regime dei mullah che attraverso la politica del dialogo cerca di acquistare altri tempi e occasioni necessari per terminare la costruzione della bomba atomica. Durante il programma ho condannato la partecipazione di Ahmadinejad alla conferenza ed ho espresso il nostro profondo ringraziamento a tutta la Comunità Europea di cui i rappresentanti hanno abbandonato la sala della conferenza quando Ahmadinejad ha usato le nefaste e odiose parole contro Israele. In risposta alla domanda della condutrice "l'Europa che cosa deve fare?", ho risposto che la comunità internazionale deve sostenere la popolazione iraniana che coraggiosamente lotta per la libertà e la democrazia smettendo di comprare il petrolio e di vendere le armi. Grazie a questi strumenti il regime di Khomeini ingrandisce e minaccia il mondo. A questo punto la condutrice ha detto Khomeini? Ho risposto: si Khomeini. Perchè lui è vivo nelle bombe che uccidono i civili, nelle forche che uccidono nelle strade iraniane i ragazzi e nel terrorismo che colpisce la gente comune.
Ci sarò anche domani per chi vuole seguirmi.
grazie
Karimi Davood

MANIFESTAZIONI DI PROTESTA CONTRO LA PERESENZA DI AHMADINEJAD ALLA CONFERENZA SUL RAZZISMO

IL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE BAN KI-MOON CRITICA IL DISCORSO DI AHMADINEJAD

L'ASSOCIAZIONE RIFUGIATI POLITICI IRANIANI RESIDENTI IN ITALIA CONDANNA FORTEMENTE LA PRESENZA DEL PRESIDENTE DEL REGIME DEI MULLAH ALLA CONFERENZA E LE SUE NEFASTE E RAZZISTE AFFERMAZIONI CONTRO ISRAELE
NON E' POSSIBILE CONCEDERE LA TRIBUNA INTERNAZIONALE NELLE MANI DEL RAPPRESENTANTE DI UN REGIME FONDAMENTALISTA E TERRORISTA CHE CHIEDE L'ELIMINAZIONE DI UN PAESE MEMBRO DELLE NAZIONI UNITE
LA NOSTRA ASSOCIAZIONE INSIEME ALL'INTERO POPOLO IRANIANO RIFIUTIAMO FORTEMENTE LE AFFERMAZIONI DI AHMADINEJAD E CHIEDIAMO ALLA COMUNITA' INTERNAZIONALE IN PARTICOLARE ALLE NAZIONI UNITE DI ESPELLERE DEFFINITIVAMENTE IL REGIME DEI MULLAH E DI CONSEGNARE IL SEGGIO"IRAN" AL SUO LEGITTIMO RAPPRESENTANTE: LA SIGNORA MARYAM RAJAVI, PRESIDENTE ELETTA DALLA RESISTENZA IRANIANA.



Durban 2: Ban Ki-Moon Bacchetta Ahmadinejad, "Istiga"

Forum: Razzismo
(AGI) - Ginevra, 20 apr. - Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha criticato l'intervento di Mahmud Ahmadinejad all'apertura della Conferenza contro il razzismo. "Deploro l'uso di questa piattaforma per accusare, dividere e persino istigare", ha affermato in una nota diffusa due ore dopo il discorso del presidente iraniano, "questo e' il contrario di cio' che si prefigge questa conferenza". Per il numero uno del Palazzo di Vetro il discorso con cui Ahmadinejad ha attaccato Israele rende "molto piu' difficile trovare soluzioni costruttive al problema reale del razzismo". E questo nonostante avesse ricordato al leader iraniano, nel colloquio bilaterale avuto prima del suo intervento, che l'Assemblea generale dell'Onu ha gia' condannato "l'equazione sionismo-razzismo". "E' un vero peccato che il mio appello a guardare all'unita' del futuro non sia stato raccolto del presidente iraniano", ha concluso Ban.

ADESIONE DELL'ON. ANGELA NAPOLI ALL'APPELLO PER SALVARE LA VITA DI DELARA DARABI

Nella foto: On. Angela Napoli, deputato del pdl, in una lettera ha comunicato la sua adesione all'appello per salvare la vita della pittrice iraniana Delara darabi, condannata a morte dai tribunali del regime medievale dei mullah. Colgo occasione per ringraziare On. Napoli per la sua solidarietà e sensibilità nei confronti delle donne iraniane discriminate duramente dal regime misogino iraniano.
Grazie On. Napoli
Karimi Davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

La lettera dell'On. Angela Napoli:


"Gentile Presidente,
sento vivo il dovere morale di unirmi all'appello per salvare la vita della Giovanissima Pittrice Iraniana DELARA DARABI. Appare ormai improcrastinabile l'intervento del nostro Ministro per gli Affari Esteri, on. Frattini, per bloccare quei criminali che stanno abbattendo le vite di persone innocenti, quale appunto quella di Delara DARABI. Occorre far presto, occorre unirsi, perchè non è più accettabile che si possa continuare ad assistere impassibili a questi crimini, che attentano vittime innocenti.
La mia incondizionata solidarietà
on. Angela Napoli"

domenica 19 aprile 2009

UNA BUONA E STRAORDINARIA NOTIZIA. RINVIATA L'IMPICCAGIONE DELLA PITTRICE IRANIANA DELARA DARABI

Delara Darabi, la pittrice iraniana condannata all'impiccagione la cui esecuzione è stata sospesa momentaneamente grazie alla mobilitazione nazionale ed internazionale

Grazie alla mobilitazione nazionalle ed internazionale e ancora grazie all'appello lanciato dalle associazioni iraniane a cui hanno aderito Amnesty International , sindaco di Roma Gianni Alemanno e migliaia di cittadini italiani, il regime iraniano è stato costretto a sospendere, seppur per un breve tempo, l'esecuzione della giovane pittrice iraniana Delara Darabi, accusata di omicidio, mai commesso. Lo testimoniano i fatti, i dati e le testimonianze. Questa vittoria è un primo ed essenziale passo verso la scarcerazione e scagionamento totale della ragazza. Dobbiamo ancora vigilare su questo caso insistendo a scrivere alle autorità italiane ed internazionali chiedendo loro di intervenire immediatamente e di condizionare le loro relazioni al rispetto totale dei diritti dell'uomo e in particolare diritti dei minorenni sanciti dalle convenzioni e dai trattati internazionali. Delara ancora rischia di finire nelle mani del boia. Nel terzo millenio non si può permettere ad un regime dittatoriale di consegnare nelle mani dei familiari delle vittime dei crimini che vengoono commessi in vari tessuti sociali del paese la sorte delle persone che sono tra l'altro loro stesse le prime vittime del regno dei mullah. Non si deve permettere ad un regime di spargere il seme dell'odio nella società. Non si può permettere all'Iran di condannare i minorenni alla pena di morte. Bisogna protestare e chiedere a grande voce la legalità e il rispetto dei trattati in materia dei minorenni. Bisogna che i paesi civili condizionino le loro relazioni con Iran al rispetto totale dei diritti dell'uomo e in particolare dei minorenni. Attraverso tali provvedimenti il regime teocratico-dittatoriale fomenta una atmosfera di terrore e di repressione.
A nome dell'Associazione rifugiati politici e della stessa pittrice desidero ringraziare tutti coloro che hanno sofferto con noi e con lei questi giorni di dolore e di ansia chiedendo ancora di attivarsi presso tutti gli organi nazionali ed internazionali. E' necessario chiedere al governo un intervento urgente dello stesso presidente Berlusconi presso le autorità iraniane. Noi abbiamo bisogno della vostra partecipazione e solidarietà. In Iran ci sono migliaia di persone che vivono nelle carceri lo stesso stato d'animo di Delara Darabi. Recentemente ci sono stati anche casi di lapidazione di un uomo di 55 anni, maestro di musica, nella città di Sari, iran settentrionale. Secondo le mie informazioni esistono 9 donne condannate alla lapidazione per adulterio e che vivono momenti di panico e di terrore quotidiani. Il regime dei mullah ha già deciso di sterminare qualsiasi voce libera e democratica. Anche noi dobbiamo essere decisi e determinati a lottare per sostenere coloro che lavorano faticosamente e sotto la minaccia delle armi e della forca
per ripristinare la libertà e la democrazia in Iran.
Un doveroso ringraziamento va anche verso i colleghi della stampa che ci hanno dato visibilità e che ci sostengono in questa dura e impari battaglia.
Grazie ancora

Karimi Davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
Dal Corriere della Sera.it

la ragazza condannata per un omicidio commesso a 17 anni
Iran, esecuzione rinviata per Delara
Secondo la legge la famiglia della vittima può perdonare il condannato accettando del denaro e salvandogli la vita

La ragazza-pittrice al patibolo in Iran (17 aprile 2009)
Delara DarabiTEHERAN - È stata temporaneamente rinviata l’impiccagione, inizialmente prevista per lunedì, di Delara Darabi, la pittrice iraniana condannata a morte per un omicidio che avrebbe commesso a 17 anni del quale si dichiara innocente. Lo ha dichiarato domenica mattina il capo della magistratura di Teheran, l'ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, spiegando che la sospensione «per un breve periodo di tempo» mira a dare modo alla famiglia della vittima dell’omicidio di riflettere sulla richiesta di perdono avanzata dai genitori di Delara. La notizia è riportata dal quotidiano iraniano Etemad.
PERDONO NEGATO - Shahrudi non ha però annullato l’esecuzione, come richiesto dalle associazioni dei diritti umani e dagli attivisti iraniani, che sottolineano che la condanna a morte di una minorenne viola la legge internazionale. La legge iraniana è basata su una interpretazione della Sharia. Un condannato a morte per omicidio può avere salva la vita solo se i familiari della sua vittima concedono il perdono. Di solito ciò avviene in cambio di un risarcimento in denaro (dieh). La vittima dell’omicidio per cui Delara è stata condannata è una cugina 58enne di suo padre, di nome Mahin. Mahin ha avuto cinque figli. Secondo fonti vicine alla famiglia, la figlia maggiore di Mahin, Hayedeh Amir-Eftekhari, rifiuta di concedere il perdono. Essendo entrambe le famiglie benestanti, non si tratta di una questione di soldi, ma di principio. Hayedeh ha dichiarato ai genitori di Delara di non volere del denaro in cambio, ma che la ragazza si dichiari colpevole e rinunci al suo avvocato. I legali della pittrice si oppongono, perché temono che a quel punto verrebbe di sicuro impiccata.
INCONGRUENZE - Delara Darabi è stata riconosciuta colpevole di avere ucciso la cugina del padre nel 2003, con l'aiuto del suo ragazzo, a scopo di rapina. Il fidanzato Amir Hossein, che allora aveva 19 anni, è stato condannato a 10 anni di reclusione per complicità nell’omicidio. Lei alla pena capitale. Inizialmente infatti Delara si era dichiarata colpevole, ma poi ha ritrattato, spiegando che Amir Hossein le aveva chiesto di confessare, dicendole che essendo minorenne non avrebbe rischiato la pena capitale. L’avvocato Abdolsamad Khorramshahi ha tentato di difenderla sulla base dell’autopsia, che dimostrerebbe che l’assassino era destrorso, mentre Delara è mancina. Le associazioni per i diritti umani e gli attivisti iraniani coinvolti nella vicenda dicono che questo risultato positivo, seppure provvisorio, è stato raggiunto anche grazie alle petizioni inviate alle autorità di Teheran da SaveDelara.com e da Amnesty International.
ALEMANNO - Quest’ultima è stata firmata anche dal sindaco di Roma Gianni Alemanno. «La notizia della dichiarazione di Alemanno su Delara è stata diffusa dalle tv persiane ed è stata ricevuta in modo positivo dai difensori dei diritti umani in Iran - dice da Oslo Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce della rete di attivisti Iran Human Rights -. Speriamo che l’esempio di Alemanno sia seguito da altri politici italiani ed europei». Secondo Iran Human Rights, l'enfasi dei politici dovrebbe restare sulla violazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia da parte dell'Iran, per evitare che altri minorenni vengano condannati a morte come lei. «Sfortunatamente, fino a questo momento non ci sono state dichiarazioni ufficiali da parte dei governi europei» dichiara Amiry-Moghaddam.
Viviana Mazza19 aprile 2009

IL SINDACO DI ROMA FIRMA APPELLO PER DELARA DARABI


ASSOCIAZIONE RIFUGIATI POLIICI IRANIANI RINGRAZIA IL SINDACO DI ROMA GIANNI ALEMANNO

Caro Gianni Alemanno
Dopo la difusione della notizia della sua adesione all'appello per salvare la giovanissima pittrice iraniana di nome Delara Darabi L'Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia ha ritenuto doveroso ringraziarLa pubblicamente per la Sua vicinanza e solidarietà con il dolore del popolo iraniano. Un dolore che da trentanni l'ha colpito nell'anima e nel corpo e ne ha portati via ingiustamente numerosi figli. E' ancora più doveroso ribadire che il popolo iraniano non dimenticherà mai chi come Lei e i suoi concittadini, che lo hanno sostenuto nei momenti più tenebri della sua storia. Una storia colmo di dolore e di resistenza ad un regime dittatoriale-religioso. Delara Darabi è un esempio dell'ingiustizia sociale-politico di un paese in cui la medievale legislazione del regime dei mullah concede ai familiari delle vittime dei crimini commessi quotidianamente nel tessuto sociale, la libertà assoluta di decidere sulla vita di che ha causato la morte del loro caro.
Anche un ringraziamento particolare alle donne e agli gli uomini italiani che hanno accolto il nostro appello e hanno mandato delle lettere al ministro degli esteri italiano, signor Franco Frattini, chiedendo il suo intervento presso le autorità iraniane per salvare la vita della pittrice iraniana Delara Darabi, condannata a morte da un tribunale religioso medievale.
Grazie ancora
Karimi Davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

venerdì 17 aprile 2009

NUOVO VIDEO DELLA PITTRICE IRANIANA, DELARA DARABI, CONDANNATA A MORTE E L'ESECUZIONE E' PREVISTA PER LUNEDI


Appello di Amnesty International




IL LINK DELL'APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL:
http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=103858427264&h=3qCWX&u=q0-2q&ref=nf





IL LINK DELL'APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL:
http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=103858427264&h=3qCWX&u=q0-2q&ref=nf

IL SINDACO DI ROMA GIANNI ALEMMANO LANCIA APPELLO PER SALVARE DELARA DARABI


ROMA: ALEMANNO, LANCEREMO MESSAGGIO PER ARTISTA IRANIANA CONDANNATA A MORTE


Roma, 17 apr. - (Adnkronos) - "E' un tema che affronteremo sicuramente. Troveremo il modo da Roma di lanciare un messaggio a favore di questa ragazza". E' quanto ha dichiarato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno dal Campidoglio intervenendo a proposito dell'artista iraniana, Delara Darabi, 23 anni, condannata a morte a 17 anni per omicidio, la cui esecuzione e' prevista tra 4 giorni.




17-04-2009
IRAN: ALEMANNO FIRMERA' PETIZIONE PER DELARA


(ASCA) - Roma, 17 apr - Il Sindaco di Roma Gianni Alemanno firmera' la petizione di Amnesty International in favore di Delara Darabi, la giovane iraniana di 22 anni che si trova nell'imminente rischio di essere messa a morte per un reato commesso quando aveva meno di 18 anni.

Nella petizione si esprime la profonda preoccupazione per il fatto che Delara Darabi possa avere subito un processo iniquo e si chiede alla giustizia iraniana di rivedere il caso, secondo le procedure che rispettino gli standard internazionali sul giusto processo e in linea con la Convenzione sui diritti dell'infanzia, che proibisce l'uso della pena di morte nei confronti di persone condannate per reati commessi quando avevano meno di 18 anni. La petizione sollecita i giudici a commutare la condanna a morte di Delara Darabi, che presumibilmente dovrebbe essere eseguita il 20 aprile. Lo comunica l'Ufficio Stampa del Campidoglio.

res-dnp/mcc/bra

(Asca)

Iran, condanna a morte per la ragazza-pittrice
venerdì 17 aprile 2009
“Spero che i colori mi restituiscano alla vita”. Sono le parole di Delara Darabi, 23enne iraniana con la passione per la pittura che il 20 aprile sarà impiccata: il 28 dicembre 2003, quando aveva 17 anni, si introdusse insieme al fidanzato Hamir Hossain 19enne, in casa di una cugina del padre per derubarla. La donna, Mahin, 58 anni, fu uccisa con una pugnalata e Delara si assunse la colpa, convinta dal ragazzo che, essendo minorenne, non sarebbe stata condannata a morte.

Solo più tardi rivelò che l’omicidio era stato commesso da Hamin ma ormai il tribunale di Teheran aveva già stabilito il giorno della sua impiccagione: condannata a morte nel 2005, la Corte Suprema confermò il verdetto nel 2007.

L’Iran, infatti, pur avendo ratificato la Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia, punisce come adulti i bambini a partire dai 15 anni e le bambine dai 9. Delara e Hamin sono stati puniti con 3 anni di carcere, 50 frustrate per tentata rapina e 20 per la loro “relazione illecita”. Consegnata alla polizia dal padre che non volle parlarle una volta saputo che la cugina era stata uccisa, Delara fu portata nella prigione di Rasht dove, per sfuggire a una reclusione ingiusta che oltre alla libertà, le aveva sottratto la gioia della pittura e dei suoi colori, tentò il suicidio tagliandosi le vene nel 2007. Salvata e trasferita in un altro carcere della città iraniana, Delara ha potuto riprendere a dipingere e a disegnare - quando le sono stati sequestrati pennelli e colori - con le dita e il carboncino, aspettando il giorno della sua esecuzione. A inviarle l’occorrente dagli Stati Uniti è Lily Mazahery, attivista iraniana che si sta interessando anche di far conoscere il dramma e il talento di Delara esponendo le sue opere a Teheran e a Stoccolma.

Nonostante la difesa dell’avvocato Abdolsamad Khorramshahi che ha puntato sull’autopsia dimostrando che a pugnalare Mahin fu un destrorso, mentre Delara è mancina, i giudici sono stati irremovibili: il sistema giudiziario iraniano, infatti, non è basato sulle prove e i giudici possono condannare qualcuno sulla sola base della propria “intuizione”. Non importa neanche se, in questo caso specifico, la condanna a morte di un minorenne viola le leggi internazionali.

Le associazioni per i diritti umani hanno contato 150 bambini iraniani nel braccio della morte e la morte di almeno 8 minorenni solo nel 2008: dati che fanno dell’ Iran il secondo Paese dopo la Cina per numero di esecuzioni.

Unico caso in cui la pena di morte può essere revocata è se i parenti della vittima accettano del denaro in cambio della vita del condannato ma nel caso di Delara, la proposta non è stata accettata.

Toccanti le parole scritte da Delara due anni fa e rese pubbliche sul quotidiano iraniano “Etemad” dal suo avvocato: “Sai cosa significa essere prigioniero dei colori? Significa me. La mia vita dai 4 anni in poi è stata fatta di colori. Compiuti i 17 anni, li ho persi... Ora la sola immagine che appare ogni giorno davanti ai miei occhi è quella di un muro. Io Delara Darabi, incarcerata per omicidio, condannata a morte... mi sono difesa con i colori, le forme e le espressioni”. Tra tre giorni, le restituiranno la vita.

EM.M.

Amnesty International per Delara Darabi

Amnesty international: azione urgente per una giovane iraniana


Secondo fonti iraniane, la Corte suprema dei mullah ha confermato la condanna a morte di Delara Darabi, una giovane artista e pittrice di 23 anni (per merito di militanti dei diritti umani che hanno organizzato mostre, le sue opere d’arte hanno richiamato un’attenzione considerevole tanto sul piano nazionale che internazionale).

L’esecuzione sarebbe imminente: il 18 o il 20 aprile. Amnesty international pubblica in data odierna un appello al Capo dell’autorità giudiziaria in cui si esprime la preoccupazione che Delara Darabi possa avere subito un processo iniquo. Per questo, viene chiesto di rivedere il suo caso, secondo procedure che rispettino gli standard internazionali sul giusto processo e in linea con la Convenzione sui diritti dell’infanzia.

Delara Debara è imprigionata dall’età di 17 anni: nel settembre 2003, assieme al suo ragazzo di 19 anni, Amir Hossein Sotoudeh, entrarono nella casa della cugina del padre di lei per commettere un furto. Amir Hossein avrebbe ucciso la donna durante la rapina. Al fine di proteggere il suo fidanzato dall’esecuzione, la ragazza avrebbe inizialmente confessato l’omicidio, per poi ritrattare la sua confessione, dichiarando che Amir Hossein le aveva chiesto di confessare la sua responsabilità nell’omicidio per proteggerlo dall’esecuzione, ritenendo che la ragazza non potesse essere condannata a morte poiché minorenne. Era stata inizialmente giudicata e condannata a morte da un tribunale per minori del regime dei mullah a Rasht nel nord dell’Iran (febbraio 2005). Sotto l’azione di organizzazioni impegnate nel campo dei diritti umani, si sono avute lente revisioni del processo che non hanno portato a commutare la pena ma a rinviare l’esecuzione. Ora i timori che sia imminente l’impiccagione.

Delara, la pittrice iraniana, condannata a morte

Libero-News.it

Non c’è solo Roxanna Saperi, la giornalista iraniana accusata di essere una spia statunitense, a rischiare la pena di morte e della cui vicenda Libero-news si è occupato sin dall’inizio. Accanto al suo nome si aggiunge quello di un’altra ragazza, Delara Darabi, 23enne con la passione per la pittura. Per lei però non ci sono più speranza, perché fra tre giorni sarà impiccata.
La rapina finita male - La sua vicenda giudiziaria cominciò nel 2003, quando aiuto il fidanzato in una rapina. Lei si dichiarò colpevole per difenderlo.
Il suo avvocato si è rivolto in questi giorni al quotidiano iraniano Etemad per sensibilizzare l’opinione pubblica. Nata a Rasht, sulle sponde del Mar Caspio. Nel 2003, a 17 anni, con il fidanzato Amir Hossain, entrò furtiva nella casa di una cugina del padre, per derubarla. Qualcosa andò storto e la donna, Mahin, di 58 anni, fu accoltellata a morte. Delara si dichiarò colpevole, solo in un secondo momento rivelò che a commettere l’omicidio fu il ragazzo 19enne. La decisione era stata presa perché all’epoca dei fatti Delara era minorenne e non sarebbe stata condannata a morte.
Il problema è che l’Iran punisce come gli adulti i ragazzi a partire da 15 anni e le ragazze dai 9.
La condanna - Dopo il processo la coppia venne punita con 3 anni di carcere e 50 frustate per tentata rapina, alle quali se ne sono aggiunte altre 20 per “relazione illecita”. Nel 2005 Delara è stata condannata anche per omicidio, sentenza confermata due anni dopo dalla Corte suprema.
Delara ha così cercato di togliersi la vita, tagliandosi le vene, ma è stata salvata in tempo. Nel frattempo gli avvocati hanno dimostrato che ad accoltellare la donna era stata un destrorso, quando Delara è mancina.
Intanto le sue opere sono state esibite a Teheran e a Stoccolma. Rinchiusa nella prigione di Rasht, può ricevere visite, ma solo a lunga distanza l’una dall’altra. I genitori raccontano che nella struttura non c’è alcun ventilatore contro il calco e che il bagno va condiviso con altre cento persone.

il video di Delara Darabi con le testimonianze dei genitori

http://video.google.com/videoplay?docid=533103998986446192&ei=cWjnSa6oLZDEwgPwxaWdBg&q=save+delara
clikkare su questo link per visionare il video clip di Delara darabi

APPELLO URGENTE PER SALVARE LA GIOVANISSIMA PITTRICE, DELARA DARABI, E LA GIORNALISTA ROXANNA SABERI

IL VIDEO CLIP DI DELARA DARABI CON LA POESIA DEL FAMOSO POETA PERSIANA SHAMLOO




Nella Foto: Delara Darabi e la giornalista irano-americana, arrestata il 31 gennaio e accusata di spionaggio per l'America. Una accusa che comporta la condanna a morte per la giornalista.
ANCORA UNA VOLTA LANCIO IL MIO DOLOROSO APPELLO PER SALVARE LA VITA DI DELARA DARABI E ROXANNA SABERI
SCRIVETE AL MINISTRO DEGLI ESTERI ITALIANO CHIEDENDO IL SUO INTERVENTO


L’esecuzione prevista per lunedì. Mobilitazione internazionale per salvarla
La ragazza-pittrice al patibolo in Iran
Condannata quando aveva 17 anni. L’avvocato: è innocente



Delara Darabi (a sinistra nella foto) è una iraniana di 23 anni con la passione per la pittura. Fra tre giorni sarà impiccata: nel 2003 aiutò il fidanzato in una rapina, Delara si dichiarò poi colpevole per difenderlo. Anche Roxana Saberi (a destra nella foto) è in carcere: giornalista americana-iraniana, è accusata di spionaggio. «Sai cosa significa essere prigioniero dei colori? Significa me. La mia vita dai 4 anni in poi è stata fatta di colori. Compiuti i 17 anni, li ho persi... Ora la sola immagine che appare ogni giorno davanti ai miei occhi è quella di un muro. Io Delara Darabi, incarcerata per omicidio, condannata a morte... mi sono difesa con i colori, le forme e le espressioni».

Delara Darabi è una ragazza iraniana di 23 anni, con la passione per la pittura. Ha scritto queste parole due anni fa. Fra tre giorni, il 20 aprile, sarà impiccata, ha detto il suo avvocato al quotidiano iraniano Etemad. Delara è nata a Rasht, una cittadina sul Mar Caspio. Nel 2003, a 17 anni, si introdusse insieme al fidanzato Amir Hossain in casa di una cugina del padre, per derubarla. La cugina, Mahin, 58 anni, fu pugnalata a morte. Delara si dichiarò colpevole. Più tardi rivelò che l’omicidio era stato commesso dal fidanzato 19enne: le aveva detto di assumersi la colpa, perché essendo minorenne non sarebbe stata condannata a morte. Ma l’Iran, pur avendo ratificato la Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia, punisce come adulti i bambini a partire dai 15 anni e le bambine dai 9. Sia Delara sia Amir Hossein sono stati puniti con 3 anni di carcere e 50 frustate per tentata rapina, più 20 frustate per la loro «relazione illecita». Lei è stata condannata a morte per omicidio nel 2005, verdetto confermato dalla Corte Suprema nel 2007. Fu il padre a consegnarla alla polizia. «Pensavo di farlo nell’interesse della giustizia», ha detto in lacrime, in un recente documentario.

Quella fredda notte del 28 dicembre 2003, era nel suo negozio di materiale edile quando gli dissero che sua figlia aveva ucciso la cugina. Non volle parlarle. Fu portata nella prigione di Rasht, dove secondo i familiari non c’è nemmeno un ventilatore contro il caldo umido, c’è un bagno per 100 persone, visite limitatissime. Delara si è tagliata le vene nel 2007. L’hanno salvata. Un mese fa è stata trasferita in un altro carcere di Rasht. Intanto, ha continuato a dipingere. «Non penso che sarebbe sopravvissuta un solo giorno altrimenti », ha detto una ex compagna di cella. Lily Mazahery, attivista iraniana, le invia l’occorrente dagli Usa. Le opere sono state esibite a Teheran e a Stoccolma. L’avvocato Abdolsamad Khorramshahi ha cercato di difenderla puntando sull’autopsia, che dimostra che a pugnalare Mahin fu un destrorso, mentre Delara è mancina.

Ma i giudici non hanno accettato le prove. «Il sistema giudiziario iraniano non è basato sulle prove. I giudici possono condannare qualcuno sulla sola base della propria cosiddetta intuizione», dice al Corriere Mahmood Amiry- Moghaddam, un medico iraniano che vive a Oslo, portavoce della rete di attivisti Iran Human Rights. Ma in ogni caso, le associazioni per i diritti umani sottolineano che la condanna a morte di una minorenne in sé viola le leggi internazionali. Ci sono 150 bambini iraniani nel braccio della morte. L’anno scorso è stato l’unico Paese a mandare a morte dei minorenni: almeno 8; quest’anno un ragazzo 17enne. La pena capitale può essere revocata se i parenti della vittima accettano del denaro in cambio della vita del condannato: nel caso di Delara si tratta della sua famiglia allargata, ma hanno rifiutato. «Ma i veri responsabili sono le autorità dice Amiry-Moghaddam. L’Iran è il secondo Paese dopo la Cina per numero di esecuzioni: il regime le usa per diffondere la paura. Penso sia importante che l’Italia, che ha legami economici con Teheran, li usi per impedirlo». Per un periodo, a Delara sono stati sequestrati pennelli e colori. Lei ha continuato a disegnare usando le dita delle mani e il carboncino. «Spero che i colori— ha scritto—mi restituiscano alla vita».

Viviana Mazza
17 aprile 2009
» 2009-04-16 16:11
Iran: a 23 anni verso pena capitale
Solo atto perdono famiglia della vittima puo' salvare la ragazza
(ANSA) - TEHERAN, 16 APR - Una ragazza iraniana, condannata a morte per un omicidio compiuto quando era ancora minorenne, sara' giustiziata tra quattro giorni. L'unica possibilita' di salvezza potrebbe arrivare dal perdono della famiglia della vittima. Delara Darabi, che ha oggi 23 anni, era stata riconosciuta colpevole dell'omicidio della cugina di suo padre durante una rapina compiuta quando aveva 17 anni con un complice di 19 anni. Per il suo legale ci sono stati degli errori nell'inchiesta.

venerdì 10 aprile 2009

IL MIRAGGIO E UTOPIA. ECCO I DANNI CAUSATI DALLA POLITICA DI CAROTE AL REGIME DEI MULLAH E IL BASTONE AL POPOLO IRANIANO.

La resistenza iraniana e in particolare l'Organizzazione dei Mojahedin del popolo sono stati oltre ad essere i pionieri della lotta al fondamentalismo islamico anche i veri autori dello smascheramento dei piani diabolici dei mullah per la costruzione della bomba atomica. Dopo 18 anni di segretezza dei lavori e delle ricerche nucleari, la resistenza ha portato alla luce del sole tutti i particolari ricostituiti con anni di fatica e di sacrifici, specificando tutti i particolari dei siti e dei centri dove gli specialisti iraniani lavoravano giorno e notte con un ritmo estremamente veloce e accelerato. Il mondo occidentale in cambio di questa coraggiosa iniziativa del popolo iraniano, convinto del fatto che l'arma nucleare nelle mani del regime dei mullah significherà la fine dell'umanità stessa e l'inizio di un' era di ricatti e di terrorismo internazionale nonchè l'inizio della messa in opera di una grande catastrofe umanitaria, ha reagito come è nel suo stile accondiscendente con i responsabili di trentanni di terrorismo e di violenza in Iran. L'occidente si è comportato in modo tale da non disturbare il sonno dei mullah e da non provocare le loro ira, intavolando una serie di iniziative obsoleti basati sulla negoziazione e la persuasione con i mullah offrendo tanto in tanto dei pacchi incentivi e in modo particolare il TEMPO: la cosa essenziale per i mullah necessaria al completamenteo del progetto atomico militare. L'occidente nella sua politica di persuasione attraverso l'offerto della "carota e il bastone", si è comportato in modo assai fuori da qualsiasi norma umana e umanitaria: ha concesso del tempo necessario ai mullah offrendoli la carota e chiudendo entrambi gli occhi sulla repressione, sul terrorismo iraniano bastonando la popolazione. Carota al regime e il bastone al popolo iraniano e la sua legittima resistenza. Naturalmente la carota grazie alle sue caratteristiche nutritive ha fatto ingrandire il regime dei mullah offrendoli la possibilità e il tempo per allargare e sviluppare il suo piano di crescita nucleare e allo stesso tempo ha estremamente indebolito la popolazione. Ma attenzione. Non è riuscito a indebolire la voglia di libertà e di democrazia. Anzi man mano che siamo andati avanti è cresciuto il tasso di dissidenza e di opposizione nei confronti del regime dei mullah tanto vero che negli ultimi anni si sono registrati migliaia di azioni di protesta e di dissenso tra cui numerose manifestazioni degli studenti in varie università come quello emblematica Amir Kabir di Teheran dove gli studenti hanno dato il fuoco all'immagine di Ahmadinejad durante il suo intervento.
Il danno più grande che ha causato la politica di accondiscendenza è stata quella di aver concesso del tempo. Ecco perchè il regime dei mullah in un gioco di squadra ha accolto con favore e braccia aperte questa politica e di aver giocato un ruolo estremamente fine nell'imbrogliare la comunità internazionale dimostrando di tanto in tanto la sua disponibilità nell'accogliere le richieste internazionali per porre fine al contenzioso apertosi con il mondo e con l'Agenzia per energia atomica dell'ONU.
Naturalmente bisogna aggiungere a questo gioco di squadra anche la forte partecipazione terroristica dell'Iran in Iraq, in Afghanistan, in Africa in medio oriente in particolare in Palestina e in Israele per esercitare maggiori pressioni e intimorire la comunità internazionale.
La dichiarazione di ieri del capo del governo del regime durante l'inaugurazione di un sito nucleare è il frutto legittimo di questa politica di accondiscendenza euro-americana e va disapprovata e contrastata prima possibile. La carota ha fatto i suoi effetti e anche il bastone ha causato gravi effetti nel corpo e nella mente della popolazione che ha pagato con il suo sacrificio e sangue il prezzo di questa nefasta politica guidata da Khavier Solana.
Concludo e ribadisco ancora una volta che il presidente Obama, fautore di una nuova era di cambiamento si sta sbagliando di grosso offrendo costantemente la sua disponibilità al dialogo. Per i mullah questo è un segno tangibile di debolezza e di incompetenza. Il presidente Obama si deve rivolgere al popolo iraniano e alla sua legittima resistenza perchè sono loro i veri interlocutori validi e il futuro dell'Iran. La via maestra è quella di scegliere la terza via proposta dal nostro amatissima presidente Maryam Rajavi che dice in poche parole "Non alla guerra, Non alla politica di accondiscendenza e Si al popolo iraniano per portare a termine un grande cambiamento democratico del quadro politico attuale." Chi si allinea con tale offerta avrà dei grandi vantaggi. Quali? vedere in un immediato futuro un Iran libero democratico e tollerante senza aver speso il sangue di un solo Marines. Questa è la nostra convinzione. Diversamente ci sarà una grande guerra catastrofica con milioni di morti e feriti e con un risultato incerto. Anchè perchè i mullah sono imprevedibili e nel caso di pericolo e attacco dall'estero usano sicuramente la loro micidiale macchina terroristica sparsa in tutto il mondo e in modo particolare e per molte ragioni in Italia.


Karimi Davood, analista politico iraniano
A voi articolo interessante de Il Giornale scritto da Gian Micalessin
E Teheran rilancia la sfida alla Casa Bianca
di Gian Micalessin


Disponibile a parole, inflessibile nei fatti. A meno di 24 ore dalle aperture dell’America di Barack Obama, pronta a colloqui diretti con l’Iran all’interno di quel «5+1» formato dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e dalla Germania, il presidente Mahmoud Ahmadinejad cala l’asso di picche iraniano. Ed è un asso pesante e concreto, molto più significativo delle parole di circostanza con cui il presidente iraniano esprimeva, poche ore prima, una disponibilità di principio nei confronti dei nuovi negoziati.
Per posare quell’asso di picche Ahmadinejad sceglie tempi e luoghi significativi. Il momento è quello del terzo anniversario del primo, riuscito esperimento d’arricchimento dell’uranio. Il luogo è il nuovissimo stabilimento di Isfahan, futura fucina di tutto il combustibile nucleare destinato al reattore della centrale atomica di Busher e a quello ad acqua pesante in costruzione ad Arak. L’asso di picche iraniano prende forma in quel luogo simbolico, si concretizza parola dopo parola nei discorsi con cui il presidente e i suoi collaboratori annunciano la prossima entrata in funzione di nuove e più potenti centrifughe destinate ad affiancarsi alle settemila di tipo più vecchio che già sfornano uranio arricchito a tutto ritmo.
Poi, come se non bastasse, c’è il taglio del nastro dello stabilimento. Il luogo è per ora puramente simbolico visto che gran parte dell’attività è concentrata nei laboratori sotterranei di Natanz, ma è destinato, se l’Iran riuscirà a far digerire alla comunità internazionale i suoi piani atomici e a non farsi bombardare, a diventare il cuore della produzione di combustibile nucleare. Da quello stabilimento usciranno nei piani di Teheran 10 tonnellate all’anno di combustibile per il reattore ad acqua pesante di Arak e 30 tonnellate di uranio arricchito per la centrale atomica di Busher.
«La nazione iraniana ha fin dall’inizio seguito la logica dei negoziati, ma basati sulla giustizia e sul completo rispetto dei diritti e delle regole», aveva detto il presidente iraniano qualche ora prima di tagliare il nastro dello stabilimento di Isfahan. In quelle parole gli osservatori più ottimisti si sforzavano d’intravedere il bicchiere mezzo pieno. Dopo la cerimonia di Isfahan è chiaro che la parte più esplicita del discorso era invece quella in cui il presidente ricordava che «i negoziati di parte tenuti in un’atmosfera di minaccia e di condizionamento non sono qualcosa di accettabile per una persona libera». Ahmadinejad ha insomma disegnato un altro doppio «no» all’America di Barack Obama. Un no ricamato con tratto velato e ambiguo nelle dichiarazioni ufficiali rivolte all’America, ma iscritto a chiare lettere in quei fatti destinati a comprovare l’irreversibilità del progetto nucleare iraniano. A sancirlo anche a parole ci pensa il capo della commissione parlamentare sulla sicurezza nazionale Alaedin Boroujerdi. «Oggi l’Iran prova con i fatti che il suo ciclo di produzione di combustibile nucleare è stato completato e di conseguenza la sospensione dell’arricchimento dell’uranio non è più oggetto di discussione».
A rendere più pesante l’asso di picche del presidente contribuisce il suo vice Gholam Reza Aghazadeh, responsabile tra l’altro della commissione nucleare iraniana, spiegando che le nuove centrifughe, di produzione interamente nazionale, «aprono una nuova fase negli sviluppi della tecnologia per l’arricchimento dell’uranio». Parole che allarmano ancor di più la comunità internazionale, perché grazie a quelle nuove centrifughe non solo sarà più facile e veloce produrre combustibile nucleare per usi pacifici, ma sarà anche più semplice portarlo ai livelli di arricchimento superiori all’85 per cento necessari per un’arma atomica.

IN QUESTO GIORNO DI LUTTO, LA COMUNITA' DEI RIFUGIATI IRANIANI E' PARTECIPE AL DOLORE DEI FAMILIARI DELLE PERSONE CHE HANNO PERSO LA VITA

giovedì 9 aprile 2009

CAMPO DI ASHRAF: LA DENUNCIA DELL'OMCT

Iraq/ Omct denuncia situazione dissidenti Iran di Campo Ashraf
di Apcom
"Se trasferiti in Iran rischiano di essere torturati"

Ginevra, 9 apr. (Apcom) - L'Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct) ha denunciato oggi il rischio che le autorità irachene trasferiscano in Iran i 3.500 membri dell'Organizzazione dei Mujaheddin del popolo dell'Iran (Pmoi) - il principale movimento di opposizione al regime di Teheran - che vivono nel Campo di Ashraf in Iraq. "Secondo le ultime informazioni ricevute, le forze di sicurezza irachene hanno circondato il campo per impedire alle persone di entrarvi e di uscirne. Una situazione che fa seguito a diverse dichiarazioni da parte delle autorità irachene e iraniane che alludono all'espulsione del Mpoi dall'Iraq e alla chiusura del campo", dichiara in un comunicato la Ong la cui sede è a Ginevra. I dissidenti iraniani rifugiati in Iraq per "sottrarsi alla persecuzione e organizzare la resistenza contro il regime iraniano" incorrono in "gravi rischi di tortura e di altre serie violazioni dei diritti umani in caso di un ritorno in Iran", sottolinea ancora l'Omct. Il primo gennaio scorso, gli Stati Uniti hanno trasferito a Baghdad la responsabilità della protezione del Campo di Ashraf sulla base di garanzie che sostengono di aver ricevuto dal governo iracheno. L'Omct ha lanciato un appello alle autorità americane a prendere "le misure necessarie per garantire la protezione dei residenti di Ashraf". Ieri anche il Comitato italiano di parlamentari e cittadini per l'Iran Libero, in una conferenza alla sala stampa della Camera, ha informato di aver sottoscritto una lettera da inviare al Segretario di Stato americano Hillary Clinton, nella quale si chiede agli Stati Uniti di rispettare gli obblighi internazionali ed umanitari assunti e di vigilare sulle sorti dei 3.500 dissidenti iraniani del Campo di Ashraf. Lo stesso comitato ha denunciato il fatto che l'ambasciata irachena in Italia si è rifiutata di rilasciare i visti per una missione di parlamentari italiani l'ispezione del campo. Il campo rifugiati, riconosciuto tale dall'amministrazione Bush, situato a nord est di Baghdad e a 70 km dal confine iraniano, dal 1986 ospita i membri del Mpoi. Dal 2004 gli abitanti di Ashraf sono tutelati dalla Convenzione di Ginevra firmata nel 1949 per la protezione dei civili in tempi di guerra. (con fonte Afp)

mercoledì 8 aprile 2009

IN PERICOLO LA VITA DELLA GIORNALISTA ROXANNA SABBERI: URGENTE INTERVENTO DEGL ORGANISMI INTERNAZIOALI


nella foto: Hillary Clinton, segretaria di stato americano
IL REGIME DISUMANO DEI MULLAH HA ACCUSATO LA GIORNALISTA ROXANNA A FARE SPIONAGGIO A FAVORE DELL'AMERICA
CON TALE ACCUSA RISCHIA SERIAMENTE LA VITA
MOBILITIAMOCI PER LIBERARLA DALLA FAMIGERATA CARCERE DI EVIN
SCRIVETE AL MINISTRO DEGLI ESTERI E CHIEDETE IL SUO URGENTE INTERVENTO
SECONDO IL PROCURATORE DI TEHERAN, ROZXANNA HA CONFESSATO DI ESSERE UNA SPIA, MA SECONDO LE MIE INFORMAZIONI LA GIORNALISTA IRANO-AMERICANA E' STATA SOTTOPOSTA ALLE PIU' DISUMANE TORTURE FISICHE E MORALI



nella foto: Roxanna Saberi
dal Libero News.it
di Albina Perri

| 08/04/2009 |
Una giornalista americana rischia la condanna a morte in Iran. I mullah l'hanno accusata infatti di spionaggio. La questione sarebbe al limite del ridicolo, se non ci fosse di mezzo il collo della ragazza: dicono infatti gli iraniani che Roxanna Saberi passasse informazioni all'estero, perché da due anni continuava imperterrita a fare il suo mestiere, nonostante le avessero ritirato il tesserino da giornalista. Ora si è capito perché Roxanna non esce dal carcere da due mesi.
Libero-news ha scritto di Roxanna qualche giorno fa (http://www.libero-news.it/pills/view/9299). La ragazza, 31 anni, era stata fermata il 31 gennaio con una bottiglia di vino in mano, reato per i mullah, ma non così grave da giustificare una detenzione di due mesi senza spiegazioni. Ora la giornalista free-lance americana di origine iraniana (da parte di padre), in carcere a Teheran, è stata accusata formalmente di spionaggio, un reato che nella Repubblica islamica può comportare la condanna a morte. Lo ha annunciato il vice procuratore della Corte rivoluzionaria di Teheran, Hassan Haddad.
Roxanna Saberi, 31 anni, è nata negli Usa da padre iraniano e madre giapponese e solo da sei anni vive in Iran. Ma Haddad ha affermato che «si tratta di una cittadina iraniana e non esistono prove che sia in possesso di un'altra cittadinanza». «Comunque - ha aggiunto il viceprocuratore - anche se avesse un'altra cittadinanza, ciò non avrebbe alcuna influenza sul procedimento giudiziario». La Saberi è stata dunque arrestata con l'accusa di inviare illegalmente informazioni all'estero, perché le era stato revocato l'accredito stampa due anni fa. «Ha accettato tutte le accuse ed è stata arrestata solo in base alle leggi della repubblica islamica», ha aggiunto Haddad. Chi conosce il carcere iraniano dove già sono morti giornalisti in passato, sa bene però con che metodi si facciano accettare le accuse ai detenuti. Ora i gruppi umanitari e le associazioni mondiali di giornalisti si stanno mobilitando per tirare fuori Roxanna da questa storia che sta diventando per lei dannatamente pericolosa.
2009-04-08 19:34
IRAN: CLINTON, LIBERATE SABERI
Giornalista freelance arrestata con l'accusa di spionaggio
(ANSA) - WASHINGTON, 8 apr - Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, chiede all'Iran proceda il ''rilascio rapido'' della giornalista free-lance Roxana Saberi. La giornalista americana di origine iraniana e' stata arrestata dalle autorita' di Teheran con l'accusa di spionaggio. Hillary Clinton si e' detta ''profondamente preoccupata'' per la vicenda ed ha ha riferito che l'amministrazione americana ha chiesto ad alcuni diplomatici svizzeri gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda.

Iran/ Padre giornalista detenuta: resto qui fino a rilascio
di Apcom
Roxana Saberi è stata incriminata per spionaggio
Teheran, 9 apr. (Ap) - Il padre di Roxana Saberi, la giornalista di origini statunitensi arrestata a Teheran a gennaio, e che nei giorni scorsi è volato con la moglie in Iran, ha dichiarato che resterà nel paese finché la figlia non verrà rilasciata. L'uomo ha inoltre spiegato di aver fatto visita a Roxana in prigione e di averla trovata molto debole e deperita. La reporter 31enne, di nazionalità Usa-iraniana, il cui accredito stampa necessario per lavorare le era stato ritirato nel 2006, venne arrestata lo scorso gennaio. Ieri il vice procuratore di Teheran Hassan Haddad ha annunciato la sua incriminazione per spionaggio. La giovane reporter, che collabora con numerose testate internazionali come la Bbc e la Fox, rischia la pena di morte.

lunedì 6 aprile 2009

LA SOLIDARIETA' CON LE VITTIME DEL TERREMOTO IN ABRUZZO


A nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia esprimo la nostra forte partecipazione e solidarietà al dolore dei familiari delle vittime del terremoto che oggi ha colpito duramente la regione dell'Abruzzo e la città di l'Aquila.
Desidero inoltre porre le nostre più sentite condoglianze al presidente della repubblica Giorgio Napolitano, al popolo ed al Governo italiano.

Karimi Davood
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

giovedì 2 aprile 2009

IRAN, PAESE DESTABILIZZANTE E SPONSOR NUMERO UNO DEL TERRORISMO NELLA REGIONE, INVITATO ALLA CONFERENZA DELL'AJA


Nella foto: on. Suad Sbai insieme a Karimi Davood di fronte a Montecitorio, durante la manifestazione per la liberazione di Sayed Parwez, blogger afghano arrestato e condannato a morte dalla giustizia afghana
I PRIMI CONTATTI TRA IL RAPPRESENTANTE AMERICANO E L'INVIATO DEI MULLAH!!!
UN PURO MIRAGGIO. I MULLAH USANO TUTTE QUESTE OCCASIONI PER STORIDIRE E IPNOTIZZARE LA COMUNITA' INTERNAZIONALE ONDE PORTARE A TERMINE IL LORO DIABOLICO PROGETTO ATOMICO. COME UN CAPITANO DI UNA NAVE IN TEMPESTA. FARA' DI TUTTO PUR SALVARE IL SUO PREZIOSO TESORO. NON E' LA PRIMA VOLTA CHE GLI AMERICANI INCONTRANO I SICARI DEI MULLAH. MA OGNI VOLTA SONO STATI LORO A RESTARE SENZA CAPPELLO SULLA TESTA!

IL REGIME DEI MULLAH NON SI ARRETRERA' MAI DI UN MILLIMETRO DALLE SUE PRETESE DIABOLICHE QUALI LA COSTRUZIONE DELLA BOMBA ATOMICA E IL REGNO ISLAMICO NELLA REGIONE A PARTIRE DALL'IRAQ E DALL'AFGHANISTAN
QUALSIASI INIZIATIVA DI COINVOLGIMENTO DELL'IRAN VIENE CONSIDERATO DAI MULLAH UN SEGNO DI DEBOLLEZZA E IL RISULTATO INCONFUTABILE DELLE LORO AZIONI TERRORISTICHE PORTATE A TERMINE NEGLI ULTIMI 6 ANNI

IL COINVOLGIMENTO DEL REGIME FONDAMENTALISTA IRANIANO NEI LAVORI DI STABILIZZAIONE DELLA SITUAZIONE AFGHANA E' UN PURO MIRAGGIO
Secondo le informazioni in nostro possesso l'unico paese che ha enormi interessi nella attuale situazione afghana è il regime terrorista dei mullah
Non si capisce come mai Italia è cosi ottimista nel coinvolgimento dell'Iran nella stabilizzazione della situazione politica afgana!
Secondo me è necessario aprire presso il tribunale dell'Aja un processo internazionale contro i dirigenti iraniani che hanno ordinato e finanziato il costante massacro dei soldati stranieri presenti sul territorio afghano. Il regime dei mullah è il responsabile numero uno di tutte le operazioni terroristiche che avvengono quotidianamente sia sul territorio afghano che quello iracheno nonchè in tutto il medioriente compreso i paesi musulmani dell'Africa. Non a caso il paese islamico Marocco di recente ha interrortto le sue relazioni diplomatiche con Iran sostenendo che non era più sopportabile le interferenze iraniane nella vita politica del paese. secondo i dati pubblicati dagli autorevoli personaggi marocchini, il regime dei mullah ha arruolato all'incirca 40000 cittadini marocchini nelle sue azioni propagandistiche onde creare una rete terroristica destabilizzante contro il regno marocchino. La nostra associazione è stata una delle prime a smascherare le interferenze iraniane nei paesi islamici e a aderire e sostenere il paese islamico Marocco nella sua lotta contro le interferenze terroristiche iraniane.
Ribadisco ancora una volta che la comunità internazionale deve scegliere tra un Iran democratico e un Iran fondamentalista e terroristico gestito dai mullah. Aprire qualsiasi dialogo con coloro che sono sordi alle grida di democrazia del popolo iraniano, causerà un grave danno alla sicurezza mondiale e li incoraggerà a proseguire sulla loro starada della bomba atomica onde costruire il regno islamico nella regione prima e nel resto del mondo dopo. Investire in un regime che parla a suon di bombe è un illusione e un Miraggio. Alla fine il beneficiario non è chi ha investito ma i mullah fondamentalisti che saranno ancora piu grossi e piu grassi.
L'effetto immediato di tale politica si è materializzato nelle leggi firmate dal presidente Kharzai contro le donne e i minorenni. La condanna a morte di un blogger afghano è un altro segno dell'ingrandimento el fondamentalismo islamico di matrice khomeinista.
Devo ribadire che noi non siamo contro il dialogo. Anzi se ci fosse un vero e reale dialogo lo accogliamo ben volentieri. Ma con il regime dei mullah il dialogo non funziona. Il responsabile esteri dell'UE, Solana ha tanta da dire in merito. Per anni ha portato avanti una campagna di dialogo-monologo con i mullah cedendo costantemente dei pacchi incentivi. Alla fine si è trovato con il dito in bocca.

mercoledì 1 aprile 2009

ROMA, MONTECITORIO: MANIFESTAZIONE ORGANIZZATA DALL'ON. SBAI PER LA LIBERAZIONE DEL BLOGGER AFGHANO





Manifestazione sit-in, organizzata dall'On. Suad Sbai, deputato del Pdl, di fronte alla Camera per chiedere l'intervento delle istituzioni italiane a favore del blogger afghano condannato a morte per aver difeso i pari diritti delle donne del suo paese.
Alla manifestazione hanno partecipato anche i presidenti delle associazioni donne democratiche e rifugiati politici iraniani residenti in Italia.

IL CASO DELLA GIORNALISTA ROXANNA SABBERI SUL LIBERO-NEWS.IT



nella foto la giornalista Roxanna Sabberi a Teheran durante la trasmissione di un servizio per l'America
Ringrazio la collega Albina Perri e Libero on line per aver dato la voce al mio appello a favore della giornalista iranoamericana, Roxanna Sabberi che rischia veramente la vita.
FONTE: Libero-news.it

Teheran incarcera giornalista
per una bottiglia di vino


| 01/04/2009 |
Roxanna ha comperato una bottiglia di vino. Il guaio è che lo ha fatto in un market di Tehran, città dove è hokm, obbligo religioso, restare astemi. Era l'11 febbraio quando Roxanna Saberi, giornalista, 31 anni, è stata vista libera per l'ultima volta, con il suo hijab azzurro lasciato morbido sulla testa a fare immaginare tutto tranne che l'attaccatura dei capelli. "Non vi preoccupate, ne esco presto", aveva detto ai genitori nell'unica telefonata concessale. Da quel giorno, invece, è sparita, rinchiusa in una cella del braccio 209 del carcere di Evin, il più terribile della città. Dalle sue finestre a sbarre si può vedere l'area speciale dove ancora, nel 2009, uomini e donne vengono seppelliti fino al collo e poi presi a sassate finché non muoiono, come prevede la legge di Allah. Un posto sicuramente insopportabile per una ragazza cresciuta in Nord-Dakota, dove nel 1997 era stata pure incoronata Miss. Un posto dove rimane trattenuta di certo non per quella singola bottiglia di vino.

Roxanna era la corrispondente per la rete radiofonica NPR e molte altre testate giornalistiche americane. Era arrivata a Tehran dagli Stati Uniti sette anni fa. Mezza americana e mezza iraniana, era una giornalista piuttosto conosciuta, e gradita perfino ai mullah. Per cui non ci si spiega proprio perché, a distanza di quasi due mesi, il regime non l'abbia ancora lasciata andare. Il padre di Roxanna è arrivato in città e sta cercando di capire che cosa sia capitato alla figlia.

Non è la prima volta che il Regime incarcera irano-americani senza motivo: nel 2007 vennero rinchiusi in quattro, tra cui il professor Haleh Esfandiari. Invece Zahra Kazemi, una giornalista iraniana canadese, venne picchiata e torturata in quel carcere nel 2003: morì all'ospedale Baghiatollah di Teheran. Era stata imprigionata per aver fotografato le famiglie dei detenuti davanti alla prigione dove ora è rinchiusa Roxanna. Pochi giorni fa, poi, è defunto lì il blogger Mir Sayyaf, arrestato per aver oltraggiato il capo supremo del regime, Ali Khamenei.

Ce n'è abbastanza, insomma, per pensare che Roxanna non se la stia passando bene. Le associazioni per i diritti umani del mondo si stanno mobilitando ora per la ragazza: una petizione è on line, http://www.petitiononline.com/ourdream/petition.html ed è indirizzata a "General Ban Ki-moon / Hillary Clinton / Amnesty international" da Reporter senza Frontiere, N.G O"s & Women's Rights Organizations, e Global Human Rights Organizations; in Italia se ne sta occupando invece Karimi Davood, presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani residenti. Sul sito http://irandemocraticoweb.blogspot.com/ si può trovare la lettera da inviare al nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini. Mandate una lettera anche voi, vi promettiamo di tenervi informati sulla sorte di Roxanna.

Albina Perri

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO