sabato 21 dicembre 2013
giovedì 7 novembre 2013
APPELLO URGENTE CONTRO NUOVA ONDATA DI ESECUZIONI IN IRAN
311 esecuzioni pubbliche e non fin dall'arrivo del nuovo presidente del regime fondamentalista e terrorista dei mullah: tra di loro numerose donne e detenuti politici. Mitra Shahnavazi, gravemente malata è stata portata via dal letto dell'ospedale e impiccata nel cortile del carcere Gohardasht vicino a Teheran. Chi stringe le mani sanguinanti dei dirigenti di questo regime approva politicamente gli attentati terroristici iraniani effettuati contro i soldati italiani in Iraq e in Afghanistan. Per favore scrivete al ministro degli esteri signora Emma Bonino, sensibilissima sul tema dei diritti umani e chiedere una severa presa di posizione e di fare la portavoce delle donne senza voce!. se potessimo salvare anche una persona abbiamo salvato il mondo altrimenti che senso ha la nostra azione quotidiana? dove vogliamo arrivare? a quella destinazione finale arriviamo tutti chi prima chi dopo ma diamo un senso alla vita finché siamo qui.
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
Telefono del ministero degli esteri
(+39) 06.3691. 8899
dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 15.30
Utilizzando il Modulo di richiesta informazioni possono essere rivolti all’URP quesiti (anche in lingua inglese, francese, spagnola) a cui verrà risposto all’indirizzo di posta elettronica indicato dall’utente
Fax
(+39) 06 3236210
Ufficio Relazioni con il Pubblico
Ministero Affari Esteri
Piazzale della Farnesina, 00135 Roma
alle 22:53
mercoledì 16 ottobre 2013
Settant'anni dopo la deportazione degli ebrei romani. siamo ebrei anche noi!
In occasione del settantesimo anniversario della deportazione degli ebrei romani, associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia desidera rinnovare la sua ferma e convinta solidarietà politica ed ideologica al popolo ebraico romano e a quello mondiale e in particolar modo ai nostri amici ebrei iraniani. Dichiariamo anche di essere ebrei in questa storica giornata di riflessione e di dolore e di vicinanza.
Viva il ricordo di tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per garantirci un mondo migliore e senza nazismo e fascismo.
Davood karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
La foto dell'ayattolterrore Ali Adolf hitlerkhamenei!
alle 04:37
mercoledì 9 ottobre 2013
Indignazione generale contro il matrimonio autorizzato, tra padre e figlie minori adottate
alle 14:59
giovedì 26 settembre 2013
Barak Houssein Obama, attenzione al sciacallo Rohani!
Una volta un corvo ruba un pezzo di formaggio e si ferma su un albero. All'improvviso arriva un sciacallo che gli disse perché non mi canti una canzone? tu che hai una bella voce! Il corvo appena apre il becco cade il formaggio e il sciacallo lo mangia. Dopo alcuni mesi il corvo trova un pezzo di pizza e vola sull'albero per mangiarlo. Arriva puntualmente il sciacallo che gli disse perché non mi canti un'altra canzone? il corvo ripara subito la pizza sotto le ali e disse "grazie l'altra volta che mi hai fregato il formaggio ero uno studente ma oggi sono laureato e non mi puoi fregare". Il sciacallo visto sfumata la caduta della pizza gli disse ma come mai ti sono cascate le penne delle ali?, Il corvo all'improvviso apri le ali per vedere se il sciacallo dice il vero e cadde la pizza. Il sciacallo si rivolge al corvo aggiungendo " l'altra volta ero studente di teologia ma oggi sono un ayattollah. Hai visto che ti ho fregato"?
davood karimi
alle 12:26
sabato 21 settembre 2013
STRAGE NELL'AREA PROTETTA DALL'ONU, A CAMP ASHARAF!
Giulio Terzi
1. ulteriori violenze contro Campo Ashraf non saranno più tollerate dalla Comunità internazionale, dai nostri Governi e opinioni pubbliche;
2. la questione deve essere la costante priorità nell' Ordine del Giorno dei Consigli ministeriali dell'UE. La protezione dei richiedenti asilo politico, dei rifugiati e di quanti risiedono in aree sotto protezione internazionale come Camp Ashraf e Camp Liberty va ben aldilà di obblighi giuridici sanciti da norme internazionali. E' un imperativo morale per una generazione, la nostra generazione, che ha sperimentato genocidi e massacri che avrebbero potuti essere evitati se solo la comunità internazionale se ne fosse occupata per tempo e vi avesse riservato la giusta attenzione. Se non siamo in grado di rispettare gli impegni per Ashraf e Liberty, come possiamo anche solo sognare un giorno in cui l'assai più ampio principio della Responsabilità di Proteggere sancita dal Documento del Summit ONU 2005 vedrà la luce?
Io so che il Consiglio Affari esteri dell'Unione può fare la differenza. La può fare ogni qualvolta altri non alzano la loro voce su diritti umani, protezione umanitaria, massacri e genocidi. Perciò, lanciamo un appello da questo podio: all'UE, ai singoli Governi europei, all'Alto Rappresentante Ashton... affinchè prendano l'iniziativa e insistano con il Governo Iracheno per il rilascio dei sette ostaggi rapiti a Campo Ashraf;
3) la tragedia Siriana è una terribile, cinica opportunità colta dai criminali che hanno assaltato i due Campi negli ultimi mesi, e dagli attentatori che hanno ancora cercato di uccidere i sopravvissuti di Ashraf quando stavano per essere trasferiti a Liberty. Sono trascorsi tre mesi dalla Conferenza di Parigi. Tre mesi che sono stati sfruttati da gruppi di terroristi ben conosciuti da noi tutti per provocare altre vittime e altro orrore. Tre mesi di avvertimenti e di appelli che sono stati erroneamente trascurati e inascoltati.
E' tempo di porre fine a tutto questo. Lo spiegamento di Caschi Blu e di un team della Missione dell'Onu in Iraq deve aver luogo immediatamente, così come la realizzazione a Camp Liberty di adeguate strutture di protezione. Ma al disopra di tutto, è importante il ritorno dei sette rapiti. Lasciate che io sia molto chiaro. L'Alto Commissariato per i Rifugiati ha dichiarato: "Sette individui sono scomparsi il 1 settembre e sono prigionieri in una località irachena, con il rischio che possano essere ritrasferiti in Iran... L'Alto Commissariato chiede al Governo Iracheno di localizzarli, di garantire la loro sicurezza fisica, e di impedirne il ritorno in Iran contro la loro volontà...La responsabilità principale incombe sul Governo Iracheno...". Ho per parte mia sentito giustificazioni inaccettabili, come quella che la violenza in Iraq è talmente diffusa da non poterci consentire di isolare dal contesto generale il massacro e i rapimenti del 1 settembre. Oppure, la scusa che le milizie e i gruppi di terroristi operano ben al difuori di qualsiasi capacità di controllo delle Autorità, e altre storie di questa natura.
Noi sappiamo la verità. Le Autorità irachene devono essere considerate responsabili. La missione Onu deve tener viva la questione con ogni vigore. Si tratta del massacro e del rapimento di persone in regime di protezione dell'ONU, in un Campo la cui sicurezza era garantita internazionalmente.
Le notizie di un possibile,f uturo miglioramento di atmosfera nelle relazioni dell'Iran con i paesi occidentali sono certamente benvenute. Ne possono beneficiare la sicurezza regionale, la non proliferazione, e l'economia di molti Paesi. Non dobbiamo però lasciarci trascinare dal collegamento tra un futuro, ipotetico miglioramento di rapporti e un nostro atteggiamento di supina attesa. Deve essere, al contrario, ben chiaro che una aperta collaborazione di Teheran su questa urgente causa umanitaria costituisce un vero test dell'affidabilità iraniana in molti altri settori. In conclusione: nei confronti di Baghdad non si tratta di fermarci di fronte alla drammatica situazione di ordine pubblico che il Paese attraversa. Stiamo parlando di una questione assai più specifica: la necessita' di adempiere agli obblighi internazionali sui Diritti Umani, il diritto alla vita, le garanzie agli individui protetti dall'ONU. Mai più la comunità internazionale dovrà voltare lo sguardo dall'altra parte, oggi ad Ashraf, come ieri a Sebrenica..."
alle 07:18
sabato 7 settembre 2013
Michele Cucuzza:Siria: una voce fuori dal coro. Un mio pezzo sul Corriere dell'Umbria del 6 sett.
Padre Paolo Dall'Oglio, scomparso in Siria a fine luglio, è vivo, nelle mani di un gruppo armato qaidista iracheno, sostenuto dal regime di Assad, che opera in Iraq e nella parte nord-orientale della Siria in nome dell'instaurazione di uno 'Stato islamico del Levante'. Padre Dall'Oglio cercava di mediare fra questi estremisti e i curdi presenti in quell'area siriana: sta bene ma è forzatamente trattenuto, mentre sono in corso trattative tra i due contendenti.' Dall'inferno della Siria, con il mondo con il fiato sospeso in attesa dei bombardamenti americani, una storia che non parla di morte arriva ancora, riportata da un esule da molti anni nel nostro paese, Feisal Al Mohamad, ginecologo e medico di base, portavoce dell'Associazione 'Siria libera e democratica' e componente della coalizione politica anti-Assad, che - sul piano militare - è collegata con l''Esercito libero', il principale gruppo di opposizione armato, nato 2 anni fa per proteggere i manifestanti civili e sostenerli nella lotta per rovesciare il regime. Ancora buio, invece, sulla sorte dell'inviato della 'Stampa' Domenico Quirico, scomparso ad aprile, la cui ultima telefonata alla moglie risale a giugno. 'Un segnale comunque di speranza', riflette Al Mohamad: 'la chiamata di Quirico in Italia è successiva alla fine dei combattimenti per la riconquista della cittadina di Al Kusair, dove si trovava il giornalista, da parte del regime e degli alleati Hezbollah. I nostri ribelli si sono ritirati e sul luogo è tornata la calma.' Diversi parenti di Al Mohamad risiedono in Siria: i suoi contatti con il paese sono quotidiani e vanno oltre i rapporti strettamente politici: 'Nessun dubbio sull'utilizzo di gas nervini contro i ribelli da parte del regime. Assad l'aveva già fatto, l'avevamo denunciato, senza ottenere nessuna reazione. Inoltre i satelliti mostrano chiaramente che le armi chimiche sono state lanciate dai missili, di cui gli oppositori non dispongono, sui quartieri di Damasco controllati dai rivoltosi, che certamente non le avrebbero utilizzate contro se stessi. Non è neanche vero che l'esercito siriano stava prevalendo nella capitale, semmai il contrario: era programmato un assalto al palazzo presidenziale di Assad. Lo sterminio con i gas di più di 1400 civili, 400 dei quali bambini, doveva servire a ridare impeto alle truppe della repressione. Senza dimenticare l'importante testimonianza del capo del servizio medico legale di Aleppo, che presiedeva in quella città all'uso di queste armi terribili e che ha disertato: tra i suoi documenti, la conferma di un'altra strage con armi chimiche compiuta in precedenza dal regime proprio ad Aleppo, costata la vita a 250 persone.' Le opinioni pubbliche mondiali sono comunque generalmente contrarie ai bombardamenti americani: 'se c'è una strada diversa per cacciare Assad e il suo regime, ben venga. Nessuno vuole altri missili e altro sangue. Noi vorremmo che tutte le atrocità si fermassero, che fosse processato chiunque si è macchiato di delitti, ribelli compresi, e che fosse instaurato il potere della legge. Ma c'è ancora questa possibilità, dopo due anni e mezzo di massacri? Dopo i morti con i gas, non si è cessato di uccidere, le nuove vittime siriane sono state almeno 80 al giorno. La gente muore di fame perché se esce rischia di essere uccisa subito, il 70% delle città sono distrutte. Cosa dobbiamo aspettare ancora? Il regime di Assad ha commesso ormai troppe atrocità per retrocedere spontaneamente: dunque, la sua cacciata va imposta. Solo a quel punto la soluzione della 'questione Siria' sarà possibile. Non credo nemmeno al cosiddetto 'effetto domino': la Russia ha già dichiarato di non volersi impegnare in nessun eventuale conflitto, l'Iran, con l'economia a terra, alza la voce solo nella speranza di ottenere qualcosa nella trattativa sul nucleare.' Il digiuno del Papa di domani ha ottenuto adesioni in tutto il mondo. 'È un gesto bellissimo, un messaggio forte e inedito per la pace: purtroppo, nel mondo medio-orientale rischia di essere frainteso, quasi come un avallo al regime. Perché invocare la pace dopo tanti massacri, ci si chiede, solo ora che è minacciato un intervento militare che finirà inevitabilmente per dare il colpo fatale ad Assad?' L'occidente teme che si possa dar spazio così anche ad Al Qaida. 'Questa è una guerra e noi vogliamo che finisca al più presto : inevitabilmente, come in tutte le guerre, ci possono essere tentativi di infiltrazioni di bande criminali, di servizi segreti, di avventurieri che commerciano armi. Ma il prezzo che il mio popolo ha pagato è troppo alto: 150 mila morti, 400 mila disabili, 3 milioni di profughi, un milione di bambini rimasti senza famiglia, in giro per le strade. Non vogliamo la guerra, vogliamo abbattere un regime assassino che ha fatto della Siria un laboratorio di cavie per l'uso indiscriminato di qualsiasi tipo di armi, comprese quelle chimiche, da utilizzare sulla popolazione inerme.'
M.Cucuzza
alle 01:55
venerdì 6 settembre 2013
TU sei Iran!
una piccola poesia scritta con le mie lacrime sul genocidio del primo settembre in campo di Ashraf, dove morirono, non morirono ancora sono vivi perché siamo vivi noi, 52 membri dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo iraniano:
con i miei sguardi nei tuoi
coi miei occhi saturi di lacrime
col mio cuore spezzato
con le mie speranze
bacio le tue mani spezzate
la tua fronte mirata
le tue mani ammanettate
e ti dirò quanto sei bello
tu sei IRAN!
alle 04:55
Lettera al segretario generale delle nazioni unite sul massacro del campo di ashraf
Secretary General of the United Nations: Immediate release of hostages & protection of both camps by UN blue helmets
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AMICI
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In the great massacre of September 1, Iraqi forces killed 52 residents of Camp Ashraf, members of People’s Mojahedin Organization of Iran, and took seven hostage. In this massacre, ordered by the religious fascism ruling Iran, the attackers machine gunned unarmed people while their hands were tied behind their backs and they delivered coups de grace to the wounded lying on hospital beds.
Ban Ki-Moon, UN Secretary General
Barak Obama, President of the United States
Herman Van Rompuy, President of the European Council
In condemnation of Massacre of Ashraf Residents and for Security of Residents in Camps Ashraf and Liberty
In the great massacre of September 1, Iraqi forces killed 52 residents of Camp Ashraf, members of People’s Mojahedin Organization of Iran, and took seven hostage. In this massacre, ordered by the religious fascism ruling Iran, the attackers machine gunned unarmed people while their hands were tied behind their backs and they delivered coups de grace to the wounded lying on hospital beds.
This is a great crime against humanity that should not go unheeded in silence and inaction, especially that the rest of Ashraf residents and 3,000 residents in Camp Liberty are threatened by similar massacres.
All residents of Ashraf and Liberty, including the 52 that have been cold-bloodedly murdered, are protected persons by the Fourth Geneva Convention and asylum-seekers with U.S. and UN responsible for their safety.
We the undersigned, while condemning this horrific crime, call on the European Union, the United States government, and the United Nations to:
Firstly: Act to gain immediate release of seven Ashraf hostages
Secondly: Handover protection of both camps to UN blue helmets until transfer of all residents to Europe or U.S.
Thirdly: Formation of an international delegation to conduct impartial investigation into the September 1 massacre and to forward this dossier to the Security Council for prosecution and punishment of the culprits.
Copies will be send to:
- President of the United States, Barak Obama
- President of the European council, Herman Van Rompuy
[Il tuo nome]
alle 00:34
lunedì 2 settembre 2013
IRAQ, Camp Ashraf: Bonino, episodio gravissimo. Il governo iracheno chiarisca
alle 03:53
domenica 1 settembre 2013
condanniamo fermamente attacco terroristico del regime iraniano al campo di Ashraf
un dei caduti di nome Ardeshir era un rifugiato politico che studiava in Italia e faceva parte della nostra comunità. Ha abbandonato gli studi per dedicare la sua vita alla causa della libertà e della democrazia del popolo iraniano. Ieri sera è stato ucciso con le mani legate dietro la schiena. viva il suo ricordo e quello di tutti i suoi amici che con il loro sangue hanno scritto una delle più orgogliose pagine della storia iraniana. Anche domani saremo di nuovo in piazza Barberini per condannare questo criminale e disumano atto di violenza avvenuto di fronte agli occhi indifferenti e impassibili del governo americane e delle sue forze militari dislocate in Iraq con cui tutti i residenti del campo di Ashraf avevano sottoscritto un patto per la loro protezione come rifugiati politici riconosciuti dalla quarta Convenzione di Ginevra.
Chiediamo all'Onu e al governo americano e anche al governo italiano e il suo ministro degli esteri signora Emma Bonino di condannare fermamente questo gravissimo attacco e di impegnarsi nel soccorso ai feriti che si versano in gravi condizioni.
Noi condannando fermamente questo disumano attacco chiediamo alla coscienza libera del mondo italiano di accompagnarci in questo difficile, lungo e tortuoso cammino verso un Iran libero e democratico.
davood karimi presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
alle 15:38
mercoledì 28 agosto 2013
IRAN: LA DOLOROSA STORIA DI ATEFEH RAJABI, IMPICCATA IN PUBBLICO A SOLI 16 ANNI
alle 17:58