Tutti uomini condannati per traffico droga o per stupro
29 dicembre, 15:25
di Alddo Forbice
UMANITARIA
Vi racconteremo una storia di cui non troverete alcun riscontro sui giornali,ma anche nelle radio e nelle tv. Ne parlavo solo io a “Zapping” e qualche volta sui quotidiani ,quando riuscivo a convincere i direttori,notoriamente refrattari ai temi sui diritti umani. Tanti direttori,anche autorevoli,sostengono infatti che le violenze sulle donne e i bambini ,le esecuzioni capitali,gli arresti arbitrari e le torture non interessino la gente,che – per utilizzare una loro espressione,forse troppo cinica – “non tirano”,nel senso che i lettori preferiscono occuparsi d’altro. In realtà ,non è così o perlomeno non è più come un tempo perché,per fortuna,nell’ultimo decennio,la sensibilità dell’opinione pubblica sui temi umanitari è cresciuta moltissimo. Lo confermano le straordinarie campagne umanitarie campagne promosse a “Zapping”,con la raccolta di milioni di firme.
Ma parliamo ora del caso del campo di Ashraf ,una cittadina in Iraq costruita da alcune migliaia di cittadini iraniani che, ai tempi di Saddam Hussein,si erano rifugiati in questo paese per sfuggire alle persecuzioni del regime degli ayatollah. Si tratta di una comunità di 3700 uomini,donne e bambini che ,vivevano in assoluta segregazione in questo paese, circondati dall’esercito iracheno che segue rigidamente le direttive del governo di Bagdad ,ormai allineato sulla linea del regime islamico di Teheran. Gli abitanti di Ashaf hanno subito inaudite angherie,soprusi e violenze dei tank iracheni che,periodicamente,senza alcun rispetto per la vita umana, sparavano con cannoni e mitragliatrici contro il campo,provocando molte vittime (decine di morti e centinaia di feriti). I dissidenti iraniani hanno potuto godere,subito dopo l’occupazione militare dell’Iraq da parte della coalizione occidentale,della protezione americana .Ma ,quando l’esercito Usa,ha lasciato l’Iraq anche la protezione è venuta meno: i cittadini iraniani sono rimasti in balia dell’esercito di Maliki,che faceva di tutto per boicottarli,rendendo difficile ogni possibilità di sopravvivenza (non entravano più cibi freschi,i feriti non venivano portati negli ospedali ,chi riusciva a fuggire dal “campo” non aveva più la possibilità di rientrare e così via) .L’obiettivo chiaro : deportare gli iraniani in Iran ,dove il regime di Ahmadinejad li avrebbe torturati e impiccati perché considerati “terroristi” e nemici storici ( in Iran si contano oltre 100 mila vittime della resistenza). Il Consiglio della resistenza iraniana ( che ha sede a Parigi,ed è presieduto dall’attivissima Maryam Rajavi) ha fatto di tutto per salvaguardare la vita di questi uomini e donne,sensibilizzando gli Stati Uniti,l’Ue,le Nazioni Unite e tutte le organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani. Ma i risultati sono stati fin’ora deludenti perchè la comunità internazionale si è sempre disinteressata di questo caso. L’anno scorso ,dopo lunghe trattative (tra l’Onu e il governo iracheno) sembrava che degli spiragli si fossero aperti per salvare la vita di queste migliaia di cittadini. L’accordo prevedeva il trasferimento degli abitanti di Ashraf nel campo Liberty ,dove dovevano risiedere “provvisoriamente”,in attesa di essere definitivamente accolti in una serie di paesi occidentali,possibilmente dove già vi sono comunità iraniane. In realtà ,una volta cacciati da Ashaf i dissidenti si sono trovati a vivere in ambienti malsani (anche privi di acqua e di fognature) ,con difficoltà e ostacoli difficilissimi. Abbandonati dalla comunità internazionale ora migliaia di cittadini temono massacri,senza ricevere alcuna garanzia di poter emigrare in altri paesi dove potersi ricostruire una nuova vita. Ogni giorno partono da Ashaf ( un centinaio di profughi sono rimasti lì) e dal campo Liberty sos ,ma le risposte sono deboli. Il governo iracheno fa di tutto per accontentare le direttive dei falchi di Teheran: vuole cioè continuare a tenere nel lager Liberty i dissidenti, in condizioni disumane, negando persino il diritto di emigrare e persino di vendere tutti i beni ,mobili e immobili di Ashaf. Una tragedia umanitaria,di cui nessuno si occupa. Neppure i media .
Aldo Forbice
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"se il mondo non si sente ebreo almeno per oggi la colpa non è di chi ha sterminato milioni di bambini, donne e uomini che coi loro corpi si sono fatti scudo per garantirci un mondo più sicuro e più lontano dal nazismo ma è di chi non ci dà la possibilità di informazione. Il risultato: la nascita di un nuovo nazismo di matrice islamica khomeinista che minaccia il mondo intero!" dvd
Viva il ricordo di tutte le donne, bambini e uomini ebrei caduti sotto il nazismo!
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Omicidio politico in Francia
le mani dell' ayattoll-terrore Ali Khamenei dietro il massacro di tre donne kurde in Francia!
secondo le informazioni pervenutemi dall'Iran, subito dopo la ripresa delle trattative tra il governo turco e il movimento kurdo PKK, il regime iraniano ha ordinato il massacro di tre dirigenti kurdi in Europa per far fallire le trattative in corso tra Ankara e il leader Ochalan.
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http://www.libertaegiustizia.it/2012/12/18/le-donne-della-resistenza-iraniana-contro-il-regime/
18 dicembre 2012 -
Loredana Biffo *
E’ indubbio ormai che la caduta del sanguinario regime iraniano degli Ayatollah dipenda dalle donne combattenti.
La Resistenza è costituita prevalentemente al femminile, non a caso la Presidente (Maryam Rajavi) è una donna, questa è una spina nel fianco degli oscurantisti clericali, che per tale motivo hanno ulteriormente inasprito la repressione sulle donne. Si pensi all’alto valore simbolico che può avere una movimento di resistenza governato da una donna, in un paese in cui hanno sempre prevalso la shi’à e la sunna, cioè l’interiorizzazione del principio quietista che garantisce l’obbedienza al “principe” nell’intento di evitare la fitna – il conflitto che può portare alla guerra civile. Così come la taqiyya o “dissimulazione”, consente di non rendere palese il dissenso verso l’autorità quando la sua manifestazione comporti un grave pericolo per chi lo esprime. Si tratta di una sfida inaccettabile per il regime, che la percepisce come un oltraggio al potere maschile e clericale. A tal proposito, è di domenica 16 dicembre la notizia che è stato attuato un provvedimento di legge in base al quale la concessione del passaporto alle donne, verrà data solo tramite l’acquiescenza del tutore, del nonno, del marito, o attraverso un decreto di un giudice shariatico. E’ evidente che una Resistenza al femminile, sostenuta anche da uomini che hanno fatto un passo indietro, lasciando il governo della resistenza alle donne, perchè sono state le più vessate dai regimi iraniani, prima da Khomeini e ora dagli Ayatollah, è la spina nel fianco di questo regime clericale e oscurantista, questo ha dichiarato la Presidente Maryam Rajavi. Le continue restrizioni della libertà e dei diritti delle donne, hanno lo scopo di annientare la loro indomita volontà di rovesciare la Repubblica Islamica. Purtroppo complice di questa situazione, è ancora la disinformazione da parte dei media internazionali, che non danno notizie sul grande lavoro che le donne iraniane stanno portando avanti da anni per la democratizzazione dell’Iran, la separazione tra Stato e religione, la libertà religiosa, politica e i diritti umani, fondamento irrinunciabile di una società democratica e secolarizzata. La recente cancellazione dei Mojahedin del Popolo (combattenti per la libertà in Iran) dalla “lista nera” del terrorismo internazionale, da parte degli Stati Uniti (avvenuta nel mese di Novembre dopo anni di lotta), il regime clericale iraniano, ha inasprito l’oppressione sul popolo, sui dissidenti, e in particolare sulle donne. Questo perchè per il regime è un duro colpo quello assestatogli dalla “resistenza”, che da anni lo combatte e che era stata definita dal regime stesso una “organizzazione terrorista”, per far apparire i resistenti come dei sovversivi agli occhi del mondo, avendo così gioco facile nel far inserire i resistenti nella “blak list” del terrorismo internazionale voluta dall’ America in conseguenza all’attentato alle torri gemelle l’ 11 settembre 2001. Il 13 novembre le autorità iraniane hanno proceduto all’impiccagione in piazza di 45 persone. Sono state almeno 440 le impiccagioni effettuate nella Repubblica Islamica dall’inizio dell’anno. Inoltre ci sono notizie di numerosi prigionieri morti in carcere per le torture subite, tra questi anche un blogger identificato come Sattar Behesti, ucciso mentre si trovava in fermo di polizia; vi è stata anche un’esecuzione collettiva di 35 persone avvenuta nel carcere di Mashhad, nel nordovest dell’Iran. I 35 detenuti sono stati prelevati dalla sezione 101 del carcere di Vakil-abad, sono noti solo due nomi dei prigionieri impiccati pubblicamente: Khsrow Hassani di 21 anni, e Abdol Ahmad Kopri di 26, non sono stati resi noti i crimini per i quali erano stati condannati a morte. In genere la condanna a morte viene emessa per dissidenza politica, apostasia, omosessualità, furto, droga (è sufficiente il possesso di 30 grammi) e adulterio, ovviamente solo per le donne che non vengono impiccate ma lapidate. E’ evidente che, come ha detto il rappresentante del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana Aboulghassem Rezaee, la rimozione dei resistenti dalla lista dei gruppi terroristici degli Stati Uniti, avvenuta il 28 settembre scorso, ha alterato l’equilibrio del potere degli Ayatollah, segnando un punto a favore della resistenza. A questo punto il regime dittatoriale, invischiato in gravissime crisi interne e lotte intestine, schiacciato dalle sanzioni economiche, ha aumentato la repressione sul popolo, che è ad un record storico: nelle ultime due settimane sono state impiccate almeno 100 persone, e la barbara uccisione del blogger Sattar Behesti in conseguenza alle torture subite, comincia finalmente a scuotere l’opinione pubblica internazionale. L’inviato speciale dell’Onu ha confermato che la situazione dei diritti umani in Iran è di una gravità crescente. La presidente eletta della Resistenza Iraniana Maryam Rajavi, nella conferenza internazionale di Parigi del 17 novembre scorso ha dichiarato che il regime degli Ayatollah è invischiato in cinque fattori di crisi: la ribellione del popolo siriano, le lotte interne al regime stesso che stanno lacerando l’apparato governativo, lo stallo sul programma nucleare e la bancarotta economica. L’Iran è un Paese in cui sono stati molti gli scontri con i “turbanti”, cioè il clero fondamentalista sciita (fin dai tempi del governo di Reza Pahlavi, che aveva intrapreso in qualche modo una via, seppur difficile, di modernizzazione) il ritorno di Khomeini nel 1979, ha imposto una torsione fondamentalista che ha bloccato qualsiasi possibilità di riforma attraverso l’instaurazione di un regime clericale fondato sul partito unico. Una scelta che ha impedito nel periodo del Khomeinismo, e con gli Ayatollah attuali, l’emergere di leader laici riconosciuti e capaci di mettere fine all’identificazione del potere nel “velayat-e-faqih”, ossia la perfetta identificazione della politica e della società nella religione, in virtù del “giusto faqih”: il “dotto religioso”, che in assenza del Dodicesimo Imam (cioè i dodici successori del Profeta) ne esercita la funzione. Gli obiettivi sono: la repressione dei costumi “corrotti”, la limitazione della “libertà di stampa”, e la lotta alla “depravazione e corruzione morale”. E’ così che la “lotta contro il male” avviene attraverso una capillare azione repressiva contro l’inosservanza dei costumi islamici, ma soprattutto attraverso la pratica delle impiccagioni in pubblico. Cosa che se in passato avveniva solo per criminali accusati di gravi reati, ora sono applicate anche ai giovani (si consideri che l’Iran è composto da una popolazione con un’altissima percentuale di giovani) che consumano alcool, dissidenti politici e adulteri. Sono numerosissimi i casi in cui la “polizia religiosa” procede a frustare per strada le donne “mal velate”. Quando nell’estate del 2011 centinaia di ragazzi e ragazze avviarono una protesta e un’offensiva ai costumi, furono arrestati e fustigati nelle piazze di Teheran. Alla luce dei fatti, non è difficile immaginare quanto sia grande il coraggio da parte dei dissidenti di dare vita ad una “Resistenza” formata prevalentemente da donne, con a capo una donna. Si può certamente affermare che se e quando il regime degli Ayatollah verrà rovesciato, questo sarà per merito delle donne iraniane, e questa non sarà solo una vittoria iraniana, bensì un esempio e uno stimolo a tutte le donne del mondo.
Loredana Biffo è ricercatrice sociale, giornalista e fa parte del circolo LeG Torino
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Salvare Sakineh dai sassi ricavati dal cuore di pietra del regime dei mullah è un compito umano oltre che storico di tutte le donne e gli uomini liberi.
Grazie alle numerose campagne internazionali a favore della signora Sakineh Ashtiani, tra cui quella organizzata dalle associazioni iraniane dei rifugiati politici, delle donne democratiche e dei giovani iraniani in Italia, il regime fondamentalista dei mullah si è tirato indietro ed attraverso la bocca del portavoce del ministero degli esteri ha comunicato che "nulla è ancora deciso sulla sorte della signora Ashtiani". Questo stesso fatto dimostra la natura disumana di un regime che da 5 anni tiene fra gli artigli la sorte di una giovane donna, la quale per giunta è madre di due figli. Naturalmente l'uscita del portavoce del regime terrorista e misogino dei mullah ha un solo obiettivo: quello di rasserenare gli animi e attenuare le pressioni internazionali e allo stesso modo consegnare nelle mani del boia la vita di Sakineh. Allora chiedo a tutti voi di mantenere alta la guardia e l'attenzione, di non cascare nella trappola iraniana e continuare a mantenere forte la pressione internazionale adoperando tutti i mezzi a disposizione per far sentire ai criminali di Teheran che il mondo civile non può tollerare una simile barbarie contro le donne iraniane. Una barbarie che è l'altra faccia del terrorismo internazionale iraniano che ha ucciso fino ad oggi migliaia di persone innocenti in Iraq, in America, in Afghanistan, in Israele, in Palestina e in ogni angolo della terra. Non dimentichiamoci i coraggiosi soldati caduti sotto le bombe iraniane in Iraq a Nassiriah e in Afghanistan. La condanna a morte di SAkineh è esattamente un altro aspetto del terrorismo iraniano. Dunque, mobilitarsi per Sakineh significa anche commemorare il ricordo degli eroici soldati italiani caduti cotto le bombe di Khatami, Ahmadienjad e Khamenei. Qui di seguito vi riporto alcuni numeri telefonici delle ambasciate del regime dei mullah e vi chiedo di dedicare una piccola parte del vostro tempo prezioso alla causa di Sakineh, chiamando l'ambasciata iraniana esprimendo le vostre preoccupazioni e il dissenso nei confronti della lapidazione e della pena di morte. Salvare Sakineh dai sassi ricavati dal cuore di pietra del regime dei mullah è un compito umano oltre che storico di tutte le donne e gli uomini liberi.
Davood Karimi, presidente Associazione rifugiati politici iraniani residenti in italia
Australia +61 (02) 62907000
Austria: +43 1 712 2650
Belgio:+32 2 762 3745 (2 762 3771)
Brasile: 61-3242-5733 / 5124 / 5874 / 5915
Canada: 613- 235 4726
Danimarca: +39 1 60071
Finlandia: +358 9 6845391
Francia: +33 1- 4069 7900 (4069 7971/ 4069 7914 / 4069 7916 / 4069 7966)
Germania: +49 (30) 84353399
Giappone: +81 – 3-3446-8011
Gran Bretagna: + 44 (20) 7 225 3000 – centralino
Grecia: +30 2106741436
India: +91-11- 332 9600 (332 9601 / 332 9602 / 332 0491)
Irlanda: +353 – 1 188 5881 (1-288 0252 / 1-288 2967)
Italia: +39 (06) 86328485 / 86328486
Messico: +52 55 9172 2699
Nuova Zelanda:+64 4 386 2976
Norvegia:+47 22 552 409
Portogallo: + 351 21 304 1850
Sud Africa: +27-12- 342 5881
Spagna: + 34 91 345 01 12 (91 345 01 16 / 91 345 06 52)
Stati Uniti: +1 (202) 965-4990
Svezia:+46 8 765 0829 (765 3174 / 767 7929)
Svizzera:+41 31- 351 0801 (351 0802)
Turchia: +90 312- 468 2821
ARRIVANO NOTIZIE PREOCCUPANTI SULLA SORTE DELLE PERSONE ARRESTATE DURANTE LE MANIFETSAZIONI
E' STATA PRESENTATA AL PARLAMENTO UN DOCUMENTO DI MODIFICA DELLA LEGGE PER ABBREVIARE I TEMPI DI ESECUZIONE DELLA PENA CAPITALE DA 20 A 5 GIORNI
Negli ultimi giorni il regime dei mullah, attraverso il suo speaker del parlamento, il ministro per l'informazione, il procuratore generale e numerosi altri esponenti di spicco, ha minacciato di morte qualsiasi persona che venga arrestata durante le manifestazioni di protesta. All'inizio della settimana, 36 deputati del parlamento hanno presentato un documento di modifica della legge sulla pena capitale, secondo cui i tempi di esecuzione della pena di morte si riduce da 20 a soli 5 giorni. Secondo questo documento, chiunque venga arrestata viene riconosciuto, alla base di una Fatwa rilasciato da Khomeini nel 1988, "Mohareb" e di conseguenza viene passato per le armi. Secondo la costituzione della repubblica islamica Mohareb è colui che "è contro il Dio" e chi è contro Dio è "degno della morte"!
Attualmente nelle carceri iraniane ci sono migliaia di ragazze e ragazzi arrestati dopo le manifestazioni post-elettorali e rischiano seriamente la vita. Secondo le informazioni in nostro possesso esistono serie intenzioni di convertire la legge e di abbreviare i tempi di esecuzione. Nel caso che passase questa legge migliaia di persone rischiano veramente la vita. Questa misura è stata adottata durante il consiglio di sicurezza nazionale e dietro la esplicita richiesta del capo supremo del regime dei mullah Ali Khamenei.
Noi, Associazione Donne democratiche, Associazione giovani iraniani e Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia ci rivolgiamo al governo italiano, alla Camera dei Deputati , al Senato della repubblica, alle istituzioni e organizzazioni competenti in materia della difesa dei diritti umani, ai semplici cittadini di condannare questa nuova misura repressiva che mira ad eliminare migliaia di vite umane e terrorizzare coloro che scendono in piazza per protestare contro la repressione e la violenza in Iran. Il popolo iraniano e in particolar modo le ragazze e i ragazzi della protesta nazionale hanno seriamente bisogno della solidarietà della comunità internazionale.
Il popolo iraniano non dimenticherà mai coloro che lo hanno sostenuto nei momenti più bui della sua storia.
E' assai vicina l'aurora della libertà e della democrazia in Iran.
Associazione Donne Democratiche iraniane,
Associazione Giovani iraniani,
Associazione Rifugiati politici iraniani residenti in Italia
Roma, 6 gennaio 2010