giovedì 14 agosto 2008

Grande accoglienza per Maryam Rajavi durante la sua visita a Roma

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giovedì 7 agosto 2008

AVANTI VERSO OLIMPICO E VERSO CINA



I NOSTRI MIGLIORI AUGURI A TUTTI GLI ATLETI IN PARTICOLARI I NOSTRI ATLETI ITALIANI

ENNESIMO RIFIUTO IRANIANO. 5+1 PESTA ACQUA IN MORTAIO


7/8/2008
Nuclerare, presto sanzioni a Iran
Da gruppo 5+1 una nuova risoluzione

I Paesi del gruppo "5+1" (i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu più la Germania) sono d'accordo sulla necessità di lavorare a una quarta risoluzione, a settembre, contro l'Iran. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato Usa che ha respinto la lettera di risposta iraniana all'offerta di incentivi come "una tattica dilatoria". Più cauta la Russia secondo la quale non ci sarebbe un accordo definitivo.

L'Iran "non ha fornito una risposta chiara" al pacchetto d'incentivi offerto dal gruppo del "5+1" durante i colloqui tenuti lo scorso 19 luglio a Ginevra, in Svizzera. Lo ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Gonzalo Gallegos. "Siamo molto insoddisfatti per il fatto che l'Iran ha nuovamente mancato di fornire all'Alto rappresentante della politica estera Ue, Javier Solana, una risposta chiara al generoso pacchetto di incentivi internazionali", ha detto Gallegos, sottolineando che la "lettera che abbiamo ricevuto ha tutta l'apparenza di una tattica di stallo" nei negoziati sul dossier nucleare.

Il "5+1" ha presentato, nel corso della riunione di Ginevra, una serie di incentivi economici per convincere Teheran a rinunciare all'attività d'arricchimento dell'uranio. Stati Uniti e partner europei, in quella sede, avevano precisato che una mancata risposta da parte iraniana si sarebbe tradotta in ulteriori sanzioni votate al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. "Non abbiamo altra scelta, se non quella di perseguire misure nei confronti dell'Iran, nel quadro di questra stragegia di stallo", ha concluso il portavoce del Dipartimento di Stato Usa.

L'ambasciatore della Russia alle Nazioni Unite Vitaly Ciurkin ha detto che il gruppo dei "5+1" non ha ancora raggiunto un accordo definitivo. Rispetto agli Stati Uniti, Ciurkin ha usato toni più cauti. "E' un argomento molto delicato", ha sottolineato il diplomatico di Mosca, ribadendo che eventuali sanzioni contro Teheran verranno discusse in settembre.

martedì 5 agosto 2008

Il Messaggero.it: La Rajavi e la strategia della Resistenza Iraniana


Il presidente Maryam Rajavi insieme al presidente Gianfranco Fini, On. Carlo Ciccioli e Mohaddessin, ministro degli esteri del Consiglio Nazionale della Reisistenza Iraniana


Saturday, 02 August 2008
di Sergio Talam

Il Messaggero del 25 luglio, Due occhi luminosi che non parlano di guerra, né di dolore, né del rischio di morire in ogni momento. La mente corre alla nobiltà antica della Persia. ma il fatto è che Marvain Rajavi stringe nelle mani un tesoro. E la convinzione di non essere mai sola. Lontana dalla sua terra, il martoriato Iran dove l’uomo è schiavo nel nome di dio, la leader del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (un vero parlamento in esilio che opera a Parigi) marcia per il mondo insieme ad un popolo che l’aspetta e spera in lei.

Ed è un popolo lanciato verso il futuro, pieno di giovani - l’età media è 26 anni - e di tante donne perseguitate per il solo fatto di essere donne: se sciolgono i capelli, se cantano o se ballano. se camminano da sole. "L’Iran demonizza l’eros perché non lo conosce", dice la scrittrice iraniana Azar Nafisi.

La Maryam, leggiadra e guerriera, racconta come fosse per domani dell’Iran in cui le donne saranno libere come l’acqua che rompe la montagna; racconta di un parlamento in esilio composto più di donne che di uomini.

Mentre Maryam Rajavi ringrazia Roma e il parlamento italiano che si è schierato con lei, viene naturale pensare che il dominio dei pochi, da sempre, passa per la segregazione della donna. Ogni dittatura reprime il pensiero libero, ma solo la teocrazia, "il regime fascista islamico" come lo chiama Maryam, organizza la sistematica repressione di un genere umano: immobilizza la donna per rendere gli uomini più poveri, più tristi, buoni solo come soldati di una mitologia religiosa; la reclude in un cantuccio perché ha paura di lei, "come un uomo impotente tiene in catene la sua bella moglie" (Azar Natisi).

"Come mai porta il velo, signora Rajavi?", le chiedo incuriosito da quel drappo così controverso che le incornicia il viso. "Perché sono una donna musulmana e credo che ogni donna debba vestirsi come desidera: l’imposizione di vestirsi in una certa maniera e' contro l’Islam".

Due parole, due concetti sferzanti come la sabbia nel vento: la voglia quasi rabbiosa di restare fino in fondo musulmana, la pretesa veemente di declinare l’Islam come libertà e rispetto dei diritti umani. La guardo e penso alla sua storia di ragazza della borghesia di Teheran che si laurea in ingegneria e lotta prima contro lo Scià, che le uccide una sorella, poi contro l’Ayatollah, che le uccide un’altra sorella, incinta, dopo averla torturata. E la storia di una rivoluzione fallita, il simbolo di un’illusione, quella di uscire dal dominio del monarca amico degli Usa per entrare in una nuova era: i giovani che sognavano la democrazia sbatterono il muso contro il potere religioso e otto anni di guerra con l’Iraq. "Signora, la società iraniana ha la forza per credere ad una nuova rivoluzione?". Ancora quello sguardo sicuro, radioso, aperto sul futuro: "E’ lo stesso regime a dire che il 90 per cento del popolo è contro i mullah".

Maryam Rajavi sente che il clima sta cambiando. Dopo il Regno Unito, che ha aperto gli argini, anche Francia, Belgio e Italia stanno decidendo di togliere i Mujahedin del Popolo Iraniano (Mpoi) dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Tenere la resistenza iraniana dentro quel recinto di infamia era la conseguenza di una convenienza e di un calcolo sbagliato: la convenienza di non inimicarsi una potenza del Medio Oriente ("la posizione di Parigi puzza di petrolio", ha detto un deputato francese) e il calcolo di piegare l’Iran del nucleare e dei missili puntati su Israele con le sanzioni e le minacce di guerra.

”La formula ‘o il dialogo o la guerra’ è solo un inganno", dice Maryam Rajavi, ed è l’unico caso in cui la voce lesi alza appena. "C’è una terza via fattibile: il cambiamento democratico della società iraniana per mano del popolo e della resistenza".

La piccola donna dal viso dolce che porta il peso delle torture, delle mutilazioni, dei 120mila morti perché accusati di dissenso, pare davvero felice di incontrare il mondo occidentale, proprio quello che i giorni pari minaccia Teheran e quelli dispari lo blandisce con onori politici e diplomatici.

Maryam non sembra darsi pena per le debolezze, le ipocrisie, le incertezze di una comunità di paesi che tratta Ahmadinejad con la stessa leggerezza con cui le democrazie europee trattarono Hitler: "La minaccia del regime iraniano non riguarda solo noi ma tutto il mondo".

E quel tipo che comanda a Teheran, quel giovanotto che inchioda il resto del pianeta con la sua barbetta e l’aria innocua da laureato con lode, non lo chiama mai "presidente dell’Iran" ma solo "presidente dei mullah". Per lei, per Maryam leggiadra e guerriera il vero Iran è un sogno che deve ancora venire.

LA SECCA RISPOSTA DEI MULLAH ALLE RICHIESTE DELLA COMUNITA' INTERNAZIONALE


foto: il presidente Maryam Rajavi insieme al presidente della Camera On. Gianfranco Fini, On. Ciccioli e il ministro degli esteri del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana Dott. Mohaddessin

Nucleare, Iran consegna risposta scritta a proposta Ue
martedì, 5 agosto 2008 10.14


TEHERAN (Reuters) - L'Iran ha consegnato ai rappresentanti dell'Unione europea la sua risposta scritta alla proposta delle sei maggiori potenze mondiali per mettere fine al controverso programma nucleare iraniano. Lo ha riferito oggi l'agenzia di stampa Fars, mentre una fonte Ue a Bruxelles ha detto di non poter confermare.....


Commento e riflessione: la risposta qualsiasi che sia sarà evidente che non soddisfarà la comunità internazionale e secondo me avvicina ancora di piu il mondo intero ad una guerra inevitabile e catastrofica voluta fondamentalmente dal regime dei mullah. Una buona parte di questa colpa cade sulla testa dell'alto rappresentante della politica estera dell'Unione Europea Ayattolmullah Solana. E' lui il responsabile numero uno di una sbagliata politica che ci sta conducendo verso la guerra. E' la sua politica di accondiscendenza che ha permesso al regime dei mullah di portare avanti indisturbato la sua politica di arricchimento dell'uranio e la costruzione della sua bomba atomica islamica. Solan and company hann permesso al regime di Ahmadinejad di temporeggiare e prendere per fondo schiena tutto il mondo civile che vive in una situazione di terrore e di ansia.
La comunità iraniana chiede alla politica europea e americana di porre fine a questa situazione di tira e molla che favorisce solamente il regime dei mullah e la loro bomba atomica. Secondo me Teheran sta cercando di temporeggiare fino alle presidenziali americane e poi quello che succederà succederà. Loro sperano nell'elezione del candidato nero Obama. Per il regime dei mullah, l'investimento di miliardi e miliardi di dollari in seno alla campagna di Obama ha delle logiche giustificazioni: Obama non è uomo di guerra!
Comunque vadano le cose la guerra ci sarà finche il regime dei mullah restera in piedi. Per me Obama non ha nessuna chance di vincita. E non so se il candidato repubblicana seguirà le orme di Bush ma so solamente una cosa che il regime dei mullah non arretrerà nemmeno di un milimetro e di conseguenza la guerra ci sarà con chiunque regni su Casa Bianca.
Riflessione:
La recente visita miracolosa del nostro presidente Maryam Rajavi a Roma ha dimostrato che una buona parte della politica italiana entrata in letargo da anni ancora vive in una situazione di semicoscienza e mezza ubrica senza rendersi conto della gravita della situazione. E per fortuna una larga fetta della politica, di orientamento di destra, ha gli occhi aperti e vive nell'ansia della prossima guerra contro l'Iran. Purtroppo nella scena politica italiana i valori si sono confusi e nel caso iraniano la destra che ha le radici nell'anti resistenza prende le difesa della resistenza iraniana e la sinistra che ha le radici nella resistenza anti fascista prende le difese della dittatura più sanguinaria della storia dell'umanità. Questo è l'evoluzione della specie umana. Ecco perchè ho chiamato miracoloso il viaggio del nostro presidente Maryam Rajavi a Roma. Nturalmente non generalizzo la questione. Nella recente risoluzione firmata dalla maggioranza dei parlamentari italiani ci sono numerosi componenti di sisnitra e di centro. Ma la destra ha occupato e giocato, in questa facenda, la parte che aspettava storicamente alla sinistra, difensore delle cause dei popoli.
Grazie di cuore al presidente Fini che ha voluto ricevere il nostro presidente. Grazie ancora al sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha voluto rendere omaggio alla resistenza iraniana ricevendo il presidente Maryam Rajavi e grazie ancora a tanti parlamentari tra cui Carlo Ciccioli, Beatrice Lorenzin, Jole Santelli, Paola Goesis e tanti altri che hanno lavorato per la realizzazione di questo viaggio.
karimi davood, analista politico iraniano

venerdì 1 agosto 2008

INTERVISTA DI MARYAM RAJAVI CON LA STAMPA DI TORINO: DATECI FIDUCIA, ABBATTEREMO IL REGIME DEI MULLAH


26/7/2008 (20:18) - INTERVISTA
Maryam Rajavi: dateci fiducia, abbatteremo il regime degli ayatollah

La Rajav davanti a Montecitorio



Capo della resistenza iraniana in esilio, è stata ricevuta a Roma e ha rivolto un appello al Parlamento

La Stampa.it
CARLA RESCHIA
Mentre Teheran annuncia trenta esecuzioni capitali e il presidente Ahmadinejad viene incoronato «Eroe nazionale del nucleare» da un gruppo di saggi dei Guardiani della rivoluzione, le milizie volontarie fedelissime agli ayatollah, a Roma si sta concludendo la prima visita italiana di Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana ed esponente dell’opposizione in esilio, laica e riformista al regime iraniano.

Oggi l’incontro con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, con l’invito a parlare in autunno al Consiglio comunale della capitale, ma anche nei giorni scorsi l’agenda è stata fitta di impegni e contatti importanti. L’obiettivo è innanzitutto ottenere il definitivo sdoganamento del Pmoi, l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo in Iran, di cui la Rajavi fa parte, messa sulla lista nera delle organizzazioni terroriistiche da Unione Europea e Stati Uniti nel 2001. Ha cominciato, a fine giugno, il Regno Unito, ritirando il Pmoi dalla lista delle organizzazione terroristiche, all’indomani di un voto del Parlamento. All’inizio del mese, in Francia, la richiesta ha ottenuto l’appoggio di 290 parlamentari francesi di tutti i partiti - sui 577 dell’Assemblea nazionale.

Signora Rajavi ha ottenuto qualche promessa di impegno da parte del Parlamento italiano?

Per ora non ho ricevuto alcuna promessa formale, ma sono fiduciosa perché a Montecitorio ho ricevuto un documento firmato da decine di deputati di tutti i partiti in cui si esprime sostegno alla causa del cambiamento democratico in Iran. Penso che sia importante il fatto che il Parlamento si esprima con voce forte e univoca su questo tema e, e che l’opinione pubblica italiana lo appoggi. Stiamo aspettando:speriamo innanzitutto di venire rimossi dalla lista dei terroristi, come è già accaduto in Gran Bretagna. E auspichiamo che sia anche l’Italia a prendere l’iniziativa per inoltrare questa richiesta all’Europa. Ho molto apprezzato il rifiuto del vostro governo e del Papa a incontrare Ahmadinejad durante la sua visita in Italia in occasinoe del vertice Fao, a giugno, è un segnale importante.

Giudica seria la minaccia nucleare iraniana?

E’ una vera e grave minaccia che alcuni stanno cercando di ignorare in nome dei rapporti economici. Nel 2002 siamo stati i primi a denunciare questa situazione. Ma la politica atthale non porta a nulla. i negoziati occidentali con l’Iran sono serviti solo a prolungare una situazione inaccettabile che ha permesso agli ayatollah di guadagnare tempo. Qualunque forma di negoziato con l’Iran è inutile: la comunità internazionale deve prendere decisioni molto serie.

E cioè la guerra?

Trovo furoviante l’alternativa sanzioni oppure guerra. C’è una terza via ed è il cambiamento democratico da parte della popolazione e della resistenza iraniana. Non è vero che il popolo iraniano vuole gli ayatollah, il sostegno al regime è debole. E’ una dittatura così fragile, così in contrasto con la comunità internazionale che basterebbe poco a farla crollare.

Che cosa, esattamente?

Bisogna rispondere agli ayatollah con l’unico linguaggio che capiscono. Stop agli affari, stop alla vendita di armi, massima pressione sul regime. E sostegno all’opposizione interna, che è forte e pronta. I governi occidentali ignorano lo stato esplosivo della società iraniana. Il popolo e la resistenza iraniani chiedono all’Occidente di fermare la politica di appeasement nei confronti dei loro assassini. Una politica che ha trascinato il mondo verso un rischio di guerra e per questo abbiamo scelto una terza via: no all’appeasement, no alla guerra, si al cambiamento democratico per mano del popolo iraniano e della sua giusta resistenza.

Lei pensa che Ahmadinejad intenda usare le armi nucleari di cui sta cercando di dotarsi, o è solo una minaccia che agista per acquisire potere e autorevolezza di fronte al mondo islamico?

Ha promesso la cancellazione dello stato di Israele, non credo sia uno scherzo, si rischia la terza guerra mondaile. Ma c’è un pericolo ancora più grave: se il governo totalitario ed estremiata dell’Iran avesse la bomba atomica potrebbe usarla come mezzo per imporre il fondamentalismo nel mondo.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO