domenica 31 gennaio 2010

Iran, Berlusconi, no atomica a chi vuole distruggere Israele

Domenica 31 gennaio.
ROMA (Reuters) - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi invita la comunità internazionale a dare "risposte robuste" all'Iran sul suo programma nucleare, definendo inaccettabile che Teheran possa avere a disposizione un'arma atomica vista la sua aperta ostilità contro Israele.

"Prima di tutto l'intera comunità internazionale deve decidersi a stabilire con parole chiare, univoche e unanimi, che in linea di principio non è accettabile l'armamento atomico a disposizione di uno Stato i cui leader hanno proclamato apertamente la volontà di distruggere Israele e negano insieme la Shoah e la legittimità di un focolare nazionale ebraico", ha detto Berlusconi in un'intervista al quotidiano di Tel Aviv Haaretz, diffusa in italiano da Palazzo Chigi, alla vigilia del suo viaggio in Israele.

Il premier aggiunge che "la via del controllo multilaterale sugli sviluppi del programma nucleare iraniano, del negoziato intelligente, delle sanzioni efficaci è quella da percorrere".

Berlusconi sollecita la comunità internazionale a ottenere "garanzie ferree" dal governo di Teheran e "impegnare in modo significativo l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica nel controllo ispettivo e nella certificazione dei passi avanti eventuali del negoziato".

Invitando "a non respingere alcun segnale di buona volontà da parte iraniana", il premier lamenta i pochi passi compiuti sulla strada del dialogo con Teheran.

"A chi voglia metterci di fronte al fatto compiuto occorre dare risposte robuste e maliziose", conclude il premier.

CLAUDIO BAGLIONI SI SCHIERA A FIANCO DI COLORO CHE SACRIFICANO LA VITA PER LA LIBERTA' E LA DEMOCRAZIA IN IRAN. GRAZIE BAGLIONI



"Iran, non voltiamoci dall'altra parte!"
Mercoledi, 27 January 2010
Messaggio di Claudio Baglioni per i diritti umani in Iran



"Se anche una sola persona al mondo non è libera, non lo sei neanche tu.

Libera la libertà.

La sua. La tua. Quella di noi tutti.

J.F. Kennedy nel 1963 disse: 'La libertà è indivisibile e quando un solo uomo è reso schiavo, nessuno è libero'.

Più tardi Václav Havel aggiunse: 'L'attacco alla libertà di uno è un attacco alla libertà di tutti. Fino a quando la società sarà divisa nell'indifferenza, e gli uni osserveranno in silenzio la persecuzione degli altri, nessuno si affrancherà dalla manipolazione generale'.

Ogni persona sa che la libertà è il bene più prezioso. Il più difficile da raggiungere. Il più facile da perdere.

Fino a quando anche una sola persona non sarà libera, nessuno lo sarà mai veramente.

Non voltiamoci dall'altra parte.

Alle donne e agli uomini cui in Iran - e in ogni altra parte del mondo - non è permesso coltivare ed esprimere idee e opinioni, facciamo sentire che tutti noi che lo possiamo fare siamo accanto a loro e che non sono soli".

ROMA, SABATO POMERIGGIO, FIACCOLATA CONTRO LA PENA DI MORTE, DI FRONTE AL VATICANO

Fiaccolata di solidarietà con il popolo iraniano di fronte al Vaticano per sensibilizzare l'opinione pubblica contro la nuova campagna di esecuzioni in Iran.
La fiaccolata è stata organizzata dall'Associazione giovani iraniani in Italia contro l'esecuzione di due giovani avvenuta alcuni giorni fa dietro la diretta richiesta dell'Ayatolterrore Ali Khamenei in vista di una nuova ondata di manifestazioni popolari in occasione dell'11 febbraio prossimo, anniversario della rivoluzione del 1979. Alla fiaccolata hanno partecipato anche alcuni cittadini stranieri e italiani.


APPELLO URGENTE CONTRO LA NUOVA ONDATA DELLE ESECUZIONI POLITICHE IN IRAN



IRAN: ESIGE UN'AZIONE URGENTE PER EVITARE UNA NUOVA CARNEFICINA UMANA
CHIEDIAMO INTERVENTO DEL GOVERNO ITALIANO CONTRO LA NUOVA CAMPAGNA DI TERRORE
LA POLITICA DEL SILENZIO-ASSENSO E' UNA LEGITTIMAZIONE DI QUESTA CAMPAGNA DI ESECUZIONI

Secondo le nostre attendibili fonti interne, recentemente e in special modo dopo la grande rivolta della giornata di Ashura che ha segnato una data storica, il Consiglio di sicurezza nazionale iraniana ha deciso, dietro esplicito ordine del capo supremo, ayatolterrore Ali Khamenei, una nuova ondata di esecuzioni politiche contro i giovani arrestati durante le manifestazioni di protesta.
La campagna è iniziata ufficialmente con l'impiccagione improvvisa di Arash Rahman Pour e Mohammad reza Zamani avvenuto alcuni giorni fa senza un preavviso ne ai loro avvocati e ne alla loro famiglia. Il padre di uno dei due ragazzi ha appreso la notizia dell'impiccagione attraverso il telegiornale quando il procuratore di Teheran Abbas Jafari Dowlatabadi annunciava ufficialmente la loro esecuzione.
Secondo le mie attendibili informazioni, le intenzioni del regime dei mullah sono molto serie e lo dimostrano anche il processo appena iniziato contro altri 16 ragazzi accusati di "MOHAREBE", che secondo la nefasta costituzione islamica comporta inevitabilmente la condanna a morte. Di recentemente, alcuni deputati del parlamento hanno proposto un urgente disegno di legge che riduce da 20 a 5 giorni il tempo dell'esecuzione della condanna a morte contro chi viene riconosciuto dai tribunali della rivoluzione come "MOHAREB"!
Negli ultimi giorni numerosi imam del venerdi tra cui i mullah Ahmad Khatami e Jannati hanno pubblicamente incitato il governo a "impiccare in pubblico i ragazzi e le ragazze MOHAREB che scendono in piazza e scandiscono slogan contro la santa repubblica islamica".
Questi sono tutti segnali che ci preoccupano fortemente sulla sorte dei prigionieri politici e delle ragazze e dei ragazzi arrestati dopo le farse elezioni del 12 giugno. Secondo quanto mi hanno confermato le fonti interni, tutte le persone arrestate vengono sistematicamente sottoposti alle più disumane forme di violenza fisica e morale fino alle violenze sessuali di gruppo onde costringerli a confessare di "essere al soldo degli americani, inglesi e israeliani", "in cambio della loro imminente libertà"!
Tutto ciò è successo esattamente con le ultime due persone impiccate. Ma al posto della loro liberazione è arrivata una improvvisa esecuzione clandestina senza la presenza dei loro avvocati e genitori.
E' doveroso sottolineare che con l'avvicinarsi della data del 11 febbraio che coincide con le celebrazioni dell'anniversario della rivoluzione, il regime dei mullah sta programmando una carneficina dei giovani iraniani al fine di terrorizzare la popolazione e scoraggiarla di scendere in piazza. Si prevedono grandi manifestazioni di protesta popolari per la data dell'11 febbraio.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia lancia un grido di allarme contro la nuova ondata di esecuzioni e chiede un urgente intervento di tutti coloro che hanno la facoltà di agire contro tali crimini. In particolar modo Associazione dei rifugiati politici iraniani si rivolge direttamente al presidente del consiglio italiano on. Silvio Berlusconi per chiedere una ferma condanna di questa nuova campagna di repressione e di impegnarsi per evitare la realizzazione di una nuova carneficina umana, aggiungendo che il regime dei mullah non si fermerà allo sterminio del popolo iraniano e reagirà , al tempo opportuno, anche contro coloro che con il loro "silenzio-assenso" hanno permesso la realizzazione di questi disumani piani di sterminio degli oppositori. Il terrorismo esterno iraniano è la parte integrale della politica di repressione interna e, la costruzione della bomba atomica sarà il futuro ombrello protettivo di questo sistema che si regge su tre pilastri: la repressione, il terrorismo e la bomba atomica.
Davood Karimi, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

sabato 30 gennaio 2010

OGGI, A ROMA, ALLE 17, DI FRONTE ALLA VIA CONCILIAZIONE, LA FIACCOLATA CONTRO LA NUOVA ONDATA DELLE SECUZIONI POLITICHE IN IRAN

LONDRA, DI FRONTE ALL'AMBASCIATA DEI MULLAH, MANIFESTAZIONE DI PROTESTA CONTRO LE IMPICCAGIONI DEI MANIFESTANTI IN IRAN


ANCHE OGGI SONO STATI IMPICCATI DUE DETENUTI A TEHERAN
E' GIA' INIZIATA LA NUOVA CAMPAGNA DI ESECUZIONI DI CUI AVEVO PERSONALMENTE DENUNCIATO L'ESISTENZA DI UN PIANO SEGRETO, APPROVATO DI RECENTE DIETRO LA URGENTE RICHIESTA DEL CAPO SUPREMO, AYATOLTERRORE, ALI KHAMENEI,

venerdì 29 gennaio 2010

È l’Iran il vero erede dei nazisti

Un'interessante articolo pubblicato sul Il Giornale.it che condivido e pubblico volentieri anche perchè rispecchia esattamente quello che nei giorni della commemorazione della Shoah ho sottolineato e ripetuto nei miei interventi presso gli alunni di due scuole superiori della città di Sorrento. Davood Karimi
di Giorgio Israel



È venuta la Giornata della Memoria 2010 e personalmente l’ho trascorsa in casa. Non sono stato chiamato a partecipare ad alcun evento o manifestazione, neppure come invitato, malgrado abbia dedicato qualche libro alla questione ebraica e alle leggi razziali del 1938 e una serie interminabile di articoli all'antisemitismo. Non me ne stupisco e non me ne dolgo perché ho da tempo assunto come regola quella di parlare, in queste occasioni, soltanto dell'antisemitismo che minaccia gli ebrei viventi. Del resto, non si ripete fino alla noia che conoscere la storia passata serve a non ripeterne gli orrori? Tuttavia, parlare dell'antisemitismo di oggi non è gradito e serve a farsi depennare. Come ha scritto Fiamma Nirenstein sul Giornale, per lo più si usano dire due parole di circostanza per poi parlare di Hiroshima, delle minoranze etniche e della Resistenza. A me capitò di sentir equiparare i campi di concentramento e i centri di permanenza temporanea (Cpt) per i clandestini. Qualcuno più audace passa dai Cpt a Gaza, e ne deriva l'equazione Gaza = Auschwitz, da cui discende il corollario che gli israeliani (e quindi gli ebrei) sono i nuovi nazisti. Ebbene, per poter parlare della Shoah non pago il pedaggio di dire che Maroni è il nuovo Himmler, per cui preferisco starmene a casa a sfogliare in silenzio le foto dei miei parenti trucidati ad Auschwitz, i pochi documenti che ne conservo, e a parlarne con i miei figli.
Tuttavia quest'anno sono successi alcuni fatti nuovi che potrebbero cambiare le cose - almeno speriamo. Il primo fatto è noto ed è stato riportato da tutti i giornali. Ma conta sottolinearne un aspetto cruciale che già il Giornale ha indicato con un titolo efficace: «Khamenei celebra la Shoah: “Un giorno Israele sarà distrutto”». Niente di nuovo, s'intende. I dirigenti iraniani ci hanno abituato al loro slogan ripetuto in tutte le salse: Israele va distrutto, Israele è un ramo secco che sta cadendo, basta dare una scossa all'albero, e così via. Ma quel che c'è di nuovo stavolta è la scelta di aver fatto questo proclama, e con tanto clamore, proprio nella Giornata della Memoria, nel giorno in cui si ricorda lo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti. Non è intervenuta soltanto la Guida Suprema del regime iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei, ma anche il presidente del parlamento Alì Larijani - già capo della delegazione che trattava la questione nucleare e da tanti in occidente lodato come personalità ragionevole e moderata - che ha parlato in modo truculento di Israele ridotto a «terra bruciata».
In verità, non c'è neppure nulla di nuovo dal punto di vista delle intenzioni: il regime iraniano non ha mai fatto mistero di stabilire uno stretto collegamento tra questione israeliana e questione ebraica. L'Iran è oggi il centro mondiale del negazionismo, il Paese che promuove attivamente la propaganda della tesi secondo cui lo sterminio degli ebrei non è mai avvenuto, e che comunque in fin dei conti Hitler qualche buona ragione per detestare gli ebrei l'aveva. È un antisemitismo che si pone in continuità con i legami tra una parte del mondo islamico e il regime nazista simboleggiato dalle relazioni amichevoli tra Hitler e il Gran Muftì di Gerusalemme.
Tuttavia, fino ad ora, una parte consistente dell'opinione pubblica occidentale ha chiuso gli occhi di fronte al carattere esplicitamente antisemita dell'antisionismo iraniano. Anche il presidente Obama ha condannato certe espressioni ma non ha preso atto del fatto che esse erano ispirate da una volontà di vero e proprio genocidio razziale.
Ora nessuno può chiudere gli occhi. Non vi sono alibi. La dichiarazione della volontà di distruggere Israele fatta non in un giorno qualsiasi dell'anno, ma proprio il 27 gennaio, ha un significato inequivocabile. È quanto dire: nel giorno in cui si ricorda lo sterminio di un terzo degli ebrei del mondo, noi vi annunciamo che ci apprestiamo a proseguire l'opera sterminandone un altro terzo. E poi di questo sterminio si dirà che non è mai avvenuto, come lo si dice ora del primo. Chi può chiudere gli occhi di fronte al proclama sfrontato che la lotta contro Israele è una lotta contro gli ebrei? Come non vedere che «celebrare» così la Shoah appone a questa lotta un'etichetta razziale inequivocabile?
Tutto ciò è terribile ma potrebbe essere una buona notizia se servirà, una buona volta, ad aprire gli occhi e a svegliare le coscienze. La seconda buona notizia è che nel nostro Paese, nei discorsi ufficiali delle massime autorità - dal presidente della Repubblica Napolitano, al premier Berlusconi al presidente della Camera Fini - è stato denunciato esplicitamente il pericolo dell'antisemitismo di oggi e, in particolare, il pericolo di quello iraniano. Forse questi segnali inizieranno a svegliare l'opinione pubblica. E magari, l'anno prossimo, le celebrazioni del 27 gennaio potrebbero essere meno ritualistiche e commemorare gli ebrei morti per mettere in luce le minacce che incombono sugli ebrei viventi, e non per cambiare discorso.

DICHIARAZIONE DEL PADRE DI ARASH RAHMANI POUR, IL GIOVANE IMPICCATO IERI A TEHERAN


Il padre del giovane Arash Rahmani Pour, impiccato ieri a Teheran, in un intervista concessa ad una tv straniera ha dichiarato: "mio figlio è un martire per la democrazia per cui non accetto le condoglianze e gradisco solo gli auguri"
A nome della mia associazione condanno fermamente l'impiccagione di questi due giovani, accusati di aver partecipato alle manifestazioni anti governative, esprimendo la nostra piena vicinanza e solidarietà alle famiglie Zamani e Rahmanpour colpiti tragicamente dalla violenza del regime di Ahmadienjad. Le impiccagioni di ieri sono un segno di debolezza e di altrettanta ferocia di un regime che vede di fronte a se un popolo in un fermento vulcanico che si esploderà nei prossimi giorni. La decisione dell'impiccagione di ieri è stata adottata dietro la ferma richiesta del capo supremo dei mullah, Ali Khamenei onde terrorizzare e impaurire la popolazione in vista delle prossime manifestazioni in vista dell'anniversario della rivoluzione iraniana che coincide con la prima meta di febbraio.
A nome della nostra associazione chiedo al governo italiano, alle organizzazioni politiche e umanitarie, alle organizzazioni giovanili studentesche di condannare questo disumano atto esprimendo la loro vicinanza alle famiglie in lutto e ai ragazzi che scendono costantemente nelle strade iraniane gridando "viva la libertà"!
Un breve filmato trasmesso dalla Tv Aljazira sull'impiccagione dei due giovani iraniani accusati di "MOHAREBE"!!!

DUE BREVI FILMATI SULLA COMMEMORAZIONE DELLA GIORNATA DELLA MEMORIA A SORRENTO

In occasione della giornata della Memoria ho partecipato ad una serie di manifestazioni organizzate dalla associazione Cypraea e dal comune di Sorrento. i veri protagonisti di queste manifestazioni erano gli alunni dudue scuole sorrentine: uno San Paolo e l'altra scientifico. In tutti gli interventi ho cercato di sensibilizzare l'attenzione degli alunni sulla necessità di considerare i caduti della Shoa come un tesoro e un patrimonio di tutta l'umanità a prescindere dalla religione e dalla razza. Ho sottolineato che grazie ai caduti della Shoa e della seconda guerra mondiale oggi siamo liberi e abbiamo la democrazia. E ho sottolineato la necessità estrema di commemorare e di tenere sempre vivo il ricordo di coloro che hanno sacrificato la vita per la libertà di nuove generazioni chiedendo di non fermarsi e di alzare sempre la guardia nei confronti di coloro che cercano di negare questo grande sacrifico delle vite umane al fine di nascondere i loro genocidi e crimini commessi contro umanità come quello del regime dei mullah che in questo momento è l'erede legittimo di Hitler e sta cercando di portare a termine il nefasto lavoro incompiuto di Hitler. Ho puntato nei miei discorsi il dito contro il fondamentalismo islamico come l'unico pericolo per il mondo intero e per la sicurezza del popolo israeliano-palestinese sottolineando un fatto importante che nella storia ha portato il mondo alla seconda guerra mondiale cioè la politica di accondiscendenza che attualmente ha una matrice euroamericana e che potrà essere il complice di una nuova e catastrofica guerra islamica iraniana.
A nome della mia associazione desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito all'organizzazione di queste manifestazioni di solidarietà in memoria dei caduti della Shoah, in particolar modo la signora Cecilia Coppola, la signora Carmen Davola e il vice sindaco della città di Sorrento sig. Rosario Fiorentino.
Davood Karimi, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
a voi due brevi filmati:

giovedì 28 gennaio 2010

IMPICCATI I PRIMI DUE GIOVANI DELLA PROTESTA CONTO IL REGIME DEI MULLAH


Nella foto Mohammad Ali Zamani

Nella foto: Arash Rahmani Pour
Le immagini dei due ragazzi impiccati stamattina a Teheran


In previsione di una nuova ondata di proteste popolari in occasione dell'anniversario della rivoluzione iraniana che coincide con 11 febbraio, il regime di Ahmadienjad ha iniziato ad effettuare una serie di impiccagioni dei prigionieri politici arrestati dopo le farse elezioni del 12 giugno scorso. Stamattina sono stati impiccati a Teheran Arash Rahmani Pour e Mohammad Ali Zamni. Il motivo di questa nuova e disumana campagna è quella di scoraggiare i giovani e le donne e gli uomini che si stanno preparando per scendere nuovamente in piazza contro l'intero regime islamico dei mullah.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia condanna fermamente le esecuzioni di oggi e chiede al governo italiano, alle istituzioni democratiche e agli organismi umanitarie di condannare fermamente la nuova ondata di terrore e di repressione organizzando una serie di manifestazioni di protesta contro il regime dei mullah. Il nostro silenzio significa compartecipazione ai crimini del regime dei mullah commessi contro le donne e gli uomini che hanno deciso di scendere in piazza e di cambiare il destino del paese secondo i criteri democratici vigenti nel mondo libero di oggi. La solidarietà coi ragazzi e le ragazze è un fatto dovuto e umanitario e ha una emergenza assoluta altrimenti in un prossimo futuro saremo dei testimoni di nuovi massacri e stermini ai danni del popolo iraniano.
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
Reazione americana alle esecuzioni di oggi:
Iran:dura condanna della Casa Bianca
Impiccati 2 dissidenti.H.Clinton,costretti a aumentare pressioni

(ANSA) - WASHINGTON, 28 GEN - La Casa Bianca condanna le esecuzioni in Iran di due oppositori: 'Ha toccato il fondo e si isola dal mondo'. Sul nucleare l'Iran 'non ci lascia altra scelta che continuare a lavorare con i nostri partner per aumentare la pressione', dichiara Hillary Clinton. Il regime iraniano ha impiccato i primi due oppositori condannati nei processi seguiti alle manifestazioni antigovernative dei mesi scorsi. I due giustiziati riconosciuti colpevoli di essere 'nemici di Dio'.
28/1/2010
Iran,impiccati 2 uomini per scontri
Condannati a morte dopo manifestazioni
Due uomini, condannati a morte, sono stati impiccati in Iran: erano stati condannati in relazione ai disordini scoppiati dopo le elezioni presidenziali di giugno. Lo riferisce l'agenzia Isna, precisando che le due persone fanno parte delle 11 condannate a morte per gli incidenti. Le due vittime appartenevano ai Mujaheddin del Popolo (Mko) e ad una organizzazione monarchica.

Iran/ Amnesty condanna esecuzione di due oppositori del governo
Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour impiccati oggi
postato 3 ore fa da APCOM

iran: manifestazioni, 2 impiccati

Roma, 28 gen. (Apcom) - Amnesty International ha condannato l'esecuzione di due persone arrestate durante le proteste che si sono susseguite in Iran dall'indomani del contestato esito delle elezioni dello scorso anno. Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour sono stati impiccati oggi, dopo essere stati giudicati colpevoli, al termine di un processo iniquo, di "comportamento ostile a Dio" e di appartenenza all'Anjoman e-Padeshahi e-Iran (Api), un gruppo fuorilegge che chiede il ritorno della monarchia.
"Queste due esecuzioni-shock mostrano che le autorità iraniane non intendono fermarsi di fronte a nulla per stroncare le proteste pacifiche che vanno avanti dalle elezioni", ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. "Prima li hanno condannati dopo un processo iniquo, poi li hanno uccisi e non è neanche chiaro se effettivamente appartenessero o meno al gruppo fuorilegge, dato che le loro 'confessioni' sarebbero state esorte con la forza". Secondo le autorità iraniane, almeno altre nove persone si trovano in attesa di esecuzione dopo essere state condannate nei cosiddetti 'processi-spettacolo'.
"Temiamo che le due di oggi siano solo l'inizio di un'ondata di esecuzioni nei confronti di persone condannate a seguito di incriminazioni così vagamente formulate", ha aggiunto Hassiba Hadj Sahraoui.(segue)

lunedì 25 gennaio 2010

GIORNATA DELLA MEMORIA CON L´ASSOCIAZIONE CULTURALE CYPRAEA A SORRENTO

25/01/2010


L’Associazione Cypraea, l’Assessorato alla Pace e ai Diritti Umani del Comune di Sorrento, l’Istituto Polispecialistico “San Paolo” insieme per la Giornata della Memoria
L’Associazione Culturale Cypraea e l’ Assessorato alla Cultura, Politiche Giovanili, Pace e Diritti Umani del Comune di Sorrento con l’Associazione Rifugiati Politici Iraniani organizzano “La Giornata della Memoria” Mercoledì 27 gennaio alle ore 10,30 nell’Istituto Polispecialistico “ San Paolo”. L’incontro con gli studenti del V anno del San Paolo sarà tenuto da Karimi Davood Giornalista - presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani, che dal 1979 anni vive in Italia.
L' Associazione da lui fondata raccoglie i rifugiati politici iraniani residenti in Italia attivi nel campo della propaganda anti khomeinista.
L'Associazione promuove campagne umanitarie in favore dei prigionieri politici e dei loro familiari, ma anche dei condannati a morte a prescindere delle ragioni della sentenza, con l'obiettivo di contribuire ad un cambiamento democratico in Iran per la pace, la democrazia e la libertà. L'Iran è attualmente al centro dell'attenzione della comunità internazionale. Intorno alla repubblica degli Ayatollah si intrecciano questioni molteplici: il conflitto israelo-palestinese, la stabilizzazione di Iraq e Afghanistan, gli interessi energetici di Occidente e Cina. L'erede della civiltà persiana si trova oggi in bilico fra Occidente e Oriente, passato e presente, teocrazia e democrazia. Lo sviluppo democratico dell'Iran è secondo molti la chiave che permetterà di risolvere questa serie di problemi.
Con gli studenti del San Paolo parteciperanno le Associazioni: Sorrento Giovani, Penisola Felix Giovani e Giovane Cypraea. Porteranno il saluto Mario Iacomino, Dirigente Istituto Polispecialistico “San Paolo“, sempre disponibile a collaborare ad iniziative che allargano l’orizzonte culturale sulle questioni attuali riguardanti i diritti umani e il processo di pace. Rosario Fiorentino - vicesindaco con delega assessore alla Cultura, Politiche Giovanili e alla Pace e Diritti Umani è convinto che soprattutto la scuola deve essere un momento dove i giovani attraverso lo studio facciano memoria di eventi legati ad atrocità commesse a livello razziale e sappiano collegarsi all’attualità dell’oggi per creare un domani diverso dove vengano proclamati i diritti umani e civili degli uomini e non la loro negazione. Cecilia Coppola - Presidente Associazione Culturale Cypraea è ormai da anni al centro di un cammino che “ ha come meta l’incontro di giovani di numerosi paesi del mondo, in quanto solo conoscendosi, confrontandosi e instaurando legami di amicizia potranno combattere le forme di esclusione, razzismo e oppressione di oggi. Il passato insegna e ammonisce”.

IRAN: FRATTINI, A FEBBRAIO PROPOSTA RISOLUZIONE ONU CON SANZIONI

(AGI) - Washington, 25 gen. - "Entro la fine di febbraio sara' presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una proposta di risoluzione" contro il programma nucleare iraniano "che prevedera' delle sanzioni". Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Franco Frattini al termine dell'incontro a Washington con il segretario di Stato americano Hillary Clinton. Il titolare della Farnesina ha spiegato che "tra le meta' di febbraio e la fine del mese, quando il Consiglio sara' guidato dalla Francia" i tempi saranno maturi per rispondere alla tattica del rinvio iraniana che finora non ha rispettato gli impegni presi. Frattini ha detto che su questo punto si e' avvicinata anche la Russia mentre resta titubante se non ostila la Cina. "Indispensabile" per il ministro e' "coinvolgere altri soggetti a partire dai Paesi arabi moderati, come l'Egitto la Turchia e anche la Lega Araba e anch l'India". New Dehli, infatti ha ricordato Frattini, e' il principale fornitore di prodotti petroliferi raffinati all'Iran, che malgrado sia il secondo produttore Opec importa il 40% del carburante. -

sabato 23 gennaio 2010

ROMA, FIACCOLATA PER I 27 ANNI DI NEDA







Nella foto: i 27 anni di Neda celebrati ieri al cimitero di Beheshte Zahtra di Teheran alla presenza anche delle forze di sicurezza. Sulla tomba di Neda si vede la torta preparata dalla mamma di Neda.


Oggi pomeriggio alle 18 è iniziata la fiaccolata organizzata dalle associazioni Donne democratiche, giovani iraniani e rifugiati politici residenti in Italia in occasione del 27° compleanno di Neda Aghasoltan, uccisa barbaramente dalle mani terroristiche del regime dei mullah. La fiaccolata è avvenuta in concomitanza con una manifestazione organizzata dalla famiglia di Neda nel cimitero di Beheshte Zahra a Teheran a cui hanno partecipato numerosi cittadini nonostante una forte presenza delle forze di sicurezza che avevano bloccato tutti gli accessi alla sezione in cui riposa Neda. Ma nonostante ciò la gente e in particolare le mamme dei caduti della rivolta hanno cercato in tutti i modi di raggiungere la tomba di Neda su cui la mamma aveva posato una serie di fotografie di giovane età di Neda assieme a dei fiori bianchi ed una TORTA!
La mamma di Neda continuamente la chiamava dicendo" alzati a vedere quanta gente ti è venuta a trovare. Ti ricordi che l'anno passato ti lamentavi perchè non c'era nessuno al tuo compleanno ma alzati a vedere quanta gente c'è quest'anno"!
Alla fiaccolata di stasera sono arrivati numerosi messaggi di solidarietà e di vicinanza dei cittadini italiani che hanno espresso la loro vicinanza alla famiglia di Neda a tutti coloro che combattono per la libertà e la democrazia.
A nome della famiglia di Neda, simbolo della donna in rivolta contro l'oscurantismo e il fondamentalismo iraniano e a nome delle associazioni che hanno promosso questa manifestazione ringrazio tutti coloro che hanno partecipato o che hanno mandato dei messaggi di solidarietà tra cui ringrazio particolarmente la presenza della rappresentante dell'International Young Democrat Unioned, la signora Samanta Bongini, e in particolare desidero riportare qui sotto il messaggio che ci ha mandato Europarlamentare Marco Scurria in occasione della fiaccolata:

Gent.mo Davood Karimi,

con sincero rammarico sono costretto a comunicarLe che non potrò partecipare alla Fiaccolata organizzata per sabato 23 gennaio per ricordare i 27 anni di Neda, visto che,purtroppo, ho già dato la mia disponibiltà per onorare un precedente impegno.
Desidero tuttavia sottolineare quanto l'attuale questione iraniana mi stia particolarmente a cuore; lo dimostra anche l'ultimo intervento che ho fatto durante l'Assemblea Plenaria tenutasi a Strasburgo il 19 gennaio e che si può vedere sul sito www.delegazione-italiana-ppe.eu .
Contribuire a mantenere viva l'attenzione dell'Europa sulla questione iraniana sarà uno dei miei principali obiettivi, insieme alla condivisione di tutte le iniziative che potranno d'ora in poi rivelarsi utili e determinanti per contribuire a ristabilire la democrazia in questo paese così ingiustamente martoriato.
Questo sarà il mio impegno per ricordare degnamente questa giovane donna, simbolo della lotta alla tirannia del regime tuttora al governo.
Anche se non "fisicamente",ma di certo con l'anima sarò con voi sabato per donare idealmente una rosa bianca alla giovane Neda.

Sinceramente commosso La saluto cordialmente

On.le Marco Scurria
Europarlamentare e Capogruppo PPE in Commissione Cultura


A Neda albero in Giardino Giusti Milano
La studentessa uccisa in Iran un 'esempio di impegno civile'
22 gennaio, 12:07

(ANSA) - MILANO, 22 GEN - Neda Soltani, la studentessa uccisa a giugno durante un corteo in Iran, verra' ricordata a Milano con un albero nel Giardino dei Giusti. 'E' un simbolo globale della resistenza dei giovani iraniani', ha spiegato Gabriele Nissim, presidente dell'associazione Gariwo. 'E' un esempio di impegno civile e di lotta contro tutti i totalitarismi e le dittature', ha aggiunto il sindaco Letizia Moratti. L'albero verra' piantumato la prossima primavera nel giardino sul Monte Stella.

martedì 19 gennaio 2010

SABATO 23 GENNAIO ALLE ORE 18 FIACCOLATA PER RICORDARE I 27 ANNI DI NEDA


COMUNICATO STAMPA
Sabato prossimo se le mani criminali del regime fondamentalista ed integralista dei mullah non avessero spezzato e portato via la vita di Neda, simbolo della donna in rivolta contro la tirannia, Neda avrebbe compiuto esattamente 27 anni. Per commemorarla, ricordarla e rinnovare il nostro impegno nel seguire la sua strada fino alla realizzazione della libertà e la democrazia in Iran, le Associazioni Donne Democratiche, Giovani insieme all'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia organizzeranno una fiaccolata di fronte all'ambasciata iraniana a Roma in via Nomentana numero 361. Chiediamo la partecipazione di tutti coloro che hanno visto attraverso le immagini trasmesse via internet e hanno avuto la coscienza turbata da tanta barbarie del regime dei mullah di riunirsi attorno a noi e dimostrare alla sua famiglia la nostra vicinanza e solidarietà. E' gradita la partecipazione con candele e rose bianche.
Per coloro che volessero mandare le loro adesioni e partecipazioni si prega di scrivere all'Email: irandemocratico@yahoo.it
E per coloro che desiderano mandare fiori si prega di scrivere l'indirizzo seguente: Roma, via Nomentana di fronte all'ambasciata iraniana numero 361
In seguito con il consenso riporterò sul sito irandemocratico.it le adesioni e i messaggi .
Karimi Davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

GIUSTIZIATO UN PROCURATORE VICINO AD AHMADINEJAD

E' stato ammazzato a colpi di pistola procuratore iraniano di Khoy, Vali Hajgholizade, nell'ovest dell'Iran. A lui attribuiscono una dura campagna di repressione delle ragazze e dei ragazzi arrestati durante le manifestazioni di protesta. E' stato il responsabile diretto, insieme al padre di numerose esecuzioni politiche avvenute nella città di Khoy.

domenica 17 gennaio 2010

UN'ALTRA PROVA DEL SOSTEGNO DEL REGIME DI AHMADINEJAD AL TERRORISMO INTERNAZIONALE

LA NOTIZIA E IL COMMENTO:
Nel momento in cui il popolo iraniano ha colorato col suo sangue le strade iraniane gridando "Morte a Khamenei,morte al dittatore"," viva la libertà e la democrazia", il regime dei mullah dichiara apertamente il suo sostegno al terrorismo internazionale ben sapendo che l'unica via di salvezza, se si può parlare della salvezza del suo criminale e terroristico regime è quella di rifugiarsi ancora sotto l'ombrello della repressione, del terrorismo e della bomba atomica. Non dobbiamo dimenticare che, ogni qualora, la questione atomica del regime dei mullah varca una soglia di attenzioni particolari internazionali, come quella di ieri dove i grandi della terra hanno parlato della bomba atomica iraniana, il regime di Ahmadinejad tira fuori immediatamente la sua carta terroristica come un mezzo di ricatto. Ma non bisogna prestarci tante attenzioni e particolari preoccupazioni altrimenti ci apprestiamo gratuitamente al suo gioco sporco di "terrorizzare per governare".
La comunità internazionale deve prendere una seria lezione dalla grande partecipazione del popolo iraniano alle manifestazioni di protesta nonostante una dura repressione applicata da parte delle forze di sicurezza dei mullah. L'esperienza ci ha dimostrato che la "resistenza" è l'unica via da applicare fortemente contro questo regime fondamentalista che mira a costruire un impero islamico medievale basato sul sistema del "Velayate Faghih", dove una sola persona decide sulla sorte di milioni di persone. Secondo me la comunità internazionale deve agire immediatamente e come primo passo deve anteporre alle sue relazioni con il regime dei mullah il " rispetto dei diritti umani". Qualsiasi azioni internazionale deve passare per forza attraverso questo fondamentale canale altrimenti tutti gli sforzi e impegni del comunità saranno vani e inutili. Come quando ci mettiamo nel mortaio dell'acqua e la pestiamo! Il risultato? Lascio a voi l'immaginazione.
karimi davood
Iran: sosterremo Hezbollah e Hamas
Fino a vittoria su Israele
16 gennaio, 15:39



(ANSA) - BEIRUT, 16 GEN - Teheran sosterra' libanesi e palestinesi ''fino alla vittoria finale'' su Israele. Lo ha detto il vice presidente iraniano Mir Tajeddini.Ad un forum di gruppi di ''resistenza'' arabi e islamici ha precisato ''La resistenza di Hezbollah e Hamas ha dimostrato che l'usurpatore non e' in grado di conquistare altra terra. In base al suo dovere umano e divino, la Repubblica islamica di Iran sosterra' sempre le richieste dei popoli libanese e palestinese, fino a che la vittoria finale.''

sabato 16 gennaio 2010

MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' CON LA RIVOLTA DEL POPOLO IRANIANO DI FRONTE ALL'AMBASCIATA DEL REGIME DEI MULLAH








Ieri, venerdì 15 gennaio, l'Associazione dei Giovani iraniani ha organizzato, di fronte all'ambasciata del regime dei mullah, una manifestazione di solidarietà con la rivolta popolare iraniana scandendo gli slogan dei ragazzi e delle ragazze che fin dal giugno scorso scendono in piazza sfidano la feroce repressione del regime di Ahmadinejad: "Morte alla dittatura, morta a KHAMENEI"," Viva viva la libertà e la democrazia in Iran"," liberi, liberi i prigionieri politici"," libertà,libertà giustizia in Iran". Qui sotto vi riporto alcune foto della manifestazione alla quale hanno aderito via facebook e e-amil numerosi cittadini italiani che ringrazio di cuore.
karimi davood

giovedì 14 gennaio 2010

'L'Iran cambierà, avremo la democrazia'Intervista a Shahrzad Sholeh, presidente donne Iran in Italia

Atlante delle crisi


di Bianca Biancastri

"Le rivolte andranno avanti fino alla vittoria del popolo iraniano, noi crediamo così".

Shahrzad Sholeh, presidente delle donne democratiche iraniane in Italia, non ha dubbi sul futuro del suo Paese.

"Il popolo composto da studenti, donne, giovani, tutti, sono scesi nelle strade dopo 30 anni di repressione per un cambiamento democratico del regime iraniano perchè non ce la fanno più".

Questo porterà davvero a un cambiamento, a un ribaltamento del governo?
"Noi siamo sicuri che il cambiamento ci sarà, ma chiediamo ai governi occidentali di non appoggiare il regime iraniano, di metterlo da parte, perché il popolo ce la farà a cambiare il regime"

La repressione non fermerà l'onda verde scesa in piazza dopo il voto di giugno?
"No, perché come si vede e si sente negli slogan degli studenti le violenze, le torture e il carcere non fermeranno la protesta che andrà avanti".

"Nei primi giorni di febbraio, quando ricorre la caduta dello Scià e l'anniversario della Rivoluzione iraniana, la gente e gli studenti torneranno a manifestare".

C'è quindi la possibilità per l'Iran di un governo democratico, non teocratico?
"Sì, come c'è anche nel programma del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, che prevede un governo laico".

Il riformista Moussavi in che cosa è diverso da Khamenei e da Ahmadinejad?
"Se Moussavi rinnegherà Ahmadinejad e la Guida suprema Khamenei e si metterà dalla parte del popolo, noi lo appoggeremo e di sicuro sarà appoggiato dal popolo iraniano, ma se sta con loro e vuole una riforma dentro questo regime, allora resta parte del regime iraniano e non cambia niente".

Condivide gli appelli dei riformisti Moussavi e Karrubi per risolvere la crisi?
"Veramente sono molto deboli, e come abbiamo visto Moussavi e Karrubi sono indietro rispetto alla rivolta, gli studenti invece sono molto avanti. Questi appelli chiedono soltanto una riforma all'interno del regime iraniano che ormai non è possibile perchè vediamo che la gente grida morte a Khamenei, morte alla dittatura e ad Ahmadinejad".

"I manifestanti hanno tirato giù le foto di Ahmadinejad, di Khamenei e anche di Khomeini, che era il primo leader della Rivoluzione iraniana. E questo dimostra cosa stia succedendo veramente in Iran".

"E abbiamo visto anche nelle ultime manifestazioni come il regime sia diventato più feroce e come abbia deciso una repressione ancora più forte. Khamenei negli ultimi discorsi ha detto che per gli oppositori e per chi ha partecipato alle manifestazioni ci saranno dure condanne".

Degli arrestati si sa nulla? E delle madri dei giovani scomparsi o uccisi, che sono state arrestate nei giorni scorsi?
"Abbiamo saputo da fonti della resistenza che le madri in lutto sono state rilasciate su pressione della comunità internazionale. La commissione delle donne della resistenza iraniana aveva chiesto alle organizzazioni umanitarie e alle Nazioni Unite di inviare ispettori per verificare la situazione. Ma di migliaia di arrestati da giugno ad ora non si sa nulla".

I riformisti definiscono "parziale" l'inchiesta del governo iraniano sugli abusi nelle carceri del Paese. Voi sapete di violenze o torture che le persone arrestate hanno subìto?
"Qualcuno che è riuscito ad uscire ha raccontato delle violenze, specialmente sulle donne. Chi è riuscito a fuggire dall'Iran ha raccontato storie di violenze continue sia sugli uomini che sulle donne".

"Ma nessun rappresentante delle organizzazioni umanitarie ha potuto visitare finora le carceri iraniane".

DOMANI A ROMA ALLE ORE 14 MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO IRANIANO


giovedì 14 gennaio 2010
DOMANI MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO IRANIANO DI FRONTE ALL'AMBASCIATA DEI MULLAH A ROMA

Comunicato stampa

L' Associazione Giovani Iraniani ha indetto una manifestazione di solidarieta' con il popolo iraniano per domani alle ore 14 di fronte all'Ambasciata del regime fondamentalista dei mullah.
Nelle carceri iraniane si trovano tuttora migliaia di ragazze e ragazzi arrestati durante le manifestazioni post elettorali di protesta. Sono sottoposti ai piu' disumani trattamenti fisici e morali e rischiano seriamente la vita. L' attentato di alcuni giorni fa contro il fisico iraniano aumenta la nostra preoccupazione per la sorte dei giovani arrestati e detenuti nelle famigerate carceri iraniane e potra' essere usato come pretesto per iniziare una nuova ondata di esecuzioni dei prigionieri politici. Pertanto chiediamo la partecipazione di tutti coloro che desiderano esprimere la loro vicinanza alle leggittime richieste di liberta' e di democrazia del popolo iraniano.

Azar Karimi, presidente dell'Associazione Giovani Iraniani

DOMANI ALLE ORE 14 MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' A ROMA


Iran, prigionieri politici rischiano l'esecuzione
Thursday, 14 January 2010
AMNESTY INTERNATIONAL

SEZIONE ITALIANA
(13 gennaio 2010)

Amnesty International ha chiesto alle autorità iraniane di fermare l'impiccagione di almeno 17 curdi, tra cui una donna, condannati a morte per reati politici. La loro esecuzione potrebbe essere imminente, poiché già due curdi sono stati messi a morte nelle ultime settimane: l'ultima esecuzione, nei confronti di Fasih Yasmini, è avvenuta il 6 gennaio.

Questi condannati a morte sono stati ritenuti colpevoli di "moharebeh" (comportamento ostile nei confronti di Dio) per aver fatto parte di un gruppo politico curdo di opposizione illegale, il Partito per una vita libera in Kurdistan (Pjak) e di un gruppo armato marxista, il Komala. Alcuni prigionieri sarebbero stati torturati in carcere e non avrebbero avuto accesso alla difesa.

A rischiare l'esecuzione è anche un altro prigioniero politico, Ali Saremi, 62 anni, condannato il 29 dicembre scorso sempre per "moharebeh" a causa della sua militanza nell'Organizzazione dei mujaheddin del popolo dell'Iran (Pmoi). È stato arrestato nel settembre 2007 dopo che aveva preso la parola nel corso di una cerimonia funebre, organizzata al cimitero Kharavan di Teheran per commemorare le vittime del "massacro delle prigioni" del 1988. Complessivamente, ha trascorso 23 anni in carcere a causa delle sue attività politiche, prima e dopo la Rivoluzione islamica.

UN'INTERESSANTE VIDEOCLIP SULLA RIVOLTA IN IRAN CON LA VOCE DI HESSAM

APPELLO DELL'AMNESTY INTERNATIONAL PER FERMARE LE ESECUZIONI IN IRAN


Iran, prigionieri politici rischiano l'esecuzione
Thursday, 14 January 2010
AMNESTY INTERNATIONAL

SEZIONE ITALIANA
(13 gennaio 2010)

Amnesty International ha chiesto alle autorità iraniane di fermare l'impiccagione di almeno 17 curdi, tra cui una donna, condannati a morte per reati politici. La loro esecuzione potrebbe essere imminente, poiché già due curdi sono stati messi a morte nelle ultime settimane: l'ultima esecuzione, nei confronti di Fasih Yasmini, è avvenuta il 6 gennaio.

Questi condannati a morte sono stati ritenuti colpevoli di "moharebeh" (comportamento ostile nei confronti di Dio) per aver fatto parte di un gruppo politico curdo di opposizione illegale, il Partito per una vita libera in Kurdistan (Pjak) e di un gruppo armato marxista, il Komala. Alcuni prigionieri sarebbero stati torturati in carcere e non avrebbero avuto accesso alla difesa.

A rischiare l'esecuzione è anche un altro prigioniero politico, Ali Saremi, 62 anni, condannato il 29 dicembre scorso sempre per "moharebeh" a causa della sua militanza nell'Organizzazione dei mujaheddin del popolo dell'Iran (Pmoi). È stato arrestato nel settembre 2007 dopo che aveva preso la parola nel corso di una cerimonia funebre, organizzata al cimitero Kharavan di Teheran per commemorare le vittime del "massacro delle prigioni" del 1988. Complessivamente, ha trascorso 23 anni in carcere a causa delle sue attività politiche, prima e dopo la Rivoluzione islamica.

MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' E DI VICINANZA AI GIOVANI IRANIANI


giovedì 14 gennaio 2010
DOMANI MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO IRANIANO DI FRONTE ALL'AMBASCIATA DEI MULLAH A ROMA

Comunicato stampa

L' Associazione Giovani Iraniani ha indetto una manifestazione di solidarieta' con il popolo iraniano per domani alle ore 14 di fronte all'Ambasciata del regime fondamentalista dei mullah.
Nelle carceri iraniane si trovano tuttora migliaia di ragazze e ragazzi arrestati durante le manifestazioni post elettorali di protesta. Sono sottoposti ai piu' disumani trattamenti fisici e morali e rischiano seriamente la vita. L' attentato di alcuni giorni fa contro il fisico iraniano aumenta la nostra preoccupazione per la sorte dei giovani arrestati e detenuti nelle famigerate carceri iraniane e potra' essere usato come pretesto per iniziare una nuova ondata di esecuzioni dei prigionieri politici. Pertanto chiediamo la partecipazione di tutti coloro che desiderano esprimere la loro vicinanza alle leggittime richieste di liberta' e di democrazia del popolo iraniano.

Azar Karimi, presidente dell'Associazione Giovani Iraniani

mercoledì 13 gennaio 2010

Azar Karimi, leader dell’Associazione Studenti Iraniani in Italia



Intervista di Azar Karimi con il sito Women in the City
10.01.10
STANDING OVATION PER AZAR
di Zenab Ataalla

Parla la giovane studentessa iraniana, figlia di esuli politici nel nostro Paese, che con la sua testimonianza sulla protesta di Theran ha commosso Pier Ferdinando Casini all’ultimo congresso UDC

Incontro Azar alla manifestazione di solidarietà con il popolo iraniano, organizzata davanti all’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma.
Appena la vedo sono tre le cose che mi colpiscono: la figura minuta, gli occhi profondi color onice, ed il tono di voce con cui mi saluta, che lascia trasparire la sua grinta. D’altronde il suo nome significa “fuoco” in persiano.
Azar ha 23 anni, è nata e cresciuta a Roma, ed è iscritta al terzo anno di Giurisprudenza alla Sapienza. Dell’Iran, il suo paese, sino ad oggi ha potuto ascoltare solo i racconti dei suoi genitori: 30 anni fa, dopo la Rivoluzione e la grande repressione di Khomeini contro i dissidenti interni, il padre e la madre, allora giovani studenti universitari anch’essi, costretti a fuggire, sono giunti in Italia come rifugiati politici.
Attivisti per i diritti di democrazia e libertà, i genitori , hanno continuato la loro attività politica anche qui: una costante che ha fatto da sfondo alla vita di Azar. Da bambina segue i genitori alle manifestazioni contro il regime degli Ayatollah che gli attivisti promuovono in tutta Europa, a 14 anni è in piazza con un gruppetto di ragazzi figli di esuli politici come lei. Nel 2006 ottiene la licenza liceale, si iscrive a Giurisprudenza, e fonda l’associazione Giovani Iraniani in Italia.
La protesta scoppiata in Iran a giugno, dopo la contestata rielezione di Mamhud Ahmadinejed alla presidenza del Paese, con migliaia di persone in piazza, donne e uomini, giovani ed anziani, non ha sorpreso Azar. Mi spiega: “La repressione dura da 30 anni, la gente non ne può più. E dopo le ultime elezioni, ha detto basta. Le ragazze di Tehran, di Mashad, e di altri centri con cui sono in contatto, mi ripetono tutte la stessa cosa: continueremo a manifestare finchè otterremo diritti e democrazia, la repressione non ci fermerà.”.
A metà dello scorso dicembre, Azar Karimi, con il suo intervento a difesa del diritto alla protesta degli iraniani contro il regime teocratico, ha appassionato la platea dei delegati del congresso dell’UDC. Stretta tra Lorenzo Cesa e Pierferdinando Casini, che l’ha abbracciata a lungo assicurandole il sostegno della sua formazione politica, mentre il congresso tributava alla giovane una vera e propria standing ovation.

Women in the city. Azar, sei iraniana nata in Italia, come hai vissuto la tua infanzia?
Azar Karimi. Ho vissuto relativamente bene, da cittadina italiana, come una persona normale. Integrata bene e con tanti amici. Ma ho sempre sentito di avere qualcosa di meno rispetto ai miei coetanei.
Io non potevo e ancora non posso andare nel mio Paese, tornare a casa, visitare la città dei miei genitori, la nostra famiglia, i miei nonni. Questo, perché i miei genitori sono esuli politici, dissidenti del regime dei mullah, tornare in Iran per loro significa la prigione e la morte.
Quando ero piccola, questo non potere tornare in Iran mi poneva sempre tante domande, e non riuscivo a comprendere veramente la ragione. Crescendo, ho capito: lo status di rifugiati politici dei miei genitori si è trasmesso automaticamente anche a me, quando sono nata.
Quindi, nonostante io abbia la cittadinanza italiana dall’età di 18 anni, andare in Iran mi è praticamente vietato: potrei essere arrestata, non ho la certezza del ritorno. Lì i miei genitori sono conosciuti, ed è conosciuta la loro attività politica.

Witc. Quale è il sentimento che più di tutti segna una ragazza come te, figlia di perseguitati politici? La paura? Anche qui, in Italia?
A.K. Paura per me, certamente no, perché vivo in un Paese democratico, dove c’è libertà, quella che tanti miei coetanei iraniani sognano di ottenere. Paura per la mia famiglia, in Iran, insieme al rimpianto di non poterli vedere, si.
ero più piccola, la paura più grande la provavo per i miei nonni. Sentivo le loro voci e i racconti al telefono: vivevano sotto la pressione delle milizie, non potevano lasciare insieme il Paese per venirci a trovare, solo uno per volta. I periodi consentiti erano sempre più brevi, e quando il nonno o la nonna decidevano di venirci a trovare, cominciavano a ricevere minacce telefoniche.
Una volta al mese mia nonna veniva portata in commissariato per essere interrogata, ed una volta è stata incarcerata con mia zia per un mese intero. I carcerieri le raccontavano che mia madre era stata uccisa, oppure che sarebbe stata assassinata se lei non fosse riuscita a convincerla a smettere la sua attività politica contro il regime. A mia madre venivano inviate le stesse minacce: se non avesse smesso, i suoi genitori, tutta la famiglia, sarebbero stati giustiziati. Naturalmente sia noi che i nostri parenti in Iran sapevamo che nulla di quello che diceva il regime era vero, ma la paura rimaneva.

Witc. Quale il tuo punto di vista sull’attuale situazione in Iran?
A.K. Penso che in Iran siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Adesso la gente che manifesta sa quello che vuole: il rovesciamento del regime e di tutti gli apparati che gli ruotano intorno. L’obiettivo sono democrazia e elezioni libere.
Da quando sono iniziate le manifestazioni di piazza, io e i miei amici proviamo una grande preoccupazione per quanto avviene laggiù, per la repressione, per il sangue versato, ma nello stesso tempo siamo elettrizzati perché qualcosa sta cambiando.

Witc. A cosa pensi quando dici “cambiamento”?
A.K. Cambiamento per me è la volontà della gente, nel senso che oggi gli ayatollah non possono più nascondere che c’è una forte opposizione popolare alla loro politica. La gente vuole apertamente la caduta del regime teocratico e l’instaurazione della democrazia.
Pochi giorni fa ho visto un breve video nel quale si vedono manifestanti che prendono d’assalto un gruppo di poliziotti, riuscendo a metterli in un angolo. Si vedeva chiaramente che i poliziotti avevano paura: la gente gli tirava i sassi addosso, mentre loro scappavano pur essendo armati.
Fino a qualche mese fa queste cose non si vedevano. Come non si vedevano bruciare le foto di Khomeini per strada, o gridare slogan come “morte al dittatore”. Adesso è ben chiaro che quando si sente gridare “morte al dittatore” significa dire morte a lui, al suo governo ed al suo regime.

Witc. Gli analisti occidentali dicono che la protesta ha messo in luce nel paese una spaccatura sociale, a protestare sarebbe l’elite intellettuale e benestante. Quale è il tuo punto di vista?
A.K. Sono convinta che non sia così: la protesta è trasversale, e coinvolge giovani e anziani, donne e uomini, tutti gli strati sociali. Un nipote di Moussavi è stato ucciso, il figlio di un membro del regime è stato torturato, seviziato e poi ammazzato in carcere.
È una pretesta generale, ciascuno ha vinto la propria paura ed è sceso in piazza. Il malcontento che serpeggiava da trentanni è esploso.
In prima fila ci sono migliaia di donne. Perché sorprendersi? L’Iran è un paese giovane, le ragazze vanno a scuola da cento anni, vanno all’università, lavorano. Il regime misogino le ha sempre trattate in un modo animalesco, brusco. Imponendo una condizione di sottomissione, di inferiorità legale; le donne iraniane sono represse, sorvegliate nell’abbigliamento, separate dagli uomini nello spazio pubblico.
Vivere una condizione di questo genere è impensabile, la donna non è una proprietà. Penso che il regime abbia sempre temuto la nostra potenza, perché in un modo o nell’altro le iraniane gli hanno sempre dato filo da torcere, e per questo Neda, la studentessa uccisa nel corso delle manifestazioni, è diventata il simbolo di tutta la protesta iraniana.
Dall’altra parte, nella provincia iraniana o nei quartieri cittadini degradati si sono anche molti analfabeti, molti disoccupati e molti drogati. Se metti una persona nella condizione di restare analfabeta, di avere la droga e di non avere un lavoro, sei sicuro che difficilmente riuscirà a ribellarsi.



Witc. La tua associazione conta più di 50 soci fondatori, che rapporti riuscite ad avere con gli studenti della protesta che vivono in Iran?
A.K. Avere rapporti è difficile, le possibilità di comunicare sono sempre più problematiche perché il regime ha censurato tutte le reti e ha bloccato le schedi telefoniche. C’è chi usa i cellulari e fa video istantanei o foto che poi passano di mano in mano.
Di certo, posso dire che i giovani iraniani non si fermano per la censura del regime, anche loro sanno come muoversi.

Witc. In questi giorni è circolata il video di un ragazzo che si era velato come le donne per protesta...
A.K. La storia non è proprio così; questo ragazzo è stato arrestato durante una manifestazione e portato in carcere. Lì, per umiliarlo, gli hanno fatto indossare un velo da donna in testa, e poi è stato fotografato. Le foto sono state fatte circolare nel Paese, ma l’effetto è stato contrario a quanto sperava il regime. I giovani che hanno visto le immagini hanno deciso di manifestare la propria solidarietà al compagno, tutti hanno indossato veli da donna, e si sono fatti fotografare. Le cosa è continuata per giorni, e le foto circolano ancora.
Quello che voglio dire è che i giovani, le donne, trasformano ogni evento grande o piccolo in un pretesto per scendere in piazza, così è stato per le elezioni di giugno, per la festa dell’Ashura, per la morte dell’ayatollah Monteseri…
I miei coetanei chiedono libertà di scelta, non è possibile vivere in un posto dove ti possono frustare pubblicamente perché ti piace il rock.

Witc. Tra i giovani si parla del “dopo Ahmadinejead”? Che tipo di governo pensano possibile? Quale il ruolo dell’Occidente?
A.K. Ciascuno ha la sua idea, il denominatore comune per tutti sono elezioni libere, con partiti politici plurali. Chiediamo solo che la gente sia libera di scegliere e votare chi vuole. Maryam Rajavi, presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana in esilio, sostiene la prospettiva di un cambiamento per mano del popolo iraniano e della sua resistenza, l’aiuto dei governi occidentali serve per garantire un passaggio non violento.
Ma sono convinta che in ogni caso la gente ha già scelto di fare cadere questo regime, e come ci insegna la storia iraniana ci riuscirà.
.
Witc. Il 19 dicembre scorso sei intervenuta al congresso dell’UDC, ed hai parlato della situazione iraniana. Il segretario Casini ti ha abbracciata, il congresso ti ha applaudita a lungo. Quali i punti forti del tuo appello?
A.K. Ho parlato per circa 4 minuti, ho chiesto solidarietà per i diritti del popolo iraniano, e per la nostra causa. C’erano più di mille persone. Ero molto emozionata, la strizza mi venuta appena mi hanno comunicato che sarei intervenuta prima del presidente Casini. Ho pensato subito: “ecco se devo fare una figuraccia, la farò per bene”. Il congresso ha accolto benissimo il mio intervento, molti poi mi hanno detto di essere rimasti colpiti dal fatto che un volta tanto non si era parlato in politichese, ma concretamente e con il cuore. Sono stata molto applaudita, e il presidente Casini mi ha preso per mano. Eravamo tutti emozionati.

Witc. Cosa dovrebbe fare a tuo avviso il Governo italiano di fronte alla protesta iraniana?
A.K. Dopo le elezioni del 12 giugno, l’Italia è stato l’unico Paese che ha lasciato aperte le porte della sua ambasciata per tre giorni, permettendo a 80 persone di ottenere il visto.
Poi, mettendo da parte i diversi impegni istituzionali, poco di pratico è stato fatto. Ronchi, il ministro delle Politiche Europee, ha espresso più volte la sua solidarietà al popolo iraniano, chiedendo la cessazione della repressione, e l’adozione di una mozione al Parlamento europeo.
Aldilà di altre generiche attestazioni di solidarietà, di concreto non è stato fatto nulla, e chi dovrebbe parlare in questo momento, tace.

Witc. Come vedi l’informazione dei media italiani sulla situazione in Iran?
A.K. L’informazione è episodica, non viene mai approfondito il contesto, il reale bilancio dei morti, degli arrestati, il fatto che regime ha dichiarato di voler giustiziare le persone fermate durante le manifestazioni degli ultimi giorni. Bisognerebbe fare giornalismo investigativo, inchieste sul numero vero dei morti: quanti sono veramente i manifestanti morti o arrestati, su 6 milioni di persone in piazza? Il numero è altissimo, per non parlare dei dispersi.
Lo dicono le organizzazioni non governative, come Amnesty International che si sta impegnando moltissimo. E ce lo dicono i giovani attraverso Twitter. Ma se ascolti il nostro telegiornale, il bilancio è sempre bassissimo. Anche se importante che comunque se ne parli.

Witc. Cosa ti aspetti dal futuro?
A.K. Spero il prossimo anno di poter festeggiare in Iran il capodanno e di stare insieme ai miei parenti.

martedì 12 gennaio 2010

COMUNICATO STAMPA SUL VIAGGIO DEL SENATORE MARCENARO IN IRAN

Riguardo il viaggio in Iran del senatore Marcenaro, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, Associazione Donne Democratiche, Associazione Giovani iraniani insieme all'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia condannano fermamente la visita che senza altro leggittimizza la repressione del popolo iraniano. In questo momento, qualsiasi azione del genere viene sfruttato dal regime iraniano ai fini propagandistici e politici e lo incoraggia a proseguire sulla via della repressione e del terrorismo.
Chiediamo al governo italiano di prendere una netta posizione riguardo questo viaggio e sollecitiamo tuti i partiti e organizzazioni politiche a condannare fermamente questa inopportuna interferenza che favorisce sicuramente il regime dittatorial-clericale iraniano.

IRAN: UCCISO IN UN ATTENTATO UN SCIENZIATO NUCLEARE


Alcune immaggini del vile attentato contro il scienziato nucleare iraniano, ucciso dai sicari del regime di Ahmadinejad poco dopo essere uscito da casa.
Secondo le informazioni pervenutemi, il professor Massoud Ali Mohammadi, era in contatto con una univerità svedese per il suo prossimo treasferimento all'estero. Professor Mohammadi da alcuni mesi aveva interrotto tutti i suoi rapporti con Ente atomico iraniano e il regime dei mullah temevo un suo trasferimento all'estero.
Con l'uccisione del professor Mohammadi il regime di ahmadinejad ha eliminato fisicamente un potenziale pericolo per le rivelazioni circa il suo programma atomico atribuendo la responsabilità agli americani e israeliani onde preparare il terreno ad una nuova ondata di massacro degli oppositori e delle persone arrestate ultimamente nel periodo post elettorale.
Associazione rifugiati politici iraniani condannando fermamente l'uccisione del professor Mohamamdi mette in guardia la comunità internazionale su una nuova campagna di esecuzioni politiche degli opppositori da parte del regime di Ahmadinejad e chiede alle istituzioni inetrnazionali l'invio di una Commissione di Indagine sui massacri e maltrattamenti avvenuti nelle carceri iraniane.
Secondo le informazioni in mio possesso, il Consiglio di sicurezza nazionale iraniana ha già adottato una serie di misure repressive "struscianti" e " silenziosi" contro i partecipanti alle manifestazioni tipo eleiminazioni fisiche e sparizioni in modo tale da eliminare fisicamente gli elementi attivi e allo stesso tempo fomentare il terrore e la paura tra la popolazione. Misure che senza altro non potranno fermare il sunnami della rabbia e dello sdegno del popolo iraniano.
Chiediamo anche al governo italiano di codannare fermamente l'uso della violenza condizionando qualsiasi attività politica-commerciale al rilascio di tutte le persone arretsate durante le manifestazioni di protesta.
Karimi davood, presidente dell'associazione rifuiati politici iraniani residenti in Italia

DOVE VA IL SENATORE MARCENARO NEL MOMENTO IN CUI IL POPOLO IRANIANO GRIDA MORTE AL DITTATORE?






CONDANNIAMO FERMAMENTE IL VIAGGIO DI VERGOGNA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DIRITTI UMANI DEL SENATO IN IRAN
E' UN ERRORE STRATEGICO STRINGERE OGGI LE MANI DI COLORO CHE SONO RESPONSABILI DEL MASSACRO DEL POPOLO IRANIANO E DELLA MORTE DEI SOLDATI ITALIANI IN AFGHANSITAN
QUALE E' STATA L'ESIGENZA DI QUESTO VIAGGIO NEL MOMENTO IN CUI LE STRADE DI TEHERAN SONO DIVENTATE ROSSE DEL SANGUE DI NEDA E DI MIGLIAIA ALTRE NEDA?
CHIEDIAMO UNA UNANIME CONDANNA DEL MONDO POLITICO ITALIANO E LA DIMISSIONE DI MARCENARO DALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSSIONE DEI DIRITTI UMANI DEL SENATO

Con alcuni giorni di ritardo sono venuto a sapere della vergognosa e inaspettata visita privata del presidente della commissione per i diritti umani del Senato della repubblica, Pietro Marcenaro in Iran.
La notizia di per se non mi ha stupito conoscendeo le simpatie del senatore per la banda di khamanei-Ahmadinejad. La cosa che mi ha colpito di più è la natura della visita privata e il momento in cui è stata effettuata in fretta e furia. Quale è stata la necessita di una visita del genere nel momento in cui all'inizio di gennaio 3 deputati italiani del PDL del parlamento europeo, in un comunicato congiunto avevano dichiarato di "non voler recare in Iran perchè il loro viaggio avrebbe offerto leggittimità e copertura a tanta violenza e repressione del regime dei mullah contro il popolo iraniano". Quale è stata la necessità di questo privato viaggio nel momento in cui gli asfalti di Teheran sono diventati rossi del sangue di Neda e di tante altre ragazze e ragazzi? Non riesco a capire come mai Marcenaro abbia visitato e incontrato due dei peggiori uomini dei servizi segreti iraniani di nome Brujerdi e Ahani, responsabili dei più feroci attentati terroristici in Europa oggi diventati due alti responsabili in campo di sicurezza del regime clericale dei mullah?. Non capisco cosa abbia detto loro e cosa abbia chiesto a loro? Il popolo iraniano è rimasto altamente grato al parlamento europeo quando ha saputo che è stato sospeso il viaggio di una sua delegazione in Iran. Non capisco perchè il senatore Marcenaro abbia scelto questo momento particolare in cui il regime ha fortemente bisogno della legittimità internazionale? Oggi, qualsiasi viaggio, privato o non viene sfruttato dagli aguzzini del popolo iraniano come un mezzo di sostentamento e di supporto internazionale e va combattuto e smascherato con tutta la forza a prescindere da chi e con quale obiettivo lo fa. Vorrei sapere anche dove era il senatore e con chi stava trattando e su che cosa e per conto di chi quando le madri dei caduti sono stati aggredite ferocemente a Teheran e malmenate e arrestate e portate in carcere di Evin dove tuttora molte di loro sono detenute nonostante le età avvanzate? Non capisco a quale titolo, il senatore della repubblica e per giunta capo di una commissione di estrema importanza, si reca in questo delicato momento in Iran incontrando le più alte autorità in campo di sicurezza e di intelligence? Quale è stato il suo messaggio? Vorrei tanto sapere se il senatore abbia mai chiesta o almeno abbia avuto un minimo coraggio di chiedere ai suoi interlocutori, responsabili anche del terrorismo iraniano, per quale reato sono stati uccisi i sei soldati italiani in Afghansitan? E quali sono state le risposte che ha avuto e per quali finalità? Non è che per caso il senatore è caduto spontaneamente nella famosa formula "80 e 20"? Per chi non consoce questa formula inventato dal gruppo di Brujerdi-Ahani & compagny( il primo è il capo della commissione sicurezza del parlamento e il secondo responsabile per l'Euorpa del ministero degli esteri), devo spiegare che il regime dei mullah per dare credibilità ai suoi referenti internazionali ha inventato questa fromula secondo cui , gli "amici" stranieri, per 80 per cento, devono criticare il regime dei mullah e per 20 per cento devono insultare e screditare la resistenza iraniana. In modo tale da fingere di essere oppositori del regime e per poter colpire l'opposizione e in particolar modo la resistenza iraniana. Una politica che il senatore Marcenaro, coscientemente o in coscientemente, mi auguro che sia valido il secondo, ha portato avanti fino ad oggi portando e dirottando acqua nel mulino del regime fondamentalista e terrorista di Ahmadinejad che all'interno del paese ha fatto diventare rosso le strade di Teheran, col sangue delle ragazze e dei ragazzi che gridano "Morte al dittatore, morte a Khamenei","viva la libertà e la democrazia", e al di fuori dell'Iran non fa altro che lanciare ingiurie e insulti e minacce per l'eliminazione dell'Israele.
A nome di Neda, simbolo della resistenza del popolo iraniano contro uno dei peggiori regimi della storia dell'umanità e a nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia esprimo il nostro sdegno e rammarico a questo inopportuno e vergognoso viaggio di soccorso ad un regime che sta barcollando, con una testa spaccata in due, sotto i colpi della protesta di milioni di donne e uomini che hanno già deciso di mandare in pattumiera della storia dell'umanità, l'intero regime dei mullah insieme a tutto "l'indotto"! Riteniamo questo viaggio un oltraggio al sangue di migliaia di persone che hanno sacrificatao la loro vita per la libertà e la democrazia in Iran e per la sicurezza mondiale di cui il regime iraniano è il pricipale fautore dell'instabilità e dell'insicurezza.
Ribadisco e chiudo la mia nota di protesta aggiungendo che non abbiamo bisogno delle interferenze del senatore Marcenaro e nemmeno del suo intervento"umanitario" che contribuiscono, senza alcun minimo dubbio, al prolungamento della maligna soppravvivenza del regime dei mullah: Il popolo iraniano sa cosa fare con questo regime , e nelle starde e nelle piazze, i suoi migliori figli, orgogliosamente stanno dimostrando che sono capaci di affrontare la situazione per ripristinare la libertà e la demcorazia. Basta che gli altri non interferiscano a favore del regime dei mullah. Il popolo iraniano non ha bisogno nè dell'intervento umanitario e nè politico dei personaggi come Marcenaro!
Alla notizia del viaggio del senatore in Iran sicuramente i caduti della resistenza italiana si saranno rivoltati, allora a nome di loro chiedo al senatore di dimettersi da questo incarico.
Chiedo a tutti i partiti e organizzazioni politiche e umanitarie di condannare fermamente il viaggio del presidente della "Commissione Diritti Umani" del Senato della repubblica scrivendo un email all'indirizzo del presidente , il senatore Schifani , e mandando anche una coppia all'irandemocratico@yahoo.it
grazie
karimi davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

lunedì 11 gennaio 2010

LE MADRI IRANIANE COME QUELLE DI PLAZA DE MAYO


Esteri

Sholeh Sharzad, presidente delle donne iraniane in Italia, a CNRmedia: "L'Onu vada a visitare le carceri iraniane coi prigionieri politici: secondo le stime erano 10mila già dopo i primi mesi di protesta. Delle madri non si sa più nulla"


Teheran come la Buenos Aires dei desaparecidos. Alcune donne manifestavano ogni sabato nella piazza principale di Terehan. Alcune per ricordare il figlio o la figlia uccisa nelle manifestazioni contro il regime, altre per chiedere notizie sulla sorte di un figlio arrestato e di cui non si sa più nulla. La storia delle madri di Teheran ricorda da vicino, forse troppo, quella delle madri e nonne di Plaza de Mayo, in Argentina, ai tempi dei desaparecidos, della dittatura '76-'83. "Anche sabato scorso le madri si sono riunite a Teheran, ma sono state tutte arrestate. Sono 33 e sono quasi tutte anziane. Due in gravi condizioni di salute sono state rilasciate, ma delle altre non sappiamo niente" racconta a CNRmedia.com Sharzad Sholeh, presidente delle donne iraniane in Italia. "Ora il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana e la sua commissione delle donne ha fatto un appello a tutte le organizzazioni dei diritti umani e specialmente alle Nazioni Unite perché inviino un ispettore speciale per visitare i prigionieri politici nelle carceri iraniane, soprattutto le madri. Davanti al carcere di Evin altri genitori ora stanno manifestando". Quanti sono gli oppositori del regime che sono stati imprigionati? "La cifra è molto alta perché solo durante i primi mesi di protesta il numero era 10mila, recentemente, solo nella giornata di Al-Shura hanno arrestato fra le 500 e le mille persone. I detenuti che erano nel carcere di Evin sono stati spostati perché non c'era più posto.Il carcere di Evin è tristemente famoso in Iran: costruito ai tempi dello scià, è usato per i detenuti politici ed è là che vengono torturati".

Francesca Sassoli CNRmedia 11/01/10

domenica 10 gennaio 2010

ARRESTATI LE MADRI DEI CADUTI DELLA RIVOLTA


Retata durante raduno in un parco nel centro di Teheran
10 gennaio, 14:01


(ANSA) - TEHERAN, 10 GEN - Trenta donne i cui figli sono stati uccisi o sono scomparsi nella repressione delle proteste in Iran, sono state arrestate ieri a Teheran.

L'arresto e' avvenuto da parte dalle forze di sicurezza mentre, come ogni sabato, le donne dell'organizzazione 'madri in lutto', si radunavano nel Parco Laleh, nel centro di Teheran. Lo riferiscono oggi alcuni siti dell'opposizione, tra i quali Kaleme, di Mir Hossein Mussavi.

sabato 9 gennaio 2010

PROFANATA LA TOMBA DEL SIMBOLO DELLA RESISTENZA IRANIANA


La morte di Neda
Teheran, 08-01-2010
Per la seconda volta e' stata profanata la tomba di Neda Soltan, la studentessa iraniana uccisa durante le proteste anti-regime dello scorso giugno e divenuto il volto-simbolo nel mondo dell"onda verde'.
Immagini ottenute dal Times mostrano che la lastra nero su cui e' inciso il volto della giovane e' stato crivellato di proiettili. La profanazione e' avvenuta nonostante agenti iraniani montino la guardia tutto il giorno accanto alla tomba per evitare che diventi il sacrario di un martire.
La famiglia di Neda aveva messo in loco la nuova pietra tombale il 14 dicembre scorso, dopo che la precedente lastra era stata distrutta a meta' novembre.
I genitori hanno scoperto il nuovo danno il 31 dicembre, cinque giorni dopo che il quotidiano britannico aveva nominato la ragazza "Persona dell'Anno".

giovedì 7 gennaio 2010

MANIFESTAZIONE A ROMA, DI FRONTE ALL'AMBASCIATA DEL REGIME DEI MULLAH CONTRO LA REPRESSIONE DEL POPOLO IRANIANO

"ABBASSO KHAMENEI, ABBASSO LA DITTATURA"
"LIBERI, LIBERI I PRIGIONIERI POLITICI"
"LIBERTA', LIBERTA', LA DEMOCRAZIA IN IRAN"
"INSIEME AI GIOVANI IRANIANI GRIDIAMO MORTE A KHAMENEI, MORTE ALLA DITTATURA, VIVA LA LIBERTA'"


Contro la repressione del popolo iraniano e per la solidarieta' con le ragazze e i ragazzi della rivolta nazionale, Associazione Donne democratiche, Associazione Giovani, Associazione ingegnieri e specialisti insieme all'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia hanno organizzato una manifestazione di protesta di fronte all'ambasciata del regime dei mullah a Roma e insieme al popolo iraniano hanno gridato a gran voce :" Morte alla dittatura, Morte a Khamenei".
Alla manifestazione sono arrivate numerose adesioni da parte delle personalita' politiche e dei semplici cittadini di cui vi riporto alcuni:

Iran. Orlando (Idv). «Solidarietà a giovani iraniani in vista della manifestazione di domani 7 gennaio a Roma»

In vista della manifestazione di protesta di domani giovedì 7 gennaio a Roma contro il massacro del popolo iraniano, organizzata dall'Associazione Laureati e specialisti, Associazione Donne democratiche, Associazione Giovani iraniani insieme all'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia, Leoluca Orlando, portavoce nazionale dell'Italia dei valori, manifesta la sua solidarietà agli organizzatori e a tutti quanti si oppongono ad un regime che reprime chi scende in piazza per chiedere protezione dei propri diritti, libertà e democrazia. «Esprimo tutto il mio appoggio, e quello del mio partito, ai giovani coraggiosi che manifestano contro un potere liberticida. L'Italia dei Valori si batte e continuerà a battersi perchè la libertà di espressione, di parola, di protesta sia sempre garantita, nel nostro paese come in quei paesi nei quali diritti primari ed essenziali come la facoltà di opinione e critica sono tragicamente a rischio. Come gli eventi delle ultime settimane in Iran hanno mostrato».



Sorrento- L'associazione "Peninsula Felix" che raccoglie giovani studenti e adulti del territorio Sorrentino, ha aderito alla protesta di domani (7 gennaio) che si terrà a Roma di fronte all'Ambasciata Iraniana. Un gesto di solidarietà contro le repressioni che si stanno tenendo in questo paese. Pensinsula Felix si affianca così all' Associazione Laureati e specialisti, Associazione Donne democratiche, Associazione Giovani iraniani insieme all'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia che hanno organizzato una manifestazione di protesta contro il massacro del popolo iraniano. La manifestazione si terra' giovedi 7 gennaio alle ore 14 a Roma, di fronte all'ambasciata del regime fondamentalista dei mullah. "Chiediamo la partecipazione e la soldiarieta' di tutti coloro che condividono le nostre preoccupazioni circa la brutale repressione delle donne e degli uomini che scendono in piazza per reclamare i loro diritti e per ripristinare la liberta' e la democrazia in Iran" hanno dichiarato dal movimento per Iran Democratico "secondo le ultime notizie, provenienti dall'Iran" prosegue il comunicato " il regime dei mullah ha seri intenzioni di condannare a morte i migliaia di giovani che sono stati arrestati durante le recenti manifestazioni di protesta. Chiediamo ai partiti politici e alle organizzazioni umanitarie la massima partecipazione e solidarieta' con la rivolta del popolo irania. Con una sollecitazione, per le adesioni e la partecipazione scrivete all'email: irandemocratico@yahoo.it


"UNA VIA PER ORIANA" ESPRIME SOLIDARIETA' E PARTECIPA ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO IL MASSACRO DEL POPOLO IRANIANO

LA MANIFESTAZIONE SI TERRA' DOMANI DI FRONTE ALL'AMBASCIATA DEI MULLAH A ROMA

Alla Manifestazione parteciperanno diverse organizzazioni da tutta Italia, tra queste: L'Associazione Laureati e specialisti, Associazione Donne democratiche, Associazione Giovani iraniani insieme all'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia eed altre ancora.

La Manifestazione di protesta, contro il massacro del popolo iraniano, si terra' giovedi 7 a Roma, dalle 14.00 alle 16.00 di fronte all'Ambasciata del regime fondamentalista dei mullah.

Inivtiamo alla partecipazione e alla soldiarieta' tutti coloro che condividono le nostre preoccupazioni circa la brutale repressione delle donne e degli uomini che scendono in piazza per reclamare i loro diritti e per ripristinare la liberta' e la democrazia in Iran.

Secondo le ultime notizie provenienti dall'Iran, il regime dei mullah ha seri intenzioni di condannare a morte i migliaia di giovani che sono stati arrestati durante le recenti manifestazioni di protesta.

Pertanto chiediamo ai partiti politici e alle organizzazioni umanitarie la massima partecipazione e solidarieta' con la rivolta del popolo iraniano.

Chi intende aderire è pregato di inviare l'adesione all'indirizzo email: irandemocratico@ yahoo.it

Armando Manocchia Presidente Associazione "Una via per Oriana" www.unaviaxoriana.it



Siamo due cittadini di Bologna, pur non potendo partecipare alla manifestazione a Roma il 7 di gennaio, diamo la nostra solidarietà al popolo iraniano in lotta per la libertà e aderiamo idealmente all’iniziativa.
LIBERTA’ OGGI IN IRAN, SIGNIFICA LIBERTA’ PER IL MONDO INTERO DOMANI !
VIVA LE DONNE IRANIANE !
SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE ALLA LOTTA DEL POPOLO IRANIANO PER LA LIBERTA ’ !
MORTE AL REGIME DEI MULLAH !
Davide e Manuela





mercoledì 6 gennaio 2010

Iran - Da Roma la sfida delle donne iraniane. "La dittatura sta per finire"


Nella foto, Azar Karimi, presidente dell'associazione giovani iraniani

Di Patrizia Notarnicola

Affariitaliani.it,
Mercoledí 06.01.2010

Madre e figlia, due donne che lottano per la stessa causa da Roma. Shahrzad Sholeh è rifugiata politica in Italia, da dove continua a battersi per la libertà del suo popolo con suo marito, Davood Karimi, presidente dell'Associazione Rifugiati Politici Iraniani in Italia. Azar l'Iran non l'ha mai visto, ma sogna di andarci presto. In una rinnovata atmosfera di libertà. E come loro migliaia di donne nelle piazze di Teheran sfidano i cecchini per la democrazia.

Azar Karimi ha 23 anni, è nata a Roma, studia giurisprudenza e l'Iran non l'ha mai visto, eppure ogni giorno sogna di andarci. E' il paese da cui 30 anni fa, sotto la dittatura dello Scià Reza Pahlavi, sono fuggiti i suoi genitori, oggi rifugiati politici in Italia. E' il paese in cui, dallo 12 giugno scorso, quando c'è stata la contestatissima rielezione presidenziale di Ahmadinejad, migliaia di suoi coetanei stanno animando le piazze di Teheran e di altre città contro "i dittatori". E' il paese per il quale Asha lotta organizzando manifestazioni, conferenze, dimostrazioni, insieme all'Associazione dei Giovani Iraniani in Italia, di cui è diventata presidente. E' preoccupata ma nello stesso tempo felice perché "siamo arrivati finalmente ad un punto cruciale per la storia iraniana. C'è la speranza che la dittatura finisca al più presto" dice ad Affaritaliani.it.

Sua madre Shahrzad, presdiente dell'Associazione delle Donne democratiche in Italia, qui ha una vita felice, perché "c'è libertà" spiega ad Affaritaliani.it. Aveva più o meno la sua stessa età quando ha cominciato a fare attività politica in Iran. Quando nel 1976 la monarchia cominciò a vacillare, fu una delle tante donne che si unirono al movimento anti-Scià. Accanto ai Mojahedin ed i loro simpatizzanti fu tra le prime a partecipare alla lotta per la libertà per i prigionieri politici. Rischiava il carcere. "Ed una volta entrati in carcere - racconta- nessuno sapeva se sarebbe uscito".

Ma anche dopo la caduta dello Scià, ben presto gli iraniani si resero conto che nulla era cambiato. Il 7 marzo 1979, meno di un mese dopo la caduta della monarchia, Khomeini ordinò l'imposizione del codice di abbigliamento obbligatorio per le donne negli uffici e nei luoghi pubblici. Le donne iraniane lo sfidarono e tennero una grande dimostrazione a Tehran l'8 marzo, il giorno della festa della donna. "La repressione dura da più di 30 anni- spiega Shahrzad - Dopo l'ultima falsa elezione, la gente non ce l'ha fatta più. E' stato il pretesto per uscire dalle case e dire basta. Le accuse di brogli si sono trasformate in occasione per manifestare contro un regime repressivo, oppressivo e autoritario".

Sharzad e Azar, due donne, madre e figlia che oggi dall'Italia lottano per la stessa causa: denunciano gli arresti e le uccisioni in Iran, chiedono il rilascio dei prigionieri politici (impossibile stabilire con esattezza il numero), sono convinte che la resistenza del popolo iraniano farà cadere il regime, per il quale le donne valgono metà degli uomini, non hanno diritti di proprietà, hanno poche possibilità di lavorare e sono obbligate a coprire i loro corpi per non "corrompere uomini virtuosi e morigerati".

Donne come Neda Soltani, volto e simbolo della Rivoluzione verde, colpita a morte dai cecchini durante una manifestazione. I suoi ultimi istanti di vita, ripresi da un telefonino, hanno fatto il giro del mondo tramite You Tube e i siti di informazione.

Ed è una donna anche il presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, Maryam Rajavi, esule e rifugiata politica a Parigi dal 1982 a causa della repressione khomenista. Anche Maryam, laureata in ingegneria metallurgica all'università di tecnologia di Teheran, ha iniziato la sua attività politica contro lo Scià già negli anni '70 ed è diventata rapidamente una dirigente del movimento dei Mojahedin del popolo, un'organizzazione musulmana, democratica e nazionalistica che mirava all'instaurazione di un governo democratico, pluralistico e laico in Iran. Nel 1980 si è presentata alle elezioni legislative a Teheran ottenendo più di 250.000 voti.

"Le ragazze giovani, le donne e le signore anziane con la loro sorprendente presenza in prima linea, garantiscono il progresso della rivolta, nei confronti di un regime che sta giungendo al capolinea e sempre di più alla resa dei conti. Il popolo iraniano è ancor di più pronto per tutti i giorni della rivolta da qui alla vittoria finale" ha detto da Parigi la Rajavi. Ne sono convinte anche Azar e Sharzad, che dall'Italia chiedono ai Governi occidentali di non appoggiare il regime o, quanto meno di rimanere neutrali: il popolo iraniano - dicono- ha bisogno di questo aiuto dell'Occidente perché sta morendo sotto la dittatura del regime iraniano".

LA PROPOSTA. L'Associazione rifugiati politici iraniani si rivolge a tutti i partiti e le organizzazioni politiche italiane per proporre l'oganizzazione di una grande manifestazione di protesta di fronte all'ambasciata del regime dei mullah contro il massacro del popolo iraniano e per la solidarietà con le donne e gli uomini che sacrificano le loro vite per portare la libertà e la democrazia in Iran.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO