mercoledì 29 settembre 2010

Sakineh, Frattini:fermare mano del boia Il titolare della Farnesina chiede a Teheran "un gesto di clemenza e di dialogo verso la comunità internaziona

Un doveroso ringraziamento della nostra Associazione al ministro degli esteri On. Franco Frattini per il suo forte impegno a favore di Sakinehe e contro la pena di morte



Manifestazione in favore di Sakineh
Per Sakineh un incubo lungo quattro anni


ROMA - "Fermare la mano del boia". E' questo che il ministro degli esteri Franco Frattini chiede all'Iran, dopo il "grandissimo risultato" raggiunto di evitare "l'orrore della lapidazione" per Sakineh ora serve un passo in più: bloccare "la tragedia dell'esecuzione". Intervenendo a Uno Mattina, il titolare della Farnesina ha chiesto a Teheran "un gesto di clemenza e di dialogo verso la comunità internazionale", ricordando che quella per salvare Sakineh è "una battaglia per tutte le donne e gli uomini che rischiano di essere uccisi" e ribadendo che il governo italiano é "contro l'esecuzione di ogni condanna a morte", ovunque essa sia.

SARA' IMPICCATA',ANNUNCI E SMENTITE DA IRAN
di Alberto Zanconato
Sakineh "é stata condannata a morte" per l'uccisione del marito e sarà impiccata. L'annuncio, riportato oggi dal Tehran Times citando il procuratore generale iraniano, è sembrato far cadere ogni speranza di salvare la vita della donna, per la quale si sono mobilitati governi e organizzazioni umanitarie in Occidente. Ma la situazione è ancora tutt'altro che chiara, con il portavoce del ministero degli Esteri che ha parlato di un procedimento "non ancora concluso" e il figlio dell'imputata che ha sottolineato di attendersi un annuncio ufficiale della sentenza "fra due settimane".

Lo stesso figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, Sajjad Ghaderzadeh, ha comunque rivolto in lacrime un appello all'Italia, che è stata tra i Paesi più attivi nelle iniziative per cercare di fermare il boia. "Chiediamo alle autorità italiane di intervenire e aiutarci", ha detto Sajjad. Pronta la risposta della Farnesina: "Auspichiamo fortemente che la condanna possa essere rivista", ha affermato il portavoce, Maurizio Massari, aggiungendo che il governo "continuerà ad adoperarsi con la massima determinazione, come fatto finora". Sakineh Mohammadi-Ashtiani, 43 anni, di Tabriz, nel nord-ovest dell'Iran, si era vista sospendere nel luglio scorso una condanna alla lapidazione per adulterio. Ma ora, ha detto il procuratore generale Gholamhossein Mohseni-Ejei, citato dal Tehran Times, "la Corte l'ha riconosciuta colpevole di omicidio e la sua condanna a morte (tramite impiccagione, ndr) ha la precedenza sulla punizione per adulterio (tramite lapidazione, ndr)". Tuttavia, ad una domanda di un giornalista straniero durante la sua conferenza stampa settimanale, il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehman-Parast, ha detto solo che Sakineh è ora processata per omicidio, ma ha sottolineato che il procedimento non è ancora concluso. "Le procedure legali non sono finite - ha affermato Mehman-Parast - e il verdetto sarà annunciato quando saranno concluse". Secondo il figlio della donna, tuttavia, le parole del procuratore generale sono state un preannuncio ufficioso di una sentenza già decisa che, ha detto, "sarà resa ufficiale fra due settimane". Sajjad ha aggiunto che l'avvocato della madre, Javid Hutan Kian, si recherà sabato da Tabriz a Teheran per colloqui con le autorità giudiziarie centrali, nel tentativo di fare fermare o modificare il verdetto.

martedì 28 settembre 2010

SAKINEH: BONELLI (VERDI), ITALIA RITIRI AMBASCIATORE DA TEHERAN





28-09-10


(ASCA) - Roma, 28 set - ''Dopo l'annuncio che Sakineh Mohammadi Ashtiani sara' impiccata l'Italia ritiri immediatamente l'ambasciatore da Teheran. Il presidente iraniano Ahmadinejad sta facendo un uso politico della vita di Sakineh per alzare il livello dello scontro con Europa e Stati Uniti''.

Lo dichiara in una nota il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che rivolge ''un appello a tutte le forze politiche e sociali e a tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani e civili a mobilitarsi per salvare la vita della donna iraniana''.

''L'Europa - precisa Bonelli - deve cominciare a pensare di interrompere le relazioni diplomatiche con gli stati che non rispettano i diritti umani. L'impiccagione di Sakineh deve essere fermata, cosi' come vanno salvate le decine di donne che rischiano la lapidazione in Iran''.

SAKINEH IN PERICOLO DI VITA, E' MOLTO VICINA ALL'ESECUZIONE


martedì 28 settembre 2010, 13:49

La donna ha già scontato nel 2004 una condanna a 99 frustate per adulterio. Solo nel 2010 il caso è arrivato all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale
aiuto Teheran - Sakineh Mohammadi Ashtiani ha 43 anni e due figli, un maschio e una femmina, adolescenti. Iraniana di etnia azera, è stata condannata a maggio del 2006 da un tribunale di Tabriz, nel nord del paese, a 99 frustate per adulterio, secondo una norma modellata sulla legge islamica, la sharia. Durante il processo, Sakineh ha confessato infatti di aver avuto relazioni illecite con due uomini. Dopo aver scontato la pena alla presenza del figlio 17enne, la donna ha detto di aver commesso il reato sotto tortura. Nel settembre dello stesso anno, però, un altro tribunale, processa i suoi due presunti amanti per l’omicidio del marito e la condanna a morte per lapidazione come complice nel delitto e per adulterio quando il consorte era ancora vivo. La sentenza viene confermata nel 2007 dalla Corte suprema iraniana.

L'appello dei figli dopo quattro anni Ma è solo nel giugno del 2010, quando i figli lanciano un appello per salvarla dall'esecuzione, che il caso arriva all’attenzione della comunità internazionale. Parte così una mobilitazione internazionale a favore di Sakineh, che coinvolge, tra gli altri, i governi francese e italiano, il presidente brasiliano Lula e la premiere dame di Francia Carla Bruni. Un giornale iraniano per questo definisce la Bruni una "prostituta" che "merita la morte", ma lo stesso presidente Ahmadinejad condanna l’attacco.

Governi e opinione pubblica internazionale contro la lapidazione Striscioni con il volto di Sakineh vengono esposti sulle facciate di numerosi enti locali in Italia. Uno degli avvocati della donna, Mohammad Mostafai, attivista per i diritti umani, fugge all’estero per evitare un mandato di arresto. A luglio le autorità di Teheran fanno sapere che l’esecuzione è stata sospesa e che nessuna decisione definitiva è stata ancora presa su Sakineh. Il 12 agosto la tv di stato iraniana mostra la donna che confessa l’adulterio e la complicità nell’omicidio del marito. Il figlio Sajad e il suo avvocato Houtan Kian dicono che la confessione le è stata estorta con la tortura e che tutti i giorni alla donna viene detto che verrà giustiziata l’indomani.

APPELLO DEI FIGLI DI SAKINEH ALL'ITALIA


APPELLO ALL'ITALIA - Il figlio di Sakineh, Mohammadi-Ashtiani, ha intanto rivolto un appello al nostro Paese: «Chiediamo alle autorità italiane di intervenire per aiutarci». L'Italia è stata infatti tra le nazioni che più hanno aderito alla campagna per salvare la donna e in tanti, dal mondo della politica a quello della cultura, dello spettacolo e dello sport (i figli di Sakineh hanno inviato gli auguri di compleanno al capitano della Roma, Francesco Totti, che si era speso in favore della loro madre) avevano pubblicamente chiesto alle autorità iraniane di fare un passo indietro e di rivedere la sentenza. E la Farnesina ha replicato: «Auspichiamo fortemente che la condanna possa essere rivista» si dice in un comunicato del ministero degli Esteri italiano, assicurando che il governo «continuerà ad adoperarsi con la massima determinazione, come fatto finora».

Iran, «Sakineh sarà impiccata»


La donna non sarà uccisa a colpi di pietre. Ma Teheran: procedura ancora aperta
La Farnesina: «Rivedere la sentenza»
L'annuncio del procuratore generale iraniano: sarà punita per l'omicidio del marito, l'adulterio viene dopo

«Hanno torturato mia madre Sakineh. Ora l'Europa non dia tregua all'Iran» (3 settembre 2010)
Sakineh, l'Italia si mobilita per salvarla (2 settembre 2010)
Sakineh, l'Iran frena sulla lapidazione (28 agosto 2010)
La donna non sarà uccisa a colpi di pietre. Ma Teheran: procedura ancora aperta

Iran, «Sakineh sarà impiccata»
La Farnesina: «Rivedere la sentenza»

L'annuncio del procuratore generale iraniano: sarà punita per l'omicidio del marito, l'adulterio viene dopo


MILANO - Il procuratore generale iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei ha annunciato la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtani, la donna accusata di adulterio e di complicità nell’omicidio del marito. La donna, secondo quanto si legge sul Teheran Times, è stata condannata per il secondo dei due capi d’imputazione: per questa ragione Sakineh non sarà giustiziata per lapidazione ma per impiccagione. «Secondo la legge attuale, la sua condanna a morte ha la precedenza sulla punizione» per l’adulterio, ha detto il procuratore generale. «La questione - ha aggiunto - non dovrebbe essere politicizzata e gli organi giudiziari iraniani non saranno influenzati dalla campagna di propaganda lanciata dai paesi occidentali». Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehman-Parast, ha poi fatto sapere in mattinata che «le procedure legali non sono concluse, un verdetto sarà deciso quando saranno terminate». Secondo il figlio, interpellato dall'Ansa, la condanna a morte sarà eseguita tra due settimane.

LA MOBILITAZIONE NEL MONDO - Per Sakineh, la cui sentenza di lapidazione era stata sospesa da alcune settimane per un riesame del caso, c'era stata una grande mobilitazione nel mondo occidentale e anche in Italia e in molti avevano puntato il dito contro la barbarie della lapidazione, una condanna secondo la legge islamica che prevede che la donna colpevole di adulterio venga sepolta fino al torace e che la parte che sporge dal terreno sia ripetutamente colpita da lanci di pietre, fino alla morte. Proprio le pressioni internazionali hanno contribuito a frenare l'iter dell'esecuzione, già programmata e poi rimandata a data da definire.

Redazione online

SAKINEH: ORLANDO (IDV), FERMARE ESECUZIONE. E' BARBARIE CHE STATO UCCIDA


28-09-10


(ASCA) - Roma, 28 set - ''L'Italia dei Valori rivolge un appello al governo di Ahmadinejad perche' non venga consumato questo inaccettabile atto di incivilita'. E' una barbarie che uno Stato uccida. E' intollerabile che questo avvenga in Iran cosi' come in Virginia, dove e' stata giustiziata Teresa Lewis''. Lo afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando.

''Chiediamo al governo italiano e all'Unione Europea - aggiunge -, che si fonda sul riconoscimento del diritto alla vita, di ascoltare la richiesta di aiuto che arriva dal figlio di Sakineh. L'esecuzione deve essere fermata a tutti i costi''.



Iran, il procuratore: "Sakineh sarà impiccata, è colpevole di omicidio"Lo riferisce il quotidiano iraniano 'Teheran Times'
Iran, il procuratore: "Sakineh sarà impiccata, è colpevole di omicidio"
ultimo aggiornamento: 28 settembre, ore 14:11
Teheran - (Adnkronos/Aki) - L'annuncio del procuratore iraniano. Ma Teheran frena: "Processo ancora in corso, non c'è la sentenza". Ad AKI l'appello del figlio all'Italia: "Aiutateci a salvarla". Angelilli: "Non si gioca con la vita di Sakineh". Javier Bardem, Totti e Rosella Sensi aderiscono all'appello di AKI. Fiori dai municipi di Roma (
Teheran, 28 set. - (Adnkronos/Aki) - Sakineh Mohammadi Ashtiani non sara' giustiziata mediante lapidazione bensi' verra' uccisa tramite impiccaggione. E' quanto ha annunciato il procuratore iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei secondo quanto riferisce l'edizione odierna del quotidiano iraniano 'Teheran Times'. Parlando del caso della 43enne condannata alla lapidazione perche' accusata di adulterio, il procuratore ha spiegato che e' stata condannata a morte per un altro reato, la complicita' nell'assassinio del marito, e per questo sara' impiccata.

Il procuratore ha annunciato che "in base alle regole di questa corte, lei e' stata condannata per l'omicidio del marito che ha la priorita' sulla condanna accessoria che e' quella riguardante l'adulterio". "La questione non deve essere politicizzata, cosi' come il giudizio non deve essere influenzato dalla campagna propagandistica lanciata dai media occidentali", ha aggiunto, commentando la mobilitazione condotta dall'opinione pubblica mondiale in favore della donna.


Dal governo iraniano però, il portavoce del ministero degli Esteri ha precisato che non è stato ancora emesso il verdetto finale. ''Il processo legale e' ancora in corso e non e' stata ancora emessa una sentenza definitiva su nessuno dei due capi di imputazione'', ha detto Ramin Mehmanparast nel corso di una conferenza stampa a Teheran. Il portavoce del ministero ha poi annunciato che entrambe le accuse sono sotto revisione e che la sentenza finale sara' emessa solo al termine delle indagini.


Inanto Sajjad Ghadarzadeh, figlio di Sakineh, lancia un appello all'Italia attraverso AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL. ''Chiediamo all'Italia di intervenire per salvare mia madre''.


E proprio dal governo italiano, la Farnesina assicura: "Continueremo ad adoperarci con la massima determinazione come fatto finora". "E' noto che la procedura legale e' ancora in corso, comunque auspichiamo fortemente che la condanna alla pena capitale possa essere rivista" afferma il portavoce del ministero degli Esteri Maurizio Massari. Del resto, ha concluso, "l'Italia e' notoriamente contraria alla pena di morte ovunque essa venga eseguita".

SAKINEH IN SERIO PERICOLO: appello dell'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia


Comunicato Stampa:
Secondo le informazioni che abbiamo ricevuto stamattina sul caso della signora Sakineh, il regime dei mullah ha già ordinato l'esecuzione della pena di morte attraverso l'impiccagione. I figli della signora Sakineh Ashtiani hanno già lanciato un duro e doloroso appello alla comunità internazionale chiedendo un immediato intervento a favore della loro mamma.
Associazione rifugiati politici iraniani condannando la decisione del capo della Giustizia iraniana Ayattolah Larijani, che agisce sul ordine del capo supremo Mullah Ali Khamenei, si unisce all'appello lanciato dai figli di Sakineh chiedendo un immediato intervento del Santo Padre, Papa Benedetto XVI e del governo italiano per fermare l'esecuzione della condanna a morte di Sakineh. Inoltre ci rivolgiamo a tutte le forze politiche italiane di intervenire attarverso le azioni di protesta contro pena di morte per fermare le mani del BOIA. Il caso di Sakineh è un terreno di prova per tutti gli amanti dei diritti umani.
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

domenica 26 settembre 2010

NUOVA CAMPAGNA DI TERRORE IN IRAN: UCCISI DUE PROFESSORI UNIVERSIATIR


Dott. Sarabi dopo la sparatoria
Nella scorsa settimana il regime terrorista dei mullah al fine fomentare il terrore tra gli universitari e in particolare tra gli accademici dissidenti delle università iraniane ha ucciso in due attentati separati, ma con gli stessi metodi, che si sono succeduti nell'arco di 24 ore. Due killer a cavallo di una moto di grossa cilindrata hanno ucciso di fronte ai loro studi il DOtt. Prof. Gholamreza Sarabi, famoso cardiologo dell'ospedale Khatamoalnbia di Teheran e il Dott. Prof. Alireza Soudbakhsh, membro del comitato scientifico dell'Università di Teheran. Entrambi i professori facevano parte del personale dissidente e vicini al movimento di protesta contro il regime di Ahmadienjad. Gli obiettivi di Ahmadienjad da questi atti di violenza e di terrore sono quelli di spaventare e terrorizzare il quadro scientifico e il mondo accademico iraniano.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia condanna fermamente questi atti di violenza e di terrore ed esprime le proprie condoglianze alle famiglie del dott. Sarabi e del dott. Soudbakhsh esortando il mondo accademico internazionale a condannare l'uccisione dei professori che sono stati sempre a fianco dei loro studenti e del popolo iraniano per la pace e la libertà.

Iran: Giugliani ( ex sindaco di New York ) e john Bolton alla manifestazione degli iraniani


John Bolton, ex ambasciatore americano alle Nazioni Unite


Giuliani, ex sindaco di New York

Sunday, 26 September 2010
CNRI - Un certo numero di illustri personalità americane ed internazionali, tra cui Rudolph Giuliani, candidato alla presidenza degli Stati Uniti ed ex sindaco di New York, e John Bolton, ex ambasciatore USA alle Nazioni Unite e l'Assistente Segretario di Stato, ha partecipato alla grande manifestazione di protesta contro la presenza di Ahmadinejad all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e in sostegno alla resistenza del popolo iraniano.
Giuliani ha detto: "E 'tempo qui in America di riparare al torto che è stato fatto a voi e alla vostra causa fuori dal concetto errato che il regime violento e tirannico dell'Iran avrebbe potuto essere addolcito. E 'arrivato il momento di rimuovere l'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI / MEK) dalla lista nera americana.
Ho studiato il terrorismo per oltre 35 anni. Ho studiato il terrorismo e che ho visto in prima persona, nella mia città la devastazione che il terrorismo può portare. L'Organizzazione dei Mojahedun non è una organizzazione terroristica. Questa è un'organizzazione dedicata al raggiungimento della libertà e della dignità per la sua gente. E' tempo per il resto del nostro Congresso di aggiungersi agli 83 membri, democratici e repubblicani che hanno sostenuto la Risoluzione 1431, che chiede la revoca di tale etichetta ingiusta, iniqua e imprecisa. E' stata tolta dal governo britannico. E 'stata tolta dall'Unione Europea. Deve essere tolta dal Congresso degli Stati Uniti, e il Presidente Obama dovrebbe sostenerla come difensore della libertà ".
Nel suo discorso, John Bolton ha detto: "La prova schiacciante penso sia che durante l'amministrazione Clinton, il MEK( Mojahedin del Popolo iraniano), è stato messo sulla lista dei terroristi perché è stato pensato fosse un modo per aprire il dialogo tra gli Stati Uniti e Iran. Questa è una base illegittima per prendere una decisione su qualsiasi organizzazione, e abbiamo visto negli ultimi anni che tale parere in seno al governo degli Stati Uniti ha teso verso la cancellazione del MEK dalla lista, e alla fine dell'amministrazione Bush, la Rice ha deciso di non farlo in sostanza per lo stesso motivo per cui l'amministrazione Clinton ha messo il gruppo nella lista tanto innanzitutto per aprire canali di comunicazione con l'Iran. Non va bene il sostegno americano al terrorismo, ma non va bene la credenza americana secondo cui il popolo dovrebbero essere discriminato per aprire un canale di comunicazione con Mahmoud Ahmadinejad."
David Amess, membro del Parlamento britannico del Partito Conservatore, e il reverendissimo Dr. David Lowry, direttore del Centro della Pace e della Riconciliazione al Desmond Tutu Center, tra gli altri oratori hanno dichiarato il loro sostegno alla resistenza iraniana ed ai diritti dei 3.400 residenti di Campo Ashraf in Iraq, che sono "persone protette" ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra.
I manifestanti hanno chiesto garanzie per i diritti e la protezione dei residenti di Ashraf. Hanno fermamente condannato l'assedio illegale e inumano di 20 lunghi mesi su Ashraf e gli 8 mesi di tortura psicologica dei residenti da parte di agenti del regime iraniano in Iraq e hanno invitato le Nazioni Unite ad intervenire immediatamente per porre fine a tali atti criminali. Essi hanno sottolineato che il governo americano deve garantire la protezione di Ashraf, prevenire la brutalità contro i suoi abitanti e il loro spostamento forzato. Hanno inoltre chiesto che il team di osservatori delle Nazioni Unite, la Missione di assistenza all'Iraq (UNAMI) stazionasse permanentemente al Campo.
Ricordando il Segretario di Stato della Corte d'Appello di Washington DC, il quale ha detto che il rifiuto di rimuovere la PMOI dalla lista delle organizzazioni terroristiche straniere (FTO) ha violato la giusta procedura, e che costituisce una seria sfida alle fonti delle informazioni utilizzate dal Dipartimento di Stato, i partecipanti alla manifestazione hanno detto che non ci sono giustificazioni per mantenere l’etichetta di terrorismo.
Gli iraniani hanno sottolineato che l’etichetta non ha avuto alcuna base realistica da subito ed è stato fatta solo su richiesta del regime iraniano e delle sue lobby ed è stata parte della politica vergognosa di accondiscendenza dei mullah. Il regime con le sue cospirazioni ha approfittato di quest’etichetta illegale per indirizzare i sostenitori della PMOI in Iran e gli abitanti di Ashraf.

CINEMA: BLOCCATO IL REGISTA ASGHAR FARHADI PER LE SUE DICHIARAZIONI ANTI REGIME


Iran/ Bloccato il nuovo film del regista di 'A proposito di Elly'

14:00 - ESTERI- 26 SET 2010



Dopo le dichiarazioni a favore di artisti critici verso regime
Teheran, 26 set. (Apcom) - Il ministero della Cultura iraniano ha bloccato le riprese del nuovo film del regista di fama internazionale, Asghar Farhadi, per le dichiarazioni fatte a sostegno di artisti e cineasti critici verso il regime. Lo riporta oggi il quotidiano moderato Shargh. Il 17 settembre scorso, durante la cerimonia annuale che si tiene nella Casa del cinema, Farhadi si è espresso a favore di un cambiamento della situazione, auspicando il ritorno al lavoro di registi vicini all'opposizione, come Jafar Panahi, o come Mohssen Makhmalbaf, oggi in esilio all'estero. Il vice ministro Javad Shamaqdari ha fatto sapere che l'autorizzazione al film 'Nader divorzia da Shirin' è stata ritirata a causa delle "dichiarazioni rilasciate" dal regista. "Gli abbiamo concesso una settimana di tempo per correggersi, ma non l'ha fatto", ha aggiunto. Nessun film può essere girato o distribuito in Iran senza l'autorizzazione del ministero della Cultura. Nel 2009, Farhadi ha vinto il premio per la migliore regia al festival di Berlino con il suo film 'A proposito di Elly', che offre un ritratto delle convenzioni culturali e morali della società iraniana. (fonte Afp)

E' MORTA MAMMA KUSHALI, MADRE DI TUTTE LE MAMME DEI CADUTI DEI MOJAHEDIN DEL POPOLO


Mamma Kushali in una recente manifestazione a Parigi



E' venuta a mancare ieri, a Parigi, la famosa Mamma Kushali, che ha perso 5 suoi giovanissimi figli nella lotta al fondamentalismo ed al terrorismo islamico di matrice Khomeinista. Fin dall'inizio della rivoluzione islamica, la famiglia Kushali si era occupata e dedicata alla lotta contro il regime khomeinista. Negli anni a venire il regime dei mullah aveva arrestato e ucciso numerosi suoi familiari tra cui 5 figli. Dal momento che Mamma Kushali era ricercatissima sia per le sue attività che per l'appartenenza a 5 figli, ha dovuto abbandonare l'Iran ma non i suoi ideali. Fin dall'arrivo in Europa si è impegnata fortemente a seguire le orme dei figli partecipando attivamente a tutte le forme di attività politiche diventandone un simbolo ed un esempio di resistenza per tutti noi iraniani figli della diaspora. Era lei, mamma Kushali, sempre in prima fila in tutte le manifestazioni di protesta contro il regime dei mullah.
A nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani desidero esprimere le nostre più sentite condoglianze alla signora Maryam Rajavi, leader della resistenza iraniana e a tutte le mamme dei caduti e dei prigionieri politici che hanno perso un pilastro della loro battaglia politica contro il regime misogino e disumano dei mullah.. Sicuramente i suoi insegnamenti e il suo ricordo daranno una nuova linfa a tutto il movimento della resistenza iraniana di cui lei era un pioniere, un artefice e un punto di orgoglio e di onore.
Viva il suo ricordo
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

mercoledì 22 settembre 2010

Maxi sequestro di esplosivo a Gioia Tauro. Le indagini




UN'ALTRA PROVA DELLA PARTECIPAZIONE DELL'IRAN NELL'ARMAMENTO E NEL FINANZIAMENTO DEI GRUPPI TERRORISTICI MEDIORIENTALI QUALI HAMAS E HEZBOLLAH

22-09-2010
Ansa
L'enorme quantitativo di esplosivo nascosto in un container trasportato da una nave fino al porto di Gioia Tauro è il terzo carico del genere intercettato in poco più di un anno e mezzo mentre era apparentemente in viaggio tra Iran e Siria, due Paesi uniti da circa 30 anni da una solida alleanza "strategica". Nel gennaio del 2009 la nave militare Usa San Antonio, in navigazione nel Mediterraneo, intercettò e bloccò per una ispezione il mercantile Monchegorsk che batteva bandiera di Cipro ed era partito dall'Iran diretto in Siria. A bordo i militari Usa trovarono un ingente quantitativo di armi e munizioni, tra cui razzi e proiettili d'artiglieria. Di sicuro erano armi che non sarebbero dovute uscire dall'Iran, a causa delle sanzioni Onu imposte con la risoluzione 1747, che vieta ogni spedizione di armi da e per l'Iran. Così come quelle che erano a bordo del mercantile Francop, con bandiera dello Stato caraibico di Antigua ma di proprietà tedesca, intercettato e abbordato il 4 novembre scorso dagli uomini-rana di Flottiglia 13, i reparti speciali della Marina israeliana: trasportava oltre 500 tonnellate di ordigni, tra pezzi d'artiglieria, granate, razzi e munizioni per armi automatiche. Secondo Israele si trattava di materiale diretto al movimento sciita libanese Hezbollah, che però smentì prontamente qualsiasi legame con la vicenda. Teheran e Damasco - che invece smentirono anche l'esistenza di armi a bordo della nave - hanno firmato nel 2006 un trattato di mutua difesa contro le loro "minacce comuni", che si è aggiunto ai loro già stretti rapporti politici ed economici. Rapporti che gli Stati Uniti vorrebbero invece vedere allentati, tanto che nel febbraio scorso il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha esplicitamente esortato Damasco a "cominciare a prender le distanze" dall'Iran. La risposta, è arrivata nel giro di poche ore, con la cancellazione delle restrizioni rappresentate dalla richiesta di visti d'ingresso ai cittadini dei rispettivi Paesi. E, ancora più esplicito, proprio da Damasco, il presidente Mahmud Ahmadinejad, rivolgendosi alla Clinton disse il giorno stesso: "Lei chiede di aumentare la distanza tra i nostri Paesi, ma questo è davvero impossibile...perché tra Siria e Iran non c'é alcuna distanza". E un'ennesima prova di questo si è avuta appena quattro giorni fa, quando lo stesso Ahmandinejad, andando a New York per l'assemblea generale dell'Onu, ha fatto tappa a Damasco. (ANSA)

ESPLOSIONE DI UNA BOMBA ALLA VIGILIA DELL'INTERVENTO DI AHMADINEJAD ALL'ONU

Comunicato Stampa:
Alla vigilia del contestatissimo intervento di Ahmadinejad all'assemblea generale dell'Onu, il regime criminale e terrorista dei mullah, durante una parata militare svoltasi oggi nella città di Mahabad ha fatto esplodere una bomba tra la folla.
L'obiettivo di questo disumano atto di violenza contro la popolazione civile è quello di
dirottare le attenzioni dell'opinione pubblica internazionale verso il terrorismo interno di cui il "regime dei mullah e madre patri del terrorismo internazionale" pretende di esserne "vittima" e allo stesso tempo salvare lo stesso Ahmadinejad dal bombardamento mediatico e dalle numerosissime manifestazioni che sono in corso a New York contro la sua presenza all'ONU. In poche parole, secondo la mia esperienza trentennale, nei momenti cruciali interni ed internazionali, il regime dei mullah si ricorre immediatamente all'uso terrorismo per spostare le attenzioni verso altri campi e problemi. Per esempio l'Iran nella sua contenziosa atomica con l'Agenzia per l'Energia atomica, nei momenti difficili ha sempre ordinato ai gruppi terroristici come Hezbollah e Hamas di scatenare una guerra con gli israeliani. Le recenti episodi di violenza scatenate tra i palestinesi e gli israeliani portano nel loro ventre questa criminale e terroristica logica.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia condannando fermamente questo ennesimo atto di violenza perpetrato dalle mani terroristiche del regime iraniano esprime le sue più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e augura una pronta guarigione per i feriti che secondo le informazioni attendibili sono numerosissimi.
Davood Karimi, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
IRAN: BOMBA CONTRO PARATA MILITARE, 11 I MORTI

18:56 22 SET 2010

(AGI) Teheran - E' di undici morti e decine di feriti il bilancio dell'attentato contro una parata militare in Iran. Le vittime sono dieci donne e un bambino che stavano assistendo alla manifestazione, una delle tante organizzate nel Paese per ricordare il trentesimo anniversario dell'inizio della guerra tra Iran e Iraq. L'ordigno era nascosto in una borsa posizionata ad appena 50 metri dal palco

martedì 21 settembre 2010

Festival di Venezia: La padella o la brace



Ricevo e volentieri pubblico questo articolo, firmato da uno dei più famosi studiosi persiani del cinema italiano: Dott. Jamshid Ashough



Si è svolto il sessantasettesimo festival. La relazione tra età e maturità del festival è inversamente proporzionale: più passano gli anni, meno maturità dimostra. Oramai si è persa la capacità di far notare il pensiero e l’intelletto dell’uomo d’oggi, il cinema fa fatica ad andare avanti se non a colpi di scena.
E’ giunto il momento di riflettere sul serio sul il futuro del cinema, bisogna cambiare la qualità, il vocabolario, le parole, bisogna distinguere che il “comico” è diverso da “chi fa ridere”. Magari c’è la necessità di dividere ogni Festival in due concorsi diversi: Cinema C (Cinema), cioè chi fa il cinema sul serio e Cinema D (dossier). Continuando a portare avanti il Festival in questa maniera, sicuramente non ci saranno mai più veri registi a presentare la propria fatica, perché sanno perfettamente che i premi sono già assegnati prima del Ciak iniziale del concorso. Film senza creatività. Che invenzione ci vuole per girare un film sugli Ebrei, Musulmani, Palestinesi, Cinesi, le guerre ecc? Certo, si tratta senza dubbio di questioni di grande importanza sociale, ma non adatte a concorrere per un premio cinematografico. In passato i grandi registi giravano film in armonia con loro vita e loro ideali ma oggi è tutto diverso.
Il regista iraniano Abbas Kiarostami non ha avuto la dignità neanche per una volta di prendere una posizione a favore della propria gente, anzi, è stato bravo solo a portare acqua verso il mulino del regime dittatoriale di Khamenei e Ahmadinejad. Una volta questi registi non avevano possibilità di far ingresso ad un festival però oggi occupano un posto prestigioso in giuria. Ecco perché il cinema fallisce, non esiste più la lealtà.
Alla fine una domanda mi sorge spontanea: quale cineasta serio darebbe un premio cinematografico a Michael Moore come avvenuto a Cannes? Questa non è un’offesa per il Cinema?
Forse con questo festival il cinema comincia una nuova metamorfosi, cioè dalla padella alla brace, e comincia l’era dei “figli di chi” a vincere i festival. Tarantino, presidente della giuria del 67esimo festival aveva detto: “Avere un amico in giuria è la cosa peggiore che può capitare, perché per quanto ti voglia sostenere, sarà troppo imbarazzato e non oserà farlo”. Ma sarà vero? Comunque come si dice: tutto fa brodo, la vincitrice aveva un po’ di Coppola (il padre), un po’ di Tarantino ( ex fidanzato), un po’ l’origine italiana. Un po’ di qua e un po’ di là, insieme sono riusciti a tagliare la testa al Festival.
Ai film manca intelletto, manca il pensiero sociale. Anche i film vincitori di tutti festival degli ultimi anni non erano completamente la copia delle vere e profonde questioni sociali e dell’uomo con un unico scopo: far perdere la vera identità dei problemi. Ecco perché vincono.
Tra le righe iniziali avevo criticato i film sulla Palestina ed Israele ed ecc…ma ora che è finito il festival di Venezia credo che forse è meglio restare nella padella.
Dr. Dr. Jamshid Ashough
15.09.2010

lunedì 20 settembre 2010

PRODI A TEHERAN! IL REGIME IRANIANO HA ARRUOLATO UN ELEMENTO SCADUTO POLITICAMENTE!!


Uomo politico o il prostituto politico?
La notizia del viaggio di prodi in Iran è di pochi giorni fa.
PRODI LAVORERA PER UN REGIME CHE SPARA COSTANTEMENTE SUI SOLDATI ITALIANI!
Quando un regime integralista e fondamentalista, tipo quello iraniano, si ricorre ad arruolamento di un elemento politico europeo "scaduto", per riacquistare un pò di credito internazionale, bisognerebbe piangere veramente non per quel regime ma per quel povero "uomo"( ammesso che di uomo abbia ancora qualche segnale), che fino a ieri copriva un ruolo di primo piano nella politica nazional-europea e oggi fa il vagabondo tra Teheran e Roma per racimolare un pò di affetto-euro da parte di un regime terroristico e fondamentalista che l'altro ieri ha ucciso in Afghanistan un altro soldato italiano. Questa è la sorte di chi nella mente e nella tasca ha sempre covato amore per il regime terrorista e fondamentalista dei mullah.
Elemento scaduto è diventato prostituto politico!
davood karimi

domenica 19 settembre 2010

AVVOCATO SAKINEH: STUPITO DA AHMADINEJAD

19 SETTEMBRE 2010


“Mi meraviglio delle dichiarazioni del presidente Ahmadinejad sul caso Sakineh perchè surreali e in contraddizione co la sentenza che ha condannato la mia assistita a morte per lapidazione”.
Così Kian,legale di Sakineh,ha smentito le dichiarazioni del presidente iraniano secondo il quale “è falsa la notizia della condanna per lapidazione”.
Intanto,intervistata dal sito di Repubblica,l’avvocatessa iraniana premio Nobel Ebadi ha detto:”Oltre a Sakineh almeno altre 20 donne e 4 uomini in Iran attendono la morte per lapidazione.Nelle carceri iraniane ci sono oltre 800prigionieri politici”.

SAKINEH: POLVERINI, REGIONE LAZIO CONTINUERA' MOBILITAZIONE




21:22 19 SET 2010

(AGI) - Roma, 19 set. - "Se quanto affermato dal presidente iraniano corrisponde al vero (e cioe' che Sakineh Mohammadi Ashtiani non e' mai stata condannata alla lapidazione, ndr.), allora ci aspettiamo un gesto concreto per la liberazione di Sakineh". Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lazio Renata Polverini. "Non bisogna far calare l'attenzione su Sakineh alla luce della sospensione della condanna, frutto della straordinaria campagna internazionale di solidarieta' e anche dell'allarme lanciato dal figlio della giovane donna ancora sotto giudizio". La Regione Lazio, ha assicurato Polverini, "continuera' la sua mobilitazione fino a quando la condanna per lapidazione non sara' annullata. Tante sono le donne in Iran nelle stesse condizioni, private dei piu' elementari diritti. Questa e' una battaglia per tutte loro".
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martedì 14 settembre 2010

Iran/ Rasmussen: Teheran una minaccia, serve scudo antimissile

Roma, 14 set. (Apcom) - L'Iran "costituisce una minaccia reale e mi preoccupa molto". Lo ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, in un'intervista al Corriere della Sera, oggi in edicola. "Abbiamo dei progetti molto concreti per varare un piano di difesa antimissilistica, nella cornice della Nato, che protegga tutte le nostre popolazioni civili e non solo i nostri eserciti", ha aggiunto. Rasmussen, che venerdì a Roma incontrerà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier, Silvio Berlusconi, ha spiegato che "la decisione politica" su questo piano di difesa "dovrebbe giungere dal vertice dei capi di Stato e di governo della Nato, a Lisbona, in novembre. Poi, la fase operativa, dovrebbe cominciare gradualmente nel 2011".

SAKINEH: CONSIGLIO EUROPA A IRAN, SOSPENSIONE OK MA NON BASTA


16:33 14 SET 2010

(AGI) - Roma, 14 set. - La sospensione dell'esecuzione della sentenza di lapidazione per Sakineh in Iran e' stato "un passo in avanti ma molto lontano dall'essere una misura adeguata dal momento che ha solo rimandato l'esecuzione della sentenza". Lo ha affermato il presidente del Comitato Pari opportunita' del Consiglio d'Europa, Jose Mendes Bota, che ha ribadito che il Consiglio "condanna fermamente la lapidazione, o l'impiccagione o qualsiasi altra forma di trattamento inumano che costituiscono una violazione dei diritti umani e pratiche arcaiche inaccettabii".

Iran/ Diplomatico iraniano a Bruxelles chiede asilo in Norvegia


Oslo, 14 set. (Apcom) - Un diplomatico dell'ambasciata iraniana a Bruxelles ha confermato che si unirà all'opposizione al presidente Mahmoud Ahmadinejad e chiederà asilo politico in Norvegia. E' il terzo diplomatico della repubblica islamica a "disertare" in Europa quest'anno.

"Chiedo asilo politico con tutta la mia famiglia", ha dichiarato Farzad Farhangian, addetto stampa dell'ambasciata iraniana in Belgio, durante una conferenza stampa a Oslo. "Presento le mie scuse al popolo iraniano. Nel corso degli ultimi trent'anni, sono stato al servizio del popolo iraniano. Ma le derive raggiunte dalla repubblica iraniana non mi lasciano scelta. Spero di essere la voce dell'opposizione", ha detto Farhangian.

E' il terzo diplomatico iraniano ad abbandonare le sue funzioni e chiedere asilo in un Paese nordico da gennaio. Il numero 2 dell'ambasciata iraniana a Helsinki ha annunciato questo fine settimana la sua defezione e la sua richiesta di asilo in Finlandia. A febbraio l'ex console dell'ambasciata iraniana a Oslo, Mohammed Raza Heydari, si era visto concedere l'asilo politico, dopo avere disertato un mese prima. Farhangian ha spiegato oggi di aver scelto come meta la Norvegia per cooperare con Heydari in una campagna contro il regime Ahmadinejad.

lunedì 13 settembre 2010

UN INTERESSANTE VIDEO CLIP SUL CASO SAKINEH, CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE

UN NUOVO VIDEO SULLE RIVELAZIONI DELLA RESISTENZA IRANIANA SU UN NUOVO SITO ATOMICO DEL REGIME DEI MULLAH


Nella foto Alireza Jafarzadeh, uno dei massimi esperti della questione nucleare del regime dei mullah: è stato lui, per primo, a rivelare nel 2003 l'esistenza della bomba atomica del regime fondamentalista dei mullah.
Alcuni giorni fa la resistenza iraniana ha organizzato una conferenza stampa a Washington in cui ha smascherato un nuovo sito atomico iraniano con i nomi dei responsabili e la specifica funzione nucleare. Il sito si chiama Abyek e si trova in mezzo alle montagne e sotto terra.
In questo filmato potete visionare la conferenza stampa in inglese in cui hanno partecipato alcune personalità di spicco americane. Alla conferenza ha partecipato Aliresa Jafarzadeh, autore del libro" l'Atomica di Teheran", pubblictao anche in Italia

OGGI ALLE ORE 12 SU RAI 3 NEL PROGRAMMA DI "COMINCIAMO BENE ESTATE", CONDOTTO DA MICHELE MIRABELLA E ARIANNA CIAMPOLI PARLERANNO MIA MOGLIE E MIA FIGLIA DEL CASO DI SAKINEH!

domenica 12 settembre 2010

Ricevo e volentieri pubblico questa meravigliosa poesia per Sakineh!
PIETRA



Pietra,
che nasci dalla Roccia,
dal Cuore Caldo della Terra,
madre di Montagne,
d' acque di Sorgente,
letto di Torrenti,
trampolino di Cascate,
rifugio per la Vita,
dimora fresca e calda,
sicura e protettiva,
Forte Cuore di Famiglia.
Pietra,
che puoi avere forma,
puoi diventare Sabbia,
volare nel Deserto,
nuotare dentro al Mare,
accogliere il silenzio
e la voce d' ogni Cuore,
scagliata come Arma
da mani come il Ghiaccio,
diventa adesso Muro
davanti all' Ingiustizia,
proteggi come Scudo,
allontana quella Morte,
difendi l' Indifeso,
esisti per la Vita.


mecan
(11-12/09/10)

Un diplomatico dell'ambasciata iraniana a Helsinki ha rassegnato le dimissioni per unirsi all'opposizione contro il p

11-09-10
IRAN: DIPLOMATICO A HELSINKI SI DIMETTE, 'ELEZIONE AHMADINEJAD INGIUSTA'



''Ho preso questa decisione da solo e sono assolutamente deciso'', ha dichiarato il numero due dell'ambasciata iraniana Hossein Alizadeh, che ha precisato di aver preso la decisione gia' quattro giorni fa come segno di rifiuto delle ''ingiuste elezioni del 2009'' in ''cui Ahmadinejad si e' imposto agli iraniani''. ''E' un grave pericolo per tutti, non solo per il mondo e per la regione, ma anche per gli stessi iraniani'', ha spiegato Alizadeh.

Il diplomatico non ha precisato se chiedera' asilo politico in Finlandia, ma si e' detto ''terribilmente preoccupato'' per aver ricevuto minacce via email.

Alizadeh, padre di due bambini, ha lavorato per il ministero degli Esteri iraniano per 21 anni. E' il secondo diplomatico iraniano a rassegnare le dimissioni in un paese del Nord Europa dopo la partenza di Mohamed Rez Heydari dall'ambasciata di Oslo lo scorso gennaio.

Iran: nuovo appello figlio Sakineh, mia madre in situazione drammatica

Iran: nuovo appello figlio Sakineh, mia madre in situazione drammatica



Parigi, 12 set. - (Adnkronos) - Un nuovo appello per le sorti di Sakineh Mohammadi-Ashtiani e' stato lanciato da suo figlio Sajjad. L'occasione e' stata una manifestazione in piazza a Parigi a sostegno della donna condannata alla lapidazione per adulterio. "Mia madre - ha detto Sajjad al telefono dall'Iran - e' in una situazione psicologica drammatica". Anche l'avvocato della donna, Houtan Kian, sempre al telefono dall'Iran, ha avvertito che "la lapidazione non e' stata ancora sospesa, contrariamente a quanto afferma il regime. Non ho ricevuto alcuna notifica ufficiale".

giovedì 9 settembre 2010

Iran: Carfagna, Sakineh e' ognuna di noi, bisogna alzare la voce



09 settembre, ore 18:46

Roma, 9 set. - (Adnkronos/Aki) - "Sakineh e' in ognuna di noi e noi tutte siamo Sakineh". E' il messaggio che il ministro per le Pari opportunita', Mara Carfagna, ha inviato al Festival del Cinema di Venezia, dove oggi l'organizzazione Articolo21 ha lanciato un appello per salvare dalla lapidazione la donna iraniana, sottoscritto anche dal regista americano Quentin Tarantino. La Carfagna afferma che "quando una donna, ovunque nel mondo, viene minacciata di morte in nome di un arcaico integralismo", "dobbiamo alzare la voce".

L'Organizzazione dei Mujaheddin del popolo iraniano, movimento di opposizione, ha rivelato l'esistenza in Iran di un impianto atomico




Esteri | 09/09/2010 | ore 19.32 »
Washington, 9 set. - (Adnkronos/Aki) - L'Organizzazione dei Mujaheddin del popolo iraniano (Pmoi), movimento di opposizione all'estero, ha rivelato l'esistenza in Iran di un nuovo impianto per l'arricchimento dell'uranio da impiegare nelle centrali nucleari del paese. In una conferenza stampa a Washington, il Pmoi ha affermato che la struttura si trova ad Abyek, circa 120 chilometri a nord-ovest di Teheran, e che la sua costruzione e' iniziata nel 2005.

Il sito "e' controllato e gestito dal ministero della Difesa", ha spiegato Alireza Jafarzadeh, esponente del Pmoi, gruppo che e' nella lista Usa delle organizzazioni terroristiche straniere, nonostante a giugno un tribunale ne abbia chiesto la cancellazione.

Jafarzadeh ha anche precisato che l'informazione e' stata trasmessa in settimana all'amministrazione e al congresso Usa, oltre che all'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), che tuttavia, per ora, non hanno confermato di averla ricevuta. (segue)

SAKINEH: L'AVVOCATO DUBITA CHE LA LAPIDAZIONE SIA STATA SOSPESA



17:34 09 SET 2010

(AGI) Parigi, 9 set. - L'avvocato di Sakineh dubita che la lapidazione della 43enne iraniana sia stata sospesa. Il legale, Javid Houtan Kian, sostiene di non aver ricevuto alcuna comunicazione e ricorda che l'annuncio della sospensione della pena e' stato del governo iraniano, quando invece e' il potere giudiziario a decidere. Contattato telefonicamente nella citta' di Tabriz, il legale -come riporta "La regle du Jeu"(le regole del gioco), il sito di Bernard-Henry Levy, invita alla cautela. "Finora non ho ricevuto alcun documento ufficiale scritto che indichi la sospensione della pena della mia cliente. Non sono stato informato di nulla. E comunque, il ministero iraniano degli Affari Esteri (che mercoledi', attraverso il suo portavoce, ha dato l'annuncio della sospensione della pena; ndr) e quindi il governo iraniano, che rappresenta l'esecutivo, non ha il potere di sospendere la sentenza, che spetta invece al potere giudiziario. Solo due persone in Iran possono farlo: il capo della magistratura, Larijani. E il capo del settore n.9 del Consiglio Supremo del Paese, Vavoudi Mazandarani. E inoltre, come avvocato della signora Ashtiani, avrei dovuto essere la prima persona messa al corrente della decisione, il che non e' stato"

Continua la mobilitazione internazionale per la liberazione di Sakineh Ashtiani rinchiusa nel braccio della morte dal 2006


Nella foto: la manifestazione di oggi davanti alla regione Lazio
INTERVISTA CON IL FIGLIO DI SAKINEH venerdì 3 settembre 2010 alle ore 11.42
«Hanno torturato mia madre SakinehOra l'Europa non dia tregua all'Iran» Intervista al figlio della donna condannata alla lapidazione per adulterio
Caro Sajjad, mi emoziona molto parlarle. Armin Arefi, di La Règle du Jeu, è qui con me e tradurrà la nostra conversazione. Innanzitutto, dove si trova lei, in questo momento?«A Tabriz, la città in cui mia madre è detenuta. Sono per la strada. E la chiamo da un cellulare».Pensa che potremo parlare tranquillamente?«Credo di sì. Cambio spessissimo numero di telefono per sfuggire agli ascolti telefonici. Tentiamo».Come sono le autorità nei suoi confronti? Subisce pressioni? Tentativi di intimidazione?«Sì, certo. Ho ricevuto due chiamate dai servizi segreti. In realtà, due convocazioni. Ma ho rifiutato di andarci. Per ora, non sono stato arrestato».Non sappiamo niente di lei, caro Sajjad. Chi è? Cosa fa?«Ho 22 anni. Sono il figlio maggiore di Sakineh. Lavoro dalle 6 del mattino alle 11 di sera come controllore sugli autobus della città. Per il resto... Tutti i miei pensieri, tutta la mia volontà tendono a un solo scopo: salvare mia madre».A che punto siamo? Come vede oggi le cose?«Ho attraversato momenti di disperazione. Ho scritto alle autorità. Spesso. Mi hanno risposto con un silenzio totale. Da qualche giorno, con la mobilitazione che lei ha lanciato, ritrovo un po' di speranza».Sua mamma, nella sua cella, sa di questa ondata mondiale di solidarietà e amicizia?«Sì. È stata informata nelle rare visite cui ha avuto diritto. Ne è stata felice. E l'ha ringraziata».Perché parla al passato? A quando risale la sua ultima visita?«A poco prima della sua cosiddetta "confessione" televisiva. Fino ad allora, la vedevamo una volta alla settimana, tutti i giovedì. Dopo, niente. Né mia sorella né io. Né gli avvocati. Ancora stamattina, visto che è giovedì, mi sono recato alla prigione. Ma il guardiano mi ha detto: "Alla signora Mohammadi Ashtiani è vietato qualsiasi contatto per decisione del potere"».Cosa ci può dire delle condizioni di carcerazione di sua madre?«Sono durissime. Subisce incessanti interrogatori da parte dei Servizi iraniani. Le chiedono, per esempio, come mai il suo ritratto è affisso dappertutto nel mondo e chi, secondo lei, ha lanciato questa mobilitazione internazionale».Qual è il suo stato psicologico?«Prende molti farmaci. Antidepressivi. E prega».Si trova in una cella individuale o con altre donne?«Tutte le donne condannate della città di Tabriz sono nello stesso quartiere della prigione. Sono piccole celle con talvolta quindici o venti donne accalcate. Ma è possibile che, dopo la sua apparizione alla televisione, l'abbiano messa in una cella individuale. Le ripeto: non so più nulla, non ho più alcuna notizia».La sua apparizione in tv qui ha fatto molta impressione. Intanto, era veramente lei?«Sì, certo, era lei. Ma...».Ma?«Ma prima è stata torturata. È Houtan Kian, l'avvocato, che l'ha saputo dalle sue compagne di detenzione. Le autorità avevano bisogno di queste confessioni per poter riaprire il dossier dell'omicidio di mio padre».Le autorità affermano che il dossier non è mai stato veramente chiuso.«È falso. Affermano questo per poterla uccidere più facilmente. Del resto, il dossier è stato, guarda caso, smarrito».Cosa vuole dire?«L'altro ieri, mentre andavo in Tribunale per averne una copia, mi è stato detto che non l'avevano più. Mi hanno chiesto di andare al piano terra ma, anche lì, non è stato trovato. Ne ho parlato con l'avvocato Houtan Kian che ha fatto le sue ricerche e mi ha detto che il dossier non si trovava neanche a Osku, città di provincia di cui i miei genitori sono originari. Tutto questo è inquietante. Potrebbe trattarsi di un piano della Repubblica islamica per modificare il dossier e aggiungervi elementi a carico che giustifichino l'esecuzione».Per il secondo caso. Non quello dell'adulterio, ma dell'omicidio...«Appunto. Tanto più che una settimana prima della perdita del dossier, il domicilio di Houtan Kian è stato messo a soqquadro e il suo computer portatile come anche la valigetta in cui si trovava il riassunto del dossier sono stati rubati. Ancora ieri, mercoledì, i Servizi hanno di nuovo invaso il suo domicilio e portato via un estratto del dossier dell'omicidio di mio padre, l'ultimo che era in nostro possesso. È lo stesso Houtan Kian che mi ha appena informato per sms».Mi consenta una domanda più diretta. Lei è, dopotutto, il figlio dell'uno (suo padre, assassinato) e dell'altra (sua madre, accusata di complicità in questo assassinio). Nel suo intimo, è sicuro che l'accusa sia infondata?«Nel mio intimo, sì. Mille volte sì. È una pura menzogna. Insieme a un'incredibile ingiustizia. Mia madre, che non ha fatto niente, niente, rischia la lapidazione. Intanto, il vero omicida, Taheri, è libero...».Perché lei lo ha perdonato.«Sì. È il padre di una bambina di tre anni, ha pianto molto davanti a noi. Mia sorella ed io non abbiamo voluto essere la causa della sua esecuzione».Torniamo alla campagna di mobilitazione. Pensa che possa far cedere le autorità?«Non so. Comunque, abbiamo solo voi. Non abbiamo nessuno, a parte voi, che ci tenga la mano. Ora, per esempio, so che l'avvocato Houtan Kian ha scritto una lettera alle autorità per chiedere un dibattito con un responsabile qualsiasi. Se ci sarà una risposta, sarà grazie a voi».Quindi lei non è d'accordo con chi dice che questa campagna irrita le autorità e possa essere controproducente?«Certo che no. È vero che l'Iran è irritato. Ma bisogna pure che l'Iran ascolti la nostra pena. Le autorità iraniane non hanno risposto a nessuna delle nostre lettere. Se la nostra voce ha una possibilità d'essere ascoltata, sarà, lo ripeto, grazie a voi».Cosa possiamo fare di più?«Bisogna raddoppiare le pressioni sulla Repubblica islamica».Sì, ma come?«Rivolgendovi, per esempio, al Brasile e alla Turchia che hanno legami privilegiati con la Repubblica islamica».È al corrente della dichiarazione del presidente della Repubblica francese in cui dice che sua madre è sotto la responsabilità della Francia?«Certo. È straordinario. Ma bisogna continuare. Altrimenti, se voi allentate la pressione, mia madre sarà uccisa».Le autorità iraniane hanno tuttavia sospeso l'esecuzione della sentenza.«Sospeso non vuol dire annullato».Dunque, mentre noi parliamo, tutto è possibile, tutto è da temere?«Sì. Da un lato, ci sono persone che non vogliono in alcun caso perdere la faccia e intendono lapidare mia madre. E dall'altro, persone come il signor Nobkaht, il vice del potere giudiziario nella regione di Tabriz, il quale vuole che il signor Imani, il giudice che ha pronunciato la sentenza, sia tratto d'impaccio e che, per questo, ha chiesto a Teheran il cambiamento della pena di lapidazione in impiccagione. Ma questo è forse meglio?».No, certo.«Vi prego, non mollate. Siete voi, ancora una volta, che tenete le nostre mani. Se voi non ci foste, mia madre sarebbe già morta».(traduzione di Daniela Maggioni)
Bernard-Henri Lévy 03 settembre 2010

SAKINEH, MANIFESTAZIONE DAVANTI REGIONE LAZIO "NESSUNO SCAGLI LA PRIMA PIETRA"

Cronaca | 09/09/2010 | ore 16.09 »
(Adnkronos) - "Siamo tutti molto colpiti da quello che si sta facendo in questi giorni -ha concluso Polverini- grazie anche al coraggio dimostrato di suo figlio. Questa e' una battaglia che forse si puo' vincere, nella terribile storia di un Paese dove le donne sono prive di diritti e subiscono pene diverse da quelle degli uomini".

Alla cerimonia era presente anche Davood Karim, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani in Italia: "non credete a questo regime -ha dichiarato- altre volte hanno sospeso le esecuzioni, ma poi le sentenze sono state eseguite lo stesso". Tutti i membri della giunta e del consiglio comunale hanno quindi deposto la loro pietra sotto le immagini di Sakineh.












09/09/10 - Nessuno scagli la prima pietra: in tanti a partire dalle 15 hanno aderito all' iniziativa della Regione Lazio a sostegno di Sakineh, la giovane donna iraniana condannata alla lapidazione e la cui sentenza è stata sospesa. Sotto due gigantografie di Sakineh sono state depositate delle pietre,in prima fila il presidente della Regione Lazio Renata Polverini,gli assessori e i consiglieri regionali ma anche tanti dipendenti e comuni cittadini.

"Guai -ha detto Polverini- a far cadere il silenzio proprio adesso perché, sebbene l'esecuzione della sentenza sia stata al momento sospesa, non possiamo fidarci delle parole di un Paese dove le donne sono prive di diritti e subiscono pene diverse da quelle degli uomini. E' importante continuare la mobilitazione e tenere alta l'attenzione; questa è una battaglia che forse si può vincere".

Presente alla cerimonia anche il presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia, Davood Karimi, che ha sottolineato come "Sakineh rappresenta un simbolo. Ringrazio il presidente Polverini per l'iniziativa".

mercoledì 8 settembre 2010

Dichiarazione on.Gianni Vernetti, SAKINEH: VERNETTI, IL GOVERNO CONVOCHI IMMEDIATAMENTE L’AMBASCIATORE DELL’IRAN



“L’Italia paese promotore alle Nazioni Unite della Moratoria Universale della Pena di morte, ha già fatto chiaramente sentire la propria voce sulla terribile vicenda diMohammadi-Ashtiani Sakineh, ma ora è necessario fare di più”.

Ha dichiarato l’on.Gianni Vernetti, deputato di Alleanza per l’Italia e già Sottosegretario agli Affari Esteri.

“Il regime di Ahmadinejad –ha proseguito l’on.Vernetti-deve avere ben chiaro che un atto tremendo come la lapidazione di Sakineh muterà profondamente i rapporti fra l’Iran e L’Italia e fra l’Iran e la UE”

“L’Iran è già oggi un paese ai margini della comunità internazionale: persegue illegalmente un programma militare nucleare, arma e finanzia gruppi terroristi nell’intero Medio Oriente (da Hamas a Hezbollah), reprime con violenza ogni forma di opposizione, pratica la tortura nelle carceri.”

“L’esecuzione della lapidazione di Sakineh rappresenterebbe “vulnus” terribile nie rapporti fral’Iran e la comunità internazionale”

“Chiedo dunque al Governo ed al Ministro degli Affari Esteri– ha concluso l’on.Vernetti- di compiere un atto formale di convocazione dell’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma per potergli trasmettere in modo formale la protesta del nostro paese e la pressante richiesta di sospendere la barbara esecuzione.”

Roma, 7 settembre 2010


Dalla Mostra del Cinema di Venezia arriva l'appello di Shirin Neshat


Cronaca | 08/09/2010 | ore 17.31 »

Venezia, 8 set. (Adnkronos) - Dalla Mostra del Cinema di Venezia arriva l'appello di Shirin Neshat per la salvezza di Sakineh. La regista iraniana dissidente, che dopo avere vinto lo scorso anno il Leone d'Argento con il suo 'Women without men' presiede la giuria della sezione Orizzonti di questa edizione del festival, affida all'Adnkronos il suo video-messaggio (visibile sul sito www.adnkronos.com) per la liberazione della donna e ringrazia l'Italia per quanto sta facendo.

"Voglio dire a nome mio e di questa giuria che tutti noi siamo contrari al fatto che il governo iraniano voglia portare avanti l'esecuzione di questa donna innocente -dice la regista all'Adnkronos- e credo che a meno che la comunita' internazionale non sostenga il caso non si interesseranno nemmeno agli altri iraniani. Questo e' un attacco diretto alla vita e ai diritti umani e nessuna donna al momento dovrebbe subire un trattamento simile. Molte donne che attualmente si trovano in carcere in Iran sono attiviste per i diritti umani, non criminali. E nemmeno Sakineh e' una criminale e se questo caso non sara' seguito dalla comunita' internazionale sono certa che avvenimenti simili cominceranno a diffondersi in altri Paesi e le vite di molte altre donne e di innocenti saranno messe a rischio. Per questo abbiamo bisogno dell'aiuto e dell'appoggio della comunita' internazionale".

"Ho lavorato molto come artista in Italia con i miei film ultimamente -prosegue la regista- e in questo festival. E devo dire che sono rimasta molto colpita dal fatto che gli italiani si interessino cosi' tanto al caso di questa cittadina iraniana. Molti Paesi europei hanno parlato dell'arresto di Jafar Panahi e questo ha contributo ha farlo scarcerare. Ma in Italia l'attenzione per questo caso era molto piu' alta che negli altri Paesi europei e negli Stati Uniti. Sono davvero commossa dalla gente italiana e da quanto si interessi al problema dei diritti umani, non solo quando riguardano il proprio Paese. E' una cosa davvero significativa e l'apprezzo moltissimo", conclude la regista

IRAN Sakineh, sospesa la sentenza "Caso sottoposto a revisione"


Dopo settimane di mobilitazione internazionale, il ministero degli Esteri di Teheran annuncia il blocco della condanna per la donna accusata di adulterio. In suo favore anche i premi Nobel e una risoluzione dell'Europarlamento. I deputati iraniani accusano Italia e Francia di interferenze

STRASBURGO - La sentenza di lapidazione per Sakineh è stata sospesa, lo ha annunciato il il ministero degli Esteri iraniano. E' il primo risultato della grande mobilitazione internazionale contro la condanna a morte per la donna accusata di adulterio. "Il verdetto riguardo la vicenda di tradimento extraconiugale è stata bloccata ed' è stata sottoposta a revisione" ha detto il ministro Ramin Mehmanparast in un'intervista a una Tv locale.

Il Parlamento iraniano attacca Italia e Francia. Non scende intanto la tensione tra Iran e occidente sul caso della donna condannata alla lapidazione. II Parlamento iraniano accusa Italia e Francia di indebita interferenza. "Le posizioni di Francia e Italia sono esempi perfetti di interferenza negli affari interni e nel sistema giudiziario iraniano. Simili interventi sono illegittimi e pura propaganda contro la Repubblica islamica", ha detto all'Irna Zohreh Elahian, autorevole esponente della commissione Affari Esteri e Sicurezza Nazionale del Majilis. Lo riferisce il sito in inglese del canale televisivo iraniano di Stato.

L'Europarlamento contro l'Iran. Prima dell'annuncio di Teheran, il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo aveva approvato una risoluzione sul caso di Sakineh: con 658 voti favorevoli, uno contrario e 22 astenuti, l'Europarlamento si era espresso in generale sul rispetto dei diritti umani nella Repubblica islamica.

La risoluzione è stata un'iniziativa di tutti i gruppi politici rappresentati all'Europarlamento, dove molti deputati si sono presentati indossando una maglietta bianca raffigurante il volto di Sakineh. Il testo, articolato in 21 punti, tocca anche i casi di Zahra Bahrami, cittadina olandese imprigionata dal regime di Teheran, e del diciottenne Ebrahim Hamidi, condannato a morte per sodomia.

La risoluzione, si legge, "condanna fortemente la sentenza di morte per lapidazione di Sanikeh e ribadisce che, indipendentemente dai fatti, una condanna a morte per lapidazione non può mai essere accettata o giustificata". Per questa ragione, il Parlamento europeo rivolge un appello alle autorità iraniane perché rinuncino a eseguire la condanna, "avviando una revisione del caso".

Su Zahra Bahrami, la donna con cittadinanza iraniana e olandese arrestata a Teheran nel dicembre scorso, con l'accusa di aver agito contro la sicurezza nazionale, gli europarlamentari chiedono che "sia immediatamente garantito l'accesso di un avvocato e assistenza consolare, che la donna sia rilasciata o che sia garantito un regolare processo e che l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea Catherine Ashton sollevi il caso con le autorità iraniane". Dopo aver espresso "grave costernazione" per il fatto che l'Iran sia uno dei pochi Paesi al mondo dove ancora esiste la pratica "crudele e disumana" della lapidazione, i deputati europei chiedono a Teheran anche di bloccare l'esecuzione del 18enne Ebrahim Hamidi, accusato di sodomia

IRAN: BONELLI, BENE SOSPENSIONE CONDANNA MA MOBILITAZIONE CONTINUI

IRAN: MAZZONI (PPE-PDL), PAESE CHE TORTURA NON E' NOSTRO PARTNER


LE ULTIME LAPIDAZIONI ESEGUITE IN IRAN

SABATO 2 FEBBRAIO 2008

NUOVA ONDATA DI SENTENZE DI LAPIDAZIONE IN IRAN


nella foto: si vedono molto evidenti le tracce di sangue sulla pietra che ha colpito a morte l'uomo. Lesecuzione fu eseguito in un paese vicino a Karaj a 60 kilometri dalla capitale iraniana Teheran.

nella foto: la zona dove nell'estate scorso è stato lapidato un uomo. Tuttora anche la moglie vive in carcere e in attesa della stessa sorte
Nel giugno 2007 fu eseguita la stessa condanna su un uomo

Iran, docente condannato a lapidazione per adulterio


Un professore di musica, sposato con due figli, è accusato di aver avuto una relazione con una delle sue allieve. Ma l'insegnante avrebbe contratto con la ragazza un 'matrimonio a tempo'
Roma, 1 feb. (Adnkronos/Aki) - Un insegnante iraniano è stato condannato a morte per lapidazione nella città di Sari. Farivar, 49 anni, docente di musica, sposato con due figli, è accusato di adulterio per avere avuto una relazione con una delle sue allieve.


La famiglia del condannato sostiene invece che non si sarebbe trattato di adulterio, in quanto l'insegnante aveva contratto con la ragazza un 'matrimonio a tempo'. La pratica del 'sighe', o matrimonio a tempo, è diventata ultimamente in Iran un sotterfugio per sfuggire alle leggi restrittive che puniscono severamente ogni rapporto sessuale fuori dal matrimonio.

L'unico altro caso di lapidazione di un uomo risale al giugno 2007, quando a Tekestan, a nord di Teheran, fu lapidato Jafar Kiani, processato per aver convissuto per oltre 10 anni con una donna sposata, dalla quale aveva avuto anche due figli.

Commento: ultimamnete siamo testimoni dell'incremento del rilascio delle disumane sentenze quali la " lapidazione" e la " fucilazione" contro i cittadini iraniani. Recentemente, nella cittadina Shahryar vicino a Karaj a 60 kilometri da Teheran, due sorelle di 27 e 28 anni, Zahra e Zohreh Kabiri, sono state condannate alla lapidazione per un reato che precedentemente eranno state condannate a 99 frustate, già eseguite tra l'altro. 6 mesi dopo l'esecuzione delle frustate la magistratura della città di Karaj ha nuovamente arrestato le due sorelle e le ha condannate a morte attraverso la "lapidazione". Entrambe le sorelle sono sposate e madri di due piccoli.
Come ho già sostenuto, la pena di morte ha una funzione estremamente politico. La si applica in tutte le sue forme possibili, dall'impiccagione alla fucilazione, dalla lapidazione alla uccisione attraverso gettare la vittima dall'alto della montagna, rinchisa dentro un sacco a juto. Sono dei provvedimenti applicati per fomentare il terrore e la paura tra la popolazione. La resistenza iraniana, attraverso il suo leader la signora Maryam Rajavi ha lanciato un appello agli organismi internazionali e alle organizzazioni per i diritti umani di portare il dossier iraniano al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per adottare misure idonee contro il regime dei mullah. Il giorno dopo l'approvazione della moratoria da parte dell'Onu, il regime dei mullah ha mandato un chiaro segnale e ha impiccato nelle piazze pubbliche del paese 23 persone tra cui due donne. Anche l'Associazione dei rifugiati politici iraniani in Italia aderisce all'appello della signora Maryam Rajavi e chiede al governo italiano di impegnarsi nel rispetto della moratoria dell'Onu. Tre giorni fa il regime dei mullah ha trasferito 28 prigionieri dal arcere di Rajai Shahr al famigerato carcere di Evin per l'esecuzione della sentenza della morte. 5 di loro sono stati già impiccati. Il resto è in attesa di esecuzione della pena.
Ancora una volta non mi stanco di chiedere oltre all'intervento degli organismi competenti anche quello dei semplici cittadini scrivendo al governo italiano, all'Amnesty International, ai partiti politici, ai loro rappresentanti parlamentari chiedendo la loro denuncia contro la feroce violazione dei diritti umani da parte del regime fascistreligioso dei mullah.
karimi davood

 
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