lunedì 31 agosto 2009

AHMADINEJAD, DOPO I MASSACRI E CARNEFICINA E VIOLENZE SESSUALI DI GRUPPO CONTRO I PRIGIONIERI POLITICI, CHIEDE LA TESTA DELL'OPPOSIZIONE



TGCOM. Mondo
Iran,"punire capi dell'opposizione"
Ahmadinejad contro Mousavi e Karroubi
Il presidente iraniano Ahmadinejad ha detto che bisogna punire i capi dell'opposizione per i disordini seguiti alle elezioni contestate del 12 giugno. L'appello è arrivato nel sermone della preghiera del venerdì islamico: "Bisogna affrontare seriamente la questione degli istigatori degli incidenti: chi ha provocato, organizzato e attuato la linea del nemico va affrontato con fermezza". In passato aveva invece raccomandato ai magistrati clemenza.


"Chiedo alla magistratura di intraprendere azioni legali contro i leader dell'opposizione che hanno guidato le proteste", ha dichiarato Ahmadinejad durante una cerimonia che ha preceduto la preghiera del venerdì a Teheran. Chiaro il riferimento del presidente ai candidati Mir-Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, che più volte hanno dichiarato di non riconoscere i risultati elettorali.

Si tratta della prima richiesta in questo senso da parte del presidente iraniano. "Non ci dovrebbero essere immunità per i capi delle proteste", ha concluso Ahmadinejad. La folla presente alla preghiera del venerdì ha approvato le parole del presidente, chiedendo la pena capitale per i leader riformisti.

NAVE ITALIANA IMPORTA ARMI IN IRAN

Fonte:
Il Giornale.it

Nordcorea Armi a Iran: coinvolta ditta italiana
di Redazione
Una nave cargo bloccata negli Emirati Arabi Uniti con un carico sospetto di armi dirette forse in Iran, è australiana e la ditta esportatrice responsabile della merce è italiana. L’Organizzazione Trasporti Internazionali e Marittimi (Otim) di Milano figura come «la ditta esportatrice» responsabile del carico sospetto del cargo australiano battente bandiera delle Bahamas, fermato da due settimane dalle autorità di Dubai. Il cargo trasporterebbe strumentazioni militari di fabbricazione nordcoreana dirette a Teheran. La Otim ha già specificato di non avere responsabilità e di essere solo «spedizioniera».

domenica 30 agosto 2009

UNA POESIA SCRITTA DA UN DETENUTO E DEDICATO A TUTTI I DETENUTI



Un'opera di Delara Darabi, dipinta nel carcere di Rasht pochi anni prima dell'impiccagione avenuta nel primo maggio scorso


A proposito dell'ultima campagna denigratoria del regime dei mullah contro la sua opposizione intrena e la trasmissione dei processi collettivi dei componenti dell'ala vicina a Moussavi che dimostrano quanto siano falsi i tribunali islamici e anche disumani perche tolgono al presunto imputato la capacità di diffendersi e di esprimersi liberamente, ho avuto l'occasione di trovare una poesia che è lo specchio dell'attuale situazione dei detenuti politici iraniani. La resistenza iraniana ha già condanato questa linea repressiva del regime dei mullah intrapresa contro i suoi stessi ex componenti di primo piano. Basti guardare ai nomi dei detenuti apparsi recentemente di fronte alle telecamere e in processi collettivi e ci si rende conto che il regime dei mullah sta affrontando una forte chirurgia interna, eliminando dei personaggi che per trentanni lo hanno servito in tutti i campi: terrorismo, inetrferenza nei paesi stranieri, repressione interna( personaggi come Said Hajjarian, ex fondatore dei servizi di sicurezza e del ministero dell'informazione, Behzad Nabavi, Tajzadeh, Atrianfar, Abtahi ecc...) e la bomba atomica. Secondo me questa politica di contrazione e di chiusura e di aricchimento causerà sicuramente un spargimento di sangue e di dolore. Come esattamente succede durante una operazione chirurgica. Solo che in questo caso la chirurgia è in assenza di anestesista!
Questa storia, raccontata in forma di poesia riguarda un uomo politico che avendo capito l'immediatezza del suo arresto da parte degli uomini del regime dittatoriale si raccomanda alla moglie di guardare al colore della penna, nel caso che ricevesse una sua lettera. Se scritta in blu tutto a posto invece se fosse scritta in rosso è tutta menzogna e frutto dell'uso della forza, della tortura e delle percosse.

A voi questa bellissima lettera-poesia!
ma mi scuso prima di tutto con l'autore, che non conosco, se non sono riusito a trasmettere la stessa sensazione che ci si prova quando la leggi in persiano.
a voi la traduzione in italiano
karimi davood


AL'EPOCA DI UN DITTATORE
HANNO ARRESTATO UN UOMO NELLA CITTA' DI TABRIZ
ACCUSATO DI AVER VIOLATO LA COSTITUZIONE
E, DI AVER ACCESO DELLE DISCUSSIONI POLITICHE
MA QUELL'UOMO LUNGIMIRANTE
AVEVA PRECEDENTEMENTE
MESSO D'ACCORDO CON LA MOGLIE
UN PATTO SEGRETO,
SECONDO CUI,
SE FOSSE ARRIVATO DAL CARCERE
UNA LETTERA A NOM SUA
BADA BENE A COLORE DEL TESTO:
se è scritta in penna blu
sappi che è giusto, vero e autentico
se è scritta in rosso sappi che
è frutto dell'obbligo e delle percosse

son tutte confessioni sotto la tortura
son tutte menzogne e bugie.

è passato del tempo,
un giorno,
è arrivata una lettera dall'uomo
la signora, affranta dal dolore e dalla preoccupazione
ha ricevuta la lettera
l'ha aperta e ha visto che scritta in blu!
scritta in una caliografia elegante:

Mia cara, mia amore
dimmi come stai e come vann le cose?
dimmi cara mia come ti senti e come vivi?
se vuoi saper di noi
ascoltami bene!
non ho problemi se non la tua lontananza
sto bene e anzi benissimo e colmo di gioia
sono in mezzo alle orge, bevute e feste varie
qui, noi abbiam cinema e palestra
abbiam abbondanza di cibo, dolci e frutta
picchiare con bastone, frusta e manganello
son totalmente voci, menzogne e falsità
chiunque dica che qui c'è il ploton d'esecuzione
sappi che dice una bugia con le corna!
qui non c'è posto per ansia e angoscia
qui non esiste il tavolo della tortura o di marchiatura a caldo
qui, quando mai le inquisizioni di opinione?
qui, quando mai le celle di isolamento?
qui, siamo tutti amici e compagni
qui, tutti siamo uniti come il frutto di una noce, dentro una buccia!
qui, non abbiamo assolutamente l'inquisitore
qui, non abbiamo assolutamente torture e percosse
al posto loro abbiamo la stanza del pensiero!
abbiamo metodi vergini e resuscitatori!
cara mia amore, io sto bene qui!
il passar della vita è piacevole qui!
nessuno se la prende con nessuno!
non c'è segno del dolore e della preoccupazione!
qui è tutto alla perfezione e trenta lode
Amor mio!
qui l'unica cosa che manca
è la PENNA ROSSA

MANIFESTAZIONE A ROMA DI FRONTE ALL'AMBASCIATA AMERICANA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI 36 MEMBRI DEL CAMPO DI ASHRAF


IRAQ: MANIFESTAZIONE A ROMA, LIBERARE I 36 OSTAGGI DI ASHRAF
Saturday, 29 August 2009
(ANSA) - ROMA, 28 AGO - ''Chiediamo che i 36 oppositori al regime iraniano rifugiati nella citta' irachena di Ashraf e arrestati il 28 luglio scorso durante un blitz della polizia irachena, vengano liberati come sancito da una sentenza del tribunale della citta' irachena di Khless del 24 agosto''.

Questa la richiesta di alcuni membri del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, che oggi hanno fatto un sit in davanti alla sede dell'ambasciata Usa a Roma. Il Consiglio ha sede a Parigi e riunisce oltre 700 esponenti politici iraniani.

''Abbiamo manifestato davanti all'ambasciata Usa- ha detto uno dei membri del Consiglio, Behzad Bahrebar - perche' vogliamo che gli Stati Uniti facciano pressioni diplomatiche sul governo iracheno, che ha agito su richiesta di quello iraniano attaccando persone inermi e uccidendone 12. Nel 2003 gli Usa si erano fatti garanti della sicurezza dei 3.500 abitanti di Ashraf, tutti dissidenti politici, e ora devono rispettare i patti''.
I 36 ostaggi hanno iniziato uno sciopero della fame e fra di essi otto, hanno detto esponenti del Consiglio della resistenza iraniana, sarebbero feriti e in condizioni di salute serie.
Presente alla manifestazione anche un membro del Comitato direttivo di 'Nessuno tocchi Caino', Antonio Stango, che con la sua associazione sta seguendo la vicenda dal punto di vista delle violazioni dei diritti umanitari. (ANSA).

venerdì 28 agosto 2009

IL GIORNALE: I DITTATORI BUONI? SOLO QUELLI CHE PIACCIONO ALLA SINISTRA


Prodi dietro un cospicuo contributo in denaro si mette in posa vicino al boia e il carnefice del popolo iraniano
vi propongo un ottimo articolo pubblicato sul Giornale di oggi e scritto da bravissima giornalista Marta Allevato.
buona lettura
karimi


«I blue-jeans che sono un segno di sinistra, con la giacca vanno verso destra» cantava Giorgio Gaber. Parafrasando e adattando all'attualità: «Dialogare col dittatore che è segno di destra, se lo si camuffa col buonismo va verso sinistra». Già, perché la destra stringe mani e alleanze con regimi internazionali per portare a casa contratti commerciali e risorse energetiche, mentre la sinistra lo fa ma per amore della politica e a fini umanitari.
Quando va a braccetto con gruppi estremisti come Hezbollah o Hamas - responsabili di attentati sanguinosi in tutto il Medio Oriente in nome del jihad e della distruzione di Israele - lo fa perché «includere anche questi soggetti negli sforzi per la pace è fondamentale al fine di raggiungere la stabilità in Medio Oriente». Le polemiche su D’Alema, ministro degli Esteri, che nel 2006 a Beirut passeggiava col deputato Hezbollah Hussein Haji Hassan per la sinistra furono solo «strumentalizzazioni»; «perché il “Partito di Dio” non è Al Qaida», dissero. Come se oggi Berlusconi giustificasse la visita a Tripoli con un «Gheddafi non è Bin Laden».
E perché l’allora ministro per il Commercio estero Emma Bonino, sostenitrice della linea con-le-dittature-non-si-tratta, in visita (settembre 2006) col premier Prodi a Pechino non solo non commentò la proposta del suo primo ministro di cancellare l’embargo europeo sulla vendita di armi alla Cina, ma invitò gli imprenditori a considerare il dragone «come un’opportunità»?.
Ma, si sa, la realpolitik di destra è troppo poco chic rispetto a quella di sinistra. Emblematico è il caso Iran. Furono i governi Prodi e D’Alema ad aiutare il regime quando, dopo gli anni bui di Khomeini, a fine Novanta aveva bisogno di rifarsi una verginità politica da spendere sulla scena internazionale per riacquisire uno status di partner accettabile. Così nel luglio 1998 l'allora presidente del consiglio dei ministri Romano Prodi fu il primo leader occidentale a recarsi in visita ufficiale a Teheran, rompendo un isolamento di quasi 20 anni. Il suo portavoce spiegò a chiare lettere che a muoverlo non erano affari o commercio, ma piuttosto l'esigenza di farsi «un'idea della reale situazione politica nella ex Persia». Flash back: l'anno prima era stato eletto presidente Khatami, il “riformista” con cui il regime vuole far credere al mondo di essere cambiato. Ma quello che venne osannato come l’«ayatollah Gorbaciov», si rivelò presto un bluff: nel luglio 1999, per citarne una, scelse la repressione violenta per sedare le proteste del movimento studentesco. Per non contare gli innumerevoli arresti e omicidi politici continuati durante tutto il suo governo.
In questo clima Prodi sbarca a Teheran. Dietro la sua mano che stringe quelle di Khatami e della Guida Suprema Khamenei, c'è sì quella di Bill Clinton, che sponsorizza un nuovo corso con Teheran, ma anche qualcosa in più. Che, storicamente, l'Iran abbia stretti legami con l'Italia non è una novità: proprio tra il '97 e il '98 i rapporti politici e gli scambi tra i due Paesi segnavano il picco massimo di tutti i precedenti quattro decenni. Durante gli anni della presidenza Prodi, l’Iri sigla numerosi accordi con Teheran. Nel 1997 è l’Italia la seconda partner commerciale con un volume di importazioni di oltre 1.500.000 dollari; l’Iran soddisfaceva il 18% della fame energetica italiana, secondo solo alla Libia. Prodi doveva sciogliere anche il nodo di contratti e debiti mai onorati fin dai tempi dello scià per poi aprire al sistema Italia le porte dell'economia iraniana.Dopo Prodi, nel marzo 1999, è il turno di Khatami a Roma, prima volta di un leader iraniano in Occidente dalla rivoluzione islamica. Il presidente Scalfaro e il premier D’Alema lo accolgono in pompa magna. D’altra parte si aprivano le porte al moderato che avrebbe cambiato le sorti del Medio Oriente, a colui che (citando la prefazione di Luciano Violante al libro dello stesso Khatami “Religione, libertà e democrazia” dello stesso anno) «ha un’idea di democrazia simile a quella occidentale». Guarda caso poche settimane prima, l’Eni e la francese Elf avevano firmato un contratto che inseguivano da tempo con la compagnia nazionale petrolifera iraniana e di cui gli Usa stessi si dissero «delusi e preoccupati».
L’ultimo clamoroso atto della politica di accondiscendenza della sinistra italiana verso uno dei più feroci regimi al mondo è Prodi che nell’ottobre 2008 partecipa a una conferenza organizzata a Teheran da Khatami. L’«ayatollah Gorbaciov» non è più presidente, al suo posto c’è il sanguinario Ahmadinejad. E l’ex premier italiano non manca di stringergli affettuosamente la mano. E sorridere

ROMA, MANIFESTAZIONE DI FRONTE ALL'AMBASCIATA AMERICANA PER SOLIDARIETA' CON IL CAMPO DI ASHRAF


Recentemente, il giudice per indagini preliminari della città di Khales ha rilasciato ordine di scarcerazione per i 36 membri dei Mojahedin arrestati e trasferiti dalle forze di sicurezza iracheni in un luogo segreto. Successivamente, la polizia locale ha rifiutato il rilascio degli "ostaggi" e ha chiesto ordini dall'alto!
In merito alla liberazione di 36 ostaggi e alle garanzie sulla sicurezza del campo di Ashraf da parte delle forze americane, gli iraniani dissidenti e residenti a Roma hanno organizzato una manifestazione di fronte all'ambasciata americana in via Veneto a Roma per chiedere: il rilascio immediato di 36 prigionieri ancora nelle mani della polizia irachena tenendo conto del fato che oltre ai pericoli a cui sono sottoposti si trovano anche in sciopero della fame:
il ritorno della sicurezza del campo di Ashraf nelle mani delle forze militari americane;l'abbandono immediato del campo da parte delle forze di sicurezza irachene;
accesso immediato degli avvocati e dei mass media internazionali per verificare tutto quello che è successo durante l'attacco delle forze militari irachene contro i residenti del campo che sono persone tutelate dalla Quarta Convenzione di Ginevra;
L'istituzione di una commissione di inchiesta per verificare la responsabilità di tutto ciò che è avvenuto durante gli attacchi del 28 e 29 luglio scorso dove sono morti 11 e feriti 500 residenti di Ashraf.
Orario: 12-14
lato bnl


karimi davood

mercoledì 26 agosto 2009

KHAMENEI E AHMADINEJAD, DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA



Durante la rivolta del popolo iraniano contro il regime dei mullah, alcune fonti dell'opposizione iraniana hanno diffuso delle fotogrammi che dimostravano l'arresto di un giovane da parte delle forze di sicurezza e dei Basiji. Nelle immagini si vedeva appena che i Basiji avevano sdraiato il giovane e con un coltello lo stavano sgozzando. Le foto erano talmente dolorose che il sottoscritto non ha voluto e non ha potuto credere a quello che si vedeva. Anche perchè le immagini non erano complete e chiare. Si vedevano i movimenti delle mani che si accingevano a sdraiare il giovane e a sgozzarlo. Oggi un famoso sito dei dissidenti iraniani ha pubblicato due fotografie assai dolorose e tristi che possono confermare ciò che è avvenuto in quel giorno e in quella strada di Teheran. Secondo la fonte, un medico dell'ospedale Sina di Teheran, ha fotografato di nascosto i corpi di due giovani di cui uno è sgozzato e l'altro ha avuto un taglio profondo che parte dalla faccia e finisce sotto il collo.
Avrei voluto censurare queste foto ma il mio dovere umano nei confronti di questi due giovani che hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la democrazia mi ha convinto di pubblicarle onde denunciare ulteriormente le due facce della stessa medaglia della repubblica islamica. Anche perchè in questi giorni sono stati smascherati dagli stessi dirigeni vicini a Moussavi e Karoubi, la sepoltura in massa di centinaia di cadaveri congelati e senza nome nel famoso cimitero di Teheran: Beheshte Zahra, In quella sezione ci sono solo dei numeri sulle tombe. Numeri che possono anche non rivelare mai e mai l'identità delle vittime della repressione del regime dei mullah. E' da alcune settimane che i familiari delle persone scomparse durante la rivolta che si recano tutti i giorni di fronte al famigeratocarcere di Evin per avere informazioni circa i loro cari e vengono costantemente aggrediti dalle forze di sicurezza del carcere stesso.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia chiede al governo italiano e alle istituzioni internazionali che si occupano dei diritti umani di denunciare il regime dei mullah e in particolar modo Ahmadinejad e Khamenei al tribunale internazionale per aver commesso dei crimini contro l'umanità.
Ribadisco che il governo di Ahmadinejad è al potere solo e solo grazie ai crimini commessi contro la popolazione inerme e senza armi pertanto chiunque stringa oppure si accinga a stringerle è complice di questi crimini e non va perdonato. Il popolo iraniano ha bisogno del sostegno della comunità internazionale e delle organizzazioni che si occupane del rispetto dei diritti umani.

karimi davood

martedì 25 agosto 2009

ALLA DIFESA DEL REGIME UNO DEI PIU' FEROCI CAPI DEL TERRORISMO IRANIANO. NOTIZIA E ANALISI



Dopo la nomina del passdar terrorista Ahmad Vahidi a capo del dicastero della difesa del regime dei mullah, molti colleghi mi hanno chiesto un'opinione circa questa "strana" nomina!
Ho cercato di rispondere che non è assoltamente strana tale incarico anche perchè lo stesso governo di Ahmadinejad è sotto il punto interrogativo per quanto riguarda la sua legittimità popolare ed internazionale di cui la parola "leggittimo" è anni luce lontana dalla sua esistenza. Non ci deve stupire il fatto che Ahmadnejad nomini uno dei più feroci capi della Sepah Passdaran e della Sepahe Ghods, responsabile dei più feroci attacchi terroristici in tutto il mondo e che ha le mani nel sangue versato da migliaia di innocenti compresi le vittime dell'attentato contro il centro Amia di Argentina. Il governo di ahmadinejad è una istituzione terroristica, repressiva e pericolosissima per l'intero mondo ed un bastone nelle mani di Khamenei. Naturalmente gli elementi scelti per coprire le sue poltrone devono essere tra i più fedeli al capo supremo che di persona sceglie tutti i ministri e alla base della loro fedeltà assoluta al sistema del Velayate motlagheye Faghih. La strategia del regime iraniana è basata su tre pilastri di cui il terrorismo è fondamentale quanto la repressione e la bomba atomica.Basterebbe che uno di questi pilastri crolli e crollerebbe l'intero regime degli ayattollah. Non ci dobbiamo dimenticare le immense manifestazioni popolari di Teheran dove la gente in milioni e milioni è scesa in piazza per esprimere il suo sdegno e il dissenso verso il regime di Ahmadinejad. Naturalmente, oggi come oggi sappiamo tutti che l'unico mezzo che ha potuto respingere la gente verso le loro case è stata la forza della repressione e della violenza. Una violenza inaudita e senza precedenti che non ha risparmiato nemmeno le stesse persone che per tre decenni hanno servito costantemente la soppravvivenza di questo sistema. Allora guardando da fuori l'operato del governo di Ahmadinejad non ci deve stupire affatto questa nomina che è fortemente compatibile con la natura e gli obiettivi del governo di Ahmadinejad. la realtà dei fatti è questo che lo stesso rinomination di questo passdar terrorista a capo di un nuovo governo è una dichiarazione di guerra sia al popolo iraniano che al mondo. Teheran lo sa che i prossimi anni sono di una importanza vitale per la stessa soppravvivenza del sistema che è minacciato fortemente su due fronti uno più serio e più pericoloso che è interno e l'altro esterno che prevalentemente viene dai paesi ostili alla costruzione della bomba atomica. Ecco perchè Ahmadienjad ha scelto il passdar terrorista con una pedigree a doc e ben provato. Perchè in questa maniera riesce a dare il suo messagio al mondo intero: nel caso di attacco all'Iran vi risponderemo con la massima violenza: E' stato sempre cosi che il regime dei mullah ha portato avanti le sue richieste e le sue politiche internazionali ricattando e minacciando. Ora tocca al mondo occidentale di non cascare nella trappola di Ahmadinejad condannando e on riconoscendo fin dalla radice questo governo illegittimo e terroristico e senza una fondamenta popolare. Se l'Europa e l'America riescano a percepire bene questo messaggio "spaventa passeri" e di regolarsi di conseguenza con l'avvicinamento al popolo iraniano, vi assicuro che Ahmadinejad mettendo al capo del ministero della difesa 100.000 uomini di calibro di Vahidi & company non potrà mai e mai spaventare nemmeno una mosca!
Il popolo iraniano continuando le sue proteste di piazza, giorno e notte, ha dato un bel esempio che al terrorismo e alla repressione bisogna dare altrettanto un forte messaggio:la resistenza!
Karimi davood, analista politico iraniano
Qui sotto vi riporto la notizia diffusa dalla stampa italiana

ministro della Difesa iraniano, ricercato per terrorismo

Parigi, 24-08-2009

La comunità israelitica francese esprime la propria indignazione per la nomina a Ministro della Difesa di Ahmad Vahidi, ricercato sin dal 1997 per presunte responsabilità nell'attentato che nel 1994 costò la vita a 85 persone e al ferimento di 300, compiuto ai danni della AMIA, un'associazione israeliana di Buenos Aires.
"Il Consiglio Rappresentativo delle Istituzioni Ebraiche Amia di Francia", si legge in una nota emessa dall'istituzione", è indignato per la nomina di un terrorista al ministero della Difesa".
La giustizia argentina sospetta l'Iran di avere fomentato questo attentato e di avere incaricato dell'esecuzione la formazione sciita libanese Hezbollah.
"Un criminale", prosegue la nota, "viene dunque indicato ad una funzione di alto livello, proprio mentre in Inghilterra viene rilasciato l'attentatore di Lockerbie".
Le critiche a questa nomina sono giunte anche dall'Argentina, che l'ha giudicata un "affronto alla propria giustizia ed alle vittime del brutale attentato", guadagnandosi come risposta da Theran l'accusa di "ingerenza negli affari interni della Repubblica Islamica". Ingerenza "condannata fermamente".

CAMPO DI ASHRAF: RILASCIATO ORDINE DI LIBERAZIONE PER I 36 OSTAGGI MA IL REGIME DEI MULLAH NE HA OSTACOLATO L'ESECUZIONE


Secondo quanto ha comunicato poche ore fa il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana,grazie alle pressioni internazionali e allo sciopero della fame portato avanti in varie capitali euroamericani, il giudice per le indagini preliminari della città di khales, in Iraq, ha emesso l'ordine di scarcerazione per i 36 membri del campo di Ashraf, presi in ostaggio il 28 luglio scorso durante la feroce aggressione militare contro i residenti del campo di Ashraf. Nonostante l'ordine del giudice, la polizia locale rifiuta la scarcerazione dei membri della resistenza iraniana annunciando la "necessità degli ordini dall'alto"!
Tutto ciò dimostra la regia e la manus lungus del regime iraniano che si nasconde dietro questo attacco e lo segue attraverso i suoi generali della Sepah Passdaran adirittura dall'interno dell'ambasciata iraniana a Baghdad. Infatti dopo l'ordine di scarcerazione, il premier iracheno, sollecitato dall'ambasciata iraniana ha trasferito la competenza del caso in un'altra città di nome Baghube di cui il procuratore ha subito presentato il ricorso contro l'ordinanza del suo collega della città di Khales.
Va ribadito che tutti i 36 ragazzi, presi in ostaggio dalle frze irachene si trovano tuttora in sciopero della fame.
La resistenza iraniana ha chiesto al governo americano, alle forze multinazionali in Iraq, al segretario generale dell'ONU, al Consiglio di sicurezza e al Commissario superiore per i diritti umani dell'ONU di intervenire quanto prima e urgentemente per salvare la vita di questi 36 ostaggi.
la resistenza iraniana in un comunicato diffuso il 25 agosto ha messo in guardia il governo iracheno in quanto è considerato un crimine contro l'umanità la presa in ostaggio delle persone protette dallo statuto della Quarta Convenzione di Ginevra, chiedendo all'ambasciata americana in Iraq e al commando delle forze americane in zona di rispettare i loro impegni presi con queste persone protette dalla Quarta Convenzione di Ginevra tra cui anche con questi 36 ostaggi.
Come associazione rifugiati politici iraniani non posso fare altro che esprimere la mia piena soddisfazione, gratitudine e ringraziamenti al giudice iracheno per questo coraggioso atto di giustizia nei confronti delle persone inermi e indifese. Anche gli europei, le associazioni per i diritti umani e le istituzioni internazionali devono sostenere questa coraggiosa decisione del giudice iracheno e raccomandare al governo iracheno di rispettare quanto deciso. Gli ostaggi devono essere liberati immediatamente e non esiste nessuna giustificazione, nemmeno legale, di trattenerli ancora nelle carceri irachene dove rischiano seriamente la vita.
Il mondo occidentale deve per forza prendere una dura lezione da quanto è successo il 28 e 29 luglio nel campo di Ashraf. La resistenza delle mani nude e delle teste senza il casco ha vinto sulla ferocia e sulla violenza dei bastoni chiodati, asce, manganelli, lancio delle pietre, investimenti con autoblindate e spari delle pallottole e quanto altro che ancora noi non sappiamo. A noi sono arrivate delle immagini che nel tempo reale hanno veramente scosso le libere coscienze del mondo.Le immagini che hanno riportato di frnte ai nostri occhi che, chi paga con la vita ilprezzo del propagarsi del grande pericolo del terzo millennio in medioriente e in tutto il mondo è ancora il popolo iraniano. Un popolo che nonstante trentanni di repressione e di oppressione ha ancora la testa sulle spalle e quando gli chiedono durante le preghiere del venerdi di gridare "Morte all'America, morte all'Israele e morte ai Mojahedin", con tanto orgoglio e determinazione e maturita politica grida con tutto il suo cuore " Morte alla Russia"! Questo slogano deve far riflettere in molti ambienti politici e deve svegliare molte coscienze che hanno la testa sotto un cumulo della neve!
A nome dell'associazione rifugiati politici mi associo alla resistenza iraniana e chiedo il rispetto degli impegni presi da parte degli americani con ogniuno dei membri del campo di Ashraf e poi riprendere in pieno il controllo della sicurezza del campo fin quando non interviene L'ONU per una decisione di lunga durata.
Karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici raniani residenti in Italia

sabato 22 agosto 2009

ROMA, CONVEGNO DI SOLIDARIETA' CON MILLE DONNE DEL CAMPO DI ASHRAF






in occasine della settimana di solidarietà con le donne iraniane e mille donne di Ashraf, ieri, venerdi, 21agosto 2009 è stao organizzato un convegno a Roma dove hanno prtecipato molte personalità del mondo poitico italiano tra cui On. Elisabetta Zamparuti, Sig. Giacarlo Boselli, vice sindaco della città di Cuno, signora Gabriella Liberatore, storica e studiosa della questione iraniana e Sig. Reza Olia, scultore e membro del Consiglio Nazionale della resistenza iraniana e la signora Shahrzad sholeh, presidente dell'asociazione donne democratiche iraniane in Italia. On. Elisabetta Zamparuti nel suo inetrvento tra l'altra ha ribadito che "questo violento attacco è stato pianificato da khamenei e da Al Maleki, premier iracheno in cui sono stati trucidati 11 persone, feriti 500 e presi in ostaggio 36 membri del campo". Onorevole zamparuti ha chiesto al "govenro americano di agire alla base dell'articolo 45 della Quarta Convenzione di Ginevra per riprendere il controllo della protezione del campo di Ashraf." Il vice sinaco i Cuneo Boselli nel suo intervento ha dtto:" io personalmnto ho visitato il campo d Ashrf. E' un oasi in mezzo al deserto. Ho notato che le donne di Ashraf costituiscono la forza principale della resistenza e sono la garanzia per la libertà e la democrazia per il futuro dell'Iran. Io condanno questo sanguinoso attacco ordinato da Al Maleki su richesta di Khamenei e chiedo al governo americano di ripendere il controllo della protezione del campo.
Gli altri oratori hanno unanimamente condannao questo attacco e rivolgendosi al governo americano hanno chiesto al presidente Obama un suo interventoo diretto per garantire la piena protezione del campo di Ashraf alla base dell'articolo 45 della Quarta Convenzione di Ginevra esprimndo anche la loro piena solidarietà con mille donne di Ashraf.

Manifestazione di solidarietà con mille donne di Ashraf di fronte all'ambasciata americana a Roma








Ieri mattina numerosi cittadini iraniani e italiani hanno partecipato ad una manifestazione di solidarietà con "mille donne di Ashraf" che vivono sotto la costante minaccia delgli attacchi del regime iracheno simile a quello successo il 28 e 29 luglio scorso dove morirono 12 persone e ferite altre 500. Sono state prese in ostaggio anche 36 membri del campo di ashraf di cui la sorte ancora non si sa nulla. I manifestanti chiedevano al governo americano la protezione dei residenti del campo in cui vivono 1000 donne che da più di 20 anni lottano per la libertà e la democrazia in Iran. Tra le altre richieste si figurava la richiesta di istituzione di una commissione di indagine per risalire ai responsabili di questo massacro e di deferirli ai tribunali internazionali per processarli con l'accusa di aver commesso dei crimini contro l'umanità.
I manifestanti chiedevano al governo americano il rispetto dei pati firmati dal governo precedente americano con ciascun membro de campo di Ashaf in materia della loro protezione sicurezza. Un impegno trascurato e sottovalutato da parte degli americani durante questo feroce attacco avvenuto sotto l'occhio delle forze militari americane.
Alla fine delle manifestazione i manifestanti hanno espresso il loro massimo impegno e partecipazione nella difesa dei diritti dei residenti del campo di Ashraf e in particolare di 1000 donne che sono delle persone sotto la tutela delle convenzioni internazionali in materia del rifugiato politico.
karimi davood

giovedì 20 agosto 2009

CONVEGNO DI SOLIDARIETA' CON LE 1000 DONNE DI ASHRAF



Il 28 luglio 2009 le forze irachene hanno sferrato un violento attacco contro i residenti di Ashraf, tutti disarmati, tutti rifugiati politici. Il bilancio dell´operazione è tragico: undici persone hanno perso la vita, più di cinquecento sono state ferite in modo molto grave, e 36 rapiti, tra di loro alcuni feriti gravemente.Con ogni probabilità le attuali violenze sono state istigate e ordinate dai mullah iraniani, che dopo aver represso brutalmente nel sangue le rivolte in patria all´indomani delle elezioni farsa del 12 giugno scorso, hanno esportato il terrore nel vicino Iraq spingendo il governo iracheno a soffocare la Resistenza
Iraniana in cambio di una presunta collaborazione per la pacificazione dell´Iraq.
I rifugiati di Ashraf, 1000 di cui donne, sono protetti dalla Quarta Convenzione di Ginevra, che prevede la loro protezione nel territorio iracheno. Con questo ignobile atto il governo iracheno si è macchiato di un crimine contro l´umanità e dovrà risponderne di fronte alla Corte penale internazionale.
Durante questo feroce attacco i miltiari iracheni minacciavano i residenti di Ashraf di uccidere gli uomini e di abusare sessualmente le donne, lo stesso trattamento al quale attualmente sono sottoposte le donne della rivolta nei carceri iraniani . Queste minacce provengono dai criminali inviati dal regime iraniano in veste di polizia irachena.
Di recente l'ex presidente del parlamento iraniano Karoubi ha rivelato che le ragazze e i ragazzi arrestati durante la recente rivolta popolare in Iran sono stati brutalmente violentati nei carceri, la notizia è stata confermata dagli esponenti del regime.
In occasione della settimana di solidarietà con le donne iraniane e 1000 donne coraggiose di Ashraf, la invitiamo di partecipare al nostro convegno.
Data: Venerdi 21 Agosto 2009
Ora: 11-13
Luogo: Hotel Nazionale, Piazza Montecitorio

Presidente ; Shahrzad Sholeh
Cell; 3349775554
Cell; 3206069914

IRAN, AHMADINEJAD IMBROGLIA ANCHE I MASS MEDIA EUROPEI

Il regime di Ahmadinejad è riuscito ancora a prendere in giro i mass media e i governi euorpei annunciando la candidatura di tre donne nel suo nuovo governo.
Tale decisione ha dato in pasto ai mass media una notizia eclatante dimenticando che questo governo è illegittimo fin dalla nascità a prescindere da chi lo comporrà e di che sesso sia. Chiunque sieda sulle poltrone dei ministeri sarà un bastone sotto le ascelle di Ahmadinejad e sarà costretta a sopportare il suo peso.
Secondo me questa decisione è stata una tattica-imbroglio per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale dalla grande rivolta popolare che è ancora tuttora in corso. Per il popolo iraniano è indifferente chi occupi le poltrone. il regime di Ahmadienjad è un regime golpista, illegittimo, nominato da Khamenei, illegittimo anche lui, basta guardare i comunicati che vengono diffusi costantemente da varie personalità religiose che non lo riconoscono più come leader supremo e chiedono al Consiglio dei Saggi, diretto da Hashemi Rafsanjani la sua immediata rimozione. Allora un mio consiglio ai colleghi: guardare con l'interesse e con l'applauso a queste tattiche porta illusione e delusione. prima di applaudire e pubblicare le mosse di ahmadinejad bisogna conoscere la sua natura e la sua tessitura politica e ideologica: è il figlio legittimo di Khomeini, allora grand maestro dell'imbroglio. Khomeini, prima della rivoluzione, promise al popolo iraniano di tornare nelle scuole coraniche dopo la vittoria della rivoluzione e altrettanto agli americani di non andare contro i loro interessi. Abbiamo visto il risultato. la storia recente è di fronte agli occhi di tutti. Dopo due anni dall'ascesa al potere, in Libano è avvenuto l'attentato più grave della storia delmedioriente: a Beirut è saltato in aria il palazzo dei Marines con trecento morti polverizzati. Questo è stato inizio della promessa di Khomeini agli americani. Il resto è la storia recente.
Karimi davood, analista politico iraniano

mercoledì 19 agosto 2009

LA TRAGEDIA DELLE VIOLENZE SESSUALI CONTRO I DETENUTI POLITICI IN IRAN


Nel video si vede le testimonianze raccolte da una ex detenuta, violentata ripetutamente nelle carceri iraniane


Nella foto: Atefe Rajabi di anni 16 violentata ripetutamente dal giudice religioso della città di Nekah e poi impiccata in pubblico dalle mani dello stesso giudice


Dopo le scandalose rivelazioni del candidato Karubi sulle sistematiche violenze sessuali applicate contro le donne e gli uomini arrestati durante le recenti manifestazioni di protesta in Iran, il Tgcom-Mondo ha riportato le testimonianze di una donna arrestata a 17 anni e violentata ripetutamente da un mullah.
Lo stesso Ayattolah Khomeini all'inizio delgli anni 80 aveva ordinato l'uso della violenza sessuale contro le ragazze vergini prima della fucilazione, altrimenti "sarebbero finite nel paradiso"! Allora per evitare che le ragazze vergini finiscano in paradiso, secondo la Fatwa di khoemini, bisognava sverginarle prima di passarle al boia.
La storia della violenza sessuale è una cosa già saputa e vecchia per gli addetti ai lavori come il sottoscritto, tanto che nei miei quasi trentanni di lavoro di informazione e di denuncia, presso i mass media e l'opinione pubblica, ne portavo le prove tanto dolorose anche per me che avrei dovuto raccontarle. Allora qui bisogna chiedere come mai in questi giorni ne parlano tanto, sia i giornali che gli stessi dirigenti del regime dei mullah tra cui il signor Karoubi? La spiegazione è questo che dopo l'ondata di arresti seguiti dalle recenti manifestazioni di protesta in Iran, i passdaran con l'autorizzazione del leader supremo Ali Khamenei hanno fatto, oltre ai soliti maltrattamenti e vari tipi di torture, anche un uso massiccio della violenza sessuale contro chiunque sia finita in carcere a prescindere dal sesso. Si parla addirittura che i dirigenti delle carceri ordinavano ai loro dipendenti, nel loro linguagio, di "mettere incinta" il prigioniero! Tutto ciò spiega il motivo dela denuncia fatta dal signor Karoubi. I responsabili penitenziari hano superato ogni limite e regola e hanno frantuato una tradizione che rigurdava esclusivamente i simpatizzanti delle organizzazioni politiche di opposizione quali Mojahedin del popolo e altre formazioni plitiche. Lo scandolo delle violenze sessuali è stato talmente grande e fuori misura che nemmeno gli ex dirigenti iraniani sono riusciti a tacere e a chiudere un occhio! Nonostante tutto cio apprezzo e ammiro il lavoro del signor Karoubi che con grande coraggio e maturità umana ha superato la linea rossa del regime e ha scoperchiato un tumore che affligge la società iraniana ormai da trentanni.
Al riguardo, in un precedente articolo avevo focalizzato l'attenzione del pubblico su due casi emblematici. Il primo riguarda la signorina Taraneh Mousavi, violentata ferocemente da un gruppo dei torturatori, di cui il corpo è stato dato alle fiamme per coprire e le violenze subite. Il secondo caso riguarda Mohsen Roholamini, figlio 20enne del consigliere del candidato Mohsen Rezaii, anche egli arrestato durante le manifestazioni e nonostante fosse il figlio di un alto componente del regime è stato brutalmente violentato e ucciso. Ci sono numerosi altri casi usciti recentemente sui mass media che hanno raccolto le testimonianze delle donne, ex prigioniere politiche, violentate costantemente per strapparle le confessioni. Un semplice sguardo alla Youtub conferma ciò che vi sto scrivendo.
A nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani mi unisco alle rivelazioni del signor Karoubi chiedendo alle istituzioni e organismi internazionali, quali ONU e la Commissione per i diritti umani,alla Croce Rossa Internazionale, di inviare una commissione di indagine per raccogliere le testimonianze dirette delle persone in questione e di trascinare i responsabili delle violenze sessuali in un tribunale internazionale. Secondo noi tali comportamenti disumani rientrano nei parametri delle azioni commessi contro l'umanità e vanno perseguitate secondo le norme vigenti delle Nazioni Unite.

Karimi Davood,presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia
Qui sotto vi riporto le testimonianze di una signora violentata di cui il racconto è visibile sul Youtub:

fonte Tgcom-Mondo

Iran, "così il regime mi torturò"
Donna in video:"Arrestata e violentata"
Un regime spietato, crudele, che arresta persone senza un motivo e poi le tortura. Sarebbe questa la situazione in Iran, denunciata da diversi testimoni, soprattutto negli ultimi tempi dopo le proteste degli oppositori ad Ahmadinejad. In questo contesto di inserisce la vicenda di Katayoun Azarly, una giovane donna iraniana che in un video racconta quando, a 17 anni, fu arrestata senza motivo, torturata e poi violentata dai carcerieri.


Ecco il racconto della donna

Un giorno, mentre ero al lavoro, ho cercato di chiamare casa. Chiamavo spesso a casa perchè mia mamma aveva subito da poco un infarto e chiamavo per sapere se aveva bisogno di qualcosa. Quel giorno in particolare provai a chiamare parecchie volte ma nessuno dei miei parenti rispose, quello fu il giorno del mio arresto, in quel periodo avevo 17 anni, fui arrestata e portata in prigione, al Samenol Aeme Komite. Dopo un primo breve interrogatorio, fui bendata e trasferita in un luogo segreto. Il mio interrogatore fu Hadj Agha Safaei. Quello fu il mio primo incontro con lui. Tutto era così poco familiare per me. Non mi ero mai trovata in una situazione simile prima di allora. Colui che mi interrogava divenne anche il mio violentatore.

Voleva che io confessassi qualcosa che io non avevo fatto. Non avevo idea di cosa lui volesse sapere. Hadj Agha Safaei non mi credette. Fu così violento e umiliante. Una volta lui ordinò ad Hadj Khanoom, la donna presente a tutti gli interrogatori, di prendermi dal basso. Hadj Khanoom mi saltò saltò addosso immobilizzandomi a terra. Lui intanto si accese una sigaretta poi mi sollevò la camicia, e come se fossi un posacenere spense la sigaretta sul mio corpo, lo fece per tre volte. Può ancora vedere le cicatrici sul mio corpo. Lui venne di nuovo verso di me, tirò indietro i capelli e mi disse: "Ti ho fatto questi tre segni sul tuo bel seno cosicchè to non dimentichi mai". Dopo quell'incidente ho perso la mia stabilità emotiva e psicologica in prigione. A causa del mio stato psicologico rifiutai di mettermi la divisa da prigione e il cappello a causa dei miei continui crolli al sistema nervoso, quando avevo un attacco non volevo quei vestiti addosso.

Il giorno dopo mi portarono nuovamente al piano di sopra dove ebbi un altro incontro con il signore di prima. Cominciò nuovamente ad offendermi e umiliarmi, la Hadj Khannoon chiese se poteva frustare la mia schiena nuda ma non davanti a lui e che doveva lasciare la stanza e lui disse: " Vai avanti", allora lei disse che non sarebbe potuto andare in paradiso se avesse visto il corpo di una donna che non fosse legittimamente legata a lui. Così poi mi fece leggere il giuramento per sposarmi temporaneamente. Poi lui le ordinò di liberarmi le mani. Chiese alle guardie di lasciare la stanza. Una volta che furono andate via, mi ordinò di alzarmi in piedi. Era difficile per me alzarmi in quelle circostanze. Ero così debole, terrorizzata e umiliata. Mi alzai e lui disse: "Non sai perché devi alzarti?" Stavo in piedi dritta come un soldato Lui disse: "No non così. Voglio che tu stia in piedi in maniera sensuale". Mi creda non sapevo neanche cosa volesse dire stare in piedi in modo seducente.

Come fa una donna a stare in piedi in modo seducente? Non lo sapevo, non ero stata cresciuta in quel modo e mio padre era molto severo e conservatore. Non potevamo vedere quel tipo di film neppure durante il regime di Shah. Mi lasciò in quella posizione per un pò e continuò a guardarmi. È stato molto umiliante e tutto quello che desideravo era che mi uccidesse piuttosto che stare davanti a lui così. Mentre ripeteva i suoi insulti camminava di fronte a me. Mi colpì di nuovo e caddi, sentii il suo corpo pesante su di me, ero così stordita che la mia visione si offuscò, non ero neppure capace di distinguere ciò che mi stava intorno.

Fu allora che mi abbassò le vesti e mi violentò. Avevo una mano ferita e non potevo neppure difendermi, ma mi creda anche con una mano ferita lo graffiai così tante volte in faccia come un gatto o una tigre ferita. Poi provai a separarmi dal suo corpo con le mie gambe facendo così e poi colpì qualcosa di affilato col mio piede. Questa ferita è la testimonianza della colluttazione. Dopo quello mi spinse via prendendomi per i capelli e facendomi girare in tondo. Mi spinse sul letto, e con un oggetto artificiale infilato dentro me, non sapevo cosa fosse ma lo sentivo e fu così che mi violentò nuovamente.

UN INTERESSANTE ARTICOLO-ANALISI SULL'ATTACCO DELLE FORZE IRACHENE AL CAMPO DI ASHRAF

Iran: Martirio ad Ashraf

di Esmail Mohades
Il 28 luglio alle 15, ora locale, migliaia di uomini vestiti con la divisa delle forze irachene hanno sferrato un attacco ingiustificato al Campo di Ashraf, dove risiedono circa 3500 membri dei Mojahedin del popolo iraniano. I residenti di Ashraf, “persone protette” dalla IV Convenzione di Ginevra, mettevano in atto una difesa con i loro corpi e a mani nude. Ore 16 1e forze irachene a manganellate spazzavano via i resistenti e con i loro bulldozer spianavano la recinzione del campo e tutto quello che s’opponeva alla loro avanzata. Chi non guidava i bulldozer e non era occupato a brandire i manganelli colpiva gli inermi con pietre; nel frattempo si preparavano a impugnare le armi da fuoco.
Ore 16:15 gli aggressori aprivano, oltre al lato occidentale, nuovi fronti da Est e da Nord del Campo per piegare la volontà dei Mojahedin del popolo che difendevano con la vita il loro Campo e la loro dignità. Ore 16:30 gli attacchi continuavano e, sotto la temperatura di 57 °C, colpivano gli inermi con getti di acqua bollente e gas al peperoncino. Il numero dei feriti e dei feriti gravi aumentava e gli aggressori come cani arrabbiati inferivano sui corpi dei feriti, e li portavano in luoghi ignoti ammanettati. Le forze statunitensi presenti filmavano quanto accadeva. Ore 16:50 i militari con la divisa irachena cominciavano a sparare. Il numero dei feriti cresceva, alcuni in modo molto grave. Ore 17 in punto i blindati penetravano nel Campo e gli attacchi s’intensificavano, e il numero dei feriti saliva. Gli inermi Mojahedin del popolo urlavano “Morte a Khamenei! A Teheran ad Ashraf!”. L’ordine dell’attacco, impartito dal primo ministro iracheno al-Maliki, era stato imposto da Khamenei che anche nell’incontro con il presidente della Repubblica iracheno, il 28 febbraio, aveva chiaramente preteso la cancellazione del Campo di Ashraf.

Ore 17:15 i mezzi degli iracheni scorazzavano nelle vie di Ashraf, e squarciavano gli pneumatici delle auto che trasportavano i feriti agli ambulatori del Campo. I militari picchiavano selvaggiamente ogni persona che incontravano. Sei blindati proseguivano verso le centrali di distribuzione dell’acqua e dell’elettricità per distruggerle. Tre blindati si muovevano diretti verso la piazza Laleh, all’interno del Campo, e i militari picchiavano e sparavano all’impazzata. Ore 17:30 il numero dei feriti gravi è di 49 persone e uno, Siavosh, è in coma. Le prime immagini dell’assurdo attacco contro il Campo di Ashraf insieme a 134 nomi di feriti venivano consegnate nel pomeriggio ad Amnesty International a Londra che in un comunicato esprimeva forti preoccupazioni per ciò che accadeva ad Ashraf.
Ore 19:30 muore Farzin Zamani, e Peyman entra in coma. Ore 20 muoiono Mehrdad Niksiar, Mohammad Reza Bakhiari e Mehrdad Rezazadeh.

La mattina del 30 luglio alle 8, ora locale, il numero dei militari in divisa irachena presenti nel Campo di Ashraf era di 2200 unità; 1200 della polizia, 700 dell’esercito e 300 delle forze speciali del premier Nuori al-Maleki. Molti militari in divisa irachena parlavano in farsi; essi appartenevano alla divisione 9 di Badr, del corpo dei pasdaran. Notizie riferiscono che la Forza Qods del Corpo dei pasdaran del regime iraniano ha avuto un ruolo determinante in questo attacco. Il numero dei caduti dei Mojahedin del popolo era di 12 morti, 450 i feriti e 36 gli scomparsi. I giornalisti e le loro troupe non ottenevano ancora il permesso di entrare nel Campo.

Chi conosce lo stile repressivo del regime dei mullà al potere in Iran non ha dubbi che il feroce attacco ad Ashraf ha la stessa mano. Le più alte autorità del regime iraniano non hanno mai celato il loro desiderio di eliminare il Campo di Ashraf, considerato una spina nel fianco. Il presidente del parlamento ( majlès ) dei mullà, Larijani, s’è subito detto soddisfatto dell’accaduto e ha ringraziato il governo iracheno per l’attacco, avvenuto “troppo tardi”. Il regime dei mullà è solito esportare le proprie crisi fuori dai confini, questa volta attanagliato dalla rivolta degli iraniani in Iran pretende e ottiene una feroce aggressione al Campo di Ashraf, ai membri dei Mojahedin del popolo, la sua principale opposizione. L’inaudita crudeltà consumata dagli uomini in divisa irachena era tale e quale a quella usata nelle strade di Teheran e altre città iraniane. Dal gennaio di quest’anno da quando gli iracheni avevano assunto il controllo del Campo di Ashraf, molti avevano avanzato dubbi sulla volontà e sulla capacità del governo filo iraniano di al-Maleki di onorare gli impegni sulla sicurezza di Ashraf. I fatti del 28 luglio hanno confermato le preoccupazioni.

Molti anni di politica dell’Occidente, di sporca compromissione con il regime criminale al potere in Iran e di completa omissione dei diritti umani, hanno fatto sì che il regime, a man bassa, sterminasse i dissidenti iraniani in Iran e fuori. Elemosinando un dialogo sul nucleare, i governi occidentali hanno perso credibilità anche agli occhi dello stesso regime. La conseguenza di una simile inopia dell’Occidente, deve essere pagata ancora una volta dal popolo iraniano, a Teheran e ad Ashraf. Lo slogan “morte al dittatore” udito a Teheran e ad Ashraf dichiara l’inizio della fine del regime dei mullà in Iran.
In ogni caso anche l’Amministrazione degli Stati Uniti d’America è responsabile dell’accaduto, avendo siglato un accordo, nel luglio del 2004, che la impegnava a tutelare i residenti di Ashraf riconosciuti “persone protette” dalla IV Convezione di Ginevra. L’orrendo spettacolo dell’attacco ai Mojahedin del popolo nel Campo di Ashraf non ha avuto uno spazio nei telegiornali, mentre sulla rete* giravano le immagini dell’aggressione, e su questo c’è molto da riflettere

martedì 18 agosto 2009

WASHINGTON:SIT-IN DI PROTESTA DI FRONTE ALLA CASA BIANCA




Nelle foto: alcuni momenti del Sit-in di fronte alla Casa Bianca
per la solidaretà con mille donne combattenti, residenti nel campo di Ashraf e per la protesta contro la feroce aggressione delle forze di sicurezza irachene contro gli oppositori del regime dei mullah è da alcune settimane iniziato un sit-in di protesta di fronte alla Casa Bianca. Tra i partecipanti a questa dimostrazione permanenete ci sono anche i prenti stretti delle donne e degli uomini che vivono in questo campo. Le richieste del sit-in degli oppositori iraniani sono:
-la ripresa momentanea del controllo del campo di Ashraf da parte degli americani;
-l'espulsione delle forze militari irachene dal campo;
-istituzione di una commissione di indagine su questa grave violazione degli accordi bilaterali firmati da entambe parti;
-l'accesso immediato degli avvocati nel campo per visitare i loro clienti;
-affidamento del controllo della sicurezza del campo ad un organo internazionale nominato dall'ONU;
-liberazione immediata di 36 membri del campo di Ashraf, arrestati e trasferiti nei luoghi sconosciuti
-istituzione di un tribunale internazionale per processare i responsabili di questo grave crimine commesso contro l'umanità.

lunedì 17 agosto 2009

IRAN: APELLO DEL PRESIDENTE MARYAM RAJAVI


Maryam Rajavi lancia un appello per chiedere la protezione delle donne di Ashraf ed il rilascio dei prigionieri politici in Iran
Lunedi, 17 agosto 2009
Appello internazionale per la liberazione degli ostaggi, il ritiro delle forze irachene da Ashraf e la protezione del campo da parte delle forze americane.

CNRI - Domenica 16 agosto,

Nella sede della Resistenza Iraniana ad Auvers sur Oise, a nord di Parigi, si è tenuta una giornata in solidarietà con le donne iraniane e con le coraggiose donne di Ashraf, con la onorata presenza di Maryam Rajavi, presidente eletta della Resistenza iraniana. Numerosi attivisti per i diritti delle donne, dei diritti umani e personalità politiche hanno partecipato alla cerimonia per rendere omaggio alle donne iraniane.

La Sig.ra Rajavi ha affermato che: "nel recente attacco al campo di Ashraf, le forze irachene hanno minacciato di abusare sessualmente delle donne. Ed inoltre hanno minacciato il massacro di tutti gli uomini di Ashraf in modo tale da arrivare poi a rapire le donne. Queste minacce provengono dai criminali inviati da regime iraniano. Per molti anni stanno soffrendo del medesimo abuso anche le loro coetanee che si trovano in Iran.

"Di recente, l'ex presidente del Majlis, (il parlamento dei mullah), ha rivelato che le ragazze ed i ragazzi erano così brutalmente violentati in carcere, che una volta fuori usciti non avevano la forza di ritrovare una vita normale. "

La Sig.ra Rajavi ha dichiarato: "Oggi il pericolo di un altro attacco colpisce nuovamente le donne di Ashraf. Le forze irachene hanno sempre a portata di mano le loro armi e attrezzature per essere pronti ad uccidere non appena arrivi l’ordine da Tehran.

Le forze USA in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra e contrariamente agli impegni internazionali, hanno trasferito la protezione alle forze irachene ad Ashraf e si sono rifiutati di attuare il loro ruolo motivandolo che il loro era un ruolo in qualità di osservatore. Dal primo minuto dall'attacco di Ashraf, le forze americane hanno assistito alle sanguinose scene di degli attacchi senza far nulla.

La Sig.ra Rajavi ha lanciato un appello alla Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, l'Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ed al Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla questione della violenza contro le donne e dei diritti dell’uomo ed ai parlamentari di tutto il mondo ad adottare pesanti misure per proteggere le donne di Achraf contro le criminose minacce dei loro aggressori.

Per evitare la perpetua delle donne in Iran e la catastrofe di Ashraf, la signora Rajavi ha invitato la comunità internazionale, in particolare gli Stati Uniti, l'Unione Europea e le Nazioni Unite, a far in modo di soddisfare queste richieste:

-La liberazione dei prigionieri politici, in particolare le donne in Iran
- La liberazione dei 36 residenti di Ashraf presi in ostaggio dalle forze irachene e il ritiro immediato di codeste forze da Ashraf.
- La temporanea supervisione da parte del governo statunitense per la protezione di Ashraf. Tale dovere spetta a quest’ultimo come viene riportato dall'articolo 45 della Quarta Convenzione di Ginevra.
- L'istituzione di una forza internazionale sotto il controllo delle Nazioni Unite per proteggere Ashraf e la creazione di un gruppo di osservatori delle Nazioni Unite all’interno campo.

Segretariato del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana
Il 16 agosto 2009

domenica 16 agosto 2009

DUE FOTO DA FAR RIFLETTERE AGLI IDEATORI E AUTORI DELLA POLITICA DI ACCONDISCENDENZA




I politici euroamericani, responsabili della politica di accondiscendenza che una volta ha condotto con il padre politico di Ahmadinejad il mondo intero in una catastrofica guerra mondiale, dovrebbero far riflettere su queste due assomiglianze non solo fotografiche, ma ideologiche. Se Hitler è nato come un uomo politico affidabile ed eletto in un plebiscito e di aspirazioni socialiste, il secondo Hitler di oggi è già salito sul carro del potere, in una nomination da parte del leader supremo Khamenei, e come "l'uomo dai mille colpi di grazia" e di " uno dei capi pilastri della Sepah Ghods" che si occupa tuttora delle operazioni extrateritoriali terroristiche in tutto il mondo compreso Iraq e Afghanistan, dove sono stati massacrati migliaia di soldati delle forze multinazionali.
I politici coinvolti in questo disastro mondiale di oggi, domani dovranno rispondere in un tribunale internazionale di crimini contro l'umanità.
Karimi Davood, analista politico iraniano

Appello per salvare le vite delle donne incarcerate nel famigerato carcere di Evin a Teheran


CATASTROFICHE CONDIZIONI IGIENO-SANITARIE IN CUI VIVONO LE DONNE DETENUTE IN IRAN

APPELLO ALLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI PER UN IMMEDIATO INTERVENTO UMANITARIO

Le donne prigioniere politiche nella cella 209 di Teheran, nel famigerato carcere di Evin sono tenute in condizioni disumane e sono sottoposte a varie forme di tortura fisica e psicologica. Le celle in questo reparto sono in sovraccarico di detenute dopo il trasferimento delle donne e delle ragazze arrestate nel corso della rivolta nazionale.
I torturatori dicono ai prigionieri che le trattano in modo tale da spaventare le altre donne che sono al di fuori del carcere, cosi da impedirle a scendere in piazza per protestare
Le celle non dispongono di un sistema di ventilazione e il cado estivo impedisce alle detenute di respirare e ciò provoca in loro mal di testa, nausea e problemi respiratori.
Dal momento che le donne detenute sono autorizzate ad utilizzare i servizi in modalità limitata, questa situazione le provoca dolori ai reni, alla vescica ed all’apparato digestivo.
Mahsa Naderi, 19 anni, una studentessa, sotto l’ordine di Said Sheikhani continua ancora a rimanere nella famigerata cella d’isolamento, nel braccio 209, pur avendo fatto fronte ad un processo.
A causa delle disumane condizioni igieniche carcerarie, la sig.na Naderi soffre di una molteplicità di problemi di saluti e viene privata di cure mediche.
Fatemeh Ziai, 52 anni, alla quale è stata diagnosticata la sclerosi multipla, è in condizioni critiche e nonostante siano passati 5 mesi non si hanno sue notizie.
Henchman Alavi,un torturatore del carcere, ha affermato che lei non riuscirà ad uscire viva dal carcere. I funzionari addetti agli interrogatori, membri del Ministero di Intelligence e di Sicurezza hanno impedito ai familiari di poterla venire a visitarla in carcere. Le altre prigioniere, tra cui Atefeh Nabavi, Azmoudeh, Babakhani e Shiva Nazar Ahari, si trovano nello stesso reparto. La situazione concernente la sig.ra Nazar Ahari è ancora ignota, nonostante siano passati 57 giorni dal suo arresto. La sua famiglia non è riuscita ad ottenere il permesso di visita e l’unica cosa che le è stata concessa è stata un'unica e breve telefonata.
Le donne, membro della commissione del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana chiedono a tutti coloro che sono difensori dei diritti umani e delle organizzazioni sui diritti delle donne e le autorità di condannare l'ondata di arresti, nonché le deplorevoli condizioni delle prigioni iraniane ed invitano le Nazioni Unite ed il Commissariato speciale contro la violenza sulle donne ad inviare una delegazione per indagare ciò che avviene all’interno delle carceri iraniane.

Commissione delle donne del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
15 agosto 2009

sabato 15 agosto 2009

UNA POESIA COMMEMORATIVA PER RICORDARE IL MARTIRE DELLE MANIFESTAZIONI DI TEHERAN SOHRAB ARABI

Una poesia in ricordo di Sohrab Arabi, ucciso all'inizio delle manifestazioni di protesta di cui il corpo è stato consegnato alla famiglia solo dopo un mese dall'uccisione. La mamma di Sohrab tutti i giorni si recava di fronte al carcere di Evin di Teheran e con la sua foto in mano si rivolgeva alle persone che uscivano dal carcere chiedendo loro se avessero visto suo figlio! Nonostante fosse ucciso nei primi giorni delle manifestazioni di protesta il regime disumano dei mullah non comunicava alla famiglia il decesso del loro caro Sohrab. Vi riporto la traduzione di una poesia commemorativa scritta da un iraniano.


E' SCOMPARSO IL RAGAZZO IN FOTO,
E' USCITO DI CASA E NON HA FATTO PIU' RITORNO
SUA MADRE PIANGE GIORNO E NOTTE
IL RAGAZZO IN FOTO,
HA OCCHI GRANDI
E LE MANI SEMPRE ALZATE
IL RAGAZZO IN FOTO DISTESO SULL'ASFALTO
GRIDA CON LA RABBIA
IL SUO PETTO E' IL GIARDINO DEI TULIPANI SCONOSCIUTI.(il tulipano è il simbolo dei caduti)
IL RAGAZZO IN FOTO,
HA PERSO LA VITA IN VIA AREZOO.
OGGI VADO DA SUA MAMMA
PER DIRE
SONO IO IL RAGAZZO IN FOTO!

UN VIDEOCLIP IN PERSIANO CON I SOTTOTITOLI IN FRANCESE

MIO NEDA, MIO IRAN


SOLIDARIETA' DELLA CONSULTA TORINESE CON IL CAMPO DI ASHRAF

Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni

Appello di solidarietà con i cittadini di Ashraf
COMUNICATO STAMPA

Il 28 luglio 2009 le forze di sicurezza irachene hanno sferrato un violento attacco contro i residenti di Ashraf, tutti disarmati, tutti rifugiati politici. Il bilancio dell’operazione è tragico: dodici persone hanno perso la vita, più di quattrocento sono state ferite e quaranta sono state arrestate e portate via.
Ashraf è una cittadina irachena sita a nord di Baghdad nella provincia di Diyala, a circa 120 km dal confine iraniano, che ospita i Mojahedin del Popolo (MeK/PMOI), il principale movimento di opposizione alla Repubblica Islamica dell’Iran, i cui membri sono fuggiti in Iraq pochi anni dopo la Rivoluzione Islamica (1979) per scampare a morte certa. Dopo l’invasione dell’Iraq (2003) i residenti di Ashraf sono stati protetti dalle Forze della Coalizione, ma dal primo gennaio la sicurezza del paese è passata nelle mani del governo iracheno.
Con ogni probabilità le attuali violenze sono state istigate dai mullah iraniani, che dopo aver represso brutalmente nel sangue le rivolte in patria all’indomani delle elezioni farsa del 12 giugno scorso, hanno esportato il terrore nel vicino Iraq spingendo il governo iracheno a soffocare la Resistenza Iraniana in cambio di una presunta collaborazione per la pacificazione dell’Iraq.
I rifugiati di Ashraf sono protetti dalla Quarta Convenzione di Ginevra, che prevede la protezione per i civili in tempo di guerra.
Con questo ignobile atto il governo iracheno si è macchiato di un crimine contro l’umanità e dovrà risponderne di fronte alla Corte penale internazionale.
Condanniamo con fermezza il brutale attacco lanciato contro i rifugiati politici di Ashraf e lanciamo un appello affinché il Governo degli Stati Uniti, l’Unione Europea, i Parlamenti Europeo ed Italiano e le Nazioni Unite intervengano rapidamente e con fermezza per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Chiediamo inoltre che venga inviata al più presto una delegazione internazionale in Iraq per indagare sui recenti avvenimenti.
Invitiamo tutte le associazioni e i cittadini a firmare l’appello in solidarietà con i cittadini di Ashraf, ingiustamente sottoposti a gravi violazioni dei diritti umani.
PER ADERIRE ALL'APPELLO INVIARE UN E-MAIL A info@torinolaica.it

ANCORA UN ALTRO MORTO NEL CAMPO DI ASHRAF


Nella foto, Shaban Souri, combattente della libertà e della democrazia in Iran, ucciso sotto i disumani colpi delle manganellate delle forze di sicurezza irachene


Iran: Morto un altro residente del Campo di Ashraf, ferito durante l'attacco delle forze irachene
Saturday, 15 August 2009
CNRI, 14 agosto - Shaaban Souri , 44 anni, ferito durante il feroce attacco delle forze irachene al Campo di Ashraf, è morto la scorsa notte alle ore 21:30 locali dopo essere stato trasferito all’ospedale di Balad dalle forze americane. Ha trascorso 22 anni della sua vita nella lotta per la libertà del popolo iraniano contro la tirannia religiosa dell'Iran

APPELLO DELL'AMNESTY INTERNATIONAL A FAVORE DEL CAMPO DI ASHRAF


L’Autorità Irachena deve indagare sull’uso eccessivo della forza al Campo di Ashraf


Appello al Primo Ministro iracheno per indagare sull'uso eccessivo della forza al Campo di Ashraf

Dal 1986, Campo di Ashraf in Iraq è stata la residenza di circa 3.500 membri e sostenitori dell’Organizzazione dei Mojahedin del popolo iraniano, un gruppo di opposizione iraniano.

Nel corso degli ultimi anni, diversi funzionari del governo iracheno, hanno dichiarato pubblicamente che i residenti del Campo di Ashraf devono evacuare il campo e abbandonare il paese.

Nove residenti del Campo di Ashraf sono stati uccisi e centinaia sono rimasti feriti, dopo l’irruzione del 28 Luglio delle forze irachene ad Ashraf. 36 residenti, sono stati arrestati e sottoposti a percosse e torture.

Le forze di sicurezza irachene hanno usato gas lacrimogeni, idranti e manganelli contro i residenti del campo, che tentavano di fermarli. Nel video dell’attacco, le forze di sicurezza irachene malmenavano ripetutamente su diverse parti del corpo dei residenti e sembrerebbe che guidassero deliberatamente veicoli militari all’interno del campo contro la folla. Sono state utilizzate anche altre munizioni contro alcuni residenti, tali da uccidere e riportare gravi lesioni.

I 36 detenuti sono attualmente stato d’arresto presso una stazione di polizia nella città di al-Khalis, a circa 25 km a sud del Campo di Ashraf. Alcuni di loro hanno bisogno di cure mediche a causa delle lesioni subite a seguito di torture e colpi di pistola.

I detenuti sono stati fotosegnalati e gli è stato imposto di firmare alcuni documenti in arabo, ma hanno rifiutato. Gli è stato negato il diritto di rivolgersi ai loro presceltoi avvocati ed hanno avviato uno sciopero della fame per protestare contro la loro detenzione ed al loro maltrattamento. Uno dei 36 che era stato legato agli arti superiori e inferiori girato è stato trasferito preso un ospedale nella città di Baquba, a nord di Baghdad. Quest’ultimo ha subito tre interventi chirurgici.

Amnesty International teme che i 36 residenti del Campo di Ashraf sono a rischio di rimpatrio forzato verso l'Iran con la conseguenza che potrebbe essere torurati o portati al patibolo per l’essecuzione.

L'organizzazione ha chiesto alle autorità irachene di indagare sull'uso apparentemnte eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza irachene, nonché l’immediata cessazione di tutte le torture e le percosse e di portare i colpevoli alla giustizia.

venerdì 14 agosto 2009

NUOVA INIZIATIVA POLITICA CHE ASPRISCE ANCORA LA LOTTA ALL'INTERNO DEL REGIME


Alcune settimane fa il leader storico e indiscusso della resistenza iraniana Massoud Rajavi in una lettera indirizzata al consiglio degli esperti gestito da Hashemi Rafsanjani, ha chiesto a tutti i suoi membri la rimozione di Khamenei dal suo incarico, la sua sostituzione con Ayattollah Monataseri e lo svolgimento delle elezioni libere sotto l'egido dell'ONU e subito dopo porre fine alla sua essistenza che fin dall'inizio è stato complice dei più efferrati crimini commessi dal regime dei mullah.
Il messaggio di Massoud Rajavi ha suscitato un grand terrore tra i seguaci di khamenei e le forze repressive legate al leader supremo. Si sono succedute una serie di prese di posizioni degli ambienti religiosi che prendendo distanza da Khamenei e disertando l'insediamentod di Ahmadinejad confermavano la validità e l'autenticità del messaggio di Massoud Rajavi. L'esempio più emblematico è quello dell'Ayattolah Makarem Shirazi. Uno dei pilastri religiosi del regime che non ha ne partecipato all'insediamento e ne ha mandato un messaggio di augurio.
L'attacco delle forze irachene legate a Khamenei al campo di Ashraf, dove morirono 14 persone e rimasero ferite 350 combattenti disarmati, è una attendibile prova della risposta del regime a questa richiesta legittima e del terrore in cui vive Khamenei. In questo caso, il regime di Ahmadinejad che funziona come un organo repressivo al guinzaglio del leader supremo, ha dato vita, contemporaneamente all'attacco al campo di Ashraf, ad una serie di azioni repressive contro la fazione Hashemi, Moussavi e Karoubi, trascinando un gruppo dei loro collaboratori nei tribunali della rivoluzione islamiche costringendole, sotto l'uso massiccio della tortura e delle violenze sessuali, a confessare di essere al servizio degli angloamericani e israeliani.
Secondo me l'appello di questi personaggi politici al presidente Hashemi è una buona azione che segue quella di Massoud Rajavi e dimostra quanto è stato efficace e opportuno fare una richiesta del genere, che alla prima vista, agli addetti ai lavori come il sottoscritto sembrava come un "atto fuori luogo e inopportuno". Il che dimostra la lungimiranza e la conoscenza del leader Massoud Rajavi sull'intero sistema clericale del regime iraniano e lo premia anche la crescente continuazione delle dimostrazioni popolari in tutte le città iraniane. Secondo le informazioni giunte dall'Iran le azioni di protesta continuano ancora e la gente coglie ogni occasione per dimostrare il suo dissenso verso il regime di Ahmadinejad. Ogni funerale, ogni ricorrenza, ogni appuntamento commemorativo religioso, tra cui le preghiere del venerdi, diventano subito centri di protesta e di dissenso e di scontro tra i dimostranti e le forze di sicurezza.
Il leader Massoud Rajavi nel suo storico appello ha specificato che dopo le elezioni e la seguente spaccatura verificatasi al vertice, il regime iraniano è entrato in una "fase di rovesciamento" e le ultime mosse dei dirigenti politici e religiosi iraniani contro Khamenei ne dimostrano l'attendibilità e l'autenticità di questa analisi strategica e politica di un leader che da 43 anni anni vive e lotta costantemente contro due regimi dittatoriali, prima contro Lo Scià e, dopo, contro i mullah che è ancora assai più feroce del primo.
In ogni caso, a prescindere dalle mosse repressive di Ahmadinejad e Khamenei, il fattore importante in questa guerra è la popolazione su cui la resistenza iraniana ha investito le sue aspirazioni e speranze. E' questo fattore, con al suo centro elemento fondamentale che è la donna, sferrerà l'ultimo colpo mortale sulla testa del regime della repubblica islamica mandandolo per sempre nella pattumiera della storia dell'umanità, liberando un intero mondo da un pericolo che da trentanni miete costantemente delle vittime tra varie nazioni e popolazioni. Ma non bisogna dimenticare anche il fattore straniero che deve fare la sua parte: sostenere politicamente ed effettivamente le proteste popolari delle ragazze e dei ragazzi iraniani. Le nostre richieste sono quelle del nostro presidente Maryam rajavi: Non alla Guerra, Non alla politica di accondiscendenza euroamericana Si alla politica di cambiamento democratico attraverso il popolo iraniano chiamato in gergho politico "LA TERZA VIA"!
Karimi Davood, analista politico



A voi la notizia dell'iniziativa di un gruppo dei dirigenti politici e religiosi che ha suscitato tanto clamore in Iran:

IRAN: RIFORMISTI CONTRO KHAMENEI, SIA RIMOSSO DA INCARICO
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EVIN E KAHRIZAK UNA REALE E AUTENTICA CARTA DA VISITA DI KHAMENEI



Nella foto: Mohsen Roholamini, torturato, violentato e ucciso nel carcere di Evin a Teheran

Nella foto: Taraneh Moussavi, arrestata durante le manifestazioni e torturata e violentata ripetutamente dai passdaran e dai Basiji

Recentemente, la lettera dell'ex candidato, Mehdi Karubi indirizzata al capo del consiglio dei saggi, Hashemi Rafsanjani, sulle torture e violenze sessuali a cui sono sottoposte ripetutamente i ragazzi e le ragazze arrestate durante le manifestazioni di protesta ha aperto gli occhi di numerosi istituzioni e organizzazioni che si occupano dei diritti umani. Il rappresentante dell'ONU, Mnfred Novak, relatore speciale sulla tortura ha chiesto all'Iran l'autorizzazione per inviare una sua delegazione per esaminare la situazione in cui si trovano i detenuti. Ma la risposta è stata NO!
Durante i primi giorni della rivolta, tre casi emblematici hanno contribuito enormemente a rivelare la ferocità e la violenza che distingue la repubblica islamica dal resto del mondo. Il primo è stato l'uccisione di Neda durante una pacifica manifestazione di protesta, il secondo è stato l'arresto della ragzza 18enne di Teheran Taraneh Moussavi, violentata ripetutamente a tal modo che i torturatori per nascondere la ferocità delle loro azioni hanno dovuto dare il fuoco alla parte bassa del corpo di Taraneh che successivamente fu abbandonata nei d'intorni di Teheran, il terzo caso riguarda il figlio di un potente uomo del regime e consigliere numero uno dell'ex candidato Mohsen Rezai, ex capo del famigerato Sepah Passdaran ed attualmente uno degli uomini piu potenti e con un grand seguito nello stessa corpo della Sepah Passdaran. Mohsen Ruhol Amini è il nome del figlio del consigliere che fu arrestato nei primi giorni delle manifestazioni e fu portato nel carcere di Evin. Secondo le informazioni in mio possesso, il padre del ragazzo, appena informato dell'arresto del figlio si reca dall'ex capo della Sepah Passdaran, Mohsen Rezai raccontando l'accaduto. Quest'ultimo si mobilita immediatamente e insieme al suo consigliere-padre si reca nel carcere di Evin incontrando il procuratore Mortazavi che gli assicura di un immediato "rilascio del ragazzo appena finiti gli accertameni dovuti". Nulla, passano giorni e niente la scarcerazione. Il padre del ragazzo mobilita mezzo regime ma nulla di concreto. Un gioro riceve una telefonata che lo informa della morte del figlio. Secondo gli accertamenti successivi sul corpo del ragazzo c'erano evidenti e ampi segni di violenze e di torture. Si dice addirittura che Mortazavi ha ordinato la sua uccisione perchè il "ragazzo era talmente violentato dai torturatori che aveva la parte bassa del corpo molto deformato".
Questi tre esempi sono stati casi emblematici ma sappiamo che l'uso della violenza carnale ha esistito fin dagli inizi della repubblica islamica e addirittura lo stesso fondatore della repubblica del male, Khomeini aveva autorizzato in una Fatwa l'uso della violenza carnale contro le ragazze vergini, altrimenti si sarebbero finite nel paradiso". Per evitarle paradiso Khomeini aveva dato l'ordine di stupro. In quegli anni il caso di una ragazza di 13 anni ha fatto un grand scalpore: nel carcere di Isfahan, i passadaran avevano sparato un colpo all'interno della parte bassa della ragazza in modo che prima fosse sverginata e poi uccisa! secondo i racconti di uno dei passadaran presenti all'accaduto la ragazzina aveva graffiato con le sue unghie tutto l'asfalto e morì dopo un'agonia che durò 9 ore! Sì, questo è la carta di visita di Khomeini e di Khamenei. Kahrizak e Evin sono due emblematici segni caratteriali di un regime che cammina con una testa spaccata interamente in due e irrimediabilmente ricucibile. Questo è inizio della fine della repubblica islamica. Io, personalmente ringrazio il candidato Karubi per il coraggio e la determinazione con cui ha trattato questo argomento e invito il mondo civile di dare il credito a queste preziose rivelazioni di un ex capo del regime dei mullah e di istituire una commissione di indagine e di raccolta di informazioni sui maltrattamenti e violenze e torture applicate contro i manifestanti. Anche lo stesso Karoubi aveva proposto una tale commissione sotto la sua guida per la raccolta delle testimonianze. Ribadisco ancora una volta che oblia e il silenzio sui crimini commessi dal regime dei mullah sono due ottimi soci-approvatori e complici della politica di accondiscendenza euro-obamista in materia della violenza politica in Iran. Chiedo alla magistratura italiana di istituire un gruppo di lavoro per la raccolta delle informazioni e per deferire il capo supremo dei mullah Ali Khamenei ad un tribunale internazionale che lo processi per aver commesso dei crimini contro l'umanità"
La grande rivolta della popolazione, le ragazze e i ragazzi della protesta oggi guardano anche a voi per vedere quanta sensibilità esiste e per vedere concretizzare le ultime richieste di Neda che attraverso i suoi ultimi sguardi ha chiesto al mondo di "non dimenticare le donne e gli uomini della protesta"!
Se fino ad ieri erano le manifestazioni di sostegno l'arma vincente per soccorrere i ragazzi e le ragazze della rivolta oggi, l'istituzione di una commissione di indagine è il più efficace mezzo di solidarietà e di sostegno per coloro che sfidano tuttora, giorno e notte, la più feroce macchina della repressione esistente al mondo.
Karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

giovedì 13 agosto 2009

FORTE PREOCCUPAZIONE DELLA RESISTENZA IRANIANA SULLA SORTE DI 36 OSTAGGI NELLE MANI IRACHENE



IRAQ: CNRI PREOCCUPATO PER SORTE 36 PERSONE ARRESTATE IN CAMPO ASHRAF





(ASCA) - Roma, 13 ago - Il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (Cnri) si dice preoccupato per la sorte delle 36 persone che risiedevano nel campo profughi di Ashraf, a nord di Baghdad, in Iraq, arrestate in seguito ai raid del 28 e 29 luglio e portate in una destinazione ignota.

''Temiamo che le 36 persone arrestate vengano consegnate all'Iran'', spiega all'Asca Mahmoud Hakamian della Commissione Esteri del Cnri, sottolineando che ''la maggior parte di loro sono ferite e bisognose di cure mediche''.

Secondo Hakamian, ''il regime iraniano ha chiesto al governo iracheno di eliminare il campo perche' e' una speranza per il popolo'' della repubblica islamica.

''Da due mesi - denuncia il rappresentante del Cnri, una coalizione all'estero di organizzazioni, gruppi e personalita' democratiche Iraniane - Baghdad non fa entrare parlamentari e giornalisti'' nel campo, che ospita ''circa 3.500 persone, molte delle quali laureati all'estero, medici, ingegneri e 1.000 donne''.

L'attacco di fine luglio al campo, continua Hakamian, e' stato compiuto da ''forze speciali irachene con l'aiuto di numerosi Pasdaran''.

Il rappresentante del Cnri sottolinea poi come il presidente dell'organizzazione, Maryam Rajavi, abbia dichiarato che ''se gli iracheni ci chiedono di tornare in Iran, noi lo faremo, basta che ci venga assicurato che non ci sara' fatto del male'' nella repubblica islamica.

Il Cnri, conclude Hakamian, chiede che il controllo del campo torni al governo americano, perche' il governo iracheno non e' in grado di garantirne la sicurezza.

Il campo Ashraf e' la sede in Iraq dell'Organizzazione dei Mujahedin del Popolo (Ompi), principale gruppo dell'opposizione armata iraniana.

martedì 11 agosto 2009

KARUBI: I RAGAZZI ARRESTATI SONO STATI VIOLENTATI

Notizia e il commento di Karimi



Iran,"violenze sessuali a detenuti"
Karrubi: stuprati giovani manifestanti
Mehdi Karrubi, uno dei candidati riformisti sconfitti alle presidenziali in Iran, ha affermato che alcuni dei fermati in seguito alle manifestazioni post-voto hanno subito violenze sessuali in carcere. Lo riferisce il sito web dello stesso Karrubi. "Alcuni alti funzionari mi hanno riferito che alcuni giovani detenuti sono stati violentati", si legge nel sito. "Anche alcune detenute sono state violentate, alcune in modo grave", aggiunge Karrubi.
KARIMI: a conferma di tutto ciò che ha denunciato Karubi posso testimoniare alla base delle testimonianze che ho raccolto nei miei quasi trentanni di lavoro con il mondo dei rifugiati politici, la questione della violenza sessuale nelle carceri iraniane sempre è stata attiva e continuativa. per esempio il grande macellaio del carcere di Evin, Lajevardi, ucciso anni fa dai combattenti della libertà a Teheran, non risparmiava nemmeno le donne anziane e perfino ha violentato una donna di 75 anni chiedendo a lei il "nascondiglio del figlio".
Aderisco in pieno alle denunce del mullah Karubi e chiedo alle organizzazioni internazionali di istituire una commissione di indagine per andare a Teheran e verificare sul posto quanti ragazzi e ragazze hanno subito questa disumana tortura e chi sono stati i violentatori e da chi prendevano ordine di violenza. Sicuramente arriveremo in un breve tempo a casa del leader supremo del regime dei mullah Ali Khamanei. Allora è necessario una denuncia internazionale contro Ali Khamenei per i crimini contro umanità anche perchè i ragazzi violentati non sono più ragazzi di una volta e praticamente sono stati uccisi due volte, per cui il reato commesso, esssendo di dimensioni collettive e generali rientra secondo le normi internazionale nel termine" crimine contro umanità".

IL MINISTRO PER LE POLITICHE EUROPEE ANDREA RONCHI CHIEDE L'INTERVENTO DELL'EUROPA IN IRAN


IRAN: RONCHI, SILENZIO UE E' COLPEVOLE
Tuesday, 11 August 2009
(IRIS) – ROMA, 11 AGO - “Se davanti alle continue violazioni dei diritti umani, alle uccisioni degli oppositori e alle minacce di arresto dei leader dell'opposizione, l'Europa non trova un'unità, mi chiedo che cosa ci stia a fare”. È critico nei confronti dell'Unione europea il ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, intervistato dalla Stampa. Secondo Ronchi, infatti, la Ue “non ha fatto niente” nei riguardi delle ondate di violenza in Iran delle ultime settimane.
“Il mondo – ha fatto quindi notare Ronchi - si è giustamente rivoltato contro la Guantanamo americana: oggi si scopre la Guantanamo iraniana, il carcere di Kahrizak. L'Europa sta perdendo un'altra grande occasione per far capire quanto sia importante in fatto di valori e contenuti. Il suo silenzio è colpevole”.

lunedì 10 agosto 2009

Il Giornale:Ora Teheran ammette: "Torturiamo i dissidenti"



di Marta Allevato
Teheran - Prima o poi sarebbe accaduto. Hanno iniziato con l’uccisione dei manifestanti anti-regime e l’arresto di cittadini stranieri accusati di spionaggio. Poi i processi farsa, lo show delle confessioni estorte e il giro di vite sui media ostili. L’epilogo più prevedibile della campagna di repressione messa in atto dai mullah iraniani non potrebbe essere altro che processare e condannare i «veri istigatori» delle rivolte di piazza post-elettorali: l’ex candidato riformista Mir Hossein Moussavi, il suo principale sponsor l’ex presidente Mohammad Khatami e l’altro sfidante di Ahmadinejad alle elezioni del 12 giugno, Mehdi Karroubi.

«Devono essere giudicati e puniti», chiedono a gran voce il famigerato corpo delle Guardie della rivoluzione (pasdaran) e i deputati conservatori. «Se Moussavi, Karroubi e Khatami sono i principali sospettati di aver ispirato la “rivoluzione di velluto” in Iran, e lo sono, ci aspettiamo che la giustizia li arresti, giudichi e punisca», ha detto Yadollah Javani, alto responsabile dei pasdaran. Secondo l’emittente iraniana Press Tv, che cita Mohammad Karami-Radm, della Commissione sicurezza, i membri del Majlis (Parlamento) consegneranno «la denuncia alla magistratura, così che possa essere avviato un procedimento giudiziario e i responsabili della rivolta portati di fronte alla giustizia».

Tutto come da copione. Già ai primi di luglio Massud Rajavi, leader del movimento della Resistenza iraniana, aveva avvertito che la Guida Suprema Alì Khamenei era intenzionato a far scattare una vera e propria campagna di diffamazione contro Moussavi con la possibilità di arrivare all'arresto e al processo per «tradimento» e «istigazione al disordine contro la Repubblica islamica». In un incontro del mese scorso con i responsabili della milizia di volontari basiji, il presidente Mahmoud Ahmadinejad aveva anticipato, riferendosi ai leader delle proteste: «Aspettiamo che passi il mio insediamento e poi attacchiamo le loro teste al soffitto».

«Quando un regime arriva al punto di minacciare in questo modo i suoi oppositori interni, che in passato erano anche i suoi pilastri - commenta l’analista politico Davood Karimi - vuol dire che ci si avvia verso uno scontro mortale». Ne è prova anche il fatto che lo stesso Moussavi - da sempre contrario a sovvertire lo status quo in Iran - ha iniziato a usare toni più duri. In un recente comunicato pubblicato sul suo sito ha addirittura usato un versetto del Corano per avvertire i vertici del potere: «Quando arriverà la loro fine nulla potrà mai intervenire per salvarli». E ieri sera Karroubi ha chiesto che si indaghi su presunti stupri contro manifestanti incarcerate.
Nulla è scontato in questo momento. Tutto può accadere. Forse è solo questione di tempo e anche Moussavi comparirà davanti ai giudici del tribunale della Rivoluzione. Lui, come i tre cittadini Usa nelle mani delle autorità iraniane. Ieri Teheran ha riconosciuto di aver preso in custodia i tre giovani, fermati una settimana fa: Shane Bauer, giornalista freelance del Minnesota, la sua fidanzata Sarah Shourd e Joshua Fattal della Pennsylvania. Per Washington sono escursionisti inavvertitamente entrati in Iran dall’Irak in una zona in cui il confine non è segnalato. Per gli iraniani si tratta di potenziali «spie». Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jim Jones dice di aver inviato «messaggi forti» a Teheran per la liberazione dei tre. Come la Francia, che continua a fare pressing diplomatico per ottenere la scarcerazione immediata della ricercatrice 24enne Clotilde Reiss, da più di un mese detenuta nel carcere di Evin e «rea confessa» al maxi processo di Teheran.
E inaspettate ammissioni di colpa arrivano anche dal regime. Ieri è stato arrestato il responsabile della prigione di Kahrizak, chiusa il 28 luglio su ordine di Khamenei per «insufficiente rispetto dei diritti degli accusati». Il capo della polizia Ismail Ahmadi Moqadam ha ammesso che «molti reclusi sono stati torturati». Tra le vittime, anche Mohsen Ruholamini, figlio del principale consigliere di Mohsen Rezaie, ex leader dei pasdaran. Ma nessuna illusione: a Kahrizak gli emissari del regime sono già all’opera per cancellare ogni traccia. In vista di una possibile ispezione Onu. Come in passato, quando i delegati delle Nazioni Unite, dopo aver visitato la famigerata Evin, raccontavano: dappertutto c’è un forte odore di vernice fresca.

 
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