sabato 21 dicembre 2013

comunicato stampa contro il viaggio di Emma Bonino in Iran

Comunicato stampa 
L'Associazione Rifugiati Politici Iraniani Residenti in Italia condanna fermamente il viaggio del ministro degli esteri italiano in Iran in un periodo estremamente delicato dal punto di vista della violazione dei diritti umani. Fin dall'arrivo del nuovo presidente iraniano Rohani sono stati giustiziati secondo i dati ufficiali del regime oltre 500 persone tra cui molte donne e prigionieri politici che lottano per la libertà e la democrazia in Iran. Tenendo conto del passato del ministro italiano nel campo della difesa dei diritti civili riteniamo che questo passo sia un oltraggio agli stessi diritti che oggi vengono calpestati dal regime dei mullah. Riteniamo che l'unica parte beneficiaria di questo viaggio sarà ancora una volta il regime dei mullah che la sfrutterà come un premio per giustificare i suoi crimini contro l'umanità e i suoi tentativi per la costruzione della bomba atomica. Ci auguriamo che il signor ministro si renda conto del suo errore storico e faccio un passo indietro il prima possibile. Ribadiamo stringere le mani assassine che hanno ucciso i soldati italiani a Nassiriya  e in Afghanistan non sia un onore degno di un grande popolo quale quello italiano che ci ha sostenuto nei momenti più bui della nostra storia. 
 
Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia

giovedì 7 novembre 2013

APPELLO URGENTE CONTRO NUOVA ONDATA DI ESECUZIONI IN IRAN



311 esecuzioni pubbliche e non fin dall'arrivo del nuovo presidente del regime fondamentalista e terrorista dei mullah: tra di loro numerose donne e detenuti politici. Mitra Shahnavazi, gravemente malata è stata portata via dal letto dell'ospedale e impiccata nel cortile del carcere Gohardasht vicino a Teheran. Chi stringe le mani sanguinanti dei dirigenti di questo regime approva politicamente gli attentati terroristici iraniani effettuati contro i soldati italiani in Iraq e in Afghanistan. Per favore scrivete al ministro degli esteri signora Emma Bonino, sensibilissima sul tema dei diritti umani e chiedere una severa presa di posizione e di fare la portavoce delle donne senza voce!. se potessimo salvare anche una persona abbiamo salvato il mondo altrimenti che senso ha la nostra azione quotidiana? dove vogliamo arrivare? a quella destinazione finale arriviamo tutti chi prima chi dopo ma diamo un senso alla vita finché siamo qui.
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
Telefono del ministero degli esteri
(+39) 06.3691. 8899
dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 15.30
Email
Utilizzando il Modulo di richiesta informazioni possono essere rivolti all’URP quesiti (anche in lingua inglese, francese, spagnola) a cui verrà risposto all’indirizzo di posta elettronica indicato dall’utente
Fax
(+39) 06 3236210
Lettera
Ufficio Relazioni con il Pubblico
Ministero Affari Esteri
Piazzale della Farnesina, 00135 Roma
ministero.affariesteri@cert.esteri.it

mercoledì 16 ottobre 2013

Settant'anni dopo la deportazione degli ebrei romani. siamo ebrei anche noi!


Dopo settanta anni:
In occasione del settantesimo anniversario della deportazione degli ebrei romani, associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia desidera rinnovare la sua ferma e convinta solidarietà politica ed ideologica al popolo ebraico romano e a quello mondiale e in particolar modo ai nostri amici ebrei iraniani. Dichiariamo anche di essere ebrei in questa storica giornata di riflessione e di dolore e di vicinanza.
Viva il ricordo di tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per garantirci un mondo migliore e senza nazismo e fascismo.
Davood karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

La foto dell'ayattolterrore Ali Adolf hitlerkhamenei!

mercoledì 9 ottobre 2013

Indignazione generale contro il matrimonio autorizzato, tra padre e figlie minori adottate

L'adozione di una legge nel parlamento dei mullah che permette ai padri di sposare la loro figlia minore adottata, sin all'età di 13 anni, ha suscitato diffusa indignazione in Iran e grande sconforto tra gli attivisti per i diritti umani.
Con una legge del genere, il ruolo del padre si confonde con quello del marito, i minori non possono essere al sicuro in famiglie in cui è permessa una cosa simile.
Questa legge sembra una sorta di legalizzazione della pedofilia, mette in pericolo i minori iraniani e anche le famiglie, normalizzando il delitto. Nonostante l'indignazione suscitata all'interno del paese, il governo Rohani ha mantenuto il silenzio su questa legge approvata il 22 settembre scorso che è in attesa di conferma definitiva da parte del Consiglio di Sorveglianza.
Anche il leader supremo del regime, Ali Khamenei, ha dichiarato di essere favorevole al matrimonio tra padre e figlia adottiva di almeno 13 anni.
 

giovedì 26 settembre 2013

Barak Houssein Obama, attenzione al sciacallo Rohani!

Una volta un corvo ruba un pezzo di formaggio e si ferma su un albero. All'improvviso arriva un sciacallo che gli disse perché non mi canti una canzone? tu che hai una bella voce! Il corvo appena apre il becco cade il formaggio e il sciacallo lo mangia. Dopo alcuni mesi il corvo trova un pezzo di pizza e vola sull'albero per mangiarlo. Arriva puntualmente il sciacallo che gli disse perché non mi canti un'altra canzone? il corvo ripara subito la pizza sotto le ali e disse "grazie l'altra volta che mi hai fregato il formaggio ero uno studente ma oggi sono laureato e non mi puoi fregare". Il sciacallo visto sfumata la caduta della pizza gli disse ma come mai ti sono cascate le penne delle ali?, Il corvo all'improvviso apri le ali per vedere se il sciacallo dice il vero e cadde la pizza. Il sciacallo si rivolge al corvo aggiungendo " l'altra volta ero studente di teologia ma oggi sono un ayattollah. Hai visto che ti ho fregato"? 
 davood karimi

sabato 21 settembre 2013

STRAGE NELL'AREA PROTETTA DALL'ONU, A CAMP ASHARAF!

STRAGE NELL'AREA PROTETTA DALL'ONU, A CAMP ASHARAF! C'erano circa seicento persone, oggi a Ginevra, tra cui Senatori e ex Ambasciatori USA, Parlamentari e personalità europee quali Zapatero, Kouchner e Ingrid Bettencourt: la Signora Rajavi durante l'incontro ha fatto un discorso dai toni marcatamente emotivi sulla strage del 1 settembre a Camp Asharaf, il campo dove si erano rifugiati dissidenti iraniani in polemica con il regime teocratico di Teheran, e dove si è consumata una vera e propria strage che vede come probabile mandante proprio l'Iran. E' stato proiettato un video di un'atroce violenza, realizzato da alcuni residenti durante il massacro nel campo: le immagini inchiodano alle loro responsabilità le stesse guardie irachene poste a difesa del campo mentre aiutavano le forze speciali a entrare nel perimetro per compiere la loro carneficina... Ecco la traduzione in italiano del mio discorso di oggi: "Desidero anzitutto esprimere agli iraniani qui presenti, alle famiglie e agli amici delle vittime dell'atroce massacro dell'1 settembre le piu' sentita partecipazione e solidarietà. Pochi giorni fa l'Alto Commissario per i Diritti Umani Navi Pillay ha dichiarato che ogni sforzo deve esser fatto per garantire la sicurezza dei residenti di Camp Ashraf e Camp Liberty. L'Alto Commissario ha sottolineato l'urgenza di un'indagine indipendente e monitorata a livello internazionale: questi criminali devono rispondere alla giustizia e devono essere puniti per l'orribile assassinio di cinquantadue persone protette ai sensi della IV Convenzione di Ginevra. Altrettanto criminale è stato il sequestro e il trasferimento di sette residenti nel Campo verso una località sconosciuta nel Paese: vi è il rischio concreto che essi siano gettati alla mercé di torturatori e assassini in Iraq o in Iran.
Quando molti di noi hanno partecipato lo scorso giugno alla riunione del Consiglio Nazionale della Resistenza, a Parigi, vi fu un appello forte e chiaro su tre punti:
1. ulteriori violenze contro Campo Ashraf non saranno più tollerate dalla Comunità internazionale, dai nostri Governi e opinioni pubbliche;
2. la questione deve essere la costante priorità nell' Ordine del Giorno dei Consigli ministeriali dell'UE. La protezione dei richiedenti asilo politico, dei rifugiati e di quanti risiedono in aree sotto protezione internazionale come Camp Ashraf e Camp Liberty va ben aldilà di obblighi giuridici sanciti da norme internazionali. E' un imperativo morale per una generazione, la nostra generazione, che ha sperimentato genocidi e massacri che avrebbero potuti essere evitati se solo la comunità internazionale se ne fosse occupata per tempo e vi avesse riservato la giusta attenzione. Se non siamo in grado di rispettare gli impegni per Ashraf e Liberty, come possiamo anche solo sognare un giorno in cui l'assai più ampio principio della Responsabilità di Proteggere sancita dal Documento del Summit ONU 2005 vedrà la luce?
Io so che il Consiglio Affari esteri dell'Unione può fare la differenza. La può fare ogni qualvolta altri non alzano la loro voce su diritti umani, protezione umanitaria, massacri e genocidi. Perciò, lanciamo un appello da questo podio: all'UE, ai singoli Governi europei, all'Alto Rappresentante Ashton... affinchè prendano l'iniziativa e insistano con il Governo Iracheno per il rilascio dei sette ostaggi rapiti a Campo Ashraf;
3) la tragedia Siriana è una terribile, cinica opportunità colta dai criminali che hanno assaltato i due Campi negli ultimi mesi, e dagli attentatori che hanno ancora cercato di uccidere i sopravvissuti di Ashraf quando stavano per essere trasferiti a Liberty. Sono trascorsi tre mesi dalla Conferenza di Parigi. Tre mesi che sono stati sfruttati da gruppi di terroristi ben conosciuti da noi tutti per provocare altre vittime e altro orrore. Tre mesi di avvertimenti e di appelli che sono stati erroneamente trascurati e inascoltati.
E' tempo di porre fine a tutto questo. Lo spiegamento di Caschi Blu e di un team della Missione dell'Onu in Iraq deve aver luogo immediatamente, così come la realizzazione a Camp Liberty di adeguate strutture di protezione. Ma al disopra di tutto, è importante il ritorno dei sette rapiti. Lasciate che io sia molto chiaro. L'Alto Commissariato per i Rifugiati ha dichiarato: "Sette individui sono scomparsi il 1 settembre e sono prigionieri in una località irachena, con il rischio che possano essere ritrasferiti in Iran... L'Alto Commissariato chiede al Governo Iracheno di localizzarli, di garantire la loro sicurezza fisica, e di impedirne il ritorno in Iran contro la loro volontà...La responsabilità principale incombe sul Governo Iracheno...". Ho per parte mia sentito giustificazioni inaccettabili, come quella che la violenza in Iraq è talmente diffusa da non poterci consentire di isolare dal contesto generale il massacro e i rapimenti del 1 settembre. Oppure, la scusa che le milizie e i gruppi di terroristi operano ben al difuori di qualsiasi capacità di controllo delle Autorità, e altre storie di questa natura.
Noi sappiamo la verità. Le Autorità irachene devono essere considerate responsabili. La missione Onu deve tener viva la questione con ogni vigore. Si tratta del massacro e del rapimento di persone in regime di protezione dell'ONU, in un Campo la cui sicurezza era garantita internazionalmente.
Le notizie di un possibile,f uturo miglioramento di atmosfera nelle relazioni dell'Iran con i paesi occidentali sono certamente benvenute. Ne possono beneficiare la sicurezza regionale, la non proliferazione, e l'economia di molti Paesi. Non dobbiamo però lasciarci trascinare dal collegamento tra un futuro, ipotetico miglioramento di rapporti e un nostro atteggiamento di supina attesa. Deve essere, al contrario, ben chiaro che una aperta collaborazione di Teheran su questa urgente causa umanitaria costituisce un vero test dell'affidabilità iraniana in molti altri settori. In conclusione: nei confronti di Baghdad non si tratta di fermarci di fronte alla drammatica situazione di ordine pubblico che il Paese attraversa. Stiamo parlando di una questione assai più specifica: la necessita' di adempiere agli obblighi internazionali sui Diritti Umani, il diritto alla vita, le garanzie agli individui protetti dall'ONU. Mai più la comunità internazionale dovrà voltare lo sguardo dall'altra parte, oggi ad Ashraf, come ieri a Sebrenica..."

Giulio Terzi
C'erano circa seicento persone, oggi a Ginevra, tra cui Senatori e ex Ambasciatori USA, Parlamentari e personalità europee quali Zapatero, Kouchner e Ingrid Bettencourt: la Signora Rajavi durante l'incontro ha fatto un discorso dai toni marcatamente emotivi sulla strage del 1 settembre a Camp Asharaf, il campo dove si erano rifugiati dissidenti iraniani in polemica con il regime teocratico di Teheran, e dove si è consumata una vera e propria strage che vede come probabile mandante proprio l'Iran. E' stato proiettato un video di un'atroce violenza, realizzato da alcuni residenti durante il massacro nel campo: le immagini inchiodano alle loro responsabilità le stesse guardie irachene poste a difesa del campo mentre aiutavano le forze speciali a entrare nel perimetro per compiere la loro carneficina... Ecco la traduzione in italiano del mio discorso di oggi: "Desidero anzitutto esprimere agli iraniani qui presenti, alle famiglie e agli amici delle vittime dell'atroce massacro dell'1 settembre le piu' sentita partecipazione e solidarietà. Pochi giorni fa l'Alto Commissario per i Diritti Umani Navi Pillay ha dichiarato che ogni sforzo deve esser fatto per garantire la sicurezza dei residenti di Camp Ashraf e Camp Liberty. L'Alto Commissario ha sottolineato l'urgenza di un'indagine indipendente e monitorata a livello internazionale: questi criminali devono rispondere alla giustizia e devono essere puniti per l'orribile assassinio di cinquantadue persone protette ai sensi della IV Convenzione di Ginevra. Altrettanto criminale è stato il sequestro e il trasferimento di sette residenti nel Campo verso una località sconosciuta nel Paese: vi è il rischio concreto che essi siano gettati alla mercé di torturatori e assassini in Iraq o in Iran.
Quando molti di noi hanno partecipato lo scorso giugno alla riunione del Consiglio Nazionale della Resistenza, a Parigi, vi fu un appello forte e chiaro su tre punti:
1. ulteriori violenze contro Campo Ashraf non saranno più tollerate dalla Comunità internazionale, dai nostri Governi e opinioni pubbliche;
2. la questione deve essere la costante priorità nell' Ordine del Giorno dei Consigli ministeriali dell'UE. La protezione dei richiedenti asilo politico, dei rifugiati e di quanti risiedono in aree sotto protezione internazionale come Camp Ashraf e Camp Liberty va ben aldilà di obblighi giuridici sanciti da norme internazionali. E' un imperativo morale per una generazione, la nostra generazione, che ha sperimentato genocidi e massacri che avrebbero potuti essere evitati se solo la comunità internazionale se ne fosse occupata per tempo e vi avesse riservato la giusta attenzione. Se non siamo in grado di rispettare gli impegni per Ashraf e Liberty, come possiamo anche solo sognare un giorno in cui l'assai più ampio principio della Responsabilità di Proteggere sancita dal Documento del Summit ONU 2005 vedrà la luce?
Io so che il Consiglio Affari esteri dell'Unione può fare la differenza. La può fare ogni qualvolta altri non alzano la loro voce su diritti umani, protezione umanitaria, massacri e genocidi. Perciò, lanciamo un appello da questo podio: all'UE, ai singoli Governi europei, all'Alto Rappresentante Ashton... affinchè prendano l'iniziativa e insistano con il Governo Iracheno per il rilascio dei sette ostaggi rapiti a Campo Ashraf;
3) la tragedia Siriana è una terribile, cinica opportunità colta dai criminali che hanno assaltato i due Campi negli ultimi mesi, e dagli attentatori che hanno ancora cercato di uccidere i sopravvissuti di Ashraf quando stavano per essere trasferiti a Liberty. Sono trascorsi tre mesi dalla Conferenza di Parigi. Tre mesi che sono stati sfruttati da gruppi di terroristi ben conosciuti da noi tutti per provocare altre vittime e altro orrore. Tre mesi di avvertimenti e di appelli che sono stati erroneamente trascurati e inascoltati.
E' tempo di porre fine a tutto questo. Lo spiegamento di Caschi Blu e di un team della Missione dell'Onu in Iraq deve aver luogo immediatamente, così come la realizzazione a Camp Liberty di adeguate strutture di protezione. Ma al disopra di tutto, è importante il ritorno dei sette rapiti. Lasciate che io sia molto chiaro. L'Alto Commissariato per i Rifugiati ha dichiarato: "Sette individui sono scomparsi il 1 settembre e sono prigionieri in una località irachena, con il rischio che possano essere ritrasferiti in Iran... L'Alto Commissariato chiede al Governo Iracheno di localizzarli, di garantire la loro sicurezza fisica, e di impedirne il ritorno in Iran contro la loro volontà...La responsabilità principale incombe sul Governo Iracheno...". Ho per parte mia sentito giustificazioni inaccettabili, come quella che la violenza in Iraq è talmente diffusa da non poterci consentire di isolare dal contesto generale il massacro e i rapimenti del 1 settembre. Oppure, la scusa che le milizie e i gruppi di terroristi operano ben al difuori di qualsiasi capacità di controllo delle Autorità, e altre storie di questa natura.
Noi sappiamo la verità. Le Autorità irachene devono essere considerate responsabili. La missione Onu deve tener viva la questione con ogni vigore. Si tratta del massacro e del rapimento di persone in regime di protezione dell'ONU, in un Campo la cui sicurezza era garantita internazionalmente.
Le notizie di un possibile,f uturo miglioramento di atmosfera nelle relazioni dell'Iran con i paesi occidentali sono certamente benvenute. Ne possono beneficiare la sicurezza regionale, la non proliferazione, e l'economia di molti Paesi. Non dobbiamo però lasciarci trascinare dal collegamento tra un futuro, ipotetico miglioramento di rapporti e un nostro atteggiamento di supina attesa. Deve essere, al contrario, ben chiaro che una aperta collaborazione di Teheran su questa urgente causa umanitaria costituisce un vero test dell'affidabilità iraniana in molti altri settori. In conclusione: nei confronti di Baghdad non si tratta di fermarci di fronte alla drammatica situazione di ordine pubblico che il Paese attraversa. Stiamo parlando di una questione assai più specifica: la necessita' di adempiere agli obblighi internazionali sui Diritti Umani, il diritto alla vita, le garanzie agli individui protetti dall'ONU. Mai più la comunità internazionale dovrà voltare lo sguardo dall'altra parte, oggi ad Ashraf, come ieri a Sebrenica..."


sabato 7 settembre 2013

Michele Cucuzza:Siria: una voce fuori dal coro. Un mio pezzo sul Corriere dell'Umbria del 6 sett.

Michele Cucuzza

suggerisco alle mie care amiche e cari amici un articolo firmato dal notissimo giornalista dott. Michele Cucuzza sulla guerra in Siria. chiedo anche la condivisione da parte di chi cerca informazione utile per far capire cosa dicono gli oppositori siriani che giustamente si confessano anche contro intervento straniero. hanno ragione. chiedono il sostegno per immobilizzare un regime disumano, criminale che ha venduto la Siria al regime terroristico iraniano in cambio di una protezione. sappiamo anche che le forze armate iraniane in paarticolar modo la Sepah Passdaran gestiscono totalmente la situazione della guerra-grazie e buona lettura davood karimi

Padre Paolo Dall'Oglio, scomparso in Siria a fine luglio, è vivo, nelle mani di un gruppo armato qaidista iracheno, sostenuto dal regime di Assad, che opera in Iraq e nella parte nord-orientale della Siria in nome dell'instaurazione di uno 'Stato islamico del Levante'. Padre Dall'Oglio cercava di mediare fra questi estremisti e i curdi presenti in quell'area siriana: sta bene ma è forzatamente trattenuto, mentre sono in corso trattative tra i due contendenti.' Dall'inferno della Siria, con il mondo con il fiato sospeso in attesa dei bombardamenti americani, una storia che non parla di morte arriva ancora, riportata da un esule da molti anni nel nostro paese, Feisal Al Mohamad, ginecologo e medico di base, portavoce dell'Associazione 'Siria libera e democratica' e componente della coalizione politica anti-Assad, che - sul piano militare - è collegata con l''Esercito libero', il principale gruppo di opposizione armato, nato 2 anni fa per proteggere i manifestanti civili e sostenerli nella lotta per rovesciare il regime. Ancora buio, invece, sulla sorte dell'inviato della 'Stampa' Domenico Quirico, scomparso ad aprile, la cui ultima telefonata alla moglie risale a giugno. 'Un segnale comunque di speranza', riflette Al Mohamad: 'la chiamata di Quirico in Italia è successiva alla fine dei combattimenti per la riconquista della cittadina di Al Kusair, dove si trovava il giornalista, da parte del regime e degli alleati Hezbollah. I nostri ribelli si sono ritirati e sul luogo è tornata la calma.' Diversi parenti di Al Mohamad risiedono in Siria: i suoi contatti con il paese sono quotidiani e vanno oltre i rapporti strettamente politici: 'Nessun dubbio sull'utilizzo di gas nervini contro i ribelli da parte del regime. Assad l'aveva già fatto, l'avevamo denunciato, senza ottenere nessuna reazione. Inoltre i satelliti mostrano chiaramente che le armi chimiche sono state lanciate dai missili, di cui gli oppositori non dispongono, sui quartieri di Damasco controllati dai rivoltosi, che certamente non le avrebbero utilizzate contro se stessi. Non è neanche vero che l'esercito siriano stava prevalendo nella capitale, semmai il contrario: era programmato un assalto al palazzo presidenziale di Assad. Lo sterminio con i gas di più di 1400 civili, 400 dei quali bambini, doveva servire a ridare impeto alle truppe della repressione. Senza dimenticare l'importante testimonianza del capo del servizio medico legale di Aleppo, che presiedeva in quella città all'uso di queste armi terribili e che ha disertato: tra i suoi documenti, la conferma di un'altra strage con armi chimiche compiuta in precedenza dal regime proprio ad Aleppo, costata la vita a 250 persone.' Le opinioni pubbliche mondiali sono comunque generalmente contrarie ai bombardamenti americani: 'se c'è una strada diversa per cacciare Assad e il suo regime, ben venga. Nessuno vuole altri missili e altro sangue. Noi vorremmo che tutte le atrocità si fermassero, che fosse processato chiunque si è macchiato di delitti, ribelli compresi, e che fosse instaurato il potere della legge. Ma c'è ancora questa possibilità, dopo due anni e mezzo di massacri? Dopo i morti con i gas, non si è cessato di uccidere, le nuove vittime siriane sono state almeno 80 al giorno. La gente muore di fame perché se esce rischia di essere uccisa subito, il 70% delle città sono distrutte. Cosa dobbiamo aspettare ancora? Il regime di Assad ha commesso ormai troppe atrocità per retrocedere spontaneamente: dunque, la sua cacciata va imposta. Solo a quel punto la soluzione della 'questione Siria' sarà possibile. Non credo nemmeno al cosiddetto 'effetto domino': la Russia ha già dichiarato di non volersi impegnare in nessun eventuale conflitto, l'Iran, con l'economia a terra, alza la voce solo nella speranza di ottenere qualcosa nella trattativa sul nucleare.' Il digiuno del Papa di domani ha ottenuto adesioni in tutto il mondo. 'È un gesto bellissimo, un messaggio forte e inedito per la pace: purtroppo, nel mondo medio-orientale rischia di essere frainteso, quasi come un avallo al regime. Perché invocare la pace dopo tanti massacri, ci si chiede, solo ora che è minacciato un intervento militare che finirà inevitabilmente per dare il colpo fatale ad Assad?' L'occidente teme che si possa dar spazio così anche ad Al Qaida. 'Questa è una guerra e noi vogliamo che finisca al più presto : inevitabilmente, come in tutte le guerre, ci possono essere tentativi di infiltrazioni di bande criminali, di servizi segreti, di avventurieri che commerciano armi. Ma il prezzo che il mio popolo ha pagato è troppo alto: 150 mila morti, 400 mila disabili, 3 milioni di profughi, un milione di bambini rimasti senza famiglia, in giro per le strade. Non vogliamo la guerra, vogliamo abbattere un regime assassino che ha fatto della Siria un laboratorio di cavie per l'uso indiscriminato di qualsiasi tipo di armi, comprese quelle chimiche, da utilizzare sulla popolazione inerme.'
M.Cucuzza

venerdì 6 settembre 2013

TU sei Iran!

una piccola poesia scritta con le mie lacrime sul genocidio del primo settembre in campo di Ashraf, dove morirono, non morirono ancora sono vivi perché siamo vivi noi, 52 membri dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo iraniano:


con i miei sguardi nei tuoi
coi miei occhi saturi di lacrime
col mio cuore spezzato
con le mie speranze
bacio le tue mani spezzate
la tua fronte mirata
le tue mani ammanettate
e ti dirò quanto sei bello
tu sei IRAN!

Lettera al segretario generale delle nazioni unite sul massacro del campo di ashraf

Secretary General of the United Nations: Immediate release of hostages & protection of both camps by UN blue helmets

Secretary General of the United Nations: Immediate release of hostages & protection of both camps by UN blue helmets

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In condemnation of Massacre of Ashraf Residents and for Security of Residents in Camps Ashraf and Liberty
In the great massacre of September 1, Iraqi forces killed 52 residents of Camp Ashraf, members of People’s Mojahedin Organization of Iran, and took seven hostage. In this massacre, ordered by the religious fascism ruling Iran, the attackers machine gunned unarmed people while their hands were tied behind their backs and they delivered coups de grace to the wounded lying on hospital beds.
This is a great crime against humanity that should not go unheeded in silence and inaction, especially that the rest of Ashraf residents and 3,000 residents in Camp Liberty are threatened by similar massacres.
All residents of Ashraf and Liberty, including the 52 that have been cold-bloodedly murdered, are protected persons by the Fourth Geneva Convention and asylum-seekers with U.S. and UN responsible for their safety.
We the undersigned, while condemning this horrific crime, call on the European Union, the United States government, and the United Nations to:
Firstly: Act to gain immediate release of seven Ashraf hostages
Secondly: Handover protection of both camps to UN blue helmets until transfer of all residents to Europe or U.S.
Thirdly: Formation of an international delegation to conduct impartial investigation into the September 1 massacre and to forward this dossier to the Security Council for prosecution and punishment of the culprits.
Copies will be send to:
- President of the United States, Barak Obama
- President of the European council, Herman Van Rompuy
A:
Ban Ki-Moon, UN Secretary General
Barak Obama, President of the United States
Herman Van Rompuy, President of the European Council 
Immediate release of hostages & protection of both camps by UN blue helmets
In condemnation of Massacre of Ashraf Residents and for Security of Residents in Camps Ashraf and Liberty
In the great massacre of September 1, Iraqi forces killed 52 residents of Camp Ashraf, members of People’s Mojahedin Organization of Iran, and took seven hostage. In this massacre, ordered by the religious fascism ruling Iran, the attackers machine gunned unarmed people while their hands were tied behind their backs and they delivered coups de grace to the wounded lying on hospital beds.

This is a great crime against humanity that should not go unheeded in silence and inaction, especially that the rest of Ashraf residents and 3,000 residents in Camp Liberty are threatened by similar massacres.

All residents of Ashraf and Liberty, including the 52 that have been cold-bloodedly murdered, are protected persons by the Fourth Geneva Convention and asylum-seekers with U.S. and UN responsible for their safety.

We the undersigned, while condemning this horrific crime, call on the European Union, the United States government, and the United Nations to:

Firstly: Act to gain immediate release of seven Ashraf hostages

Secondly: Handover protection of both camps to UN blue helmets until transfer of all residents to Europe or U.S.

Thirdly: Formation of an international delegation to conduct impartial investigation into the September 1 massacre and to forward this dossier to the Security Council for prosecution and punishment of the culprits.

Copies will be send to:

- President of the United States, Barak Obama

- President of the European council, Herman Van Rompuy
Cordiali saluti,
[Il tuo nome]

lunedì 2 settembre 2013

IRAQ, Camp Ashraf: Bonino, episodio gravissimo. Il governo iracheno chiarisca





Roma 02 Settembre 2013
“E’ un episodio gravissimo, che suscita profonda preoccupazione. La perdita di vite umane è assolutamente inaccettabile, e va condannata con la massima fermezza”. Lo afferma il Ministro degli Esteri, Emma Bonino, in relazione alle notizie provenienti da Camp Ashraf.
“Ci attendiamo – prosegue Emma Bonino – che da parte del Governo iracheno vengano immediatamente chiariti i contorni di una vicenda che, sulla base delle informazioni al momento disponibili, assume connotazioni drammatiche. L’incolumità dei residenti di Camp Ashraf - sottolinea il Ministro degli Esteri – deve essere garantita, non è tollerabile alcuna forma di violenza da qualsiasi parte provenga”.
“La priorità immediata - afferma la titolare della Farnesina - è che da parte delle Autorità irachene venga prestata tutta la necessaria assistenza ai feriti. Ma la questione dei rifugiati in Iraq deve al più presto trovare una soluzione definitiva, basata sul pieno rispetto dei loro diritti fondamentali. Per indurre il Governo iracheno a perseguire senza indugi questo obiettivo - conclude il Ministro Bonino - l’Italia continuerà ad agire in stretto raccordo con l’Unione Europea e con le Nazioni Unite, la cui Missione di assistenza sul posto deve poter operare con massima libertà di azione”.

domenica 1 settembre 2013

condanniamo fermamente attacco terroristico del regime iraniano al campo di Ashraf


Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno espresso la loro solidarietà, in particolare signor ambasciatore Giuglio Terzi, con il popolo iraniano e con l'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia contro il massacro dei residenti del campo di Ashraf. 52 morti, numerosi feriti e 6 donne scomparse.
un dei caduti di nome Ardeshir era un rifugiato politico che studiava in Italia e faceva parte della nostra comunità. Ha abbandonato gli studi per dedicare la sua vita alla causa della libertà e della democrazia del popolo iraniano. Ieri sera è stato ucciso con le mani legate dietro la schiena. viva il suo ricordo e quello di tutti i suoi amici che con il loro sangue hanno scritto una delle più orgogliose pagine della storia iraniana. Anche domani saremo di nuovo in piazza Barberini per condannare questo criminale e disumano atto di violenza avvenuto di fronte agli occhi indifferenti e impassibili del governo americane e delle sue forze militari dislocate in Iraq con cui tutti i residenti del campo di Ashraf avevano sottoscritto un patto per la loro protezione come rifugiati politici riconosciuti dalla quarta Convenzione di Ginevra.
Chiediamo all'Onu e al governo americano e anche al governo italiano e il suo ministro degli esteri signora Emma Bonino di condannare fermamente questo gravissimo attacco e di impegnarsi nel soccorso ai feriti che si versano in gravi condizioni.
Noi condannando fermamente questo disumano attacco chiediamo alla coscienza libera del mondo italiano di accompagnarci in questo difficile, lungo e tortuoso cammino verso un Iran libero e democratico.
davood karimi presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

mercoledì 28 agosto 2013

IRAN: LA DOLOROSA STORIA DI ATEFEH RAJABI, IMPICCATA IN PUBBLICO A SOLI 16 ANNI


care amiche e cari amici stasera vorrei portare alla vostra attenzione una storia di dolore di una ragazza appena sedicenne, impiccata in pubblico il 15 agosto 2004 nella città di Nekah in Iran. chiedo scusa per il forte contenuto della storia. vi chiedo perdono "la storia di Atefeh Rajabi è piena di dolore e di miseria è nata in una poverissima famiglia nella città di Nekah è rimasta subito orfana della mamma con il padre tossicomane che la obbligava ad andare fin da bambina a vendere le gomme da masticare e mendicare cosi facendo è cresciuta tra miseria, pietà, carità popolare e attenzioni maschili sul suo debole corpo senza carne e tutta ossa! il padre sempre più esigente e a volte fuori per cause di lavoro di manuale e operaio edile è rimasta spesso dai vecchi nonni molto poveri man mano che cresceva le attenzioni maschili cadevano sul suo debole corpo e sui piccoli curvi! qualcuno le pagava per qualche palpeggiamento qualcuno per qualche servizio più spinto! pian piano che cresceva diventava sempre più sfruttata sessualmente a detta dei compaesani aveva anche qualche problema comportamentale e mentale diverse volte è stata fermata e portato in commissariato per la prostituzione alcuni cittadini l'avevano denunciato per il suo comportamento e attività di prostituzione tutto ciò fino all'età di 15 ani e mezzo quando fu arrestata e condannata a morte da un giudice religioso che in qualche occasione l'aveva portato in casa sua e l'aveva violentata in carcere di Nekah veniva visitata ogni giovedì sera( in Persia il giorno venerdì è festa e la gente si dà all'intimità giovedì sera perché il giorno dopo potrà andare a fare il bagno nei bagni pubblici e fare abluzione religiosa per aver fatto sesso!). ogni volta che il giudice religioso andava a violentarla le prometteva di farla liberare prima possibile. le aveva motivata la sua condanna a morte perché molta gente aveva protestato presso il commissariato e lui l'avrebbe fatto per finto per domare le proteste del paese! la detenzione si prolungava e lei impaziente chiedeva sempre più spesso di poter andare a casa e trovare le sue bambole e giocare con i coetanei! una notte, durante il rapporto sessuale con il giudice, gli chiede ancora la liberazione e lui come sempre cerca di giustificare il ritardo nella scarcerazione a questo punto lui cerca di minacciare lui e di dire quello che lui viene a fare tutti i giovedì sera. ma il giudice cerca sempre di domare la sua rabbia e tranquillizzarla con le sue promesse e qualche regalino ma le minacce diventano sempre più insistenti a questo punto il giudice Rezai decide di eseguire la condanna a morte e dato che lei era minorenne di quasi 16 anni si reca a Teheran presso la corte suprema del paese e cerca di convincere i giudici a esaminare il caso in via eccezionale perché la popolazione è in rivolta e chiede la testa di Atefeh la corte suprema in due giorni dà la sua approvazione all'esecuzione in privato ma il giudice Rezai ne chiede in pubblico la notte del 15 agosto del 2004, quando le ragazze e i ragazzi del resto del mondo si davano al divertimento nelle città balneari, il giudice Rezai si reca da Atefe e dopo aver consumato ennesima notte di sesso con la promessa della liberazione per il giorno dopo il 15 agosto del 2004 i Passdaran girano nella città e con alto parlante comunicano esecuzione in pubblico di Atefeh invitando la popolazione ad assisterci la mattina alle 8 il giudice Rezai si reca in carcere e comunica a Atefe la liberazione per il mezzogiorno Atefe gli disse "allora possiamo pranzare insieme?" il giudice Rezai le risponde "si ti ho preparato " Chelo Ghormesabzi" di cui lei era molto goloso"( una pietanza persiana molto ricco di verdure e carne accompagnato dal riso basmati e zafferano. è un piatto molto ricco e appartenete alla classe media alta). verso le 11 i Passdaran vanno a prelevarla in carcere e con un cellulare la conducono in piazza centrale di Nekah. quando Atefeh vede la gente in piazza capisce nonostante la sua menomazione mentale che qui non si tratta di Chelo Ghormesabzi" ma ben qualcosa più terribile e comincia a capire che la gente li in piazza sa qual cos'altro che lei non sapeva ancora comincia a piangere non vuole salire sulla gru portata in piazza con una fune blu comincia a chiedere aiuto e gridare aiuto e chiamare i suoi" mamma, mamma, papa, pappa pur sapendo che la mamma era già morta il giudice religioso le avvicina per calmarla e sotto orecchio le dice" è una cosa finta non gridare vedrai che all'ultimo momento io salgo sulla gru e toglierò il cappio al collo e dichiarerò amnistia! ho la tua amnistia in mano firmata dall'ayattollah Khamenei ma la devo leggere quando tu sei sulla gru dirò che la nostra grande ayattollah ha offerto la sua generosità e amnistia tenendo conto della tua età e condizioni di vita"( hanno raccontato i Passdaran vicini che hanno assistito all'impiccagione Atefeh si calma e sale sulla gru i Passdaran mettono la testa tra il cappio della fune blu e scendono Atefeh resta fermo con le mani legate dietro la schiena il giudice Rezai comincia a dare la lettura della sentenza chiedendo alla popolazione di approvare le sue fatiche giuridiche e il suo impegno personale nello " sradicamento della prostituzione e del mal costume e corruzione morale" dopo la lettura chiede l'ascolto di alcuni passaggi del corano riguardante il caso della "corruzione morale che è il male più grave sulla terra!" dopo la lettura di alcuni passaggi del Corano il giudice religioso dà ordine ai Passdaran di salire sulla gru e di eseguire la pena ma in piazza non si muove un foglio, silenzio assoluto, nemmeno i respiri si sentivano salvo il rumore del piccolo cuore di mia "figlia"! il giudice grida ai Passdaran di salire e di togliere la sedie sotto i piedi di Atefeh anche l'aria era rimasta ferma il giudice minaccia i Passdaran di condannarli a morte per la disobbedienze dell'esecuzione dell'ordine di Dio e del ayattollah khamenei, attuale capo supremo del paese allora a questo punto sale lui di persona e da dietro avvicina la mia figlia Atefeh che capito dell'intenzioni del giudice religioso Rezai grida con tutta la sua forza "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO, lui mi violentava sem..." la sua voce viene interrotta da un rumore misto dello scricchio della sedia e del rumore di soffocamento che usciva dalla bocca di mia "Atefeh"! il corpo restò per ben due ore esposto alle carezze del vento e degli spaventatissimi sguardi che trasmettevano a tratti la rabbia, la pietà e la sconfitta! aveva vinto il giudice Rezai e il suo misogino regime clericale viva il ricordo di mia Atefeh( in persiano significa amore, sensibilità, gentilezza, generosità) il mondo dei mullah le ha tolto tutto ma non il suo amore che è rimasto e rimarrà nei nostri cuori! oggi riposa in un pezzo di terra vicino a mamma! qualche volta qualche donna le porta i fiori ma lei a chi va a trovarla le domanda sempre "avete visto le mie bambole, come stanno sono cresciute"?" mangiate ancora Chelo Ghormesabzi"? allora quando lo mangiate pensate anche a me" davood karimi care amiche e cari amici stasera vorrei portare alla vostra attenzione una storia di dolore di una ragazza appena sedicenne, impiccata in pubblico il 15 agosto 2004 nella città di Nekah in Iran. chiedo scusa per il forte contenuto della storia. vi chiedo perdono "la storia di Atefeh Rajabi è piena di dolore e di miseria è nata in una poverissima famiglia nella città di Nekah è rimasta subito orfana della mamma con il padre tossicomane che la obbligava ad andare fin da bambina a vendere le gomme da masticare e mendicare cosi facendo è cresciuta tra miseria, pietà, carità popolare e attenzioni maschili sul suo debole corpo senza carne e tutta ossa! il padre sempre più esigente e a volte fuori per cause di lavoro di manuale e operaio edile è rimasta spesso dai vecchi nonni molto poveri man mano che cresceva le attenzioni maschili cadevano sul suo debole corpo e sui piccoli curvi! qualcuno le pagava per qualche palpeggiamento qualcuno per qualche servizio più spinto! pian piano che cresceva diventava sempre più sfruttata sessualmente a detta dei compaesani aveva anche qualche problema comportamentale e mentale diverse volte è stata fermata e portato in commissariato per la prostituzione alcuni cittadini l'avevano denunciato per il suo comportamento e attività di prostituzione tutto ciò fino all'età di 15 ani e mezzo quando fu arrestata e condannata a morte da un giudice religioso che in qualche occasione l'aveva portato in casa sua e l'aveva violentata in carcere di Nekah veniva visitata ogni giovedì sera( in Persia il giorno venerdì è festa e la gente si dà all'intimità giovedì sera perché il giorno dopo potrà andare a fare il bagno nei bagni pubblici e fare abluzione religiosa per aver fatto sesso!). ogni volta che il giudice religioso andava a violentarla le prometteva di farla liberare prima possibile. le aveva motivata la sua condanna a morte perché molta gente aveva protestato presso il commissariato e lui l'avrebbe fatto per finto per domare le proteste del paese! la detenzione si prolungava e lei impaziente chiedeva sempre più spesso di poter andare a casa e trovare le sue bambole e giocare con i coetanei! una notte, durante il rapporto sessuale con il giudice, gli chiede ancora la liberazione e lui come sempre cerca di giustificare il ritardo nella scarcerazione a questo punto Atefeh cerca di minacciare lui e di dire quello che lui viene a fare tutti i giovedì sera. ma il giudice cerca sempre di domare la sua rabbia e tranquillizzarla con le sue promesse e qualche regalino ma le minacce diventano sempre più insistenti a questo punto il giudice Rezai decide di eseguire la condanna a morte e dato che lei era minorenne di quasi 16 anni si reca a Teheran presso la corte suprema del paese e cerca di convincere i giudici a esaminare il caso in via eccezionale perché la popolazione è in rivolta e chiede la testa di Atefeh la corte suprema in due giorni dà la sua approvazione all'esecuzione in privato ma il giudice Rezai ne chiede in pubblico la notte del 15 agosto del 2004, quando le ragazze e i ragazzi del resto del mondo si davano al divertimento nelle città balneari, il giudice Rezai si reca da Atefe e dopo aver consumato ennesima notte di sesso con la promessa della liberazione per il giorno dopo il 15 agosto del 2004 i Passdaran girano nella città e con alto parlante comunicano esecuzione in pubblico di Atefeh invitando la popolazione ad assisterci la mattina alle 8 il giudice Rezai si reca in carcere e comunica a Atefe la liberazione per il mezzogiorno Atefe gli disse "allora possiamo pranzare insieme?" il giudice Rezai le risponde "si ti ho preparato " Chelo Ghormesabzi" di cui lei era molto goloso"( una pietanza persiana molto ricco di verdure e carne accompagnato dal riso basmati e zafferano. è un piatto molto ricco e appartenete alla classe media alta). verso le 11 i Passdaran vanno a prelevarla in carcere e con un cellulare la conducono in piazza centrale di Nekah. quando Atefeh vede la gente in piazza capisce nonostante la sua menomazione mentale che qui non si tratta di Chelo Ghormesabzi" ma ben qualcosa più terribile e comincia a capire che la gente li in piazza sa qual cos'altro che lei non sapeva ancora comincia a piangere non vuole salire sulla gru portata in piazza con una fune blu comincia a chiedere aiuto e gridare aiuto e chiamare i suoi" mamma, mamma, papa, pappa pur sapendo che la mamma era già morta il giudice religioso le avvicina per calmarla e sotto orecchio le dice" è una cosa finta non gridare vedrai che all'ultimo momento io salgo sulla gru e toglierò il cappio al collo e dichiarerò amnistia! ho la tua amnistia in mano firmata dall'ayattollah Khamenei ma la devo leggere quando tu sei sulla gru dirò che la nostra grande ayattollah ha offerto la sua generosità e amnistia tenendo conto della tua età e condizioni di vita"( hanno raccontato i Passdaran vicini che hanno assistito all'impiccagione Atefeh si calma e sale sulla gru i Passdaran mettono la testa tra il cappio della fune blu e scendono Atefeh resta fermo con le mani legate dietro la schiena il giudice Rezai comincia a dare la lettura della sentenza chiedendo alla popolazione di approvare le sue fatiche giuridiche e il suo impegno personale nello " sradicamento della prostituzione e del mal costume e corruzione morale" dopo la lettura chiede l'ascolto di alcuni passaggi del corano riguardante il caso della "corruzione morale che è il male più grave sulla terra!" dopo la lettura di alcuni passaggi del Corano il giudice religioso dà ordine ai Passdaran di salire sulla gru e di eseguire la pena ma in piazza non si muove un foglio, silenzio assoluto, nemmeno i respiri si sentivano salvo il rumore del piccolo cuore di mia "figlia"! il giudice grida ai Passdaran di salire e di togliere la sedie sotto i piedi di Atefeh anche l'aria era rimasta ferma il giudice minaccia i Passdaran di condannarli a morte per la disobbedienze dell'esecuzione dell'ordine di Dio e del ayattollah khamenei, attuale capo supremo del paese allora a questo punto sale lui di persona e da dietro avvicina la mia figlia Atefeh che capito dell'intenzioni del giudice religioso Rezai grida con tutta la sua forza "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO, lui mi violentava sem..." la sua voce viene interrotta da un rumore misto dello scricchio della sedia e del rumore di soffocamento che usciva dalla bocca di mia "Atefeh"! il corpo restò per ben due ore esposto alle carezze del vento e degli spaventatissimi sguardi che trasmettevano a tratti la rabbia, la pietà e la sconfitta! aveva vinto il giudice Rezai e il suo misogino regime clericale viva il ricordo di mia Atefeh( in persiano significa amore, sensibilità, gentilezza, generosità) il mondo dei mullah le ha tolto tutto ma non il suo amore che è rimasto e rimarrà nei nostri cuori! oggi riposa in un pezzo di terra vicino a mamma! qualche volta qualche donna le porta i fiori ma lei a chi va a trovarla le domanda sempre "avete visto le mie bambole, come stanno sono cresciute"?" mangiate ancora Chelo Ghormesabzi"? allora quando lo mangiate pensate anche a me" davood karimi

 
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