venerdì 30 aprile 2010

CONVEGNO I NUOVI CITTADINI NEL CENTRO-DESTRA: UNA REALTA’ EMERGENTE

Roma, 4 Maggio 2010 ore 11.00
Camera dei Deputati, Sala della Mercede
Via della Mercede 55

Programma
10.30 Registrazione partecipanti
11.00 Apertura lavori
On. Souad Sbai
Giancardo Blangiardo Ricercatore Ismu
Arturo Diaconale Direttore de L’Opinione delle Libertà

Interventi
Gamal Bouchaid Presidente moderati musulmani
Tetyana Sukonnik Comunità ucraina
Jacob De Mel Comunità Costa D’Avorio
Karimi Davood Comunità Iraniana
Kobla Bedel Comunità Togo

Conclusioni
On. Rampelli
On. Verdini
Renata Polverini Presidente Regione Lazio
Davood Karimi: sono invitati tutti coloro che sono interessati alla questione dell'integrazione e sicurezza. A coloro che vorrebbero partecipare si prega di mandare i nominativi all'email irandemocratico@yahoo.it entro la domenica.
grazie e cordiali saluti

mercoledì 28 aprile 2010

Legami più stretti fra Venezuela e Iran

23 aprile 2010


Il rapporto inviato recentemente dal segretario alla difesa Robert Gates al Congresso sull’Iran contiene informazioni sulle attività delle milizie al Quds - il braccio delle Guardie della Rivoluzione iraniane all’estero - in Sudamerica, specialmente in Venezuela. I membri delle milizie al Quds normalmente lavorano all’interno delle ambasciate iraniane o nei centri religiosi e culturali, e cercano di intessere legami con gli Sciiti della diaspora e altri potenziali alleati.

Le Guardie della Rivoluzione armano, finanziano e addestrano numerosi gruppi paramilitari in tutto il mondo – Washington già sapeva ad esempio che molti degli ‘ambasciatori’ che entravano e uscivano dall’Iraq erano in verità membri delle Guardie della Rivoluzione. È appurato che gli agenti iraniani hanno organizzato attentati contro importanti obiettivi occidentali, compreso l’attacco contro il Centro Ebraico AMIA a Buenos Aires, contro le Torri Khobar in Arabia Saudita e contro i soldati statunitensi in Afghanistan e Iraq. Grazie a queste unità militari, la Repubblica Islamica riesce a colpire obiettivi strategici all’estero senza lasciare tracce.

Negli ultimi anni l’Iran e il Venezuela, entrambi spinti dall’ostilità verso gli Stati Uniti, si sono alleati nella lotta contro l’Occidente e alle dichiarazioni di esaltante retorica hanno aggiunto forme di cooperazione. I contratti economici siglati negli ultimi mesi e l’apertura del Banco Internacional de Desarrolo ( filiale della Banca dell’Iran con sede a Caracas) hanno il preciso scopo di riciclare il denaro iraniano rimpinguando – in maniera illecita - anche le casse del Venezuela.

La cooperazione si estende anche al ramo militare: secondo fonti non confermate i membri della milizia al Quds in Venezuela al momento sarebbero 300. Di solito i miliziani si avvicinano a giovani Venezuelani di origine araba per reclutarli come agenti segreti, ma il risultato finora è stato scarso, perché gli Sciiti in Venezuela sono meno dell’1% - mentre i Musulmani in tutto sono il 4%.

Una parte delle milizie iraniane intrattiene relazioni con le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC), il più grande gruppo paramilitare colombiano – peraltro è ormai noto l’aiuto offerto dal presidente Chavez alle FARC e ad altri gruppi paramilitari minori. Grazie ai legami con le FARC la milizia al Quds potrebbe colpire obiettivi statunitensi in Colombia nel caso in cui la Repubblica Islamica si sentisse minacciata.

Altri membri delle milizie iraniane sono stati integrati nella Guardia Nazionale Venezuelana e nelle forze di polizia, così possono aiutare il presidente Chavez a colpire l’opposizione. Secondo fonti non confermate Guardie della Rivoluzione e agenti di Hezbollah starebbero segretamente addestrando unità dell’esercito venezuelano.

È prevedibile che Chavez aumenterà la collaborazione con Teheran nei mesi a venire, dopo aver dichiarato pubblicamente di essere pronto ad adottare la strategia della “guerra asimmetrica” (leggi terrorismo) per proteggersi dalla minaccia militare di Colombia e Stati Uniti.

A cura di Davide Meinero

domenica 25 aprile 2010

LA DOLOROSA LETTERA DI DENUNCIA DELLE VIOLENZE SESSUALI NELLE CARCERI IRANIANE




Aprile 2010
Il mio nome è Bahar (il significato di Bahar è primavera in persiano). E 'primavera e ti scrivo di fiori, ma con petali di fiori sparsi. Vi scrivo dei germogli verdi, ma i germogli schiacciati che sono stati calpestati dall’odio, un odio da traditori verso la bellezza e coloro che cercano giustizia. Vi scrivo di coloro che non sono veri uomini. Il mio nome è Bahareh Maghami e ho 28 anni. Non c'è più nulla che resti di me, quindi non ho più motivo di nascondere la mia identità. Ho perso tutte le persone importanti per me. Ho perso parenti, amici, vicini, compagni, colleghi. Ho perso tutto. Coloro che pretendono di essere uomini mi hanno rubato tutto ingiustamente. Hanno rubato la mia vita. Ora che ho lasciato il paese, voglio condividere il mio dolore con qualcuno, anche se solo una volta. Vorrei chiedere agli altri amici che hanno avuto un simile doloroso destino di scrivere anche su di esso. Essi devono scrivere quello che è successo a loro. Anche se temono la loro vita o la perdita della loro dignità, allora dovrebbero utilizzare pseudonimi. Devono scrivere in modo che la storia sia a conoscenza di quello che è successo alla nostra generazione, l’addolorata generazione. Devono scrivere in modo che la prossima generazione che vivrà in un Iran libero comprenda il prezzo pagato per la sua libertà, in modo che sia a conoscenza di quante vite sono state distrutte e quante speranze sono svanite. Devono sapere di schiene schiena rotte e ginocchia piegate.

Quando mio padre lo scoprì, la sua schiena si ruppe e lui fu frantumato in pezzi. Mia madre è arrivata a un centinaio di anni un giorno all'altro. Io ancora non sono stata in grado di guardare negli occhi mio fratello e lui non mi guarda neanche. Lui non vuole che io soffra più di quanto ho già fatto. Quando ha scoperto che è stato come hanno portato via la sua virilità. Quando ha scoperto che ci sono persone che fingono di essere uomini, ha cominciato ad odiare la propria virilità. Per gli uomini [falsi], la dignità, la nobiltà e la castità non hanno alcun significato.

Ero un’insegnante di prima elementare. Insegnavo ai bambini del nostro paese come leggere e scrivere. Stavo insegnando loro [come si scrive] "Papà portato l'acqua", "L’uomo viene", "L'uomo porta il pane." Per me l'immagine di un uomo era il gentile capofamiglia. Io aspettavo che arrivasse. E ora che l'immagine è cambiata. Lui è arrabbiato e accecato dal suo desiderio. Io non riesco a liberarmi del suo odore di sudore infetto. Ho sempre paura che lui torni. Salto giù dal letto nel cuore della notte, temendo le sue orme. Tutto il mio corpo trema con il più piccolo suono e il mio cuore inizia a battere più veloce perché temo il suo arrivo. Io sono sempre pronta a fuggire. Lascio le luci accese durante la notte e passo le giornate con lacrime e dolore.

La nostra casa era a Kargar Shomali Street. Ero alla moschea Ghoba con mio fratello, quando sono stato arrestata. Mi hanno picchiata, mi hanno portato via e poi mi hanno distrutta. Come il nostro antico poeta Hafez ha detto: "Hanno fatto quello che ha fatto i mongoli!" [Riferendosi all'invasione mongola dell'Iran]
Alcuni avevano le braccia rotte, alcuni avevano le gambe rotte, e alcuni avevano schiena rotta. Ad altri come me si sono rotti gli spiriti, come se tutta l'umanità fosse stata strappata da me. Ero abituata ad essere la Primavera, e ora sono morta. Sono un grano di papavero schiacciato.
Vorrei chiedere a coloro che leggono questa lettera e che conoscono qualcuno che è una vittima di stupro di mostrare maggiore gentilezza e simpatia verso di loro. Il problema è che nella nostra cultura, lo stupro non è solo un colpo ad una persona, è un duro colpo per tutta la famiglia. Una vittima di stupro non è mai guarita con il passare del tempo. Con ogni sguardo dato da un padre, le ferite si aprono di nuovo. Il suo cuore si spezza di nuovo con ogni goccia di lacrime di sua madre. Parenti, amici, vicini e chiunque altro taglia i rapporti con loro.

La mia famiglia è stata costretta a vendere la nostra casa molto al di sotto dei prezzi di mercato e passare a Karaj (un sobborgo di Teheran), ma non è durata neanche lì. Gli agenti hanno trovato il nostro nuovo indirizzo in modo rapido e ci hanno controllati. Si sono fermati in un angolo della nostra strada e hanno fatto un sorrisetto a mio padre ogni volta che passava di lì.

Abbiamo lasciato tutto alle spalle e siamo immigrati [in Germania]. Alla loro età, i miei genitori sono diventati rifugiati in un campo. Posso facilmente dire che le ferite culturali sono stati molto più difficili da trattare rispetto a quelle fisiche. Molte persone sorridono quando sentono parlare di stupro. Giuro che non c'è nulla di divertente nello stupro. Si tratta della sofferenza di una famiglia semplice. Si tratta di una giovane ragazza o ragazzo che perde la sua dignità. Rompere la dignità dell'amore non è divertente.

Quelli che mi ha violentata hanno riso. Erano in tre. Tutti e tre erano sporchi e ciascuno di loro aveva la barba. Avevano un linguaggio terribile e bocche oscene. Le loro parole erano dirette alla maledizione di tutta la mia famiglia. Anche se hanno visto ero vergine, mi hanno accusato di essere una puttana e mi ha costretto a firmare una dichiarazione di essere una prostituta.
Non mi vergogno a dirlo più. Non solo non mi vergogno, sono anche orgoglioso di dirlo: mi hanno chiamato puttana. Hanno detto: "Firma questa puttana!" Ho detto loro che ero un insegnante e non avrei firmato. Hanno detto che avevano tre testimoni che mi avevano visto dormire con tre persone una notte. Ho detto loro che avevano 30 testimoni che possono confermare che io ero un’ insegnante, e che se mi succede qualcosa [in] carcere, sarebbe stata colpa loro. Hanno riso e detto: "Beh, non è così male per te. Il tuo stipendio oggi è cresciuto! "La privacy e la dignità delle persone è senza valore per loro. Parole come modestia e castità sono vuoti a loro. Essi non hanno mai visto queste virtù. Tutte le donne sono puttane per loro. Ma non solo le donne. Hanno fatto lo stesso per gli uomini. Non erano esseri umani. Hanno sofferto di auto-subordinazione. Si sono trasformati in animali perversi che non sapeva nulla, se non come distruggere la bellezza. A volte vedo persone maledire le madri e le sorelle di queste persone [i violentatori]. Mi dispiace per coloro che devono convivere con questi animali rabbiosi per tutta la vita. I miei denti davanti sono rotti e la mia spalla esposta; la mia femminilità è stata distrutta.

So che non sarò mai in grado di amare un uomo o di avvicinarmi a lui e fidarmi di lui. Mi rendo conto che la mia terra ha tanti uomini coraggiosi che hanno anche sofferto, ma per me, i veri uomini e gli uomini falsi sono gli stessi. La mia vita come donna ha raggiunto la fine e ricordo uno zombie, ma continuo a scrivere. Scrivo per riconquistare la mia sopravvivenza. Ho scritto che ero una maestra che si è trasformata in una prostituta, e che è una scrittrice adesso. Ho scritto che ero Primavera, e anche se mi sono trasformata in Autunno, ora sono più bella. Sono una puttana bellissima che si è trasformata nell’emarginata del quartiere. Mi sono trasformata in un’insegnante, senza una classe. Sono diventata il oggetto di scherno, che è stato condannato alla solitudine e immerso nelle ingiustizie degli oppressori. Per la Repubblica Islamica, io sono la donna con un braccio rotto e il volto insanguinato. Sono orgogliosa di essere una puttana per la libertà. So che non sono sola.

Con il mio corpo senza vita che giaceva sul pavimento della mia cella, ho spesso sentito le loro voci nelle celle vicine che mostravano loro fottuta virilità.
Chiedo a tutte le persone che hanno sofferto come me di scrivere.
Hanno bisogno di esprimere la loro sofferenza in ogni modo possibile perché questi sono gli stessi dolori che Sadegh Hedayat (scrittore contemporaneo) ha definito "dolori che masticano l'anima di una persona." Lasciate che tutto venga fuori. Fate sapere a tutti. Dovete capire che non siete soli. Ci sono molti come me e voi. Noi tutti condividiamo questo dolore.

Questa lettera di sofferenza dovrebbe essere molto più lunga, ma vorrei concludere con unico ultimo messaggio a Khamenei [la Guida Suprema dell'Iran]: Ti consideri il padre di questa nazione. Ero una figlia di Iran. I tuoi figli mi hanno violentata. Chi pagherà per la perdita della mia dignità?

Bahareh Maghami,
Aprile 2010, Germania

domenica 18 aprile 2010

Gates: gli Stati Uniti non hanno una strategia efficace sull'Iran


Analisi
Il presidente Berlusconi:" bisogna sostenere l'opposizione iraniana"

Davood Karimi: l'unica strategia efficace nella lotta al fondamentalismo terroristico iraniano passa inevitabilmente, piaccia o no piaccia ai vertici della Casa Bianca, passa attraverso il sostegno attivo a favore del popolo iraniano che durante le contestazioni post-elettorali ha riversato nelle strade iraniane tutto il suo odio e sdegno verso la totalità del regime teocratico dei mullah. Non bisogna dimenticare che il protagonista principale e fondamentale di questa scacchiera di violenza e di terrorismo è il regime di Teheran per cui chi vuole combattere il terrorismo internazionale deve per forza puntare le sue forze verso la casa madre che si trova a Teheran. Con la guerra? Con i bombardamenti mirati ai siti nucleari? Con altrettanto terrorismo? Con la politica fallimentare del dialogo costruttivo? Con i pacchi incentivi? Con la famosa politica del bastone e della carota( bastone sulla testa del popolo e carota in bocca ai mullah!)? La risposta si sintetizza nelle preziose affermazioni del presidente Berlusconi che maestosamente e coraggiosamente ha dichiarato di recente che " bisogna sostenere il popolo e l'opposizione iraniana". Si infatti qualsiasi altro tentativo sarà disastroso e fallimentare e scatenerà in larga scala un terrorismo feroce e senza confini che paralizzerà l'intero mondo occidentale con le gravi conseguenze sulla economia mondiale e sugli equilibri internazionali. Invece se il mondo occidentale si schiera a fianco del popolo iraniano in modo civile e saggio il risultato sarà di ottima qualità e sicurezza. Il popolo iraniano ha dimostrato anche di recente è disposto a scendere in piazza e sostenere questa ennesimo esame di maturità sociale e politica con con ottimi risultati prefissati: ripulire la società e il territorio iraniano da qualsiasi traccia nociva e maligna del fondamentalismo islamico di matrice khomeinista regalando all'Iran il meritevole ruolo di un paese civile e assicurando allo stesso tempo la sicurezza all'intero mondo.
Ringrazio il presidente Berlusconi per la sua lungimiranza e intelligenza politica.
Spero di poter ospitarlo in un Iran Libero e democratico ancora da premier italiano.
Davood Karimi


ILSOLE24ORE.COM


di Roberta Miraglia

Gates: «Lontano l'accordo con l'Iran sul nucleare»
Il segretario alla Difesa Usa Gates a Kabul per i rinforzi
Un corpo di 300 civili a sostegno dei militari
«L'Iran è in grado di costruire la bomba atomica»: scontro tra i vertici militari Usa
Ahmadinejad agli Usa: «Se ci attaccate saremo devastanti»

Memorandum riservato del segretario alla Difesa
sui pericoli del programma nucleare di Teheran
Gli Stati Uniti non hanno una strategia di lungo termine efficace per affrontare la sfida nucleare dell'Iran. Lo sostiene il segretario alla Difesa Robert Gates, in un memorandum riservato inviato alla Casa Bianca a gennaio. Il New York Times ha parzialmente rivelato il contenuto del memo che svela un'inedita e forte divisione tra la Difesa a la presidenza ed è stato spedito, tre mesi fa, mentre si intensificavano gli sforzi dell'intelligence per sviluppare nuove opzioni da mettere sul tavolo di Barack Obama. Tra esse ci sarebbero una serie di alternative militari qualora l'attività diplomatica e le sanzioni non riuscissero a convincere Teheran ad abbandonare il suo programma nucleare. Si tratta, ha detto al quotidiano newyorchese un funzionario del Pentagono, di una sorta di campanello d'allarme suonato da Gates.
La Casa Bianca non ha voluto commentare il rapporto ma ha difeso il comportamento dei vertici della sicurezza: «Il fatto che non annunciamo pubblicamente la nostra intera strategia non significa che non ne abbiamo una», ha dichiarato il generale James Jones, consigliere del presidente sulla sicurezza nazionale e destinatario del memo. Le preoccupazioni del segretario alla Difesa riguardano uno sviluppo finora poco considerato dall'amministrazione americana. Mahmoud Ahmadinejad potrebbe sviluppare il combustibile atomico, i detonatori e tutte le componenti per creare una bomba ma fermarsi un attimo prima dell'assemblaggio.
In questo modo l'Iran rimarrebbe all'interno del Trattato di non proliferazione nucleare ma entrerebbe nel novero degli stati atomici virtuali. Il problema, secondo Gates, è capire a che punto fermare Teheran. Il pericolo, infatti, deriva anche dal solo sviluppo di una «capacità nucleare» non solo dal possesso effettivo di ordigni. E l'intelligence, sempre secondo il segretario alla Difesa, potrebbe non accorgersi che l'ultimo passo- l'assemblaggio - è stato compiuto dal regime degli ayatollah. Proprio oggi, domenica, a Teheran si sono tenute le tradizionali sfilate per festeggiare le forze armate e Mahmoud Ahmadinejad ha detto che il paese ha la forza bellica per respingere eventuali attacchi dell'occidente.

giovedì 15 aprile 2010

E' morto Raimondo Vianello


Le nostre più sentite condoglianze alla famiglia e alla signora Sandra Mondaini per la scomparsa di Raimondo Vianello.
Davood Karimi

mercoledì 14 aprile 2010

Iran, due arrestati per rapina: condannati a amputazione e impiccagione pubblica


14/04/2010 - 12:56

Immagine di un'esecuzione pubblica in Iran

Due uomini erano stati arrestati nei giorni scorsi perché accusati di rapina a mano armata. La magistratura di Teheran ha giudicato gli imputati colpevoli delle loro azioni e ha così disposto l’eclatante sentenza: l’amputazione di un braccio e di una gamba per l’esecutore della rapina e impiccagione pubblica per il suo complice.
I media iraniani riportano la notizia che il processo ha avuto luogo oggi nella città portuale di Mahshahr, situata nell’Iran meridionale. Uno dei condannati ha quindi subito le amputazioni nella prigione della città, mentre l’altro colpevole è stato pubblicamente impiccato, poiché la sua richiesta di clemenza alla Corte Suprema non aveva sortito alcun esito.
La Sharia, la legge coranica che governa l’aspetto religioso ma anche quello politico della società iraniana, letteralmente prevede l’amputazione di un arto per chi compie una rapida a mano armata.


Teheran, 14 apr. (Adnkronos/Aki) - La magistratura di Teheran ha disposto l'amputazione di una mano e di una gamba a un uomo condannato per rapina a mano armata e l'impiccagione del suo complice.

Lo riportano i media locali oggi, sottolineando come il processo ai due uomini si sia tenuto ieri nella città portuale meridionale di Mahshahr, dove il condannato ha subito l'amputazione dell'arto inferiore e della mano nella prigione della città. Sempre a Mahshahr è avvenuta l'impiccagione in pubblico del complice, la cui pena capitale era stata confermata dalla Corte suprema.
La legge islamica prevede l'amputazione per chi commette rapine a mano armata. L'omicidio, lo stupro, il furto con armi e il traffico di droga oltre i cinque chilogrammi sono invece reati per i quali è prevista la pena di morte in Iran.

martedì 13 aprile 2010

Interrogazione contro l'ingresso dell'Iran nel Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu Iran, Nirenstein: No a ingresso in Consiglio diritti umani


A nome dell'Associazione rifugiati politici e della comunità iraniana ringrazio di cuore On. Fiamma Nirenstein per questa preziosa interrogazione e per le sue apprezzabili iniziative contro l'ingresso del regime terrorista e fondamentalista di Ahmadienjad nel Consiglio dei diritti umani dell'ONU:

Roma, 13 APR (Il Velino) - "Il 13 maggio verra' rinnovato il Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu con sede a Ginevra, che eleggera' 14 nuovi membri su 47 per un mandato di tre anni. L'Iran ha presentato la sua candidatura ed e' una beffa al mondo intero, dato che viola senza sosta tutti i diritti umani applicando carcere, tortura e pena di morte ai dissidenti, agli omosessuali, alle donne. E' dovere dell'Italia opporsi all'eventualita' che, come sembra realistico date le dinamiche politiche del Consiglio, l'Iran entri a far parte di questa istituzione". Lo dichiara in una nota Fiamma Nirenstein, esponente del Pdl e vicepresidente della commissione Esteri della Camera. "Ho quindi presentato un'interrogazione al Ministro degli Esteri per essere rassicurata sull'opposizione italiana a questo paradosso.
L'Iran - prosegue - cerca di entrare nel Consiglio per essere legittimata nella sua politica di continua aggressivita' corroborata dall'incremento delle sue pericolose strutture atomiche, mentre propaganda e minaccia il genocidio". "Fa specie che esista una possibilita', come purtroppo potrebbe profilarsi, che l'Onu possa non solo restare indifferente a tale assurdita' - osserva Nirenstein -, ma persino includerla in uno dei suoi piu' importanti organismi, che per giunta nel proprio regolamento stabilisce che 'al momento dell'elezione, gli Stati membri devono prendere in considerazione il contributo dei candidati alla promozione e protezione dei diritti umani e il loro impegno in tale senso'".


Interrogazione a risposta in Commissione Esteri n. 5-02731
presentata da Fiamma Nirenstein, "Sulla candidatura dell'Iran al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite"

Al Ministro degli Affari Esteri
Premesso che
L’Iran ha presentato la propria candidatura per ottenere un seggio triennale presso il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu a Ginevra;
Considerata l’imminenza dell’elezione dei nuovi membri, prevista per il 13 maggio;
Dato che il Consiglio per i Diritti Umani viene sovente orientato nelle sue scelte da maggioranze automatiche troppo spesso determinate da convinzioni antioccidentali;
Considerato che il Ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha preannunciato la contrarierà del suo paese all’ingresso dell’Iran presso tale organismo e ha chiesto ai colleghi europei di mobilitarsi contro la candidatura iraniana, che risulta ogni giorni più forte;
per sapere
se e come l’Italia, seguendo la propria tradizione di difesa dei valori della liberà e tenendo conto delle continue violazioni di diritti umani perpetrate dall'Iran in particolare nei confronti di oppositori politici, omosessuali e donne, intenda opporsi a questa eventualità.

8 aprile 2010

Alemanno a Hiroshima, Obama venga qui Sindaco Roma in Giappone: vero pericolo fondamentalismo islamico

Davood Karimi: grazie caro Sindaco Alemanno per le sue intelligenti e lungimiranti affermazioni in materia del pericolo del fondamentalismo islamico iraniano e la sua minaccia nucleare.


ANSA.it

12 aprile, 22:04

(ANSA) - HIROSHIMA, 12 APR -''Mi auguro che Obama sia il primo presidente degli Usa a venire qui ad Hiroshima.Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno.Durante il viaggio della Memoria ad Hiroshima,Alemanno ha osservato che ''Questo darebbe ad Obama maggiore autorita' per affrontare problemi come quelli dell'Iran e della Corea del Nord''. Secondo Alemanno, ''oggi il pericolo vero e' rappresentato dai paesi piccoli dominati dal fondamentalismo islamico che possono appropriarsi dell'arma nucleare''.

lunedì 12 aprile 2010

Deragliamento del treno in Alto Adige: le condoglianze dell'Associazione rifugiati politici iraniani

A nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia desidero esprimere le nostre più sentite condoglianze al governo italiano ed ai familiari delle vittime del deragliamento del treno pendolare avvenuto nelle vicinanze del Val Venosta in Alto Adige augurando una pronta guarigione per tutti i feriti.
Davood Karimi

Iran, eseguita condanna a morte di tre trafficanti di droga a Isfahan




Altri cinque uomini sono stati giustiziati sabato scorso a Mashhad. Il governo di Teheran riferisce che dall'inizio dell'anno sono state eseguite 38 esecuzioni capitali - E' stata eseguita ieri nel carcere di Isfahan, nell'Iran centrale, la condanna a morte di tre trafficanti di droga. L'agenzia di stampa Fars ha riferito che i tre, identificati con i nomi di Morteza, Qader e Gholam Reza, sono stati impiccati dopo che la Corte Suprema ha confermato la condanna alla pena capitale. Sabato scorso era stata data la notizia dell'esecuzione di altri cinque trafficanti di droga, giustiziati nella prigione di Mashhad, nel nordest dell'Iran. Stando ai dati ufficiali del governo di Teheran, sono trentotto le condanne a morte eseguite dall'inizio dell'anno. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, il numero delle esecuzioni capitali sarebbe in realtà molto più alto.

sabato 10 aprile 2010

Regista iraniano teme per collega Panahi



'Uccideranno in lui ogni creativita'' dice a Roma Bahman Ghodabi
09 aprile, 15:38

(ANSA) - ROMA, 9 APR - ''A Jafar Panahi uccideranno ogni creativita''. Lo dice Bahman Ghobadi, collega del regista arrestato in Iran agli inizi di marzo. Ghobadi e' a Roma per presentare 'I gatti persiani' che sara' nelle sale dal 16 aprile e che ha vinto a Cannes nella sezione Un Certain Regard il Premio speciale della Giuria. ''L'arresto di Panahi e' stato fatto per spaventare e chiudere la bocca a molti altri - aggiunge Ghobadi -. Il regime ha paura e cosi lo ha arrestato per chiudergli la bocca''.

venerdì 9 aprile 2010

UN BEL BALLETTO PERSIANO IN OCCASIONE DEL CAPODANNO PERSIANO


Questo video è stato girato in America durante la festa di capodanno persiano del 20 marzo scorso.
Buona visione
Davood Karimi

mercoledì 7 aprile 2010

UN INTERESSANTE VIDEO CLIP DI AUGURI PER ANNO NUOVO PERSIANO, 1389, DA PARTE DEL CAMPO DI ASHRAF


Vi propongo questo interessantissimo videoclip preparato dai residenti del campo di Ashraf, in occasione del capodanno persiano, appena passato il 20 marzo, e dedicato alle ragazze e ai ragazzi della rivolta popolare iraniana. Buona visione.
Davood Karimi

martedì 6 aprile 2010

La vicenda di Mohammad, uomo di pace perseguitato in Iran

Ricevo e volentieri pubblico questa interessante e drammatica storia di un ingegnere nucleare iraniano scappato dall'Iran, rifugiatosi in Turchia e soccorso tempestivamente dall'Organizzazione EveryOne che ringrazio per il lavoro svolto.
Davood Karimi

LA VICENDA DI MOHAMMAD.....
"Una vicenda umana emblematica e silenziosa. La storia di un uomo di pace, ingegnere nucleare dissidente, perseguitato dall’intelligence iraniana. “Finalmente il mio incubo è finito,” afferma oggi il rifugiato, “grazie agli attivisti del Gruppo EveryOne, all’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani e all’Alto Commissario ONU per i Rifugiati. Sono stato trasferito in Francia, dove attendo l'asilo politico”.
Ginevra, 5 aprile 2010. Mohammad, trentaquattro anni, è iraniano, originario di Teheran. La sua storia, di cui si occupa il Gruppo EveryOne fin dalla fuga dell'uomo in Turchia, è uno dei casi più importanti ed emblematici nell'àmbito delle istanze di asilo da parte di profughi provenienti da Paesi dove i Diritti Umani sono in crisi. Ingegnere chimico laureatosi all’Università di Teheran, Mohammad si è specializzato in ingegneria atomica e nella costruzione di reattori nucleari. Assunto dall’Atomic Energy Organization of Iran, ha operato per svariato tempo al servizio del Governo, e negli ultimi anni, in particolare con l’ascesa al potere di Mahmud Ahmadinejad nel 2005, è stato direttamente coinvolto nel programma nucleare governativo iraniano, in particolare nella sperimentazione dell’arricchimento dell’uranio.
Tra la fine del 2004 e i primi mesi del 2005, Mohammad ha cominciato a nutrire seri dubbi sulle operazioni - di segretezza nazionale - che venivano commissionate all’Atomic Energy Organization, al punto di voler denunciare pubblicamente quanto stava avvenendo, ossia una sperimentazione nucleare che avrebbe potuto incidere negativamente sulla salute dei cittadini, ma anche sulla loro condizione economica e sociale. Dopo aver manifestato la volontà di allontanarsi dall’organizzazione, dedicandosi ad altro, i vertici gli hanno proposto una promozione, che lo avrebbe portato alla dirigenza della divisione tecnica. Mohammad ha però rifiutato, affermando di non condividere più i programmi , la politica e le sperimentazioni portate avanti dal Governo in carica.
Nel 2005, una mattina, mentre si recava al lavoro, è stato affiancato da un auto, da cui sono scese due persone, identificatesi solo successivamente come membri dell’intelligence iraniana (l’Islamic Revolution Guards Corp), che puntandogli una pistola gli hanno intimato di salire nella loro auto. “Sono stato caricato in macchina e portato agli uffici dei servizi segreti, che sembravano una casa qualunque affacciata su una strada di periferia.

Ero terrorizzato,” ha raccontato Mohammad a Matteo Pegoraro, attivista del Gruppo EveryOne, l'organizzazione internazionale per i Diritti Umani con cui è entrato in contatto alcuni mesi fa, “perché a casa mia moglie era incinta di nostro figlio e io non ero lì con lei, e forse non sarei mai più tornato. Rimasi due mesi in quel luogo, in isolamento in una cella di 1 metro per 2. Non c’era né luce né ventilazione; mi consentivano di fare un bagno di cinque minuti ogni 3-4 giorni. Gli interrogatori erano terrificanti: a turno, quattro diversi agenti mi prelevavano dalla stanza dove abitualmente ero relegato, mi bendavano e mi trascinavano in uno stanzino angusto, mi facevano sedere in una sedia gelida, rivolto al muro. Dietro di me, l’agente mi umiliava, insultava me, mia moglie, la mia famiglia; talvolta mi picchiava.
Due mesi dopo” ha raccontato ancora Mohammad, “sono stato trasferito nel carcere di Bushehr: eravamo in 17 persone in una cella di 4 metri per 3: le condizioni igienico-sanitarie erano pessime, e anche lì stavamo al buio, senza ricambio d’aria, se non per mezz’ora scarsa al giorno, quando ci veniva consentito di uscire. Lì, oltre agli agenti dell’intelligence, vi erano gli informatori, e anche loro ci interrogavano, minacciandoci di condannarci a morte se non avessimo collaborato”. Un mese dopo Mohammad era di nuovo libero, ma al suo ritorno a casa la moglie, minacciata e terrorizzata psicologicamente dalle autorità iraniane mentre il marito era in carcere, gli aveva annunciato di aver perso il loro bambino: il troppo stress psico-fisico, i serrati interrogatori e le continue violenze psicologiche le avevano provocato un aborto spontaneo. Pochi mesi dopo, arrivava il divorzio: “l’anno costretta a chiedere il divorzio, altrimenti sarebbero proseguite le minacce e la persecuzione, e io in nemmeno un anno avevo perso per sempre mia moglie, mio figlio e il mio lavoro” ha spiegato ancora a Pegoraro.
A maggio del 2006 Mohammad viene convocato dall’Islamic Revolution Court, un tribunale di fatto illegale poiché non concede alcuna garanzia di difesa agli imputati. Viene accusato dal giudice di spionaggio e di cospirazione contro il regime, ma, nonostante l’assenza del suo avvocato - minacciato dalle guardie la notte prima del processo -, riesce a ottenere un rinvio. A gennaio del 2009 viene nuovamente arrestato e condotto nel carcere di Evin a Teheran. Dopo alcuni mesi di detenzione, tramite il suo avvocato riesce a ottenere una sospensione temporanea della pena per gravi cause di salute, che lo hanno ridotto fisicamente e psicologicamente debolissimo. Nel frattempo, il padre di Mohammad riesce a procurargli il passaporto, corrompendo un funzionario del dipartimento di sicurezza membro dell’esercito Basij, e grazie all’aiuto di un amico che lavora all’ufficio passaporti di Teheran. Via terra raggiunge il confine, sottoposto a minori controlli, e approda così ad Ankara, in Turchia.
E’ il 25 ottobre 2009. Qui si reca, il 2 novembre scorso, all’ufficio di Ankara dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati per un colloquio in cui esporre il suo caso. “A questo punto, a dicembre scorso, Mohammad ha contattato il Gruppo EveryOne,” racconta Matteo Pegoraro. “Aiutatemi, vi prego, qui in Turchia mi sento braccato, ricevo telefonate di minaccia nel cuore della notte da persone che si qualificano come membri dei servizi segreti iraniani. Mi uccideranno, se rimango qui. Non vivo più, e non ho alcuna notizia sul mio procedimento legale per la richiesta di asilo” ha scritto Mohammad a EveryOne. “Ci siamo subito attivati, raccogliendo la documentazione in possesso a Mohammad e trasmettendola nell’immediato agli uffici di Roma dell’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite” racconta Pegoraro.
“Elena Behr e Paolo Artini, funzionari ONU a Roma, si sono messi in contatto con gli uffici di Ankara, sollecitando su nostra richiesta di anticipare l’intervista con il consulente legale delle Nazioni Unite che Mohammad avrebbe dovuto sostenere il 22 aprile 2010. Contemporaneamente” prosegue l’attivista del Gruppo, “abbiamo allertato l’ufficio di Antonio Guterres, Alto Commissario per i Rifugiati, e di Navi Pillay, Alto Commissario per i Diritti Umani, chiedendo un immediato intervento in seguito all’intensificarsi delle minacce telefoniche ricevute ad Ankara da Mohammad e alle sue sensazioni di essere pedinato”.
Intervento che ha avuto luogo con tempestività, dopo che gli uffici dei Commissari delle Nazioni Unite, in base al dossier loro inviato dal Gruppo EveryOne, hanno verificato la gravità della condizione di profugo e di ricercato politico in cui versava Mohammad. “Cari amici di EveryOne,” ha scritto l'ingegnere nucleare in una lettera indirizzata all'organizzazione umanitaria, “vi sarò grato per sempre per ciò che avete fatto per me. Appena due mesi fa ero ad Ankara e ora, da marzo, sono finalmente in Francia: l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati ha richiesto la mia estradizione e il governo francese ha accettato di accogliermi come rifugiato. Ora, seppure esausto, sono pieno di speranza e attendo fiducioso l’espletamento delle pratiche per il mio asilo. Spero di poter diventare un membro del vostro Gruppo, per supportare persone come me, o altri profughi, o ancora gli omosessuali perseguitati in patria, o altre minoranze: in fondo, la libertà è un diritto fondamentale e inviolabile di ogni essere umano”.
Quella di Mohammad, che è ora un attivista di EveryOne, è una storia silenziosa, come ce ne sono tante, tantissime, ogni giorno: in Italia e nel mondo. Compito di EveryOne è darle voce, affinché la fiamma che alimenta i diritti umani non si affievolisca mai. “Ringraziamo ancora una volta le Nazioni Unite per il loro pronto intervento in un caso drammatico,” hanno scritto i co-presidenti del Gruppo EveryOne ai Commissari, “intervento che ha scongiurato il rischio di gravi azioni da parte dell'intelligence iraniana contro un uomo di pace, profugo, dissidente, fautore della libertà di coscienza e impegnato per evitare i pericoli insiti nel nucleare bellico. Senza il prezioso lavoro degli Alti Commissari oggi non vi sarebbero speranze di libertà per esseri umani come Mohammad e le nostre società di uomini, che sono purtroppo ancora lontane dal riconoscimento globale dell'importanza dei Diritti Umani, sarebbero assai più vicina al baratro che divide il progresso civile dalla barbarie “.

domenica 4 aprile 2010

REAZIONE DEL REGIME DI AHMADINEJAD ALLA VITTORIA ELETTORALE DEL POPOLO IRACHENO: TRE NUOVI ATTENTATI


Il regime terrorista e fondamentalista dei mullah non ha risparmiato nemmeno la sacra giornata della Pasqua per sferrare tutto il suo odio e sdegno terroristico nei confronti del popolo iracheno. Il motivo? Uno solo: per aver dato una risposta netta e determinata al regime dei mullah votando coloro che rappresentano i veri sentimenti di un Iraq unita e democratica. Nelle ultime elezioni politiche il popolo iracheno, nonostante forti interferenze del regime dei mullah e nonostante una forte intimidazione terroristica ha partecipato alle votazioni sfidano le autobombe e le squadre terroristiche che cercavano di intimidire la popolazione. Il risultato elettorale è stato un duro schiaffo al capo supremo iraniano che aveva usato tutti i suoi mezzi e collegamenti politici con le forze irachene da lui dipendenti per fare vincere nuovamente l'alleanza che portava il nome del premier uscente Al Maleki. Nonostante tutto ciò il popolo iracheno ha vinto e ha potuto esprimere il suo desiderio per un Iraq libero e democratico attraverso le urne portando alla vittoria l'alleanza capeggiato dall'ex premier Allawi a cui desidero esprimere tutta la mia gratitudine, solidarietà e ammirazione.
Devo ancora ribadire che finchè in Iran resterà al potere il regime dei mullah, il mondo intero, e ne tanto meno i paesi vicini vedranno mai e mai la pace e la tranquillità. La sopravvivenza del regime iraniano passa attraverso la repressione del popolo iraniano, la destabilizzazione dei paesi dell'area e la divulgazione e l'espansione del terrorismo in tutto il mondo e in particolar modi nel vecchio continente, appunto Europa, e di cui la costruzione della bomba atomica è la parte integrante di questo maligno progetto catastrofico della costruzione del regno islamico regionale.
La vittoria dell'ex premier Allawi e la costituzione di un governo da parte dell'alleanza che lo sostiene è un primo passo necessario per affrontare la minaccia iraniana e per tagliare definitivamente le mani sanguinanti del regime dei mullah dal territorio iracheno.
Tanti auguri al presidente Allawi e al popolo iracheno
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

sabato 3 aprile 2010

AUGURI E BUONA PASQUA!



A nome dell'associazione rifugiati politici iraniani desidero esprimere i nostri migliori auguri per una Buona Pasqua nel segno della pace, dell'amicizia e della fratellanza. Buona Pasqua a tutti.
Davood Karimi, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

TERRIBILE ESECUZIONE DI DUE UOMINI E UNA GIOVANE DONNA IN IRAN


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