domenica 30 novembre 2008

TRA GLI ESULI IRANIANI IN IRAQ



Recentemente si è recata in Iraq una delegazione italiana per visitare il campo di Ashraf dove vivono all'incirca 3500 combattenti della resistenza iraniana. Alla delegazione facevano parte alcune personalità del mondo politico e culturale italiana tra cui Dott. Antonio stango. Vi riporto una sua breve relazione publicato sul giornale del PD di ieri.

LE "SORELLE" CHE SFIDANO GLI AYATTOLLAH
Viaggio ad Ashraf, comunità ai margini del deserto iracheno, dove vivono gli esuli iraniani appartenenti ai Mujahidin del popolo

ANTONIO STANGO


Rahele è una ragazza iraniana di 28 anni. Lavora nel laboratorio di oculistica dell’ospedale di Ashraf, nel nord-est iracheno; ma il suo precedente impiego era molto diverso.
«In Iran avevo studiato da interprete di inglese. Quando mi sono unita alla resistenza contro il regime dei mullah, ho raggiunto Ashraf e sono diventata cannoniera e pilota di carri armati» racconta.
«Dopo il disarmo, ciascuno di noi si è reso utile imparando un altro mestiere». Ashraf è la sede degli esuli iraniani inquadrati nell’organizzazione dei Mujahidin del popolo: dotati un tempo di brigate corazzate, sono stati neutrali nella guerra scoppiata nel 2003 e hanno ceduto tutti i loro armamenti, senza combattere, alle forze militari americane, che si sono impegnate ad assicurarne la protezione.
L’ho visitata per cercare di capire una realtà unica, che rischia di divenire il teatro di una strage.
Se il battaglione di protezione americano fosse ritirato, infatti, i suoi 3.500 rifugiati rimarrebbero alla mercé del regime di Teheran, che li considera il principale nemico.
Ad Ashraf sono arrivato con una delegazione che comprendeva il senatore Marco Perduca (Pd-Radicali), Yuliya Vassilyeva di Nessuno tocchi Caino, l’avvocato Stefano Menicacci e il vicesindaco di Cuneo Giancarlo Boselli (poiché Cuneo, medaglia d’oro al valor militare per la lotta contro il fascismo, si è definita «città sorella di Ashraf nella resistenza») Oggi il governo della città, che si estende su circa trentasei chilometri quadrati, è affidato soprattutto a donne, con decine di unità operative. A eccezione di alcuni responsabili politici, tutti indossano un’uniforme; le donne – circa la metà della popolazione – la integrano con un foulard che copre i capelli. Chi ha un ruolo di comando è riconosciuto in quanto tale, ma non ha alcun distintivo di grado. Si chiamano “fratelli” e “sorelle”; e lavorano per trasformare in orti e giardini la terra arida, per produrre container per uso civile per l’Iraq e per l’estero, per studiare sistemi per lo sfruttamento dell’energia solare e eolica. Negli ultimi anni sono stati costruiti monumenti («ogni città deve averne», dicono), piscine, una moschea dove donne e uomini possono recarsi insieme. L’atteggiamento verso il Corano è laico, rispettoso, aperto.
Il denaro non circola all’interno di Ashraf. Chi vi risiede riceve un credito all’inizio di ogni stagione, che usa con un sistema a scalare per gli acquisti nel centro commerciale (anche per via telematica con la rete intranet).
I servizi, ai quali tutti collaborano, sono gratuiti.
Tuttavia, c’è una storia di odio, di dolore e di sangue dietro questa utopia ai margini del deserto. Anche il suo nome è quello di una donna – Ashraf Rajavi – uccisa dalle guardie rivoluzionarie di Khomeini dopo avere lottato contro l’oppressione dello scià. La memoria dei caduti in combattimento e delle vittime del regime (nel solo 1998 furono giustiziati 33.400 mujahidin in poche settimane) è un elemento fondante. E il mazor – “luogo di incontro con i martiri” – continua ad accogliere i resti di quanti cadono negli attacchi terroristici che gli agenti dei mullah compiono in Iraq e in altri paesi.
Malgrado questo, si legge serenità negli occhi dei residenti di Ashraf. Che sono certi che uno dei più violenti regimi della storia sarà sconfitto dalla sete di libertà che sentono crescere nella società iraniana. Per questo, sfidando i divieti, ogni mese qualcuno riesce a oltrepassare illegalmente il confine – a una novantina di chilometri – e a unirsi a loro.
Maryam, 27 anni, è amica e compagna di lavoro di Rahele. «Io ero soltanto cannoniera, non guidavo i carri armati» dice. Ma sua madre è stata uccisa in un’esplosione e il suo ritratto, come quello delle altre vittime del terrorismo, è nel museo del quale il padre di Maryam è responsabile.
Qui quasi ognuno, del resto, ha alle spalle tragedie personali, insieme a quella di un intero popolo. Said, 28 anni, da Teheran, ci sorprende citando un film di Pasolini, Salò, trovato nel fiorente mercato nero di dvd e videocassette della sua città: «Mostrava torture fasciste; ma in Iran c’è un reparto speciale delle carceri dove fanno di peggio» ricorda.
Molti fra i residenti di Ashraf erano stati arrestati e torturati per avere manifestato o distribuito dei volantini; o soltanto per essere parenti o amici di oppositori. Altri sono rimasti orfani dopo l’esecuzione dei loro genitori. È questo che è accaduto ai fratelli Faeze, Erfan e Ashkan: una ragazza e due ragazzi – fra i 18 e i 23 anni – dagli occhi ancora attoniti, che per anni il padre, dal carcere, aveva implorato di andare ad Ashraf. Lui, Abdolreza Rajabi, è stato ucciso il 30 ottobre.
Diverso è il caso di Behzad, 25 anni, ad Ashraf da prima della guerra: «Non mi mancava nulla di pratico nella vita privata. Ma mi mancava lo scopo nella vita. Vedere la repressione e la futilità mi faceva sentire nel vuoto.
Ho conosciuto l’Ompi tramite la tv satellitare. Allora ho capito cosa dovevo fare».
Sono forse milioni gli iraniani che riescono, illegalmente, a ricevere notizie dall’opposizione in esilio grazie alle antenne paraboliche. In questo modo, seguono tutte le manifestazioni per la libertà dell’Iran in ogni continente e l’evoluzione della linea politica stabilita dalla loro leader, Maryam Rajavi. Una donna che amano con dedizione profonda, e che negli ultimi anni si è espressa, oltre che per la parità uomo-donna e la separazione fra stato e religione, per l’abolizione della pena di morte.
«Se vedete la sorella Rajavi, ditele che l’aspettiamo con ansia» dice Behzad.
Aggiunge Ashkan, 37 anni, sfuggito all’ondata di repressione degli universitari del 1999: «Attraverso il satellite, abbiamo imparato a considerare come fratelli tutti coloro che ci sostengono in Italia. Continuate a farlo finché l’Iran sarà libero».
La maggioranza dei parlamentari italiani ha chiesto al governo di operare perché il consiglio europeo cancelli il nome dei mujahidin dalla lista europea delle organizzazioni terroristiche: un inserimento richiesto dal regime di Teheran, ma che la corte di giustizia di Lussemburgo ha più volte definito ingiustificato. Accanto a questa iniziativa, occorre ora sollecitare le forze della coalizione a mantenere fede al proprio impegno di assicurare la difesa di Ashraf, come previsto dalla IV convenzione di Ginevra, perché si eviti un nuovo caso Srebrenica.
Notizieradicali

Il caso di Ashraf è noto alla Missione di Assistenza in Iraq delle Nazioni Unite (UNAMI) e all'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, che il 15 ottobre scorso ha sollecitato il governo iracheno a “proteggere i residenti di Ashraf dalla deportazione forzata, dall'espulsione o dal rimpatrio e ad astenersi da qualsiasi azione che possa mettere in pericolo la loro vita o la loro sicurezza”. Ciononostante, esponenti del governo iracheno hanno espresso al regime di Theran il loro consenso alla richiesta di espulsione verso l’Iran dei membri dell’OMPI. Questo aprirebbe la strada ad arresti, torture ed esecuzioni per centinaia di esuli iraniani, poiché i Mojahidin del Popolo sono considerati dai mullah di Teheran “infedeli” e “nemici di dio”.

E’ stato inoltre segnalato che le autorità irachene avrebbero negli ultimi tempi limitato l'accesso agli alimenti ed alle cure mediche per i residenti del campo.

Della delegazione, che ha il compito di verificare la situazione di Ashraf sotto il profilo umanitario e dell’applicazione del diritto internazionale, fanno parte il senatore Marco Perduca, vicepresidente del senato del Partito radicale Nonviolento, Antonio Stango, del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, e Yuliya Vassilyeva di Nessuno tocchi Caino. La visita vuole anche testimoniare l’attenzione con la quale il partito radicale osserva l’evoluzione del movimento della resistenza iraniana, auspicando che la scelta di forme di resistenza nonviolenta possa contribuire alla conquista di democrazia e libertà per l’Iran.

Negli ultimi anni, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, che ha sempre sostenuto la piena emancipazione delle donne e la separazione fra Stato e religione, si è espresso più volte per l’abolizione della pena di morte.

Il governo britannico ha intanto cancellato l’OMPI dall’elenco nazionale delle organizzazioni terroristiche; la cancellazione dall’analoga lista europea è stata richiesta dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo, secondo la quale l’inserimento (a suo tempo voluto da Teheran) non è giustificato.

20-XI-08, notizieradicali

sabato 29 novembre 2008

Maryam Rajavi condanna gli attacchi terroristici in India




Saturday, 29 November 2008
CNRI, 29 Nov - la signora Maryam Rajavi, presidente eletta dalla resistenza iraniana, ha fermamente condannato la catastrofe terroristica e criminale verificata a Mumbai. Ha indirizzato le sue condoglianze al popolo indiano ed in particolare alle famiglie delle vittime. In un messaggio al primo ministro indiano, la signora Rajavi dichiara che il regime disumano in Iran è l'epicentro dell'integralismo islamico e del terrorismo.

"Questo fenomeno sinistro è cominciato con l'arrivo al potere della dittatura religiosa in Iran e ciò si concluderà soltanto con un cambiamento di regime", ha sottolineato.

Tra gli esuli di Ashraf


nella foto: l'ingresso del campo di Ashraf, la roccaforte della resistenza iraniana, dove recentemente una delegazione dei politici italiani tra cui il vice sindaco di Cuneo, Giancarlo Boselli ha visitato e incontrao i residenti del Capo di Ashraf

Giancarlo Boselli, vice sindaco della città di Cuneo
Dal sito del vice sindaco di Cuneo Giancarlo Boselli
Domenica, Novembre 23rd, 2008 | Author: Giancarlo
Ho visto uomini rinchiusi in un campo cintato da filo spinato e da un fosso…sono i 3500 esuli di Ashraf che in questo spazio circoscritto hanno costruito la loro città verde, ordinata, organizzata con università ed ospedale. I Mojahedin del Popolo, principale partito dell’opposizione hanno costruito una città modello in cui vivere la loro condizione di esuli. Il campo di Ashraf è una spina nel fianco del regime iraniano dittatoriale e sanguinario dei mullah. E’ un modello di democrazia. Un esempio di come potrà essere l’Iran libero.Il campo è protetto dalla presenza di un battaglione di soldati statunitensi, ma c’è grande preoccupazione ad Ashraf e in Iran per i pericoli che la città potrebbe correre se gli Stati Uniti si ritirassero dall’Iraq abbandonando il ruolo di protezione del campo che passerebbe allo stato iracheno che al momento non garantisce la difesa di Ashraf. Con il Senatore alla Commissione Esteri Perduca abbiamo ascoltato e raccolto decine di testimonianze di donne e uomini che hanno subito torture in Iran. Saranno presentate in un rapporto dettagliato al Senato e alla Commissione europea. Durante il mio viaggio di ritorno molte e diverse le sesazioni che mi hanno accompagnato, tra queste anche l’orgoglio di essere parte dell’attuale amministrazione comunale, perchè Ashraf è stata dichiarata dal sindaco Valmaggia città sorella di resistenza, dopo che i Consigli comunale e provinciale hanno approvato mozioni di solidarietà. So che la resistenza democratica iraniana è molto grata al sindaco Valmaggia e al presidente Costa che parteciperanno all’incontro di stasera agli EXL di Cuneo per ribadire la loro vicinanza alla causa della resistenza per la democrazia e la libertà in Iran”.

giovedì 27 novembre 2008

Iran;Legge taglione: uomo condannato ad essere accecato con acido

Teheran 27/11/2008 14:00

Teheran, 27 nov. (Apcom) - Occhio per occhio, dente per dente, la legge del taglione prevista dalla sharia è applicata in Iran e un tribunale ieri ha condannato un uomo di 27 anni ad essere accecato: con l'acido. Così come lui aveva accecato una donna che diceva di amare. Secondo quanto riferiscono oggi i giornali iraniani, fra cui il Kargozaran, il 27enne Majid ha confessato di aver accecato nel 2004 Ameneh Bahrami, per dissuadere chiunque altro dallo sposarla. Ameneh ha chiesto al tribunale di condannare Majid all'accecamento per impedire che simili atti siano compiuti su altre donne. Il tribunale ha aderito. L'uomo può comunque presentare appello. Aqu

Fonte: Apcom

APPROVATO DAL PARLAMENTO L'ACCORDO DI SICUREZZA IRAQ-USA


nella foto il parlamento iracheno

Un immagine dell'attentato di ieri a Bumbai in India ordito e organizzato dal fanatismo islamico di matrice iraniano che oggi è l'unica fonte di sponsorizzazzione e di finanziamento del terrorismo internazionale
LE NOSTRE CONDOGLIANZE AI FAMILIARI DI ANTONIO DE LORENZO E AL GOVERNO ITALIANO

Oggi a larga maggioranza è stato approvato l'accordo di sicurezza Iraq-Usa dal parlamento iracheno. Secondo questo patto le forze militari statitunesi potranno restare nel aese arabo fino al 2011. In un precedente articolo avevo chiamato questo accordo una grande conquista del nuovo governo e del popolo iracheno. Il regime dei mullah in questi ultimi mesi aveva portato avanti una forte e feroce campagna di intimidazione contro le forze che avrebbero firmato tale accordo uccidendo numerosi persoalità politiche e civili iracheni. Naturalmente senza risparmiare le forze americane contro cui usava, secondo le testimonianze dei comandanti americani, le bombe penetranti collocati lungo le strade dove transitavano i veicoli militari.
Secondo quanto ha diffuso l'agenzia di stampa francese l'accordo di sicurezza ha otenuto la maggioranza assoluta con 144 voti a favore su 198 deputati presenti, 35 contrari e 19 astenuti.
Secondo me l'approvazione di questo accordo è un altro colpo mortale sulla testa del regime dei mullah che fin dall'inizio ha cercato di contrastarlo chiamandolo addirittura un "tradimento". Naturalmente un tradimento alla fedelta giurata al regime, che secondo le informazioni in nostro possesso, ha sulla sua busta paga migliaia di uomini politici iracheni tra cui molti parlamentari e uomini politici. La firma di questo accordo è una vittoria politica che allontana fortemente il governo iracheno dalle dipendenze iraniane. E' stata una scelta di campo tra Iran e America. Il governo iracheno intelligentemente ha scelto la via lungimirante dell'alleanza con gli amricani allontanandosi radicalmente dai mullah iraniani. Adesso è il dovere della comunità internazionale di sostenere il governo iracheno e di cercare di allontanarlo dalle insidie del regime dei mullah. Naturalmente gli iraniani non si fermeranno e porteranno avanti ancora una volta una lunga e feroce campagna di sangue contro i civili e i militari presenti in Iraq camuffandosi sotto il falso nome e sigla di varie organizzazioni e gruppi ostili alla presenza degli americani. L'esempio degli attentati di ieri in India dimostra che l'integralismo islamico iraniano ormai è gia sul piede di attacco e non aspetterà che gli americani o gli israeliani sferrino il loro attacco alle infrastrutture e siti nucleari, mantenendo completamente la promessa di attaccare in ogni parte del globo "gli aggressori alla terra dell'Islam". I mullah integralisti hanno scelta la tattica della "miglior difesa è attacco preventivo".

mercoledì 26 novembre 2008

MARYAM RAJAVI VISITA IL MOUMENTO DELL' OLOCAUSTO DI BERLINO



Ieri Maryam Rajavi ha visitato il monumento dell'Olocausto di Berlino. A questo proposito, la leader di Resistenza Iraniana ha ricordato che "il presidente del regime iraniano nega l'Olocausto". (ANSA).

il regime terroristico dei mullah ha impiccato 9 uomini e una donna di 50 anni



Nella foto: Fatemeh Haghighat Pajou impicacata all'alba di stamattina nel famigerato carcere di Evin di Teheran. La signora Maryam Rajavi, presidente eletta dalla resistenza iraniana ha condannato l'esecuzione di questa madre di due figlie chiedendo agli organismi internazionali di condannare questa nuova ondata di esecuzioni sommarie. Signora Rajavi ha anche espresso le sue condoglianze alle famiglie delle persone impiccate.
La signora Haghighat Pajou lascia due figlie di 16 e di 23 anni.


Ahmadinejad durante una recente apparizione pubblica nella città di Zanjan
IMPICCATA UNA DONNA IL GIORNO DOPO LA "GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA ANTI DONNE"
Il regime fondamentalista dei mullah, autore di migliaia di attentati terroristici ai danni degli stranieri, compreso i soldati italiani, alle prime luci dell'alba di oggi ha impiccato 10 prigionieri di cui una donna di 50 anni. La signora aveva ucciso il suo marito durante un tentativo di violenza carnale ai danni della figlia di 14 anni.
A prescindere dal reati per cui questi uomini e donne furono accusati, devo ribadire che questa esecuzione di massa dimostra ancora una volta il timore e la paura del regime terroristico dei mullah in previsione di un eventuale attacco militare contro il suo progetto atomico di cui recentemente si è parlato molto. Il che dimostra la debolezza politico ideologico e militare di un sistema basato sulla repressione e su ilterrorismo e sulla bomba atomica. Il ricorso a questi tipi di esecuzioni in particolare in questi momenti difficili per la popolazione iraniana dimostra esclusivamente la paura dei mullah da un eventuale sollevazione e ribellione della gente. Pochi giorni fa la commissione dei diritti umani dell'Onu ha condannato fermamente il regime dei mullah per uso costante della tortura e delle condanne a morte da parte dell'Iran. Naturalmente le esecuzioni di oggi sono una palese risposta alla risoluzione approvata dalla commissione dei diritti umani dell'ONU. Allora nasce spontaneamente una domanda. Che cosa bisogna fare per affrontare questo immediato pericolo mondiale che non risponde a nessun reclamo e appello della comunità internazionale e anzi alza la voce e chiede addirittura l'eliminazione di un paese sovrano, quale Israele, dalla faccia della terra? La risposta è semplice. Bisogna riconoscere al popolo iraniano di decidere il suo destino e la sua sorte. Bisogna dare spazio al popolo di fare le cose in un semplice contesto soicale: rovesciare il quadro politico attuale che regna nel paese ripristinando la legalità e il rispetto dei diritti dell'uomo. Due anelli mancanti nell'Iran di oggi.
Un altro punto che devo aggiungere a questo articolo riguarda anche gli europei e gli americani che in questo momento stanno entrando in conflitto con il regime dei mullah. L'esecuzione di massa di oggi è anche un chiaro messaggio ai paesi stranieri: "state attenti a quello che fatte. Vedete cosa faccio con la mia popolazione figuratevi quello che sono capace a fare con le vostre"!
E' giusto lasciarsi intimorire dalle minacce del terrorismo iraniano? Secondo me lasciarsi intimorire è una doppia condanna a morte per l'Europa e l'America. Il regime dei mullah in questo momento ha bisogno di spaventare gli stranieri per poter portare avanti il suo micidiale progetto atomico militare islamico. Alcuni giorni fa ha ucciso un pseudo spia israeliano di nome Ali Ashtari e oggi ha ucciso 10 uomini e donne che secondo gli stessi analisti fedeli al regime sono "le vittime del sistema vigente". Per scongiurare il pericolo secondo me bisogna dimostrare la determinazione e la fermezza come ha auspicato il ministro Frattini. Bisogna prepararsi al peggio e alla guerra. Anchè perchè secondo le informazione a mio possesso, il quadro dirigente dei mullah ha già lanciato un allarme rosso per tutte le istituzioni del regime. Le impiccagioni di oggi e uccisione della "spia" di Israele sono i primi segnali. Ribadisco e concludo. Obiettivoo di questa campagna è quello di terrorizzare e spaventare i paesi stranieri e il popolo iraniano da intraprendere qualsiasi azione di dissenso e di protesta. secondo le mie informazioni la popolazione è molto interessata agli sviluppi della questione atomica e della reazione che dimostrerà la comunità internazionale. In poche parole la gente attende con ansia la fine della politica di accondiscendenza europea nei confronti del regime dei mullah. Attende un riconoscimento del suo ruolo da parte delle istituzioni europee e americane per porre fine al regime dei mullah: attende il riconoscimento della Terza Via proposta dal presidente Maryam Rajavi. Dopo tale sviluppo gli stranieri devono solamente osservare la reazione e l'esplosione della rabbia della popolazione che si rovescerà addosso al regno dei mullah come un vulcano che attendeva anni il via libera. A quel giorno.
karimi davood, analista politico iraniano

A voi la notizia di oggi:

Teheran, 26 nov. (Adnkronos/Dpa) - Una esecuzione di massa di 10 detenuti iraniani condannati per omicidio, tra i quali una donna, e' avvenuta nel carcere Evin di Teheran. L'agenzia Fars ha precisato che l'esecuzione della condanna a morte e' avvenuta per impiccagione. La detenuta donna, Fatemeh Haqiqat-Pajuh, aveva ucciso e tagliato a pezzi il marito nel 2001. Nel corso degli interrogatori aveva spiegato che si trattava di una vendetta perche' l'uomo aveva abusato della figlia avuta da un matrimonio precedente. L'esecuzione della donna era stata rinviata diverse volte a causa delle proteste internazionali. In Iran la pena di morte e' applicata per l'omicidio, la rapina e il traffico di oltre 5 chili di droga.

martedì 25 novembre 2008

GERMANIA: APPOGGIO A RESISTENZA IRAN


Notizie Ansa

Targa alla leader Rajavi e 150 parlamentari firmano appello


(ANSA) - BERLINO, 24 NOV - Oltre cento parlamentari tedeschi hanno espresso il loro sostegno al movimento di Maryam Rajavi, leader di Resistenza Iraniana. Il deputato Hermann Josef Scharf (Cdu) ha consegnato alla Rajavi una targa di riconoscimento e 150 deputati hanno firmato un appello per l'eliminazione del gruppo dei Mujaheddin del popolo iraniano dalla 'lista nera' delle organizzazioni terroristiche dell'Ue. 24 Nov 22:01

Nucleare Iran: Frattini, sanzioni credibili e forti


Notizia e il commento:
» 2008-11-25 11:58
ANSA.it
GERUSALEMME - "L'Italia può fare di più perché siano adottate sanzioni credibili e forti contro la proliferazione nucleare e i programmi iraniani. L'Italia si farà portatrice di questa proposta". Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, riferendosi all'Iran, a margine della visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Gerusalemme.

Il lavoro del gruppo 5+1, ha aggiunto Frattini, ''non sta funzionando''. ''Facciamo un appello senza condizioni all'Iran perche' abbandoni il programma di arricchimento dell'uranio. Siamo assolutamente convinti che sia una reale minaccia non solo per Israele, ma per il mondo intero. La nostra linea resta quella della fermezza. La prima cosa e' respingere con assoluto sdegno tutte le affermazioni negazionistiche e le minacce alla sicurezza di Israele. Occorre anche consolidare nella comunita' internazionale una politica attiva su questo. Faremo la nostra parte come presidenza del G8. Ho gia' proposto nelle riunioni preparatorie - ha concluso il titolare della Farnesina -che il tema della non proliferazione nucleare sia uno dei principali dell'agenda''.
Commento: ringraziando il ministro degli esteri italiano On. Franco Frattini desidero ribadire che il popolo iraniano è grato al signor ministro per le sue preziose affermazioni che sono idem la volontà del popolo iraniano. E' inaccettabile un Iran dei mullah dotato della bomba atomica islamica. E' una serie e grave minaccia per l'intero mondo e non solo per la regione mediorientale. La bomba atomica è una delle più fondamentali pilastri su cui è basato il regime terroristico dei mullah. Altri pilastri sono la "repressione interna" e " il terrorismo internazionale". Fino ad oggi la politica di accondiscendenza adottata dall'Europa di Solana-Prodi ha permesso al terrorismo iraniano di portare avanti indisturbato il suo progetto nucleare islamica. Secondo me questa politica di accondiscendenza ci condurrà verso una devastatrice guerra di dimensioni internazionai. Anchè perchè il regime dei mullah non si fermerà mai e mai con le sanzioni di basso tenore e si fermerà soltanto e soltanto con una politica di fermezza affiancato dalle sanzioni totali e generali e con un cambio radicale di rotta: cioè il riconoscimento al popolo iraniano di decidere il suo destino per poter cambiare democraticamente e radicalmente l'intero scenario politico al potere, cioè il rovesciamento del regno dei mullah, dalla A alla Z , Khatami compreso. Dal momento che purtroppo ancora la politcia di accondiscendenza ha forti radici nella mente dei politici europei in particolare quelli di tendenza di sinistra temo che la guerra sarà inevitabile e scongiurabile. Il treno atomico dei mullah sta percorrendo il suo tragitto a forti velocità e come ha sostenuto lo stesso presidente terrorista del regime dei mullah" è senza freni e senza marcia indietro". A voi la conclusione.
karimi davood, analista politico iraniano

lunedì 24 novembre 2008

NAPOLITANO: FERMARE LA CORSA AL NUCLEARE DELL'IRAN

(ASCA) - Roma, 24 nov - Bisogna fermare la corsa al nucleare avviata dall'Iran. Alla vigilia del suo viaggio in Israele, Giorgio Napolitano, in un'intervista al quotidiano Yedioth Ahronoth, ripresa dal Corriere della Sera, parla fra l'altro dei rapporti dell'Italia con Teheran. L'Italia, ricorda il Capo dello Stato, ''ha importanti legami economici con l'Iran, come con tutti i Paesi del Medio Oriente''. Detto questo, aggiunge, ''siamo consapevoli delle preoccupazioni di Israele verso l'iran e condividiamo gli sforzi che, nella scia delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu, si stanno compiendo per chiarire e limitare i possibili sviluppi dei programmi nucleari dell'Iran, evitando che si passi alla produzione di armamenti''.
Napolitano non ha dubbi, ''va assolutamente prevenuta l'ulteriore proliferazione nucleare''.

sabato 22 novembre 2008

SOLANA, PREOCCUPATO PER IL RAPPORTO DELL'AIEA SULLE ATTIVITA' NUCLEARI DEL REGIME DEI MULLAH!


Nella foto il padre ideologico dell'ayattolmullah Solana insieme al carnefice dei soldati stranieri caduti in Iraq e in Afghanistan.
Dopo il recente rapporto diffuso dal direttore dell'Agenzia per l'Energia atomica dell'ONU il responsabile per la politica estera dell'Unione Europea ha espresso le sue preoccupazioni circa il contenuto della relazione. La domanda nasce spontanea. Che cosa attendeva il responsabile esteri dell'Unione Europea? Aspettava che Albaradei comunichi che gli anni inutili di dialogo tra i mullah e Solana hanno convinto il regime di Teheran di abbandonare il suo piano piu' strategico su cui sta rischiando addirittura un grande conflitto con il mondo intero? No. La metematica ha una regola ferrea. Non si può ingannare i numeri con i giochi di prestigio di cui Solana è un grand esperto. 2+2 è uguale a 4 e non a giochi di accondiscendenza SOLANESCHI: il mondo ha già pagato una volta il prezzo di tali magie con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Se Solana oggi finge di non capire deve tornare a scuola e ripettere la matematica. E' logico domandare a Solana: che cosa aspettava dal rapporto di Albaradei tenendo conto della sua devastante politica di accondiscendenza che ha concesso ai mullah anni e anni di occasioni e di giochi a nascondiglio? Forse aspettava che Albaradei dichiari che grazie a Solana il regime dei mullah ha abbandonato il suo progetto strategico islamico per merito del lavoro di Solana? No. Non è cosi che va il mondo. Chi coltiva il grano raccoglie il grano e chi il vento becca il tifone. Si, signor Solana è colpa sua se il regime dei mullah, come risulta dall'ultimo rapporto di Albaradei, ha avvanzato senza disturbi nella proliferazione della bomba atomica.
karimi davood, analista politico iraniano
vi riporto in seguito la notizia della relazione dell'Agenzia per energia atomica dell'ONU diffuso dall'Ansa:

Esteri
IRAN: SOLANA, PREOCCUPATO PER ASSENZA COOPERAZIONE SU NUCLEARE
Bruxelles, 21 nov. - (Adnkronos/Aki) - L'Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea, Javier Solana, si e' detto "preoccupato" per il rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che denuncia l'assenza di cooperazione da parte di Teheran nel dossier nucleare iraniano. "Sono preoccupato per il rapporto dell'agenzia", ha detto Solana, incaricato dalle sei potenze coinvolte nelle discussioni sul programma nucleare iraniano (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) di presentare le loro proposte a Teheran. "E' il secondo rapporto nel quale il direttore generale (dell'Aiea, Mohammed) ElBaradei dice che (gli iraniani) non cooperano", ha aggiunto Solana incontrando alcuni cronisti a Washington. "Certe cifre che cita rispetto al numero di centrifughe sono inquietanti", ha proseguito Solana. Nel rapporto pubblicato mercoledi' a Vienna, l'Aiea critica duramente l'Iran, denunciando l'ostinato rifiuto di cooperare con la comunita' internazionale e di ignorare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu che ordinano a Teheran di bloccare le attivita' di arricchimento. Secondo un diplomatico vicino all'agenzia di Vienna, il 7 novembre scorso erano 3.800 le centrifughe in funzione e l'Iran sarebbe pronto a farne partire altre 2.200.

giovedì 20 novembre 2008

IL CHADOR PIU' ODIATO DAI MULLAH



Maryam Rajavi, la donna che guida la resistenza contro il regime islamista di Khomeini e Ahmadinejad con il velo islamico in testa
TEMPI.IT
di Marta Allevato


Maryam Rajavi da 15 anni è la guida del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri), la coalizione di forze democratiche che mira a rovesciare il regime di Teheran. Quante volte hanno attentato alla sua vita nemmeno lei lo ricorda più. Se glielo chiedi si mette a ridere. «Nel 1996 – racconta a Tempi – la polizia belga scoprì un cannone mortaio da 320 millimetri nascosto in un cargo iraniano. Era destinato a un’azione terroristica contro la mia residenza a Auvers-sur-Oise». La lady di ferro col velo, la cui popolarità fa tremare la dittatura i-slamista iraniana, vive nei pressi di Parigi. Da 26 anni non vede la sua patria. Ma ogni giorno dall’Iran le arrivano notizie che raccontano di «bambine mandate nel Golfo a prostituirsi, studenti torturati in prigione, minorenni impiccati in piazza. La nostra lotta è fatta di dolori profondi, ma anche di grandi gioie. Come quella di vedere una nuova generazione di uomini che praticano l’uguaglianza tra i sessi».
«La signora Rajavi – interviene un attivista del Cnri presente all’intervista – ha realizzato un’autentica rivoluzione culturale: se il regime propaganda la misoginia, per sconfiggerlo dobbiamo fare l’opposto: dare potere alle donne». «Senza l’appoggio dei nostri uomini – ironizza la guida della resistenza – ci saremmo trasformate semplicemente in un movimento femminista».
Maryam si “arruola” contro la monarchia negli anni Settanta. Diventa rapidamente una dirigente del movimento degli studenti e inizia a militare tra i Mujaheddin del popolo iraniano (Pmoi). Una delle due sorelle, Nargues, viene uccisa dalla polizia segreta dello scià. Durante il regno del terrore khomeinista, l’altra sorella, Massumè, viene arrestata e uccisa sotto tortura; era incinta di otto mesi. Anche il marito, Mahmud Izadkhak, subisce la stessa fine. I pasdaran prendono d’assalto più volte la casa di Maryam, che decide di fuggire a Parigi. Qui inizia la carriera nell’ala politica del movimento. Nel 1989 teorizza la necessità di far emergere la componente femminile come determinante per il cambiamento della società iraniana. Nel 1993 il Cnri la elegge presidente della Repubblica per il periodo di transizione dopo il rovesciamento dei mullah.
Ingegnere, 55 anni, Maryam Rajavi non trova nulla di strano nel combattere il fondamentalismo con il velo in testa: «È democrazia. Chi crede nel vero islam si impegna a rispettare il diritto alla libertà religiosa. Indosso il velo, ma darei la vita per garantire la libertà alle donne. Quando la rivoluzione khomeinista ha imposto il chador, noi dei Mujaheddin, che già portavamo il velo, siamo scese in piazza a protestare». Il Pmoi rappresenta la componente maggiore all’interno del Cnri, che è una sorta di Parlamento in esilio; si propone come governo di tran-sizione dopo il regime, con il compito di organizzare elezioni libere entro sei mesi dalla caduta dei mullah. Alla volontà di sterminio manifestata da Khomeini, negli anni Ottanta, l’organizzazione risponde con le armi, dicendosi disposta ad abbandonarle in cambio di libertà di parola e attività. Costretti all’esilio, i Mujaheddin del popolo fanno della città di Ashraf, in Iraq, la loro base. Su pressione di Teheran, nel 1997, gli Stati Uniti iscrivono il Pmoi tra le organizzazioni terroristiche straniere, una specie di “gesto di buona volontà” verso il governo iraniano. Poi, per tutti gli anni Novanta, il regime islamico ha richiesto, ossessivamente, a ogni incontro diplomatico con i partner europei di “bloccare” i Mujaheddin del popolo. Finché nel 2002 anche l’Unione Europea segue la scelta di Washington. Dal 2001, però, il Pmoi ha rinunciato alla lotta armata. Ora è impegnato in una campagna mondiale per la propria riabilitazione. E qualche vittoria l’ha ottenuta. A fine ottobre la Corte europea ha deciso per la sua rimozione dalla black list. Francia, Belgio e Italia stanno facendo lo stesso.
Da sette anni i Mujaheddin del popolo danno battaglia solo nelle piazze con volantini, siti internet, canali satellitari. Sfidando la censura e il carcere. L’obiettivo è la “terza via”: «No alla guerra, no al dialogo con i mullah, sì al riconoscimento internazionale della resistenza iraniana, unica alternativa alla teocrazia». Nel Parlamento italiano la causa ha trovato sostegno bipartisan. E la Rajavi apprezza la maggiore fermezza verso Teheran del governo Berlusconi, rispetto al precedente. «Nella comunità internazionale l’Italia potrebbe farsi pioniere di una nuova politica, che abbandoni l’accondiscendenza verso i mullah». Anni di dialogo e incentivi alla dittatura religiosa sul dossier nucleare non hanno avuto risultati significativi e il regime corre velocemente verso la possibilità di realizzare ordigni atomici. Perfino l’Agenzia internazionale per l’energia atomica nella sua ultima relazione ammette di non poter garantire che Teheran non persegua, in segreto, programmi nucleari militari.

L’illusione dei “moderati”
La Rajavi ha visitato l’Italia l’ultima volta il 22 ottobre, su invito di Alleanza nazionale. L’occasione è stata la consegna dell’appello firmato da 164 senatori di destra e di sinistra per rimuovere il nome dell’organizzazione dei Mujaheddin del popolo iraniano dalla lista europea del terrorismo internazionale.
Nell’Iran libero che sogna Maryam c’è un sistema multipartitico ed elezioni trasparenti. Non c’è pena di morte. Vige la separazione tra Stato e religione. E non c’è posto per armi nucleari. La donna denuncia «l’abbaglio» dell’Occidente, che crede esistano moderati in seno al regime. Per spiegarlo usa un proverbio iraniano: «“Il cane giallo è fratello dello sciacallo”. Si trattava solo di miraggi, un’altra faccia della stessa medaglia. Il frutto naturale dei cosiddetti governi moderati di Rafsanjani e Khatami è stata, infatti, l’ascesa di Ahmadinejad e dei pasdaran a ogni livello del potere». Questa sorta di esercito parallelo ideologico controlla la politica e l’economia, il Parlamento, le tv, la radio. Anche il capo delle forze armate tradizionali è un pasdaran. Fu per ordine del “moderato” Khatami – ricorda Maryam – che nell’estate del 1999 vennero insanguinate le pacifiche manifestazioni degli studenti a Teheran.
Oggi in Iran, nonostante l’abbondanza di petrolio, c’è solo miseria. L’80 per cento della popolazione vive sulla soglia della povertà e l’inflazione del paese è la quinta al mondo. «Il malcontento e le proteste aumentano». L’ultimo sciopero dei commercianti dei bazar contro la nuova Iva a ottobre «è il segnale di una volontà di cambiamento. Il regime è sempre più isolato anche sul piano interno e per tenersi in vita aumenta la repressione, esporta il terrorismo in Iraq, Libano, Palestina, spinge verso l’atomica e invoca la distruzione di Israele». La presidente del Cnri è convinta: «Se la situazione va avanti così e non si adotta una politica ferma e un embargo totale verso la dittatura religiosa, tutto è possibile e la guerra potrebbe essere alle porte».

ACCORDO DI SICUREZZA TRA USA E IRAQ. UNA GRANDE CONQUISTA PER IL GOVERNO DI ALMALEKI. UNA DELEGAZIONE DEI RADICALI IN VISITA IN CAMPO DI ASHRAF

Alcuni giorni fa il governo iracheno ha firmato l'accordo con gli Stati Uniti d'America per la presenza delle forze armate sul territorio iracheno. Fin dal primo momento il regime dei mullah si è opposto violentemente contro l'ipotesi di un tale accordo sguinzagliando i suoi terroristi su tutto il territorio iracheno mirando sia la popolazione civile che quella militare straniera. Ritengo questo accordo una grande conquista per il governo di Almaleki che firmando coraggiosamente nonostante le minacce reali del regime dei mullah ha voluto insistere sulla identità araba irachena prendendo distanze dal regime dei mullah. Inoltre ribadisco che questo accordo significa la sconfitta di tutti i tentativi del regime iraniano in campo della conquista gratuita del territorio iracheno e del destino della sua popolazione. Il che significa anche dividere politicamente e ideologicamente il governo iracheno da quello iraniano. Insomma è una vittoria anche per il governo di Bush che aveva promesso di portare a termine la sua missione entro il suo mandato. In qualche modo ci è riuscito anche se lascia alle sua spalle una grande responsabilità per il suo successore Barak Obama.
I nostri migliori auguri al popolo e al governo iracheno sperando che anche il parlamento iracheno approvi a larga maggioranza tale accordo che prima di tutto tutela gli interessi politici-strategici del popolo iracheno nei confronti delle violenze usate dal regime dei mullah.
karimi davood, analista politico iraniano
Esteri
Iraq/ Radicali: Campo Ashraf a rischio catastrofe umanitaria
Delegazione del partito in visita nella base con 3.500 mujahedin

Roma, 20 nov. (Apcom) - Una delegazione del partito Radicale Nonviolento, transnazionale e transpartito da oggi si trova in Iraq per partecipare a una visita al campo di Ashraf, (nel governatorato di Diyala), dove si trovano circa 3.500 membri dell'Organizzazione dei Mujahedin del Popolo Iraniano (OMPI), disarmati e attualmente sotto la protezione dell'esercito Usa, secondo le convenzioni internazionali. Ad Ashraf si teme una catastrofe umanitaria quando il governo iracheno assumerà il pieno controllo del campo, cosa che potrebbe avvenire con anticipo rispetto al preventivato ritiro delle forze multinazionali dall'Iraq.

Il caso è noto alla Missione di Assistenza in Iraq delle Nazioni Unite (Unami) e all'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, che il 15 ottobre scorso ha sollecitato il governo iracheno a "proteggere i residenti di Ashraf dalla deportazione forzata, dall'espulsione o dal rimpatrio e ad astenersi da qualsiasi azione che possa mettere in pericolo la loro vita o la loro sicurezza". Ciononostante, esponenti del governo iracheno hanno già aperto alla richiesta del regime di Theran di espellere verso l'Iran i membri dell'Ompi: una decisione che sottoporrebbe i Mojahidin al rischio di arresti, torture ed esecuzioni, poiché considerati "infedeli" dai mullah di Teheran.

E' stato inoltre segnalato che le autorità irachene avrebbero negli ultimi tempi limitato l'accesso agli alimenti ed alle cure mediche per i residenti del campo. La visita conferma l'attenzione con la quale il partito radicale osserva l'evoluzione del movimento della resistenza iraniana, auspicando che la scelta di forme di resistenza nonviolenta possa contribuire alla conquista di democrazia e libertà per l'Iran. Negli ultimi anni, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, che ha sempre sostenuto la piena emancipazione delle donne e la separazione fra Stato e religione, si è espresso più volte per l'abolizione della pena di morte. Il governo britannico ha intanto cancellato l'Ompi dall'elenco nazionale delle organizzazioni terroristiche; la cancellazione dall'analoga lista europea è stata richiesta dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo, secondo la quale l'inserimento (voluto da Teheran) non è giustificato.

Della delegazione radicale, che ha il compito di verificare la situazione di Ashraf sotto il profilo umanitario e dell'applicazione del diritto internazionale, fanno parte il senatore Marco Perduca, vicepresidente del senato del Partito radicale Nonviolento, Antonio Stango, del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, e Yuliya Vassilyeva di Nessuno tocchi Caino.

mercoledì 19 novembre 2008

ITALIA E ARABIA SAUDITA CONCORDI SULLA NON PROLIFERAZIONE



l'IMPICCAGIONE PUBBLICA DI UN PRIGIONIERO POLITICO FERITO DURANTE I COMBATTIMENTI NEL KURDISTAN IRANIANO
Notizia e il commento:
IRAN/NUCLEARE: FRATTINI, NON PROLIFERAZIONE DIVENTI REGOLA STRETTA

(ASCA) - Roma, 19 nov - ''E' necessario che la non proliferazione nucleare diventi la regola stretta da adottare durante la rinegoziazione del Tnp'', ovvero il trattato di non proliferazione che partira' dal 2010. A dichiararlo e' il ministro degli Esteri Franco Frattini riguardo alla controversa questione iraniana, al termine dell'incontro avvenuto alla Farnesina con il collega dell'Arabia Saudita, Saud Al Faisal.

''L'Arabia Saudita - ha sottolineato il capo della diplomazia italiana - e' un partner essenziale in tal senso.

La non proliferazione sara' un tema chiaro che riproporremo al G8 e davanti ad altri paesi 'out rich'''.

Nel corso della conferenza stampa congiunta Frattini ha inoltre ribadito l'importanza della partnership economica con l'Arabia Saudita e il ruolo particolarmente strategico che questo paese assume nel Golfo anche per la stabilizzazione della regione tra l'Afghanistan e il Pakistan: ''Condividiamo con Al Faisal molti punti di vista - ha aggiunto - ho invitato il principe alla speciale conferenza internazionale che la presidenza italiana del G8 organizzera' a livello dei ministri degli Esteri sull'Afghanistan e il Pakistan''.

L'Arabia Saudita assume ''un ruolo essenziale sia per il dialogo con i capi tribali, che per la lotta al terrorismo, che per quanto riguarda l'isolamento dei terroristi che vengono ancora protetti nella zona'', ha detto.

Ricordando che l'Italia e' il primo partner europeo economico dell'Arabia Saudita, Frattini ha anche posto attenzione sui fondi sovrani che godono di una struttura trasparente e che si ispirano ai principi europei e che seguono la carta di Santiago del Cile. ''Con l'Arabia Saudita anche in questo settore - ha concluso Frattini - riteniamo che possa esserci una collaborazione proficua''.

Commento: ringrazio il ministro degli esteri italiano Franco Frattini per le sue trasparenti posizioni contro la bomba atomica del regime dei mullah. Per quanto si puo capire dalla notizia soprariportata il tema principale dell'incontro tra Frattini e l'inviato saudita è stato la questione atomica e il terrorismo iraniano. Due argomenti che costituiscono due pilastri del regime dei mullah. Due basi che sono complementari l'uno con l'altro. Mi dispiace solamente il fatto che non hanno discusso la grave situazione dei diritti umani in Iran: il terzo pilastro su cui fonda la repubblica islamica del regime di Teheran.
Mi permetto di proporre al ministro degli esteri italiano una giusta iniziativa diplomatica in questo campo. Non dobbiamo dimenticare che il terrorismo e la bomba atomica sono degli strumenti che garantiscono la soppravvivenza dell'Iran dei mullah basatosi sulla forte violazione dei diritti umani. Di recente anche il segretario generale dell'ONU ha preso una chiara posizione contro il regime denunciando una serie di violazioni perpetuate dal regime dei mullah.
Concludo ribadendo il fatto che trascurare nei colloqui e nelle decisioni internazionali la situazione in cui versa il popolo iraniano è un grave errore che porterà più l'acqua al mulino del terrorismo iraniano che alla sicurezza della regione e del mondo.
Karimi davood

domenica 16 novembre 2008

NOTIZIA BLUFF DEL REGIME DEI MULLAH, arrestati dieci spie come fossero pescicani!!!



Prodi stringe le mani di Ahmadinejad che gondolano di sangue dei soldati italiani

Nella foto: la celebrazione commemorativa del prigioniero politico Alireza Rajabi, ucciso sotto la tortura negli stessi giorni che Prodi stringeve le mani sporche dei carnefici dei soldati italiani uccisi in Iraq e in Afghanistan

Nella foto l'impiccagione di n prigioniero ferito durante i combattimenti in Kurdistan
Notizia e il commento:

IRAN HA ARRESTATO 10 SPIE!!!
La Repubblica.it

IRAN: TEHERAN CATTURA 10 SPIE ENTRATE DAL PAKISTAN
L'Iran ha catturato dieci spie entrate dalla frontiera con il Pakistan dotate di congegni ultramoderni oltre che di 500.000 dollari in contanti. Lo ha riferito la tv di stato iraniano, specificando che gli agenti avevano con se telecamere sofisticate di ultima generazione, mappe di aree segrete del Paese. Gli agenti stranieri, di cui non e' stata rivelata la nazionalita', sono stati bloccate nella turbolenta regione sudorientale del Sistan-Beluchistan, teatro di frequenti scontri tra le forze di sicurezza e i narcotrafficanti. Teheran ha in passato puntato il dito contro o gli Stati Uniti e la Gran Bretagna accusandoli di voler destabilizzare l'Iran fomentando le ribellioni delle minoranze etniche e religiose.
(15 novembre 2008)
Il commento:
Il regime dittatoriale e fanatico dei mullah nel portare avanti le sue idee e le sue maligne e distruttive politiche usa sempre un binario di demagogia e di ricatto. Da una parte usa la propaganda e la disinformazione e dall'altra tira fuori la minaccia del suo micidiale terrorismo. Recentemente delusi dalle dichiarazioni del nuovo presidente americano, Barak Obama, i mullah si sono trovati all'improvviso di fronte ad un calo fortissimo del morale del loro esercito repressivo. Avendo speso milioni di dollari nella campagna del Barak Obama, i dirigenti iraniani aspettavano una dichiarazione meno forte di quanto il nuovo presidente ha espresso nella sua ultima conferenza stampa. Il che significa la doccia fredda su tutte le loro aspettative. Allora è venuto fuori la necessità di badare alla morale dei loro seguaci interni ed esterni compreso l'ex premier italiano, ayattolmullah Prodi( portavoce dei mullah,ndr), e di agire su due fronti onde dimosrare la loro forza militare e l'integrità psichica. Da una parte hanno dato il via libera ad una campagna repressiva a Teheran, con l'uso di 50000 uomini, 50 elicotteri, chiamata "la manovra civile per affrontare le ribellioni e le catastrofe naturali". Non capisco il nesso tra la "ribellione e la catastrofe naturale". Ma capisco che per il regime dei mulla l'unico incubo è quello della "catastrofe sociale" cioè la scesa in campo della popolazione estremata e disperata sia economicamente che politicamente. Gli esperti del regime hanno previsto "l'arrivo di una nuova ondata di proteste sociali" causate anche dal ribasso del prezzo del petrlio e dalle politiche distruttive di Ahmadienjad. In ognicaso l'incubo del regime si sintetizza nella protesta sociale e non nelle azioni militari delle forze straniere. Anzi in questo momento forse un azione militare contro Teheran apriprebbe un varco di salvezza per il regime dei mullah. In tal caso metteranno in atto una forte e violenta repressione contro qualsiasi voce di dissenso e di opposizione sguinzagliando i loro branchi di terroristi in ogni angolo della pianeta.
Tornando alla notizia del fantomatico arresto delle spie dotate delle piu avanzate tecnologie militari e mi viene la voglia di ridere. La notizia assomiglia alla gioia di un pescatore che tira su la sua rete e grida "ho pescato dieci balene!!!" Non mi sembra che le spie, per quanto so io, camminino in branco! Allora perchè la notizia. Prima di tutto i mullah devono dimostrare alle loro forze interne ed esterne di essere ancora capace di gestire il potere e la sicurezza e poi minacciare i paesi stranieri per aver interferito negli affari interni ecco perchè alla fine parlano delle interferenze americane e britanniche!
In ogni caso, non bisogna dare tanta importanza alle loro dichiarazioni. Su mille potrebbe essere attendibile una mezza notizia. Il resto è la menzogna e la propaganda. Ma attenzione sulle loro intenzioni e aspirazion, qui non scherzano. In campo della repressione e del terrorismo non fanno sconti a nessuno. Alcuni giorni dopo la visita di prodi a Teheran, dove l'ex premier italiano ha stretto è baciato la mano del carnefice dei soldati ialiani in Iraq e in Afghnistan, i mullah hanno ucciso sotto la tortura un simpatizzante dei Mojahedin del Popolo iraniano di nome RAJABI. In Italia la stampa ha scelto la via del silenzio dando spazio invece al caso della ragazza iranoamericana Esha Momeni arrestata a Teheran quasi un mese fa. Attenzione, quando i mullah vogliono coprire un qualche cosa vanno subito a toccare e arrestare dei personagi che possano attirare l'attenzione dei mass media stranieri. In qualche modo fanno deviare le attenzioni e poi agiscono di colpo come un serpente Kobra e iniettano il loro micidiale veleno.
Concludo e ribadisco che non bisogna dare tanto peso alle dichiarazioni propagandistiche di Teheran. Ha un unico obiettivo cioè distrare il nemico e costringerlo a prendere posizione e dichiarare "amicizia fratterna e ubidienza eterna al capo supremo dei musulmani di tutto il mondo"!!!
La notizia è stata una battuta pubblicitaria e basta.
karimi davood, analista politico iraniano

sabato 15 novembre 2008

ANCORA ESECUZIONI IN IRAN


15-11-2008 11:40
Pena morte: in Iran due impiccati per omicidio


(ANSA) - TEHERAN, 15 NOV - In un carcere nel nord dell'Iran sono stati impiccati due uomini per aver ucciso un responsabile locale della protezione ambientale. La vittima era particolarmente impegnata nella salvaguardia delle foreste. Le esecuzioni portano ad almeno 202 il numero delle impiccagioni in Iran dall'inizio dell'anno, secondo notizie di stampa. Nel 2007, con 317 esecuzioni, la Repubblica islamica era stato il secondo Paese al mondo per numero di condannati messi a morte, dopo la Cina.

venerdì 14 novembre 2008

ALLARMANTI DICHIARAZIONI DEL CONSIGLIERE ISRAELIANO. NOTIZIA E IL COMMENTO


Nella foto: le bare dei militari italiani uccisi nell'attentato terroristico di Nassirya.Secondo le dichiarazioni dei servizi italiani dietro questo attentato ci sono le mani del regime dei mullah
EST - Israele, consigliere Barak: opzione militare su Iran più vicina

Roma, 14 nov (Velino) - Israele sta sostenendo le iniziative diplomatiche e gli sforzi economici della comunità internazionale per bloccare i programmi nucleari degli iraniani, ma se questi risulteranno vani, ogni opzione resta aperta. Amos Gilad, capo del servizio diplomatico e di sicurezza del ministero della Difesa israeliano ne ha parlato molto apertamente al Jerusalem Postnel corso di una intervista la cui versione integrale sarà pubblicata la prossima settimana. Richiesto di spiegare come sarebbe possibile attaccare installazioni ben protette e sparse sul vasto territorio della Repubblica islamica, Gilad ha risposto riferendosi al raid israeliano del 1981 sul reattore iracheno di Osirak: “Anche allora c’era chi diceva che sarebbe stato impossibile, eppure ci riuscimmo”.

“L’Iran – ha riconosciuto il consigliere del ministro Ehud Barak – è un paese di persone intelligenti e molto capaci. (Un blitz) sarebbe certamente una sfida considerevole”. Secondo l’estensore dell’articolo, Gilad si è rivolto ai lettori del Post in un momento in cui più frequenti si fanno “nei circoli privati” le dichiarazioni di alti funzionari della Difesa secondo i quali Israele si starebbe preparando un’opzione militare contro la Repubblica islamica, il cui possibile accesso al nucleare, ha ribadito il consigliere “è respinto nella maniera più assoluta”. Il motivo? “L’Iran è controllato da un regime ideologico che si è prefissato l’obiettivo di sbarazzarsi di Israele”. Gilad ha poi espresso il suo pessimismo quanto all’opzione sanzioni: “Pressioni diplomatiche contro uno stato così determinato possono rallentare i processi ma non fermarli”, mentre le pressioni economiche potrebbero funzionare se Teheran fosse messa di fronte “a un isolamento totale. Ma così non è”.

Il commento: Condivido le preocupazioni del consigliere israeliano e ribadisco che le sole sanzioni non sono assolutamente utili per affrontare seriamente il pericolo atomico del regime fondamentalista dei mullah iraniani. Bisogna affianccare alle dure e generali sanzioni, comprese quelle petrolifere, una idonea politica di incoraggiamento a favore del popolo iraniano. Mi spiego meglio: se l'obiettivo è togliere dalle mani dei mullah uno strumento pericolosissimo quanto la bomba atomica è necessario adotare dei sistemi e dei meccanismi adatti all'evento. Altrimenti come andare a cacciare la vipera con le mani e piedi nudi. in tal caso c'è la più probabilita che venissimo punti noi dalla vipera che la vipera catturata da noi. Anche perchè in questo caso la vipera una volta che sente il pericolo della cattura reagisce con tutta la sua forza. Esattamente quello che faranno i mullah iraniani.
Ecco perchè dico che bisogna adottare delle misure su un doppio binario. Da una parte colpire il programa atomico( intendiamoci non militarmente), e dall'altra incoraggiare la popolazione iraniana a sbarazzarsi da questo medievale e fanataico regime sanguinario religioso. Vi assicuro che qualsiasi altra strada porterà a un disastro eco-politico-sociale-internazionale da fare brividi. La guerra e l'intervento prospetato dal consigliere israeliano non è via maestra anche perchè ferisce la vipera e complica la sua cattura. Bisogna tener conto che questo mostro a differenza di altri animali del suo genere ha a sua disposizione un migliaio di tentacoli e di teste sparse in tutte le parti del mondo a partire dalla Palestina, Libano, Iraq, Afghanista( dove tra l'altro gi italiani hanno pagato un alto tributo di sangue), Europa e in America. Gli israeliani ne sanno abbastanza e provano sulla loro pelle i colpi mortali sparati dalle tasche di Khamenei e di Ahmadienjad e di Khatami.
Il mio consiglio al consigliere israeliano è quello di studiare la Terza Via prospota dal nostro presidente Maryam Rajavi. Senza trascurare il"doppio binario".
Karimi davood, analista politico iraniano

mercoledì 12 novembre 2008

Quinto anniversario dalla strage di Nassirya



Due momenti tragici della strage di Nassirya in cui morirono numerosi militari italiani.
Secondo le affermazione del Sismi, dietro la strage di Nassirya ci sono le mani del regime iraniano.
Oggi ricorre il quinto anniversario della strage di Nassirya in cui persero la vita molti militari italiani. Nel commemorare il ricordo di questi caduti militari desidero esperimere la nostra vicinanza ai loro familiari e ricordare che il fondamentalismo islamico iraniano non riconosce più i confini e scegli le sue vittime alla base dei suoi interessi tattici e strategici. In questo caso ha colpito Italia per costringerla a uscire dall'Iraq e in qualche maniera ci è pure riuscito.
Ultimamente uno politici piu odiati di nome Prodi si è recato in Iran per stringere le mani di colui che aveva dato ordine di portare a termine quella strage. Appunto il capo supremo Ali Khamenei. Il responsabile numero uno del terrorismo iraniano.
In quell'occasione avevo espresso il desiderio che i familiari delle vittime dei terrorismo iraniano denuncino l'ex premier italiano per la sua collusione con il terrorismo islamico. Rinnovo la proposta.
Un caro saluto a tutti i familiari delle vittime del terrorismo iraniano in particolare i caduti di Nassirya.
Karimi Davood, presidente associazione rifugiati politici iraniani in Italia

lunedì 10 novembre 2008

Un’americana nei corridoi di Evin, il carcere dove esordì Ahmadinejad. Italia protesta con Teheran.

DUE INTERROGAZIONI DEI SENATORI E DEI DEPUTATI
CRESCE LA PROTESTA CONTRO L'ARRESTO DELLA STUDENTESSA IRANIANA


ASSOCIAZIONE RIFUGIATI POLITICI IRANIANI RINGRAZIA I SENATORI E I DEPUTATI E IL MINISTRO DEGLI ESTERI SIGNOR FRANCO FRATTINI, PER AVER PROTESTATO CON TEHERAN E AVER CONVOCATO L'INCARICATO D'AFFARI DEL REGIME FONDAMENTALISTA DEI MULLAH

NELLA FOTO: LA STUDENTESSA IRANOAMERICANA ESHA MOMENI ARRESTATA RECENTEMENTE E TRATTENUTA NEL FAMIGERATO CARCERE DI EVIN
IRAN: Frattini, sarà espressa a Teheran preoccupazione su caso Momeni
Saturday, 08 November 2008
Roma, 7 nov. - (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in relazione alla vicenda di Asha Momeni, arrestata due settimane fa in Iran dove si trovava per girare un documentario sul movimento femminista, ha dato istruzioni all' ambasciatore a Teheran di compiere un passo presso le autorita' iraniane, per rappresentare la preoccupazione con la quale l' Italia segue il caso ed esprimere la viva aspettativa di una positiva soluzione. Lo riferisce una nota della Farnesina. Il ministro Frattini ha altresi' chiesto al Capo di Gabinetto del Ministero degli Esteri di incontrare lunedi' alla Farnesina, in merito alla stessa vicenda, l' incaricato d'affari iraniano a Roma, per acquisire direttamente ulteriori elementi sulle motivazioni dell'arresto e sulle prospettive di liberazione della Signora Momeni.



A nome della comunità iraniana ringrazio il ministro degli esteri signor Franco Frattini che è stato uno dei primi ministri degli esteri di un paese europeo a condannare l'arresto della signora Momeni chiedendo la sua immediata liberazione, convocando anche al ministero l'incaricato d'affari del regime integralista dei mullah
ANCHE L'ASSOCIAZIONE RIFUGIATI POLITICI IRANIANI IN ITALIA SI ASSOCIA ALLE CAMPAAGNE PER LA LIBERAZIONE DI ESHA E CHIEDE A TUTTE LE ORGANIZZAZIONI E GLI ORGANISMI INTERNAZIONALI DI PROTESTARE PRESSO LE AMBASCIATE IRANIANE CHIEDENDO L'IMMEDIATA LIBERAZIONE DELLA SIGNORA MOMENI



Un'interessante articolo al riguardo pubblicato da Il Foglio.it

Roma. “L’Iran nei nostri cuori è ancora la terra promessa e dietro a ogni porta chiusa c’è una ragazza vestita di bianco che fa la storia”. E’ questo che aveva scritto Esha Momeni prima di partire per l’Iran, con la sua ricerca accademica da finire e il sogno di descrivere le donne iraniane alle prese con la dittatura dei mullah islamici. Esha non aveva mai complottato per rovesciare la cupola religiosa che governa l’Iran. La sua unica battaglia è sempre stata in difesa dei diritti delle donne. Esha si era unita alla campagna “Cambio per l’uguaglianza” insieme a poche coraggiose compagne decise a lottare contro la cappa oscurantista. Gli studenti della California State University stanno organizzando veglie di preghiera per il suo rilascio. Ieri il ministro degli Esteri italiano Frattini ha chiesto spiegazioni e ha fatto convocare per lunedì l’incaricato d’affari dell’Iran a Roma.

Esha è rinchiusa nella “sezione 209” della famigerata prigione di Evin. Questa studentessa iraniana con cittadinanza americana era stata fermata a Teheran, dove vive il padre, accusata di “crimini contro la sicurezza nazionale”. Lo ha reso noto la portavoce della Giustizia iraniana, Alireza Jamshidi, in uno dei primi commenti del governo dopo che la giovane, tornata nel suo paese d’origine per completare con delle interviste alle donne attivite della repubblica islamica un master in California, è stata rinchiusa nel famigerato carcere di Evin gestito dalla “Vevak”, la polizia segreta iraniana, dove, negli anni Ottanta, migliaia di prigionieri politici furono torturati e giustiziati. E dove uno studente che protesta può essere accusato di avere “dichiarato guerra a Dio”. La peggior accusa. Da quella prigione sono passati, e spesso mai usciti, giornalisti e dissidenti iraniani del calibro di Iraj Jamshidi, Hassan Youssefi Eshkevari, Hossein Ghazian, Abbas Abdi, Alireza Labari, Siamak Pourzand, Taghi Rahmani, Hoda Saber e Alireza Armadi.

La stessa accusa che pende su Esha era stata rivolta ad Akbar Ganjii, considerato il più grande giornalista investigativo iraniano che ha passato sei anni di detenzione a Evin per aver scritto nel 1998 che alti funzionari della magistratura iraniana erano coinvolti in prima persona nell’ondata di omicidi di intellettuali e dissidenti che aveva scosso l’Iran in quegli anni. Il caso di Esha ha spinto nei giorni scorsi Amnesty International a lanciare un appello alla comunità internazionale. Secondo quanto riportano alcuni siti di attivisti della libertà d’espressione, la sicurezza iraniana avrebbe perquisito la sua casa e sequestrato i film realizzati. Non è la prima volta che Ahmadinejad persegue le donne che lavorano in difesa dei diritti in Iran. C’è angoscia nella famiglia di Esha e negli Stati Uniti perché a Evin si pratica la cosiddetta “tortura bianca”. Consiste nello sbattere il prigioniero in una cella senza finestre, completamente bianca, come gli abiti dei prigionieri. Per cibo soltanto riso bianco e le guardie non emettono rumore. E’ loro proibito parlare a chiunque. Gli aguzzini incaricati degli interrogatori nascondono la loro identità, usano pseudonimi e indossano cappucci, simili a quelli dei membri del Ku Klux Klan. I timori sono che la studentessa si “perda” nei corridoi di Evin, la più famosa segreta dell’Iran. I redattori del rapporto delle Nazioni Unite del 2003 sulle condizioni di detenzione iraniane la definirono “una prigione nella prigione”. Nessuno sa cosa accada là dentro. Durante la Rivoluzione khomeinista si uccidevano i dissidenti estraendo lentamente il sangue dalle vene.

Zahara Kazemi è morta a Evin per emorragia cerebrale in seguito alle percosse. La giornalista iraniana-canadese era stata arrestata per aver scattato fotografie proprio della prigione. Quel luogo custodisce una storia poco conosciuta in occidente. Il dissidente Alireza Jafarzadeh ha divulgato le notizie di Mahmoud Ahmadinejad carceriere a Evin. Durante l’occupazione dell’ambasciata americana, che durò dal novembre del 1979 al gennaio del 1981, Ahmadinejad interrogava gli americani. Jafarzadeh ha incontrato e parlato con molti prigionieri politici che hanno ricordi di “Golpa”, il nome in codice di Ahmadinejad nella sezione 4 del carcere di Evin. Con lui c’era il grande inquisitore Kalkhalì. Quando gli chiesero quanti “nemici dell’islam” erano stati ammazzati nel penitenziario, “cento, mille, duemila?”, Kalkhalì rispose ridendo: “Di più, di più”.

di Giulio Meotti

L’accusa di eversione contro la sicurezza dello Stato per impedirle di proseguire la sua campagna Cambio per l’uguaglianza
Presentata in Senato un’interrogazione urgente per chiedere la liberazione di Esha Momeni



Presentata in Senato un’interrogazione urgente per chiedere la liberazione di Esha Momeni, ventottenne iraniana, cui è stata riconosciuta anche la cittadinanza statunitense, fermata il 15 ottobre 2008 dalle autorità iraniane nel corso di un controllo successivo ad un’infrazione del codice della strada.
Il fermo è stato convalidato in seguito alla perquisizione della sua abitazione con l’accusa di «eversione contro la sicurezza dello Stato», accusa del tutto infondata e soprattutto strumentale ad esigenze diverse.

Secondo le notizie diffuse dagli organi di stampa infatti, il reale obiettivo perseguito dalle autorità iraniane sarebbe quello di impedire ad Esha Momeni di proseguire la sua campagna Cambio per l’uguaglianza in favore dei diritti delle donne e contro ogni forma di discriminazione, portata avanti insieme ad un gruppo di professori, volontari e attivisti per i diritti umani.
Tale circostanza sarebbe peraltro confermata dal fatto che nell’ultima settimana sono state effettuate diverse perquisizioni anche nei confronti di altri partecipi del gruppo.

Esha si trova tutt’ora nel carcere di Evin a Teheran, gestito dalla Vevak, la polizia segreta iraniana, dove pochi giorni fa è stato ucciso, a seguito di tortura, un prigioniero politico di nome Rajabi, simpatizzante dei mujahiddin.
Nonostante siano trascorsi più di venti giorni dall’arresto della giovane donna, non le è stata ancora concessa la possibilità di conferire con il suo avvocato.

L’interrogazione, presentata dai sen. Alberto Maritati e Anna Finocchiaro, cofirmata da numerose senatrici e senatori del gruppo PD, chiede alla comunità internazionale di sollecitare al Governo di Teheran la tempestiva liberazione di Esha Momeni e di promuovere i controlli e le iniziative opportune per impedire ulteriori violazioni dei diritti di Esha; chiede al Governo italiano se non ritenga opportuno denunciare pubblicamente, nelle sedi e nelle forme ritenute opportune, la gravità dell’episodio, che priva una giovane donna di alcuni tra i diritti fondamentali della persona e impedisce l’esercizio, da parte dei cittadini iraniani, dei diritti all’informazione, alla manifestazione del pensiero e alla libertà di associazione.

Si chiede infine al Governo italiano di promuovere, nelle sedi internazionali, ogni iniziativa considerata opportuna al fine di sollecitare alle autorità iraniane la tempestiva liberazione di Esha Momeni, nonché allo scopo di impedire che il Governo di Teheran possa legittimare in futuro simili violazioni dei diritti umani

7 novembre 2008
Ufficio stampa | Comunicato stampa
Iran: Femminista Esha Momeni rinchiusa nel carcere di Evin
Pd chiede intervento del ministro Frattini con una interrogazione della deputata Laura Garavini


“Il ministro Frattini chieda alle autorità iraniane il rilascio della femminista Asha Momeni rinchiusa da due settimane nel carcere di Evin”.

Laura Garavini, deputata del Pd, ha chiesto con una interrogazione parlamentare che il ministro degli Esteri Frattini “intraprenda una concreta azione politico-diplomatica nei confronti dell’Iran, per far luce sulla preoccupante vicenda della cittadina statunitense arrestata mentre si trovava a Teheran per visitare la famiglia e girare un documentario sul movimento femminista. La storia di Asha non è purtroppo isolata – spiega Garavini – perché non è la prima volta che il governo di Ahamadinejad persegue attiviste che lavorano in difesa del diritti delle donne nel paese.

Nei giorni scorsi anche Amnesty International ha lanciato un appello alla comunità internazionale per esprimere preoccupazione per la crescente intolleranza verso il dissenso pacifico in Iran che ha forte impatto su quanti uomini e donne promuovono e difendono i diritti delle donne nel paese”.



Nuova Agenzia Radicale


ESTERI Iran: Esha Momeni, studentessa sotto "tortura bianca"
Iran: Esha Momeni, studentessa sotto "tortura bianca"

martedì 04 novembre 2008
Sta diventando sempre più un caso quello di Esha Momeni, la studentessa iraniana con cittadinanza americana rinchiusa da 15 giorni nella prigione di Evin a Teheran con l'accusa di "crimini contro la sicurezza nazionale". Esha, nata negli Usa, era tornata nel suo paese d'origine dalla California per completare con interviste ad attiviste iraniane il suo master universitario. Secondo quanto riportano alcuni siti di attivisti, la sicurezza iraniana avrebbe perquisito la sua casa e sequestrato i film da lei realizzati.


Nei giorni scorsi Amnesty International ha lanciato un appello rivolto alla comunità internazionale. La colpa di Esha è quella di essersi spesa in difesa dei diritti delle donne iraniane, unendosi alla campagna "Cambio per l'uguaglianza" insieme con altre coraggiose attiviste.



Nel carcere dove è rinchiusa viene praticata la cosiddetta "tortura bianca": la cella non ha finestre ed è completamente bianca, come gli abiti dei prigionieri; per cibo i detenuti ricevono riso bianco; le guardie non emettono rumore. È proibito loro parlare con chiunque.

LA FOTOGRAFIA DELLA GLORIA E DELLA DIGNITA' DEL POPOLO E DELLE DONNE IRANIANE

LA FOTO DELL'ANTITESI AL FONDAMENTALISMO ISLAMICO IRANIANO
APPUNTO UN RITRATTO DELLA DONNA PERSIANA RIBELLE DI NATURA CONTRO IL FONDAMENTALISMO DEI MULLAH


Nella foto: una recente manifestazione degli studenti universitari di Teheran

La foto sopra è lo specchio della dignità e della gloria del popolo iraniano: appunto le sue figlie, donne, sorelle, mamme ecc...
basta guardare attentamente la foto e di riempirsi di gioia e di sperare in un futuro non lontano in cui questi pugni chiusi e "delicati" diventeranno arricchiti di rabbia e di sdegno, come uranio extra arricchito, e colpiranno con tanta violaenza, determinazione e volontà la testa del regime fondamentalista e terrorista dei mullah. Si, la minaccia più grande e più penetrante e più mortale verrà dalla parte delle donne iraniane che sono la parte più colpita della società iraniana: la parte che più di tutti ha subito e continua a pesare sulle sue spalle le angherie e le discriminazione del regime fondamentalista di Ahmadinejad, dove appunto secondo la legge islamica la donna vale la metà degli uomini. Nasce da questa minaccia la necessità di dotarsi della bomba atomica. La domanda nasce spontanea: che rapporto esiste tra le proteste popolari e la bomba atomica? la risposta è semplice. Il rapporto esiste ed è un rapporto di enorme importanza strategica. E' vero che il regime dei mullah non potrà mai usare la bomba atomica contro la popolazione ma potrà usarla quando vuole contro la comunità internazionale che dovrà eventualmente intervenire per lenire il dolore della popolazione iraniana. Con il ricatto della bomba atomica i mullah potranno tenere lontano l'opinione internazionale dalla repressione e dal terrorismo dei mullah. Allora è qui che bisogna intervenire e di non permettere al regime terroristico dei mullah di dotarsi della bomba atomica con cui terrà col fiato sospeso tutto il mondo. Diventeremo tutti gli schiavi del fondamentalismo islamico con l'ansia di essere travolti dalle sue leggi e regole che già fanno avanti e dietro su tutta la pianeta e in particolare in Europa grazie anche alla politica di accondiscendenza europea capeggiata dagli ayattolmullah Solana-Prodi.
Concludo e mi metto in ginocchio di fronte a questa generazione di donne iraniane che hanno preso benissimo dalle loro mamme la voglia di ribellarsi e di rompere le catene del fondamentalismo islamico iraniano.
Viva le donne in particolare le donne iraniane che in questo momento sono la parte di avanguardia nella lotta contro la misoginia fondamentalistica dei mullah.
Karimi Davood, presidente associazione rifugiati politici iraniani in Italia

mercoledì 5 novembre 2008

ELEZIONI AMERICANE: HA VINTO OBAMA


Nuovo presidente degli Stati Uniti D'America Barak Obama
Pur essendo dispiaciuto dal risultato delle elezioni americane, nel rispetto degli elettori statutinesi che hanno speso una forte fiducia nella figura del candidato di colore democratico, faccio i miei migliori auguri al nuovo presidente degli Stati uniti D'America sperando che sia all'altezza di poter affrontare egreggiamente la questione atomica iraniana e il suo fondamentalismo islamico che è la più grande minaccia contro la sicurezza di tutto il mondo. Mi auguro che il nuovo presidente abbia il coraggio di riconoscere al popolo raniano il merito di poter affrontare il regime fondamentalista e terrorista dei mullah iraniani che fino ad oggi non hanno risparmiato nessuna nazione dai loro attacchi terroristici. Speriamo che il nuovo presidente non prenda la via della guerra e riconosca al popolo ranianao e alla sua resistenza il compito di affrontare politicamente e miliarmente il regime dei mullah attraverso un cambio democratico proposta dal nostro presidente Maryam rajavi.
Auguri Presidente Obama.
Karimi Davood, presidente Associazione rifugiati politici iraniani in Italia

martedì 4 novembre 2008

STRANO CASO DEL DESTINO! DUE TEMPI E DUE MISURE.

SCANDALO PRODI-AHMADINEJAD

DOPO LA PARTENZA DI PRODI DA TEHERAN( CON LA VALIGIA PIENA DI DOLLARI), IL REGIME IRANIANO HA SCATENATO UNA FORTE REPRESSIONE CONTRO LA POPOLAZIONE.
IMPICCATO UN GIOVANE DI 19 ANNI CHE ALL'ETA' DI 16 AVEVA UCCISO UN SUO COETANEO
UNA DOMANDA: L'EX PREMIER PRODI QUANTI SOLDI HA RICEVUTO IN CAMBIO DI NULLA OSTA PER LA NUOVA ONDATA DI REPRESSIONE?
IN UNA DEMOCRAZIA ABBIAMO IL DIRITTO DI RICEVERE DELLE RISPOSTE E DI SAPERE DI CHE COSA HANNO PARLATO? DI UCCIDERE SOTTO LA TORTURA E DI IMPICCARE I MINORENNI E DI ARRESTARE LE DONNE ATTIVISTE PER L'UGUAGLIANZA DEI DIRITTI?



Nella foto: alireza Rajabi, 50 anni, ucciso sotto la tortura alcuni giorni fa

Nella foto: Esha Momeni, arrestata pochi giorni fa con 'accusa di " sovversione contro la sicurezza dello stato"
Acuni giorni fa a Teheran nel carcere di Evin è stato consumato uno dei più terribili crimini contro l'umanità. E' stato ucciso sotto feroci torture un prigioniero politico di nome Rajabi, padre di tre figli. L'unico handicap: era simpatizzante dei Mojahedin del popolo iraniano. Rajabi fu arrestato 7 anni fa e nonostante fosse ferito è stato immediatamente sottoposto alle feroci torture. Successivamente è stato condannato a morte, ma dopo alcuni anni tenutosi sotto l'ombra della morte la sua condanna è stata commutata in ergastolo. Allora perchè è stato di nuovo sottoposto alle torture se stava scontando l'ergastolo? La risposta è semplice: recentemente a Teheran è stato organizzato alla presenza degli eccellenti ex uomini internazionali( Prodi e Kufi Annan), un congresso sui rapporti tra le civiltà e religioni in cui anche il nostro ex primo ministro Prodi ha partecipato e secondo le rivelazioni del quotidiano Il Giornale ha anche ricevuto una somma di denaro abbastanza cospicua. Secondo me tali apparizioni degli uomini stranieri servono solamente a incoraggiare il fondamentalismo e il terrorismo iraniano a stringere il cappio al collo del popolo iraniano compresi i Mojahedin e non i Mojahedin. L'altro esempio dell'incoraggiamento del fanatismo iraniano riguarda una ragazza iraniana con la cittadinanza americana di nome Esha Momeni, arrestata con l'accusa di "aver sorpassato" in un punto vietato e immediatamente condotta nel braccio più teribile del carcere di Evin, braccio 209, dove fu uccisa alcuni anni fa un'altra donna-fotografo irano canadese di nome Zahra kasemi. Anche Esha è artista e stava preparando una sua tesi sulla lotta civile delle donne iraniane.
Strano caso del destino: il regime dei mullah dopo la morte del prigioniero politico Rajabi ha emanato un circolare per tutti i mass media statali ordinando loro di "non diffondere nulla sul caso Rajabi". Con tutto il rispetto per il caso di Esha a cui va tutta la mia solidarietà debbo dire che mi pare che il circolare del ministero dell'informazione iraniano abbia raggiunto anche la stampa internazionale. Del caso di Esha si possono trovare, grazie Dio, migliaia e migliaia di riscontri e appelli. Ma del caso di Rajabi manco una breve notizia sulla sua orribile morte!
Ai suoi tre figli che vivono nel campo di Ashraf e alla sua famiglia le mie più sentite condoglianze.
Di seguito vi riporto la notizia dell'arresto di esha pubblicata dal La Repubblica:

IRAN: STUDENTESSA ESHA ACCUSATA CRIMINI CONTRO SICUREZZA
Esha Momeni, la studentessa iraniana con la cittadinanza americana fermata a Teheran per un controllo stradale e rinchiusa da due settimana nella prigione di Evin, e' stata accusata dal governo di Teheran di crimini contro la sicurezza nazionale. Lo ha reso noto la portavoce della Giustizia iraniana Alireza Jamshidi in uno dei primi commenti del governo dopo che la giovane, tornata nel suo paese d'origine per completare con delle interviste alle donne attivite della Repubblica Islamica un master in California, era stata rinchiusa e messa in isolamento nel carcere di Evin gestito dalla Vevak, la polizia segreta iraniana. Il caso ha spinto nei giorni scorsi Amnesty International a lanciare un appello rivolto alla comunita' internazionale. Esha, nata negli Usa, era partita dagli Stati Uniti due mesi fa. Secondo quanto riportano alcuni siti di attivisti, la sicurezza iraniana avrebbe perquisito la sua casa e sequestrato i film da lei realizzati.

Khamenei, Prodi, Annan e Ahmadinejad







Si,è proprio vero, come ci ha insegnato Sergio Leone in “C’Era una volta in America”chi tradisce una volta tradirà per sempre.Per chi tradisce non importa cosa o chi ha davanti: Africani,iraniani,italiani,grandi o piccoli.Per lui è importante la paga.Come ancora ci insegna Sergio Leone in un altro dei suoi capolavori ,dove Lee Van Clif “il cattiavo”dice alla sua vittima:io porto a termine il mio lavoro per chi mi paga e subito spara un colpo di grazia alla nuca del povero uomo,che lo aveva precedentemente assoldato per un altro omicidio.
Il quotidiano “Il Giornale” Mercoledì 28 ottobre rivela che Koffi Annan ex premio nobel ed’ex presidente Onu,ricava 2.5 milioni di euro per la sua presenza in iran affiancando e fotografandosi con Ahmadinejad,uno dei burattini compreso Annan e Prodi, di Khamenei titolare di Hamas,Hezballah e Promotore di tutti attentati e terrorismo nel mondo. Il giornale aggiunge che non si sa niente sulla cifra ricavata da parte di Prodi.
Ora da grandi e adulti che ne siamo,sappiamo perfettamente che nessuno crede alle befane ed al babbo natale,però perfettamente crediamo a ciò che ha detto Lee Van Clif.Lui porta a termine sempre il suo mandato.Una domanda sorge spontanea,Prodi ed Annan,che volgarmente recitano in un copione scritto da Khamenei, devono spiegare al popolo italiano;almeno per quello che riguarda Prodi,quale mandato devono portare avanti?
E’diritto del popolo italiano sapere quali compiti sono stati assegnati a Prodi da parte di Khamenei.Prodi è stato invitato in Iran grazie al popolo italiano, perche per diversi anni lui ha coperto ruoli istutzionali di grande importanza.Questi rapporti pericolosi con la maggiore finanziatore del terrorismo devono essere al più presto possibile chiariti.Tali rapporti devono essere trasparenti,considerato che Prodi e Annan, sono stati per anni al top e al vertice della politica mondiale mentre l’altro cioè Khamenei è l’unico capo indiscusso del finanziamento del terrorismo mondiale.
Perche ufficiali del Nazisimo che pur hanno coperto ruoli poco rilavanti, ancora oggi vengono perseguitati,mentre chi stringe la mano di Ahmadinejad e Khamenei che gia sulla loro pagella hanno accumulato piu di 30000 mila vittime tra fucilati,impiccati,lapidati (detto dai organi ufficili del regime di Khamenei) devono godersi la vita con il lusso di girare da un capo ad un altro capo del mondo,con i loro titoli di una volta,già scaduti da tempo, in tasca?
Questa cifra delle vittime,come perfettamente loro due sanno,sono ben lontane dalle cifre reali annunciate e denunciate dal consiglio della resistenza del popolo iraniano(Cnri) con sede a Parigi,che ammontano più di 150,000 mila vittime.
Sono certo, che l’ex primo ministro Prodi perfettamente sa che i crimini contro l’umanità non hanno bisogno delle cifre dei numero dei caduti. Se pure cosi fosse potrebbe scomodarsi a suggerirci secondo lui e nei canoni di Koffi Annan quale è il numero esatto ? Per rinfrescare la loro memoria bisogna ricordare che nella storia della seconda guerra mondiale ufficiali tedeschi,e anche nelle diverse guerre recente per molto meno di questi numeri, i resposabili venivano condannati per crimini contro L’umanità.
L’opinione pubblica italiana anche sa perfettamente che dal punto di vista giuridico chi commette un reato e chi lo aiuta o collabora con assassini, commette anche esso un reato gravissimo.
Ora è arrivato il momento che Prodi e Annan rivelino, alla opinione mondiale,almeno un lato positivo di trenta anni di regime di Khamenei.Siccome questo lato positivo non esiste e tutti ben sanno che Khamenei è l’unico sponsor ufficiale del terrorismo,ora ci devono spiegare con quella montagna di soldi, quale mansione devono portare avanti? ora che il regime è circondato dalle sanzioni?che ben sappiamo non ha neanche un lato positivo?.Ancora devono spiegarci di che cosa ridevano, mentre stringevano la mano di Ahmadinejad ,mentre sulla coscienza del popolo dignitoso del mondo scorrevano le seguenti terribili immagini?
Dott. Jamshid Ashough, opinionista politico iraniano

04.11.2008

lunedì 3 novembre 2008

VINCE MACCAIN. NUOVO PRESIDENTE DELL'AMERICA



I NOSTRI MIGLIORI AUGURI AL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBLLICA AMERICANA
Forse i gentil lettori del mio blog chiederanno perchè Mac Cain e non il candidato di colore obama?
la mia risposta è semplice. Il maggior pericolo che il mondo intero corre è il fondamentalismo islamico iraniano. Per affrontare questo spaventoso pericolo bisogna avere il coraggio e la capacità di rischiare e di dimostrare la fermezza e la determinazione. Tre cose a cui il candidato nero non ha la capaità di rispondere adeguatamente. Sappiamo anche, il regime dei mullah ha investito all'incirca 100.000.000 di dollari a favore di Obama. Sappiamo anche, i mullah per la loro natura non investono un centesimo se non per garantire la loro maligna sopravvivenza. Oggi i mullah iraniani vedono nella figura d Obama un interlocutore debole, incompetente e incapace di affrontare la loro minaccia e la loro pericolosità internazionale.
tenendo conto di tuto ciò mi auguro che il presidente Mac Cain adotti le necessarie misure a favore del popolo iraniano e prima possibile rimuova la resistenza iraniana dalla lista nera americana.
tanti auguri presidente Ma Cain
karimi davood, analista politico iraniano

sabato 1 novembre 2008

LE FOTO DELLA VERGOGNA DELL'EX PREMIER PRODI. STRETTO DI MANO DIETRO UNA COSPICUA CIFRA OFFERTO DAL REGIME DEI MULLAH


Nella foto: il prigioniero politico Alireza Rajabi, ucciso sotto la tortura appena una settimana dopo la visita a Teheran dell'ex premier Ayattolmullah Prodi. Alireza Rajabi condannato all'ergastolo, perchè simpatizzante dei Mojahedin del popolo, fu sottoposto nel carcere di Evin a Teheran, dove appunto in vicinanza soggiornava Prodi, a feroci torture perchè aveva protestato contro le disumane condizioni in cui vivono i prigionieri politici.
SCANDALO PRODI
Il quotidiano Il Giornale rivela la retroscena del viaggio di Prodi in Iran
LE FOTO DELLA VERGOGNA-PRODI IN CAMBIO DEL DENARO
IL PREZZO PAGATO DAL PASSDAR AHMADINEJAD NON E' PREZZO DELL'ONORE DI PRODI. E' IL PREZZO DEL DISONORE DELL'EX PREMIER ITALIANO


nella foto: un prigioniero curdo ferito gravemente sulle montagne kurde e impiccato immediatamente dopo l'arresto dagli stessi mani che hanno stretto le già sporche mani dell'ex premier italiano ayattolmullah Prodi
LA PREGHIERA DEL VENERDI DI TEHERAN: PRODI IN GINOCCHIO DIETRO DI AHMADINEJAD

nella vignietta si vede l'ex premier italiano Prodi insieme all'ex segretario generale dell'ONU durante il rito della preghiera del venerdi. Alla guida della preghiera si vede il passdar Ahmadinejad che è il diretto responsabile della morte degli italiani in Iraq e in Afghanistan.



Ayattolmullah Prodi durante udienza tenutasi dal capo supremo ayattollah Khamenei per i suoi uomini di nazionalità straniera che fanno parte dell'esercito politico del regime iraniano. I mullah hanno anche un altro esercito composto dagli uomini stranieri che solitamente fanno parte della Sepah Ghods di cui Ahmadinejad fino a pochi anni fa era il comandante generale.La Sepah Ghods si occupa fondamentalmente delle operazioni terroristiche nei territori stranieri quali Argentina, Iraq, Afghanistan, paesi arabi ecc...Il compito fondamentale di questo esercito è quello di portare a termine attraverso l'uso delle azioni terroristiche la politica "persuasiva" del regime iraniano.


Prodi con Ahmadinejad
CHIEDO AI FAMILIARI DEI MILITARI ITALIANI UCCISI IN IRAQ E IN AFGHANISTAN DI DENUNCIARE L'EX PREMIER PER QUESTO SCANDALOSO VIAGGIO NELLA TERRA DEI CARNEFICI DEI LORO CARI
IN RISPOSTA AL VIAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA RESISTENZA IRANIANA,SIGNORA MARYAM RAJAVI, IL REGIME DEI MULLAH, CARNEFICE DEI MILITARI ITALIANI IN IRAQ E IN AFGHANISTAN, HA CHIAMATO IN SERVIZIO UN VECCHIO PROSTITUTO POLITICO DI NOME PRODI A RECARSI IMMEDIATAMENTE IN IRAN.
A QUALI PREZZI E COSTI?
IL QUOTIDIANO IL GIORNALE LO SPIEGA E LO RIPORTA IN UN RECENTE ARTICOLO DIFFUSO IL 29 OTTOBRE SCORSO, BASATO SULLE RIVELAZIONI DI UNA FONTE STATALE IRANIANA.

Ecco a voi articolo del Il Giornale:
mercoledì 29 ottobre 2008, 07:00
«L’Iran pagò Prodi per farlo venire a Teheran»
«Ha pagato pur di avere ospiti internazionali come Kofi Annan e Romano Prodi!».
L’accusa, sferzante, all’ex-presidente (riformista) Mohammed Khatami giunge dalle pagine di Sobh-e-Sadeq, settimanale dei Guardiani della rivoluzione, legatissimi al presidente Mahmud Ahmadinejad.
Dall’articolo diffuso ieri a Teheran si apre una scia di polemiche sul convegno a favore del dialogo interreligioso organizzato due settimane fa nella capitale iraniana dall’ex presidente. Ma in realtà - complici forse le non perfette condizioni fisiche del premier - l’uscita ha tutto il sapore di una nuova fase della guerra tra ultrà e moderati in un Iran lacerato sotto una formale apparenza unitaria. L’attacco a Khatami è durissimo. Lo si accusa di aver sperperato una enormità di soldi pubblici per il convegno. E si arriva a far sapere che al solo Kofi Annan, ex-segretario generale Onu, sarebbero andati ben 30 miliardi di rial, pari a 2 milioni e mezzo di euro.
Nessuna cifra invece viene fatta per la presenza dell’ex-premier italiano ed ex-presidente della Ue, Romano Prodi, coinvolto comunque dai pasdaran negli invitati cui sarebbe stato pagato lauto cachet. Né si cita il fatto che l’ospite italiano, nei tre giorni in Iran, ha incontrato assieme ad altri ospiti della conferenza tanto la guida suprema, l’ayatollah Alì Khamenei, che proprio il leader Ahmadinejad.
Analisti della situazione persiana ritengono che l’attacco di Sobh-e-Sadeq si debba alla volontà del gruppo conservatore di tagliare alla radice sin dal suo fiorire la volontà dei riformisti di aprirsi al dialogo con altri Paesi. Meglio azzopparne subito l’ideatore che trovarsi a dover fare i conti con la crescita di un dissenso interno alimentato dall’apertura a democrazie occidentali. Non è un caso del resto che al settimanale dei pasdaran abbia replicato un quotidiano riformista, Karzogan. «Alcuni organi vicini al governo - ha replicato all’attacco portato contro l’ex-presidente - hanno fatto queste affermazioni pensando che anche Khatami faccia come loro quando pagano le autorità di certi Stati per venire in visita a Teheran». Un riferimento chiarissimo, quest’ultimo, alle ricche sovvenzioni che l’Iran fornisce a Paesi come la Siria, il Venezuela, alcuni Stati africani e soprattutto a gruppi sciiti che si muovono nel Medio Oriente.
Nel corso della conferenza sul dialogo interreligioso tenutasi a Teheran, proprio Khatami aveva tenuto a far presente come «quella che viene presentata in tutto il mondo come religione, in particolare quando si parla di Islam, non ha niente a che vedere con la religione reale». Tesi suffragata da Kofi Annan, il quale aveva rilevato come il problema «non siano la Bibbia o il Corano, ma come alcuni ambienti ne abusino per i loro obiettivi politici».

 
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