domenica 29 marzo 2009

DOLOROSO APPELLO DELL'ASSOCIAZIONE RIFUGIATI POLITICI PER SALVARE LA VITA DELLA GIORNALISTA IRANO-AMERICANA SABBERI


Nella foto: il corpo del blogger iraniano ucciso sotto la tortura come si testimoniano i segni di maltrattamenti sulla testa

DOPO LA PUBBLICAZIONE DELLA FOTO DEL CADAVERE DEL BLOGGER, DOLOROSO APPELLO PER SALVARE LA VITA DELLA GIORNALISTA IRANO-AMERICANA DETENUTA NEL CARCERE DI EVIN
IL BLOGGER IRANIANO UCCISO SOTTO TORTURA E NON PER IL SUICIDIO!


Alcune giorni fa, quando diedi la notizia della morte del blogger iraniano Amir mir Sayyaf avevo rivelato una notizia pervenutami attraverso i miei canali interni, secondo cui il regime fondamentalista di Ahmadinejad aveva intrapreso una nuova iniziativa repressiva contro i prigionieri politici detenuti nelle famigerati prigioni iraniane: applicazione delle misure disumane e al di sopra di qualsiasi sopportazione fisica e morale contro i prigionieri politici e di opinione onde ridurre le loro resistenze e indurli a suicidarsi oppure dichiararne l’intenzione.
Dopo una tale dichiarazione pubblica di intenzione del suicidio rientra in campo la macchina della morte che esegue il resto e applica in pieno la sentenza della morte rilasciata dal capo supremo del regime dei mullah Ali Khamenei. Ecco perché lancio un urgente appello a favore della giornalista Sabberi perché rischia veramente di fare la fine del blogger Mir Sayyaf, arrestato per aver oltraggiato il capo supremo del regime Ali Khamenei. Pochi giorni prima di essere ucciso sotto la tortura, Sayyaf aveva dichiarato l’intenzione di togliersi la vita.
Secondo le testimonianze dei compagni di cella del blogger ucciso, di cui mi è pervenuta una foto del cadavere pieno di lividi e tumefazioni e rotture delle parti del cranio, quando Mir Sayyaf è stato portato nella clinica del carcere di Evin era fisicamente debole ma esteticamente sano e integro, con un battito cardiaco attorno a 50 e la pressione sanguigna bassissima. Bastava applicare, secondo un medico-detenuto che lo ha accompagnato nella clinica, fare un lavaggio gastrico e qualche medicina per alzare l’attività cardiaca. Ma nulla è stato fatto, anzi è stato espulso questo medico dalla stanza e maltrattato e condotto nella sua cella. Da questo momento in poi il blogger viene affidato nelle mani dei torturatori che lo sottopongono alle più barbarie torture e lo uccidono sotto i calci e pugni. Secondo le testimonianze del fratello, la testa di Mir Sayyaf era piena di lividi, e l’orecchio sinistro perdeva il sangue e al di sopra si notava una frattura nonché il naso pieno di sangue. I familiari del blogger hanno portato il cadavere alla medicina legale della città di Kahrizak e dopo 4 ore l’hanno ripreso senza il referto del medico legale. Attualmente i familiari di Mir Sayyaf hanno denunciato i responsabili del carcere di Evin. Ma si sa che è una battaglia persa perché sia la medicina legale che la magistratura sono entrambi nelle mani della macchina della morte del leader Khamenei. Alcuni mesi fa incontrai a Roma un medico legale iraniano che aveva deciso di espatriare per i rischi che correva nel suo lavoro. Mi raccontava che gli capitava spesso che doveva preparare delle relazioni false sulle persone uccise sotto la tortura! Secondo questo medico chiunque si rifiutava di obbedire alle direttive del responsabile del settore della medicina legale avrebbe fatto sicuramente la fine del morto. Come, secondo i suoi racconti, fu capitato ad alcuni suoi colleghi che avrebbero rifiutato di firmare delle relazioni non vere!
Anche nel caso del blogger Mir Sayyaf sicuramente il referto della medicina legale sarà redatto dal responsabile del carcere di Evin e firmato del medicolegale di turno.
A questo punto lancio un appello doloroso per sensibilizzare il mondo dei mass-media e politico italiano sui seri rischi che corrono i prigionieri politici iraniani che affollano le carceri iraniane e in particolare a favore della giornalista irano-americana Sabberi che di recente in una telefonata al padre ha dichiarato serie intenzioni di porre fine alla sua vita. Dichiaro che questa tattica del regime è venuta dopo le forti pressioni internazionali grazie alle quali i mullah hanno apparentemente escluso i prigionieri politici dalla pena capitale, ma allo stesso tempo hanno introdotto questa disumana iniziativa che secondo i racconti ricevuti dall’interno dell’Iran è mille volte peggio della fucilazione. Al soggetto vengono applicate dure misure restrittive quali “la bara”,”la gabbia”, “corpo appeso al soffitto con le mani legate da dietro”,” docce fredde dopo le frustate”,” fucilazioni finte”,” calcio”,” violenza sessuale”,” shock elettrico” , “assistere alla tortura applicata contro i figli, marito, moglie, madre, padre”ecc…
Chiedo a chiunque le questo appello di scrivere al ministro degli esteri italiano, Franco frattini chiedendo il suo diretto intervento a favore della giornalista Sabberi e di tutti i detenuti politici sottoposti alle più disumane misure restrittive.
Karimi Davood, presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
l'indirrizzo elettronico del ministero degli esteri a cui scrivere:
http://www.esteri.it/MAE/IT/Ministero/Servizi/Italiani/Sportello_Info/DomandeFrequenti/FAQRichiestaInfo.htm

venerdì 27 marzo 2009

E' nato il partito del Popolo della Libertà



Presidente Berlusconi,
Il Popolo della Libertà,
A nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia esprimo i nostri migliori auguri al Presidente Berlusconi, al Presidente Fini, al Popolo della Libertà per un cammino fruttuoso e solido sperando che questa nuova formazione dimostri ancora più fermezza e determinazione nella lotta al fondamentalismo islamico di matrice khomeinista come il più grande male del terzo millennio.
karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

giovedì 26 marzo 2009

APPELLO A FAVORE DELLA GIORNALISTA IRANO-AMERICAANA DETENUTA NEL FAMIGERAATO CARCERE DI EVIN



LE DUE FOTO DI ROXANNA DA GIORNALISTA E DA DONNA LIBERA
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia aderisce con tutte le sue forze e risorse alla petizione per la liberazione della giornalista irano-americana arrestata alcuni mesi fa e detenuta illegalmente nel famigerato braccio 209 del carcere Evin di Teheran. Alcuni giorni fa il padre di Roxanna ha chiamato la figlia e dopo la telefonata ha lanciato un doloroso appello per la scarcerazione della figlia aggiungendo che la figlia ha forte intenzioni d suicidarsi.
A proposito del suicidio, la nostra associazione mette in guardia l'opinione pubblica mondiale su questa tattica del regime dei mullah che attraverso le torture fisiche e morali porta il soggetto sull'orlo del suicidio e una volta dichiarata l'intenzione la uccide sotto la tortura dichiarando "la morte per suicidio". E' successo alcuni giorni fa con un detenuto di nome Reza Mir Sayyaf, ucciso sotto le più feroci torture e poi dichiarato dalle autorità carcerarie" morte per il suicidio". La domanda è questa: quali sono le condizione delle carceri del regime che un detenuto appena arrestato desidera porre fine alla sua vita piuttosto che sopportare la pena detentiva? la risposta è scontatissima. Le condizioni di vita nelle carceri iraniane in particolare Evin e il suo famigerato braccio 209 sono insopportabili e al di fuori di qualsiasi sopportazione umana.
La nostra associazione chiede, a gran voce, al popolo italiano e al governo del presidente Berlusconi di intervenire urgentemente per impedire al regime disumano dei mullah di uccidere un altro prigioniero politico. Vi chiedo di firmare la petizione qui sotto riportato e mandare anche una copia al ministero degli esteri italiano e all'ambasciata della repubblica islamica chiedendo la liberazione della giornalista Roxanna Saberi.
karimi davood, presidente associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
per firmare la petizione cliccare per favore sul link riportato sotto la petizione in lingua inglese:


A Petition to Release Roxanna Saberi

We condemn and appose the arrest by the Iranian Government of the American journalist, Roxanna Saberi. For the past 30 years this Radical Regime has not only arrested and executed thousands of its own innocent citizens, but has put to death foreign journalists such as Zahra Kazemi, an Iranian Canadian. Her crime was photographing desperate families gathered outside Tehran �s notorious Evin prison where the Regime regularly tortures and executes political prisoners and religious trespassers and where a special area is designated for women to be stoned to death in the manner proscribed by the Koran. Under the direction of Iran �s most feared prison warden, Saeed Mortazavi, the method used for Ms. Kazemi�s execution was continuous beatings.

In order to silence her, Roxanna Saberi was entrapped by agents of the government and arrested for the crime of buying a bottle of wine. We believe that she is being held in that same Evin prison where most political prisoners are held, tortured and executed. She has been unable to communicate with the outside world for weeks. We believe that Roxanna's life is in grave danger and that she may meet a very grisly death unless we put pressure on the Regime to release her. This petition will be presented to senior Iranian officials in a very public way so that the Regime will feel unable to secretly murderer Roxanna.

We the undersigned stand for justice, peace, democracy, human rights and demand that the Iranian Government release Roxanna Saberi.


Roya Teimouri
A Political & Human Rights Acticist

Larry Kelley
Columnist



Sincerely,

The Undersigned
http://www.petitiononline.com/ourdream/petition.html

mercoledì 25 marzo 2009

NUOVO AMBASCIATORE AMERICANO IN IRAQ DENUNCIA IL TERRORISMO IRANIANO


ESTERI
Iran/ Futuro amb. Usa a Baghdad: Teheran vero problema per Iraq
Christopher Hill: Washington vuole "buoni rapporti" tra due paesi

postato 4 ore fa da APCOM

Roma, 25 mar. (Apcom) - L'Iran rimane "un vero problema" per l'Iraq. E' quanto ha detto Christopher Hill, scelto dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama per la carica di ambasciatore Usa a Baghdad, nel corso dell'audizione in corso alla Commissione di Affari esteri del Senato, che è stata indetta per confermare la sua nomina.
"Il vero problema per l'Iraq rimane il suo antico vicino, l'Iran", ha detto Hill.
Il diplomatico ha continuato, affermando che Washington desidera che l'Iraq abbia "buoni rapporti" con l'Iran, ma ha anche precisato che i leader di Baghdad e gli Stati Uniti vogliono anche che Teheran "rispetti la sovranità dell'Iraq" e si tenga al di fuori degli affari interni del paese.

sabato 21 marzo 2009

NUOVO TORNEO DI DIALOGO CON I MULLAH: UN MIRAGGIO


OBAMA SCRIVE AI MULLAH, OFFRENDO ANCORA LA POLITICA DI CAROTA E DI BASTONE
I MULLAH MANGIANO LA CAROTA E GIRANO IL BASTONE SULLA TESTA DEL POPOLO IRANIANO
E' UN ERRORE STRATEGICO SCEGLIERE LA DIRIGENZA IRANIANA COME PARTNER DI UNA NUOVA CLIMA DI DISTENSIONE TRA USA E IRAN



ANALISI APPROFONDITA DEL NUOVO CLIMA DI DIALOGO CON IL REGIME DEI MULLAH

In occasioe dell'anno nuovo persiano, 1388, è iniziato una nuova balletta di messaggi politici di Barak Obama, presidente americano e di Shimon Press, presidente israeliano. Il primo ha voluto aspettare l'anno nuovo per lanciare un segnale di dialogo e il secondo ha scelto il popolo iraniano come il suo principale interlocutore per dare un di avvertimento ai leader del regime dei mullah.
Premesso che per aprire qualsiasi iniziativa nei confronti del regime iraniano bisogna prima di tutto conoscere moralmente e materialmente la vera identità dei mullah;
premesso che il regime dei mullah è il principale elemento di destabilizzazione e non di stabilizzazione dell'area mediorientale compreso Iraq e Afghanistan;
premesso che la vera causa della guerriglia e dello spargimento del sangue in Iraq e in Afghanistan è il regime di Teheran;
premesso che il terrorismo, la repressione e la bomba atomica islamica sono i tre fondamentali pilastri su cui regge il regime dei mullah;
premesso che Teheran è il fondamentale sponsor del terrorismo islamico nel mondo;
premesso che la bomba atomica islamica ha il valore strategico e di garanzia per la sicurezza del regime dei mullah e che viene considerato la linea rossa;
premesso che storicamente i mullah non ascoltano mai e preferiscono essere oratori che interlocutori;
premesso che nel vocabolario politico e ideologico dei mullah non esiste il DIALOGO ma solamente il MONOLOGO;
premesso che l'unica lingua che i mullah riconoscono è la lingua della forza e della fermezza;
premesso che rivolgersi direttamente al regime dei mullah è una specie di riconoscimento dell'autorità dei mullah;
premesso che i mullah non vendono la loro ideologia di egemonia islamica sulla regione mediorientale di cui la bomba atomica finge da garante;
premesso che la politica di espansione islamica ha il valore della linea rossa per cui non è assolutamente discutibile;
premesso che la politica atomica iraniano è la vera causa della prossima guerra in medioriente;
premesso che la politica di accondiscendenza europea è gia fallito da anni e che ha solamente permesso ai mullah di ingrandirsi e di arricchirsi di uranio necessario alla costruzione di alcune bombe atomiche;
Secondo me qualsiasi tentativo di avvicinarsi al regime iraniano porterà ad una totale fallimento politico del controparte tenendo conto che i mullah non sono disposti a retrocedere nemmeno di un milimetro dalle loro posizioni politiche, militari e ideologiche. Pertanto posso dichiarare con tanta sicurezza che ancora una volta è il regime dei mullah il primo beneficiario di questa nuova politica americana. Se effettivamente il presidente Obama desidera aprire una nuova pagina nelle relazioni con Iran prima di tutto deve rivolgersi direttamente al popolo iraniano e incoraggiarli a chiedere il ripristinio dei loro diritti calpestati da trentanni di dominio clericale dei mullah. Solo in questo caso possiamo vedere i primi effetti di questa nuova amministrazione americana. Fino ad oggi, l'occidente e l'America ha adottato la politica del bastone e della carota: la carota l'ha il regime dei mullah e la bastonata l'ha preso sulla testa il popolo iraniano. Adesso bisogna cambiare questo scenario. Bisogna offrire l'appoggio politico al popolo iraniano per incoraggiarlo a scendere in piazza e dare la bastonata finale sulla testa del regime fanatico e terroristico dei mullah. Bisogna scegliere il popolo come interlocutore principale e non chi governa con l'uso della violenza e del terrorismo questa grande nazione pacifica e amante della libertà e della democrazia.
A conferma di tutto ciò riporto la risposta del leader supremo dei mullah, Ali Khamenei che oggi a Mashad ha detto: prima di tutto gli americani devono cambiare la politica e poi abbandonare anche il loro sostegno all'Israele". Secondo me questa risposta è mille volte più chiaro di un no secco. E' un calcio fortissimo al secchio di latte munto dalla politica di accondiscendenza!
Ribadisco e concludo che la stabilità regionale e mondiale e la sicurezza di tutto il globo passa attraverso la politica di riconoscimento del diritto del popolo iraniano per un cambiamento radicale del quadro politico iraniano: rovesciamento totale del regime dei mullah con tutti i suoi elementi piccolie grandi dalla A alla Z. Finchè è in piedi questo mostro di mille teste e mille piedi il mondo non vedrà mai e mai la pace e la sicurezza e i soldati americani, italiani, francesi, canadesi moriranno insieme al popolo iraniano sotto i colpi mortali dei mullah. Tutto ciò accade prima della costruzione della bomba atomica islamica. Quando sarà costruito la bomba atomica i mullah parleranno con un altra lingua. saranno loro a dare messaggi videofonici ai vari popoli del mondo invitandoli a scendere in piazza per rovesciare i loro governi corrotti e atei. E' opportuno ricordare il coraggioso gesto del paese islamico Marocco che ha di recente interrotto le sue relazioni con i mullah iraniani in segno di protesta contro le interferenze terroristiche iraniane in questo paese. Il mondo occidentale e in particolare l'America devono raccogliersi attorno al governo marocchino e lanciare un segnale forte di opposizione contro le interfernze iraniane nei paesi islamici e non dimostrare la debolezza politica e militare attraverso le iniziative diplomatiche di apertura al dialogo!
un messaggio al presidente Obama: la sua politica di cambiamento deve mirare a conquistare la fiducia del popolo americano in primiss e poi di altri popoli oppressi dalle dittature tipo khomeinista. Lei si deve rivolgere al popolo iraniano e al suo legittimo rappresentante: Maryam Rajavi, presidente eletta dallla resistenza iraniana.
karimi davood, analista politico

venerdì 20 marzo 2009

ALLA VIGILIA DEL ANNO NUOVO IRANIANO IL REGIME BARBARO DEI MULLAH HA CONDOTTO ALLA MORTE UN DETENUTO POLITICO

APPELLO PER SALVARE LA VITA DEI DETENUTI POLITICI IRANIANI SOTTOPOSTI ALLE PIU' DISUMANE CONDIZIONI DI VITA'
NUMEROSI PRIGIONIERI VENGONO TENUTI DENTRO LE BARE O LE GABBIE MOLTO PIU' PICCOLE DELLA LORO STATURA FISICA
CHIEDO A TUTTE LE COSCIENZE VIVE DI MOBILITARSI E DI PROTESTARE CONTRO LE BARBARIE DEI MULLAH CHIEDENDO L'INTERVENTO IMMEDIATO DELLE AUTORITA' INTERNAZIONALI E ITALIANI




Nella foto: il blogger Reza Mir Sayyaf arrestato e incarcerato nel famigerato prigione di Evin e sottoposto alle più disumane misure restritive fisiche e psichiche. Il regime dei mullah chiedeva al blogger Mir sayyaf una dichiarazione di pentimento e un intervista televisiva in cambio di liberazione. ma lui ha resistito e ha preferito la morte in cambio di una vita "in ginocchio".


ANNO NUOVO PERSIANO IN SEGNO DI LUTTO
Ancora una volta il regime dei mullah ha cercato in tutti i modi di rendere il capodanno persiano un occasione da dimenticare. Ma nonostante tutto la popolazione ha accolto i vari appelli lanciati dalla resistenza iraniana e ha festeggiato nonostante tutti i divieti posti dalle autorità la festa di Charshanbesoori( l'ultimo mercoledi dell'anno viene festeggiato lungo le strade delle città con la sistemazione di enormi falò. la gente salta sulle fiamme e grida " il mio giallo a te e il tuo rosso a me").
Naturalmente la morte del Blogger reza Mir Sayaf ha segnato nel profondo del cuore della popolazione ma non ha scoraggiato la volontà popolare, in segno di protesta conro il regno dei mullah, di proseguire nei festeggiamenti e nelle visite tipiche di questa ricorrenza. Il sacrifico del nostro blogger dimostra che il regime dei mullah ha intrapreso una nuova strategia contro il dissenso popolare e contro i prigionieri politici rinchiusi nelle famigerate carceri del paese. Nei giorni scorsi ci sono stati altri casi del genere. Il regime dei mullah rende talmente duro le condizioni di vita del detenuto che non lascia altre scelte che togliersi la vita. Ma sicuramente nel caso di Mir sayyaf questa ipotesi può anche essere non vera. Di solito quando i detenuti vengono uccisi sotto la trotura il regime dei mullah subito dichiara la morte per suicidio e un medico legale complice dei torturatori dichiara il falso. Allora io al suicidio non ci credo e lancio un appello urgente a favore dei detenuti politici iraniani e chiedo alle istituzioni internazionali in particolare al governo italiano e al ministro degli esteri frattini di nominare un organo di controllo e di indagine per portare alla luce le cause della morte del blogger Mir Sayaff. Nella morte di questo craggioso Blogger vediamo chiaramente la mano del fondamentalsimo islamico iraniano come il vero nemico di tutta la umanità.
Le nostre profonde condoglianze alla madre e alla famiglia Mir sayyaf per la morte del loro caro figlio e altretanti auguri per l'anno nuovo sperando che la vita sacrificata di Sayaff porti ad un cambiamento totale del quadro politico iraniano e ripistini finalmente, come voleva lui, la libertà e la democrazia in Iran.karimi davood, presidente associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
qui sotto vi riporto la notizia diffusa dal corriere della Sera


Un medico aveva denunciato il suo profondo stato di depressione
Iran: blogger muore suicida in carcere
Mir Sayafi era stato condannato a 30 mesi per insulti alla guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei

Mir Sayafi
TEHERAN - Il blogger iraniano Mir Sayafi, 25 anni, è morto mercoledì in prigione a Teheran, dove era detenuto dopo essere stato condannato per insulti nei confronti della guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. Lo ha riferito giovedì il suo avvocato, Mohammad Ali Dadkhah.

SUICIDIO - «Non c'è ancora un rapporto ufficiale, ma i responsabili della prigione hanno dichiarato che Mir Sayafi si è suicidato», ha affermato Dadkhah, che ha chiesto «l'apertura immediata di un'inchiesta e l'autopsia per accertare le cause del decesso». L'avvocato ha aggiunto che un altro detenuto, il medico Hessam Firouzi, aveva già da tempo segnalato ai responsabili della prigione che lo stato di salute del blogger stava degenerando e che il giovane era in uno stato depressivo. Sayafi era stato condannato nel novembre scorso a 30 mesi di prigione per insulti contro Khamenei Khomeini e arrestato il 7 febbraio.

ARRESTI - Intanto gli organi d'informazione iraniani riportano di una serie di arresti, effettuati negli ultimi mesi, di persone legate a siti web. Secondo le autorità locali farebbero parte di un «complotto» sostenuto da potenze straniere contro l'Iran. Dopo la chiusura di molti giornali, in Iran i blog sono diventati la principale fonte d'informazione indipendente. Lo scorso novembre durante una visita a Teheran è stato arrestato Hossein Derakhshan, 33 anni, blogger che dal 2000 viveva a Toronto (Canada) dove aveva lanciato una serie di siti d'informazione. Dopo l'elezione del presidente Mahmud Ahmadinejad nel 2005, decine di siti internet sono stati oscurati in Iran.

giovedì 19 marzo 2009

DOMANI ANNO NUOVO PERSIANO


I miei migliori auguri a tutto il popolo iraniano e a tutti i miei connazionali che a causa del regime fondamentalista e terrorista dei mullah sono stati costretti ad abbandonare l'Iran in particolare alle donne che hanno sibito e tuttora subiscono una doppia discriminazione. Le donne iraniane da una parte portano avanti una grande battaglia per la libertà e la democrazia e dall'altra devono anche subire l'allontanaza dei cari costretti ad abbandonare il paese.
auguri

martedì 17 marzo 2009

UN DOLOROSO FILMATO SULLE ESECUZIONI E SULLE IMPICCAGIONI NEL REGIME DEI MULLAH


Sconsiglio categoricamente ai minorenni e alle persone malate di cuore di visionare il contenuto di questo filmato. E' un documento sulle barbarie e sulle violenze applicate dal regime dei mullah sulle persone innermi colpevoli di essere solamente se stessa. Nel filmato ci sono immagini e momenti particolarmente dolorosi che segnano fortemente la coscienza umana e aprono gli occhi su quanto accade quotidianamente nel regno dei mullah in Iran. Una domanda nasce spontanea: è possibile aprire una finestra di dialogo con un regime barbaro, fondamentalista e terrorista che applica i peggiori comportamenti nei confronti dei suoi stessi concittadini pretendendo di voler espandere a tutto il medioriente la clemenza islamico? Se la clemenza è questo dobbiamo aspettare ancora a vedere la rabbia islamica! Grazie alla politica di accondiscendenza europea, applicato da moltissimi anni nei confronti del regime di Teheran, una volta costruita la bomba atomica, saremmo tutti quanti presi in ostaggio dal fondamentalismo islamico dei mullah. Come ho già scritto nei miei precedenti articoli, la bomba atomica, la repressione e il terrorismo rappresentano tre pilastri su cui regge il regime iraniano. La soppressione di uno di essi porterebbe al crollo immediato del regime per effetto domino. Recentemente siamo testimoni di un forte impegno del regime dei mullah di portare avanti queste tre politiche in modo paralello: interferenze in Iraq, Afghanistan,Americhe latine, arricchimento dell'uranio, nonostante la forte opposizione del mondo intero, incremento spaventoso dell'uso del terrore contro la popolazione attraverso le impiccagioni pubbliche e non e perfino la lapidazione. Alcuni giorni fa nella città di Rasht è stato lapidato un uomo di 55 anni, maestro di musica. Negli ultimi due anni sono stati lapidati almeno 5 persone di cui una donna. Tutto cio malgrado l'impegno del regime con le istituzioni internazionali di non applicare la pena di lapidazione. Ma quando si tratta del "pilastro" fondamentale, cioè la repressione non c'è nulla che tenga. Tutto ciò avviene nel momento in cui la comunità internazionale, volontariamente o involontariamente si dimentica dei 70 milioni di iraniani che vivono sotto il regno del terrore e si discute a malapena del rischio atomico iraniano, dimenticando gravemente che ilpericolo fondamentale è la stessa identità e ideologia del regno del male: il fondamentalismo islamico che secondo me è mille volte piu pericoloso della bomba atomica. Prendiamo il caso che il regime ha una bomba. Mica è facile usarla. Ma non difficile per nulla usare domani stesso mille uomini e donne kamikazze nelle città europee e americane. Allora quale dei due è più immediato nel pericolo? la bomba o il fondamnetalismo? la risposta è scontato. A voi la conclusione. karimi davood, analista politico iraniano.

APPELLO URGENTE A FAVORE DEI MEMBRI DELLA RESISTENZA IRANIANA PRESENTI NELLA BASE DI ASHRAF IN IRAQ


L'ingresso del campo di Ashraf in provincia di Dyali in Iraq, situato a 50 kilometri da Baghdad

Alcune ragazze, membri della resistenza iraniana, residenti nel campo di Ashraf

Ayattolah Khamenei e il sogno atomico di impossessarsi dell'intero medioriente a partire dall'Iraq

Ultimamente le forze militari irachene addette alla sicurezza del campo di Ashraf in Iraq hanno fatto un incursione nella base cercando di impossessarsi di un palazzo in cui vivono centinaia donne combatenti dela resistenza. Secondo le informazioni diffuse dalle fonti vicine ai Mojahedin, le forze irachene hanno ribadito di aver agito dietro l'ordine diretta del consigliere per la sicurezza nazionale Movaffagh al Rabii che è l'uomo numero 1 del regime terroristico dei mullah nell'attuale governo iracheno. Il mandato del consigliere per la sicurezza nazionale scade nel mese di maggio, per cui il regime dei mullah ha un tempo stretto per portare a termine la sua carneficina contro i membri della resistenza iraniana dislocati nel campo di Ashraf. Per fortuna le forze americane presenti nella base sono intervenuti e per il momento hanno evitato la realizzazione del vecchio sogno del regime dei mullah cioè lo sterminio del componenti della resistenza iraniana. Questo avvenimento ha anche dimostrato e portato in evidenza la tesi della resistenza iraniana secondo cui il regime dei mllah è profondamente infiltrato nelle isituzioni irachene. Il che le rende incompetenti nel garantire la sicurezza della base dei Mojahedin del popolo iraniano che ormai è diventato una preziosa fortezza contro l'espansione e la divulgazione del fondamentalismo islamico di matrice khomeinista. Per il regime dei mullah il campo di Ashraf viene considerato come uno stacolo di fronte alla conquista totale del territorio iracheno. Infatti la storia recente ha dimostrato, e che le forze militari americani ne sono testimoni, che la presenza dei Mojahedin ha dato un grande coraggio alle forze nazionaliste e popolari irachene per resistere alle interferenze iraniane negli affari interni del paese. Non bisogna dimenticare che L'Iran ha usato tuti i mezzi a sua disposizione( politici, diplomatici, militari e terroristici) per costringere le forze stranieri e gli americani di abbandonare il paese. In questo occhio è riuscito a costringere qualche paese a ritirarsi e tornarsene a casa. Le interferenze terroristiche iraniane finora hanno prodotto migliaia di morti e feriti tra la popolazione e le forze armate stranieri compreso quelle italiane( i carabinieri caduti a Nassiriah sono una palpabile prova dell'aggessione dei mullah contro la comunità internazionale).
Concludo e ribadisco che la nuova mossa del consigliere per la sicurezza irachena è stata adottata dietro l'ordine diretto del capo supremo del regime dei mullah e finalizzato ad aprire ulteriormente la strada alle interferenze iraniane in Iraq e, va direttamente contro la sicurezza stessa degli iracheni, per cui va affrontata con la fermezza e determinazione. Di conseguenza secondo noi esige anche una forte reazione della comunità internazionale in particolare da parte dei paesi europei che sono anche sensibili ai diritti umani.
Associazone rifugiati politici iraniani residenti in Italia condanna fermamente tale iniziativa irano-irachena e la considera un preavviso per un futuro catastrofe umanitario contro i 3500 residenti del campo di Ashraf e lancia un urgente appello per sollecitare le attenzioni del mondo politico italiano.Pertanto come l'unica alternativa l'Associazione chiede al presidente Obama e al governo americano di riportare sotto il loro totale controllo la sorveglianza e la sicurezza del campo di Ashraf applicando le norme internazionali in materia del rifugiato politico e la quarta convenzione di Ginevra. Va ricordato che tutti i 3500 membri della resistenza iraniana sono stati riconosciuti dalle istituzioni internazionali come "persone rifugiate politiche" e non "oggetto ai trasferimenti forzati verso altre destinazioni".
karimi davood, presidente dell'Associzione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
Vi riporto il comnicato stampa del Consiglo Nazionale della resistenza iraniana:

Rajavi scrive al presidente USA in merito alla protezione degli abitanti di Ashraf in Iraq
Monday, 16 March 2009
Dopo ulteriori restrizioni imposte agli abitanti di Ashraf la Rajavi scrive al presidente degli Stati Uniti per sottolineare le responsabilità delle forze armate statunitensi nella protezione degli abitanti di Ashraf

Dopo ulteriori, disumane restrizioni imposte ai residenti di campo Ashraf (nella provincia irachena di Diyala) che fanno parte dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI), Maryam Rajavi, presidente eletto della resistenza iraniana, ha indirizzato una lettera al presidente degli Stati Uniti definendo questa mossa una congiura organizzata dalla dittatura religiosa. I commenti del capo supremo del regime iraniano Ali Khamenei in occasione dell'incontro del 28 febbraio con il presidente iracheno avrebbero dato il via alle restrizioni.

Khamenei ricordava al presidente iracheno «...che doveva essere ancora applicato l'accordo bilaterale di espulsione dei membri di OMPI dall'Iraq.... » ed esigeva la sua applicazione.

Successivamente, la prima settimana di marzo, l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, ora capo del Consiglio degli Esperti, in visita in Iraq, chiedeva che i membri di OMPI fossero espulsi dall'Iraq e che campo Ashraf fosse abbandonato.
La Rajavi sottolineava che le misure adottate dall'esercito iracheno equivalgono ad una catastrofe umanitaria. Affermava che la responsabilità della protezione di Ashraf rimane delle forze statunitensi.
La Rajavi ribadiva che la protezione degli abitanti di Ashraf deriva dagli obblighi internazionali degli Stati Uniti e si fonda sugli accordi tra gli abitanti di Ashraf e gli Stati Uniti. Considerato che il trattamento degli abitanti di Ashraf da parte delle forze irachene era peggiorato, chiedeva che la responsabilità della protezione degli abitanti di Ashraf tornasse alle condizioni precedenti a gennaio 2009, e cioé che fossero incaricate della protezione di Ashraf le forze statunitensi.

Con una mossa senza precedenti, il 13 marzo le forze irachene circondavano un edificio di Ashraf e tentavano di evacuare centinaia di residenti, in maggioranza donne, utilizzando la forza e la prepotenza. Secondo quanto riferito da soldati, Mouwaffaq Al-Rubaie, consigliere per la sicurezza nazionale irachena, avrebbe ordinato alle forze irachene di occupare l'edificio, adibito quasi tutto a dormitorio femminile. Il complesso, interamente costruito a spese degli abitanti di Ashraf, continua ad essere circondato.

Inoltre le forze irachene dal 12 marzo impediscono l'accesso ad Ashraf ai rifornimenti di qualsiasi tipo di merce, carburante compreso, ed hanno rispedito indietro i camion che trasportavano gli approvvigionamenti. Al-Rubaie ha ordinato che ad Ashraf non deve entrare nulla, eccetto generi alimentari. E' stato impedito di entrare ad Ashraf a 150 operai iracheni, sei dei quali addetti agli approvvigionamenti, ed a sette camion che trasportavano merce. Gli operai lavoravano ad Ashraf da anni.

Rimane in vigore il divieto delle famiglie di visitare i parenti che risiedono ad Ashraf; questi ultimi sono sottoposti a severe restrizioni anche qualora desiderino incontrare i propri cari al di fuori del campo. Le forze irachene consentono ai residenti di incontrare i parenti più stretti solamente per brevi periodi din tempo. I documenti di identità dei famigliari, i telefoni ed altri effetti personali sono ritirati fino al momento della partenza.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
15 marzo 2009






Rajavi scrive al presidente USA in merito alla protezione degli abitanti di Ashraf in Iraq
Monday, 16 March 2009
Dopo ulteriori restrizioni imposte agli abitanti di Ashraf la Rajavi scrive al presidente degli Stati Uniti per sottolineare le responsabilità delle forze armate statunitensi nella protezione degli abitanti di Ashraf

Dopo ulteriori, disumane restrizioni imposte ai residenti di campo Ashraf (nella provincia irachena di Diyala) che fanno parte dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI), Maryam Rajavi, presidente eletto della resistenza iraniana, ha indirizzato una lettera al presidente degli Stati Uniti definendo questa mossa una congiura organizzata dalla dittatura religiosa. I commenti del capo supremo del regime iraniano Ali Khamenei in occasione dell'incontro del 28 febbraio con il presidente iracheno avrebbero dato il via alle restrizioni.

Khamenei ricordava al presidente iracheno «...che doveva essere ancora applicato l'accordo bilaterale di espulsione dei membri di OMPI dall'Iraq.... » ed esigeva la sua applicazione.

Successivamente, la prima settimana di marzo, l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, ora capo del Consiglio degli Esperti, in visita in Iraq, chiedeva che i membri di OMPI fossero espulsi dall'Iraq e che campo Ashraf fosse abbandonato.
La Rajavi sottolineava che le misure adottate dall'esercito iracheno equivalgono ad una catastrofe umanitaria. Affermava che la responsabilità della protezione di Ashraf rimane delle forze statunitensi.
La Rajavi ribadiva che la protezione degli abitanti di Ashraf deriva dagli obblighi internazionali degli Stati Uniti e si fonda sugli accordi tra gli abitanti di Ashraf e gli Stati Uniti. Considerato che il trattamento degli abitanti di Ashraf da parte delle forze irachene era peggiorato, chiedeva che la responsabilità della protezione degli abitanti di Ashraf tornasse alle condizioni precedenti a gennaio 2009, e cioé che fossero incaricate della protezione di Ashraf le forze statunitensi.

Con una mossa senza precedenti, il 13 marzo le forze irachene circondavano un edificio di Ashraf e tentavano di evacuare centinaia di residenti, in maggioranza donne, utilizzando la forza e la prepotenza. Secondo quanto riferito da soldati, Mouwaffaq Al-Rubaie, consigliere per la sicurezza nazionale irachena, avrebbe ordinato alle forze irachene di occupare l'edificio, adibito quasi tutto a dormitorio femminile. Il complesso, interamente costruito a spese degli abitanti di Ashraf, continua ad essere circondato.

Inoltre le forze irachene dal 12 marzo impediscono l'accesso ad Ashraf ai rifornimenti di qualsiasi tipo di merce, carburante compreso, ed hanno rispedito indietro i camion che trasportavano gli approvvigionamenti. Al-Rubaie ha ordinato che ad Ashraf non deve entrare nulla, eccetto generi alimentari. E' stato impedito di entrare ad Ashraf a 150 operai iracheni, sei dei quali addetti agli approvvigionamenti, ed a sette camion che trasportavano merce. Gli operai lavoravano ad Ashraf da anni.

Rimane in vigore il divieto delle famiglie di visitare i parenti che risiedono ad Ashraf; questi ultimi sono sottoposti a severe restrizioni anche qualora desiderino incontrare i propri cari al di fuori del campo. Le forze irachene consentono ai residenti di incontrare i parenti più stretti solamente per brevi periodi din tempo. I documenti di identità dei famigliari, i telefoni ed altri effetti personali sono ritirati fino al momento della partenza.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
15 marzo 2009

sabato 14 marzo 2009

GLI AUGURI DI BUON COMPLEANNO AL MINISTRO FRATTINI


Faccio i miei migliori auguri al signor ministro Frattini per il suo compleanno sperando che il prossimo anno sia pieno di successi in campo professionale e affettiva. E in particolare sia un anno di determinazione e di fermezza contro il fondamentalismo islamico di matrice khomeinista, la vera causa della destabilità e dell'insicurezza nel mondo.
Auguri signor ministro
karimi davood

venerdì 13 marzo 2009

NUOVA INIZIATIVA DEL COMUNE DI CUNEO


CUNEO:PRESENTATO IL COMITATO DI SOLIDARIETA' CON ASHRAF







Ashraf, roccaforte della Resistenza Iraniana dove vivono 3500 persone, è 'sorella di Resistenza' di Cuneo. E' ormai da tempo che il capoluogo della Granda cerca di portare all'attenzione dei media la vicenda di questa 'frangia di dissidenti' che si oppone al regime dittatoriale vigente in Iran. Cuneo non può restare indifferente verso chi lotta per rivendicare la libertà e per vivere in una democrazia. Perché restare indifferenti significherebbe negare la propria storia e il proprio passato di città della Resistenza e della lotta contro il Regime. Proprio per ribadire questa comunanza, si è svolta ieri, presso la Sala Giunta del Comune di Cuneo, una partecipata conferenza di presentazione del 'Comitato nazionale di solidarietà con Ashraf'. Questo comitato si pone come obiettivo concreto quello di coinvolgere tutti i Comuni capoluoghi e tutte le Province d'Italia in un tam tam che tenga viva l'attenzione su Ashraf. Già qualche settimana fa il sindaco Valmaggia e il Presidente della Provincia Raffaele Costa avevano inviato una letera a tutti i Sindaci dei capoluoghi e a tutti i Presidenti provinciali, facendo un appello per il sostegno all'alternativa democratica e per il ripristino della democrazia in Iran, punto nevralgico degli equilibri di tutto il Medio Oriente. A questo appello, ha fatto sapere ieri Giancarlo Boselli, hanno già risposto il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il sindaco di Genova Marta Vincenzi.

Presidente del Comitato è stato nominato Don Aldo Benevelli, simbolo di Resistenza e per questo, come lui stesso ha dichiarato, impossibilitato a rinunciare alla carica. "In nome del mio passato, devo partecipare a questo Comitato. E' un obbligo morale per me". Segretario del Comitato sarà il senatore Leopoldo Attilio Martino, anche lui presente in conferenza stampa. "Porto il saluto dell'Associazione Partigiani d'Italia ai partigiani e combattenti per la libertà iraniani. Tutte le dittature e le forme di repressione che tolgono la libertà vanno combattute - ha dichiarato. Presidente onorario è il titolo del quale è stato insignito il Sindaco Alberto Valmaggia, che ha ricordato come il luogo della conferenza, la Sala Giunta, sia anche il luogo dove vengono accolti i nuovi cittadini, chiamati a giurare fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione Italiana. "Tutto questo non sarebbe possibile, oggi, se qualcuno, 60 anni fa, non avesse combattuto, rendendo possibile la democrazia. C'è gratitudine da parte nostra, ma deve esserci anche l'impegno a sostenere la lotta di chi combatte per avere una democrazia nel proprio Paese. La Resistenza Iraniana ha scelto la strada della non violenza e anche per questo noi la appoggiamo". Il suo auspicio è, tra l'altro, quello di ospitare Maryam Rajavi, presidente del Consiglio Nazionale di resistenza iraniana, ospite a Cuneo.

Il vice sindaco Giancarlo Boselli, cui la questione iraniana sta particolarmente a cuore e che ha potuto visitare Ashraf e toccare con mano la situazione di quella Regione durante un viaggio in Iraq nel mese di novembre 2008, parla della tragedia in atto in Iran, dove sono all'ordine del giorno le esecuzioni capitali, gli arresti in massa degli oppositori e atti disumani di ogni genere. "Sono stato ad Ashraf, che si trova in territorio iracheno, al confine con l'Iran, da cui questi dissidenti sono dovuti scappare. Questa cittadina è un fiore nel deserto, ci sono un ospedale e un'università e vige l'autosufficienza alimentare. Ma siamo preoccupati per la sua stessa vita, perché, così come annunciato dal presidente americano, quando le truppe americane lasceranno l'Iraq, questa città passerà sotto il controllo del Governo Iracheno, che non sembra voler fornire tutte le garazia necessarie di protezione a questa sorella di Cuneo. Per questo motivo, il Comitato assumerà tutte le iniziative possibili per proteggere la città e cercherà di farlo portando la massima attenzione dei media su questa vicenda".

Boselli ringrazia pubblicamente il sindaco Valmaggia e il Presidente Provinciale Raffaele Costa per il loro coraggio. "Non molti politici si espongono per sostenere la resistenza iraniana. C'è un grande silenzio attorno a certi argomenti da parte dei media. Noi faremo di tutto per sostenere Ashraf e la sua gente. E soprattutto faremo di tutto perché se ne parli".

Barbara Simonelli

domenica 8 marzo 2009

8 MARZO, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE

http://www.youtube.com/watch?v=lo_UZoz-M-Q



I nostri migliori auguri a tutte le donne del mondo in particolare alle donne iraniane che trentanni sono sottoposte alle più disumane condizioni di vita sociale e politico in Iran. Nonostante la forte repressione in Iran le donne hanno continuato la loro battaglia per la libertà e la democrazia sfidando uno dei più brutali regimi della storia umana. Quasi la metà dei caduti della resistenza iraniana appartiene al gentil sesso. Il 52 per cento dei dirigenti dl movimento di liberazione è di sesso femminile. Nella società iraniana la DONNA è fortemente sottoposta alla doppia discriminazione socio-eco-politico. Gode di pochissimi diritti e di innumerevoli doveri in particolare nei confronti del mondo maschile. Non ha nessuna voce in merito alla famiglia e ai diritti familiari. E' considerata un elemento nato per badare al marito e al prole senza aver diritto di avere voci in merito al affidaqmento dei figli nel caso del divorzio. Nei rapporti coniugali non può pretendere il suo sacro santo diritto del divorzio. Deve subire e sopportare finche il marito non decide ad abbandonarla. Al contrario, il marito in qualsiasi momento può rivolgersi al giudice a chiedere annullamento del matrimonio. Al contrario dell'uomo che può avere 5 mogli e tantissimi amanti, la donna deve restare monogamica e nel caso di un eventuale trasgressione rischia la lapidazione . Tuttora nelle carceri dei mullah misogini si trovano 8 donne che aspettano la pena di lapidazione per adulterio. Nello scorso anno sono stati lapidati 4 uomini e una donna.
Concludo e ribadisco che le donne iraniane sono pionieri della libertà e della democrazia in Iran. Sono la speranza della nazione. Sono la garanzia della vincità della democrazia e della libertà contro la forza del male oscurantista e fondamentalista dei mullah iraniani.
Mi inchino di fronte alla loro grandezza umana e storica e bacio le loro mani una per una.
Alla fine un sentito augurio al presidente Maryam Rajavi per la sua fermezza e determinazione nella guida della resistenza iraniana.
Grazie presidente
karimi davood, presidente associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

venerdì 6 marzo 2009

ULTIMA NOTIZIA: IL MAROCCO INTERROMPE LE RELAZIONI DIPLOMATICHE CON IL REGIME DEI MULLAH


Nella foto: Il re del Marocco, Mohamed VI
Secondo quanto ha diffuso l'agenzia France Press, il Marocco ha dichiarato stamattina di aver interrotto le sue relazioni diplomatiche con il paese dei mullah.
Il ministero degli esteri del Marocco in un comunicato ha dichiarato che da "oggi, venerdi, vengono interrotti tutte le relazioni diplomatiche con il regime di Teheran".

L'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia accoglie con tanta soddisfazione questa notizia e augura al governo marocchino tanta forza e determinazione nel proseguimento della sua politica di fermezza nei confronti del regime fondamentalista dei mullah iraniani. Secondo le informazioni in nostro possesso, il governo marocchino è sempre stato nel mirino del regime terrorista di Teheran. Consideriamo tale iniziativa del governo del Marocco un'azione coraggiosa e di avanguardia nella lotta alle interferenze terroristiche dei mullah negli affari interni dei paesi musulmani tra cui il Marocco. Pertanto la consideriamo degno di una grande mobilitazione internazionale di supporto, in particolare da parte dei paesi arabi della regione.
Sollecitiamo inoltre l'adesione dei governi europei in particolare quello italiano che in questi giorni per bocca del suo ministro degli affari esteri on. Franco Frattini ha annunciato l'annullamento del suo viaggio in Iran a causa delle dichiarazioni del leader supremo del regime dei mullah contro Israele.
Colgo occasione per ringraziare il ministro Frattini per aver compreso in tempo la pericolosità di un suo viaggio a Teheran dove regna un regime fanatico e pericoloso per tutto il mondo. Ribadiamo inlotre che Teheran sempre ha sfruttato tali via vai per legittimizzare la repressione del popolo iraniano nonchè la sua politica espansionistica e terroristica.
karimi davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia e analista politico

lunedì 2 marzo 2009

IL VIAGGIO DI VERGOGNA DELLA DELEGAZIONE HOLLYWOODIANA NEL PAESE DEI MULLAH



QUESTO VIAGGIO INCORAGGIA IL REGIME DEI MULLAH A PROSEGUIRE IL SUO MALIGNO E DISUMANO PIANO ATOMICO, NONCHE' GIUSTIFICA LA BRUTALE REPRESSIONE DELLA POPOLAZIONE IN CORSO DA TRENTANNI
IL VIAGGIO NEL PAESE DEL CARNEFICE DEI MINORENNI E' UN OLTRAGGIO ALLA STORIA UMANA

SECONDO UN DETTO PERSIANO QUESTA INIZIATIVA DEL HOLLYWOOD E' "UNO SPUTO VERSO L'ALTO", TORNA SEMPRE SULLA FACCIA DI CHI L'HA ORGANIZZATA
GLI IDEATORI DEL VIAGGIO HANNO CALPESTATO IL SANGUE VERSATO DA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI UOMINI E DONNE DI TUTTE LE NAZIONALITA' IN PARTICOLARE DAI SOLDATI AMERICANI CADUTI SOTTO LE BOMBE DEI MULLAH IN IRAQ E IN AFGHANISTAN

COMUNICATO STAMPA:

L'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia condanna fermamente il viaggio di vergogna della delegazione Hollywoodiana in Iran e la considera uno oltraggio a tutti coloro che hanno perso la vita nella lotta per la libertà e la democrazia in Iran.
Il regime dei mullah nella sua trentennale esistenza maligna non ha risparmiato nessuno nella repressione dell'opinioni e delle libertà individuali. Nella lunga lista delle persone uccise sotto la tortura si notano numerosi attori e attrici, colleghi della delegazione hollywoodiana, uccisi barbaramente perchè erano diventati idoli per le giovani generazioni.
La nostra associazione considera tali iniziative come "pestare acqua nella mortaia" e ribadisce ancora una volta che l'unica parte che usufruisce e sfrutta questi viaggi è il regime fondamentalista dei mullah che li usa come mezzo di giustificazione e di legittimazione delle sue azioni terroristiche e disumane comprese l'uccisione dei soldati americani e stranieri in Iraq e in Afghanistan.

Karimi Davood, presidente associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia


La notizia: dal Quotidiano.net
LA DOCCIA FREDDA
Star di Hollywood in delegazione in Iran
"Obama? Si scusi per i film offensivi"
Speranzose della distensione dei rapporti Usa-Iran, le stelle dell'Academy, tra le quali Annette Bening, sono partite alla volta di Teheran per uno scambio culturale, ma l'accoglienza si è rivelata gelida


Ahmadinejad: "Sì ai colloqui con gli Usa"
Obama apre al mondo arabo

Teheran, 1 marzo 2009 - Una delegazione di star di Hollywood e di esponenti dell’Accademy of Motion Picture Arts (Ampas), che ogni anno assegna i premi Oscar, si trova attualmente a Teheran per uno scambio culturale. La visita ha carattere privato ma avviene nel contesto della speranza di una distensione dei rapporti bilaterali con l’avvento di Barack Obama alla presidenza americana.


La delegazione, di cui fanno parte le attrici Annette Bening e Alfre Woodard, ha visitato oggi il museo del cinema di Teheran ricevendo una festosa accoglienza da parte di numerosi attori iraniani.
Ma intanto il consigliere culturale del presidente Mahmoud Ahmadinejad, Javad Shamaghdari, ha chiesto le pubbliche scuse dell’Ampas per film di Hollywood degli ultimi trent'anni e di pellicole come come '300' e 'The Wrestler' che a suo parere rappresentano un’insulto all’Iran e alla rivoluzione islamica
negli ultimi 30 anni''.

domenica 1 marzo 2009

L'industria del sesso nella repubblica degli ayatollah





Iran, diritti umani. Il traffico della prostituzione femminile e la schiavitù sessuale, un mercato criminale di cui non si parla


di Donna M. Hughes ( Donna M. Hughes e’ docente e titolare della Chaire Carlson in Studi femministi all’Universita’ di Rhode Island)

Il sequestro della società iraniana da parte degli integralisti al potere assoluto si può leggere attraverso la repressione dei diritti e delle liberta’ delle donne. Sono trent'anni che i mollah al potere impongono alla popolazione femminile iraniana regole e punizioni umilianti e sadiche, riducendola praticamente in schiavitu’ in un sistema di apartheid sessuale che comprende segregazione, velo islamico forzato, e uno status di cittadine di serie B. Ma oggi viene alla luce anche un’altra maniera diffusa di disumanizzare donne e ragazze: il fiorente mercato della prostituzione e del traffico internazionale delle schiave sessuali.

E’ impossibile conoscere con precisione le cifre, ma secondo una fonte ufficiale della stessa Theran, il numero delle adolescenti che si prostituisce avrebbe avuto dall'inizio degli anni Duemila un aumento del 635 per 100. Una statistica stupefacente che da un’idea della velocita’ con cui questa forma di violenza si e’ espansa nella societa’ iraniana. A Theran, ci sarebbero oggi ben 84.000 prostitute, donne e ragazze che stanno sul marciapiede oppure nei 250 bordelli della capitale.

Il traffico delle donne ha anche una dimensione internazionale: sono migliaia le iraniane, minorenni e maggiorenni, vendute come schiave sessuali all’estero.
Secondo il capo dell’Interpol di Theran, questo traffico costituisce una delle attivita’ piu’ remunerative del Paese. E non risparmia, anzi, come vedremo, anche esponenti governativi consenzienti o addirittura implicati in prima persona. Ci sono alti funzionari che si dedicano personalmente alla compra-vendita ed allo sfruttamento sessuale di donne e ragazze.

Molte di loro sono originarie delle regioni rurali povere, dove dilaga anche la droga. La tossicomania ha raggiunto in Iran proporzioni endemiche, e alcuni genitori vendono i figli per pagarsi le dosi.
L'alto tasso di disoccupazione femminile (28 su 100 tra i 15 e i 29 anni, e 43 su 100 nella stessa fascia d’eta’), incita le ragazze in cerca di lavoro ad accettare offerte vergognose. I trafficanti di schiave profittano immediatamente di situazioni in cui donne e bambine sono piu’ vulnerabili. Così, dopo il terremoto di Bam, centinaia di ragazze rimaste orfane sono state rapite e condotte in un noto mercato di schiave di Theran, luogo di incontro di trafficanti iraniani e stranieri.

I Paesi arabi del Golfo Persico rappresentano una delle destinazioni privilegiate del traffico di schiave. Secondo il direttore del distretto giudiziario provinciale di Theran, i trafficanti puntano alle adolescenti dai 13 ai 17 anni, secondo altre fonti, sempre giudiziarie, ci sarebbero anche bambine tra gli 8 e i 10 anni tra le prostitute inviate in paesi arabi. Dopo la fuga di una ragazza di 18 anni dall’appartamento interrato di un palazzo di Theran, e’ stata scoperta una rete di trafficanti che vi teneva prigioniere decine di ragazze in attesa di essere inviate in Qatar, nel Kuweit, e negli Emirati Arabi Uniti.

Il gran numero di donne e di adolescenti iraniane che vengono ciclicamente espulse dai Paesi del Golfo Persico è un'ulteriore testimonianza dell’ampiezza del traffico.
Quando vengono rimpatriate in Iran, gli integralisti gettano su di loro la colpa dei crimini di cui sono state vittime, e spesso le condannano a punizioni corporali. Le ragazze sono costrette a sottoporsi anche ad un esame psicologico che dovrebbe determinare "perchè" e se sono "intimamente portate" a dedicarsi “ad attivita’ immorali”, con tutto quello che ne segue, compresa il divieto a vita di uscire dal Paese.

La polizia ha scoperto numerose reti criminali di prostituzione e traffico di schiave sessuali che da Theran inviavano ragazze a clienti in Francia, in Gran Bretagna ed in Turchia. Una rete che aveva base sul territorio turco, faceva entrare clandestinamente donne e adolescenti iraniane comprate dai trafficanti locali, e dopo averle munite di passaporti falsi, le trasportava verso altri Paesi europei e del Golfo Persico. La polizia ha rivelato il caso, uno per tutte, di una ragazza di 16 anni condotta in Turchia prima di essere venduta ad un uomo europeo di 58 anni per 20mila dollari.
Secondo la polizia della provincia di Khorasan, nel nord-st del Paese, ragazze da 12 a 20 anni sarebbero vendute come schiave ad uomini pakistani che le sposano per poi poterle vendere in bordelli che in Pakistan si chiamano “kharabat”. E’ stata scoperta una rete che contattava le famiglie povere dei dintorni di Mashad offrendogli di sposare le figlie. Le ragazze erano poi condotte in Pakistan via Afghanistan per essere vendute nei bordelli.
Nella provincia frontaliera del Sistan Belucistan, nel sud-est del Paese, sarebbero migliaia le giovani iraniane vendute ad uomini afgani. La loro destinazione finale e’ sconosciuta.

Anche il gran numero di ragazze che scappano di casa contribuisce all’aumento della prostituzione e del traffico di schiave. Le ragazze fuggono per sottrarsi alle regole rigide, ai maltrattamenti o alla tossicomania dei genitori e dei familiari stretti. Ma vanno a sbattere contro nuove violenze, primo tra tutti lo stupro. Il 90 per cento delle ragazze scappate di casa finisce nella rete della prostituzione, dopo aver subito stupro. A Theran sarebbero la stragrande maggioranza degli almeno 25mila “ragazzi di strada”. Studentesse vulnerabili, appena adolescenti in buona parte, che finiscono nei parchi cittadini dove sono facile preda dei magnaccia. Recentemente e’ stata smascherata anche una donna che vedeva giovani iraniane ad uomini del Golfo Persico. La donna agganciava da quattro anni ragazze scappate di casa, ed aveva venduto anche sua figlia per 11mila dollari americani.

Visto che l’Iran e’ governato da un regime totalitario, le autorita’ non possono non essere al corrente della maggior parte delle attivita’ criminose organizzate sul territorio. La scoperta di reti di schiavitu’ sessuale nel paese ha rivelato anche il coinvolgimento di molti mollah e di alti funzionari nel traffico dello sfruttamento sessuale di donne e di ragazze.
Secondo altre denunce anonime di donne pervenute agli organi di polizia, anche giudici chiamati a concedere divorzi avrebbero imposto rapporti sessuali in cambio dell’autorizzazione. Alcune donne arrestate per prostituzione hanno dichiarato che avevano dovuto sottomettersi a rapporti sessuali con poliziotti prima di essere condotte in prigione. Sono stati segnalati casi in cui la polizia aveva consegnato giovani donne per il divertimento sessuale di mollah ricchi e potenti.

Il governo ha creato in numerose citta’ rifugi destinati a venire in aiuto alle ragazze in fuga, ma i funzionari che li gestiscono sono spesso corrotti, e si servono delle ragazze ospitate per alimentare reti di prostituzione.
A Karaj, per esempio, l’ex dirigente del Tribunale Rivoluzionario e sette alti funzionari sono stati arrestati in relazione ad una rete di prostituzione che operava con adolescenti da 12 a 17 anni provenienti da un rifugio per ragazze scappate di casa, chiamato Centro di Orientamento Islamico.
I casi di corruzione come questo sono una legione. Un giudice di Karaj e’ stato scoperto e incriminato quale membro di una rete che comprava giovani donne per venderle all’estero. Mentre smantellava una rete di prostituzione a Qom, citta’ santa iraniana e centro di formazione religiosa, la polizia ha scoperto che alcuni tra gli arrestati lavoravano per organizzazioni governative, tra cui il ministero della Giustizia.

I religiosi al potere non hanno tutti la stessa posizione ufficiale sul commercio sessuale: alcuni si sforzano di negarlo e dissimularlo, altri lo riconoscono e lo facilitano. Nel 2002, un giornalista della BBC e’ stato espulso dal Paese per aver scattato alcune istantanee di donne prostitute. I funzionari hanno spiegato così la loro decisione: “La espelliamo perche’ lei ha fotografato alcune prostitute. Non e’ uno specchio autentico della vita nella nostra repubblica islamica. In Iran, non ci sono prostitute.”.

Alcuni funzionari della Direzione dei Programmi sociali del Ministero dell'Interno hanno suggerito di legalizzare la prostituzione per inquadrarla e contenere la diffusione dell’Aids, proponendo anche la creazione di bordelli chiamati “case della moralita’, ed il ricorso alla pratica del matrimonio temporaneo (che permette ad una coppia di sposarsi per un breve periodo, a volta anche per un’ora), alfine di dare una legalità religiosa alla prostituzione. L’ideologia ed i metodi degli integristi sono molto flessibili quando si tratta di dominare e sfruttare le donne.
A priori, si potrebbe credere che un’industria del sesso fiorente in una teocrazia con religiosi nelle vesti di sfruttatori sia una contraddizione, in un Paese governato dalla norma religiosa. Niente di piu’ falso.

In primo luogo, sfruttamento e repressione delle donne sono strettamente legate, l’uno e l’altra esistono là dove le donne, individualmente e collettivamente, sono private di diritti e di liberta’.
In secondo luogo, gli integristi iraniani non sono che musulmani conservatori, sostenitori di una corrente politica che considera le donne esseri intrinsecamente inferiori sul piano intellettuale e morale. Gli integristi detestano il corpo e lo spirito femminile. La vendita di ragazze e di donne a fini di prostituzione non e’ che una misura in piu’ nel loro modo di vedere il femminile, non è che il completamento dell’imposizione di nascondere capelli e corpo sotto il chador.
In una dittatura religiosa come quella iraniana, non si puo’ invocare la legge per difendere i diritti delle ragazze e delle donne. Non ci sono norme a garanzia della liberta’ e dei diritti umani. Solo la democrazia, dunque la cessazione della dittatura religiosa, puo’ garantire i diritti inalienabili della persona. E porre le condizioni per liberare le donne e le ragazze iraniane da ogni forma di schiavitu’.

APPELLO DEI SINDACI ITALIANI PER IL RICONOSCIMENTO DELLA RESISTENZA IRANIANA


fonte: Targatocn.it

VALMAGGIA E COSTA FIRMANO APPELLO PER LA DEMOCRAZIA IN IRAN

Negli ultimi mesi, numerose organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani hanno ripetutamente espresso la loro preoccupazione sulla crescente violazione dei diritti umani in Iran. Le impiccagioni pubbliche, nel solo mese di gennaio 2009, sono state 59, oltre ad impiccagioni di minorenni, amputazione degli arti, arresti arbitrari di massa delle donne e dei giovani.

Verso la fine del 2008, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato, per la cinquantacinquesima volta, il regime iraniano per aver violato palesemente i diritti umani. Il regime dei mullah, accanto alle continue violazioni dei più elementari diritti dell'uomo e violando le varie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, porta avanti il suo progetto di armamento atomico.

Le sue continue e frequenti interferenze in Iraq finalizzate a instaurare in quel Paese un regime islamico, il supporto e il sostegno al terrorismo in Libano, in Afghanistan e nei territori palestinesi mirano a creare nell’intera regione uno stato di guerra e di esplosione. I due decenni della politica di accondiscendenza e di dialogo, di concessione di incentivi finalizzati a cambiare il comportamento del regime iraniano, hanno prodotto un effetto contrario che ha incoraggiato maggiormente la classe politica iraniana a proseguire sulla strada della costruzione della bomba atomica, sulla strada della repressione delle libertà e sull'esportazione del terrorismo in medioriente, nonché in altri continenti della Terra.

L'Europa, per evitare una nuova guerra nella regione, deve sostituire la sua politica di accondiscendenza con una politica di fermezza agevolando cosi il cambiamento democratico in Iran. Una politica realista per il ripristino della libertà e della democrazia in Iran, necessaria per l'instaurazione della pace e la serenità nella regione, esige il rifiuto della strada della guerra e della politica di accondiscendenza con il regime dei mullah e allo stesso tempo il sostegno alla terza via rappresentata dalla Presidente del Consiglio Nazionale della resistenza iraniana, Maryam Rajavi.

Noi Sindaci e Presidenti delle Province italiani consideriamo il sostegno alla resistenza iraniana un nostro dovere democratico. Chiediamo al Governo italiano di riconoscere il Consiglio Nazionale della resistenza iraniana guidato dalla signora Maryam Rajavi come l'unica alternativa al regime fondamentalista iraniano. Chiediamo al Governo Italiano di schierarsi, insieme a numerosi politici e parlamentari rappresentanti i Paesi europei e del mondo, a fianco del popolo e della resistenza iraniana per ripristinare la democrazia e la libertà in Iran.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO