martedì 29 luglio 2008

UE CONDANNA ESECUZIONI SIMULTANEE, AFFRONTO A DIGNITA' UMANA


Commento: il regime fondamentalista e terrorista dei mullah si ricorre all'uso della violenza e della repressione in situazioni di crisi. L'uso dello strumento della repressione ha un messaggio chiaro: terrorizzare la popolazione e mandare dei segnali forti all'estero. La repressione e il terrorismo insieme alla bomba atomica sono tre pilastri su cui regge il regime dei mullah. Sono tre fondamentali argomenti su cui il regime di Ahmadinejad non si arretra manco di una virgola. Tutte le iniziative intraprese da parte del regime in campo di trattative sono mirate a temporeggiare e attenuare la pressione internazionale sulla questione atomica e cosi facendo superare gli ostacoli posti da varie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e passare indenne i pochi mesi ancora rimasti fino alle elezioni presidenziali americane sperando che Obama vinca la battaglia presidenziale. L'intervista di Ahmadinejad con la tv americana di ieri va letta in questo occhio. I mullah iraniani sono dei grandi maestri prestigiatori. Pertanto posso dire a grand voce che qualsiasi ritiro su questi temi porterà il regime iraniano al collasso e al rovesciamento inevitabile. Basti che si apra un piccolo varco in uno dei questi pilastri e vedrete che il regime dei mullah si spezza in mille e si accascia in pochi nistanti su se stesso. Esattamente come è successo con il regime dello Scià. Ecco perchè i dirigenti iraniani sono intransigenti su queste questioni e non concedono nulla a nessuno. Perfino portano sul patibolo un ragazzo di appena 17 anni oppure un uomo ferito durante i combattimenti ecc... L'uso della violenza a fini di terrorizzare la popolazione e scoraggiarlo da intraprendere qualsiasi azione di dissidenza dimostra quanto sia questa struttura fragile e senza fondamenta. Alcuni giorni fa ha eseguito un impiccagione di massa a Teheran e proprio oggi ne ha portato a termine un altro.
Ogni qualvolta che la resistenza iraniana riesce a portare a termine alcune iniziative quali quello della visita del presidente Maryam Rajavi in Italia che ha avuto enormi successi presso la popolazione iraniana, il regime dei mullah subito si ricorre a dimostrare i suoi finti muscoli. Sappiamo benissimo che tali azioni minatorie oramai hanno perso la loro efficacia. Si sta avvicinando l'ora del regolamento dei conti. Gli ostacoli posti lungo il cammino della resistenza iraniana si stanno sciogliendo come il ghiaccio sotto il sole e la popolazione ne giova enormemente prendendo il coraggio di manifestare il suo dissenso e l'odio verso un regime clericale, dittatoriale, fondamentalista e terrorista.
Il viaggio straordinario del nostro presidente Maryam Rajavi in Italia e l'enorme accoglienza riservata a questa iniziativa da parte delle istituzioni italiane quali il parlamento, il comune di Roma, il Vaticano e la sua grandissimo eco sulla stampa nazionale e internazionale hanno iniettato una forte dose di entusiasmo nelle arterie della popolazione e una massiccia dose di preoccupazione e di incubo nelle malandate vene della dittatura religiosa dei mullah.
Karimi Davood, analista politico iraniano


Esteri
IRAN: UE CONDANNA ESECUZIONI SIMULTANEE, AFFRONTO A DIGNITA' UMANA
Bruxelles, 29 lug. (Adnkronos/Aki) - L'esecuzione contemporanea di 29 persone e' un "affronto alla dignita' umana". E' dura la condanna della presidenza francese dell'Unione Europea per l'impressionante quantita' di impiccagioni eseguite allo stesso momento la scorsa domenica. "L'Unione Europea - si legge in un comunicato - condanna nei termini piu' duri le 29 esecuzioni che hanno avuto luogo nel carcere di Evin, in Iran, domenica 27 luglio". L'Ue, prosegue la nota, "considera che l'azione del regime iraniano di inscenare queste esecuzione e di metterle al centro dell'attenzione dei media sia un affronto alla dignita' umana". L'Unione Europa, si legge ancora, "resta convinta che la pena capitale non possa essere la base di una politica equa ed efficace di perseguimento del crimine. L'effetto dissuasivo di questa pena non e' stato mai provato e qualsiasi errore giudiziario e' irreversibile". Del resto, prosegue la nota, "l'Unione Europea e' molto preoccupata per l'incremento del ricorso alla pena capitale in Iran negli ultimi mesi. Essa esorta le autorita' iraniane a porre fine alle sentenze capitale e alle esecuzioni, a stabilire una moratoria con l'obiettivo di abolire la pena capitale in accordo con la risoluzione adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2007, e a rispettare gli standard internazionale sui diritti umani per tutti gli iraniani".

venerdì 25 luglio 2008

ACCOGLIENZA A MARYAM RAJAVI ALL'AEROPORTO LEONARDO DA VINCI DI FIUMICINO


Il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente Maryam Rajavi durante l'incontro al Campidoglio

Maryam Rajavi durante la sua visita a Roma
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IRAN, Alemanno: Roma foro di dialogo tra popoli

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha incontrato oggi in Campidoglio la signora Maryam Rajavi, Presidente della Resistenza Iraniana, accompagnata da alcuni membri del suo Governo in esilio.

La Signora Rajavi, che al suo arrivo è stata accolta da una folla festante di suoi sostenitori ed esuli iraniani, aveva chiesto l'incontro per ringraziare il Sindaco e la Città di Roma per le iniziative che sono state prese negli ultimi mesi a sostegno della democrazia e del dialogo in Iran.

Il sindaco Alemanno, dopo aver ascoltato un resoconto della situazione in cui si trova il popolo iraniano, ha sottolineato come anche questa sia una grande lezione da imparare dalla storia: quando la comunità internazionale permette a un regime di opprimere un popolo quel regime finisce per essere un problema per tutta l'umanità.

Entrambi hanno ricordato il ruolo simbolico di Roma come storico foro di dialogo e di convivenza tra i popoli, ed in tale contesto il Sindaco ha invitato la Signora Rajavi a parlare di fronte al Consiglio Comunale capitolino il prossimo autunno.

mercoledì 23 luglio 2008

BENVENUTA A ROMA PRESIDENTE MARYAM RAJAVI


Foto: Il presidente Maryam Rajavi in piazza Montecitorio
OGGI PRESENTATA A ROMA IL SOSTEGNO DELLA MAGGIORANZA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GRANDE SODDISFAZIONE ED ENTUSIASMO DELLA COMUNITA' IRANIANA PRESENTE IN PIAZZA MONTECITORIO
PRESIDENTE RAJAVI E' STATA ACCOLTA IN PIAZZA MONTECITORIO DA NUMEROSI DEPUTATI ITALIANI E CITTADINI IRANIANI

NUMEROSI INCONTRI ISTITUZIONALI CON LE AUTORITA' ITALIANE TRA CUI ON. FINI, PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

BENVENUTA A ROMA PRESIDENTE RAJAVI
Notizie collaterali:
Da "IL FOGLIO" di giovedì 24 luglio 2008
(…)La Resistenza iraniana a Montecitorio. Ieri esponenti della maggioranza e dell`opposizione hanno lanciato un appello al Berlusconi IV affinché sostenga i dissidenti del regime di Mahmoud Ahmadinejad. Il presidente della Repubblica islamica ha ribadito anche ieri che "la nazione iraniana non arretrerà di un centimetro di fronte alle potenze che cercano di opprimerci", chiarendo che sul nucleare non farà passi indietro. II presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha ricevuto per la prima volta a Montecitorio Maryam Rajavi, del Comitato nazionale della Resistenza iraniana, che ha esortato l`Italia, l`Europa e gli Stati Uniti a cessare la "politica di appeasement" con Ahmadìnejad. Secondo Rajavi, "i negoziati sul nucleare hanno offerto soltanto concessioni e incentivi al regime".
Il ministro Frattini lo ha capito da tempo e la linea della Farnesina è fra le più intransigenti d`Europa. Frattini è lontano dall`ottimismo di Angela Merkel e Javier Solana e il 29 luglio, nella visita a Washington, potrebbe discutere con Condoleezza Rice di sanzioni più efficaci contro Teheran.(…)


Roma: per la prima volta in Italia Maryam Rajavi per due dibattiti in parlamento. Iniziative bipartisan per i diritti umani


Roma, 23 luglio 2008

Si svolgono oggi a Roma presso la Camera dei Deputati due iniziative bipartisan per i diritti umani e la libertà in Iran: un incontro con i giornalisti (Sala Stampa di Via della Missione, ore 12.00) e un convegno internazionale (Sala delle Colonne di Palazzo Marini, ore 13.00). Parlamentari della maggioranza e dell’opposizione, fra i quali Elisabetta Zamparutti (radicale, gruppo PD), Carlo Ciccioli, Paolo Guzzanti, Beatrice Lorenzin, Barbara Saltamartini (PDL), Amalia Schirru (PD), Paola Goisis (Lega Nord), i parlamentari britannici Lord King of West Bromwich e David Jones (ministro ombra per il Galles), il segretario di Nessuno tocchi Caino Sergio D’Elia, esperti di politica internazionale ed esuli iraniani analizzeranno la situazione del Paese mediorientale, anche alla luce della crisi nucleare in atto. Agli incontri partecipa – per la prima volta in Italia – Maryam Rajavi, presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana: si tratta della leader dell’opposizione iraniana in esilio, considerata la futura presidente di un Iran libero da decine di migliaia di sostenitori sia in Iran che nella diaspora. «La presenza della signora Rajavi» ha dichiarato Antonio Stango, segretario del Comitato di Parlamentari e Cittadini per la Libertà dell’Iran «è un’occasione straordinaria per confrontarsi con chi propone una ‘terza via’, alternativa sia all’accettazione passiva di un regime sanguinosamente repressivo che punta all’arma nucleare e minaccia la distruzione di Israele che al bombardamento delle installazioni per l’arricchimento dell’uranio. Credo che occorra sostenere il movimento dei democratici iraniani, a partire da quanti propongono la parità dei diritti fra donne e uomini, la separazione dello Stato dalla religione, l’abolizione della pena di morte e la tutela delle minoranze» ha concluso Stango.

Le iniziative in Parlamento discuteranno anche la necessità che l’Unione Europea, adeguandosi alle recenti sentenze comunitarie e britanniche, cancelli l’Organizzazione dei Mojahidin del Popolo Iraniano dalla lista dei gruppi terroristici, in cui era stata inserita su richiesta del regime di Teheran.
AGENZIA MULTIMEDIALE ITALIANA

E' arrivata ieri a Roma, Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri), il braccio politico del Mko, Al suo arrivo nello scalo romano di Fiumicino, Rajavi, giunta poco dopo le 13:30 con un volo di linea della compagnia Air France proveniente da Parigi, e' stata presa in consegna sotto bordo dell'aereo da agenti della Polaria, che l'hanno accompagnata fino all'uscita dalla hall Arrivi del terminal B. Qui ad attenderla c'erano alcuni funzionari con i quali la donna, dopo essere salita a bordo di una berlina, seguita da altre vetture scortate, ha lasciato rapidamente l'aeroporto per raggiungere la Capitale.

Stamane la Rajavi ha tenuto un incontro alla Camera con numerosi parlamentari italiani. Fuori, davanti Montecitorio, un centinaio di persone ha manifestato il loro suo sostegno. I sostenitori della Rajavi indossavano una maglietta gialla con l'immagine della leader del movimento di opposizione iraniano e un cappellino con la scritta “Viva Rajavi”. Fra i manifestanti c'erano molte donne e bambini.

Maryam Rajavi e' nata in una famiglia di classe media a Teheran. Madre di una ragazza di 21 anni, si è laureata ingegnere in metallurgia all'università di tecnologia di Teheran. Comincia le sue attività contro lo Scià già negli anni '70. dopo la sua entrata all'università, e diventa rapidamente una dirigente del movimento dei Mojahedin del popolo, un'organizzazione musulmana, democratica e nazionalistica che mira all'instaurazione di un governo democratico, pluralistico e laico in Iran.

Dopo la caduta della monarchia, Maryam diventa la responsabile della sezione sociale del Mojahedin, svolgendo un ruolo chiave nell'adesione degli studenti e dei liceali. Nel 1980, si presenta alle elezioni legislative a Teheran ottenendo più di 250.000 voti.

La Rajavi ha svolto un ruolo decisivo nell'organizzazione delle due grandi manifestazioni a Teheran, in aprile ed nel giugno del 1981, contro il nascente regime. Da questo momento in poi, la repressione khomenista si accentua costringendo alla fuga Myriam Rajavi che giunge a Parigi nel 1982.
Il link per visionare il breve filmato della presenza del presidente Maryam Rajavi in piazza Montecitorio
http://www.agenziami.it/articolo/1138/Iran+Visita+a+Roma+di+Maryam+Rajavi/




23/07/2008 - Roma
Iran. Maryam Rajavi: Italia continui con la fermezza contro il regime iraniano
«Ho apprezzato l'atteggiamento di fermezza politica dell'Italia verso il regime iraniano e il popolo iraniano ha accolto positivamente il comportamento del governo italiano durante la visita di Ahmadinejad» in occasione dell'ultimo vertice Fao a Roma. Lo ha dichiarato Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana in esilio, in visita nella Capitale. Nel corso di un incontro con il presidente della Camera Gianfranco Fini, la Rajavi ha avuto modo di consegnare insieme con un gruppo di parlamentari italiani un appello per la cancellazione del gruppo dei Mujaheddin del popolo iraniano dalla “lista nera” delle organizzazioni terroristiche stilata dalla Ue. Il presidente Fini si è limitato a «prendere atto» della richiesta. Al termine dell'incontro Rajavi ha espresso l'auspicio «che l'Italia abbandoni totalmente la politica della condiscendenza col regime iraniano ma continui con la fermezza perchè questa è l'unica risposta possibile ad un regime dittatoriale. Spero inoltre che riconosca la resistenza iraniana come unico e principale interlocutore».



APCOM sulla presenza di Maryam Rajavi
Esteri
IRAN/ RAJAVI: ITALIA SOSTENGA LA RIABILITAZIONE DELLA RESISTENZA
Per presidente è incarnata dai Mujaheddin del Popolo (Mpoi)
postato 2 ore fa da APCOM
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Roma, 23 lug. (Apcom) - La signora Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana (Ncri), accolta oggi per la prima volta in Italia, ha lanciato un accorato appello al governo italiano a sostenere la sua battaglia per depennare i Mujaheddin del Popolo (Mpoi) - (l'organizzazione fa parte dell'Ncri) dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea.

La signora, intervenendo oggi a due riprese alla Camera dei Deputati, ha sottolineato l'importanza cruciale della rabilitazione dell'Mpoi per "un cambiamento democratico in Iran", ricordando che è stata già avallata dalla Corte del Lussemburgo e dal governo britannico e sostenuta anche dai parlamenti francese e belga e da 200 eurodeputati.

L'organizzazione, ha lasciato intendere Rajavi, per la sua grande base nella società iraniana e per gli anni di lotta sotterranea - 120 mila tra i suoi membri, ha detto, sono stati giustiziati - è l'unica al momento in grado di minacciare direttamente l'attuale regime "brutale e oppressivo" dei mullah iraniani e l'unica ad essere effettivamente temuta da Teheran. "Nel 2002 fu la prima a informare il mondo del programma nucleare iraniano", ha affermato Rajavi.

La signora ha quindi esortato l'Occidente a cessare la sua "politica di appeasement" nei confronti del regime di Teheran, la stessa che ha portato all'inserimento dell'Mpoi nella lista nera dell'Ue. Nelle "prolungate negoziazioni sul nucleare - ha spiegato - i Paesi dei 5+1 hanno offerto concessioni e incentivi uno dei quali è stato proprio quello di effettuare restrizioni contro la resistenza iraniana".

"I governi occidentali ignorano lo stato esplosivo della società iraniana. Non sanno della assolutà fragilità del regime", ha affermato ancora Rajavi che oggi è stata anche ricevuto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. "Al contrario - ha proseguito - sono intimiditi dagli inganni dei mullah e vedono l'esportazione del terrorismo e del fondamentalismo in Iraq, in Libano e in Afghanistan come segnale del potere".

Rajavi ha quindi lanciato un appello a quella che chiama la "terza via". "Il popolo e la resistenza iraniani chiedono all'occidente di fermare la politica di appeasement nei confronti dei loro assassini. Una politica che ha trascinato il mondo verso un rischio di guerra e per questo abbiamo scelto una terza via: no all'appeasement, no alla guerra, si al cambiamento democratico per mano del popolo iraniano e della sua giusta resistenza".

Politica
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Iran: Rajavi, solo con appoggio a resistenza interna si risolve crisi nucleare

'Ahmadinejad troppo debole, non puo' compiere passi indietro su atomica'

Roma, 23 lug. -(Aki) - Per raggiungere risultati nella crisi sul programma nucleare di Teheran, la comunità internazionale deve appoggiare il movimento di resistenza in Iran: lo afferma ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL Maryam Rajavi, neo-eletta presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana. A margine della conferenza che si è tenuta oggi alla Camera dei Deputati, la Rajavi spiega che il governo del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad "è una dittatura del 21mo secolo, così debole e così in contrasto con la comunità internazionale che se facesse un passo indietro si dissolverebbe". La Rajavi è anche membro dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo in Iran (PMOI), un gruppo dell'opposizione armata fuorilegge in Iran e considerato un movimento terrorista da Unione Europea e Stati Uniti: la Rajavi si trova in Italia nel tentativo di raccogliere supporto in modo da far uscire il PMOI dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell'UE.

martedì 22 luglio 2008

IRAN: FRATTINI, ENTRO SETTIMANA UE VARI ULTERIORI SANZIONI


Foto: Signora Maryam Rajavi, presidente eletta dalla resistenza iraniana

Foto: Franco Frattini, ministro degli esteri italiano

Notizia e il commento:
Bruxelles, 22 lug. (Adnkronos/Aki) -  L'Unione Europea non ha pienamente attuato le sanzioni contenute nella risoluzione 1803 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e dunque dovra' varare entro questa settimana ulteriori sanzioni oltre a quelle gia' stabilite. E' la posizione espressa dal ministro degli Esteri Franco Frattini a margine del Consiglio affari generali e relazioni esterne a Bruxelles. Tali sanzioni "dovranno essere prese entro fine luglio -ha spiegato- alla prossima riunione del consiglio dei rappresentanti permanenti (Coreper, che include gli ambasciatori dei Ventisette presso l'Ue) in modo che possa passare tra i punti A (quelli cioe' su cui non c'e' discussione) al primo consiglio utile dei ministri Ue entro fine luglio", e cioe' il Consiglio giustizia affari interni che si terra' giovedi' e venerdi' prossimo. Il ministro ha tuttavia sottolineato che "nessuno nella Ue vuole andare oltre quanto previsto dalla risoluzione dell'Onu".


Commento: Condivido pienamente le preoccupazioni del ministro Frattini e ribadisco ancora una volta la ferma richiesta del popolo iraniano sulla necessità di adozioni di severi sanzioni generali contro il regime fondamentalista dei mullah iraniani che è la fonte principale del terrorismo e della instabilità nella regione e nel mondo. Bisogna dare voce al popolo e alla resistenza iraniana e riconoscere prima possibile la volontà popolare per un cambio democratico in Iran.
Le sanzioni + il riconoscimento della resistenza iraniana sono due condizioni necessari per un cambiamento radicale e profonda della situazione iraniana altrimenti il mondo corre il rischio di andare verso una guerra catastrofica e devastatrice di cui la sorte è ancora ignota. Lunica alternativa valida ed efficace è quella presentata dal nostro presidente della repubblica la signora Maryam Rajavi che sintetizza in due parole la via maestra per affrontare il pericolo mondiale del fondamentalismo islamico dei mullah: la terza via, non alla guerra, non alla politica di accondiscendenza sì al popolo iraniano e alla sua legittima resistenza per un cambio democratico in Iran.
karimi davood, analista politico iraniano

venerdì 18 luglio 2008

APERTURA DELLA RAPPRESENTANZA AMERICANA A TEHERAN E' UNA REALTA' OPPURE UN MIRAGGIO?


QUESTIONE ATOMICA IRANIANA: ANCHE GLI AMEICANI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO!
QUALI SPERANZE E LE PROSPETTIVE?
APERTURA DI UNA RAPPRESENTANZA AMERICAN A TEHERAN E’ UNA REALTA’ FATTIBILE OPPURE E’ UN MIRAGGIO?

Dopo l’uscita della notizia del prossimo incontro tra il sottosegretario del ministero degli esteri americano, Solana e gli inviati dei mullah a Ginevra, e la riapertura dopo 30 anni di un ufficio di rappresentanza americana a Teheran, molti colleghi della stampa mi chiedevano quali prospettive e speranze ci possano essere? La mia risposta è stata questa. Quando un cacciatore aziona una trappola quali sono le sue speranze? Naturalmente che qualche preda ci caschi con la testa. E’ esattamente identica la situazione. Il regime dei mullah ha esteso una trappola per catturare ancora del tempo necessario per la costruzione della sua bomba atomica islamica. I dirigenti iraniani sanno benissimo che senza il tempo necessario la bomba non sia fa. La magia e la demagogia religiosa non funzionano in questo campo. Il materiale fissile non è la gente comune che ci si imbroglia con due versetti del Corano e due riferimenti al profeta Maometto. L’atomo e l’uranio seguono una certa logica basata sulla matematica, sulla fisica e sulle regole della natura. Per arricchire l’uranio ci vogliono macchinari e strumenti adatti e il tempo necessario. Ecco la parte più importante della questione. Il tempo. E’ questa parte che fa soffrire i mullah iraniani. La resistenza iraniana nel 2003 ha intelligentemente intervenuto e ha bloccato l’avanzamento del processo della costruzione della bomba atomica islamica. Il mondo deve un grande ringraziamento al nostro carismatica presidente la signora Maryam Rajavi che con il suo grande coraggio e convinzione e sensibilità umana ha ordinato la rivelazione di tutto il programma atomico militare del regime fondamentalista dei mullah non esitando nemmeno un secondo di informare il mondo intero del pericolo che corre tutto il globo a causa della politica belligerante ed espansionistica iraniana. A conferma di tutto ciò testimoniamo la regolare denuncia di tutti i progetti atomici militari dell’Iran da parte della resistenza iraniana.
Per quanto riguarda la bomba atomica che lo stesso ex presidente Rafsanjano l’ha chiamato “ la garanzia per la sopravvivenza della repubblica islamica iraniana” leggilo il regime fondamentalista e terrorista dei mullah, vi assicuro che se i mullah avessero avuto la possibilità di acquistare al mercato nero una sola bomba l’avrebbero fatto immediatamente e dietro il pagamento di miliardi e miliardi di dollari. Ma per fortuna la bomba atomica non si vende ne al mercato libero e ne al mercato nero. Allora? Allora bisogna giocare con la comunità internazionale per temporeggiare e acquisire occasioni e intervalli giusti finalizzati dare il tempo e la possibilità materiale ai scienziati del regime di completare e assemblare prima possibile la bomba atomica islamica. In tal direzione è lecita qualsiasi mossa e azione sia politica che militare. Qui devo ribadire che uno degli obiettivi di primo piano del regime dei mullah nell’intensificazione delle sue interferenze terroristiche in Iraq e in Afghanistan è quello di costringere gli americani di accettare la “realtà e la forza della repubblica islamica iraniana”! Cioè con l’uso del terrorismo sta cercando di imporsi alla comunità internazionale. Secondo me accettarlo sarebbe un grave errore sia tattica che strategica. Qualsiasi tipo di negoziato sia in campo della sicurezza irachena che in campo nucleare sarebbe un gravissimo errore. Esattamente rispecchia la situazione di quella preda che incosciente del pericolo si avvicina al posto sbagliato e ci si perde la più preziosa cosa che un essere vivente abbia a disposizione: la vita!
Comunque vadano le cose, con apertura e senza apertura dell’ufficio di rappresentanza americana a Teheran secondo me da questa politica non uscirà mai e mai nessun “figlio” con cui si possa, dimostrandolo al mondo, tranquillizzare i popoli preoccupati della regione mediorientale e in particolar modo il popolo iraniano. E’ da anni e anni che ci si parla di una prossima apertura della rappresentanza americana a Teheran. Sinceramente io credo di più alla passeggiata del sole sulla superficie della terra che a questa favola raccontata dagli ambienti poco raccomandabili che saranno i veri responsabili della prossima catastrofica guerra in medioriente.
Per noi questa è ennesima mossa del regime dei mullah per ingannare il mondo intero e temporeggiare e imbrogliare che ci si appresta. Appunto gli uomini della politica di accondiscendenza capeggiati da Khavier Solana, responsabile per gli affari esteri dell’Unione Europea.
Karimi Davood, analista politico iraniano

giovedì 17 luglio 2008

GRANDE VITTORIA DELLA RESISTENZA IRANIANA IN FRANCIA:290 PARLAMENTARI FRANCESI APPOGGIANO I MOJAHEDIN DEL POPOLO


Foto: il presidente Maryam Rajavi durante il suo intervento di ieri alla Camera nazionale francese per la presentazione della risoluzione firmata dalla maggioranza dei membri del parlamento
IRAN/ FRANCIA: DEPUTATI VOGLIONO RIABILITARE I MUJAHEDDIN
Eliminandoli da lista nera Ue

Parigi, 16 lug. (Apcom) - La maggioranza dei deputati francesi si è pronunciata a favore del ritiro dei Mujaheddin del popolo iraniano (Pmoi) dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea. 290 deputati di tutti i partiti - sui 577 dell'Assemblea nazionale - hanno firmato anche una dichiarazione "per un cambiamento democratico in Iran" che in seguito è stata consegnata a Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana.

"Bisogna ritirare il nome dei mujaheddin dalla lista" dell'Ue, ha dichiarato Rajavi, secondo la quale l'accusa di terrorismo al Pmoi "è un'etichetta per mercanteggiare con il regime dei mullah"."Fra la guerra e la compiacenza con il regime iraniano, c'è una terza via democratica", ha detto. "Agiremo in questa direzione nell'ambito della presidenza francese dell'Ue", ha commentato uno dei deputati, Jean-Pierre Brard.

Alcuni deputati britannici, presenti oggi all'Assemblea nazionale, hanno lanciato un appello all'Ue a seguire l'esempio del Regno Unito, che a fine giugno ha ritirato il Pmoi dalla lista delle organizzazione terroristiche, all'indomani di un voto del Parlamento. Il movimento era stato inserito su questa lista nel 2001.

L'Organizzazione dei Mujaheddin del popolo dell'Iran (questo il loro nome ufficiale) nacque all'inizio degli anni '70... Ha partecipato attivamente alla lotta per il rovesciamento del regime dello scià, ma è poi entrata in radicale contrasto con le autorità khomeiniste (e con Khomeini personalmente) perché si opponeva alla involuzione dittatoriale e integralista della Repubblica islamica.

IL FONDAMENTALISMO IRANIANO PREOCCUPA IL PRESIDENTE BERLUSCONI


Foto: Presidente Maryam Rajavi, autrice della terza soluzione: non alla guerra; Non alla politica di accondiscendenza; Si al sostegno al popolo iraniano per un cambio democratico della situazione politica del paese
Oramai la comunità interazionale in particolar modo l'Europa si sta avvicinando alle posizioni della resistenza iraniana e sta prendendo il corpo la consapevolezza del pericolo in cui è immerso il mondo intero a causa del fondamentalismo terroristico iraniano di matrice khomeinista. Per la prima volta vedo che un premier europeo parla cosi apertamente delle sue paure e delle sue angosce sulla questione atomica e terroristica iraniana. Faccio i miei migliori auguri e complimenti al presidente Berlusconi per il suo coraggio e per la sua lealtà politica. In precedenza si cercava di nascondere la vera minaccia contribuendo non alla sicuurezza nazionale bensi alla sicurezza dei terroristi che metteveano in vero pericolo la vita degli innocenti. Spero che anche il resto dell'Europa segua il presidente Berlusconi e scena in campo con più sicurezza e più convinzione che al terrorismo e al fondamentalismo iraniano non bisogna abbassare la testa. Anzi bisogna alzare la voce e dare la voce al coloro che lo combattono sia dall'interno che dall'esterno del paese: la resistenza iraniana guidata dal presidente Maryam Rajavi che con la sua proposta ha oramai conquistato un posto particolare sulla scena internazionale. La signora Rajavi dice Non alla guerra, Non alla politica di accondiscendenza e Si al popolo iraniano per un cambio democratico della situazione politica del paese attraverso il popolo stesso.
A voi il testo delle dichiarazione del presidente Berlusconi:
24ore - PoliticaInviaStampa
Roma, 13:38
BERLUSCONI: IRAN, PROBLEMA CHE CI PREOCCUPA MOLTISSIMO
"L'Iran e' il problema che ci preoccupa moltissimo. Nonostante gli sforzi della comunita' internazionale e dell'Onu non siamo arrivati a un fermo per quanto riguarda un progetto di preparazione nucleare dell'Iran". Parlando alla Fondazione Medidea, Silvio Berlusconi traccia un quadro delle questioni sulla scena internazionale: "Ormai c'e' la certezza che l'Iran disponga di missili capaci di raggiungere Israele e andare anche a colpire il cuore dell'Europa. E' chiaro che ove Israele avesse la certezza che l'Iran disponga di armi nucleari, nessuno potrebbe fermarlo dal procedere a una reazione militare con armi nucleari. E questo sarebbe un disastro, tutti i leader internazionali sono impegnati in tal senso". Il premier ribadisce che "L'Italia fara' la sua parte" attraverso un "contributo di concretezza" avvicinando le parti in modo da tenere il dialogo sempre aperto.

domenica 13 luglio 2008

AHMADINEJAD: TAGLIEREMO LE MANI AI NOSTRI NEMICI!!!!!


Foto: un'immagine del fotomontaggio del lancio di 4 missili


Quando lo spirito e il messaggio di un corrente di pensiero va verso la pistola e il coltello, leggilo il terrorismo, bisogna tranquilizzarsi e non spaventarsi(l'obiettivo della corrente di pensiero), che quella corrente è arrivata alla fine del suo percorso. Il caso del passdar terrorista Ahmadinejad, presidente designato dal capo supremo del regime fondamentalista dei mullah è emblematico nel suo genere. Da quando lo hanno prelevato dalle carceri iraniane, in cui sparava i colpi di grazia ai detenuti condannati a morte, e messo sulla poltrona del capo esecutivo di questo regime non fa altro che abbaiare a destra e a sinistra. Naturalmente mi chiedo scusa all'animale più fedele del mondo e amico dell'uomo!
La domanda nasce spontanea. Perchè tanta minaccia insieme a tanta dimostrazione di violenza in Iran in particolare tra i giovani? La risposta è retorica. Il regime dei mullah ha paura di essere travolto e gettato nella patumiera della storia attraverso il popolo iraniano e con il sostegno della comunità internazionale. Di solito quando un regime si sente minacciato dal fuori dei confini del paese ci si rifugia sotto la gonna e la protezione del suo popolo. Ammesso che sia popolare. Ma il regime dei mullah fa il contrario. Perchè? perchè è senza le basi necessarie sociali e popolari.
Il regime dei mullah si rifugia sotto la gonna del suo strumento politico ideologico e strategico: appunto il terrorismo (vedi Iraq e afghanistan e il resto del mondo).
Il terrorismo in tutte le sue dimensioni sia reale che virtuale. Non disdegna nessun strumento nemmeno il sistema fotoshop e il fotomontaggio. Alcuni giorni fa ha usato questo metodo per spaventare il mondo dalla sua capacità militare offensiva e non difensiva. Il risultato? Ha sputato verticalmente in alto che poi è tornato sulla sua faccia. Il peggio che poteva fare. L'hanno smascherato i grandi specialisti dell'informatica.
Da oggi in poi ha deciso di tagliare le mani ai nemici prima che loro possano premere il griletto. Naturalemnte con il Fotoshop.
karimi davood

Leggiamo la notizia di Ahmadinejad:

L'Iran reagisce colpo su colpo alle minacce di attacco israelo-americano alle proprie infrastrutture nucleari. "Prima che i nemici premano il grilletto, le forze armate iraniane taglieranno loro le mani", ha detto il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Irna. Non e' chiaro se il presidente iraniano si riferisse a quanto scritto dal Sunday Times, che riporta il sostegno di George W. Bush a una eventuale azione preventiva israeliana, ma e' evidente che nelle ultime settimane si e' avuta un'intensificazione delle minacce dall'una e dall'altra parte, arricchita da test e manovre militari compiute dai due Paesi. I venti di guerra, inoltre, cominciano a soffiare sull'intera regione. Dallo staff dell'ayatollah supremo, Ali Khamenei, era stata ventilata la possibilita' di una reazione militare che colpisca non solo lo Stato ebraico ma anche "32 basi americane" in Medio oriente. (AGI/AFP) - Teheran, 13 lug.
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sabato 12 luglio 2008

IRAN ESPERIMENTA ARMI BIOLOGICHE



foto: scimmie vervet in Africa


Recentemente alcune fonti dell'opposizione iraniana hanno diffuso una notizia secondo cui il regime dei mullah avrebbe acquistato 240 scimmie di una razza molta rara e in via di estinzione Vervet, dal paese africano Tanzania. Fin qua la notizia può suscitare qualche sentimento di pietà e di rancore. Naturalmente pietà nei confronti delle povere scimmie e rancore nei confronti di coloro che usano i metodi più feroci ai fini oscuri. Dopo la diffusione della notizia, i mass media internazionali ha cercato di aprofondire la questione dato che si trattava di una particolare razza di scimmie che non può essere usato nella "produzione dei vaccini contro paralisi infantile"! La tv "Alarabie" ha parlato di un eventuale uso delle scimmie nella produzione e nell'esperimentazione delle armi biologiche. Le scimmie Vervet furono acquistate "dall'Istituto per la produzione dei vaccini di Razi" di Teheran. Il direttore del centro confermando l'acquisto di 140 capi ha smentito altri usi diversi da quello ufficialmente dichiarato. Al contrario di quello che ha dichiarato il direttore del Centro, il venditore africano delle scimmie signor Nazir Manji ha detto a Sundy Times che " gli iraniani sono molto riservati e strani. Dicono che producono all'interno del paese i vaccini e poi pagano qualsiasi cifra anche molto bene e addirittura mandano i loro esperti in Africa per assicurarsi della espedizione. Signor Nazir ha poi aggiunto che secondo me loro usano le scimmie per altri fini anche perchè questi animali di appena 2 kili e mezzo non possono essere usati per la produzioine dei vaccini."
A prescindere dal peso delle scimmie e dalle dichiarazioni di entrambi parti, sappiamo che il regime dei mullah sta lavorando fortemente su diversi campi per la produzione delle armi non convenzionali. Alcuni anni fa la resistenza iraniana e in particolare l'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, che di recente è stata riabilitata dall'Inghilterra e rimossa dalla lista nera britannica, ha rivelato per la prima volta l'esistenza di un progetto atomico militare per la produzione della bomba atomica. La notizia ha gettato il mondo in una situazione di imbarrazzo anche perchè l'intero mondo e in particolare i servizi segreti di grandi potenze avevano fatto flop e non ne sapevano nulla dell'esistenza di un progetto durato 18 anni e in uno "stato di massimo sviluppo". Nonostante la politica di accondiscendenza europea, americana e la politica di non interferenza adottato dall' agenzia per l'Energia atomica dell'ONU e del suo capo egiziano Al Baradei, la resistenza iraniana è riuscita a costringere il regime fondamental-terrorista dei mullah ad uscire fuori e rispondere alla comunità internazionale il perchè di 18 anni di segrezza atomica? Naturalmente, grazie alla resistenza iraniana il mondo ha preso in tempo la questione e speriamo che la diplomazia faccia il suo lavoro di convincimento e di persuasione del regime dei mullah e che possa impedire agli iraniani di costruire la loro bomba atomica islamica che diventerebbe uno pericolosissimo strumento nelle meni di un regime terrorista e fondamentalista . Ma sinceramente io non ci scommette manco un pezzo di ossa di un pollo morto. Il regime iraniano continuerà ad andare avanti nella costruzione della sua bomba atomica e alla fine condurrà il mondo intero in un conflitto di dimensioni globali e spaventose.
Anche questa volta la comunità internazionale e gli organi competenti devono prendere sul serio la notizia dell'acquisto di 240 scimmie dalla Tanzania e devono andare a controllare l'uso di tali animali. Abbiamo notizie secondo cui in previsione di un imminente conflitto, dal momento che la bomba atomica non è ancore pronta, il regime dei mullah ha accellerato la produzione delle sue armi chimiche e biologiche. La notizia dell'acquisto delle scimmie africane della razza Vervet ne è una delle prove che confermano ciò che il popolo iraniano va denunciando da anni.
karimi davood, analista politico iraniano e presidente Associazione rifugiati politici iraniani in Italia

venerdì 11 luglio 2008

IRAN VA IN GUERRA CONTRO ISRAELE CON IL FOTOSHOP



Una foto montaggio del lancio dei presunti missili dei mullah


La notizia per noi iraniani che siamo i grandi conoscitori dell'identità morale e materiale del regime dei mullah non ha avuto nessun effetto di stupore. Anzi ci ha dato una conferma di cio che andiamo dicendo da anni che il regime dei mullah è il figlio della politica di accondiscendenza ed assomiglia a quel tizio che trovandosi la notte in mezzo al bosco fischiava talmente forte da far crede a chi sa chi che nel bosco è dislocato una fanteria di tiratori scelti e una divisione di corrazzieri!
Per noi iraniani è talmente evidente che il regime dei mullah ricoorendo a tali mezzi sa benissimo che i suoi interlocutori ci stanno al gioco. Altrimenti non l'avrebbe assolutamente fatto e autorizzato a farlo. Adesso bisogna sapre chi sono i suoi interlocutori compiacenti? La comunità Europea con il suo responsabile degli affari esteri Ayattollah Solana. Finchè vige nella dilpomazia europea la linea di Solana il regime dei mullah prende per il fondo schiena tutta la comunità internazionale. Naturalmente a partire dall'Europa stessa.
Non bisogna dimenticarsi che il ricorso a tali mezzi dimostra anche la grande paura dell'intero regime da una reazione militare israeliano-americana contro il suo programma atomico militare che la resistenza iraniana ha denunciato nel 2003 facendo un grand bene a tutto il mondo. Qui devo ribadire che la paura non è segno di potere. Si è vero ceh il regime dei mullah ha a disposizione una serie di mezzi non convenzionali tra cui il terrorismo ma non bisogna assolutamente dimenticare che prima o poi il mondo deve affrontarlo con i mezzi idonei altrimenti il mostro del fondamentalismo silamico si ingrandisce e ci si appropria di tutto il mondo portando l'intera umanità in una situazione assai catastrofica. Va ricordato di dovere che l'antitesi di questo fondamentalismo esiste già e ha un nome ed un cognome: la terza via del presidente Maryam Rajavi, eletta dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana; non alla guerra, non alla politica di accondiscendenza sì al popolo iraniano per un cambio democratico in Iran.
karimi davood, analista politico iraniano



A voi la notizia diffusa dal Tgcom
Iran, ritoccata la foto dei missili
Il quarto razzo sarebbe stato aggiunto
L'Iran ha mostrato al mondo la foto ritoccata del lancio di quattro razzi: nello scatto originale erano tre, il quarto è stato aggiunto. Lo scatto, pubblicato dalla pagina web d'informazione dei Guardiani della rivoluzione, mostra i missili che si alzano in volo, da una non precisata località nel deserto iraniano, lasciando una scia e nuvole di fumo. Ma gli esperti di fotografia sentenziano: "E' un falso opera di fotoritocco".

Secondo quanto riportato dal canale televisivo iraniano in arabo, Al-Alam, la foto era destinata ad illustrare il lancio da parte dei Pasdaran di un totale di nove missili, dei quali uno, lo Shahab 3, capace di raggiungere Israele.

Ma alcuni professionisti della fotografia hanno espresso forti dubbi sull'autenticita' dell'istantanea e in particolar modo sull'effettiva presenza di un missile, il secondo a partire da destra. "E' una foto ritoccata. Si vede subito che il missile è stato duplicato", ha affermato Gerard Issert, tecnico del trattamento dell'immagine ai laboratori Granon, uno dei più conosciuti a Parigi.

Gregoire Korganow, fotografo del quotidiano francese Liberation dal 1993 al 2002, si è detto "sicuro che la foto è stata rielaborata, le due linee di fumo sono in realtà l'una la riproduzione dell'altra". "E' un falso, si vedono gli stessi dettagli. Ci può essere stato il lancio di uno, due missili, ma sicuramente non di quattro", aggiunge un altro fotografo, Thierry Cohen, che ha lavorato per il quotidiano francese Le Monde 2.

giovedì 10 luglio 2008

IRAN: CITTA' DI SANANDAJ, IMPICCATO UN DETENUTO FERITO


L'impiccaggione pubblica del detenuto kurdo rimasto ferito durante un combattimento a fuoco sulle montagne dek Kurdistan. Il condannato a morte aveva anche i piedi gelati e incapace di fare movimenti autonomi.


Secondo le informazioni appena giuntemi dall'Iran, il regime di mullah ha impiccato un detenuto di nome Ahmad Khalaj condannato a morte per motivi di contrabbando di droga. I responsabili del carcere centrale di Sanandaj, dove tra l'altro avevano di recente impiccato un ragazzo di soli 17 anni, avevano organizzato l'impiccaggione del detenuto per le prime luci di stamattina. Il condannato appena accortosi della sua convocazione si scontra con i guardiani e durante collutazione viene gravemente ferito e successivamente trasferito all'ospedale del carcere. La speranza del detenuto era di rimandare l'impiccaggione ma nonostante fosse geravemente ferito è stato trasferito, dopo le prime cure, nel cortile del carcere dove l'attendeva il plotone di esecuzione che alle ore 11 ha stretto il cappio dell'odio disumano del regime dei mullah attorno al collo del detenuto ferito Ahmad Khalaj.
Questa brutale esecuzione non è estraneo alla metodica giuridica del regime iraniano. Alcuni mesi fa in un analoga situazione, i dirigenti iraniani avevano portato su una barella un detenuto kurdo ferito durante una sparatoria e l'avevano impiccato in piazza di fronte agli occhi increduli della popolazione.
La comunità iraniana esprimendo il suo profondo sdegno e dolore si rivolge alle organizzazioni umanitarie di condannare questa violenza e di mettere sotto la pressione i governi europei di condizionare qualsiasi rapporto e relazione bilaterale al miglioramente delle condizione dei diritti umani in Iran. Trascurare la violazione dei diritti umani Iran significa partecipare all'esecuzione dello stesso reato anche se con le mani non proprie.
karimi davood

IRAN: DOPO POCHI MESI DI TREGUA TORNANO IMPICCAGGIONI PUBBLICHE






Alcune immagini dell'impiccaggione di 4 uomini avvenuta stamattina nella città di Barazjan


Grazie alle pressioni internazionali, pochi mesi fa il regime dei mullah ha dichiarato che per "ragioni di morale pubblica è proibito l'impiccaggione pubblica salvo decisione della massima autorità religiosa Ayattolah Shahroudi", capo della forza giudiziaria dei mullah. Dal momento che il regime dei mullah si regge su tre pilastri fondamentali di cui uno è appunto la repressione interna attraverso l'uso del terrore e della violenza e delle impiccaggioni pubbliche, non ha potuto rispettare più di tanto la sua promessa anche se le impiccaggioni continuavanao regolarmente all'interno delle carceri iraniane. Il regime dei mullah ha bisogno di portare a contato del pubblico la sua feroce faccia e identità. Esattamente come lo fa con gli stranieri in Iraq e in Afghanistan. Senza l'uso della violenza il regime dei mullah non regge in piedi manco per pochi secondi. La gente lo spazzerebbe in pattumiera della storia in una sola notte.
Le foto qui sotto riportate riguardano l'impiccaggione pubblica di 4 uomini avvenuto stamattina nella citta di Barazjan, in provincia di Bushehr sud Iran, di fronte al vecchio carcere di città. Uno degli uomini era cittadino afghano.
L'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia chiede l'intervento urgente degli enti umanitari a favore delle donne e dei minorenni condannati a morte denunciando la ripresa delle esecuzioni pubbliche finalizzate a terrorizzare ulteriormente la mente e il fisico di tutta la popolazione iraniana. La ripresa di tali atti criminali pubblici dimostra la forte preoccupazione del regime dei mullah proveniente dal fronte interna cioè dalla popolazione iraniana.
La difesa dei diritti del popolo iraniano è esattamente equivalente alla difesa dei diritti di tutti i cittadini del mondo. Il terrorismo e il fondamentalismo iraniano non riconosce nè limiti e nè confini.
karimi davood

FORTI PREOCCUPAZIONI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCO FRATTINI SUL LANCIO DEI MISSILI IRANIANI


Foto: ministro degli esteri italiano Franco Frattini

Il regime dei mullah ieri secondo le informazioni diffuse dai mass media ha lanciato 9 missili di cui uno può colpire Israele. Secondo me le preoccupazioni non devono venire dal fatto che uno di essi può colpire Israele. Questa politica di visione è sbagliatissima. Bisogna essere preoccupati per l'esistenza del regime dei mullah. E non per i suoi missili. La sua politica di aggressione provviene dalla sua ideologia fondamentalista. Finchè regna in Iran questa mentalita terroristica e aggressiva il mondo non vedrà mai la pace e la stabilità e nemmeno l'Israele potrà mai sperare in una pace duratura con i vicini e i palestinesi. Il mio consiglio al ministro Frattini è di non preoccuparsi solamente per uno dei missili ma per l'ideologia con cui questi missili vengono construiti che sono un'anticamera della bomba atomica islamica. Se il ministro Frattini usasse uno pò di matematica nei suoi calcoli vedrà sicuramente che 9 missili + ideologia del fondamentalismo porterà il mondo alla totale distruzione.
Non bisogna trascurare le recenti minacce dei vari dirigenti dei mullah+ il lancio dei missili+ attacco terroristico all'ambasciata americana+ la dura repressione della popolazione+ interferenze terroristiche in Iraq e in Afghanistan+ ecc... Questi sono pezzi di un puzzle che si chiama "la repubblica islamica iraniana"
karimi davood, analista politico iraniano

IRAN: FRATTINI, DOPO TEST MISSILE BLOCCARE ESCALATION
Ramallah, 9 lug. (Adnkronos/Aki) - Dopo il test iraniano del missile Shihab 3, il ministro degli Esteri Franco Frattini da Ramallah ha espresso la propria preoccupazione per il rischio di un'escalation da parte di Teheran. ''In un briefing particolarmente dettagliato le autorita' israeliane mi hanno informato dell'evoluzione della situazione iraniana e le loro preoccupazioni sono serie e fondate'', ha detto il capo della Farnesina che ieri ha incontrato alcuni responsabili della sicurezza dello Stato ebraico. ''Il test del missile da parte dell'Iran chiarisce di cosa stiamo parlando - ha concluso Frattini - sono missili di gittata medio-lunga, molto pericolosi ed ecco perche' tutta la comunita' internazionale, e non solo Israele, ha interesse a bloccare questa escalation in modo definitivo''.

mercoledì 9 luglio 2008

IRAN SI PREPARA ALLA GUERRA


Foto: Maryam Rajavi, presidente eletta dal Consiglio Nazionale della resistenza Iraniana



Iran si prepara alla guerra? Si, la mia risposta è positiva. Anche perchè il regime dei mullah è l'unica parte che sa esattamente come sono messe le cose. Prima di tutto i mullah iraniani sanno quello che stanno facendo: "la costruzione della bomba atomica come l'unica garanzia della soppravvivenza dell'Islam". Di conseguenza i mullah sono certi della reazione della comunità internazionale nei confronti della loro ambizione atomica. Ecco perchè i militari e i dirigenti di Teheran continuamente colpiscono il tamburo della guerra e schiacciano i bottoni delle autobombe in Iraq e in Afghanistan in particolar modo contro i militari americani e europei. Per loro un motivo reale esiste. Sono certi della reazione militare della comunità internazionale ma non sono certi della data dell'operazione. Ecco perchè si sono levate in aria le minacce da per tutto insieme alle esercitazioni militari nel Golfo e il lancio esperimentale della Shahab 3 avvenuto ieri pomeriggio.
Secondo le informazioni pervenute dall'interno del regime, il capo supremo, ayattolah Ali Khamenei ha lanciato allarme rosso e ha chiesto a tutte le fazioni interne di di abbandonare le divergenze e di allinearsi sulle posizioni del governo e di prepararsi alla guerra.
Secondo me la "data" si sta avvicinando e purtroppo stiamo andando verso una guerra inevitabile di cui il primo responsabile è il regime disumano e terroristico dei mullah.
In questo momento molti analisti e esperti del medioriente si chiedono ci sono alternative alla guerra per poter fermare realmente il regime dei mullah? La mia risposta è si. Esiste una forte alternativa che si chiama la "terza via di Maryam Rajavi". Una alternativa indolore per gli stranieri e per la comunità internazionale ma efficace allo stesso tempo per fermare definitivamente il regime dei mullah. Una alternativa che nasce dal ventre della popolazione iraniana, laica, pluralista e democratica che può garantire una volta costruito il suo governo a portare la società iraniana verso uno stato laico, democratico e pluralista nei confronti dell'interno e pacifico nei confronti del mondo esterno. Una autostrada a 6 corsie verso la pace in medioriente. Non capisco perchè a volte si sceglie la tortose strade
di montagna che sono pieno di rischi.
La parola è del nostro presidente Mryam Rajavi.
karimi davood, analista politico iraniano
A voi una notizia che conferma lo stato di guerra già esistente nella zona di Golfo Persico:

(ASCA-AFP) - Teheran, 9 lug - Le Guardie Rivoluzionarie dell'Iran, corpo militare d'elite, hanno effettuato nuovi test missilistici nel Golfo lanciando diversi razzi tra cui un missile, lo Shahab 3, il cui raggio d'azione potrebbe raggiungere con tutta tranquillita' i territori israeliani. A riferirlo e' stata l'emittente araba 'Al-Alam'.

Secondo l'emittente, si e' trattato in particolare di un test missilistico effettuato con il lancio di uno ''Shahab-3, con testata esplosiva convenzionale di una tonnellata e 2 mila chilometri di raggio d'azione''.

Il test, inoltre, ha coinvolto diversi altri razzi (circa nove) che non fanno altro che aumentare il clima di timore e la crescente preoccupazione della comunita' internazionale riguardo al programma nucleare di Teheran.

''L'obiettivo del test - ha detto Hossein Salami, generale al comando delle Guardie Rivoluzionarie - e' quello di dimostrare che siamo pronti a difendere l'integrita' della nazione iraniana''.

''I nostri missili sono capaci di colpire qualsiasi luogo in qualsiasi momento, con rapidita' e accuratezza'', ha aggiunto. ''Il nemico non deve ripetere i propri errori. I bersagli nemici sono sotto osservazione'', ha continuato Hossein Salami.

martedì 8 luglio 2008

8 LUGLIO, ANNIVERSARIO DELLA RIVOLTA STUDENTESCA DI TEHERAN






Per commemorare il nono anniversario del movimento degli studenti di Teheran, iniziato il 18 tir(data iraniana equivalente 8 luglio), del 1999 quando le forze di sicurezza del regime di Khatami hanno aggredito il dormitorio degli studenti e hanno ferito e ucciso numerosi studenti che contestavano pacificamente contro la repressione in Iran. Gli agenti di Khatami nell'uso della violenza hanno superato ogni limite e perfino malmenando gli studenti gli gettavano giu dalla finestra. Uno degli studenti di nome Ezzat Ebrahim Nejad ha perso la vita. Successivamente uno dei leader storici del movimento di nome Akbar Mohamamdi è stato ucciso nel carcere di Evin. Questo giorno ha segnato un punto di riferimento per il movimento studentesco e ha mandato via la maschera dietro il quale il mullah Khatami aveva nascosto la sua vera natura. Infatti dietro l'ordine diretto di lui gli agenti hanno agito e portato a termine la repressione della protesta di quel giorno. Alcuni studenti arrestati quel giorno tuttora si trovano nel carcere di Evin e molti altri sono stati uccisi sotto le piu bruttali torture.
Gli studenti di teheran con il loro coraggio e eroismo e sacrifico della loro vita hanno dimostrato quanto è debole e fragile le mura del palazzo di carta del regime dei mullah. Successivamente questo movimento è entrato nella mente e nel cuore della popolazione tanto vero che ogni anno è stata commemorata questa data da tutta la popolazione in particolare dagli studenti dell'intero paese. Oggi lo slogan fondamentale del movimento è "abbasso dittatore", "noi siamo donne e uomini della guerra, scendi in campo dittatore, che noi siamo pronti". Non dimentichiamo che l'anno scorso questo movimento ha protestato contro la presenza di Ahmadinejad all'università di Teheran appicando il fuoco al suo ritratto all'interno della sala di conferenza. Il movimento ha segnato un altro fatto di coraggio e di eroismo. Quelli studenti sono stati arrestati e tuttora si trovano in diversi carceri del paese sottoposti alle piu feroci maltrattamenti.
In ricordo di quegli eroi dell'università di Teheran vi lascio un videoclip che si chiama "Compagno di scuola". E' in persiano ma ci si capisce immediatamente. La sua musica trascina ascoltatore nell'immenso mare della protesta e del dissenso verso il regime dei mullah e in particolare contro il grando vigliacco del secolo il mullah Khatami.
karimi davood

lunedì 7 luglio 2008

DOMANI, 8 LUGLIO ANNIVERSARIO DELLA GRANDE MANIFESTAZIONE DEGLI STUDENTI DI TEHERAN: UN BREVE FILMATO DELLA LORO RIVOLTA


foto: una manifestazione degli studenti a favore dei loro colleghi arrestati e detenuti nel famigerato carcere di Evin

Un breve filmato della manifestazione degli studenti di fronte al ministero degli interni a Teheran

9 anni fa numerosi studenti dell'università di Teheran, delusi dalle promesse del grande viliacco della storia contemporanea, appunto il mullah Khatami, sono scesi in piazza gridando la libertà e la democrazia. Gli agenti in borghese, dietro l'ordine diretta dello stesso Khatami, riformatore, moderato! hanno aggredito il dormitorio degli studenti ferendo numerosi giovani studenti di Teheran uccidendo un loro collega di nome Ezzat Ebrahim Nejad.
In persiano questo giorno, che nel calendario si chiama 18 Tir è stato registrato come il giorno degli studenti. Studenti ribelli e democratici che non hanno esitato a sacrificare la loro vita per la libertà e la democrazia del loro paese. Naturalmente il popolo iraniano, ogni anno ricorda questa data e commemora il ricordo di coloro che hanno sacrificato la loro vita per il bene del paese. Ogni anno anche il regime dei mullah in procinto dell'avvicinarsi di questa data adotta una serie di iniziative onde reprimere il movimento degli studenti e allontanare la prospettiva delle manifestazioni di protesta. Ma gli studenti iraniani non si intimoriscono dalle iniziative repressive dei mullah e organizzano puntualmente le loro manifestazioni di commemorazione e di protesta.
Devo ribadire che il movimento degli studenti ha superato anche i confini iraniani tanto che in diversi paesi gli oppositori iraniani organizzano delle manifestazioni in sostegno ai loro coraggiosi studenti che sono scesi in piazza gridando la libertà e la giustizia per i loro colleghi. Recentemente anche a Roma si è parlato di una inziativa del comune e del sindaco di Roma che vorrebbero intitolare la via dove è dislocato la nefasta ambasciata e covo dei terroristi iraniani, come via 18 tir.
Già il regime dei mullah ha protestato contro questo provvedimento minacciando di cambiare il nome di una via di Teheran intitolata "Via Italia"!
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia insiste e sollecita il comune di Roma e il suo sindaco Alemanno di non cedere al terrorismo iraniano e quanto prima cambi il nome della via in considerazione in ricordo del movimento degli studenti di Teheran.
Viva gli studenti
karimi davood

Padova News
IRAN: CACCIARI, BELLA IDEA INTITOLARE STRADA AL '9 LUGLIO'
07-07-2008

Venezia, 7 lug. - "E' una bella idea". Cosi' il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, commenta all'ADNKRONOS la proposta di Roberto Pella, responsabile delle Politiche giovanili dell'Anci, di presentare in Commissione Politiche giovanili un ordine del giorno che sensibilizzi i Comuni d'Italia a promuovere l'intitolazione di una strada al '9 luglio', in ricordo della rivolta studentesca scoppiata in Iran il 9 luglio del 1999 e repressa nel sangue.

Sulla possibilita' che anche a Venezia nasca una strada intitolata al 9 luglio, Cacciari ha risposto: "Non ci ho ancora pensato, bisognera' parlarne con i consiglieri comunali. In questo momento ci sono altre priorita', ma sicuramente affronteremo l'argomento".

(Adnkronos)

domenica 6 luglio 2008

Intervento dell'On. Ciccioli a Parigi durante il meeting della resistenza iraniana


Foto: On. Ciccioli insieme all'On Beatrice Lorenzin e On. Paola Goesis


Iran / On.Ciccioli: la vostra battaglia per il futuro del vostro popolo è per la pace del mondo
Sunday, 06 July 2008

Karimi Davood: allo storico meeting di Parigi, svoltosi il 28 giugno scorso in occasione della commemorazione di una serie di date importanti per la resistenza iraniana, hanno partecipato moltissimi amici della causa iraniana tra cui i parlamentari Carlo Ciccioli(An), Beatrice Lorenzin( Pdl), Paola Goesis(lega Nord)e la deputata del Pd On. Amalia Schirru, Prof. Antonio Stango del Helsinky Watch, Avv, Mario Lana, un gruppo di partigiani italiani, E IL vice sindaco di Cuneo ecc..
A nome del gruppo parlamentare italiano ha preso la parola On. Carlo Ciccioli che ha espresso la solidarietà del popolo italiano alla resistenza del popolo iraniano.
Ho onore di pubblicare il discorso dell'On. Ciccioli del Pdl(An):



Carissimi, inanzi tutto un grande saluto, un grande abbracio ciascuno di voi. Insieme ai parlamentari Italiani Beatrice Lorenzin del Popolo della Libertà, Paola Goisis della Lega Nord e Amalia Schirru del Partito Democratico qui presenti , rappresentiamo i sentimenti della maggioranza del popolo Italiano.
La vostra imponente presenza iraniani provenienti da tutto il mondo è la misura del consenso della vostra oraganizzazione . La nostra presenza di parlamentari dei parlamenti nazionali provenienti dalle piu importanti nazioni dimostra che finalmente il mondo ha aperto occhio ricchi per vedere e per ascoltare ed aperto la mente per capire.

La vostra battaglia per la libertà e per i diritti civili è la battaglia per i nostri principi. Non possiamo non essevi vicini. Avete lottato con tenacia generosita’ per anni tra il silensio generale, ora venuto il vostro tempo. Quasi 30 anni di buio in Iran sono stati troppi, il mondo ora ha capito. Non possono essere gli interessi economici, petroliferi o equilibri internazionale a non farci capire , a non farci vedere. La sentenza di Londra che ha cancellato la vostra organizzazione dal elenco dell’organizzazioni sospetti di terrorismo gli rende finalmente giustizia.

Ora siete finalmente i rappresentanti ufficiali dei diritti del popolo iraniano nel mondo. Buona fortuna, avete la nostra solidarietà e il nostro appoggio, perche la vostra battaglia per il futuro del vostro popolo è per la pace del mondo. I vostri martiri, i vostri caduti non sono caduti in vano ma in piu carceri e piu assassini , impiccagioni e lapidazioni. Vi siamo vicini , grazie di averci invitato .


Viva l’Iran libero

MOMENTI DI GIOIA CON MARYAM RAJAVI

sabato 5 luglio 2008

ALDO FORBICE: AD AGOSTO L'ATTACCO ALL'IRAN


Foto: Aldo Forbice durante il meeting della resistenza iraniana a Parigi
Il Tempo.it
5.07.08
la rivelazione
Ad agosto l'attacco all'Iran


Israele si sta preparando ad attaccare l'Iran con bombe di profondità per distruggere tutti i siti nucleari. Non è escluso neppure l'uso di piccole bombe atomiche per essere certi della distruzione totale degli impianti. Siamo di grado di confermare questa terribile notizia da fonti attendibilissime,come adesso vi diremo.

Innanzitutto i tempi c'è chi parla addirittura di una data vicina ad agosto,forse durante le Olimpiadi di Pechino (quando il mondo è distratto dalle competizioni sportive e i riflettori sono accesi nella capitale cinese per possibili rischi di azioni terroristiche). In ogni caso non si dovrebbe andare al di là della fine di quest'anno,comunque prima delle elezioni presidenziali Usa.

Bush nei suoi più recenti discorsi ha fatto capire che "l'opzione militare" non è esclusa visto il sostanziale fallimento anche delle ultime sanzioni decise dall'Onu. Per il momento Washington ha frenato l'attuazione dei progetti militari israeliani ma ci sono due scadenze in vista che renderebbero improcrastinabile l'ora X . La prima è legata all'arricchimento dell'uranio che si sta producendo nella centrale sotterranea di Natanz. Se sarà prodotta una quantità di uranio arricchito sufficiente per mettere a punto la prima bomba nucleare gli aerei israeliani potrebbero ricevere il segnale rosso di intervento.L'altra scadenza è rappresentata dall'installazione dei potenti missili russi SA ( che risultano già acquistati da Teheran ).

L'Iran dispone già di missili a media e lunga gittata,ma quelli russi potrebbero rafforzare, non solo il dispositivi difensivo, ma anche quello offensivo,essendo in grado di colpire obiettivi israeliani, oltre che le basi americane nel Golfo persico. I tempi sono ora molto stretti e tutte le cancellerie europee sono in allarme:dalla Germania alla Francia ,alla Gran Bretagna. Proprio due giorni fa il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak ha ribadito con fermezza al congresso dell'Internazionale socialista, a Lagonisi (Grecia),che «la minaccia nucleare dell'Iran non può essere permessa».

Ma ad essere fortemente preoccupati sono proprio gli iraniani,quelli della resistenza, che da molti anni combattono il regime islamico di Teheran. Sabato scorso nei padiglioni della Fiera di Parigi oltre 70 mila iraniani (dati della polizia francese) sono arrivati da tutta Europa (ma anche dagli Usa,Canada,Australia,Iraq,Giordania,ecc.) in un meeting , convocato anche per sollecitare una presa di posizione dell'Unione europea sulla cancellazione dei mojahedin del popolo (che sono una componente del Consiglio della resistenza) dalla lista del terrorismo internazionale,così come ha fatto nei giorni scorsi il parlamento inglese. Marjiam Rajavi,storica presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (che ha sede proprio a Parigi) è stata molto esplicita nel suo lungo discorso: «no» al regime islamico- fascista di Ahmadinejad ,«no» a una nuova guerra in Iran ( che può diventare più sanguinosa di quella del'Iraq),«si» alla «terza via» ,come unica alternativa pacifica possibile per riportare la libertà e la democrazia in Iran,che deve tornare ad essere «uno Stato laico,pluralista,rispettoso di tutte le etnie,culture e credi politici e religiosi».

Il clima che si percepiva (anche nei nostri parlamentari presenti,sia del Pdl,della lega e del Pd) era molto teso. Anche i rappresentanti di governo irakeno ci hanno confermato che, dalle notizie in loro possesso, «ci troviamo alla vigilia di un grande evento e pensiamo che,come ritorsione l'Iran possa attaccare anche noi,coinvolgendoci in una guerra totale, in tutta la regione». Un ministro ha aggiunto,chiedendoci l'anonimato: «Siamo oppressi dalla forte ingerenza dei pasdaran iraniani:dalle nostre frontiere ,ridotte a un colabrodo, passa di tutto(armi, dollari ,militari iraniani ,ecc.) per finanziare i gruppi armati,anche quelli vicini ad al Qaeda. Sono ormai oltre 300 mila gli iraniani,con nomi irakeni,compresi diversi parlamentari e alcuni ministri ,sulla busta paga della Forza Qod ,che fa capo al Corpo delle guardie rivoluzionarie di Teheran.

Noi temiamo mille volte di più gli iraniani che gli americani». Le notizie su un prossimo attacco israeliano ( con la copertura americana) ora vengono confermate dai mojaheddin ,le cui informazioni si sono rivelate sempre sono molto attendibili. Ricordiamo infatti che le prime denunce pubbliche sui siti nucleari sono venuti proprio da loro perché dispongono di una rete diffusissima di informatori sul territorio,anche nei cantieri dove si costruiscono gli impianti nucleari mimetizzati nel vasto territorio iraniano. Essi continuano a sfidare l'attivissima vigilanza dei pasdaran e sono consapevoli che,una volta scoperti,non sfuggiranno alla tortura e alla morte.Una sorte che è stata riservata negli ultimi anni a ben 120 mila uomini ,donne e anche ragazzi iraniani che si sono ribellati alla tirannia dei mullah . Neppure l'Aiea (l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare) e il Pentagono ,prima dei dossier resi noto dalla resistenza iraniana, non sapevano nulla sulla reale portata del programma nucleare del regime.

Non solo,ma sono stati sempre loro a rivelare l'anno scorso,la gigantesca ingerenza iraniana in Iraq e in Libano ,documentando tutti i finanziamenti ,compresi centinaia di migliaia di agenti mascherati tutt'ora sul libro paga di Teheran. Ecco perché le informazioni,confermate a Parigi,sono credibili. I partigiani iraniani si stanno preparando a questa eventualità. Forse anche l'Italia ,a di là delle dichiarazioni rituali,dovrebbe fare qualcosa di più.




venerdì 4 luglio 2008

DELEGAZIONE IRACHENA INCONTRA I DIRIGENTI DEL PARTITO RADICALE








Oggi pommeriggio ho avuto il piacere di accompagnare una folta delegazione dei rappresentanti della società civile irachena presso la sede del partito Radicale Italiano dove hanno incontrato i deputati e rappresentanti del partito tra cui On. Zamparotti e il leader storico del partito Marco Pannella. La delegazione irachena ha esposto i oproblemi attuali della società irachena e ha denunciato la forte interferenza del regime dei mullah in tutti i settori della società. Ha denunciato la forte violenza con cui il regime dei mullah cerca di spaventare e fomentare il terrore tra le popolazioni e le diverse etnie. I rappresentanti iracheni hanno soffermato sul ruolo fondamentale dell'Organizzazione dei Mojahedin del popolo nella lotta al fondamentalismo islamico e a tutte le organizzazioni che fanno capo al regime dei mullah tra cui tutte le squadre della morte. Gli iracheni presenti all'incontro hanno chiesto il coinvolgimento dell'Italia nel sostegno dello sviluppo della democrazia e nella lotta alle inetrferenze iraniane. La delegazione formata da tutte le etnie e religioni e settori civili iracheni ha ribadito che l'occupazione silenziosa del regime dei mullah in Iraq è mille volte più pericolosa dell'occupazione americana. La delegazione ha ribadito che il governo di Almaleki è totalmente sotto l'influenza del regime dei mullah tanto vero che due ministeri chiave del governo sono gestiti totalmente dagli iraniani: ministero della difesa e dell'interno.
Alla fine la delegazione ha risposto alle domande dei presenti e dei giornalisti e ha lanciato un messaggio al mondo civile per il loro impegno nella lotta al fondamentalismo e per la democrazia in Iraq e in Iran. Uno dei membri della delegazione ha sostenuto ceh il regime dei mullah sulla questione atomica militare ha fatto diventare il territorio iracheno un campo per il regolamento dei conti con gli americani coinvolgendo migliaia di innnocenti iracheni che muoiono a causa delle bombe iraniane esplose quotidianamente sul territorio iracheno.
karimi davood

ULTIMA NOTIZIA. ATTACCO TERRORISTICO CONTRO IL CAMPO DI ASHRAF IN IRAQ



STAMMATINA IL REGIME TERRORISTICO DEI MULLAH HA BOMBARDATO IL CAMPO DI ASHRAF DOVE RISIEDONO ALL'INCIRCA 3000 COMBATTENTI DELLA RESISTENZA IRANIANA


Secondo il comunicato diffuso dai Mojahedin del Popolo. l'attacco terroristico ha avuto il luogo alle ore 5 e 25 minuti di stamattina. Fortunatamente questo attacco terroristico non ha potuto causare vittime tra i residente del campo. Secondo la resistenza iraniana, questo attacco è una palese risposta alla recente petizione firmata da 3 milioni di sciiti iracheni a favore dei Mojahedin del Popolo. Nei giorni precedenti, molte autorità irachene che si trovano sulla busta paga del regime dei mullah, tra cui il mullah Hakim avevano avvanzato le solite accuse dettate dal regime dei mullah chiedendo l'espulsione dei Mojahedin dal territorio iracheno.
L'Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia considera l'attacco contro il campo di Ashraf come un crimine contro l'umanità chiedendo la presa di posizione dei paesi interessati in particolare quelli convolti nella sicurezza irachena nonchè l'espulsione dell'ambasciatore iraniano in Iraq che è uno dei massimi elementi della Sepah Ghods in Iraq e responsabile numero 1 di tutte le azioni terroristiche verificatesi in Iraq.
karimi davood

LIBERATA INGRID BETANCOURT


La notizia della liberazione di Igrid Betancourt ha avuto l'effetto di dell'esplosione di una grande festa di gioia e di speranza. Speranza per altri ostaggi che tuttora vivono nelle stesse condizioni in cui ha vissuto Ingrid.
L' Assciazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia esprime la sua piena soddisfazione per la liberazione del presidente Ingrid Betancourt augurando che questo evento sia un passo verso la pacificazione nazionale e costituisca il primo mattone per la costruzione di una società civile, pluralista ed espressione di tutta la popolazione di questo paese martoriato da lunghissimi anni di lotta e di guerriglia.
Mi auguro che la signora Ingrid riesca a conquistare, un giorno non lontano, la poltrona della presidenza del paese e che possa usare l'esperienza di tanti anni di convivenza con la guerriglia in una direzione di pacificazione nazionale.
Benvenuta a casa presidente Betancourt
karimi davood, presidente associazione rifugiati politici iraniani in Italia

giovedì 3 luglio 2008

DICHIARAZIONI ALLARMISTICHE DEL PROFESSOR PANICCIA, MASSIMO ESPERTO IN STRATEGIE MILITARI


FOTO: PROFESSORE PANICCIA, DOCENTE DELL'UNIVERSITA' DI TRIESTE
Commento: il treno senza freni del progetto per la costruzione della bomba atomica islamica dei mullah sta conducendo il mondo intero verso una catastrofica guerra di cui la fine è ignota. Esattamente questo è obiettivo del regime dei mullah: portare il mondo intero in una crisi generale e senza fine per poi costringerlo, attraverso l'uso della sua violenza terroristica, di accettare la "realta atomica iraniana". Tutto l'obiettivo dei mullah si sintetizza in quste quattro parole: il "mondo deve accettare la nostra realta atomica". Il che significa sottomettersi al terrorismo iraniano per secoli e secoli subirne la atrocità politica e ideologica e medievale.
E' da anni che noi continuamo a ribadire che la nomina del passdar Ahmadinejad alla presidenza del regime dei mullah è stata una dichiarazione di guerra sia al popolo iraniano che a tutto il mondo. E anche abbiamo sottolineato la pericolosità del suo progetto atomico rivelando in tempo tutti i suoi particolari aprendo l'occhio del mondo su una realta tenuta nascosta per ben 18 anni. Ribadiamo ancora che la soluzione non è la guerra ai siti atomici. La giusta via è quella di aiutare la popolazione iraniana a liberarsi da soli da questo tumore maligno che ormai sta prendendo delle dimensioni catastrofiche. Il vento della guerra che si soffia in questi giorni e che ne parlano anche i massimi esperti mondiali ne è la prova.

karimi davood
A voi l'intervista con Arduino Paniccia, docente di Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Trieste e consulente di strategie militari:

''Gli Usa non parteciperebbero ma darebbero appoggio laterale a Tel Aviv''

Iran, l'esperto: ''Israele attaccherà quanto prima''


Arduino Paniccia, docente di Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Trieste e consulente di strategie militari: ''Un'azione dimostrativa e non di forza nei confronti di Teheran''

Roma, 2 lug. (Ign) - "E' una questione molto delicata, ma dopo il mio recente viaggio in Israele e Medio Oriente mi sento di azzardare un'ipotesi: le notizie di un attacco contro l'Iran hanno un certo fondamento". Lo rivela a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos, Arduino Paniccia (nella foto), docente di Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Trieste, uno dei massimi esperti italiani di strategie diplomatiche e militari. Per Paniccia, che ha commentato la notizia diffusa in questi giorni dal network americano Abc secondo la quale Israele potrebbe sferrare un attacco militare contro le centrali nucleari dell'Iran entro l'anno, "l'attacco che il governo di Tel Aviv compirà molto presto, sarà un'azione dimostrativa e non di forza nei confronti di Teheran". Un attacco preventivo, "leggero" ed unilaterale, che prenderebbe le mosse da un rapporto riservato in possesso delle intelligence israeliane, americane e inglesi.

"Questo documento -continua Paniccia- proverebbe che il programma nucleare iraniano" - che ha subito una forte accelerazione nel corso di quest'anno- "verrà terminato molto presto, entro la fine del 2009". A questo si aggiunga che, ''secondo altre indiscrezioni, i comandi militari di Iran e Siria saranno affiancati a breve sotto un unico organismo". Minacce troppo forti per Olmert che, se aggiunte alle prossime elezioni americane, che potrebbero modificare gli attuali scenari diplomatici e geopolitici in medioriente, aumenterebbero la probabilità di un'azione militare. Secondo l'esperto ''Israele potrebbe sferrare un'incursione aerea su pochi obiettivi dimostrativi entro la fine dell'estate'', con un effetto non di annientamento, ma di dimostrazione. "Vogliono far capire che Israele è in grado di colpire: pochi target, non in superfice, ma in profondità''. Un'incursione rapida, capillare e di precisione come quella dell'anno scorso contro la Siria.

E' difficile stabilire quali scenari si aprirebbero in caso di un bombardamento contro l'Iran. Secondo il docente, se l'attacco resterà solo dimostrativo, "non si aprirà una crisi internazionale troppo aspra". Non sarà dunque una "catastrofe planetaria" come molti, da entrambe le parti, sostengono: ''la marina iraniana è troppo debole per attuare delle significative azioni di rivalsa''.

E la ricaduta sui prezzi del petrolio? ''L'oro nero subirebbe una temporanea impennata sui mercati -spiega- per poi ridimensionarsi dopo una ventina di giorni e scendere addirittura al di sotto delle quotazioni raggiunte in questi giorni. Solo un quarto dei rifornimenti di greggio passa attraverso lo stretto di Hormuz e i contraccolpi non sarebbero significativi per il mercato internazionale".

Quale sarebbe il ruolo degli Stati Uniti? "Il 70-80% della classe politica americana -prosegue Paniccia- non desidera un intervento diretto contro l'Iran, ma ne è preoccupata". Washington, secondo il docente, non lascerebbe mai solo il suo storico alleato. Un coinvolgimento diretto è impensabile, visti anche i risvolti drammatici del conflitto in Iraq, "ma è probabile -conclude- che gli Usa mettano comunque a disposizione di Israele le basi militari, fornendo assistenza e sostegno laterale alle operazioni di Tel Aviv".

mercoledì 2 luglio 2008

IRAN DEMOCRATICO VISTO DA NELLA CONDORELLI



Politica in movimento
Iran
il cambiamento democratico



Marjam Radjavi, dove osano le aquile


di Nella Condorelli
E così, Marjam Radjavi ce l’ha fatta. A sette anni esatti dall’iscrizione dei Mujahedin del Popolo Iraniano tra i terroristi internazionali, e’ riuscita a portarli fuori dalle sabbie mobili della lista nera.
Per il momento, solo in Gran Bretagna, ma la decisione del Parlamento inglese di annullare la proscrizione nei confronti dell’OMPI, Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, e’ di quelle destinate a pesare sull’agenda internazionale. A partire dall’Unione europea che dovrebbe adottarne una simile nel giro di pochi giorni. “Una settimana, al massimo due”, sostengono i responsabili degli Affari esteri dei Mojahedin, il maggiore partito politico del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI) che, da trentanni, riunisce gli oppositori in esilio degli ayatollah di Thèran, dai monarchici alle sinistre, messi fuori legge e perseguitati, ovunque e senza tregua, dal regime komeinista della Guida Suprema.
Esponente di punta da sempre dei Mojahedin del Popolo, Marjam Radjavi e’ la presidente del CNRI. Eletta nel 1998, dopo avere via via scalato tutti i gradini della piramide interna, convinta sostenitrice della politica dei diritti umani e dei diritti delle donne su cui ha costruito approccio e prassi politica, in altre parole l’intera architettura della sua azione, portando una maggioranza di donne nei luoghi decisionali del Consiglio e dell’Organizzazione, e rivoltando come un calzino umori e abitudini del suo popolo in esilio. Tre milioni di persone, uomini, donne e bambini, rifugiati politici nei cinque continenti.
56 anni, una laurea in ingegneria, una figlia di primo letto, Marjam e’ sposata in seconde nozze, - c’e’ chi dice, “nozze politiche”-, a Massud Radjavi, il leader storico dei Mojahedin, alla testa della rivoluzione che nel 1979 porto’ alla fuga dello Shah Palhevi dall’Iran. Poco piu’ di un anno dopo, costretto a fuggire anch’egli da Thèran, travolto dall’affermazione della corrente komeinista piu’ oscurantista, e dalla selvaggia repressione scatenata dal partito dei religiosi contro proteste di piazza e guerriglia partigiana. A pagare il prezzo di sangue piu’ alto, per tutti gli anni Ottanta e anche oltre, i suoi Mojahedin del Popolo, 120mila morti, un’intera generazione di giovani, profondamente motivati dal punto di vista ideologico, vittime di torture ed esecuzioni sommarie che non risparmiarono nessuno, neanche i familiari, neanche le donne incinte, neanche i neonati. Mentre la dittatura del “velayat-e faqiq’, il principio komeinista della Guida Suprema religiosa, si andava via via consolidando.

Carismatico quanto lo e’ d’altra parte anche Marjam, Massud Radjavi e’ considerato dai suoi lo stratega occulto dell’operazione che ha portato alla cancellazione dei Mojahedin dalla lista dei terroristi internazionali. E Marjam, la politica sagace e prudente quanto tenace e incrollabile che ha condotto le alleanze interne e internazionali necessarie.
Questo, almeno, il sussurro che la vostra cronista ha colto qua’ e la’, sabato 28 giugno, al Centro Sportivo di Villepinte, periferia di Parigi, dove settantamila iraniani elettrizzati hanno condiviso l’ufficializzazione dell’evento con la presidente Radjavi, (Massud e’ ancora clandestino), e con tutto lo stato maggiore del CNRI, organizzatore della Convention "Avec Marjam Radjavi, pour le changement democratique en Iran", presente una foltissima delegazione di parlamentari ed esponenti di diversi governi occidentali e mediorientali.
Dall’Australia al Canada, dalla Giordania all’Iraq, dalla Palestina alla Tunisia, dalla Gran Bretagna (rappresentata dai Lords, con in testa Lord Corbett, che hanno votato la cancellazione) al Parlamento europeo, agli Stati Uniti, partecipi con numerosi delegati tra i quali si notava il vicesegretario di Stato, parecchi congressisti e rappresentanti di organizzazioni non governative. Presenti per l’Italia, gli onorevoli Carlo Ciccoli di Alleanza Nazionale, Amalia Schirru del Partito Democratico, Paola Goisis della Lega Nord, Beatrice Lorenzetti del Popolo delle Liberta’. Tra gli ospiti, anche rappresentanti religiosi, cattolici e battisti, missionari, esponenti dell’ebraismo, con il rabbino capo di New York.
Convention imperniata in sostanza da una parte sulla massima visibilizzazione della decisione londinese, con una Marjam sorridente e felice come mai si era vista, in mezzo all’incontenibile entusiasmo della sua gente, tailleur ricamato e foulard bianco-argentato-azzurro nei toni del palco su cui spiccava il nuovo logo, un segno rosso stilizzato su campo piu’ scuro. E, dall’altra, sulla (ri)conferma ufficiale del ruolo istituzionale di Massud Radjavi e del protagonismo politico della sua citta’, Achraf, lo “stato” provvisorio dei Mojahedin su suolo iracheno, al confine con l’Iran. Spina nel fianco degli aytollah che per anni hanno cercato con tutti i mezzi (disinformazione e delegittimazione politico-religiosa comprese) di ottenerne la chiusura, bersaglio degli iraniani che sostengono gli sciiti di Badgad, e recentemente al centro di una petizione a favore della sua indipendenza, come citta’ dei mojahedin, firmata da tre milioni di iracheni sostenitori della politica di Massud.

Il voto inglese. La decisione votata all’unanimita’ dalle due Camere del Parlamento britannico, la Camera dei Lords e la Camera dei Comuni, accoglie e ratifica di fatto la sentenza della Corte d’Appello inglese del maggio scorso, e quella della Corte di Giustizia europea (2006), che avevano definito l’organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano “non terrorista”.
Avversato dal premier Gordon Brown, piuttostro propenso ad accogliere le pressioni contrarie di Teheran (fu sotto la presidenza di Kathami, nel 1999, che l’OMPI venne inserita nella lista nera, prima dall’UE e dagli Stati Uniti, e dopo via via dai vari governi europei), sostenuto invece tanto da parlamentari conservatori quanto dai laburisti, il voto inglese rappresenta per i Mojahedin molto piu’ di una legittimazione e persino molto di piu’ di un riconoscimento politico.
Nei fatti, quel che interessa a Marjam e a Massud Radjavi, e a tutti i Mojahedin, dallo stato maggiore sino all’ultimo militante di base, e’ la ricaduta che questa decisione avra’, sta avendo, in patria. Da Thèran a Mashad, da Akwaz (la regione dell’industria petrolifera, sul Golfo) ad Isfahan, a Shiraz, a Qom, alle piccole e media citta’ di provincia di questo sterminato Paese, grande quattro volte l’Italia, con ottanta milioni di abitanti.
Sino a ieri, il nome dei Mojahedin vi era bandito. Per criminalizzarlo presso un’opinione pubblica sempre piu’ provata e distante dalla dittatura religiosa, sempre piu’ insofferente alle regole imposte dalla presidenza Ahmadinejead, - codice di abbigliamento per donne e uomini, luoghi separati (l’ultimo: il cosiddetto “parco della liberta’ di Thèran, un giardino pubblico riservato alle donne, vero e proprio spazio di segregazione sessuale, cinto da un’alto muro di cemento), censura sulla musica e sulla stampa, riesumazione di punizioni corporali come frustate pubbliche, recrudenscenza della pena di morte anche per minorenni, lapidazioni e amputazioni di arti…, insomma un catalogo di violazioni di diritti umani, insopportabile per i moderni ceti borghesi e cittadini del Paese -, … dunque, per criminalizzare il nome dei Mojahedin e segarne le radici popolari, gli aytollah hanno sempre fatto ricorso proprio alla questione della lista nera. “Come dire: abbiamo ragione noi, se anche l’Occidente li considera terroristi…”, mi spiega un responsabile OMPI, “ma adesso, questo non sara’ piu’ possibile…,aggiunge. “Il castello di menzogne del regime e’ destinato a crollare, e sara’ il popolo a farlo fuori. Noi iraniani siamo gente paziente. Un anno, dieci, trenta…quello che conta e’ il risultato, il destino dell’Iran non puo’ essere e non sara’ questo anacronistico regime religioso, antidemocratico…”.
Il pensiero corre alla rivoluzione che costrinse alla fuga lo Shah Reza Palhevi, il 16 gennaio 1979, saranno giusto trant’anni l’anno prossimo. Anche li’, vinsero le manifestazioni e le proteste popolari che montavano da mesi e mesi come un fiume in piena, nonostante gli arresti indiscriminati, il carcere e le torture con le quali per anni la polizia segreta, la Savak, aveva cercato di stroncare l’opposizione politica… Contestato dagli studenti nelle universita’, assediato dalle proteste popolari, boicottato dai grandi mercanti dei bazaar, tutti dietro il pavese dell’“iranita’ sciita” (la questione dell’identita’ nazionale), quindi isolato dalla perdita del favore internazionale, crollo’ alla fine come un castello di carta, il regime di Reza Palhevi che si era fatto imperatore.

La reazione in Iran. Dunque, e’ la legittimazione popolare, degli iraniani e delle iraniane in patria, quello che sta al cuore di Marjam, e ha fatto battere il cuore della convention di Roissy.
Il CNRI punta infatti all’isolamento internazionale del regime teocratico; quel che preme a Marjam e a Massud Radjavi e’ la fine degli aytollah per mano del popolo. Nel discorso di Roissy, la presidente ha chiesto al Parlamento europeo di seguire la decisione adottata a Londra, e cosi’ via agli altri governi, a partire dalla Francia presidente di turno del semestre UE che inizia a luglio. Non era certo la prima volta: da sette anni, la cancellazione dei Mujahedin dalle liste del terrorismo internazionale rappresenta il punto di snodo principale della politica della “Terza Via” che Radjavi ha citato anche a Roissy, e che in un’intervista trasmessa su Rai News24 nel 2005, ai primi venti di guerra soffiati da George W. Bush contro l’Iran, la presidente del CNRI ha sintetizzato anche alla vostra cronista.
In sostanza, ‘No alla compiacenza verso la dittatura religiosa, No all’intervento armato dall’esterno, Si all’autodeterminazione del popolo, attraverso un referendum”. Nei piani politici dell’OMPI, c’e’ dunque il rovesciamento popolare del regime teocratico, il ritorno dei Mojahedin legittimati in patria, l’instaurazione di un governo provvisorio che prepari il referendum per la scelta della forma dello stato, basato sulla democrazia rappresentativa, la liberta’ di stampa e di espressione, l’uguaglianza tra donne e uomini, e la separazione tra stato e religione.
Quanto gli iraniani di oggi, sono pronti a seguirli in questo nuovo scenario politico?
A chi glielo chiede, Marjam dalla fede incrollabile nelle sue tesi, dall’avversione profonda verso gli ayatollah eretici corrotti e corruttori, dalla passione inesauribile per la politica come azione al servizio della collettivita’, risponde ricordando le centinaia e centinaia di manifestazioni contro il presidente Ahmadinejead e la Guida Suprema Kamenej organizzate in questi anni dagli studenti universitari, dagli operai delle zone industriali, dagli insegnanti, dalle donne, dai camionisti, dalle minoranze religiose perseguitate. Sottolinea le proteste della gente qualunque, provata da una progressiva a montante poverta’ nel Paese del petrolio; denuncia gli arricchimenti illeciti e gli storni di risorse pubbliche a favore di tasche private, l’aumento esponenziale del consumo di oppio tra giovani e donne, casalinghe per lo piu’, le fughe delle ragazzine da casa, la prostituzione e la tratta degli esseri umani. Risponde con i filmati sulle esecuzioni pubbliche, le impiccagioni alle gru sulla pubblica piazza per omosessualita’ e sodomia, la lapidazione nei cimiteri delle adultere.

La decisione britannica che riconsegna le donne e gli uomini militanti dell’OMPI al loro status di “resistenti”, di “partigiani”, puo’ dunque avere un significato altissimo nell’Iran di Ahmadinejead, lontano dalle brume di questa campagna francese dove da trent’anni si consuma nel bene e nel male il destino dei capi dell’opposizione in esilio. Il che spiega le pressioni sul governo inglese prima, e l’irritazione con cui il governo di Tèrhan ha gestito poi la notizia della decisione. Non sfugge certo il suo possibile impatto sugli assetti presenti e futuri dell’intera regione. Anche la Storia vi gioca la sua parte: gli inglesi, antichi colonizzatori di quest’area (e rivali tra Ottocento e Novecento della Russia zarista, anch’essa interessata ad estendervi i suoi interessi), si sentono in qualche modo ancora a casa loro. E i cugini americani non sono da meno. Bush e’ alla fine del suo mandato, ma l’Iran rimane il chiodo fisso. A nord e a est, ci sono le repubbliche asiatiche ex-sovietiche, c’e’ la strada per l’India e per la Cina, la via del gas e la via della seta… Affari e commerci.
Forse per questo, della convention di Roissy che ha celebrato il trionfo della realpolitik di Marjam Radjavi (“siamo, siete cambiati”, disse due anni fa parlando ad un pranzo per poche decine di persone, nella sala mensa di Auvers sur Oise, dov’e’ il quartier generale del CNRI), colpiva anche l’efficienza tutta nuova (e istituzionale) dell’organizzazione. Computer e linee adsl per la stampa, traduzioni simultanee in tre lingue, grandi schermi qua’ e la’, sottotitolatura del discorso presidenziale… Ma insieme c’erano le banderolles di fiori blu, dal sapore cosi’ indiscutibilmente persiano e arabo, le colombine della pace di gesso bianco, la musica, e quel silenzio totale piombato improvvisamente sugli ospiti stranieri quando sullo schermo sono apparse le immagini del Novecento iraniano, in tutt’uno con i ritratti dei leaders che guidarono le rivolte contro l’assolutismo delle dinastie degli shah, introducendo preziose riforme costituzionali.
Dalle foto stinte di Mirza Taghi Khan che, ancora prima, a meta’ Ottocento, favori’ la riforma dell’amministrazione statale, a quelle della Rivoluzione Costituzionale che nel 1906 costrinse lo shah Mozaffar al-Din a firmare una Costituzione garante di una certa liberta’ di parola, di stampa e di associazione, alle foto di Mohammed Mossadeq, primo ministro dello Shah Palhevi, che negli anni Cinquanta nazionalizzo’ il petrolio, destituito da un colpo di stato organizzato da Cia e servizi segreti inglesi, sino ai filmati di repertorio di Massud Radjavi, e’ chiaro. A partire da un altro giugno di ventotto anni fa, il 1980, con il leader dei mujahedin che parla nella sua Tèrhan ad una folla enorme, la giacchetta verde dei guevaristi, il palco pieno di altri giovani… Sfilano velocemente, e sfumano, nello stesso documentario, le foto di migliaia di martiri, ragazzi e ragazze, volti giovani, occhiali spessi come usava negli anni Ottanta, sotto i capelli neri riga laterale o sotto un nero chador. Achraf e Massoumeh, le eroine. In quanto alla memoria, i mojahedin non l’hanno persa.

 
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