mercoledì 25 giugno 2008

LE ATTRICI IRANIANE SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO A TEHERAN

Il regime misogino dei mullah ha recentemente portato sul palcoscenico di un teatro di Teheran uno spettacolo terrificante con delle attrici tutte coperte dal punto dei piedi fino alla testa e senza i volti scoperti.
Guardate bene le foto e giudicate in quale stato d'anima vive la DONNA in Iran. E poi guardate la foto del nostro presidente della Repubblica la signora Maryam Rajavi.
karimi davood

ROMA: UN PIANO PER UCCIDERE IL PASSDAR AHMADINEJAD O UNA FUGA IN AVANTI?


Foto: Maryam rajavi, presidente eletta dalla resistenza iraniana

Vignetta: la risposta dell'Italia unita al presidente dei mullah
Notizia e commento:

Iran denuncia: c'era piano per uccidere Ahmadinejad a Roma
martedì, 24 giugno 2008 8.53
Versione per stampa

TEHERAN (Reuters) - Un consigliere di Mahmoud Ahmadinejad ha affermato che c'era un piano per uccidere il presidente iraniano durante il summit sulla crisi alimentare all'inizio di questo mese a Roma.



Commento: Il passdar Ahmadinejad, durante il suo governo, ha effettuato due importanti viaggi all'estero: il primo in Iraq e il secondo in Italia, per partecipare alla seduta generale della FAO.
Durante il primo, il presidente nominato da Khamenei ha incontrato una serie di manifestazioni e contestazioni popolari che lo hanno obbligato ad interrompere a metà il suo nefasto viaggio di morte e di violenza. In quell'occasione anche il grande Ayattolah Sciita Sistani che avrebbe dovuto riceverlo nella città santa di Karbala si è ritirato indietro. L'ha rifiutato perchè ritenuto l'incontro non in linea con gli ineteressi del popolo iracheno e che sarebbe stato un occasione d'oro per Ahmadinejad nella sua propaganda fondamentalista e terroristica.
Nel programma di Ahmadinejad c'erano anche altre due visite molto importanti nelle città sante di Karbala e di Najaf. Cancellate entrambi. Ahmadinejad una volta tornato con la coda in mezzo alle gambe e stordito per lo schiafo ricevuto dalla popolazione irachena( nella città di Baghdad ci sono state 8 grandissimi manifestazioni di tutti i ceti sociali in particolar modo le donne!), ha giustificato il suo fallimentare viaggio con una barzelletta degna dei mullah iraniani: " gli americani volevano sequestrarmi e portarmi in America, ma i nostri servizi di sicurezza facendo alcuni cambi di programma hanno lasciato gli americani con la bocca asciutta!".
Adesso sentiamo un altissimo dirigente iracheno che ha accompagnato il passdar terrorista Ahmadinejad durante tutta la sua permanenza in Iraq. Cioè fin dall'arrivo in all'aeroporto. Il presidente della Corte Suprema iracheno ha detto così:" fin dall'arrivo di Ahmadinejad io personalmente l'ho accompagnato ovunque. Le nostre forze di sicurezza gli hanno garantito la protezione fino alla partenza dall'aeroporto. Io non ho notato nessuna modifica del programma di protezione".
In poche parole il dirigente iracheno smentisce categoricamente il presidente dei Mullah e rivela la forte esigenza della giustificazione del suo fallimentare viaggio in Iraq su cui i mullah iraniani avevano investito una grande speranza.
Adesso torniamo in Italia: Ahmadinejad è arrivato il 2 giugno a Roma per partecipare all'assemblea generale della Fao sulla fame nel mondo. Nel calendario del passdar Ahmadinejad non si vedevano nessun appuntamento con le autorità del paese ospitante che di solito riserva per i capi di stato stranieri momenti cerimoniali particolari .
Secondo quanto hanno scritto i giornali governativi nessuna autorità di spicco è andato ad accoglierlo all'aeroporto Ciampino. Il che significava per Ahmadinejad il primo fallimento. Poi si è trapellato la notizia di una lezione alla Sapienza, organizzata da alcuni ambienti sollecitati fortemente dall'ambasciatore iraniano Zohrevand. Grazie all'intervento tempestivo di Azar karimi, presidente dell'Associazione studenti iraniani in Italia e grazie all'occasione offerta dal dott. Aldo Forbice, Azar direttamente dallo studio della Rai ha denunciato le intenzioni di ahmadinejad che voleva andare alla Sapienza per i fini propagandistici dato che alla Columbia University aveva subìto una grande umiliazione da parte degli studenti e in particolare da parte del rettore che lo aveva invitato a partecipare a quella famosa conferenza. Anche in questo caso la denuncia fatto durante la trasmissione Zapping ha colpito il centro e il giorno dopo il Rettore della Sapienza ha comunicato che non ha nessuna intenzione di ospitare il presidente dei mullah nella sua università. Il secondo schiaffo. Un caloroso ringraziamento al Magnifico Rettore Renato Guarini.
Dopo questo evento si è sparsa la voce di un'imminente incontro tra il Papa e ahmadinejad. Di nuovo tutta l'opposizione iraniana si è messa in moto chiedendo al Papa benedetto XVI di non stringere le mani sanguinarie di Ahmadinejad. Il Papa accolse la richiesta del popolo iraniano e ha respinto il presidente dei Mullah nonostante una serie di pesanti pressioni subite dal regime iraniano.Il terzo schiaffo.
Il quarto: dopo il rifiuto del Pontefice è arrivato puntualmente il rifiuto della politica che unanimamente hanno respinto qualsiasi contatto con Lui( un insieme di schiafi che io chiamo la grande sconfitta), in particolare la sua esclusione dal ricevimento offerto dal governo italiano e dal segretario generale delle Nazioni Unite Banki Moon.
Il quinto: la reazione della società civile insieme ai mass media che hanno contestato la sua presenza a Roma chiedendo addirittura di arrestarlo per i crimini commessi contro l'umanità in particolare per la morte violenta dei soldati italiani provocata dalle bombe di Ahmadienjad. Nell'arco della giornata del 3 giugno Roma, capitale della tolleranza e della solidarietà ha reagito come una mamma, anzi come il suo emblema, come il lupo che protegge i suoi figli dai pericoli e dalle minacce, ed ha testimoniato una decina di manifestazioni di protesta: la prima è stata la conferenza stampa organizzata dalla resistenza iraniana in Hotel adriano dove uno dei massimi responsabili del movimento ha smascherato il passato di Ahmadinejad e le sue future intenzioni. Manifestazione dei giovani ebrei al Colosseo dove dall'alto della storico monumento hanno gettato dei volantini contro il passadar presidente. Il terzo è stata una contestazione spontanea attorno al palazzo della Fao dove la gente ha chiesto l'allontanamento di ahmadienjad dal territorio italiano per le sue affermazioni antiebraiche e anti israeliane. La quarta è stata la grande ed spettacolare manifestaazione di piazza Spagna dove è stata ripresa da quasi due cento giornalisti e fotografi di tutto il mondo. La quinta è stata la manifestazione organizzata in piazza San Giovanni, dall'Associazione Studenti Iraniani in Italia, appunto dal presidente Karimi Azar dove numerosi manifestanti scandivano slogan contro il regime dei mullah e il suop presidente. la sesta e quella piu suggestiva è stata la manifestazione organizzata dal direttore Antonio polito del Riformista in piazza Campidoglio dove hanno partecipato e intervenuto numerosi cittadini romani e parlamentari e ministri e personalita della cultura. In piazza Campidoglio, il LUPO aveva l'aria piu distesa perchè aveva già, al quell'ora, allontanato il pericolo di Ahmadienjad: lui stava sull'aereo e in via di ritorno a Teheran tra le braccia del suo dattore di lavoro Ali Khamenei.
Comunque Roma ha reagito in grande stile e ha dimostrato la sua fermezza, la determinazione e la sua prontezza per la difesa di suoi principi: libertà e la democrazia non solo suoi anzi anche quelle degli altri. Grazie Roma per il tuo altruismo.
Ma il colpo mortale doveva ancora arrivare: Il ciclo delle contestazioni doveva essere chiuso in grand stile. A chi toccava di sferrare il colpo finale: Al presidente della resistenza iraniana la signora Maryam Rajavi che la notte del 5, giorno di chiusura del lavori della Fao ha partecipato in via esclusiva al programma radiofonico di Zapping e ha ringraziato sia il governo e il popolo italiano che la città del Vaticano che non ha permesso a Ahmadinejad di mettere il piede sul suo suolo.
Infatti l'intervista del presidente Rajavi è stato un occasione giusta per noi, per gli italiani e per tutti coloro che si oppongono al regime dei mullah di conoscere l'alternativa al regime dei mullah che in poche parole si sintetizza in violenza, in repressione, in terrorismo e nella bomba atomica. invece il nostro presidente ha auspicato la libertà e la democrazia in Iran e la pace nel mondo e in particolare nel medio oriente.
Chiuso questo parentesi, vorrei ricordare la parole di Ahmadienjad espresse recentemente dopo questi due fallimenti: nel caso del suo viaggio in Iraq disse che gli americani volevano sequestrarmi e portarmi in America!!! E nel caso del viaggio in Italia, in un discorso pubblico disse, pochi giorni fa " in Italia mi volevano uccidere. Grazie a Dio e alla prontezza dei nostri sevizi di sicurezza il vostro presidente ha neutralizzato tutti i tentativi ed è tornato sano e salvo tra il suo popolo"!!!
Adesso giudicate Voi. Non è una barzelletta? Debbo ricordare che Ahmadniejad odpo la sua fuga dall'Italia ha dovuto pure richiamare il suo fidattissimo ambasciatore, compagno di merenda di una volta, cioè quando lavoravano insieme nel settore delle forze speciali di "GHODS"( la divisione che si occupa dell'esportazione del terrorismo in tutto il mondo), scaricando tutta la colpa su di lui.
Adesso vi raccondo un detto popolare: un giorno un signora porta un gallo al mercato per venderlo. In un momento di distrazione un vecchietto ruba il gallo e lo nasconde nella sua manica da cui si spuntava benissimo la coda del volatile. Quando il giovane ri rivolge al vecchietto chiedendo se aveva visto il suo gallo, lui giurava su tutti santi sciiti di non averlo visto. il giovane rimasta stupito dai continui giuramenti del vecchietto disse: non so se credere ai tuoi giuramenti o alla coda del gallo che spunta dalla manica della tua giacca!!!
Adesso la storia è idem: non sappiamo credere alle parole di Ahmadineajd o ai suoi barzelletti stupidi?
Karimi Davood

martedì 24 giugno 2008

LONDRA CANCELLA IL NOME DEI MOJAHHEDIN DEL POPOLO IRANIANO DALLA LISTA NERA


La signora Maryam Rajavi, presidente eletta dal Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana

Il simbolo dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano
Iran/ Londra cancella Mujaheddin iraniani dalla lista terroristi
Tuesday, 24 June 2008
La Pmoi era stata messa al bando nel 2001 nel Regno Unito
Londra, 23 giu. (Ap) - Londra cancella formalmente i Mujaheddin del popolo iraniano o 'Esercito di liberazione nazionale dell'Iran' ('The People's Mujahedin of Iran', spesso indicati con la sigla Pmoi) dalla lista dei gruppi terroristi messi al bando nel Regno Unito.
I deputati britannici hanno ratificato la decisione dopo che la Corte d'Appello britannica a maggio scorso ha deciso che la Pmoi non andava più inserita nelle liste delle organizzazioni bandite.
La Pmoi è stata vietata per la prima volta in Gran Bretagna nel 2001. Il governo ha perso il ricorso contro la sentenza della Corte. Il ministro aggiunto Tony McNulty, responsabile per la sicurezza e l'anti-terrorismo, ha dichiarato all'Assemblea parlamentare che il gruppo è stato responsabile di atti di terrorismo in passato.

lunedì 23 giugno 2008

NOTIZIA STRAORDINARIA: GRAN BRETAGNA HA TOLTO IL NOME DELLA RESISTENZA DALLA LISTA NERA INGLESE

Ho appena avuto la notizia della rimozione del nome della resistenza iraniana dalla lista nera britannica
Le due Camere inglesi hanno votato il decreto governativo per la rimozione del nome dell'Organizzazione dei Mojahedin del popolo Iraniano
Grande conquista per tutti coloro che hanno sostenuto la resistenza iraniana e hanno lottato duramente per la rimozione del suo nome dalla lista nera Europea.
Questa decisione è il primo passo per la totale rimozione del nome della resistenza iraniana dalla lista nera dell'Unione Europea
Grande festa e gioia popolare tra gli iraniani
Questa decisione è arrivata dopo la storica sentenza della Corte di Appello di Londra che ordinava al governo britannico di rimuovere definitivamente il nome dei Mojahedin dalla lista nera
E' stato fatto un importante e vitale passo verso la totale rimozione del nome della legittima resistenza del popolo iraniano dalla lista nera europea
Adesso tocca all'Unione Europea di scusarsi con il popolo iraniano rimuovendo prima possibile il nome dei Mojahedin dalla sua lista nera
E' caduta una delle peggiori accuse fatte dalla inghilterra contro il popolo iraniana e la sua legittima resistenza
I miei migliori auguri a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questo tortuoso cammino verso la libertà e la democrazia in Iran
Un duro colpo contro il regime dei mullah e contro il fondamentalismo islamico che è la base fondamentale della destabilizzazione del mondo
Caduto uno dei piu importanti pilastri dellaa politica di accondiscendenza nei confronti del regime dei mullah
Alla base di questa storica decisione chiediamo all'Unione Europea di rimuovere immediatamente il nome della resistenza iraniana dalla sua lista nera

domenica 22 giugno 2008

Tamburi di guerra. Esercitazioni per un attacco militare contro i siti atomici dei mullah


Le navi da guerra americane nella zona di guerra


Commento di karimi davood:
Ultimamente il direttore dell'Agenzia per l'Energia Atomica delle Nazioni Unite l'egiziano Albaradei ha minacciato di dimettersi se i siti atomici iraniani venissero bombardati! fare tali dichiarazioni da parte del direttore di questa agenzia è molto grave e dimostra in qualche modo i dubbi avvanzati agli oppositori iraniani secondo cui Albaradei ha adottato una politica molto morboda nei confronti della questione atomica dei mullah. Secondo me sarebbe meglio che Albaradei se ne vada prima del bombardamento dei siti atomici dei mullah dove secondo le informazioni difuse dalla resistenza iraniana i mullah stano facendo gli esprimenti delle testate nucleari particolari e portano anche avanti l'arricchimento dell'uranio. Per Albaradei il bombardamento dei siti atomici dei mullah significa anche la fine disastrosa della sua ambigua carriera. La sua complicità di pensiero e di azione ha permesso ai mullah iraniani di portare avanti indisturbati i loro piani atomici ed oggi grazie ad Albaradei ci troviamo di fronte ad un scenario assai pericoloso e disastroso. Allora suggerisco all'egiziano albaradei di andarsene prima possibile e rifugiarsi nella pattumiera della storia dell'umanità dove lo raggiungeranno a presto anche i suoi fedeli mullah iraniani. Il popolo iraniano non perdonerà coloro che hanno contribuito l'ingrandimento del mostro iraniano e che oggi minacciano le dimissioni nel caso di attacco ai siti nucleari militari dei mullah.
Una grand parte della colpa di questa situazione ricade sulla testa di Albaradei.
Karimi davood, analista politico iraniano.


Vi lascio un interessante articolo di Guido Olimpio:

Esteri
Venti di guerra Oltre 100 caccia hanno condotto una missione di 1.500
Attacco all’Iran, la prova generale
Simulazione israeliana su Creta
ElBaradei dell’Aiea: «La regione diventerebbe una palla di fuoco»



Il presidente iraniano Ahmadinejad (Reuters)
WASHINGTON - Nome in codice «Glorious Spartan 08». Teatro operativo: il tratto di mare a sud est dell’isola di Creta. È in questo splendido angolo di Mediterraneo che l’aviazione israeliana ha simulato - dal 28 maggio al 18 giugno - l’attacco all’Iran. Oltre cento caccia F16 e F15, con l’ausilio di aerei per il rifornimento in volo, hanno condotto una missione di 1.500 chilometri, la stessa distanza che divide lo Stato ebraico dall’impianto nucleare di Natanz. I jet hanno sganciato bombe, condotto raid contro i radar, attuato manovre evasive. In loro supporto velivoli per la guerra elettronica ed elicotteri che trasportavano i commandos dell’unità speciale 5101, conosciuta come Shaldag, e gli incursori della Sayeret.

Una delle simulazioni prevedeva infatti il recupero di piloti abbattuti in «territorio ostile». Al loro fianco i greci, che hanno offerto l’ospitalità dei poligoni e provato interventi coordinati. Gli israeliani, di solito estremamente riservati su quello che combinano, hanno passato al New York Times le informazioni su «Spartan 08» accostando le manovre a un possibile blitz contro l’Iran. E hanno spiegato, con l’abituale pragmatismo, quali fossero gli obiettivi. Il primo - tecnico - era quello di esercitarsi in un raid a lungo raggio. Le forze aeree israeliane sono abituate ad azioni di questo tipo. Hanno organizzato il raid di Entebbe andando a liberare ostaggi in Uganda e distrutto il reattore iracheno di Osirak. Ma proprio il ricorso «al lungo braccio» ha spinto gli avversari di Israele a dotarsi di contromisure e dunque una eventuale incursione in territorio iraniano può rivelarsi insidiosa.

Il secondo obiettivo era ribadire agli Stati Uniti e ai governi occidentali che l’opzione militare non è poi così lontana. Se i ripetuti tentativi negoziali falliranno, non resterà che la forza. Le fughe di notizie, i «piani» rivelati dai giornali, gli scenari dei think thank fanno parte di una accurata regia per preparare le opinioni pubbliche. E la stessa interpretazione va data alle previsioni nere di politici come il tedesco Josckha Fischer e del più coinvolto ex premier israeliano (di origini iraniane) Shaul Mofaz. Il punto non è più «se» ma piuttosto «quando» ci sarà l’assalto. Preoccupato per questi sviluppi, Mohammed ElBaradei, il direttore dell’Aiea, l’ente per l’energia atomica dell’Onu, ha detto ieri sera che si dimetterà nel caso di un attacco contro l’Iran: «Secondo me, è la peggiore opzione possibile. Trasformerebbe la regione in una palla di fuoco... Se l’Iran non sta già costruendo armi nucleari, lancerà un corso accelerato con la benedizione di tutti gli iraniani».

Agitando le sciabole gli israeliani hanno anche voluto accentuare le inquietudini degli ayatollah, ormai da tempo sotto una forte pressione psicologica e diplomatica. Ogni giorno Teheran dovrà chiedersi se la formazione di jet in avvicinamento sono l’ennesima simulazione o il colpo di maglio. Gli iraniani sono convinti che ai loro confini si sta preparando qualcosa. E reagiscono a parole e con i fatti. Il presidente Ahmadinejad promette ritorsioni pesanti, l’ayatollah Ahmad Khatami minaccia conseguenze «terribili ». L’aviazione è in costante allerta e nelle ultime settimane i vecchi caccia F4, eredità dello scià, si sono levati in volo per intercettare aerei finiti fuori rotta. Lo stato maggiore ha intensificato il programma per potenziare la difesa contraerea: sono state acquistate diverse batterie di missili russi «Sa 300» e «Sa 20». Inoltre gli iraniani hanno chiesto aiuto ai tecnici di Mosca per migliorare i radar.

Una necessità emersa dopo il raid compiuto da Israele in Siria il 6 settembre. Il blitz - che per alcuni esperti ha rappresentato un’ulteriore prova di attacco - ha dimostrato che i radar russi sono stati «accecati» con sistemi da guerra elettronica. L’intelligence khomeinista ha anche monitorato con attenzione le attività dell’Us Air Force. Nell’agosto di un anno fa, una formazione di F16 statunitensi ha condotto una misteriosa missione d’addestramento - durata 11 ore - dall’Iraq all’Afghanistan. Per l’analista William Arkyn «c’entra l’Iran».

E se il cielo promette tempesta, sul terreno la situazione non è serena. Minoranze etniche e oppositori interni sembrano spinti da nuova linfa e forse nuovi aiuti. I separatisti curdi sono passati all’attacco anche al di fuori della loro regione. I beluci del gruppo Jundallah continuano ad attaccare i pasdaran. Si sono mossi anche gruppi inediti: il Movimento jihadista della Sunna e i «Soldati dell’Assemblea del Regno» (nazionalisti). Entrambi hanno rivendicato la strage nella moschea di Shiraz. Negli ambienti della diaspora non si esclude che le tattiche «mordi e fuggi» di questi nuclei siano legate a un ordine segreto firmato da George Bush alla fine di gennaio con il quale si autorizzano «attività clandestine» per destabilizzare l’Iran. Uno spettatore interessato, la Russia, ha fatto sentire la sua voce. Il ministro degli Esteri Lavrov ha lanciato ieri una severa messa in guardia. Non sarebbe strano se i russi avessero seguito da vicino le manovre a Creta: come ai tempi della Guerra fredda, la Marina ha rimandato in Mediterraneo le sue navi spia. A volte innocui pescherecci, irti di antenne, più interessati ai segreti che ai pesci.

Guido Olimpio
21 giugno 2008

venerdì 20 giugno 2008

STUDENTI IRANIANI RINGRAZIANO IL SINDACO DI ROMA GIANNI ALEMANNO


Nella foto: un momento della contestazione degli studenti dell'università di Zanjan di pochi giorni fa

Nella foto il sindaco di Roma Alemanno
I sette si dichiarano ''prigionieri di coscienza''

Studenti iraniani ad Alemanno: "Grazie per il sostegno"

Sette esponenti del movimento studentesco iraniano, detenuti nel carcere di Teheran, hanno consegnato ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL una lettera per il sindaco di Roma. Ringraziamenti per il suo appoggio al movimento democratico nella Repubblica islamica e per la volontà di intitolare una via della capitale alla lotta per la democrazia in Iran. Nello scritto si chiedono simili iniziative anche in altre capitali

ascolta la notizia Roma, 20 giu. - Un grazie al sindaco di Roma Gianni Alemanno (nella foto) per il suo sostegno al movimento democratico nella Repubblica islamica e per essersi espresso in modo favorevole rispetto all'idea di intitolare una via di Roma alla lotta per la democrazia in Iran.

E' questo il contenuto della lettera, inviata al primo cittadino romano tramite AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, da sette attivisti e leader del movimento studentesco iraniano, rinchiusi nel carcere di Evin, a Teheran. ''Egregio signor Gianni Alemanno - scrivono Majid Tavakkoli, Ehsan Mansour, Abolfazl Jahandari, Mohammad Hasan Fallahizadeh, Saiid Derakhshandi, Sabbah Naseri e la studentessa Hedayat Ghazal - la data del 18 Tyr 1378 (9 luglio 1999) ha segnato una svolta nella storia della lotta per la libertà e contro la repressione del movimento studentesco iraniano e vorremmo ringraziarla profondamente per la sua attenzione e per le sue dichiarazioni a favore della proposta di dedicare una via di Roma a questa data storica: si tratta di una decisione che darebbe nuova linfa alla lotta di chi si batte per la democrazia in Iran''.

I sette studenti, che in calce alla lettera si dichiarano ''prigionieri di coscienza e leader del movimento studentesco'', considerano la proposta del sindaco di Roma ''un passo importante destinato a rafforzare le già profonde relazioni tra gli eredi di due antichi imperi, quello persiano e quello romano''. E si augurano che ''un simile nobile gesto'' possa essere ''seguito anche da altre capitali del mondo''.

Irandemocratico: anche la mia associazione si unisce al coro di ringraziamento degli studenti iraniani al sindaco di Roma Gianni Alemanno augurandogli buon lavoro e tanti successi per la città e per la sua amministrazione e in particolare tanta fermezza e determinazione nel suo sostegno alla lotta del popolo iraniano e della sua resistenza organizzata.
Grazie Alemanno
Karimi Davood, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani in Italia

EINESTEIN: "PAZZO E' COLUI CHE FA SEMPRE LA STESSA COSA SPERANDO IN UN ESITO DIVERSO"


nella foto: un momento della manifestazione contro Ahmadinejad a Roma. Si nota molto bene la bandiera tricolore con il simbolo del leone e del sole.

nella foto, il grande scienziato, Einestein
Il Foglio.it
19 giugno 2008

Che avesse ragione D'Alema?
Parla l'ambasciatore israeliano Gideon Meir
Ma allora dialogare col nemico si può?Israele fa una tregua con Hamas e discuterà con i siriani, Assad va a Parigi e Rice sostiene il governo dominato da Hezbollah
Roma. Ma allora è lecito parlare con il nemico? Dal sostegno di Condoleezza Rice al nuovo governo libanese dominato da Hezbollah alla tregua fra Israele e Hamas, la ragione sembra pendere dalla parte di un fautore del dialogo con Hamas e l’Iran come l’ex ministro degli Esteri, Massimo D’Alema.
La Francia annuncia che il presidente siriano Bashar el Assad siederà allo stesso tavolo degli israeliani al summit del 13 luglio a Parigi tra Ue e i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Secondo Michael Leeden, autore di “The Iranian Time Bomb”, il modello D’Alema rafforza i nemici. “L’occidente ha trattato con l’Iran per trent’anni e quando dico Iran dico anche Hamas e Hezbollah. Tutti i presidenti americani, da Jimmy Carter a Bush, hanno negoziato con Teheran. I risultati li vediamo. Einstein ha definito pazzo colui che fa sempre la stessa cosa sperando in un esito diverso”.

“Israele continua per vie indirette a cercare un modo per riavere il soldato Shalit indietro”, spiega Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano. “E in politica la forma è tutto. Il segretario di stato Rice non parla a Hezbollah, ma al governo libanese. Sarebbe diverso se ci fosse un esecutivo Hezbollah. D’Alema a Beirut prese sotto braccio la forza che persegue la fine di Israele e che teneva in scacco il governo Siniora. Può anche aver ragione D’Alema nella parte sull’eccessiva critica rivolta alla sua politica. Ma le due situazioni sono diverse”. Fiamma Nirenstein, parlamentare del Pdl, separa il metodo israeliano da quello D’Alema: “A parlare con Hamas è l’Egitto, non Israele. Ci dev’essere sempre un dialogo per salvare delle vite umane. Altra cosa è sedersi a tavola con gli assassini come se fossero uguali a noi. E’ l’errore di chi, come D’Alema, va a braccetto con Hezbollah. E’ sbagliato non il dialogo in sé, ma l’equivalenza e l’indifferenza. La nostra identità è diversa da quella jihadista, non beviamo assieme a loro”. L’ambasciatore israeliano in Italia, Gideon Meir, assume una posizione di pragmatismo. “Non è una negoziazione fra Israele e Hamas, ma tramite l’Egitto”, spiega al Foglio Meir. “Hamas non ha cessato la sua attività assassina, ha investito in armi e miseria. Non poteva far altro che cedere alla richiesta dell’Egitto di un cessate il fuoco. A Gaza la vita è miserabile, Hamas perde terreno, la gente muore di fame e la protesta cresce. Da qui la decisione di una tregua. A differenza di Hamas, noi dobbiamo combattere casa per casa senza sparare sui civili. Per questo abbiamo deciso di dare una chance all’Egitto e al capo dell’intelligence Omar Suleiman per un cessate il fuoco. Tuttavia, resta un accordo molto fragile”.

Meir non nomina D’Alema, ma ribadisce che ogni dialogo con Hamas è inaccettabile. “A meno che Hamas non accetti le tre condizioni internazionali: che rinunci alla violenza, riconosca Israele e si impegni a rispettare gli accordi sottoscritti dall’Anp nelle sedi internazionali. Senza un accordo simile, non ci sarà mai dialogo. Chi vuole parlare a Hamas, sappia che parla con chi persegue la distruzione di uno stato”. Hamas significa Teheran. “Hamas è un ramo dell’Iran, come Hezbollah. Hamas è stata addestrata da Teheran, le loro armi vengono dall’Iran, perché l’Iran è il più grande esportatore di terrorismo al mondo. Il governo italiano deve essere ringraziato sul dossier Iran, per come si oppone al presidente Ahmadinejad. Un uomo che fomenta un nuovo Olocausto mentre costruisce armi nucleari. Per Hezbollah, vale lo stesso. L’Iran decide come e quando porre Israele sotto pressione attraverso Hezbollah. Ahmadinejad ricorda in tutto un uomo che prese il potere nel 1933 in Germania. Abbiamo imparato la lezione della storia?”.
di Giulio Meotti
Commento: Il popolo iraniano da trentanni vive sotto la feroce repressione del regime dei mullah e combatte costantemente, nelle strade, nella fabbiche, nella scuole, nelle università, questo regno del fondamentalismo di matrice khomeinista che ha preso in ostaggio oramai l'intero mondo mettendo a repentaglio seriamente la sicurezza di tutto il globo. Allora chi meglio di noi può dare un giudizio sulle intenzioni dei mullah che hanno costruito negli anni passati grazie alla complicità dei politici europei, quali D'Alema e i compagni un capillare sistema terroristico di cui le due braccia sono Hezbollah e Hamas? Ma questo mostro gigante che si può anche chiamare la piovra non ha solamente queste due braccia. Ci sono anche altri strumenti e organizzazioni che sono al suo commando e al momento opportuno eseguono lavori di intimazione e di pulizia( etnica, religiosa, politica, ideologica).Massimo D'Alema fa parte di un gruppo di supporto che noi iraniani chiamiamo "gli uomini di accondiscendenza". Uomini che oramai hanno la sorte legata al regime dei mullah. Non possono più staccare il loro ombelico dalla madre patria del terrorismo e della violenza clericale iraniano.
Ma una osservazione sulle parole dell'ambasciatore lo farei. Israele non deve porre condizioni a Hamas o a Hezbollah. Loro non possono decidere senza il consenso della patria del terrorismo. Qualsiasi negoziato con loro significa perdere del tempo. Esattamente succede come successo con il programma atomico dei mullah. Hanno portato avanti dei negoziati per 5 anni e che cosa hanno ottenuto? Nemmeno un giorno di sospensione dell'arricchimento dell'uranio come aveva chiesto l'agonizzante gruppo 5+1. Finche il regime dei mullah esisterà nell'Iran, Israele non vedrà mai pace, tranquilità, serenità. Sarà sempre sottoposto al tiro dei vari Ghassam-Khomeini e vivrà nel terrore permanente.
Il 3 giugno, alla presenza dei rappresentanti dei partiti politici italiani e di fronte alle telecamere di tutto il mondo, in occasione dell'arrivo del passdar terrorista Ahamdinejad a Roma, dal palco di piazza Campidoglio a grande voce ho gridato e dimostrato la bandiera tricolore persiano con in mezzo l'emblema del "leone e del sole" dicendo: con questa bandiera in Iran tutta la regione e il mondo vivrà in pace e serenità, allora aiutateci a portarlo a Teheran."
Ribadisco ancora una volta che se Israele ritiene che Hamas accettando le loro tre condizioni loro possono aprire seri dialoghi con i palestinesi finalizzati a pacificare la situazione, io con grande coraggio dico: sbagliate pure voi. Allora non avete conosciuto bene i mullah iraniani. Il giorno prima che voi arriverete alla firma di un accordo di pace con Hamas, dico vero pace e non tregua, il regime dei mullah avrà occupato militarmente il Kenest, parlamento israeliano e la sede del governo!!!
L'ultima parola. Per gli israeliani è più facile toccare con mano il sole che arrivare alla pace con Hamas!
Karimi Davood, analista politico iraniano

giovedì 19 giugno 2008

ITALIA INSISTE ANCORA DI ENTRARE NELLA CAMERA MORTUARIA CHIAMATA 5+1



L'ITALIA INSISTE DI ENTRARE NEL DEFUNTO GRUPPO 5+1
UNA GRANDE TRAPPOLA TESA DAL REGIME DEI MULLAH
A BENEFICIARNE è IL PROGRAMMA ATOMICO MILITARE DELL'IRAN

Approfondimento di una notizia:
L'Italia insiste ad entrare con la forza, grazie ai buoni rapporti econom-politici con un paese che è il primo in assoluto nella sponsorizzazione del terrorismo internazionale: basti guardare il numero dei soldati morti con le bombe iraniane in Iraq e in Afghanistan. E quanti altri ancora ci metterranno la pelle? Speriamo di non. la realtà non si modifica con le mie o le speranze di qualcun altro. La strategia terroristica iraniana è quella di cacciare dall'aria mediorientale tutti gli esrciti del paesi stranieri compreso quello italiano. Il regime dei mullah quando colpisce non guarda al volume dei suoi affari con i paesi che deve colpire. Schiaccia il bottone e via. Lo sa benissimo che i paesi colpiti, per la meschinità politica che hanno adottato nei suoi confronti non hanno il coraggio di rispondere adeguatamente. Almeno cosi si sno conmportati i governi di centro sinistra che hanno preferito di accogliere i loro soldati in barella che in piedi non disturbando il sonno dei mullah. Il regime dei mullah è ben consapevole di questa realtà che noi chiamimo la politica di accondiscendenza. Un apolitica che ha causato gravissimi danni sia alla poplazione iraniana che al mondo intero permettendo al regime dei mullah di portare avanti la sua politica di espansione della rivoluzione islamica e il suo vettore strategico: la bomba atomica, chiamato dallo stesso dittatore iraniano Khomeini "la garanzia per la soppravvivenza dell'Islam".
Nel precedente articolo sul gruppo 5+1 avevo scritto che " insistere di entrare in un gruppo già fallito e con la encefalografia ultrapiatta è una scelta sbagliata e fuori comune in particolare per un grande imprenditore come Presidente Berlusconi che non è abituato a fare il becchino". Ribadisco anche oggi che secondo le mie informazioni ottenute dall'interno dell'Iran, il discorso dell'allargamento del defunto gruppo 5+1 è stato avvanzato dallo stesso regime dei mullah. Per due motivi molto palesi: il primo riguarda il momento molto delicato in cui ci stiamo avvicinando verso la quarta rislouzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che potrebbe aggravare con le sue restrizioni addottate la situazione attuale del regime dei mullah avvicinando le posizioni dei protagonisti della questione iraniana alle posizioni americane che battono sui tamburi di guerra. Il secondo motivo è che aprire lo stesso discorso dell'allargamento del gruppo porterebbe via un sacco di tempo distraendo l'attenzione dalla questione fondamentale che è l'arricchimento dell'Uranio. In questo caso, un gruppo ingrandito assomiglia ad una vacca grazza che non camminerà piu alla velocità desiderata e di conseguenza aiuta il regime dei mullah di giocare sulle divergenze inetrne e temporeggiare ulteriormente portando avanti la costruzione della bomba atomica. Bisogna tener conto che il problema degli iraniani è il tempo e basta. Loro devono temporeggiare per arrivare al punto di non ritorno. Se riescono ad arrivare a questo punto inizia il catastrofe umano. Ecco perchè sostengo che l'Italia se vuole far bene deve tirarsi indietro e anzi deve chiedere snellimento del gruppo stesso e non ingrandimento. Questo è il più grave errore del governo del presidente Berlusconi. La trappola del regime dei mullah ha funzionato. Ecco perchè io sostengo che per fare gli affari e la guerra prima di tutto bisogna andare a scuola per conoscere sia moralmente che materialmente il fenomeno"MULLAH". Altrimenti dopo un certo tempo il presunto oppositore sia iraniano che straniero metterà sulla testa e sul capo il famoso "turbante bianco nero"!!!
L'abilità del regime dei mullah, in questi trentanni è stato questo gioco. Incantarre i piu agguerriti oppositori facendoli diventare addirrittura i grandi maestri della ideologia fondamentalisat islamica. Come? ve lo raccontero in un altra occasione.
Intanto leggete la notizia di oggi.
karimi davood, analista politico iraniano

Repubblica.it

Roma, 14:30
IRAN: FARNESINA, ITALIA NON HA RINUNCIATO ENTRARE "5+1"
"L'Italia non rinuncia a entrare nel gruppo di 5+1 che cura il dossier nucleare iraniano. La proposta italiana resta sul tavolo". Cosi' Pasquale Ferrara, portavoce della Farnesina, ha ribadito la posizione del governo italiano, correggendo alcune ricostruzioni "creative" della stampa sulla posizione espressa ieri a Berlino dal ministro degli Esteri. "Quello che Frattini intendeva dire e' che non siamo innamorati di una formula. Non ci interessa far parte di un club". Secondo Ferrara, "in questa fase di passaggio delicata di fronte a una nuova proposta dell'Ue noi non vogliamo inserire un elemento che in qualche modo possa costituire un fattore di competizione in un tema un cui abbiamo un obbiettivo comune". "L'Italia", ha concluso il portavoce della Farnesina, alla luce dei rapporti "storici e diplomatici che ha con l'Iran,puo' svolgere un ruolo efficace" nelle trattative.

martedì 17 giugno 2008

FRANCIA, PARIGI, 17 GIUGNO 2003, GIORNATA DI ONORE E DI ORGOGLIO PER IL POPOLO IRANIANO


Un ritratto significativo delle due donne, Neda e Seddighe, che hanno protestato contro l'arresto del presidente Maryam Rajavi, alimentando la fiamma della loro rabbia con la loro carne ed ossa.

I tre giudici della Corte di Appello di Londra che hanno rilasciata la storica sentenza sulla rimozione del nome della resisetnza iraniana dalla lista nera britannica


Il testo:il 17 giugno 2003 è una data storica per la resistenza iraniana e per la sua indipendenza economica e politica. All'alba di questo giorno, più di 300 elementi delle forze speciali francesi hanno aggredito violentemente tutti gli uffici pubblici della resistenza iraniana compreso la residenza abituale del nostro presidente della repubblica la Signora Maryam Rajavi, arrestandoli e portandoli nelle carceri francesi. In quel giorno la repubblica francese ha segnato nella sua storia una pagina nera e vergognosa che non farà onore alla grande patria della libertà e della democrazia nonchè la terra dei rifugiati politici. Il governo francese del presidente Chirac ha commesso il più grave errore della sua presidenza cedendosi al regime degli ayattolah. Infatti, l'operazione del 17 giugno è stata elaborata nei minimi dettagli con la collaborazione dei servizi segreti del regime dei mullah che avevano in qualche modo ingannato i loro colleghi francesi consegnadoli false informazioni. A parte di tutto ciò, l'operazione di Auver Soir Oise, che a detta degli analisti francesi era senza precedenti nella storia recente, fu portata avanti con l'obiettivo di decapitare la resistenza iraniana ignorando un fattore assai importante e innegabile: la volontà e la determinazione del popolo iraniano nella lotta al regime dei mullah. Subito dopo la diffusione della notizia, io ho appreso dalla Radio Rai 1 quando accompagnavo mio figlio a scuola, tutti gli iraniani simpatizzanti della resistenza iraniana hanno abbandonato il lavoro, la casa, la famiglia, le cure mediche, l'ospedale riversandosi nella città di Auver Soir Oise in periferia parigina. In poche ore, la risposta dei simpatizzanti è stata una massiccia prersenza attorno alla residenza del presidente Rajavi che si trova tuttora in questa piccola cittadina che tra l'altro ospita anche le spoglie dl famoso pittore olandese Van Gog. L'operazione francese aveva un significato molto particolare e puntava a decapitare per sempre la dirigenza politica del movimento facendo un favore politico ai mullah in cambio di straordinari contratti economici con grandi compagnie nazionali. Ma il popolo iraniano aveva letto le carte di entrambi i protagonisti dell'operazione. Ha reagito egregiamente a questa senza precedente violenza organizzata, scandendo un unico slogan: liberate il presidente della repubblica della resistenza iraniana la signora Maryam Rajavi. Le strade europee sono state testimoni dei grandi sacrifici che l'umanità abbia mai potuto testimoniare. Contro questa ingiustizia ed oltraggio al popolo iraniano molti cittadini, in varie parti del mondo, da Roma, a Londra, da Parigi a Teheran, da Berlino ai paesi bassi, si sono immolati di fronte alle ambasciate francesi dimostrando la loro forte rabbia verso questa sporca operazione del tipo Buisness-politico. Nel frattempo, anche la popolazione francese è scesa in piazza prendendo le distanze dal suo governo, condannado questa ingiustizia e scendendo a fianco degli iraniani che avevano già iniziato uno sciopero della fame di massa attorno alla residenza del presidente Rajavi. Un ringraziamento particolare ai cittadini di questo piccolo paese che si trova in periferia di Parigi e al suo Sindaco Peirre che instancabilmente hanno lavortao per aiutare gli ospiti iraniani venuti da quattro angoli della terra. Ci sono stati momenti indimenticabili ed emozionanti che rimarrano nella storia e nella memoria del popolo iraniano. Non dimenticheremo mai coloro che in questa tenebra notte hanno rischiato e non hanno rifiutato il nostro grido di aiuto. Il presidente Chirac rimarrà nella storia per quello che ha fatto ma ormai per noi lui si trova già nel dimenticatoio del popolo iraniano. Qui debbo ricordare doverosamente due ragazze, due coraggiose e giovanissime donne che hanno perso la vita alimentando la fiamma della loro rabbia con la loro carne e ossa: Neda Hassani e Seddighe Mojaveri, due donne di 25 e 45 anni che con la loro rabbia hanno duramente protestao l'operato del governo francese. Grazie alle quali la resistenza iraniana è riuscita ad illuminare la tenebra notte della politica e ha dimostrato al mondo stesso che la sua battaglia è mirata contro il regime dei mullah e nulla di più. Una battaglia per la libertà e la democrazia in Iran.
La presidente Rajavi, dopo 16 giorni di prigionia nel carcere parigino ha dichiarato che nel suo pensiero aveva messo sul conto tutto meno che quello di essere incarcerato in un paese come la Francia terra dei diritti civili e terra di asilo politico.
Grazie alle manifestazioni e alla mobilitazione della popolazione francese e le sue rappresentani politici e sindacali, e anche grazie alla giustizia francese il governo di Chirac si è visto costretto a scarcerare la presidente Rajavi dopo 16 giorni di prigionia rilasciando anche gli altri un pò alla volta. Nel corso di questi anni, la giustizia francese ha rilasciato una serie di sentenze che hanno condannato l'operato del governo scartando qualsiasi ipotesi di terrorismo alla resistenza iraniana. Le sentenze dei tribunali francesi sono diventati una solida base giuridica per le cause intraprese dalla resistenza contro l'inserimento del suo nome nella lista nera europea di cui l'ultima vittoria risale ad alcune settimane fa quando la Corte di Appello di Londra ha sentenziato l'innocenza dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano ordinando al governo britannico di rimuovere definitivamente e immediatamente il loro nome dalla lista e di non provare più a fare il ricorso contro questa sentenza! Un doveroso ringraziamento al signor Giudice Niccolas Addison Philips capo della Corte di Appello di Londra.
Dopo 5 anni passati tra varie attività politiche e giuridiche la resisetnza iraniana è riuscita a dimostrare la sua innocenza dalle accuse terroristiche formulategli contro sulla base di una serie di interessi economici e politici che sono le fondamenta della politica di accondiscenza europea verso il regime fondamentalista e terroristica dei mullah.
Dopo questa vergognosa parentesi di ingiustizia al goiverno francese di Chirac è rimasta eternamente lo sdegno e la umiliazione di aver ceduto al regime dei mullah in cambio dei contratti economici e alla resistenza iraniana è rimasta una data a cui facciamo rifermineto ed onore tutti gli anni e la celebriamo puntualmente raccogliendoci nella cittadina di Auver Soir Oise, la residenza abituale della presidente Rajavi, dimostrando la nostra eterna solidarietà a chi rappresenta la libertà, la democrazia, il pluralismo e la laicità dello stato futuro della repubblica iraniana. Questo anno abbiamo scelto la data 28 giuno per celebrare una serie di riccorrenze compresa il 17 giugno 2003.
Adesso guardando al passato possiamo osservare quanti giganti passai abbiamo potuto fare e quanti conquiste e riconoscimenti politici e giuridici abbiamo avuto grazie a quella vergognosa e disumana operazione che è stata una dura offesa alla dignità del mio popolo. Siamo riusciti a trascinare nelle stanze giudiziarie il regime dei mullah e i suoi sostenitori, come ayattolah Chirac e dimostrare al mondo civile la nostra innocenza. Le numerose sentenze dei tribunali francesi confermano ciò che vi ho appena raccontato. La sentenza della Corte di Giustizia Lussemburgese e la Corte di Appello di Londra dimostrano che la giustizia è da parte di chi subisce l'ingiustizia in particolare quella peggiore: politica.
karimi davood

lunedì 16 giugno 2008

STRAORDINARIA NOTIZIA: TRE MILIONI DI SCIITI IRACHENI APPOGGIANO L'ORGANIZZAZIONE DEI MOJAHEDIN DEL POPOLO IRANIANO


Ing. Aljaburi durante la lettura del documento

Il rappresentante dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo insieme ai rappresentanti della società sciita irachena dimostrano il testo dello storico documento

Un momento della partecipazione alla conferenza di ieri

Appena ho avuto una straordinaria notizia secondo cui, ieri nel Campo di Ashraf in Iraq, è stata svolta una conferenza stampa per la pubblicazione di un documento firmato da 3 milioni di sciiti iracheni a favore dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano. Nel documento firmato dai semplici cittadini sciiti, fino ai capi tribu, sceiki, medici, avvocati, professionisti vari si chiede all'Unione Europea di tener conto della sentenza storica della Corte di Appello di Londra e di rimuovere immediatamente il nome della resistenza iraniana dalla lsita nera europea. Tutti i partiti politici e democratici iracheni hanno appoggiato questo documenti e hanno sottoscritto il contenuto. I sciiti iracheni denunciano il regime iraniano come l'unico responsabile delle violenze quotidiane e del terrorismo in Iraq chiedendo l'espulsione di tutti i diplomatici e uomini che si trovano sulla busta paga iraniana. Un anno fa c'è stata una simile iniziativa di altri 5 milioni e due cento milla iracheni che sottoscrivendo un appello avevano espresso la loro solidarietà alla resistenza iraniana.
La pecularietà di questa seconda iniziativa è la provenienza religiosa-sciita dei firmatari: tutti sciiti iracheni. I firmatari hanno sostenuto che la presenza dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano sul suolo iracheno è una garanzia per fermare l'influenza fondamentalista iraniana nella società irachena.
karimi davood

IL GRUPPO 5+1 NELLA TRAPPOLA DEI MULLAH


Leggendo la notizia dell'Ansa diffusa da Teheran, dall'inviato Alberto Zancato, si capisce benissimo in che trappola è caduto il gruppo 5+1. Il mullah Khamenei, capo supremo religioso del regime, dopo 5 anni di fruttuosi colloqui( naturalmente per Teheran che è riuscito ad acquisire tempo necessario a complementare il suo progetto atomico militare), ha trascinato in trappola oltre a Solana anche l'intero gruppo 5+1. Attraverso un gioco straordinario di carte, Khamenei è riuscito a neutralizzare tutte le mosse politiche e militari. Attraverso uno spostamento dei ruoli ha mandato in aria tutti i gli sforzi del gruppo di Solana. Tanto vero che quando è arrivato il passdar Jalili, nuovo segretario generale del Consiglio di Sicurezza Nazionale, ha subito negato e rifiutato tutto quello che Solana aveva fatto con Larijani, allora il responsabile delle trattative sul nucleare ed ex segretario del Consiglio Nazionale di sicurezza. Leggendo la notizia di Zancato che non è certamente uno oppositore al regime dei mullah, ci si rende conto dell'esattezza di quello che la resistenza iraniana va dicendo da anni: " il regime dei mullah, compreso tutti i suoi dirigenti, dalla A alla Z, da Hashemi Rafsanjani, a Khatami, da Larijani a Jalili e Khamenei tutti sono uguali e sono anche pezzi di un puzzle micidiale e pericoloso chiamato" la repubblica islamica iraniana". Ognuno di questi elementi gioca uno specifico ruolo assegnatogli dal leader Khamenei( attraverso il Consiglio Superiore per la Sicurezza Nazionale), e hanno responsabilità diretta sia nella conduzione del terrorismo internazionale che nella repressione interna. Allora vanno spazzati nella pattumiera della storia insieme a tutto il regime dei mullah"
Vi lascio la notizia dell'Ansa scrittop dall'inviato Zanconato.
IRAN PRENDE TEMPO, MA E' 'NO' A SOSPENSIONE
di Alberto Zanconato
Ansa.it
TEHERAN - L'Iran ha risposto con una serie di dichiarazioni dal tono diverso alle proposte delle grandi potenze sul contenzioso nucleare. Ma dal labirinto delle prese di posizione emerge ancora una volta un rifiuto alla sospensione dell'arricchimento dell'uranio, che il gruppo dei '5+1' ha riproposto come condizione alle trattative. Il pacchetto presentato ieri a Teheran dal responsabile per la politica estera comune dell'Unione europea, Javier Solana, sarà studiato "tenendo ferma la 'linea rossa' della non accettazione della sospensione", ha detto un influente deputato iraniano, Alaeddin Borujerdi, presidente della commissione Esteri del Parlamento di Teheran, rimasto in carica fino al mese scorso. E comunque, ha aggiunto Borujerdi, "l'Iran non ha fretta di rispondere alle proposte" illustrate da Solana a nome di Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. Il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, fino all'autunno scorso capo negoziatore sul nucleare, ha detto che l'assemblea studierà il documento e "difenderà in modo accorto i diritti nucleari della nazione". Il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, dopo l'incontro con Solana, aveva detto ieri che la risposta di Teheran dipendeva da quella che le grandi potenze avrebbero dato a un contro-pacchetto presentato dall'Iran il mese scorso con l'intento dichiarato di risolvere i grandi "problemi mondiali", compreso il nucleare. Molto più chiaro era stato, in contemporanea con l'inizio del colloquio fra Mottaki e Solana, il portavoce del governo di Teheran, Gholamhossein Elham, che aveva affermato che la sospensione dell'arricchimento dell'uranio "non è accettabile". Il complesso delle reazioni che arrivano da Teheran hanno fatto parlare alcuni diplomatici europei e statunitensi di una volontà della Repubblica islamica di perdere tempo - dopo un braccio di ferro durato già cinque anni - per poter continuare con le attività nucleari più controverse. E di conseguenza dell'eventualità che l'Occidente adotti nuove sanzioni contro Teheran, soprattutto nel campo bancario, che vadano al di là di quelle, blande, introdotte dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu con le ultime tre risoluzioni. A fare dubitare dell'eventualità che l'Iran faccia marcia indietro sono anche i duri commenti riservati dalla stampa vicina ai vertici del regime, come il quotidiano 'Keyhan', secondo il quale Solana "é venuto a Teheran non per avere trattative, ma per minacciare l'Iran e costringerlo ad accettare richieste illegali, con un ricatto da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati".

28 GIUGNO, GRANDE MANIFESTAZIONE DELL'OPPOSIZIONE DEMOCRATICA A PARIGI. PER UN CAMBIO DEMOCRATICO IN IRAN



Diffendere i principi e gli ideali del popolo iraniano significa investire intelligentemente nella "sicurezza" dei cittadini di tutti i paesi del mondo.
Per un cambio democratico in Iran.
Solidarietà con le donne, gli studenti, i lavoratori e il popolo oppresso iraniano.
E' prevista la partecipazione di oltre 80.000 iraniani oppositori al regime dei mullah.



A nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia, invito tutti coloro che desiderano esprimere la loro solidarietà a partecipare a questo storico evento internazionale organizzata dalla resistenza iraniana. Raccogliersi attorno alla figura del presidente Maryam Rajavi significa aumentare l'immuntà fisica di ognuno di fronte alla forte vulnerabilità del virus "Khomeinite" che secondo me è il peggior malattia che l'umanità abbia mai conosciuta. Questo virus si nutre del sangue degli esseri umani innocenti e danneggia fortemente lo stato" grigio" del cervello. Si manifesta e si presenta in mille e una maniera e ha la capacità di espandersi e di propagarsi alla velocità della luce. In 30 anni ha messo in serio pericolo la serenità, la tranquilità e la pacifica convenienza dell'intero mondo. Diffendere i principi e gli ideali del popolo iraniano significa investire intelligentemente nella "sicurezza" dei cittadini di tutti i paesi del mondo.
karimi davood

domenica 15 giugno 2008

L'IRAN PRENDE IN GIRO IL MONDO E INTANTO VA AVANTI NELLA COSTRUZIONE DELLA BOMBA ATOMICA


Nella foto la presidente della resistenza iraniana la signora Maryam Rajavi

SOLANA PESTA ACQUA NEL MORTAIONotizia e il commento:
Teheran, 11:10
IRAN: MOTTAKI A SOLANA, "5+1" RISPONDA A NOSTRA OFFERTA
L'Iran non si pronuncera' sull'offerta di incentivi in cambio dello stop al programma di arricchimento dell'uranio, presentata da Javier Solana, e chiede che prima l'Occidente risponda in modo "logico" alla proposta avanzata un mese fa dal presidente Mahmoud Ahmadinejad. Lo ha affermato il ministro degli Esteri della Repubblica islamica, Manouchehr Mottaki.
Commento: Premesso che la questione nucleare e la bomba atomica dei mullah ha una importanza extra strategica e ideologica( cioè va al di là di qualsiasi logica ed immaginazione comprensibile nei termini attuali), nessuno potrà, mai e mai, riuscire a persuadere i mullah ad abbandonare questo percorso ritenuto dallo stesso Khomeini" la garanzia per la soppravvivenza dell'Islam"(leggilo il regime fondamentalista dei mullah). L'unica via apparentemente percorribile e logica sarebbe quella suggerita dagli ambienti che sostengono la risoluzione dei problemi attraverso l'uso delle armi. Ma io ribadisco ancora una volta che questa via è pieno di insidie e pericoli. L'unica via giusta e raggionevole è quella di consegnare il timone della situazione nelle mani del popolo iraniano e della sua legittima resistenza. Dato che ultimamente, grazie alla Corte di Appello di Londra l'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo, l'asse portante della resistenza contro il regime dei mullah, sta uscendo fuori dalla vergognosa lista nera europea. Credo che adesso ci siano tutti i presupposti per passare da una situazione di estrema pericolosità ad una situazione di estrema tranquilità. La regione mediorientale non ha bisogno di un'altra guerra anzi ha bisogno di pace e serenità onde intavolare i veri negoziati per la pace tra i palestinesi e gli israeliani. Finchè esisterà nella regione il fondamentalismo islamico iraniano non scenderà mai la prospettiva di un pur minima ombra di pace tra i due contendenti. E' arrivato il tempo di mandare Ayattolmullah Solana in pensione e dichiarare pubblicamente il fallimento e la morte cerebrale del gruppo 5+1. Nella precedente missiva avevo suggerito al presidente Berlusconi di non offrire nemmeno un centesimo per questa formula ormai scaduta e morta. Avevo ribadito che per affrontare una questione come quella atomica iraniana ci vuole altrettanto una macchina potente e forte che sia all'altezza della questione atomica e capitanata da una persona coraggiosa e non un vecchio lupo della politica d'accondiscendenza come Ayattolmullah Solana. Ribadisco che la figura di Solana non è assolutamente all'altezza di un negoziatore degno di portare avanti la questione atomica militare dei mullah. Sarebbe meglio che lui cominciasse a ritirarsi ed a lavorare in un allevamento per i maiali. Sicuramente con l'esperienza che ha accumulato con i mullah iraniani diventerà subito un grande buisness man del prosciutto grasso sostituendo il famoso prosciuto spagnolo. Naturalmente un danno all'immagine dello stroico prosciuto nazionale.
Concludo e ribadisco che la formula vincente deve includere il popolo iraniano. Qualsiasi proposta avvanzata, per essere efficace, nella lotta all'atomica iraniana, deve essere basata sul popolo iraniano e sulla sua legittima resistenza guidata dal presidente Maryam Rajavi.
Altrimenti pestiamo l'acqua nel mortaio. Ma i mullah di Ahmadinejad intanto ci deridono e ci prendono per fondo schiena e arricchiscono l'uranio.
karimi davood, analista politico e presidente associazione rifugiati politici iraniani in Italia

sabato 14 giugno 2008

GRAZIE ALL'AMNESTY INTERNATIONAL E LA PRESSIONE DELL'OPINIONE PUBBLICA INTERNAZIONALE E' STATO SOSPESO L'ESECUZIONE DI TRE MINORENNI



Nella foto: pacco degli incentivi presentato da Solana al regime terroristico dei mullah.
Una breve ossevazione:
Nel regime dei mullah la pena di morte ha un ruolo straordinariamente prioritario e strategico e di conseguenza fa parte, a prescindere dal fatto che per quali reati viene inflitta, della macchina della repressione che è uno dei piu importanti pilastri su cui regge il regime.
Quali sono altri pilastri? Il terrorismo e la bomba atomica.
Il regime di Teheran ha due gambe e una colonna vertebrale: le gambe formano il terrorismo e la repressione. La colonna vertebrale è la sua bomba atomica. Nel caso che venisse a mancare uno dei pilastri soppraindicati l'intero regime si accascia per terra. Immaginate una persona con una sola gamba. Per quanto tempo può reggere a piedi? Immaginate ancora una persona a cui è stato asportato la sua colonna vertebrale. Riuscirà mai ad alzare la testa ? Mai e mai!
Ecco perchè Iran si vede costretto ad annaffiare continuamente e costantemente i suoi tre giardini vitali e di importanza strategica. Altrimenti si secca tutto e la sua macchina si arrugginisce e si ferma.
Allora quale elemento può fare autopubblicità meglio di un minorenne condannato a morte? Nessuno. Solo il minorenne può finire sulle prime pagine del mondo perchè minorenne. Naturalmente il messaggio di questo orribile atto è chiaro per coloro che hanno gli orecchi aperti e gli occhi vedenti. "SE IO MI COMPORTO COSI CON I GIOVANI DEL MIO PAESE FIGURIAMOCI COSA SONO CAPACE A FARE CON I VOSTRI POPOLI!"
Naturalmente il regime dei mullah non tradisce mai. Gli possiamo riconoscere una sola cosa: la sua assoluta fedeltà alle sue promesse e alle sue aspirazioni ideologiche! In tal direzione arriva sempre puntuale. L'appuntamento lo sceglie lui. Ti viene a visitare sempre a sorpresa. In modo che tu non abbia la possibilità di sfuggire alle sue ire e rabbia disumane. Non risparmia nemmeno i tuoi figli piccoli! Basta vedere gli ultimi eventi europei.
Questo discorso vale per il terrorismo e la bomba atomica.
La visita di Solana a Teheran
Il capo della politica estera dell'Unione Europea Ayattolmullah Solana ieri è arrivato a Teheran. Al suo arrivo ha detto :"questa volta ho con me un pacco incentivo molto ricco". Naturalmente Solana non offre dalla tasca sua. La ricchezza del suo pacco viene dalle magre tasche del popolo iraniano e dalla sicurezza dei cittadini d'Europa. Alla fine saremo noi due popoli, iraniani ed europei a pagare il conto della dolce vita di Solana con gli ayattolah iraniani. A finire sotto la bomba atomica di Teheran ci saranno i popoli su cui il regime dei mullah ha investito le sue speranze e le aspirazioni. Secondo me il viaggio di Solana e il suo pacco degli incentivi è un'altra vana ed inutile intentativo della politica di accondiscendenza europea( il vero responsabile della prossima guerra in medioriente), che incoraggerà ancora di più i mullah iraniani a proseguire la loro via di costruzione della bomba atomica. Solana tornerà con la testa bassa. Riuscire a convincere i mullah a desistere dall'arricchimento dell'uranio è un miraggio.
Del terrorismo iraniano non parlo anchè perchè ho già accennato qualchecosa. Basti guardare e contare le croci sulle tombe degli stranieri, caduti, prevalentemente dei militari, durante gli attentati terroristici avvenuti in Iraq e in Afghanistan.
Un desiderio
Vorrei che in Italia ci sia un giudice coraggioso, come il giudice Garzon spagnolo, che convochi in tribunale, al suo ritorno da Teheran, il responsabile della politica estera dell'Unione Europea e gli chieda:" con quali coraggi e criteri ti metti al tavolo del negoziato con gli assassini dei cittadini europei?"
Sarebbe un atto dovuto nei confronti della giustizia europea e dei parenti delle vittime italiane ed europee.
A quei mullah, carnefici del popolo iraniano, ci penseremo noi a Teheran.
L'appuntamento finale tra la popolazione e il fondamentalismo islamico di matrice khomeinista è molto vicino. Gli alberi numerati e intitolati di Teheran non vedono l'ora che assistere alla festa di liberazione dalla dittatura religiosa preparata da tempo per i mullah e per i dirigenti del regime di Teheran.Dalla A alla Z. Nessuno escluso.
karimi davood
Qui sotto pubblico volentieri una denuncia-appello dell'Amnesty International per salvare la vita dei minorenni in Iran:
Sabato, 14 giugno 2008 Ore:9 33

Iran: appello di Amnesty per fermare esecuzioni di minorenni

È stata rinviata di un mese l'esecuzione, prevista oggi in Iran, di due minorenni al momento del reato. Una decisione che aveva illuso che si trattasse del primo passo verso la fine di quella che Amnesty International definisce “una pratica oscena”.
Ma se Behnoud Shojaee e Mohammad Feda'i sono ancora vivi, ieri, martedì 10 giugno, nella città di Sanandaj è stato impiccato Mohammad Hassanzadeh, condannato alla pena capitale per un reato commesso quando aveva 15 anni e messo a morte quando ne aveva solo 17.
Il 25 giugno è prevista l'esecuzione di Saeed Jazee, giudicato colpevole di omicidio preterintenzionale, uno degli almeno 84 minorenni al momento del reato che si trovano nei bracci della morte dell'Iran.

La Sezione Italiana di Amnesty International ha lanciato sul proprio sito, www.amnesty.it, un appello alle autorità iraniane per chiedere la commutazione della condanna. “Questi ragazzi non avrebbero dovuto neanche essere condannati a morte, dal momento che l'Iran ha sottoscritto i trattati internazionali che mettono al bando le esecuzioni dei minorenni al momento del reato” - ha dichiarato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. “Chiediamo ai leader, all'autorità giudiziaria e al nuovo parlamento del paese di assicurare che l'Iran segua la tendenza mondiale di ripudio della pena di morte, espressa dalle Nazioni Unite il 18 dicembre scorso, con la risoluzione dell'Assemblea generale che chiede una moratoria mondiale sulle esecuzioni”.

Mohammad Feda'i, uno dei due minorenni al momento del reato la cui esecuzione è stata rinviata di un mese, ha denunciato di essere stato obbligato, sotto tortura, a firmare una confessione mai resa e del cui contenuto era del tutto ignaro: “Ho 21 anni. Ne avevo 16 quando sono entrato in prigione. Come tutti i miei coetanei, stavo ancora vivendo i sogni della mia giovinezza. Ma, quando hanno iniziato a picchiarmi e a frustarmi, ad appendermi al soffitto, ho perso ogni speranza di vita…” Secondo dati di Amnesty International, dal 1990 in Iran sono stati messi a morte almeno 30 minorenni al momento del reato, sette dei quali nel 2007 e almeno due nel 2008. I minorenni nel braccio della morte sono almeno 84.





venerdì 13 giugno 2008

5+1+Italia è la soluzione migliore alla crisi atomica iraniana?


Nella foto: il presidente Maryam Rajavi a Prigi durante una manifestazione pubblica degli oppositori iraniani

Nella foto: presidente Bush durante la recente visita in Italia
Notizia e commento:
IL REGIME DEI MULLAH è IL PRIMO BENEFICIARIO DELL'ALLARGAMENTO DEL GRUPPO 5+1

E' UN GRAVE ERRORE FAR ENTRARE NEL GRUPPO 5+1 DEI PAESI CHE HANNO IMMENSI INTERESSI ECONOMICI CON L'IRAN
GIA' DI PER SE QUESTA FORMULA E' SCADUTA E HA RIPORTATO GRAVI DANNI ALLA SICUREZZA DELLA PIANETA


George W. Bush ha confermato che l'opzione di un attacco militare contro l'Iran non e' esclusa. "Siamo per risolvere diplomaticamente la questione (la crisi nucleare con Teheran, ndr) ma tutte le opzioni sono sul tavolo", ha detto il presidente americano nel corso della conferenza stampa congiunta con Silvio Berlusconi.
Bush ha assicurato a Berlusconi che sta valutando "seriamente" la possibilita' di un ingresso ell'Italia nel "5+1", il gruppo dei negoziatori sul programma nucleare iraniano. "Ho detto a Silvio che prendo seriamente in considerazione", questa possibilita'.
Commento: Un anno fa, in un articolo molto dettagliato avevo già bocciato la formula del 5+1 spiegando le mie motivazioni e le ragioni per cui sono contrario per principio con questa equazione( una macchina di basso profilo contro un mostro di cui la sua ideologia, fondamentalismo islamico, convinto di poter cancellare dalla faccia della tera i vari paesi satanici e sionistici, è un miliardo di volte più pericolosa della sua bomba atomica).
Mi spiego meglio. Se il gruppo 5+1 è stato costituito per fermare la costruzione della bomba atomica è già fallito. Anchè perchè non è riuscito nemmeno a far sospendere manco per un ora il processo dell'arricchimento dell'uranio, necessario elemento necessario per la costruzione della bomba atomica. Anzi secondo le informazioni divulgate dalla resistenza iraniana, il regime dei mullah è andato avanti accellerando tutto il processo nucleare aggirando le sanzioni e le risoluzioni imposte dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Allora non capisco perchè l'Italia desideri tanto di entrare in un organismo che è già fallito. Un organismo che è frutto di una politica devastatrice che si chiama "Accondiscendenza". che in un passato non tanto lontano ha causato la seconda guerra mondiale. A proposito di quella fallimentare politica il "grande" Cherchil ha detto che "i signori della politica di accondiscendenza per non avere la guerra hanno ceduto tutto a Hitler e alla fine hanno avuto "il disonore e la guerra". La storia si sta ripetendo di nuovo con questa formula. La questione è questa. L'Italia deve rispondere a questo quesito: il problema nucleare iraniano si risolverà con l'ingresso dell'Italia nel 5+1? Oppure diventerà ancora un argomento che distrarerà l'attenzione internazionale dal programma nucleare iraniano aiutando il regime dei mullah di approffitarne e portare avanti il processo atomico militare? Secondo me l'Italia si sbaglia. Anzi deve dire e insistere che questa formula non è una soluzione valida per una questione cosi tanta pericolosa per la pace mondiale( fondamentalismo islamico di matrice khomeinista dotato di bomba atomica).
Lo strumento 5+1 è inaddatto per affrontare la bomba atomica dei mullah. E' uno strumento obsoleto e grasso e incapace di agire tempestivamente e con fermezza. Figuriamoci se dobbiamo ancora farlo piu grasso. Il regime dei mullah sarà il primo che ne trarrerà dei privilegi anche perchè questo processo di allargamento del gruppo rallenterà l'opposizione, pur minima, contro la bomba atomica iraniana. Secondo me l'Italia deve fare una scelta coraggiosa. Non deve dire che noi conosciamo bene l'Iran. Non è sufficiente. Troppa conoscenza superficiale comporterà troppa confusione. Secondo me l'Italia non conosce affatto il regime dei mullah. Se l'avesse conosciuto fino in fondo non si sarebbe candidato di entrare a forza dentro un organismo già fallito e moribondo. Il gruppo 5+1 ha bisogno di una ambulanza per allontanarlo dalla scena del crimine. Sta facendo più danni che bene. Mi stupisce che un primo ministro imprenditore di successo come il presidente Berlusconi non fiuti questa relatà e che insista di entrare in questa bottega fallita.( forse sollecitato dallo stesso regime dei mullah!). A meno che il protagonismo italiano non abbia bisogno di una finestra internazionale. Dato che l'Italia è stato uno dei paesi maggiormente colpiti dal terrorismo iraniano in Iraq e in Afghanistan( il numero dei caduti italiani, vittime del terrorismo dei mullah oramai supera i 50 soldati). Ma secondo me questo dato non ancora giustifica fino in fondo la richiesta italiana. La formula vincente non è 5+1+Italia. La formula che può colpire il cuore e il cervello del progetto atomico è la seguente: 5+1+la resistenza iraniana. Dopo questa piccola modifica possiamo anchè parlare di far entrare Italia nel gruppo 5+1. Dal momento che la costituzione del gruppo 5+1 è il frutto della politica di accondiscendenza non mi pare che si realizzi e si materializzi la mia formula . Sicuramente, un ora prima che venga accolta, il gruppo 5+1 sarà sciolto come il ghiaccio sotto i raggi del sole.
Allora ripropongo la formula presentata dal nostro presidente della repubblica la signora Maryam Rajavi, eletta dalla resistenza iraniana, durante il suo intervento di due anni fa al Parlamento Europeo: " la soluzione finale per la questione iraniana non è nè la guerra e nè la politica di accondiscendenza. La soluzione è la terza VIA: il cambio democratico per mano del popolo e della sua legittima resistenza. Questa è la via maestra e senza costi aggiuntivi ne in denaro e ne in vite umane. Basta che l'Unione Europea segua la storica sentenza della Corte di Appello di Londra e rimuova il nome dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iranianao dalla lista nera Europea. In tal situazione si riapre il grande viadotto che porterà ad un cambio democratico per mano della popolazione iraniana ripristinando la libertà e la democrazia.

Un consiglio al presidente Berlusconi. Signor presidente mi consenta di dire che Lei e il Suo governo, durante la visita di Ahmadinejad a Roma, avete fatto un grandissimo e preziosissimo lavoro che rimarrà nella mente e nella storia del popolo iraniano, per cui vi saremo grati eternamente. Mi riferisco a quando il suo governo ha rifiutato qualsiasi contatto con il passdar terrorista Ahmadinejad che tra l'altro è il vero carnefice dei vostri soldati in Iraq e in Afghanistan, schierandosi attraverso il ministro Giovanardi e altri illustri componenti della Sua coalizione a fianco del popolo e della resisetnza iraniana. Si mantenga su questo profilo. Vedrà che frutterà di più.
Rinnovo ancora una volta i miei ringraziamenti al governo italiano.
Karimi davood, analista politico iraniano.

giovedì 12 giugno 2008

IRAN: IMPICCATO UN DICIASSETTENNE



Teheran, 10:29
PENA DI MORTE: ORRORE IN IRAN, IMPICCATO 17ENNE
Nuova sfida ai diritti umani di Teheran.
Un diciassettenne e' stato giustiziato per impiccagione nella prigione della citta' settentrionale di Sanandaj. Mohammad Hassanzadeh, nel 2006, aveva ucciso un ragazzino di 10 anni. Il ragazzo e' stato impiccato nonostante le autorita' giudiziarie iraniane avessero sollecitato il tribunale a cercare un accordo con la famiglia della vittima. Secondo la 'sharia', i parenti possono accettare un risarcimento in denaro, il cosiddetto 'prezzo del sangue', e consentire che il responsabile della morte del loro congiunto sconti l'ergastolo.
Amnesty International ha detto che l'esecuzione capitale del 17enne e' "un'altra plateale violazione da parte delle autorita' iraniane dei loro obblighi internazionali". Secondo l'ultimo rapporto di Amnesty, nonostante Teheran abbia ratificato la Convenzione dei diritti del Fanciullo, nel 2007 l'Iran ha giustiziato almeno 8 persone con meno di 18 anni d'eta' al momento del reato.

martedì 10 giugno 2008

CITTA' DI SANANDAJ: IMPICCATI DUE UOMINI UNO DI 60 E L'ALTRO DI 17 ANNI

IMPICCATO UN RAGAZZO DI APPENA 17 ANNI

Alle prime luci di alba di stamattina i boia del regime dei mullah hanno stretto la fune del loro odio sui colli di due uomini uno di 60 e l'altro di appena 17 anni. Il primo, di mezza età e malato di nome Rahim Pashabadi, figlio di Hossein accusato di omicidio e l'altro di nome Mohammad Hassanzadeh, figlio di firooz che all'età di 14 anni ha commesso un omicidio.
Il regime dei mullah è l'unico al mondo che nonostante di aver firmato le convenzioni internazionali sui diritti dei minorenni continua ancora a impiccare i minorenni.
E' previsto per domani l'esecuzione di 12 uomini di età tra 18 e 45 anni. Tre di loro al momento del reato avevano un età tra 15 e 16 anni.
La resistenza iraniana in diverse occasioni si è appellato alle istituzioni e agli organismi internazionale per i diritti umani chiedendo un loro immediato intervento a favore dei minorenni condannati a morte.
karimi davood

lunedì 9 giugno 2008

APPELLO URGENTE: MERCOLEDI PROSSIMO VERRA' IMPICCATO UN GIOVANE CHE HA COMMESSO UN OMICIDIO ALL'ETA' DI 16 ANNI

Avvocato del condannato a morte chiede la pietà dei familiari della vittima per il suo assistito
Nella foto il diciottenne Behnood Shojaii di cui l'impiccagione è previsto fra due giorni nel famigerato carcere di Teheran. Il suo avvocato ha lanciato un disperato appello.

Secondo le informazioni appena giuntemi da Teheran, il regime dei mullah ha organizzato l'impiccagione di 12 persone per il prossimo mercoledì nel famigerato carcere di Evin. Tra i condannati a morte si notano tre ragazzi giovanissimi di appena 18 anni di nome Behnood Shojaii, Said Jazi e Mohammad Faday che hanno commesso degli omicidi all'età di 15 e 16 anni. Secondo quanto ha diffuso il loro difensore , avv. Mohammad Mostafaii, Behnood, avendo perso qualsiasi speranza negli uomini, ha scritto una lettera a Dio in cui oltre a chiedere scusa per quello che ha commesso aggiunge:" Nella mia esistenza il sorriso è morto . La gioia è diventata estranea con me e mi sfugge. Faccio di tutto pur portare sulle mie labbra anche un piccolo sorriso ... ma non ci riesco". Anche Mohammad Faday ha scritto una lettera di dolore parlando della sua vita e della speranza di tornare sui banchi di scuola.

Nel regime iraniano la legge del "taglione" lascia nelle mani dei familiari della vittima la sorte di chi, per sbaglio o per volontà, ha ucciso un loro caro. Basterebbe un pò di pietà per far tornare questo giovanissimo ragazzo a sorridere alla vita. Però il regime dei mullah ha lasciato ormai la fune dell'impiccagione nelle mani dei genitori della vittima.
Anche se è tardi, però non mi rassegno e nella speranza che la pressione dell'opinione pubblica interna ed internazionale faccia il suo effetto e costringa il regime dei mullah ad accettare le stesse convenzioni di cui è firmatario secondo cui i minorenni non possono essere consegnati al boia. Nelle carceri iraniane esistono 200 giovani, come Behnood Shojaii, condannati a morte per aver commesso un omicidio quando eranno minorenni.
Vi chiedo di contattare l'ambasciata iraniana chiedendo la sospensione della pena e allo stesso tempo scrivere anche al governo italiano sollecutando il loro urgente intervento presso le autorità iraniane.
Spero tanto che mercoledi vi dia la notizia di un miracolo. Anche perchè Behnood e Mohammad è per la seconda volta che salgono sul patibolo.
Vi lascio email del tribunale di Teheran a cui potete scrivere e chiedere la sospensione dell'esecuzione dei minorenni.
info@dadgostary-tehran.ir

karimi davood

LA GRANDE MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO IRANIANO IN PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO DI ROMA



sabato 7 giugno 2008

MARYAM RAJAVI, PRESIDENTE ELETTA DALLA RESISTENZA IRANIANA PARLA AL PROGRAMMA ZAPPING DI ALDO FORBICE


la foto: la presidente Maryam Rajavi che con la sua esclusiva intervista con il programma radiofonico della RadioRai1 "Zapping" di Aldo Forbice ha chiuso il ciclo delle manifestazioni di protesta contro la presenza del presidente dei mullah Ahmadinejad a Roma

Vignetta: la meritata risposta dell'Italia al presidente di un regime fondamentalista, terrorista e repressiva.
UNA BREVE RELAZIONE SU TRE GIORNI DI MANIFESTAZIONI DI PROTESTA CONTRO LA PRESENZA DI AHMADINEJAD A ROMA
AHMADINEJAD NELLO STESSO GIORNO DELL'INIZIO DEI LAVORI DELLA FAO LASCIA L'ITALIA

Ahmadinejad respinto dal mondo politico e culturale
Anche la Sapienza ha negato il suo intervento all'università romana

In occasione dell'arrivo del passdar Ahmadinejad, presidente dei mullah in Italia, la comunità iraniana e in particolare gli oppositori e i rifugiati politici hanno organizzato, grazie anche alla collaborazione di numerosi associazioni e istituzioni, una serie di manifestazioni di protesta per dichiarare a grand voce che l'Italia democratica non può tollerare la presenza di un presidente che fino ad oggi ha sterminato più di 120.000 prigionieri politici e ha esportato il terrorismo in tutto il mondo in particolare in Iraq e in Afghanistan e che sta spendendo miliardi e miliardi di dollari per la costruzione della bomba atomica riducendo sul lastrico il popolo iraniano.
Qui in particolare vorrei ringraziare il comune di Roma e il suo sindaco Alemanno che ci ha autorizzato la grande manifestazione in piazza Campidoglio. Il sindaco di Roma intervenendo in persona nonostante la mano fasciata ha voluto dimostrare tutto l'affetto e la solidarietà della città antica spegnendo addirittura per 15 minuti tutte le luci del comune in segno di rabbia e di sdegno verso la presenza di Ahmadinejad nella città di solidarieta e di dolce vita.
Iniziamo fin dalla mattina del 3 giugno a prepararci per il movimentato giorno dell'inizio dei lavori della Fao: Alle 11 abbiamo partecipato alla conferenza indetta dalla rappresentanza del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana a Roma in cui numerosi parlamentari e personalità politiche hanno intervenuto e dato la loro solidarietà con il popolo iraniano.
Successsivamente siamo andati in piazza Spagna dove gli amici radicali avevano organizzato una bellissima manifestazione di protesta con dei grandi striscioni su cui c'è scritto "Iran ha fame di libertà".
In questa storica e suggestiva piazza la stampa ci ha accolto con un grande entusiasmo e ha registrato dei servizi sulla rabbia dei manifestanti contro la presenza di Ahmadinejad a Roma. Ad un certo punto gli organizzatori hanno esteso dei grandi striscioni neri sulle scalinate della Trinità dei monti in segno di lutto nazionale ed alcune donne hanno indossato il Chador nero.
Quasi alla fine della manifestazione il sottoscritto e mia figlia Azar, presidente dell'associazione giovani iraniani in Italia, eventolando la bandiera tricolore della resistenza iranian abbiamo iniziato a scendere le scalinate e fermarci di fronte ai giornalisti che hanno iniziato a riprendere il momento più atteso in cui abbiamo strappato di fronte alle telecamere di tutto il mondo i ritratti di Ahmadinejad. Esattamente come gli studenti iraniani che hanno strappato e dato il fuoco ai suoi ritratti all'università di Teheran durante un suo intervento.
Dopo la piazza Spagna ci siamo avviati per il terzo appuntamento in piazza S. Giovanni dove ci attendeva una grande folla di giornalisti e di gente comune che ci hanno dimostrato la loro solidarietà. Dalle 14 fino alle 16 abbiamo manifestato alla presenza di numerosi cittadini romani . A questo evento hanno preso la parola lo scultore irano-italiano Reza Olia, membro del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, Dott. Stango, presidente dell'Helsinki Watch, sig. Abolghassem Rezai, rappresentante in Italia del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, e numerosi altri personalità italo-iraniane.
Dopo piazza S. Giovanni l'appuntamento finale è stato in piazza Campidoglio, dove iniziava alle 20 la manifestazione organizzata dal quotidiano Riformista di Antonio Polito. Al Campidoglio siamo arrivati in anticipo con la bandiera tricolore della resistenza iraniana. Anche qui l'accoglienza del pubblico presente è stata commovente. Intorno alle ore 20 e 30 ci siamo avviati verso il palco su cui gli oratori parlavano al pubblico per tre minuti. Sul palco si notavano molti personaggi del mondo della politica tra cui ministri e deputati compreso lo stesso sindaco di Roma Alemanno,il capo gruppo del Pdl il sen. Gasparri, ministro Ronchi, Gianni Vernetti, ex sottosegretario del ministro degli esteri, On Cicchito, Capo gruppo alla Camera del Pdl, Signor Givanardi, rappresentante del governo, il rappresentante dell'Amnesty International, il rappresentante dei gruppi sociali, On Saltamartini che fece un bellissimo discorso in sostegno alla resistenza e in particolare alle donne iraniane, lo stesso Antonio Polito ideatore della manifestazione, l'ex presidente della Commissione esteri della Camera On. Selva, Riccardo Pacifici e numerosi altri che purtroppo non mi ricordo e chiedo scusa.
Naturalmente il sottoscritto era presente sul palco per tutto il tempo e aveva anche in mano la bandiera tricolore dell'Iran. Ad un certo punto il sindaco mi chiese che bandiera è? Gli ho spiegato che questa bandiera rapparesenta la resistenza iraniana per la libertà e la democrazia in Iran. Tutti gli oratori hanno condannato unanimamente la presenza di Ahmadinejad a Roma chiedendo la necessità di sostenere la battaglia politica al popolo iraniano come l'unico mezzo efficace per affrontare il più grande pericolo e minaccia del terzo millennio: il fondamentalismo islamico iraniano.
Quando è arrivato il mio turno ho alzato la bandiera e dopo pochi istanti di silenzio ho detto" con questa bandiera in Iran nessun paese e nessun popolo si sentirà più minacciato e messo in pericolo". Poi ho iniziato a rappresentare la rabbia e lo sdegno del mio popolo contro la presenza di Ahmadinejad a Roma elencando tutti i crimini commessi dal regime dei mullah e puntando il dito sul pericolo del fondamentalismo come la piu grande minaccia del terzo millenio. L'applauso costante del pubblico e la commozione mi interrompeva il discorso. Ho gridato l'arresto e il processo di Ahmadinejad, coinvolto personalmente negli atti terroristici in Europa e in medioriente. Ho chiesto l'arresto di un personaggio che ha avuto ruoli chiave nell'esportazione del terrorismo e nell'uccisione dei soldati stranieri in Iraq e in Afghanistan tra cui i militari italiani uccisi a Nassiria.
Ho concluso il mio discorso ribadendo che Ahmadinejad non rappresenta il nostro popolo e che noi desideriamo di vivere in pace con tutti i popoli della regione e del mondo. Ho ribadito che il popolo iraniano ha una resistenza organizzata diretta dal nostro presidente Maryam Rajavi che simboleggia la pace e la liberta e la democrazia per Iran. Alla fine ho alzato la bandiera tricolore della resistenza iraniana" dicendo : aiutateci a portare questa bandiera in iran.
In piazza Campidoglio, prima dell'inizio della manifestazione ho rilasciato numerosi interviste alla stampa italiana ed estera.
Verso le 11 e mezzo siamo tornati a casa per riprenderci e iniziare domani la nostra protesta.
Anche i giorni successivi il ciclo delle manifestazioni di protesta è andato avanti con una serie di interviste con la stampa e la radio tv.
La parte piu intressante e importante del nostro lavoro è stato l'organizzazione di un'intervista radiofonica del nostro presidente della repubblica, la signora Maryam Rajavi, con il programma serale rdiofonico della RadioRai 1 di Zapping condotto dal dott. Aldo Forbice. L'intervista del presidente ha chiuso il ciclo delle manifestazioni di protesta e di rabbia contro la presenza di Ahmadinejad e contro coloro che hanno organizzato il suo viaggio in Italia.
Ringraziando Dott. Forbice che in questi giorni ha dato un ampio spazio all'opposizione iraniana vi riporto qui sotto il link del podcast della puntata del 5 giugno in cui si può ascolatare l'intervista con la presidente Rajavi:
http://www.radio.rai.it/radio1/podcast/lista.cfm?id=1970
Grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questa campagna, in particolare il sito di informazione ICN-News del carissimo amico Salvatore Loria che ci ha garantito una costante visibilità. Grazie a questi sostegni e silodarietà umane noi siamo riusciti a rappresentare legittimamente la rabbia del popolo iraniano contro il regime dei mullah.
karimi davood

NUOVE FOTO DELLA CONFERENZA STAMPA DELLA RESISTENZA IRANIANA E UN INTERESSANTE ARTICOLO DI ALDO FORBICE SUL LIBERAL


Nella Foto: On.Forlani, Scultore iraniano Reza Olia, Presidente dell'Helsinki Watch dott. Antonio Stango, Avv. Mario Lana e Il rappresentante in Italia del Consiglio Nazionale della resistenza iraniana Abolghassem Rezaii

Il pubblico presente in sala della conferenza stampa insieme al presidente Selva e Aldo Forbice

Dott. Aldo Forbice insieme a me e dott. Ardalan

Le foto in alto dimostrano alcuni momenti della conferenza stampa organizzata a Roma in Hotel Adriano dalla resistenza iraniana contro la presenza di Ahmadinejad in Italia
Qui sotto vi riporto un interessante articolo scritto dal Dott. Aldo Forbice in occasione dell'arrivo del passdar Ahmadinejad in Italia per partecipare ai lavori della FAO


Dal Liberal del 3 giugno 2008
L'AFFAIRE DI AHMADINEJAD
Il "diavolo " non entrerà in Vaticano. Infatti, la richiesta di Mahmoud Ahmadinejad di incontrare il Papa Benedetto XVI è stata diplomaticamente respinta. Per quel "no" deciso sono state sacrificate le richieste degli altri capi di Stato che volevano essere ricevuti dal Pontefice in occasione del vertice sull'alimentazione che si apre oggi alla Fao. E dire che l'ambasciata iraniana a Roma si era mobilitata con ogni mezzo perché il presidente della Repubblica islamica entrasse in Vaticano e all'università La Sapienza. Sì, il capo del regime iraniano aveva chiesto di poter parlare non solo alla Fao, ma anche all'università, così come era avvenuto quando, in occasione del suo intervento all'Onu, Ahmadinejad aveva, tra contestazioni fragorose, potuto parlare alla Columbia University di New York illustrando le linee guida della "rivoluzione islamica iraniana " senza ignorare la questione rovente del nucleare.

Per il rettore de La Sapienza, Renato Guarini, non è stato difficile motivare l'impossibilità di ospitare il discusso presidente iraniano per evidenti ragioni di ordine pubblico. Non sarebbe stato, infatti, opportuno ricevere il dittatore di Teheran a pochi giorni dagli scontri tra estremisti di destra e di sinistra, senza dimenticare la contestazione di qualche mese fa di un gruppo di docenti (e di studenti) alla programmata visita del Papa che sarebbe dovuta avvenire proprio a La Sapienza: una visita che, come si ricorderà, fu stata annullata per volontà del Pontefice preoccupato di evitare incidenti. Più difficile per la diplomazia vaticana è motivare il "no" alla richiesta iraniana. Innanzitutto i tempi stretti non potevano certo favorire la soluzione del problema. Era stata persino escogitata l'idea di organizzare un'udienza collettiva con 8 o10 capi di Stato presenti a Roma per la conferenza Fao propirio per stemperare gli effetti di un colloquio a due tra il Papa e il dittatore iraniano. Ma è stato proprio quest'ultimo a non gradire una soluzione di ripiego e allora Benedetto XVI ha fatto cadere la richiesta iraniana.

Non può non sorprendere l'insistenza di Teheran, soprattutto se si tiene presente la campagna di repressione in corso del regime contro i cristiani convertiti. Una persecuzione, del resto, non nuova contro tutte le confessioni religiose diverse dall'Islam . Sin dal 1979, cioè all'epoca della rivoluzione khomeinista, l'ayatollah Khomeini decise la chiusura delle scuole cattoliche stabilendo che, nell'arco di un mese, tutti i sacerdoti e le suore cattoliche dovevano abbandonare l'Iran. Ora il Parlamento iraniano dovrà decidere l'applicazione della pena capitale per chi si converte ad altre religioni. Attualmente la pena di morte non è prevista, anche se le sentenze di morte vengono decise dai tribunali islamici mascherate da altri reati (il più frequente è quello di spionaggio a favore di Israele e/o degli Usa e di sovversione). Le ondate di arresti stanno colpendo pesantemente la comunità Bahai 'i (i cui dirigenti vengono accusati di sovversione contro lo Stato) che rappresenta la più importante minoranza religiosa dell'Iran con oltre 300mila fedeli. Almeno 200 militanti Bahai 'i sono stati impiccati, mentre diverse centinaia si trovano rinchiusi in carcere dove subiscono orribili torture per costringerli a riconvertirsi nella fede musulmana. Diverse migliaia di cittadini di questa confessione sono totalmente privi di ogni diritto civile.

Gli studenti non possono iscriversi all'università se non si dichiarano "islamici". Nel 1994 un dirigente di questo movimento religioso, Mehdi Dibaj, è stato assassinato dopo avere scontato una condanna di nove anni di carcere duro. La sua "colpa" ? Si era rifiutato di riconvertirsi alla religione islamica. Molti anni di carcere sono stati comminati a fedeli Bahai'i solo perché insegnavano il catechismo ai loro figli. Dall'inizio di maggio la persecuzione si è estesa a tutti coloro che abbandonano l'Islam per il cristianesimo. Solo due settimane fa nel Sud dell'Iran due coppie sono state fermate dalla polizia religiosa islamica all'aeroporto di Shiraz . I quattro (Homayon Shokohie Gholamzadek e sua moglie Farina Nazemiyan Pur; Amir Hussein Bab Anari e sua moglie Fatemeh Shenasa) sono stati sottoposti a molte ore di interrogatorio sulla loro fede cristiana e gli uominisono stati rinchiusi in carcere. Arresti e perquisizioni sono avvenuti in diverse abitazioni, come quelle di Hamid Allaedin Hussein e dei suoi tre figli e quelle di Mahmoud Matin.

La repressione cerca di frenare il fenomeno delle conversioni, frequente soprattutto tra i giovani . E comunque per combattere tutti quei gruppi religiosi derivati dall'islamismo sciita (come il culto Bahai'i che avrebbe, secondo il regime di Teheran, "stretti collegamenti" con Israele e dei cristiani delle cosiddette "chiese domestiche". Tutto questo mentre quel libertario di Mahmoud Ahmadinejad teorizza «l'estrema libertà dei culti religiosi» che esisterebbe in Iran.
Peccato che la realtà di quel Paese di antiche tradizioni culturali sia totalmente diversa da come viene descritta. Anche per queste ragioni e, più in generale,per il rispetto dei diritti umani in Iran (cento giovani si trovano in attesa dell'impiccagione per reati commessi quando erano minorenni), per la condanna della repressione degli omosessuali (quattromila giustiziati negli ultimi 30 anni), per protestare contro l'ostinata negazione della Shoa e il ripetuto invito a «cancellare lo Stato di Israele dalla carta geografica», ripetuto anche ieri, e per i rischi del programma nucleare che sta inseguendo il regime fondamentalista di Teheran, è necessario reagire con forza. Per questi motivi diverse forze politiche, la comunità ebraica, la resistenza iraniana e numerose organizzazioni sociali hanno promosso una manifestazione davanti alla sede della Fao. Crediamo che sia giusto sostenere tutte le iniziative che si propongono di lottare per la libertà e per la democrazia in Iran, sostenendo la resistenza iraniana .
Aldo Forbice

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO