lunedì 30 agosto 2010

Bernard-Henry Levy: UNA SFIDA PER LE DEMOCRAZIE

Corriere della Sera.it
30 agosto 2010

Nella foto: Bernard-Henry Levy

"Per Sakineh le ore più difficili
L'Italia si unisca a noi francesi
Se saremo ogni giorno di più, riusciremo a salvare questa donna che è colpevole solo di essersi innamorata"





È la domanda che si sono fatti, già da una quindicina di giorni, i firmatari dell'appello «Fermiamo la lapidazione di Sakineh». È la domanda che si pongono le decine di migliaia di donne e di uomini che da quel momento in poi ogni giorno, a ogni ora - e certi giorni al ritmo di una firma ogni due o tre secondi - si sono uniti al primo appello. Ma, ovviamente, nessuno può rispondere a questa domanda spaventosa. E nulla ci assicura che, nei giorni a venire, forse domani stesso, o la notte seguente, quell'atroce sentenza non venga eseguita, riducendo il bel viso di Sakineh Mohammadi Ashtiani alla stessa poltiglia sanguinolenta di quello dei due amanti, lapidati a morte senza pietà il mattino del 16 agosto scorso, nei pressi di Kunduz, una regione dell'Afghanistan sotto il controllo dei talebani.


Dentro di me, non riesco a crederci. Credo, anzi voglio credere, che la campagna di mobilitazione avviata dal quotidiano francese Libération, dal periodico femminile Elle e dalla rivista letteraria online La Règle du Jeu finirà per spuntarla.
E questo, a mio parere, per tre motivi. Innanzitutto perché, come ha detto una persona che tra le prime ha risposto al nostro invito a spedire, ogni giorno, una «Lettera a Sakineh» (l'attrice francese Charlotte Gainsbourg), noi abbiamo la fortuna di vivere in democrazia, ovvero in paesi dove l'ultima parola spetta - talvolta nel male, ma in questo caso speriamo nel bene - a quel padrone assoluto che si chiama Opinione Pubblica. Quando 40.000 uomini e donne (il numero complessivo di coloro che fino a questo momento hanno già firmato) pensano che la lapidazione sia un crimine infame, quando ci mostriamo unanimi (al di là degli schieramenti di parte, delle convinzioni o meno di ciascuno) nel rispondere con le lettere dei nostri nomi alle pietre dell'oscurantismo e dell'oppressione, costringendo i governi a mettersi al nostro passo e a seguirci, allora non è certo un caso che il primo paese ad appoggiare con fermezza, nelle parole di Nicolas Sarkozy, la causa della giovane donna sia stato appunto quello che ha lanciato la petizione.


Secondo, per quanto implacabili siano le dittature, e per quanto prive di scrupoli, anima e virtù siano i loro governanti, esse non sono mai sorde al punto da ignorare i segnali che provengono dal mondo delle democrazie, pur nel braccio di ferro perennemente ingaggiato con loro, diventato ormai un modo di essere e quasi una seconda natura. Che un paese come la Francia abbia preso posizione con tanta risolutezza, al punto da dichiarare attraverso la bocca del suo presidente che la giovane donna minacciata di lapidazione è «sotto la sua responsabilità», che ne abbia fatto una questione di principio, d'onore e addirittura di interesse nazionale - di questo il regime di Teheran non può non tener conto, in un modo o nell'altro. Alla Règle du Jeu, grazie alla rete dei blogger e dei siti iraniani a noi collegata, abbiamo ricevuto notizia di un crescente movimento di opinione, all'interno degli ingranaggi giudiziari e politici iraniani, il quale stima che il prezzo da pagare per la condanna a morte, in piena agorà del villaggio planetario, di una donna il cui unico crimine è stato quello, forse, di essersi innamorata, risulterebbe per il regime troppo esorbitante e rischioso.


E infine perché su un palcoscenico ad alta tensione come quello iraniano in questo momento, in un teatro d'ombre su cui si affrontano gli amici della democrazia e i partigiani di una «mullahrchia» presto nuclearizzata, avanza oggi un terzo e ultimo attore il quale, benché troppo spesso dimenticato, svolge e svolgerà un ruolo sempre più cruciale: questo attore è la società civile iraniana in lotta, anch'essa, contro il suo Stato, per la difesa della cultura e dei valori della grande civiltà persiana. Non dimentichiamo inoltre che la nostra petizione, questo appello a favore di una donna ancora ieri sconosciuta ai più e che oggi il mondo intero chiama per nome, questo gesto di riconoscimento di un viso che è diventato, nel giro di poche settimane, una vera icona planetaria, ecco, sono questi i primi segnali di solidarietà concreta che siano stati rivolti a quella società civile da quando, poco più di un anno fa, essa si è vista derubare del voto. Un altro motivo per cui Ahmadinejad e i suoi non possono restare sordi all'appello che gli viene rivolto.



Ma nulla ci garantisce, e lo ripeto, che non ci sveglieremo domattina per apprendere dai giornali la tremenda notizia dell'esecuzione di Sakineh. Le ultime informazioni che ci giungono dall'Iran in questo senso non sono tutte incoraggianti. Se il potere, davanti all'ondata di indignazione globale, ha deciso ufficialmente di sospendere l'esecuzione della condanna a morte, ricordiamo che 1) il caso di Sakineh, già chiuso in precedenza, è stato riaperto dai giudici questo fine settimana (potrebbe, tuttavia, non essere un segnale positivo); 2) il figlio di 22 anni, Sajad, non ha più avuto contatti con lei (e questo è, senza alcun dubbio, molto inquietante); 3) sabato sera, 28 agosto, un responsabile della prigione di Tabriz ha annunciato alla prigioniera di tenersi pronta, invitandola a esprimere le ultime volontà (e di colpo ci sentiamo gelare il sangue).
E invece, a maggior ragione, è proprio questo il momento di continuare a implorare la clemenza dei giudici; di continuare a sollecitare la mobilitazione delle coscienze, davanti a un comportamento che potrebbe non essere altro che un atto intimidatorio, da parte delle autorità, allo scopo di incutere terrore. Se altri paesi si uniranno senza indugio alla Francia (perché no, da oggi stesso, anche l'Italia?), se altre voci rilanceranno a loro volta il nostro appello (che cosa aspettano gli intellettuali musulmani europei e del mondo arabo?), se riusciremo a essere ogni giorno più numerosi a firmare l'appello contro il fanatismo e per la concessione della grazia, solo allora, ne sono convinto, avremo una vera possibilità di salvare Sakineh.

Iran: prosegue la mobilitazione internazionale sul caso Sakineh







C’è preoccupazione ma anche speranza nel mondo per la sorte di Sakineh Mohammadi Ashtiani, l’iraniana condannata a morte per adulterio e complicità nell’omicidio del marito, dopo che Teheran ha dichiarato di “non aver ancora preso alcuna decisione” sul caso. Prosegue, intanto, la mobilitazione internazionale. Condanna dal capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, che ha definito le esecuzioni con lapidazione come “pratiche di altri tempi”. Sulle ultime dichiarazioni della Repubblica islamica, Linda Giannattasio ha raccolto il commento di Riccardo Noury, portavoce di "Amnesty International Italia:

R. – Non c’è da essere molto tranquilli perché sono arrivate nel corso di queste settimane dichiarazioni di segno spesso contraddittorio. Prendiamo per buona questa cosa: sappiamo che Sakineh è ancora viva e che c’è possibilità di salvarla.

D. – Il suo è diventato un caso internazionale: quanto è importante, quindi, che il mondo sappia perché questo tipo di condanne venga sospeso ed eventualmente annullato?

R. – È fondamentale che il mondo sappia e ancora più fondamentale che l’Iran sappia che il mondo sa. Tante vite sono state salvate grazie alla mobilitazione di cittadine e cittadini. Ai governi dà fastidio che il mondo sappia e quando c’è molto 'non-governativo' che esercita pressioni, sembra quasi che questa azione sia più efficace.

D. – Qual è lo stato della pena di morte in Iran, in particolare per i casi di adulterio per cui è prevista la lapidazione? E qual è la situazione in altri Paesi?

R. – L’adulterio è un reato punibile con la pena capitale in diversi altri Paesi, anche se per fortuna sono rarissime le esecuzioni. Ci sono state lapidazioni fino a tre anni fa, nonostante in Iran fosse stata istituita una moratoria su questo tipo di esecuzioni. E poi ci sono Paesi di religione islamica che prevedono che l’adulterio sia un reato penale. L’Iran, insieme alla Cina, rappresenta la vera e propria emergenza internazionale in tema di pena di morte: dell’Iran sappiamo che sicuramente c’è, in media, più di un’esecuzione al giorno; si è intensificata la pena di morte anche per reati di opinione; c’è una donna giornalista che il 4 settembre potrebbe essere messa a morte per aver denunciato le violazioni dei diritti umani … Naturalmente, non è soltanto una "prerogativa" di questi Paesi che violano sistematicamente i diritti umani: la pena di morte è prevista e applicata anche in Paesi del G8: gli Stati Uniti, il Giappone … nonostante il suo uso sia sempre più ristretto e siano 140 Paesi che non la applicano più, nel mondo …

IRAN: CGIL SOSTIENE MOBILITAZIONE PER SALVARE SAKINEH


30-08-10


(ASCA) - Roma, 30 ago - La Cgil si unisce alla mobilitazione internazionale per salvare Sakineh, la donna iraniana condannata alla lapidazione dopo l'accusa di ''adulterio'. In una nota il sindacato chiede che ''venga scongiurata tale barbarie: la lapidazione di Sakineh rappresenterebbe, infatti, un atto brutale, atroce e disumano perpetrato nei confronti di una donna inerme''.

Per il sindacato ''questa ingiustificata violenza va assolutamente fermata, cosi' come in Iran vanno condannate le continue violazioni dei diritti politici e sindacali, la discriminazione nei confronti delle donne, delle minoranze religiose ed etniche: diritti repressi con la violenza e l'arbitrio''.

La Cgil sostiene quindi gli appelli per impedire la lapidazione di Sakineh e ''invita tutti a firmare e a sostenere la mobilitazione internazionale per il rispetto della dignita' e della liberta' di tutte le donne iraniane''.

La lettera di Saviano per la salvezza di Sakineh.



articolo del 30/08/2010



Sakineh Moham madi Ashtiani.
Lapidarla significherebbe lanciare un sasso contro ogni donna. Può sem­brare retorico, scontato, persino falso, perché in fondo le donne da altre parti del mondo vivono come vogliono e forse nemmeno sanno chi è lei.

Ma poiché queste sono parole è compito nostro trasformarle in sassi, colpendo chi l’ha condannata. In modo da riuscire ad essere in molti — e determinanti — nel dire, nel pretendere: “Nessuno levi la mano contro Sakineh”.

Roberto Saviano

Minstro Carfagna: Insieme per Sakineh, per i diritti delle donne




30 ago 2010
La vicenda di Sakineh ci ricorda che ancora una volta dobbiamo tenere alta la guardia a difesa dei diritti umani delle donne.
Sakineh, oggi, rischia la morte per lapidazione, e, quindi, di diventare il nuovo simbolo di un fondamentalismo che nega alle donne i diritti umani inalienabili.
Condivido in pieno ciò che ha detto il mio collega, il Ministro degli Esteri Franco Frattini: oltre alle istituzioni, sono le coscienze di ognuno di noi che devono urlare a gran voce il rispetto alla vita.
Perché salvare la vita di Sakineh, vuol dire ridare la speranza alle donne iraniane, quindi, al mondo. Vorrebbe dire far capire a qualunque donna minacciata di morte in nome di un arcaico integralismo che non è sola: le nostre voci, unendosi alla delicata attività diplomatica messa in campo dal Ministro Frattini e da tutte le Istituzioni italiane ed europee, possono annullare le distanze date dai confini e dai chilometri che ci dividono da Sakineh, e da tutte le donne che vivono un dramma di cui lei è attuale rappresentazione.
Oggi, salvare Sakineh vuol dire salvare la nostra vita, il nostro futuro. Hillary Clinton disse che laddove i diritti delle donne vengono sistematicamente violati, il terrorismo trova terreno fertile e diviene una minaccia per il mondo intero. Una ragione in più questa per far sentire con forza la nostra voce, unendoci in Parlamento, coinvolgendo i cittadini e l’opinione pubblica, affinché sia garantita la dignità delle donne ed il rispetto della vita in ogni angolo del pianeta.

IRAN: REGIONE LAZIO, SALVIAMO SAKINEH. POLVERINI, LAPIDAZIONE DISUMANA



30-08-10

(ASCA) - Roma, 30 ago - ''Salviamo Sakineh'': questo l'appello lanciato dalla Regione Lazio che sul proprio sito istituzionale ha avviato da oggi una campagna di sensibilizzazione ''Il Lazio con Sakineh'', per salvare la donna iraniana condannata alla lapidazione.

''Con questa iniziativa - spiega il presidente Polverini - la Regione Lazio si unisce alla mobilitazione internazionale perche' si fermi la brutale violenza contro Sakineh. La lapidazione e' un'azione disumana che condanna le donne a una morte atroce, frutto di una inaccettabile forma di discriminazione e mortificazione''.

''In Iran - ha precisato il presidente del Lazio - tante donne si battono per la liberta', per il riconoscimento dei loro diritti, per valorizzare il loro ruolo nella societa'.

Sakineh e' oggi il simbolo di questa difesa della dignita' e dei diritti e contro una violenza ingiustificabile che va fermata''.

res/luq/rob

Santanchè: per salvare Sakineh variamo una legge anti burqa


Nella foto Il sottosegretario Daniela Santanchè che ringrazio di cuore per la sua ferma posizione contro il fondamentalismo islamico e la sua vicinanza alla causa delle donne iraniane

il Giornale.it
di Manila Alfano

La donna iraniana sta per essere lapidata e il sottosegretario lancia la mobilitazione: "A Brescia come a Teheran, il problema è il velo, simbolo di tutte le sottomissioni. Ma dov'è lo sdegno dei nostri intellettuali di sinistra?"





«Sono indignata, è una vergogna. Una donna sta per essere lapidata e qui nessuno dice o fa niente. Ma che Paese è diventato il nostro? Dove sono tutti gli intellettuali, i fior fior di ben pensanti sempre pronti a scendere in campo?». Anche questa volta Daniela Santanchè, è in prima fila nella sua lotta contro la discriminazione verso le donne, «verso tutte le donne negate». «Sakineh deve essere salvata con il nostro aiuto, la nostra partecipazione, la nostra rabbia. Oltre a lei ci sono 25 donne che rischiano la lapidazione. I diritti delle donne sono i diritti umani, e fino a quando non lo avremo capito, delitti come questi continueranno ad accadere».

Daniela Santanchè guarda l’Iran e le viene in mente Brescia, Pordenone, Torino. Hiina, Sanaa, uccise dai genitori perché troppo occidentali; Hasna sfregiata dall’acido a 19 anni. «Ero l’unica al processo di Hiina a Brescia, sono stanca di fare battaglie per le donne da sola. Oggi voglio stanarli tutti, gli ipocriti, i buonisti a tutti i costi, quelli che tollerano la differenza, anche se questo significa chiudere gli occhi davanti alle discriminazioni nei confronti delle donne. Ma non solo, sono gli stessi che vogliono rendere l’Italia la pattumiera d’Europa, che criticano la politica del governo Sarkozy che ha rimandato a casa i rom dando loro aiuti economici e si sono alzati tutti in coro per gridare alla deportazione. Ma dove sono gli illuminati davanti alle torture che subiscono le donne musulmane nella civile Europa?».

Da Brescia all’Iran, che collegamento c’è?
«È la stessa origine, la mancanza di rispetto, la donna considerata un oggetto dell’uomo, che sia il padre o il marito. Comunque un padrone. Donne sole cui viene negato ogni diritto, anche quello di esistere. La lapidazione è figlia della cultura del burqa».

Cosa deve fare l’Italia?
«Insorgere. Raccogliere firme, stanare tutti quegli intellettuali che sono sempre pronti e scattanti a scendere in piazza quando si tratta di andare contro Berlusconi, che sono sempre pronti a indignarsi. Ma davanti a questi orrori tacciono. Dove sono ora gli intellettuali di Repubblica, perché non sento lo sdegno di Famiglia Cristiana?».

Già dove sono?
«Per questo sono indignata. Non si vede nessuno in piazza. Un silenzio che sa di meschina assoluzione. Eppure quegli stessi intellettuali si sono mostrati uniti e compatti nella difesa di Polanski, un uomo che violentò una minorenne. Per lui sono tutti andati in soccorso».

E chi si aspettava di vedere nelle piazze?
«Tutte quelle femministe dalle rivendicazioni sessuali, gli islamici moderati».

Esiste l’islam moderato?
«Io ci credo, voglio crederci. Ma in casi come questo voglio anche vederli sulle barricate a combattere insieme a noi per i difendere i diritti delle donne, la parità tra i sessi».

E lei cosa propone?
«Io insisto che la priorità in Italia è vietare il velo integrale. Una legge che finalmente metta fine a questa violenza, perché siamo noi che dobbiamo renderci responsabili e liberare queste donne. Perché tutto inizia dal velo. Da oggi sul mio sito e su Facebook si raccolgono le firme. Mi aspetto grande partecipazione».

Il presidente francese Nicolas Sarkozy l’ha definita una condanna "medievale".

«Ma certo, Sarkozy ha perfettamente ragione. Non oso immaginare una condanna più crudele e meschina: interrata in una buca, con il capo coperto e presa a sassate fino alla morte. Una fine atroce. Noi non possiamo permettere di far entrare nel terzo millennio culture del primo. Altrimenti significa che le nostre stesse battaglie sono state vane. Un insulto per chi come me in questa lotta ha sempre creduto e continua a credere».

domenica 29 agosto 2010

CAMPAGNA PER SAKINEH: ELENCO DEI NUMERI TELEFONICI DI VARIE AMBASCIATE IRANIANE

Salvare Sakineh dai sassi ricavati dal cuore di pietra del regime dei mullah è un compito umano oltre che storico di tutte le donne e gli uomini liberi.
Grazie alle numerose campagne internazionali a favore della signora Sakineh Ashtiani, tra cui quella organizzata dalle associazioni iraniane dei rifugiati politici, delle donne democratiche e dei giovani iraniani in Italia, il regime fondamentalista dei mullah si è tirato indietro ed attraverso la bocca del portavoce del ministero degli esteri ha comunicato che "nulla è ancora deciso sulla sorte della signora Ashtiani". Questo stesso fatto dimostra la natura disumana di un regime che da 5 anni tiene fra gli artigli la sorte di una giovane donna, la quale per giunta è madre di due figli. Naturalmente l'uscita del portavoce del regime terrorista e misogino dei mullah ha un solo obiettivo: quello di rasserenare gli animi e attenuare le pressioni internazionali e allo stesso modo consegnare nelle mani del boia la vita di Sakineh. Allora chiedo a tutti voi di mantenere alta la guardia e l'attenzione, di non cascare nella trappola iraniana e continuare a mantenere forte la pressione internazionale adoperando tutti i mezzi a disposizione per far sentire ai criminali di Teheran che il mondo civile non può tollerare una simile barbarie contro le donne iraniane. Una barbarie che è l'altra faccia del terrorismo internazionale iraniano che ha ucciso fino ad oggi migliaia di persone innocenti in Iraq, in America, in Afghanistan, in Israele, in Palestina e in ogni angolo della terra. Non dimentichiamoci i coraggiosi soldati caduti sotto le bombe iraniane in Iraq a Nassiriah e in Afghanistan. La condanna a morte di SAkineh è esattamente un altro aspetto del terrorismo iraniano. Dunque, mobilitarsi per Sakineh significa anche commemorare il ricordo degli eroici soldati italiani caduti cotto le bombe di Khatami, Ahmadienjad e Khamenei. Qui di seguito vi riporto alcuni numeri telefonici delle ambasciate del regime dei mullah e vi chiedo di dedicare una piccola parte del vostro tempo prezioso alla causa di Sakineh, chiamando l'ambasciata iraniana esprimendo le vostre preoccupazioni e il dissenso nei confronti della lapidazione e della pena di morte. Salvare Sakineh dai sassi ricavati dal cuore di pietra del regime dei mullah è un compito umano oltre che storico di tutte le donne e gli uomini liberi.
Davood Karimi, presidente Associazione rifugiati politici iraniani residenti in italia



Australia +61 (02) 62907000
Austria: +43 1 712 2650
Belgio:+32 2 762 3745 (2 762 3771)
Brasile: 61-3242-5733 / 5124 / 5874 / 5915
Canada: 613- 235 4726
Danimarca: +39 1 60071
Finlandia: +358 9 6845391
Francia: +33 1- 4069 7900 (4069 7971/ 4069 7914 / 4069 7916 / 4069 7966)
Germania: +49 (30) 84353399
Giappone: +81 – 3-3446-8011
Gran Bretagna: + 44 (20) 7 225 3000 – centralino
Grecia: +30 2106741436
India: +91-11- 332 9600 (332 9601 / 332 9602 / 332 0491)
Irlanda: +353 – 1 188 5881 (1-288 0252 / 1-288 2967)
Italia: +39 (06) 86328485 / 86328486
Messico: +52 55 9172 2699
Nuova Zelanda:+64 4 386 2976
Norvegia:+47 22 552 409
Portogallo: + 351 21 304 1850
Sud Africa: +27-12- 342 5881
Spagna: + 34 91 345 01 12 (91 345 01 16 / 91 345 06 52)
Stati Uniti: +1 (202) 965-4990
Svezia:+46 8 765 0829 (765 3174 / 767 7929)
Svizzera:+41 31- 351 0801 (351 0802)
Turchia: +90 312- 468 2821

Sakineh: La lettera di Valéry Giscard D'Estaing





"Per principio, mi astengo dall'intervenire nelle procedure giudiziarie in atto in uno stato estero. Ma la sorte riservata a Sakineh Mohammadi Ashtiani non mi appare compatibile con gli usi e i principi del mondo contemporaneo.

Fin dalle sue origini, l'umanità si è sempre sforzata di superare i propri comportamenti primitivi e crudeli. In tutte le culture, la civiltà mira a conseguire l'abolizione di pratiche che attentano alla dignità dell'essere umano. Una di queste è la lapidazione.

La pena che si intende infliggere a Sakineh ci riporta ai tempi più bui dell'umanità. Ben altro meriterebbe la grande cultura persiana, che tanto ha contribuito a elevare la civiltà umana. Possano le autorità iraniane tenerne conto, finché sono ancora in tempo."

SAKINEH La lettera di Isabelle Adjani


Nella foto: Isabelle Adjani

Sakineh,
il tuo nome batte nel mio cuore, e il mio cuore batte mentre ti scrivo. Il tuo nome è su tutte le labbra e sarà mormorato fino a spaccare i timpani di quei giudici che rimangono sordi ai gemiti delle donne di cui tu sei l'irriducibile figura di libertà. Tu sei la vera donna, crudelmente ricca di una possibilità inedita: quella di rivestire di carne un senso della giustizia che dà al mondo intero un brivido di rivolta; quella che le strapperebbe la pelle, se noi non fossimo capaci di vincere l'oscurantismo deliberato di uomini resi furiosi dalla potenza della tua esistenza.

Chi ti scrive non è che un'attrice francese la cui vocazione artistica è quella di tentare di impersonare, il più umanamente possibile, i travagli e i tormenti di eroine spesso tragiche. Null'altro che l'infimo prolungamento del "frammento del nostro destino di donne" che tu rappresenti, e del tuo rifiuto di quel "saper morire" imposto da chi ossessivamente, in nome di un'ignoranza criminale, vuole liquidare la magnificenza della tua dignità. La loro rabbia sconfina nella follia alla sola idea dell'amore - sì, dell'amore che c'è nella tua libertà. Mi congedo da te, cara Sakineh, da te che non ci lasci mai.

L'IRAN DEGLI AYATOLLAH Sakineh, migliaia in piazza a Parigi



per dire "no" alla lapidazione
Kouchner: "Pronti a nuove sanzioni contro Teheran". Appello contro la condanna della donna: 65mila firme sul solo sito di "Repubblica"
dal nostro inviato ANAIS GINORI


PARIGI - "Simone de Beauvoir aveva già previsto tutto". L'ideologa femminista e compagna di Jean-Paul Sartre può sembrare un riferimento azzardato per difendere Sakineh Mohammadi-Ashtiani, condannata a morte per lapidazione. Eppure sono loro, le associazioni femministe francesi, ad aver organizzato la prima mobilitazione in favore della giovane iraniana. "Questa donna è il simbolo di un certo relativismo che sta uccidendo la cultura dei diritti umani", spiega Annie Sugier, presidente di quella Ligue International des Femmes fondata a suo tempo dall'autrice de "Il secondo sesso". "Sakineh non è lontana geograficamente come sembra, la sua situazione ci tocca direttamente - continua la militante femminista, caschetto di capelli rossi - basti pensare che proprio qualche mese fa l'Iran è stato ammesso nella commissione per i diritti delle donne dell'Onu".

Spianata del Trocadero, un colpo d'occhio perfetto verso la Tour Eiffel. Sotto al sole di mezzogiorno, un migliaio di persone si sono radunate per chiedere di fermare il conto alla rovescia nella prigione di Tabriz, nel nord dell'Iran. Il volto di Sakineh, incorniciato dal velo nero, spunta sopra ai cartelli, è dentro ogni slogan. Lo scrittore Daniel Salvatore Schiffer legge ad alta voce l'appello firmato da molti intellettuali francesi (e da più di sessantacinquemila persone solo sul sito di Repubblica): "I crimini di Sakineh, agli occhi delle autorità politico-religiose dell'Iran - dice Schiffer - sono l'adulterio, che non è un crimine né un delitto, ma soprattutto la presunta complicità in un omicidio che è stata costretta a confessare".

Tra la folla anche alcuni dei promotori dell'appello, lo scrittore Marek Halter, la storica Elisabeth Roudinesco. Il filosofo Edgar Morin, 89 anni, ha mandato un messaggio: "Sono con voi con tutto il mio cuore". Due assessori del Comune di Parigi ascoltano tra la gente i discorsi su un piccolo podio improvvisato. Alcune iraniane in esilio si commuovono. "Sono venuta in Francia da piccola, per fuggire dalla rivoluzione islamica", racconta Maryam, 47 anni. "Mia madre, che vive ancora a Teheran, ha paura di parlarmi al telefono. Le donne iraniane non hanno neanche il diritto di respirare".

Il piccolo corteo s'incammina verso l'ambasciata iraniana, distante meno di un chilometro, ma viene fermato dai poliziotti. Nelle stesse ore, arriva da Teheran l'annuncio che "nulla è stato ancora deciso" sulla condanna a morte di Sakineh. "Non ci basta avere una sospensione temporale", ribatte subito Daniel Salvatore Schiffer. "Chiediamo che questo procedimento giudiziario sia cancellato". Gli interventi ufficiali in favore della donna iraniana si moltiplicano. Il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, ha chiesto all'Alto rappresentante dell'Unione Europea, Catherine Ashton, che ci sia un impegno comune dell'Europa, minacciando nuove sanzioni contro l'Iran. "Dobbiamo ricordare alle autorità iraniane - ha spiegato Kouchner - che, come sul dossier nucleare, la loro attitudine di isolamento e di chiusura ha un costo".

La mobilitazione di ieri a Parigi è solo l'inizio. Un altro corteo è previsto a Bruxelles, sede dell'Ue. E la battaglia per Sakineh arriverà anche in Italia, il 2 settembre, quando la Federazione dei Verdi organizzerà una protesta davanti alla sede dell'ambasciata iraniana. "Questa barbarie va evitata", ha detto Angelo Bonelli, presidente dei Verdi. Anche la Farnesina sta seguendo da vicino la vicenda. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiesto di mantenere uno stretto raccordo bilaterale con le autorità iraniane, "affinché esse possano considerare un atto di clemenza in questo specifico caso". Dal fondo della cella di Tabriz, Sakineh può almeno ritrovare la speranza.

venerdì 27 agosto 2010

Appello del Pd modenese per Sakineh



27 ago 10



Sakineh Mohammadi Ashtiani è una donna iraniana di 43 anni, madre di due figli. Condannata per adulterio nel 2006 e sottoposta a fustigazione, è ora nel braccio della morte del carcere di Tabriz in attesa di essere lapidata, dopo aver subìto un processo arbitrario e in contrasto con i più elementari diritti della persona.

Il caso di Sakineh ha sdegnato e mobilitato molte personalità europee del mondo della cultura e della politica e, in Italia, l’appello per salvarla lanciato nelle scorse settimane da organi di stampa ha già raccolto oltre 50.000 adesioni.

“L’opinione pubblica internazionale ha dimostrato in altre occasioni di poter cambiare decisioni ingiuste e salvare vite anche in quei Paesi dove i diritti sono negati – dichiara il consigliere regionale del PD Luciano Vecchi, firmatario di una Risoluzione presentata oggi in Assemblea. – Per questo ho deciso di rilanciare questa mobilitazione anche in Emilia-Romagna, impegnando la Giunta Regionale e i nostri parlamentari ad aderire all’appello per la salvezza e la liberazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani”.

La Risoluzione, che verrà discussa alla prima seduta dell’Assemblea Legislativa, impegna inoltre la Regione e i rappresentanti in Parlamento a far pervenire al governo iraniano la propria convinta opposizione verso l’applicazione di pene in contrasto coi diritti inviolabili di ogni persona e a sostenere in ogni sede e circostanza la moratoria contro la pena di morte.

“Queste forme di barbarie colpiscono sempre in modo particolare i soggetti sociali più deboli – conclude Vecchi – e la battaglia per i loro diritti è una questione di civiltà che deve vedere l’Emilia-Romagna ancora una volta protagonista. Per Sakineh e per tutte le donne”.

IRAN: Raccolte 60 mila firme per Sakineh



Parigi chiede la minaccia di sanzioni
Il ministro degli esteri francese esorta i 27 paesi Ue a una posizione comune nei confronti di Teheran per salvare la donna condannata a morte per lapidazione. Il 2 settembre manifestazione a Roma

Sakineh Mohammadi Ashtiani
PARIGI - La Francia ha esortato l'Ue a minacciare sanzioni contro l'Iran se sarà lapidata Sakineh Mohammadi Ashtiani, condanna alla pena per adulterio. A farlo è stato il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner. In un messaggio indirizzato all'Alto rappresentante dell'Unione Europea Catherine Ashton, il ministro degli Esteri francese ha chiesto che venga inviato un messaggio comune dai 27 Paesi Ue all'Iran per salvare la donna condannata a morte per lapidazione, e avanza l'ipotesi di possibili sanzioni per violazione dei diritti umani.

La richiesta di Parigi alla Ue. "Una lettera comune di tutti gli Stati membri dell'Unione europea alle autorità iraniane è diventata necessaria, ne sono convinto, se vogliamo salvare questa donna", ha scritto Kouchner alla Ashton. "Bisogna che l'Unione si impegni in nuove iniziative - ha aggiunto - per ricordare alle autorità iraniane che, come sul dossier nucleare, la loro attitudine di isolamento e di chiusura ha un costo, di cui si potranno liberare nel momento in cui sceglieranno comportamenti più conformi ai loro impegni internazionali in materia di diritti dell'uomo". Kouchner ha invitato il Consiglio europeo a "riprendere i lavori su queste questioni per prendere nuove misure contro tutti quelli che in Iran hanno organizzato la repressione", proponendo un "dibattito d'insieme" sull'azione dell'Ue in materia di diritti umani in un vertice tra i ministri degli Esteri dei 27, il 10 e 11 settembre.

60 mila firme. Hanno superato quota 60 mila le firme raccolte per Sakineh su Repubblica.it. "Il nostro appello a favore di Sakineh, che sta per essere diffuso in tutto il mondo - ha detto Daniel Salvatore Schiffer, il filosofo che ha promosso con altri studiosi francesi l'iniziativa - è stato pubblicato integralmente anche sul sito del Nouvel Observateur (dopo la pubblicazione su Le Monde, Le Soir, La Libre Belgique e Tageblatt)".

Quest'oggi hanno aderito all'appello anche la cantante e artista Charlotte Gainsbourg e il segretario del partito socialista Martine Aubry. Tra i firmatari, in Belgio, si è aggiunto anche il sindaco di Bruxelles, Freddy Thielemans. Per la salvezza di Sakineh è stata aperta in Francia un'altra sottoscrizione promossa dal filosofo Bernard-Henri Levy alla quale hanno risposto, tra gli altri, gli ex presidenti Jacques Chirac e Valery Giscard d'Estaing.

Manifestazione a Roma il 2 settembre. Il movimento di sensibilizzazione arriva anche dall'Italia: la Federazione dei Verdi ha promosso una manifestazione in favore della donna il 2 settembre a Roma, davanti alla sede dell'ambasciata iraniana di Via Nomentana. "Questa barbarie va evitata", ha dichiarato il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. "Se Sakineh dovesse essere lapidata saremmo di fronte a una gravissima violazione dei diritti umani - ha aggiunto - Per questo chiediamo all'Onu e all'Unione europea di intervenire immediatamente e senza indugi". Bonelli, in un comunicato, ha invitato partiti, associazioni, movimenti e cittadini a partecipare al presidio davanti alla sede dell'ambasciata iraniana "senza vessilli di partito".

Anche la Farnesina sta seguendo da vicino la vicenda e il ministro degli esteri Franco Frattini se ne sta occupando personalmente. Informato della temporanea sospensione della sentenza, ha dato istruzioni di mantenere uno stretto raccordo bilaterale con le autorità iraniane "affinché esse possano considerare un atto di clemenza in questo specifico caso"

Iran, Sakineh: Ue, stop a tali pratiche


Nella foto: Catherine Ashton


Ashton: l'Ue deve esprimere collettivamente il suo dissenso
27 agosto, 20:18


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(ANSA) - BRUXELLES, 27 AGO - Il ministro degli esteri Ue, Catherine Ashton, difende Sakineh Mohammadi Ashtiani, condannata alla lapidazione per adulterio dall'Iran 'E' arrivato il momento - scrive Ashton - che tutta l'Unione europea esprima collettivamente il suo rifiuto di pratiche di altri tempi'. A sollecitare l'intervento del capo della diplomazia europea era stato in particolare il ministro degli esteri francese, Kouchner. Era scesa in campo in difesa di Sakineh anche Carla Bruni.

27-08-10
IRAN: UE SU SAKINEH, E' MOMENTO DI DIRE STOP A PRATICHE DI ALTRI TEMPI

(ASCA-AFP) - Bruxelles, 27 ago - ''E' arrivato il momento per l'Unione Europea di esprimere collettivamente il suo rifiuto di pratiche di altri tempi''. Cosi' l'Alto rappresentante della politica estera Ue, Catherine Ashton si e' espressa sul caso di Sakineh Ashtiani Mohammadi, donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio, in una lettera inviata al ministro degli esteri francese, Bernard Kouchner che aveva sollecitato il suo intervento.

Nei giorni scorsi si era espressa in difesa di Sakineh anche la premiere dame di Francia Carla Bruni.

''Le vostre preoccupazioni sulla situazione dei diritti dell'uomo in Iran - scrive Ashton - si sovrappongono esattamente alle mie''.

Sul caso di Sakineh l'Unione Europea sta intervenendo con discrezione nei confronti di Teheran, prosegue Ashton, e ''se questo non portera' a niente di convincente'' bisognera' ''redigere rapidamente una lettera collettiva alle autorita' iraniane, da parte degli Stati membri della Ue''. Una lettera che ''si e' resa necessaria, se vogliamo salvare questa giovane donna''.

IRAN: LAPIDAZIONE DONNA, SERRACCHIANI (PDE) ADRISCE A APPELLO




(AGI) - Trieste, 27 ago. - Debora Serracchiani, europarlamentare del Pd, ha sottoscritto l'appello contro la lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la vedova iraniana di 43 anni madre di due figli condannata alla lapidazione per adulterio. "Un atto doveroso dal punto di vista morale e politico - ha commentato Serracchiani - perche' siamo di fronte a una delle piu' odiose e crudeli torture che uno Stato possa infliggere a un suo cittadino. Il fatto poi che la morte per lapidazione sia comminata a causa di un adulterio - ha sottolineato - ribadisce un intento di discriminazione e sottomissione delle donne da parte della legislazione e delle autorita' iraniane". Per l'europarlamentare "e' positivo l'intervento del ministro degli Esteri francesce, Bernard Kouchner, presso l'Alto rappresentante dell'Unione Europea Catherine Ashton, per la salvezza della vita di Sakineh, ed e' auspicabile che l'Italia sappia e voglia sostenere l'iniziativa di un vertice sui diritti umani e una ferma posizione comune dell'Ue verso l'Iran. Evidentemente - ha concluso Serracchiani - dopo la risoluzione del 2008 sui diritti delle donne iraniane, e' necessario riprendere con maggiore energia le pressioni nei confronti dei Paesi che violano i diritti umani".

giovedì 26 agosto 2010

L'APPELLO 50mila firme raccolte per Sakineh Frattini: "Considerino la clemenza"



Successo per l'iniziativa di Repubblica.it.

La Farnesina: "L'Italia incoraggia Teheran ad abbandonare pene crudeli e degradanti, incompatibili con la dichiarazione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite del 1975, approvata dallo stesso Iran".
Tra i nuovi aderenti anche il sindaco di Bruxelles, Freddy Thielemans
Sakineh Mohammadi Ashtiani

ROMA - Il caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani, condannata a morte per lapidazione da un tribunale iraniano, ha appassionato i lettori di Repubblica.it facendo raccogliere al giornale 50mila firme in quattro giorni. "Il nostro appello a favore di Sakineh, che sta per essere diffuso in tutto il mondo - ha detto Daniel Salvatore Schiffer, il filosofo che ha promosso con altri studiosi francesi l'iniziativa alla quale ha aderito anche Repubblica.it - è stato pubblicato integralmente anche sul sito del Nouvel Observateur (dopo la pubblicazione su Le Monde, Le Soir, La Libre Belgique e Tageblatt)". All'appello hanno risposto, tra gli altri, lo scrittore Marc Bressant, il filosofo Luc Ferry, lo scrittore Viviane Forrester, lo storico Max Gallo, lo scrittore Marek Halter, lo scrittore Alexandre Jardin, la psicanalista Julia Kristeva, il ministro della Cultura Fadila Laanan, il deputato federale Karine Lalieux, il sociologo Edgar Morin, lo scrittore Gilles Perrault, lo storico Michelle Perrot, lo scrittore Nicolas Rey, lo storico Elisabeth Roudinesco, il filosofo Daniel Salvatore Schiffer, il filosofo Michel Serres, lo scrittore Gilbert Sinoué, il sociologo Alain Touraine, il sociologo Michel Wieviorka. Tra i firmatari, in Belgio, si è aggiunto anche il sindaco di Bruxelles, Freddy Thielemans.

Per la salvezza di Sakineh è stata aperta in Francia un'altra sottoscrizione promossa dal filosofo Bernard-Henri Levy alla quale hanno risposto, tra gli altri, gli ex presidenti Jacques Chirac e Valery Giscard d'Estaing.

La Farnesina sta seguendo da vicino la vicenda e il ministro degli esteri Franco Frattini se ne sta occupando personalmente. Informato della temporanea sospensione della sentenza, ha dato istruzioni di mantenere uno stretto raccordo bilaterale con le autorità iraniane "affinché esse possano considerare un atto di clemenza in questo specifico caso".

"Pur nel pieno rispetto della sovranità iraniana - ha fatto sapere il ministro - l'Italia non ha mancato di esprimere la più viva preoccupazione per il numero di esecuzioni capitali che ogni anno hanno luogo in Iran in molti casi anche contro minorenni. Anche in sede europea l'Italia ha fatto sentire la propria voce nell'elaborazione delle misure che a livello dell'UE sono state concordate per rappresentare al governo iraniano l'aspettativa per il rispetto del diritto alla vita in relazione al caso della signora Ashtiani ed altri casi simili come quelli di Maryam Ghorbanzadeh, Kobra Babbei e Azar Bagheri".

L'Italia, che come noto da anni è impegnata nel portare avanti alle Nazioni Unite iniziative per la moratoria e, in prospettiva, l'abolizione della pena di morte, ha sin dall'inizio sostenuto, nelle diverse sedi internazionali, l'opportunità di inserire nell'agenda politica complessiva con Teheran anche il tema dei diritti umani. "Non in chiave inquisitoria - ha precisato Frattini - ma per poter sviluppare un dialogo basato il più possibile sulla piena fiducia ed il rispetto reciproci".

"Il nostro paese incoraggia dunque Teheran a far cadere in definitiva desuetudine pene crudeli e degradanti, che appaiono incompatibili con la dichiarazione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite del 1975, approvata dallo stesso Iran, che condanna ogni forma di tortura e punizione inumana. In questo spirito l'Italia è intervenuta, oltre che bilateralmente con i rappresentanti del governo iraniano, anche presso le nazioni unite a Ginevra".

Iran: Frattini, clemenza per Sakineh






Dopo sospensione sentenza a donna condannata a lapidazione
26 agosto, 12:39



(ANSA) - ROMA, 26 AGO - Il caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani, condannata a morte per lapidazione da un tribunale iraniano, e' seguito da vicino dalla Farnesina. Il ministro degli esteri Franco Frattini, informato della temporanea sospensione della sentenza, ha dato istruzioni di mantenere uno stretto raccordo bilaterale con le autorita' iraniane affinche' esse possano considerare un atto di clemenza in questo specifico caso''. Lo rende noto la Farnesina

EST - Iran, Frattini si mobilita per Ashtiani: da Teheran atto di clemenza
Cresce la mobilitazione internazionale per salvare la donna condannata per adulterio e omicidio

Roma, 26 ago (Il Velino) - Il ministro degli Esteri Franco Frattini si mobilita per Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condanna a morte per lapidazione con l’accusa di adulterio e di omicidio del marito. Il titolare della Farnesina - anche dietro crescenti pressioni da parte del mondo politico e delle organizzazioni in difesa dei diritti umani -, ha dato istruzioni per mantenere uno stretto raccordo con le autorità di Teheran affinché possano considerare un atto di clemenza. La decisione è stata immediatamente presa a seguito della temporanea sospensione della sentenza, che lascia qualche spiraglio sulla possibilità di salvare la donna. Ashtiani, 43 anni e madre di due figli, è apparsa di recente in tv, confessando l’adulterio. Ma secondo il suo legale, Houtan Kian – costretto nei giorni scorsi a fuggire in Europa e lasciare la sua assistita nella prigione di Tabriz, dove è reclusa da quatto anni -, si è trattato di una confessione estorta dietro minaccia. La donna ha raccontato di essere stata complice nell’omicidio del marito e di aver avuto una relazione con il cugino del coniuge. Ma che si tratti di dichiarazioni estorte sotto la minaccia della tortura lo dimostra anche l’accusa che la stessa Ashtiani ha rivolto ai media occidentali per la presunta ingerenza nella sua vita privata.

Dei cinque giudici che hanno valutato il suo caso, due hanno votato contro la lapidazione, considerando la colpa già espiata con le 99 frustate già inflitte e dichiarando di non avere sufficienti elementi per una condanna a morte. Ma gli altri tre, tra cui il presidente del tribunale, hanno stabilito la pena di morte sulla base. La sospensione della condanna è certamente un buon segno, ma in tanti temono che la donna possa essere giustiziata con altri mezzi, anche in segreto. Il suo caso continua ad essere al centro dell’interesse della comunità internazionale. Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha di recente offerto l’asilo, ma dal regime è giunto un secco no. “Lula è una persona che ha molto a cuore i casi umanitari ma in questo caso si tratta di un reato”, aveva osservato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehmanparast. Pressioni sono arrivate anche dal segretario di Stato americano Hillary Clinton, che ha invocato il rispetto dei trattati sui diritti dei cittadini e rivolto un appello perché si metta fine alle esecuzioni. Ieri si è aggiunta anche la premiere dame francese, Carla Bruni, che ha assicurato il sostegno del presidente Nicolas Sarkozy alla causa di Ashtiani.

"Dal fondo della sua cella, sappia che mio marito difenderà la sua causa senza sosta e che la Francia non la abbandonerà", ha scritto la Bruni in un messaggio pubblicato su alcuni giornali assieme a quello dell'ex presidente francese Valery Giscard d'Estaing e della socialista Segolene Royal. "Come tacere dopo aver saputo della sentenza pronunciata contro di lei? - prosegue la moglie di Sarkozy - spargere il vostro sangue, privare i vostri figli di una madre, ma perché? Perché avete vissuto, avete amato, siete una donna, un'iraniana? Tutto in me si rifiuta di accettarlo". In prima linea anche l’Italia, come ricorda una nota della Farnesina, in cui si ribadisce “la più viva preoccupazione per il numero di esecuzioni capitali in Iran in molti casi anche contro minorenni”. L' Italia – si ricorda ancora nella nota - ha sin dall'inizio sostenuto nelle diverse sedi internazionali l'opportunità di inserire nell'agenda politica complessiva con Teheran anche il tema dei diritti umani, non in chiave inquisitoria, ma per poter sviluppare un dialogo basato il più possibile sulla piena fiducia ed il rispetto reciproci".

IRAN: ROSSI FIRMA APPELLO CONTRO LAPIDAZIONE SAKINEH, BASTA BARBARIE


26-08-10

(ASCA) - Firenze, 26 ago - Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, ha firmato l'appello contro la lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, condannata a morte in Iran per un presunto adulterio.

''La Toscana - afferma Rossi in un messaggio postato sul suo profilo in Facebook - e' terra di diritti e di rispetto delle persone. Fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte, nel 1786. Continuiamo a lottare e ad impegnarci perche' questa barbarie scompaia per sempre dalla storia. Per questo ho firmato l'appello contro la lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani e invito anche voi a fare altrettanto''.

mercoledì 25 agosto 2010

APPELLO PER SALVARE LA VITA DELLA SIGNORA SAKINEH ASHTIANI


Nella foto la signora Sakineh Ashtiani, condannata alla lapidazione dal regime fondamentalista e misogino dei mullah


Un doloroso grido di allarme per l'imminente esecuzione della signora Sakineh

L'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia,
L'Associazione dei giovani iraniani in Italia,
L'Associazione delle donne democratiche iraniane in Italia,
chiedono l'urgente intervento del governo italiano, del senato e della camera
e di tutti i cittadini italiani per salvare una povera donna dalle grinfie della lapidazione, dopo che la stessa era stata già sottoposta alla pena della fustigazione per 99 volte;
Chiedono a tutte le associazioni umanitarie di organizzare una serata di solidarietà con Sakineh Ashtiani e di scrivere al ministero degli esteri italiano per sollecitare l'immediato intervento a favore della signora sakineh Ashtiani.


Davood Karimi, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia
Azar Karimi, presidente dell'Associazione dei giovani iraniani in Italia
Shahrzad Sholeh, presidente dell'Associazione delle donne democratiche iraniane in Italia

LAPIDAZIONE / Iran, il Parlamento europeo deve intervenire presso governo Theran



Nella foto: l’eurodeputato del Ppe e membro della delegazione per le relazioni con l’Iran dell’Europarlamento, Potito Salatto

LAPIDAZIONE – Il Parlamento europeo deve intervenire presso il governo di Teheran per scongiurare l’esecuzione di Sakimeh Mohamadi-Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio, e in difesa della quale e’ scesa in campo nei giorni scorsi anche la premiere dame di Francia, Carla Bruni. A chiederlo e’ l’eurodeputato del Ppe e membro della delegazione per le relazioni con l’Iran dell’Europarlamento, Potito Salatto.


”Invito formalmente il presidente del Parlamento europeo e la presidente della delegazione per le relazioni con l’Iran di cui sono membro a compiere passi decisivi verso il governo di Teheran per scongiurare questa tragica eventualita”’, afferma Salatto per il quale ‘’si tratterebbe di un altro atto barbarico contro il mondo femminile iraniano che l’Unione Europea non puo’ ne’ sopportare ne’ far passare sotto silenzio”.

IRAN: ZINGARETTI, LAPIDAZIONE E' BARBARIE LONTANA DAL NOSTRO MONDO


Nella foto: presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti


25-08-10


(ASCA) - Roma, 25 ago - ''Una condanna a morte per lapidazione al giorno d'oggi appare come una barbarie e puo' essere sentita come un fatto estremamente lontano, geograficamente e culturalmente, dal nostro mondo''. Lo afferma in una nota il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che aderisce all'appello per chiedere al governo iraniano di non eseguire la lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani.

''Sento forte attorno a me il sostegno dei cittadini del nostro territorio - spiega Zingaretti - e credo che sia giusto mobilitarsi per il rispetto dei diritti umani''.

''Pero' non possiamo fare finta che questi fatti non accadano - conclude - ne' possiamo rinunciare a far sentire la nostra voce. La speranza e' che anche grazie a questa mobilitazione internazionale si accendano i fari dell'attenzione pubblica su questa vicenda, e che Sakineh possa vedersi risparmiata la vita, come migliaia di persone chiedono a gran voce''.

L'APPELLO: Sakineh, oltre 40.000 le firme



In Francia firma anche Chirac
La Farnesina si sta impegnando per vie diplomatiche con il governo iraniano. La fotografia della donna iraniana condannata alla lapidazione è esposta da oggi sulla facciata di Palazzo Vecchio
Sakineh Mohammadi Ashtiani
ROMA - Sono oltre 40.000 le firme raccolte nel giro di tre giorni dai lettori di Repubblica per chiedere al governo iraniano di non eseguire la condanna a morte per lapidazione nei confronti di Sakineh Mohammadi-Ashtiani. E si moltiplicano soprattutto in Italia e in Francia le iniziative a favore della donna di 43 anni, madre di due figli.

L'APPELLO SU REPUBBLICA.IT 1

"Il nostro appello a favore di Sakineh, che sta per essere diffuso in tutto il mondo - dice Daniel Salvatore Schiffer, il filosofo che ha promosso con altri studiosi francesi l'iniziativa alla quale ha aderito anche Repubblica - è stato pubblicato integralmente anche sul sito del Nouvel Observateur (dopo la pubblicazione su Le Monde, Le Soir, La Libre Belgique e Tageblatt)". Tra i firmatari in Belgio si è aggiunta anche la signora Fadila Laanan, ministro belga francofono della Cultura, dell'Audiovisuale, della Salute e dell'Eguaglianza".

Mentre ai firmatari dell'altro appello promosso in Francia, quello presentato dal filosofo Bernard-Henri Levy, si è aggiunto l'ex presidente francese Jacques Chirac. Si tratta del secondo ex capo di Stato francese che sottoscrive la petizione, dopo Valery Giscard d'Estaing. Il testo, dichiarano ancora i promotori, riceve tra le 1.800 e le 2.000 adesioni al giorno. Tra quelle illustri registrate oggi c'è l'attrice Isabelle Adjani. La 'premiere dame' Carla Bruni ha d'altro canto assicurato che il presidente Nicolas Sarkozy si adopererà in ogni modo per la causa della donna iraniana.

Ma anche in Italia le iniziative non mancano. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha annunciato in un post sul suo profilo Facebook che da oggi, sulla terrazza di Palazzo Vecchio, sede del Municipio di Firenze, sarà esposta un'immagine di Sakineh. "Penso a una donna di 43 anni che il regime iraniano vorrebbe vedere morta a colpi di pietre, perché colpevole di rapporti con uomini diversi dal marito - scrive Renzi -. Da domani (oggi per i lettori, perché il testo è stato pubblicato ieri, ndr) l'immagine di Sakineh sarà sul terrazzo di Palazzo Vecchio a ricordare a tutto il mondo che Firenze starà sempre dalla parte della libertà. E che la città dell'Elettrice Palatina starà sempre dalla parte della libertà delle donne".

Il governo in prima persona si sta impegnando per la liberazione della donna iraniana condannata a morte. La Farnesina, secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, sta facendo dei passi verso le autorità iraniane nell'auspicio che non venga resa esecutiva la sentenza di morte.

FIRENZE, PALAZZO VECCHIO OSPITA IL VOLTO DI SAKINEH ASHTIANI



Il volto di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per "adulterio", con la scritta "Save Sakineh", campeggia da oggi sulla facciata di Palazzo Vecchio. L’iniziativa è stata voluta dal sindaco Matteo Renzi il quale l’ha annunciata nei giorni scorsi sulla sua pagina di Facebook per sottolineare che "Firenze, città dell’Elettrice Palatina, starà sempre dalla parte della libertà delle donne".

Attraverso il social network il primo cittadino ha spiegato di voler rivolgere un suo pensiero "a una donna di 43 anni che il regime iraniano vorrebbe vedere morta a colpi di pietre perchè colpevole di rapporti con uomini diversi dal marito".

(25 agosto 2010) © RIPRODUZIONE RISERVATA

CAMPAGNA INTERNAZIONALE CONTRO LA LAPIDAZIONE DI SAKINEH ASHTIANI


Roma - Tutto il mondo si sta mobilitando in queste ore per lanciare un accorato appello affinchè l'iraniana Sakineh Mohammadi-Ashtiani non sia giustiziata. La donna, condannata alla lapidazione dopo quello che i suoi avvocati hanno definito un processo farsa, è attualmente reclusa in carcere. In Francia l'appello è stato firmato, tra gli altri, anche dall'ex presidente Chirac. In Italia la Farnesina si sta impegnando per vie diplomatiche con il governo iraniano, mentre una gigantografia della donna iraniana è stata esposta sulla facciata di Palazzo Vecchio a Firenze.

"Il nostro appello a favore di Sakineh, che sta per essere diffuso in tutto il mondo - dice Daniel Salvatore Schiffer, il filosofo che ha promosso originariamente l'iniziativa - è stato pubblicato integralmente anche sul sito del Nouvel Observateur (dopo la pubblicazione su Le Monde, Le Soir, La Libre Belgique e Tageblatt). Tra i firmatari in Belgio si è aggiunta anche la signora Fadila Laanan, ministro belga francofono della Cultura, dell'Audiovisuale, della Salute e dell'Eguaglianza". All'appello promosso in Francia, invece, hanno aderito due ex presidenti della Repubblica, Jacques Chirac e Valery Giscard d'Estaing. La 'premiere dame' Carla Bruni ha assicurato che il presidente Nicolas Sarkozy si adopererà in ogni modo per la causa della donna iraniana.

In Italia aumentano di ora in ora i firmatari illustri dell'appello, tra gli ultimi il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che ha sostenuto: "Sento forte attorno a me il sostegno dei cittadini del nostro territorio, e credo che sia giusto mobilitarsi per il rispetto dei diritti umani. Una condanna a morte per lapidazione al giorno d'oggi appare come una barbarie. Non possiamo fare finta che questi fatti non accadano, nè possiamo rinunciare a far sentire la nostra voce."
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi si è prodigato perchè venisse esposta sulla facciata di Palazzo Vecchio, sede del Municipio di Firenze, una gigantografia della donna iraniana con scritto 'Save Sakine'. "Penso a una donna di 43 anni che il regime iraniano vorrebbe vedere morta a colpi di pietre, perché colpevole di rapporti con uomini diversi dal marito - scrive sul proprio profilo facebook Renzi - L'immagine di Sakineh sarà sul terrazzo di Palazzo Vecchio a ricordare a tutto il mondo che Firenze starà sempre dalla parte della libertà. E che la città dell'Elettrice Palatina starà sempre dalla parte della libertà delle donne".
Intanto la Farnesina, secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, starebbe facendo dei passi ufficiali verso le autorità iraniane nell'auspicio che non venga resa esecutiva la sentenza di morte.

IRAN: RAUTI (PDL), CONTRO LA LAPIDAZIONE DI SAKINEH MOHAMMADI ASHTIANI


Nella foto: la signora Isabella Rauti, Consigliera del Pdl alla Regione Lazio





25-08-2010


(ASCA) - Roma, 25 ago - Isabella Rauti, Consigliera del Pdl alla Regione Lazio, ha firmato oggi l'appello contro la lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la vedova iraniana di 43 anni madre di due figli condannata alla lapidazione per adulterio.

''Ho aderito all'appello - ha spiegato Rauti - perche' la condanna a morte di Sakineh tramite lapidazione, costituisce un paradigma della disuguaglianza giuridica fra uomini e donne in Iran. La condanna a morte di Sakineh e' solo la metafora strema della condizione di inferiorita' di milioni di donne iraniane, che non hanno pari diritti nel matrimonio, nel divorzio, nella custodia dei figli, nell'eredita'''.

''Una disuguaglianza giuridica - ha precisato la consigliera - che si riflette nel lavoro, nella societa' e nell'accesso a ogni diritto: nonostante il ruolo attivo e importante che svolgono nella societa' iraniana, le donne sono escluse da molti settori formativi e professionali''.

''Per questo - ha concluso - il Parlamento Europeo e' intervenuto gia' nel 2008 con una risoluzione sui diritti delle donne iraniane, che ha fatto seguito a una campagna per l'uguaglianza giuridica di genere in Iran. Come stabilito gia' nella conferenza internazionale dell'Onu di Pechino, i diritti delle donne i diritti delle donne sono diritti umani''

IRAN: ALEMANNO ADERISCE AD APPELLO CONTRO LAPIDAZIONE SAKINEH


Nella foto: il sindaco di Roma Gianni Alemanno

25-08-2010


(ASCA) - Roma, 25 ago - Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, aderisce all'appello per la sospensione della pena di morte a Sakineh, la donna condannata alla lapidazione in Iran.

''Roma si vuole riconfermare Capitale della vita e dei diritti inviolabili della persona. La nostra citta' - dichiara il sindaco - e' da sempre impegnata in prima linea contro la pena di morte nel mondo, purtroppo ancora oggi in vigore in molti Paesi. Le luci spente del Colosseo sono ormai riconosciute come un simbolo universale del rifiuto popolare verso questo crimine, reso ancora piu' terribile quando praticato dalle Istituzioni''.

''Roma non fara' mai mancare il suo appoggio e il suo impegno alle campagne di sensibilizzazione contro questa pratica inumana - conclude Alemanno - e confidiamo che la moratoria universale contro la pena di morte promossa dall'Italia venga finalmente accolta da tutte le Nazioni''.

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IRAN: STRISCIONE 'SAVE SAKINEH' DA OGGI SU FACCIATA PALAZZO VECCHIO


25-08-2010

(ASCA) - Firenze, 25 ago - Un grande striscione con la foto di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per un presunto adulterio, e' stato appeso stamani al terrazzo di Palazzo Vecchio, dal lato di piazza Signoria. Oltre alla foto, sullo striscione compare la scritta ''Save Sakineh'. E' questo il modo in cui il sindaco Matteo Renzi, a nome della citta', vuole protestare contro la decisione della condanna a morte della donna, 43 anni e due figli, accusata dal governo di Teheran di aver avuto rapporti adulteri anche se vedova e condannata dopo una confessione giudicata come estorta.

''Questa immagine - commenta il sindaco Renzi - vuole ricordare che Firenze sta sempre dalla parte della liberta', che la citta' dell'Elettrice Palatina stara' sempre dalla parte della liberta' delle donne. E una condanna a morte non puo' che essere considerata aberrante in una terra che per prima nel mondo, nel 1786, ha abolito la pena di morte''.

Non e' la prima volta che l'amministrazione si mobilita a favore del popolo iraniano: all'inizio del mandato venne esposto dallo stesso terrazzo un drappo verde per ricordare le vittime, soprattutto giovani e studenti, della repressione governativa in occasione delle contestate elezioni che hanno confermato al potere Ahmadinejad. Di luce verde si sono anche ''colorati' il David in piazza della Signoria, a Capodanno, e il David a piazzale Michelangelo, la scorsa estate, mentre a luglio scorso e' stata accolta a Palazzo Vecchio anche il premio Nobel iraniano per la pace Shirin Ebadi. ''Segnali - aggiunge Renzi - che Firenze, pur nella doverosa attenzione ai problemi quotidiani, non dimentica la sua vocazione internazionale e la sua voglia di pace, democrazia e liberta'''.


IRAN: RENZI, DA DOMANI IMMAGINE SAKINEH SU FACCIATA PALAZZO VECCHIO

(ASCA) - Firenze, 24 ago - ''Da domani l'immagine di Sakineh sara' sul terrazzo di Palazzo Vecchio a ricordare a tutto il mondo che Firenze stara' sempre dalla parte della liberta'. E che la citta' dell'Elettrice Palatina stara' sempre dalla parte della liberte' delle donne''. Lo annuncia il sindaco Matteo Renzi, sul suo profilo Facebook, a proposito della donna che in Iran e' stata condannata alla lapidazione.

Renzi, si legge nel messaggio postato oggi, ''pensa a una donna di 43 anni che il regime iraniano vorrebbe vedere morta a colpi di pietre, perche' colpevole di rapporti con uomini diversi dal marito''.

L'Iran continua a lapidare le donne e siede nella commissione Onu per la tutela delle donne



Iran, Nirenstein: lapidazione per adulterio e tutela delle donne all'Onu incompatibili

Dichiarazione dell'On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera

19 agosto 2010 - Aderisco all'appello lanciato oggi dalle pagine del Corriere della Sera dal filosofo Bernard Henry Levi per salvare la vita a Sakineh Ashtiani, la donna iraniana condannata a morte per adulterio.
Solo nel 2010, in Iran sono state eseguite già 160 condanne a morte. Nella prigione di Tabriz, la stessa dove è reclusa da ormai quattro anni Sakineh, si trovano altre donne in attesa della medesima condanna, e tra loro anche minorenni. Sakineh Ashtiani, come denuncia il suo avvocato, dopo aver subito la pena della fustigazione davanti a uno dei suoi figli, è stata costretta a una confessione pubblica anche in concorso in omicidio, per poter accelerare l'iter dell'esecuzione capitale, che potrebbe avvenire anche tra pochi giorni.
Alla luce di tutto cio' e' ancora piu' paradossale pensare che da maggio l'Iran, dopo aver fallito nell'ottenere un seggio nel Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu, è stato eletto membro della Commissione per lo Status delle Donne.
C'è da chiedersi fino a quando il mondo sopportera' le incredibili violazioni di diritti umani commesse quotidianamente dall'Iran e la sua aggressività, considerato anche che prosegue con velocità sempre piu' accettata la costruzione della bomba atomica.

LAPIDAZIONE / Iran, il Parlamento europeo deve intervenire presso governo Theran

LAPIDAZIONE – Il Parlamento europeo deve intervenire presso il governo di Teheran per scongiurare l’esecuzione di Sakimeh Mohamadi-Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio, e in difesa della quale e’ scesa in campo nei giorni scorsi anche la premiere dame di Francia, Carla Bruni. A chiederlo e’ l’eurodeputato del Ppe e membro della delegazione per le relazioni con l’Iran dell’Europarlamento, Potito Salatto.

”Invito formalmente il presidente del Parlamento europeo e la presidente della delegazione per le relazioni con l’Iran di cui sono membro a compiere passi decisivi verso il governo di Teheran per scongiurare questa tragica eventualita”’, afferma Salatto per il quale ‘’si tratterebbe di un altro atto barbarico contro il mondo femminile iraniano che l’Unione Europea non puo’ ne’ sopportare ne’ far passare sotto silenzio”.

Ansa

giovedì 19 agosto 2010

APPELLO PER SALVARE LA VITA DELLA SIGNORA SAKINEH ASHTIANI


L'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia
L'Associazione dei giovani iraniani in Italia
L'Associazione delle donne democratiche iraniane in Italia, chiedono:

Un doloroso grido di allarme per l'imminente esecuzione della signora Sakineh.
Chiediamo l'urgente intervento del governo italiano, del senato e della camera
e di tutti i cittadini italiani per salvare una povera donna dalle grinfie della lapidazione, dopo che la stessa era stata già sottoposta alla pena della fustigazione per 99 volte.
Chiediamo a tutte le associazioni umanitarie di organizzare una serata di solidarietà con Sakineh Ashtiani e di scrivere al ministero degli esteri italiano per chiedere l'immediato intervento a favore della Ashtiani.


Associazione rifugiati politici iraniani in Italia
Associazione dei giovani iraniani in Italia
Associazione delle donne democratiche iraniane in Italia

mercoledì 11 agosto 2010

'Another brick in the wall' dei Pink Floyd riletta in versione antiregime da due esuli iraniani


"Hey Ayatollah, Leave Those Kids Alone"

Un 'mattone' contro gli ayatollah

Carlotta Tedeschi
ROMA 11/08/10 - 18:28
La musica come strumento di denuncia di un regime totalitario. Non è la prima volta e, nel caso in questione, il regime preso di mira è quello degli ayatollah di Teheran. L'iniziativa è di due fratelli iraniani, giovani musicisti in esilio in Canada, che hanno prodotto una versione modificata del famosissimo 'Another brick in the wall' dei Pink Floyd. L'intervento sul testo del gruppo inglese si limita a sostituire con il termine 'ayatollah' quello di 'teacher'.
La protesta in note contro l'Iran di Ahmadinejad e del clero islamico ha ottenuto anche l'immediato sostegno dei Pink Floyd, che hanno concesso ai due fratelli i diritti sul testo modificato e suonato con la loro band, i Blurred Vision. Il brano inoltre, con il relativo video, sta spopolando su YouTube. Si contano in fatti a decine di migliaia i contatti e numerosissimi sono anche gli altri siti che lo rilanciano al grido di: "Hey Ayatollah, Leave Those Kids Alone"

Buona visione e un doveroso ringraziamento al gruppo dei Pink Floyd e ai due fratelli che hanno avuto questo geniale idea di dare un grande contributo al movimento per il cambiamento democratico in Iran e specialmente a Neda, il simbolo della resistenza delle donne iraniane
Davood Karimi


IRAN: CLINTON CHIEDE LIBERAZIONE DISSIDENTI CONDANNATI MORTE



07:10 11 AGO 2010

(AGI) Washington - Hillary Clinton ha chiesto all'Iran di liberare i condannati a morte per le violenze post presidenziali del 2009. "Siamo molto preoccupati per la sorte degli iraniani che stanno per essere giustiziati per aver esercitato il loro diritto di espressione dopo le elezioni", ha detto il segretario di Stato americano in un comunicato. "Gli Stati Uniti chiedono al governo iraniano di fermare queste esecuzioni e rilasciare immediatamente le persone arrestate", aggiunge la Clinton.


IRAN, APPELLO DI HILLARY CLINTON: "LIBERATE I DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI"
Si tratta di almeno dieci persone condannate a morte per le loro attività a seguito degli arresti operati dal regime degli ayatollah contro gli oppositori, dopo le elezioni del 2009.
Manifestanti a Teheran
WASHINGTON (USA) - Il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha espresso la preoccupazione degli Usa rispetto ad alcuni difensori dei diritti dell'uomo iraniani che rischiano un'esecuzione capitale "imminente". Per questo motivo, la Clinton si è appellata all'Iran affinché sospenda le condanne a morte. "Gli Stati Uniti esortano il governo iraniano a sospendere le esecuzioni conformemente ai suoi obblighi internazionali" scrive il segretario di Stato Usa, che chiede "una scarcerazione immediata di tutti i detenuti politici e difensori dei diritti dell'uomo imprigionati".

Intervista con Azar Karimi, presidente Giovani iraniani




http://www.funkhauseuropa.de/sendungen/radio_colonia/rc_il_tema/2010/100806_iran.phtml

martedì 10 agosto 2010

CASO MOSTAFAII: LETTERA DELL'ON. RENATO FARINA ALL'AMBASCIATORE DELLA TURCHIA IN ITALIA


Nella foto, On. Renato Farina che ringrazio di cuore per la sua disponibilità e l'immediatezza delle sue azioni sul caso dell'avv. Mostafaii.



Appello a Sua Eccellenza il Signor Ambasciatore Sitki Ugur Ziyal


Eccellenza, Onorrevole Signor Ambasciatore Sitki Ugur Ziyal!
Mi permetto di scriverLe per sottoporre alla Sua sensibilità una richiesta di interessamento per la sorte dell' Avvocato Mohammad Mostafaii, fuggito dall'Iran dov'era perseguitato per la sua attività in favore dei diritti delle donne. Risulta infatti da buona fonte che Mostafaii sia stato arrestato dalla polizia turca, e penda su di lui una richiesta di estradizione in Iran.
Non mi dilungo oltre sui fatti, anche perché le notizie sono imprecise e del caso si sta occupando Amnesty International. Le chiedo di far presente alle Competenti Autorità del Suo Paese questa mia umile domanda per la tutela dei diritti umani dell'Avvocato secondo gli standard degli Stati appartenenti al Consiglio d'Europa, per cui nessun cittadino può essere estradato in Paesi dove si pratichi la tortura.
Le scrivo come deputato della Commissioni esteri della Camera dei deputati e come membro della Commissione per i diritti umani dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. In detta Commissione lavoro con l'eccellente amica e deputata Ozlem Turkone, che Ella senz'altro conoscerà!
Con infinita stima e deferenza porgo a Sua Eccellenza i migliori saluti!
On. Renato Farina

lunedì 9 agosto 2010

Avvocato Mostafaii si e' rifugiato in Norvegia


Con grande soddisfazione ho avuto la conferma di una grande notizia secondo cui avvoccato Mostafaii, difensore delle donne e dei minorenni condannati a morte contro cui la maagistratura dei mullah aveva spiccato un ordine di arresto e successivamente fermato dalla polizia turca, ha abbandonato la Turchia e si e' rifugiato in Norvegia chiedendo asilo politico. Subito dopo la notizia del suo arresto da parte della polizia turca numerose associazioni umanitarie tra cui la nostra associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia avevano dato vita ad una grande campagna politica dirottando tutte le attenzioni del mondo politico occidentale verso il governo turco e verso il caso dell'avvocato Mostfaii chiedendo il suo immediato rilascio e trasferimento in un paese piu' sicuro. Al nostro appello hanno risposto numerosi deputati tra cui Onorevole Renato Farina ed europarlamentare Potito Salatto scrivendo all'ambasciata turca in Italia sollecitando le giuste garanzie sulla vita dell'avvocato Mostafai contro cui il regime terrorista e fondamentalis dei mullah aveva spiccato un mandato di cattura internazionale.
Un doveroso ringraziamento a tutto coloro che hanno partecipato a questa campagna da parte mia e dell'avvocato Mostafaii.
grazie ancora
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

sabato 7 agosto 2010

Iran: eseguita condanna a morte di 5 trafficanti droga




Berlino, 7 ago. (Adnkronos/Dpa) - Cinque trafficanti di droga sono stati impiccati oggi in Iran, secondo quanto riferito dalla Fars. La condanna a morte dei cinque e' stata eseguita nel carcere di Ahvaz, nel sudovest del paese, dopo essere stata confermata dalla Corte suprema. La pena di morte in Iran viene applicata per omicidio, stupro, rapina a mano armata e traffico di droga oltre i cinque chilogrammi.

 
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