venerdì 31 luglio 2009

AL CIMITERO DI BEHESHTE ZAHRA DI TEHERAN I MANIFESTANTI HANNO DATO FUOCO ALLA BANDIERA DELLA RUSSIA


Ieri durante la commemorazione del quarantesimo dei caduti della nuova rivolta popolare contro il regime dei mullah, svoltasi presso il cimitero Beheshte Zahra di Teheran, i manifestanti hanno dato fuoco alla bandiera russa per protestare contro il forte coinvolgimento del paese di Putin nel sostegno al regime fanatico di Ahmadinejad. Non e' la prima volta che i manifestanti protestano contro i russi. Recentemente durante la preghiera del venerdi, gli speaker lanciavano slogan tipo morte all'America, all'Israele e ai Mojahedin e la gente replicava con MORTE ALLA RUSSIA!
karimi davood

MANIFESTAZIONE DI PROTESTA DI FRONTE ALL AMBASCIATA AMERICANA A ROMA







Oggi pomeriggio numerosi cittadini iraniani e italiani hanno partecipato ad una manifestazione organizzata dagli iraniani simpatizzanti della resistenza iraniana residenti a Roma per protestare contro il massacro dei componenti del campo di Ashraf in Iraq.
Il 28 luglio scorso le forze di sicurezza irachene in collaborazione con le forze speciali della Sepah Passdaran Ghods hanno attaccato con mezzi pesanti, manganelli, gas lacrimogeni e armi vari i residenti disarmati del campo di Ashraf, riconosciuti ufficialmente dagli stessi americani come persone sotto la tutela della quarta convenzione di Ginevra. Un atto disumano commesso come un crimine contro l'umanita'.
Fino ad oggi si snono registrati 12 morti, 350 feriti, alcuni molto gravi e 50 persone scomparse o arrestate dalle forze di sicurezza irachene.
Questa aggressione e' un crimine contro umanita' avvenuto per mano del premier Nuri Al Maleki e dietro l'ordine diretto del capo supremo del regime iraniano Ali Khamenei come un atto di vendetta contro la grande rivolta del popolo iraniano di cui il cuore batte proprio in questo pezzo della terra lontana da Teheran ma unita con una unica voce: NEDA
La resistenza iraniana aveva gia' denunciato questa intenzione criminale del regime dei mullah e aveva chiesto agli Stati Uniti D'America di riprendere la sicurezza del campo lasciato nelle mani delle forze militari irachene all'inizio dell'anno.
I manifestanti di Roma hanno chiesto al governo americano di intervenire immediatamente e di rispettare i patti firmati precedentemente con i residenti del campo di ashraf in materia di sicurezza.
Tra le altre richieste si figurano il soccorso medico per i feriti, l'espulsione immediata dei soldati iracheni dal campo e la ripresa immediata del controllo del campo stesso, l'invio di una commissione di indagine diretta dall'ONU per verificare la responsabilita' di quello che e' avvenuto, l'autorizzazione per l'ingresso degli avvocati onde visitare i loro clienti .
I manifestanti hanno chiesto anche al governo italiano di intervenire immediatamente e di attivare l'ambasciata italiana in Iraq per verificare quanto e' avvenuto e per condannare fermamente questo feroce e disumano massacro delle persone disarmate e inermi.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia aderendo a questa manifestazione condanna fermamente quanto avvenuto e chiede alle istituzioni internazionali e italiani di intervenire presso organismi competenti per inviare commissioni di indagine e di soccorso per i residenti del campo di Ashraf. Secondo noi il duro attacco delle forze di sicurezza irachene e' l'altra faccia della dura repressione della rivolta popolare in Iran. Il regime dei mullah essendo sconfitto nella dura battaglia del popolo iraniano per la liberta' ha deciso di colpire direttamente il cuore battente della rivolta cioe' il campo di Ashraf. Secondo le informazioni in nostro possesso e' stato lo stesso Khamenei a ordinare al premier Al Maleki di sferrare questo disumano e feroce attacco militare contro 3500 persone disarmate e privi di protezione. Khamenei ha voluto vendicare la grande sconfitta subito dai ragazzi e dalle ragazze dell'Iran con questo brutale operazione che e' una evidente violazione di tutte le normi in materia della protezione dei rifugiati politici.
Alcuni slogan lanciati dai manifestanti:
chiediamo la condanna dell'attacco contro il campo di Ashraf,
chiediamo al presidente Obama di intervenire urgentemente per fermare il massacro del campo di Ashraf,
chiediamo al presidente Obama di rispettare i patti firmati con i residenti del campo di Ashraf,
Khamenei Maleki vergonatevi,
Neda uccisa a Teheran Hanif massacrato ad Ashraf,

giovedì 30 luglio 2009

DURO ATTACCO DELLE FORZE DI SICUREZZA IRACHENE CONTRO IL CAMPO DI ASHRAF.


Uno dei feriti della rivolta in Iran

Uno dei feriti del campo di Ashraf
IRAN: TREMILA DISSIDENTI IN IRAQ RISCHIANO RIENTRO IN PATRIA

(AGI) - Roma, 29 lug. - Oltre tremila esuli iraniani che vivono in Iraq, oppositori del regime di Mahmoud Ahmadnejad, rischiano di essere consegnati a Teheran. I timori sulla loro sorte sono emersi al passaggio delle consegne sulla sicurezza tra iracheni e americani, che hanno lasciato nelle mani dei primi il campo di Ashraf, dove ieri un blitz delle forze di sicurezza irachene aveva fatto sette morti, tra cui due poliziotti, e oltre 300 feriti. Ricevuta a Roma dal sindaco Gianni Alemanno, la presidente del Consiglio della Resistenza dell'Iran, Maryam Rajavi ha accusato la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, di aver sollecitato "il governo iracheno ad attaccare ieri un campo dei Mojahedin del popolo in Iraq, causando 8 morti e 380 feriti. E' stato un altro crimine contro l'umanita'". ....
IRAQ: POLIZIA ATTACCA CAMP ASHRAF, 5 MORTI TRA MUJAHIDIN POPOLO IRANIANO


Baghdad, 29 lug. - (Adnkronos/Aki) - Dilaga la violenza a "Camp Ashraf", la base operativa in Iraq del principale movimento d'opposizione al governo di Teheran, i Mujahidin del popolo iraniano (Pmoi), braccio armato del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri). Reparti antisommossa della polizia irachena, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Dpa, hanno compiuto un raid nella base, uccidendo almeno cinque persone e ferendone alcune centinaia.

"Questa aggressione e' una chiara violazione delle convenzioni internazionali e delle garanzie dei governi americano e iracheno sulla protezione dei residenti a 'Camp Ashraf'", ha dichiarato Maryam Rajavi, presidente del Cnri, secondo quanto si legge sul sito web del Consiglio. La Rajavi si trova oggi a Roma e nel pomeriggio partecipera' alla conferenza stampa alla Camera dei Deputati organizzata dal 'Comitato italiano dei parlamentari e cittadini per Iran libero'.

Il ministro della Difesa iracheno, Abdul-Qadir Muhammad Jassim, ha provato ad abbassare i toni, sottolineando che l'offensiva delle forze di sicurezza a "Camp Ashraf", situato a nord di Baghdad, nella provincia di Diyala, e' giustificata dall'accordo sulla sicurezza dell'Iraq siglato dal suo governo e dall'amministrazione di Washington lo scorso novembre.


Attaccata una base di Mujaheddin iraniani in Iraq

Dopo il fallimento dei negoziati per un intervento pacifico, le Forze di sicurezza irachene hanno assaltato il campo di Ashraf a nord di Baghdad, considerato base del braccio armato del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana.

Almeno 150 i feriti. Nel campo, costruito alla fine degli anni ’80, vivono circa 3500 rifugiati politici iraniani, che sotto Saddam Hussein avevano trovato rifugio proprio in Iraq, da dove spesso hanno effettuato operazioni di guerriglia contro il territorio iraniano.

Secondo il responsabile della commissione esteri del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana l’attacco sarebbe stato pilotato da Teheran per zittire, in un momento di forte crisi, chi fa resistenza al regime all’interno del Paese.

All’inizio dell’anno l’Unione Europea ha rimosso i Mujaheddin dalla lista dei gruppi terroristici.

ULTIME NOTIZIE DAL CAMPO DI ASHRAF, 11 MORTI, 350 FERITI, 40 DISPERSI



Le foto dei caduti del campo di Ashraf
Secondo le ultime notizie arrivate dal campo di Ashraf il numero dei caduti della feroce attacco delle forze irachene dirette da Khamenei e dal premier iracheno Nuri al Maleki, e' salito a 11. Il bilancio totale e' pari a `11 morti, 350 feriti e 40 dispersi. Le forze irachene hanno sparato sul serbatoio dell'acqua della base. I feriti sono abbandonati senza soccorso e viene impedito l'ingresso dei medici e dei soccoritori. Perfino e' stato vietato la sepoltura dei caduti nel cimitero della base. La temperatura e' salita a quasi 50 gradi e la presenza dei cadaveri in una situazione del genere e' assai grave e comporterà seri problemi per la salute delle persone ferite e non.
La comunita' dei rifugiati politici iraniani presente sul territorio italiano condanna fermamente il comportamento disumano del governo di Almaliki che ha agito dietro l'ordine diretto del capo supremo del regime dei mullah e chiede la solidarieta' della comunita' internazionale e l'invio da parte dell'Onu di una commissione di indagine nel campo di Ashraf e la denuncia dei responsabili di questo gravissimo atto compiuto contro delle persone disarmate e inermi.
Chiediamo inoltre al governo del presidente Barak Obama di rispettare i patti firmati dall'allora governo di Bush con i responsabili del campo di Ashraf e di riprendere nuovamente la vigilanza del campo stesso istituendo una commissione di indagine per verificare la responsabilità di coloro che hanno agito in modo cosi disumano.
Chiediamo anche al governo italiano di intervenire presso le autorità americane e irachene prendendo una dura posizione contro quello che è avvenuto alla luce del sole e di fronte agli occhi sbalorditi di tutto il mondo. Secondo le informazioni della resistenza iraniana, anche le forze spieciali del regime dei mullah tra cui elementi della Sepah Ghods facevano parte degli assalitori alla base di Ashraf.
L'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia lancia un allarme contro il rischio di un genocidio ai danni di tuatta la umanità anche perchè i residenti del campo di Ashraf sono gli unici ostacoli posti sulla strada del fondamentalismo che mira a costruire la bomba atomica e costruire un regno islamico di matrice klhomeiniwsta in tutto il medioriente. Il campo di Ashraf fino ad oggi ha servito l'intera umanità come una diga frenatoria di fronte all'avvanzarsi del fondamentalismo islamico iraniano in Iraq e in medioriente. Se dovesse cadere questo grande e unico serbatoio umano di resistenza, validissimo nella lotta al fondamentalismo, il mondo cadrebbe in un grave rischio di trovarsi all'improvviso di fronte ad un mostro con mille tentacoli e insidie. Gli avvenimenti dolorosi accaduti contro i soldati italiani e stranieri in Iraq e in Afghanistan è un piccolissimo assaggio della pericolostà del veleno di questo mostro fanatico e islamico.
Karimi Davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

IRAN, CONFERENZA STAMPA ALLA CAMERA ALLA PRESENZA DEL PRESIDENTE MARYAM RAJAVI


POLITICA INTERNAZIONALE. IRAN: Conferenza stampa di parlamentari con la presenza di Maryam Rajavi
ITALIA, 06:50:00

2009-07-29 ROMA
CONFERENZA STAMPA
L'inizio della fine per il regime iraniano?
Mentre continuano le proteste di massa in Iran,
cosa può fare la comunità internazionale?

Sala del Mappamondo, mercoledì 29 luglio, ore 14.15


Appello dei parlamentari italiani sulla nuova politica iraniana
con la presenza di Maryam Rajavi

In queste ultime settimane milioni di iraniani nelle piazze chiedono la democrazia e negano la dittatura religiosa in Iran.

A questa legittima richiesta il regime risponde con una feroce repressione e un'ondata di arresti, torture, uccisioni.

Numerosi deputati e senatori italiani, in un'iniziativa multipartitica, richiamano il governo italiano a una presa di posizione adeguata all'attuale evolversi della situazione iraniana e a sostegno delle richieste dei dimostranti per la democrazia in Iran.

L'iniziativa sarà presentata in una conferenza stampa (presieduta dall'on. Carlo Ciccioli e con l'intervento di parlamentari della maggioranza e dell'opposizione) alla Camera dei Deputati mercoledì 29 luglio alle ore 14.15, nella Sala del Mappamondo.

Interverrà la signora Maryam Rajavi, presidente eletta dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, in visita in Italia su invito di parlamentari e senatori di diversi partiti.

Saranno illustrate le reali cifre delle uccisioni, degli arresti e dei feriti delle ultime manifestazioni e sarà consegnato ai giornalisti un elenco dettagliato dei martiri e degli arrestati, ottenuto da differenti fonti attendibili.

Comitato Italiano dei Parlamentari e Cittadini per Iran Libero
__________

Mercoledì 29 luglio 2009
Ore: 14.15

Comitato Italiano dei Parlamentari e Cittadini per Iran Libero

Il presidente
On. Carlo Ciccioli
La copresidente
On. Elisabetta Zamparutti
Il coordinatore
Dott. Antonio Stango
Membri:
On. Paolo Guzzanti
On. Barbara Saltamartini
On. Souad Sbai
On. Amalia Schirru
On. Leoluca Orlando
On. Benedetto Della Vedova
On. Matteo Mecacci
Sen. Marco Perduca
On. Dario Rivolta
On. Jole Santelli
On. Gianni Vernetti
On. Massimo Vannucci
On. Beatrice Lorenzin
On. Nicolò Cristaldi
On. Paola Goisis
On. Mario Cavallaro
On. Jean Leonard Touadi
On. Luisa Capitanio Santolini
On. Alessandro Forlani
On. Lino Duilio
On. Paolo Corsini
On. Paola Binetti
On. Giorgio Holzmann
On. Fabio Evangelisti
On. Ricardo Migliori
On. Salvatore Misiti
On. Roberto Rosso
On. Roberto Nicco
On. Ludovico Vico
Sergio D'Elia
Avv. Mario Lana
Avv. Stefano Menicacci

LA VISITA DEL PRESIDENTE MARYAM RAJAVI A ROMA. INCONTRO TRA IL SINDACO ALEMANNO E MARYAM RAJAVI




IRAN: ALEMANNO, CON REGIMI E' SBAGLIATA LA STRADA DELLA PRUDENZA


Roma, 29 lug. - (Adnkronos) - ''La storia insegna che di fronte ai regimi che adottano la violenza e la repressione, la prudenza e' la strada sbagliata. Una citta' come Roma non puo' tacere su cio' che sta accadendo e auspica una presa di posizione del governo italiano''. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al termine dell'incontro con Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana che si e' svolto oggi in Campidoglio, su invito di un gruppo bipartisan di parlamentari e senatori tra cui Carlo Ciccioli deputato e presidente del 'Comitato interparlamentare per l'Iran libero'.

''Siamo molto preoccupati per la situazione iraniana e -ha aggiunto Alemanno- per la repressione sanguinosa nei confronti degli oppositori. Voglio ricordare l'impegno del Campidoglio che gia' il 4 giugno 2008 decise di spegnere le luci del Colosseo contro l'intervento di Ahmadinejad e che il 9 luglio scorso in Consiglio comunale ha deciso di intitolare una strada a Neda, divenuta simbolo della resistenza iraniana. Ho donato come pegno del nostro impegno a Rajavi una medaglia coniata lo scorso anno e dedicata alla Costituzione italiana''.

''Le citta' possono in qualche modo precedere i governi ma non sostituirli''.

La Rapubblica
Roma.it
Le ultime notizie
IRAN, ALEMANNO INCONTRA RAJAVI: GOVERNI OCCIDENTALI FACCIANO DI PIÙ"La repressione sanguinosa di queste settimane ci preoccupa come i dubbi sull'andamento delle elezioni in Iran, chiediamo a governo italiano e a quelli occidentali di fare di più, perché la storia ci insegna che di fronte a regimi che adottano violenza e repressione la prudenza è una strada sbagliata. Roma non può stare zitta e auspica una maggiore decisione nell'azione dei governi occidentali". Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dopo l'incontro in Campidoglio con il presidente del Consiglio Nazionale della resistenza iraniana, Maryam Rajavi. Il sindaco ha poi ricordato le iniziative messe in campo dal Comune a sostegno della resistenza iraniana. (omniroma.it)
(29 luglio 2009 ore 13:34)

POL - Alemanno: Siamo preoccupati per repressione sanguinosa in Iran
Roma, 29 lug (Velino) - “La storia insegna che di fronte ai regimi che adottano la violenza e la repressione, la prudenza è la strada sbagliata. Una città come Roma non può tacere su ciò che sta accadendo e auspica una presa di posizione del governo italiano”. Con queste parole il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha commentato l’incontro in Campidoglio con il presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana Maryam Rajavi. Il primo cittadino si è detto particolarmente preoccupato per quanto è accaduto in Iran nelle ultime settimane dopo l’elezione per il secondo mandato del presidente della Repubblica Mahmoud Ahmadinejad: “Siamo preoccupati per la repressione sanguinosa nei confronti degli oppositori. Voglio ricordare l’impegno del Campidoglio che già il 4 giugno 2008 ha deciso di spegnere le luci del Colosseo contro l’intervento di Ahmadinejad e che il 9 luglio scorso in Consiglio comunale ha deciso di intitolare una strada a Neda, divenuta simbolo della resistenza iraniana. Ho donato come pegno del nostro impegno a Rajavi una medaglia coniata lo scorso anno e dedicata alla Costituzione italiana”.

“Noi siamo convinti che il popolo iraniano non vuole questo regime ed è pronto a pagare qualsiasi prezzo per la libertà”, ha detto la Rajavi dopo l'incontro in Campidoglio. “Ringrazio il sindaco - ha proseguito - per questa iniziativa a sostegno del popolo iraniano, che è un incoraggiamento per tutti i giovani. Purtroppo a causa della politica di condiscendenza dell’Occidente verso Khamenei e Ahmadinejad questi hanno potuto reprimere i manifestanti, esportare il terrorismo e progredire nella politica nucleare. Volevo ricordare che Khamenei, ieri, ha dato mandato di attaccare la base dei mojahedin in Iraq”. Negli scontri degli ultimi due giorni sono morti otto guerriglieri mentre 380 persone sono state ferite. “Questo è un crimine contro l’umanità - ha proseguito la presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana -. Auspichiamo il non riconoscimento di Ahmadinejad come presidente e nuove elezioni sotto il controllo delle Nazioni Unite”.

IRAN: ALEMANNO, DI FRONTE A REGIMI VIOLENTI PRUDENZA SBAGLIATA
(AGI) - Roma, 29 lug. - “Chiediamo allo Stato italiano e all’Europa di fare di piu’ perche’ la storia ci insegna che, di fronte a regimi violenti e repressivi, la prudenza e’ una scelta sbagliata”. Lo ha dichiarato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al termine dell’incontro avuto in Campidoglio con Maryam Rajavi, leader della protesta degli esuli contro il regime iraniano. “Una citta’ come Roma non puo’ stare zitta e auspica una forte presa di posizione da parte dei governi occidentali”, ha aggiunto Alemanno che poi ha annunciato: “Il 9 luglio scorso il Consiglio comunale ha deciso all’unanimita’ di intitolare una strada alla giovane studentessa Neda a quaranta giorni dalla sua scomparsa”.

Il sindaco ha donato alla leader della protesta del popolo iraniano la medaglia coniata il 21 aprile 2008 per celebrare la Costituzione italiana, ed ha ricevuto dalla Rajavi un piatto d’argento raffigurante la cittadina di Ashraf, simbolo della resistenza contro il regime di Teheran. Al termine dell’incontro con la stampa, i due hanno incontrato un gruppo di cittadini iraniani che dalla mattina manifestavano in piazza del Campidoglio, e sono stati accolti al grido di “grazie Alemanno” e “abbasso Khamenei, viva viva Ashraf”. (AGI)
IRAN: RAJAVI, NON VOGLIAMO IL REGIME AHMADINEJAD, SUBITO NUOVE ELEZIONI

(ASCA) - Roma, 29 lug - ''Il popolo iraniano non vuole questo regime ed e' pronto a pagare qualsiasi prezzo per la liberta'''. Maryam Rajavi, Presidente del Consiglio nazionale della Resistenza Iraniana si rivolge cosi' ai giornalisti al termine dell'incontro in Campidoglio con il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

Il non riconoscimento di Ahmadinejad come Presidente e, quindi, nuove elezioni sotto il controllo dell'Onu: questi gli obiettivi della signora Rajavi, che ha tenuto a ricordare quanto sangue continua a scorrere per mano del regime anche in Iraq dove ieri Khamenei ''ha dato mandato di attaccare la base Mojahedin in Iraq.

Da ieri fino ad oggi ci sono stati otto morti e 380 feriti, gli attacchi continuano ancora oggi. Questo - ha denunciato con forza - e' un crimine contro l'umanita'''. Di qui i ringraziamenti al Sindaco ''per questa iniziativa a sostegno del popolo iraniano, che e' un incoraggiamento per tutti i giovani. Purtroppo a causa della politica di condiscendenza dell'Occidente verso Khamenei e Ahmadinejad questi hanno potuto reprimere i manifestanti, esportare il terrorismo e progredire nella politica nucleare''.

Al termine dell'incontro, Maryam Rajavi, ha donato ad Alemanno un piatto d'argento che rappresenta la citta' di Ashraf, simbolo della resistenza iraniana ed un grande orologio che Alemanno ha auspicato possa veder scorrere in fretta le lancette verso la pace e la democrazia per il popolo iraniano.

IRAN: DISSIDENTI REGIME AL CAMPIDOGLIO, GRAZIE ALEMANNO

(ASCA) - Roma, 29 lug - ''Grazie Alemanno''. Cosi' i partecipanti al sit in in Campidoglio contro il regime iraniano, hanno salutato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al termine dell'incontro con Maryam Rajavi, Presidente del Consiglio nazionale della Resistenza Iraniana.

Alemanno e Rajavi sono infatti scesi dal Palazzo Senatorio e in piazza del Campidoglio hanno incontrato i manifestanti.

Rajavi ha parlato con loro ed ha ribadito ai giornalisti il fatto che il popolo iraniano ha dimostrato in questi mesi di non volere il regime attuale e che c'e' il bisogno del sostegno delle democrazie occidentali.
IRAN: PROTESTA IN CAMPIDOGLIO CONGTRO REGIME
(AGI) - Roma, 29 lug. - Un centinaio di persone sta manifestando in piazza del Campidoglio contro il regime iraniano. Il sit-in e’ stato organizzato a margine dell’incontro, tutt’ora in corso, tra il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e Maryam Rajani, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana. (AGI)

Cli/Mom

martedì 28 luglio 2009

ULTIME NOTIZIE DAL CAMPO DI ASHRAF, DURO ATTACCO DELLE FORZE IRACHENE

Secondo le notizie appena arrivate dal campo di Ashraf, dove risiedono quasi 4000 uomini e donne della resistenza iraniana, durante un attacco delle forze di sicurezza irachene contro i residenti del campo sono stati uccisi 7 componenti della resistenza, feriti piu di 150 persone e arrestati 40 uomini e trasferite nei luoghi ancora sconosciuti dove rischiano la vita.
Condanniamo fermamente questa grave violazione dei diritti dei rifugiati, sanciti dalle norme internazionali, da parte del governo iracheno e chiediamo alle istituzioni internazionali di intervenire per impedire un genocidio gia annunciato e voluto dal regime di Khamenei.
Le forze di sicurezza irachene hanno aperto il fuoco contro i componenti della resistenza iraniana che sono senza armi e senza protezioni.
In precedenza il governo iracheno aveva dato seri assicurazioni al governo americano di trattare i componenti del campo di Ashraf secondo le convenzioni vigenti in materia dei rifugiati politici.
Karimi Davood

lunedì 27 luglio 2009

BENVENUTA A ROMA PRESIDENTE MARYAM RAJAVI




Oggi pomeriggio, a capo di una delegazione della resistenza iraniana è arrivata a Roma la signora Maryam Rajavi, presidente eletta dal Consiglio Nazionale della resistenza iraniana. E' prevista una serie di incontri istituzionali e politiche con i deputati e i rappresentanti delle istituzioni italiane. Per il mercoledi prossimo parteciperà ai lavori di un convegno organizzato dai parlamentari italiani.
Sempre mercoledi, alla presenza del presidente Rajavi inizieranno i lavori di una commissione composta dai giuristi italiani e stranieri che dovranno diffendere le ragazze e i ragazzi della rivolta arrestati dal regime dei mullah e sottoposti alle più feroci trattamenti fisiche e morali tra cui la violenza sessuale di gruppo ai danni di entrambi i sessi. Fino ad oggi sono numerosi coloro che sono stati uccisi sotto la tortura. Il caso della ragazza Taraneh Moussavi è emblematico. Fin dal giorno dell'arresto è stata sottoposta alle violenze sessuali di gruppo e poi uccisa sotto tortura di cui il corpo semicarbonizzato è stato trovato in periferia di Teheran.
La nostra Associazione dà il benvenuta al presidente Rajavi e le augura tantissimi successi che sicuramente sono l'altra faccia della grande rivolta del popolo iraniano.
Grazie presidente
karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

sabato 25 luglio 2009

APPELLO URGENTE: CONTINUANO GLI SCONTRI E LE MANIFESTAZIONI A TEHERAN E IN ALTRE CITTA' IRANIANE. LA RIVOLTA VA AVANTI

secondo le informazioni e le testimonianze raggiunte da Teheran e da altre città iraniane la rivolta va avanti e continuano gli scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza e i Basiji. Le carceri iraniane sono stracolme di prigionieri e di detenuti sottoposte alle piu' brutali sevizie e torture. il caso della ragazza di Teheran di nome Taraneh Moussavi e diventata emblematico. Taraneh fu arrestata a Teheran durante una pacifica manifestazione di protesta e portata nel carecre di Evin dove sottoposta alla violenza sessuale di gruppo e successivamente e dopo alcuni giorni abbandonato il suo corpo lacerati e semicarbonizzato in periferia di Teheran. Lo stesso comportamente è riservato, secondo le informazioni che mi giungono dalle fonti attendibili della resistenza iraniana, anche nei confronti dei ragazzi che vengono violentati in gruppo. Oltre alle torture fisiche e pressioni psicologiche il regime dei mullah usa anche gli affetti dei detenuti toccando pure i genitori e i figli e i parenti stretti. Secondo i miei dati, attualmente nelle carceri di Teheran si trovano almeno 10000 ragazze e ragazzi sottoposti ai piu disumani trattamenti.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia lancia un doloroso appello a favore dei detenuti e si rivolge agli organizmi internazionali competenti quale ONU e Amnesty International e in particolare al governo italiano nonchè al Parlamento e al Senato della republica per prendere una forte posizione contro la politica repressiva del regime dei mullah mobilitando gli organismi competenti per inviare una commissione di indagine per verificare quanto succede nelle carceri iraniane. Bisogna ricordare che teheran ha arrestato numerosi avvocati quali Shadi Sadr, Dadkhah che in qualche modo difendevano i detenuti politici e non.
La nostra richiesta agli organismi competenti si formula in questi termini:
-condannare l'uso della violenza e della tortura contro i prigionieri politici
-inviare una commissione di indagine per verificare le condizioni in cui si trovani i detenuti
-chiedere ai governi europei di condannare la repressione e di condizionare qualsiasi rapporto con Teheran alla liberazione dei detenuti a al miglioramentoe rispetto dei regolamenti internazionali previsti dalla Carta dell'ONU riguardo ai detenuti politici
-l'adozione delle severe sanzioni nel caso che il regime dei mullah rigettasse le richieste internazionali
-lo svolgimento di un referndum popolare sotto l'egido dell'ONU
- riconoscere il diritto del popolo iraniano per un cambio democratico del quadro politico attuale
-l'accoglienza, presso le ambasciate stranieri accreditate a Teheran dei ragazzi e delle ragazze che sfuggono agli arresti di massa come ha fatto dignitosamente Italia per cui noi iraniani residenti in questo paese siamo molto fieri ringraziamo di cuore il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il suo ministro degli esteri Franco Frattini e ambasciatore a Teheran.

mercoledì 22 luglio 2009

LETTERA AL MINISTRO ANDREA RONCHI


Caro signor ministro per le politiche Comunitarie
Signor Andrea Ronchi
Desidero ringraziare Lei e i suoi colleghi del parlamento Europeo per la loro sensibilità umana e politica nei confronti delle ragazze e dei ragazzi iraniani che con il sacrificio della loro vita hanno dato una forte scossa sia alla società odierna iraniana che alle libere coscienze del mondo civile. Loro, con il coraggio e la determinazione concretizzata negli occhi di Neda, di cui Lei signor ministro è diventato la voce e il portavoce, hanno dimostrato che sono vivi e vegeti e pieni di energia e di speranze. Speranze per un futuro migliore e privo di repressione e di oppressione, dove i Nedaha possono moltiplicarsi liberamente e raggiungere ovunque e dovunque portando sulle loro leggeri ali da farfalla il messaggio della pace e di libertà.
Signor ministro
a nome dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia Le chiedo di rappresentare presso i suoi colleghi del Parlamento Europeo la nostra soddisfazione e gratitudine per il loro prezioso impegno a favore della rivolta popolare iraniana. Il loro messggio di solidarietà e di vicinanza porta nuova linfa nelle grida per la libertà e ne costituisce un elemento essenziale per portare avanti una macchina in salita ma con la prospettiva giusta e legittima che al di la della salita esiste una discesa che ci conduce inevitabilmente e, grazie al coraggio e sacrificio di migliaia di giovani come Neda e Sohrab e Tarane, verso un nuovo mondo con tanta sicurezza e convivenza civile.
Cordiali saluti
Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia

Ministro Ronchi, l'occhio di Neda


POLITICHE INTERNAZIONALI .IRAN .DEPUTATI PDL, LODEVOLE INIZIATIVA RONCHI. NECESSARIA MAGGIORE ATTE

22 lug 2009
(2009-07-22) Al sostegno espresso dai parlamentari del PdL eletti all'estero si aggiunge il plauso dei deputati del PdL verso l'iniziativa del Ministro Ronchi orientata a richiamare l'attenzione degli europarlamentari italiani verso la tragica situazione iraniana affinché l'Europa intera non abbassi mai la guardia verso questo dramma.
Paola Pelino, Marcello Taglialatela, Vincenzo Fontana, Antonino Foti, Giuliano Cazzola, Gianfranco Paglia, Silvano Moffa, Michele Scandroglio, Francesco Biava, Barbara Saltamartini e Marcello De Angelis, deputati del PdL, in una nota congiunta hanno espresso il loro sostegno alle parole del ministro Ronchi, dichiarando la piena disponibilità ad intraprendere iniziative ed adeguati provvedimenti che consentano di avviare un percorso di sensibilizzazione in una cornice europea sulla tragedia di Teheran che parta dalla società civile per poi svilupparsi sul fronte politico e diplomatico.

"L'Europa può e deve fare di più - si legge nella nota - e noi parlamentari e referenti istituzionali siamo chiamati a rendere percorribile ogni strada che porti ad una piena conoscenza di ciò che sta accadendo in Iran e che conduca il regime di Teheran a riconoscere che quanto si sta consumando è estremamente intollerabile sotto il profilo umanitario, oltre che politico".




Iran, lettera agli europarlamentari: "Siamo chiamati a una battaglia comune"
22 luglio 2009

"Caro collega – scrive il Ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi in una lettera inviata ai 72 eurodeputati italiani - la situazione in Iran appare di giorno in giorno più preoccupante. E’ trascorso un mese esatto dal 'sabato di sangue', da quel 20 giugno che ha rappresentato il momento più terribile della repressione ai danni dei manifestanti scesi in piazza per chiedere trasparenza sull’esito delle elezioni. Da allora una lunga sequenza di violenze fisiche e psicologiche, di intimidazioni, fermi e arresti ingiustificati si è consumata a Teheran e nel resto del Paese. La presenza dei giornalisti stranieri è stata eliminata e così il regime ha potuto agire in maniera silenziosa, facendo affidamento sulla tendenza all’oblio e sulla velocità con cui le informazioni vengono consumate nella società occidentale.

Ho avuto modo in queste settimane – si legge ancora nella lettera - di avere costanti contatti con le associazioni dei rifugiati iraniani in Italia. Gli aggiornamenti e le notizie che mi hanno girato mi hanno toccato come essere umano ancor prima che come ministro. La preoccupazione per la sorte delle persone che hanno deciso di sfidare il regime è fortissima. E il pericolo maggiore per tutti loro è che l’opinione pubblica internazionale volti lo sguardo dalle loro sofferenze. Per questo io vi chiedo, nella vostra responsabilità di parlamentari europei, di non abbassare la guardia. Vi chiedo di ascoltare questo grido e questa richiesta di aiuto e di percorrere ogni strumento in vostro possesso per non far calare il sipario su una situazione più drammatica di quanto sia possibile immaginare.

L'Europa e l'Occidente devono stare vicino ai cittadini iraniani che lottano per la libertà e la democrazia e hanno il coraggio di sfidare la repressione. Non si può, in nome degli interessi economici, chiudere gli occhi di fronte alla violazione dei diritti umani. E’ arrivato il momento che l'Unione Europea assuma una presa di posizione chiara di condanna e inizi a fornire risposte concrete a livello diplomatico.

Ho appreso – continua Ronchi - con grande piacere che gli eurodeputati, riuniti in sessione plenaria a Strasburgo, hanno sollecitato il ricorso a tutti i mezzi disponibili per spingere l’Iran a riconoscere che quanto accaduto non può essere tollerato, pur mantenendo aperto uno spiraglio di dialogo con Teheran. E’ un primo passo importante. Ma questa azione di sensibilizzazione e pressione deve essere portata avanti a cadenza pressoché quotidiana. In questo senso io credo che gli eurodeputati italiani, senza distinzione di schieramento, possano far sentire con forza la propria voce e impegnarsi in una grande e comune battaglia. Soltanto costruendo una fortissima unità di intenti e producendo un’azione diplomatica intensa, continua e compatta si può pensare di tenere alta la pressione sul regime iraniano. Mi aspetto quindi che i nostri europarlamentari - di cui ho avuto modo di saggiare la grande qualità complessiva – si rendano protagonisti di ogni utile iniziativa politica e di indirizzo a favore della libertà in Iran. Abbiamo il dovere – conclude il ministro Ronchi - di essere all’altezza delle speranze e delle aspettative che quei ragazzi e quelle ragazze ripongono in noi. Grazie a tutti voi per quanto potrete fare".

lunedì 20 luglio 2009

MOUSSAVI: IRAN, STATO DI POLIZIA


» 2009-07-20 15:55
Iran: Mussavi, resta crisi su voto
Il leader dell'opposizione denuncia lo 'stato di polizia'
(ANSA) - TEHERAN, 20 LUG - Gli arresti degli oppositori non risolveranno la disputa sulle elezioni iraniane, ha detto il leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi. Alle autorita' iraniane, Mussavi ha chiesto il rilascio degli oppositori arrestati. Il leader dell'opposizione ha inoltre denunciato l'instaurazione in Iran di uno ''stato di polizia'', negando che i manifestanti scesi in piazza per contestare il risultato elettorale siano legati a Paesi stranieri.

LA RISPOSTA DEL COMUNE DI ROMA ALLA RICHIESTA DELL'INTITOLAZIONE DI UNA PIAZZA A NOME DI DELARA DARABI, UCCISA BARBARAMENTE IL PRIMO MAGGIO SCORSO


Nella foto: Delara Darabi, la giovane pittrice uccisa il primo maggio nel carcere di rasht


Ecco il testo della risposta che ho ricevuto dal comune di Roma in risposta alla nostra domanda di intitolare una piazza a nome della giovane pittrice iraniana, uccisa a soli 23 anni nel carcere di Rasht in Iran. La nostra domanda era motivata con la richiesta di una forte protesta politica attraverso questa iniziativa. Ma purtroppo la burocrazia pare che non vede le nosttre esigenze e secondo quanto ho appreso dalla gentile lettera firmata dal dirigente Paola Pavan e dall'assessore Umberto Croppi, bisognerebbe asepttare 10 anni dalla data della morte del soggetto in questione.
innanzitutto a nome dell'associazione rifugiati politici iraniani e della fondazione Delara Darabi ringrazio il comune di Roma, i due firmatari dell'ordinanza e tutti coloro che hanno approvato questo progetto ma desidero anche esprimere il mio rammarico contro una procedura che mi legherebbe le mani per ben 10 anni. L'obiettivo della nostra richiesta è stato quello di suscitare e sollecitare una dura risposta a queste barbarie disumane applicate contro la parte più bella, più sana, più sensibile e più responsabile della società. Gli avvenimenti di questi giorni mi confermano le mie convinzioni secondo cui la DONNA è l'unica garanzia immaginabile nella società di oggi per la realizzazione di qualsiasi cambiamento socio-politico di lunga durata. Idem anche nella società occidentale. Oggi le donne iraniane hanno dimostrato, al prezzo del sacrificio delle loro vite che sono le vere protagoniste di questa grande e straordinaria rivolta che mira ad affidare per sempre la repubblica islamica khomeinista alla pattumiera della storia e ripristinando la democrazia e la libertà per se e per i propri figli e vicini.
Chiedo umilmente a chi di competenza di darci una mano in questa difficile battaglia anche burocratica. la solidarietà espressa dalla gente comune e dalle istituzioni che sono espressioni popolari ci incoraggiano ad andare avanti con la più determinazione e fermezza contro uno dei regimi più feroci del mondo.
karimi davood, presidente della Fondazione Delara Darabi

APPELLO PER UNA GENERALE MOBILITAZIONE A FAVORE DELL'AVVOCATESSA DELLE DONNE CONDANNATE A MORTE, SHADI SADR


Nella foto: Taraneh Moussavi, arrestat a Teheran poche settimene fa e trasferita nel carcere di Evin dove è stata uccisa sotto la tortura e sotto la violenza sessuale di gruppo e poi dato alle fiamme il suo devastato corpo

Nella foto avvocato Shadi Sadr, arrestata venerdi scorso e trascinata con la forze dei calci e pugni dentro un furgone della polizia e trasferita nel carcere di Evin


Le notizie che ci giungono dall'Iran sono molte preoccupanti e ci lasciano pochi spazi a sperare in una immediata risoluzione del caso dell'avvoccatessa delle donne condannate a morte, la signora Shadi Sadr che è una delle poche donne coraggiose che ha costantemente diffeso le vittime sociali del regime dei mullah. Infatti da quando Shadi Sadr è stata arrestata durante la marcia verso l'universita di Teheran per partecipare alla famosa preghiera del venerdi, le sue "DONNE DETENUTE" vivono in una maggiore paura e tensione e secondo le informazioni giuntemi da Teheran attraverso una nota giornalista iraniana, si domandano tra loro "che fine faranno senza la loro diffensore". Infatto Avv. Sadr le diffendeva senza pretendere un soldo e faceva di tutto pur scagionarle dalle infammi accuse islamiche.
A questo punto rinnovo il mio appello lanciato ieri a suo favore e chiedo ancora che venga accolto e lanciato da tutti i coleghi e avvocati e per chiedere al sindaco di Roma di ordinare l'organizzazione di una fiaccolata di fronte al campidoglio. Un fiaccolata fatta da tutti i partiti politici di ogni schieramento.
Le notizie che arrivano dalle carceri iraniane e in particolare dall'Evin sono assai preoccupanti. Il caso della ragazza Taraneh Moussavi è emblematico. E' stata arrestata a Teheran e trasferita di nascosto nel carcere di Evin dove è stata sottoposta ad innumerevoli violenze sessuali di gruppo e poi uccisa e data alle fiamme e abbandonata con il corpo semicarbonizzato in una zona deserta in periferia di Teheran .
Chiedo a tutti coloro che leggono questo appello di aiutarmi ad organizzare una fiaccolata di protesta e di farlo avere ai maggior numeri degli avvocati italiani chiedendo loro di intervenire come possono presso le autorita iraniane attraverso l'ambasciata della repubblica islamica oppure attraverso il ministro degli estero on: Franco frattini chiedendo un suo maggior impegno nella salvaguardia dei diritti umani in Iran e in partciolar modo per salvare la vita di questa coraggiosa avvocato delle detenute condannate a morte.
Se ci muoviamo tardi saremo responsabili nei confronti della nostra coscienza e di quelle donne che non vedono l'ora di abbracciare il loro unico punto di sostegno:appunto "avvocato Shadi", come la chiamano loro perchè Shadi in persiano significa "gioia"
Karimi davood, presidente della fondazione Delara Darabi

domenica 19 luglio 2009

IRAN: LE DONNE CONDANNATE A MORTE VENGONO VIOLENTATE PRIMA DELL'ESECUZIONE


2009-07-19 17:28
Iran: confessione guardia carceraria
Ho stuprato vergini prima loro esecuzione, dice in un'intervista
(ANSA) - GERUSALEMME 19 LUG - Un membro della milizia iraniana dei Basiji ha raccontato di aver 'sposato' la notte prima delle esecuzioni donne condannate a morte. In un'intervista telefonica al Jerusalem Post, la guardia ha spiegato che veniva aggirato cosi' il divieto religioso islamico di portare al patibolo una vergine. ''La notte prima dell'esecuzione si tiene un matrimonio: la giovane donna e' costretta ad avere un rapporto sessuale con una guardia: in effetti e' vittima di stupro''.''Di cio' mi rammarico''.



«Violentavo le vergini
prima di portarle al patibolo»
19 luglio 2009


Fonte: Il Secolo XIX
Un membro della milizia iraniana dei Basiji, in un’intervista apparsa oggi sul quotidiano Jerusalem Post, ha raccontato di aver `sposato´ la notte prima delle esecuzioni giovani donne condannate a morte per aggirare in questo modo il divieto religioso islamico di portare al patibolo una vergine.

La guardia, che nell’intervista telefonica al giornale ha chiesto di restare anonima, ha anche detto che molte delle brutalità commesse contro i manifestanti nei recenti disordini a Teheran sono state attuate da reclute di 14-15 anni fatte affluire nella capitale da villaggi dell’interno.

Il Basiji ha detto di essere stato punito dai suoi superiori con un periodo di detenzione, per il «crimine» di aver permesso a due giovani manifestanti di 13 e 15 anni di sfuggire all’arresto durante una delle manifestazioni di protesta contro i risultati delle elezioni, che hanno assegnato la vittoria al presidente uscente, l’ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad.

L’uomo ha rievocato il suo passato di guardia carceraria, compito nel quale, a suo dire, si era talmente distinto da meritarsi l’ «onore», all’età di 18 anni, di sposare temporaneamente delle giovani prima della loro esecuzione. «La notte prima dell’esecuzione - ha spiegato - si tiene un matrimonio: la giovane donna è costretta ad avere un rapporto sessuale con una guardia: in effetti è vittima di stupro da parte del `marito´».

«Di ciò mi rammarico, anche se i matrimoni erano legali» ha detto la guardia. «La maggior parte delle ragazze avevano più paura della loro `notte matrimoniale´ che dell’esecuzione che le attendeva la mattina dopo. Poiché facevano sempre resistenza, dovevamo mettere un sonnifero nel loro cibo. La mattina dopo le ragazze avevano uno sguardo vuoto, come se fossero pronte o volessero morire».

Continua la guardia: «Ricordo come piangevano e gridavano dopo (lo stupro). Non mi scorderò mai una giovane che dopo si era graffiata il volto e il collo con le sue unghia. Era piena di graffi profondi».

Il regista iraniano Babak Payami presentò al festival di Venezia, nel 2003, un film che raccontava proprio la drammatica vicenda di una donna condannata a morte da un Consiglio degli anziani ma costretta a sposare il suo boia per rispettare il divieto di giustiziare una vergine. La pellicola, intitolata `Il silenzio fra due pensieri´, non è mai uscita in Iran.


Fonte: La Repubblica.it


UN BASIJI, "STUPRAVO LE VERGINI PRIMA DEL PATIBOLO"Un miliziano basiji, uno dei paramilitari del regime degli ayatollah, ha raccontato di aver stuprato giovani condannate al patibolo, per aggirare il divieto islamico di giustiziare le donne, quando sono ancora vergini. In una scioccante intervista al "Jerusalem Post", un membro delle milizie paramilitari che sono state in prima fila nei pestaggi e nelle repressioni delle proteste degli ultimi giorni a Teheran, ha raccontato l'agghiacciante 'modus operandi' del regime iraniano. L'uomo, che ha chiesto di mantenere l'anonimato, ha raccontato che di essersi guadagnato, quando aveva appena 18 anni,"l'onore' di sposare momentaneamente le giovani donne prima della condanna a morte". "La notte prima dell'esecuzione -ha raccontato- viene organizzata la 'cerimonia': le ragazze vengono costrette ad avere un rapporto sessuale con uno dei secondini, di fatto vengono stuprate dal 'marito'". Guardando a ritroso agli eventi, l'uomo ha detto di provare rimorso "anche se i matrimoni erano legali". "Le ragazze erano piu' terrorizzate dalla 'notte di nozze' che dall'esecuzione che le attendeva all'indomani. Si battevano con tutte le loro forze, e cosi' dovevamo mettere il sonnifero nel cibo. L'indomani, avevano un'espressione attonita: era come se fossero pronte o volessero morire". "Ricordo di averle sentite piangere e urlare dopo (che lo stupro) era avvenuto. Non dimentichero mai' una ragazza che si graffio' il viso e il collo con le unghie. Dopo era graffiata dappertutto".

APPELLO PER SALVARE LA VITA DELLA NOTA AVVOCATO DELLE DONNE CONDANNATE A MORTE, SHADI SADR


l'Associazione rifugiati politici iraniani, Associazione Donne Democratiche, Associazione Giovani iraniani residenti in Italia lanciano un doloroso appello a favore della liberazione immediata dell'avvocato Shadi Sadr, arrestata a Teheran, con l'uso di tanta violenza, durante la marcia verso la preghiera del venerdi. Secondo il racconto dei manifestanti che hanno assistito alla scena dell'arresto, i passdaran in borghese hanno maltrattato e picchiato l'avv. Sadr e l'hanno trascinato per terra e costretta a salire su un furgoncino sotto i colpi dei calci e pugni.
La resistenza iraniana già ha espresso le sue forti preoccupazioni e ha chiesto alla comunità internazionale di mobilitarsi per la liberazione dell'avv. Shadi Sadr.
Associazione rifugiati politici insieme all'associazione Donne democratiche iraniane e Associazione dei Giovani iraniani in Italia aderiscono anche all'appello della resistenza iraniana e chiediono alle forze politiche italiane e in particolare al governo del presidente Berlusconi di mobilitare tutte le sue forze politiche e diplomatiche per l'immediata liberazione dell'Avv. Sadr.
Ci rivolgiamo in particolar modo agli ordini degli avvocati italiani per esprimere una forte condanna e per chiedere l'immediata liberaqzione dell'avvocato Sadr.
Associazione Donne democratiche iraniane residenti in Italia
Associazione rifugiati politici iraniani residneti in Italia
Associazione dei Giovani iraniani in Italia

IRAN, I MANIFESTANTI DELLA PREGHIERA DEL VENERDI': " NOI SIAMO TUTTI UNA VOCE, SIAMO TUTTI UNA NEDA"


la preghiera del venerdi scorsa, l'intervento di Hashemi Rafsanjani e la partecipazione di massa della popolazione hanno segnato un punto a favore della nuova rivolta del popolo iraniano. Il coinvolgimento straordinario dei cittadini iraniani, circa 2 milioni e mezza, nonostante tutte le iniziative preventive del regime per ostacolare il flusso dei manifestanti all'interno del campo universitario, ha mostrato una sola cosa: la ferrea volontà popolare nel proseguire la stradaa della rivolta contro il regime dei mullah. Dagli slogan lanciati in massa tipo" noi siamo una voce, siamo una Neda( che significa anche un messaggio)," morte al dittatore, Neda non è morta, Sohrab non è morto chi è morto è il governo dei mullah"," leader, leader armateci" si può dedurre tranquillamente che il venerdi scorso ha segnato una data storica nel percorso e nel cammino della rivolta verso la maturazione e l'esplosione del vulcano di un popolo che si trova in fermentazione da più di un secolo. Un' esplosione che segnerà la vita futura dell'Iran in un una prospettiva di pace, di libertà e di democrazia. Una prospettiva, forse troppa stretta per la politica di accondiscendenza euro-americana che non ha ancora deciso da che parte stare. La mancanza di una seria e severa politica di condanna contro il regime di Ahmadinejad e la sua politica di repressione porterà sicuramente acqua nel mulino di quel terrorismo di cui i soldati italiani sono stati e sono tuttora le prime vittime. L'ultimo purtroppo è dei pochi giorni fa. Nassiriah in Iraq, non ha ancora aperto gli occhi a molti politici europei che sperano che "la vipera partorisca un colombo"!
Gli ultimi eventi tragici avvenuti anche durante la marcia dei fedeli verso l'università, compreso l'arresto della nota avvocata delle donne condannate a morte, Shadi Sadr, ci confermano la dura realtà che il regime dei mullah proseguire sulla strada della repressione feroce e disumana e non si tirerà indietro cosi facilmente e proverà a usare tutti i suoi mezzi, terroristici e non, per diffendere il suo regno del male. Secondo le informazioni in mio possesso, lo stesso leader supremo Ali Khamenei ha ordinato alla Sepah Passdaran di "soffocare in sangue, al costo di togliere milioni di vite umane, qualsiasi tentativo di sovversione contro la repubblica islamica iraniana".
Ancora una volta ribadisco con tanto orgoglio e determinazione, premiatimi, dopo quasi tre decenni di attività politica inniterrotta, dagli eventi post ettorali, che questo vulcano va rispettato e aiutato nella sua eruzione e verso il dirotamento delle sue "rabbie" contro la radice dell'albero del male. Solo in questa maniera l'Europa e l'America potranno garantirsi uno scudo di sicurezza e di togliere una volta per sempre la fonte principale del terrorismo internazionale aiutando e sostenendo il popolo iraniano a ripristinare, quanto prima e con minore spese di sangue, la libertà e la democrazia in Iran.
Karimi davood, analista politico iraniano

sabato 18 luglio 2009

IRAN: PITTELLA A PARLAMENTO UE, PREMIO SAKHAROV A GIOVANI CADUTI

A nome dei ragazzi e delle ragazze della rivolta popolare iraniana ringrazio on. Pittella per il generoso pensiero che porterà nelle arterie dei corpi dei veri protagonisti della nuova esplosione vulcanica una spinta in più e una certezza per la giusta strada che i ragazzi percorrono per arrivare alla libertà e la democrazia in Iran. Questo premio è un riconoscimento per le migliaia di Neda e di Sohrab che hanno percorso questa tortuosa strada nella consapevolezza di dover anche sacrificare le loro vite.
Appuntamento per la premiazione: Iran libero e democratico


Quadro di Neda, chiamato "gli occhi"

nella foto: Sohrab Arabi, ucciso sotto tortura
18-07-09
IRAN: PITTELLA A PARLAMENTO UE, PREMIO SAKHAROV A GIOVANI CADUTI

(ASCA) - Roma, 18 lug - Conferire a due giovani caduti nelle manifestazioni contro il regime iraniano il prossimo premio Sakharov. E' la proposta di Gianni Pittella, primo vicepresidente del Parlamento europeo (Pd).

''Quel che succede in queste ore in Iran non puo' lasciarci indifferenti -afferma Pittella- dall'Europa va ribadita la piu' netta condanna per le forme che ha assunto la repressione e per la gravissima violazione dei diritti umani. Sulla dirigenza iraniana va esercitata la piu' forte pressione per esigere un cambiamento di rotta e per strappare anche una disponibilita' al negoziato sul piano internazionale. Preme soprattutto, in queste ore, manifestare la nostra solidarieta' alle migliaia di ragazzi e ragazze iraniani, protagonisti di una coraggiosa battaglia civile per le strade di Teheran. A questo proposito mi sento di proporre ai parlamentari europei il conferimento del prossimo premio Sakharov a Shorab Arabi e Nega Agha Soltan, i due giovani caduti nelle manifestazioni, come simboli di questa lotta per la liberta' e la difesa dei diritti''.

FIACCOLATA DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO IRANIANO AD AREZZO







venerdì 17 luglio 2009

FORMATO A PARIGI IL COMITATO DI SUPPORTO AI PRIGIONIERI POLITICI E ALLE VITTIME DELLA REPRESSIONE IN IRAN

2 MILIONI E MEZZO IN PIAZZA. TEHERAN DI OGGI ATTRAVERSO LE IMMAGINI DI YOUTUB








RAFSANJANI ALLA ATESISSIMA PREGHIERA DEL VENERDI


Nella foto Hashemi Rafsanjani

Nella foto: avvocato Shadi Sadr, arrestata stamattina durante la marcia verso la preghiera del venerdi e trascinata per terra e trasferita in un carcere segreto

Oggi finalmente dopo un lungo periodo di assenza è uscito alla scoperta il potentissimo ayattollah iraniano Hasshemi Rafsanjani, uno dei pilastri del regime dei mullah e attualmente la mente e il corpo di Mir Hossein Mussavi.
Durante la preghiera del venerdi di oggi, alla quale hanno partecipato almeno un milione di persone, l'unica cosa importante che ha pronunciato è stato l'argomento essenziale di questo periodo: "la repressione, arresti di massa e la liberazione dei prigionieri politici". Un argomento secondo me di importanza fondamentale per il regime dei mullah alla quale esprimo la mia piena adesione e solidarietà. liberare i prigionieri significa oggi come oggi la resa totale del regime di Ahmadinejad di fronte alla grande rivolta del popolo iraniano. Il che significa che la repressione e la sua macchina statale ha alzato le mani. La repressione è un fatto essenziale e importante nel mantenimento in piedi dell'apparato della sicurezza e nel mantenimento del cappio al collo della popolazione. Allora sencodo me il regime di Ahmadinejad non accontenterà assolutamente questa richiesta e continuerà sulla strada di arresti di massa e arresti mirati come quella avvenuto nel pieno centro di Teheran dove è stata arrestata e trascinata per terra la nota avvocato delle donne condannate a morte, la signora Shadi Sadr e trasferita in un carcere segreto. Secondo me il discorso di Hashemi è il frutto di un certo compromesso tra Khamenei e lui stesso per non tirare troppo la corda che altrimenti nel caso della rottura farà saltare l'intero regime dei mullah compreso Hashemi Rafsanjani e la sua potentissima famiglia.
In mezzo a tutto ciò è incastrato il povero Moussavi, sacrificato da tutti quei uomini che hanno tanto da perdere nel caso di un capovolgimento del quadro politico. Non sa da quale parte orientarsi. Da una parte il popolo lo prende per collo e lo trascina verso di se e dall'altro i suoi amici pseudo-riformisti che lo invitano a "lavorare nel quadro della legalità"!
Comunque, oggi, oltre a Rafsanjani un altro protagonista di importanza fondamentale ha alzato la testa e scendendo in piazza ha ancora preteso i suoi diritti e i doveri del regime. Ha dimostrato di esistere e di essere la carta vincente per chi vuole arrivare alla libertà e la democrazia in Iran. La gente con la sua presenza ha alzato la voce ancora una volta gridando "morte a Khamenei" per dire che pretende un forte cambiamento. Nonostante una nutrita presenza delle forze di sicurezza, la gente fin dall'alba di stamattina ha cercato di raggiungere l'università di Teheran e le piazze vicine al luogo della preghiera del venerdi. Il regime dei mullah nonostante tutto aveva dirottato stranamente tutte le linee bus che facevano capolinea all'università di Teheran e aveva chiuso al trafico tutte le strade che portavano al luogo della manifestazione e verso il mezzo giorno aveva anche transennato tutte le strade ai pedoni crcando di impedire l'ingresso della folla verso l'universita, naturalmente sempre con l'uso della repressione e dei gas lacrimogeni e degli spari. Secondo le informazioni attendibili arrivate da Teheran sono in corso ancora numerosi scontri tra la gente e le forze di sicurezza. O
Oggi la gente ha camminato 100 passi più avanti di Rafsanjani. E ora tocca a lui accellerare i suoi passi per non finire nella pattumiera della storia. Il popolo iraniano gli ha concesso questa storica occasione e chance. Vediamo se il suo spirito da mullah gli permetterà ad essere ancora una opportunista ad hoc.
Sicuramente lui ha negli orecchi il suono della campana!
karimi davood, analista politico iraniano

ULTIME NOTIZIE DALLA PREGHIERA DEL VENERDI DI TEHERAN


Nella foto Shadi Sadr, avvocato per i diritti delle donne, arrestata stamattina e trasferita in un luogo sconosciuto


-Il regime di ahmadinjead ha cancellato tutte le linne di autobus che conducono verso l'università di Teheran dove è in corso la preghiera del venerdi
- la gente è in marcia a piedi verso l'università di Teheran
-gli slogan lanciati dai partecipanti alla preghiera: "il prigioniero politico deve essere liberata"
- è stata arrestata stammattina durante la marcia verso l'università la nota attivista per i diritti delle donne l'avoccatessa Shadi Sadr
- secondo i testimoni i poliziotti in borghese hanno attaccato la comitivia delle donne in marcia verso la preghiera del venerdi e hanno trascintao la signora Shadi Sadr verso un furgoncino della polizia con la quale l'hanno portato verso una destinazione ignota
- grande attesa per il discorso di Hashemi Rafsanjani
- per il momento sta parlando Seyed Reza Taghavi, rappresentante di Ali Khamenei che ha minacciato tutti gli oppositori riconoscendo la paternita delle preghiere del venerdi nella figura del capo supremo del regime dei mullah Ali Khamenei
-esclusi i giornalisti stranieri e cui hanno ritirato gli accrediti e vietato loro di riprendere la preghiera e le vie attorno al luogo della manifestazione
-staccati tutte le linee cellulari e sms
- duri scontri attorno all'università di Teheran con il lancio di lacrimogeni
-se sentono anche frequenti spari da parte delle forze di sicurezza
-chiuse tutte le vie di accesso verso l'università di Teheran
karimi davood

GRANDE ATTESA PER LA PREGHIERA DEL VENERDI


Grande suspance per le attese dichiarazioni di Hashemi Rafsanjaani
Cosa dirà e cosa potrà dire e cosa è capace di dire?
queste sono domande che in questi momenti scorrono nella mente di coloro che sono addetti ai lavori della questione iraniana
Secondo me ci sono due strade: Hashemi Rafsanjani o alza le mani e si arrende a Khamenei diventando la parte integrante del colpo di stato di Khamanei" oppure prende le distanze dal Velayate Faghih e si avvicina alle posizioni della gente in Rivolta!
La polizza sulla testa di Hashemi Rafsanjani è nella seconda opzione. Anche perchè ormai la caduta del regime dei mullah è entrata in una fase cruciale e prende costantemente nuove dimensioni e nuove velocità. L'avvicinamento di Hashemi al leader supremo non è piu la cura determinante di questa inevitabile fine della repubblica islamica. 4 anni fa poteva essere un aiuto ma oggi con l'esplosione del vulcano della rabbia della popolazione in rivolta ha spazzato via tutte le speranze degli ambienti accondiscendenti che prospettavano sul scenario internazionale l'esistenza di un regime saldo e ben radicato nella societa e nella cultura del popolo iraniano. Questa finta serenità e tranquilità islamica è scoppiato nell'arco di pochi giorno. L'esito di un lavoro multidecennale grazie alla ferrea dimostrazione della volonta popolare per ripristinare la liberta e la democrazia in Iran. E' uscita a galla la esattezza di una politica tridecennale della resistenza iraniana secondo cui "il regime dei mullah è in piedi non perchè è ben radicata nella società ma perchè è ben armata e repressiva e disposta a sterminare milioni di persone in qualsiasi parte del mondo". Basterebbe che il regime lasci per terra, solo per un giorno, le armi, e il popolo farà vedere al mondo che cosa intente a fare con il regime dei mullah. Questa non è una battuta ma è una realtà di cui abbiamo visto solo alcune pagine gloriose, tra cui il sacrificio in diretto di Neda, nonostante il regime non abbia lasciato per terra nemmeno per un secondo le sue armi.
Aspettiamo l'esito della preghiera del venerdi e poi lo commenteremo insieme.
Non bisogna aspettare piu di tanto da un vecchio lupo del mondo del fondamentalismo islamico. non dobbiamo pretendere al lupo di diventare la pecora. Ma dobbiamo aiutarlo a non essere piu aggressivo come prima ed eventualmente invitarlo ad essere in questo cruciale momento storico un nostro alleato contro il famigerato capo branco Ali Khamenei che ha rubato il posto e il pasto a tutti gli altri lupi del branco. Secondo quanto ha dichiarato recentemente il leader storico della resistenza iraniana Massoud Rajavi un eventuale avvicinamento delle parti sconfitte alla grande rivolta popolare accorcerebbe di molto la strada per arrivare alla conclusione finale della questione risparmiando numerose vite umane. Oggi dobbiamo guardare al futuro e non al passato di chi per tre decenni è stato complice e carnefice.
Importante sapere controllarsi e guardare all'interesse della popolazione e a come risparmiare altre vite umane. Naturalmente la resistenza iraniana ha sempre dimostrato che è l'unica parte in causa che ha la capacità di guardare al futuro e non al passato.
Karimi davood, analista politico iraniano

giovedì 16 luglio 2009

ULTIMA NOTIZIA: RAGAZZA SCOMPARSA E' STATA TROVATA, VIOLENTATA E CARBONIZZATA


Secondo le informazioni appena giuntemi dall'Iran è stato trovato il corpo carbonizzato di Taraneh Moussavi, scomparsa una settimana fa e data per dipserso. Secondo i testimoni occulari lei è stata arrestata dai passdara e trasferita nel carcere di Evin e successivamente sottoposta alle più feroci torture e violenze sessuali di gruppo.
Il corpo di Taraneh è stato trovato in una zona semi deserta, abbandonato e semicarbonizzato. la famiglia ha dichiarato che non intende fare funerali pubbliche. Probabilmente è stata minacciata come è successo con altre persone e altre famiglie.
Non è la prima volta che il regime dei mullah usa la violenza carnale contro le persone arrestate, di entrambi i sessi, per indurli a rilasciare delle interviste televisive contro i capi dell'opposizione. Il presidente della resistenza iraniana la signora Maryam Rajavi aveva lanciato un appello alle organizzazioni internazionali per mobilitarsi per salvare la vita di Taraneh. Le notizie che arrivavano dall'Iran erano assai preoccupanti.
Le nostre più sentite condoglianze alla famiglia di Taraneh e al presidente Maryam Rajavi.
Karimi Davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

TARANE, RAGAZZA IRANIANA, ARRESTATA E VIOLENTATA DAI BASIJI


Nella foto, Taraneh, arrestata e violentata nel carcere di Evin di Teheran

IRAN: LA STORIA DI TARANEH, "VIOLENTATA DAI BASIJI"
(AGI) - Roma, 15 lug. - Taraneh e' una ragazza iraniana di 28 anni, arrestata dalle milizie basiji lo scorso 28 giugno. Da quel momento di lei non si ha piu' nessuna notizia. Taraneh potrebbe essere, secondo molti blogger, una nuova Neda, la ragazza uccisa dalle milizie basiji e diventata il simbolo della protesta. In un report inviato all'Agi, il giornalista iraniano Omid Habibinia racconta la terribile storia di Taraneh corredata da una sua fotografia, "perche' il mondo deve sapere cosa sta accadendo in Iran". La ragazza e' stata "arrestata e probabilmente violentata dalle forze di sicurezza in borghese intorno alle 18 mentre stava partecipando il 28 giugno alla manifestazione di fronte alla moschea di Ghoba", racconta il giornalista. "Mentre tutti gli altri detenuti furono portati dai basiji alla stazione di polizia di Nobonyad, gli agenti in borghese portarono Taraneh in un edificio nei pressi della moschea di Hosseini Ershad". Taraneh, come mostra la foto inviata da Omid, e' una bellissima ragazza, molto curata nel vestire, sempre truccata e attenta ai particolari. Cosi', in piazza, secondo alcuni testimoni, non e' scesa in jeans e scarpe da ginnastica ma vestita di tutto punto, con tacchi molto alti. Un particolare che, racconta il giornalista, ha attirato le attenzioni dei poliziotti. E qui il racconto si fa atroce, inquietante, sconvolgente: "Quando la famiglia di Taraneh, che vive a Jeyhoun Street nella zona ovest di Teheran, ando' a cercare la figlia alla stazione di polizia. gli ufficiali dissero loro che non avevano alcuna notizia... Due giorni dopo una persona telefono' a casa dei genitori dicendo che la figlia era stata ricoverata per qualche ora al Khomeini Hospital di Karaj per diverse lacerazioni nelle parti intime".
A quel punto "i genitori disperati hanno cominciato a cercare la figlia e in ospedale hanno avuto la conferma che una ragazza corrisponente alla descrizione era stata trasportata da alcuni agenti basiji che erano tornati a prenderla dopo qualche ora".
La preoccupazione che Taraneh sia morta cresce ogni giorno di piu'. Lei e' una delle "centinaia di persone" scomparse in Iran. Un dato sconvolgente diffuso nei giorni scorsi dalla Federazione internazionale dei diritti umani.

IRAN: CENTINAIA DI CADAVERI ESPOSTI ALL'OBITORIO DI TEHERAN



Iran; Riformisti: in obitorio Teheran, centinaia di cadaveri
11:00 - ESTERI- 15 LUG 2009


Sarebbero 46 i desaparecidos
Roma, 15 lug. (Apcom) - Altro che 20 morti come sostiene il regime di Teheran. Secondo i siti riformisti, le vittime della protesta in Iran sarebbero nell'ordine di "centinaia di persone" uccise e i loro corpi senza vita accatastate nell'obitorio di Teheran. Inoltre sarebberò, almeno 46 i "desaparecidos" dall'inizio della rivolta dei moderati contro il contestatissimo esito delle presidenziali del 12 giugno scorso vinte ufficialmente da Mahmoud Ahamedinajd. E' quanto riporta oggi il sito web della tv satellitare al Arabiya che, tra l'altro, intervista il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, che tuttavia afferma la necessità di "compiere il massimo sforzo per dialogare con Teheran". Il sito web di"Musharakat Islami", organizzazione del fronte riformista che ha sostenuto il candidato sconfitto, Mir Hossein Mousavi, sostiene di avere "informazioni certe dell'esistenza di centinaia di cadaveri nella sede d. Medicina Legale" che si trova a sud della capitale, Teheran. Secondo il sito Sohamnews, una sorta di agenzia stampa che fa capo all'altro candidato moderato sconfitto, Mehdi Karroubi, "non meno di 46 persone sono, tutt'oggi, desaperecidos" da quando sono cominciati i disordini nella capitale. Sul versante politico, il segretario generale della Nato, Scheffer, intervistato dalla tv saudita, al Arabiya, pur esprimendo "preoccupazioni" per quel che avviene in Iran, ha assicurato che "l'Alleanza atlantica non ha e non avrà alcun ruolo in merito". Interpellato sul programma nucleare iraniano, il segretario generale si è detto convinto della necessità di "compiere ogni sforzo possibile per dialogare con Teheran". Fth

martedì 14 luglio 2009

ESPOSTI I CORPI DI UN CENTINAIA DI PERSONE IN UN CENTRO REFRIGERATO


nella foto Sohrab Arabi, ucciso sotto la tortura

Subito dopo l'inizio delle manifestazioni post-elettorali e gli scontri avvenuti tra i manifestanti e le forze di sicurezza avevo denunciato la politica di sparizione dei corpi dei manifestanti uccisi durante gli scontri. Secondo quelle informazioni pervenutemi dall'Iran, il regime dei mullah nascondeva i corpi dei ragazzi uccisi durante gli scontri e non comunicava alle famiglia la morte dei propri cari. In tal maniera i familiari non avendo informazioni concrete sui loro cari si recavano presso gli ospedali, camere mortuarie, medicine legali e le carceri in cerca dei loro cari. L'esempio evidente di tale politica è stato il caso di Sohrab Arabi di cui il corpo è stato consegnato alla madre dopo 26 giorni dalla morte. Secondo le attendibili informazioni, ai familiari delle persone scomparse hanno comunicato di recarsi presso un centro refrigerato nel sud di Teheran per identificare i loro cari. Ai familiari hanno fatto vedere 50 foto scattate dalle persone uccise durante gli scontri post-elettorali. Le intenzioni del regime erano mirate ad evitare funerali di massa delle vittime che avrebbero potuto dare l'occasione ad ulteriori disordini e scontri.

La madre di Sohrab Arabi durante i funerali del figlio, avvenuto ieri nel cimitero Beheshte Zahra di Teheran, gridando diceva:" per 26 giorni mi hanno preso in giro e mi mandavano da un carcere ad un altro e non mi dicevano cosa hanno fatto al mio figlio". Sohrab Arabi aveva soli 19 anni. Secondo alcuni testimoni è stato ucciso sotto la tortura ma il regime sostiene che "è stato colpito al cuore con una pallottola".

karimi davood

IRAN: ALTRE 13 IMPICCAGIONI PUBBLICHE PER TERRORIZZARE LA POPOLAZIONE


2009-07-14 09:50
Iran: eseguite 13 impiccagioni
Ma in prigione e non in pubblico
(ANSA) - TEHERAN, 14 LUG - Tredici membri di un gruppo armato separatista sunnita sono stati impiccati nel carcere di Zahedan, nel sud-est dell'Iran. Contrariamente a quanto era stato annunciato ieri dal dipartimento di Giustizia locale, le esecuzioni non sono avvenute sulla pubblica piazza. Inoltre e' stata rinviata l'impiccagione di Abdol Hamid Rigi, fratello del capo dell'organizzazione, Abdol Malek Rigi, che avrebbe dovuto anch'egli salire sul patibolo oggi. L'uomo sara' giustiziato entro venerdi'.

domenica 12 luglio 2009

MASSOUD RAJAVI, GRANDE ARCHITETTO E LEADER DELLA RESISTENZA IRANIANA SCRIVE AL CONSIGLIO DEI GUARDIANI


Nella foto Massoud Rajavi, grande leader e architetto della nuova rivolta popolare in Iran


Irei a sorpresa abbiamo avuto una notizia secondo cui il grande architetto della rivolta iraniana, Massoud Rajavi, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera di ultimatum a tutti i componenti del Consiglio dei Guardiani del regime, competente in campo di nomina del leader supremo del sistema clericale iraniano. Massoud Rajavi in una politica di ingegnieria demolitoria si rivolge ai membri del Consiglio chiedendo loro di indirre immediatamente una straordinaria seduta di emergenza in cui rimuovere, alla base della nuova Fatwa rilasciata dal grande Ayattollah Montasari, attuale leader Ali Khamenei, sostituendolo con Montaseri stesso e allo stesso momento sciogliendo definitivamente il Consiglio stesso dei guardiani, pronunciando anche l'organizzazione di un referendum popolare sotto l'egida dell'ONU in cui la popolazione possa esprimersi le sue preferenze politiche.
Secondo me questa uscita politica di Massoud Rajavi è un segno di speranza e di ottimismo che ci apre la strada verso una definitiva soluzione del problema iraniano. Massoud Rajavi, nel suo precedente messaggio rivolto al grande Ayattolah Montaseri, gli aveva espresso i suoi congratudini per la sua recente Fatwa in cui aveva chiamato il leader del regime" un oppressore". Alla base della legge Sharia, l'oppressore deve essere abbattuto e rimosso perchè è colui che ha estorto il potere in modo illegale e l'ha usato per fini propri. Massoud Rajavi sostenendo Montaseri gli ha chiesto di proseguire su questa strada e continuare ad essere un referente prestigioso, come lo è stato fino ad oggi, per tutta la collettività.
Il messaggio di Massoud Rajavi avrà una grande ripercussione sul mondo politico iraniano e avrà un effetto devastante sull'intera dirigenza politica vicina a Khamenei. Dopo questo messaggio lo stesso leader Khamenei non potrà più contare sull'appoggio dei membri del consiglio e gli guarderà con un occhio assai diverso da quello precedente al messaggio. Il messaggio di Massoud Rajavi avrà effetto di un micidiale veleno iniettato nel corpo del regime che allo stesso tempo sosterà e aiuterà la posizione del grande Ayattolah Montaseri nella sua battaglia religiosa contro il regime dispotico di Khamenei. Massoud Rajavi chiamando i membri del Consiglio "come componenti di un organo illegale costituito da Khomeini stesso per garantire il suo regime del male", ha chiesto loro di " non perdere tempo nel loro sostegno ad un regime che è sorretto sullo spargimento del sangue e della violenza e di conquistare l'amore divino nel restante della loro vita" essendo tutti degli anziani di avvanzata età.
Comunque dobbiamo aspettare l'effetto di questo micidiale veleno che il grande architetto della recente rivolta popolare ha usato al posto delle mine per demolire definitivamente il palazzo di carta del regime islamico dei mullah. Massoud Rajavi ha preso di mira il massimo organo competente nella nomina e nella rimozione del leader supremo. Nelle sue precedenti missive aveva chiesto a Moussavi la disponibilità della resistenza iraniana di sostenerlo ad una sola condizione: prendere distanze dal Velayate Faghih di Ali Khamenei. Il messaggio era rivolto a tutti i componenti della fazione che fa capo a Hashemi Rafsanjani.
Massoud Rajavi nel suo messaggio rivolto a Moussavi pur "condannando qualsiasi azione intimidatoria e terroristica contro la sua persona e i suoi familiari e i suoi collaboratori" gli aveva chiesto la resistenza e la fermezza e la presa di distanza da khamenei. Un garnde messaggio di una portata storica che ha avuto anche un effetto straordinaria sulla popolazione in rivolta di cui il 9 luglio e le sue manifestazioni popolari sono una chiara testimone.
Adesso dobbiamo aspettare l'effetto del veleno e allo stesso tempo non fermarsi per vedere che cosa succederà. Succedreà quel che deve succedere. Il regime di Khamenei è sulla via di scioglimento grazie al sangue di migliaia di Neda. La resistenza iraniana è fortemente attiva sul piano interno e non si fermerà assolutamente di fronte a nulla.
Il grande architetto della resistenza iraniana è vivo e sveglio in cuore di tutti coloro che amano la libertà e la democrazia in Iran.

Karimi davood, analista politico iraniano

IRAN, ARTISTA DI STRADA CANTA CANZONE DELLA RIVOLTA,"MIO COMPAGNO DI SCUOLA"

La canzone " MIO COMPAGNO DI SCUOLA" è diventata una delle prime bandiere della lotta degli studenti contro il regime dei mullah. E' diventata simbolo della lotta della rivolta degli studenti del 1999 dell'università di Teheran, dove è stato ucciso lo studente Ezattolahe Ebrahimnejad durante un attacco delle forze di sicurezza dirette dallo stesso presidente pseudo riformista di allora Mohammad Khatami.
E' bello vedere che la voce della rivolta popolare, attualissima anche oggi, cantatissima dai ragazzi e dalle ragazze della rivolta, diventa anche la voce di chi guadagna la giornata cantando nelle strade. E' più bello e più significativa è la partecipazione della gente e la loro ammirazione manifestatasi attraverso gli aiuti che lasciano per il cantante e la sua piccola figliola.
A voi questo simpatico e dolce video. Successivamente potete visionare il video della canzone con la voce originale.
buona visione
davood

IL VIDEO IN ORIGINALE DELLA CANZONE" MIO COMPAGNO DI SCUOLA"

UN INTERESSANTE REPORTAGE DALL'IRAN

sabato 11 luglio 2009

IL REGIME DEI MULLAH PER GIUSTIFICARE LA REPRESSIONE DEI MANIFESTANTI ATTACCA L'ITALIA


Quando noi insistiamo con tutta la nostra forza che al regime dei mullah e al suo terrorismo bisogna dare una risposta concreta e determinata e univoce sappiamo quello che esprimiamo, perchè conosciamo bene la natura e l'identità del regime dei mullah. E' da trentanni che siamo in una guerra senza tregua con 120.000 morti tra cui donne bambini e anziani di 70 anni.
L'esempio più eclatante dell'aggressività terroristica è la convocazione dell'ambasciatore italiano al ministero degli esteri di Teheran per contestare «L'omicidio della signora Sherbini, l'indifferenza dall'occidente e dei membri del G8 come il vostro sono solo un esempio del modo equivoco con cui Paesi come il vostro gestiscono i diritti umani e quelli delle minoranze. Soprattutto se di mezzo ci sono i cittadini musulmani sottoposti ogni giorno a nuove restrizioni con la scusa di combattere l'estremismo». Ho voluto ripotare le stesse parole del rappresentante del regime.
Invece se ci fosse stata una dura politica di condanna internazionale con il richiamo degli ambasciatori e l'espulsione dei rappresentanti diplomatici del regime dei mullah dal territorio europeo non ci sarebbe stata assolutamento un oltraggio del genere da parte di Teheran.
A nome della comunità iraniana condanniamo fermamente la convocazione dell'ambasciatore Alberto Bradanini e chiediamo al governo italiano di dimostrare la fermezza e la determinazione nel condannare le barbarie e la feroce repressione dei dimostrantir e allo stesso tempo auspichiamo il sostegno politico a favore dei ragazzi e delle ragazze che scendono quotidianamente nelle strade di Teheran e di altre città gridando "morte a Khameneie e morte al dittatore". Bisogna anche tenere alta la guardia su quanto accade a Teheran e di ignorare queste meschine tattiche intimidatorie e terroristiche tipiche dei mullah iraniani. La storia ci ha insegnato che il segreto della vittoria e della soppravvivenza della resistenza iraniana( che ha dominato l'altro ieri tutte le piazze iraniane in occasione del 9 luglio anniversario della rivolta degli studenti di Teheran), è nella loro fermezza e determinazione nel proseguire la strada della liberazione del popolo iraniano da uno dei più feroci tirannie del mondo contemporaneo.
Italia può contare sul nostro sostegno e appoggio e deve seguire la giusta e ammirevole linea adottata dal suo ministro per le politiche comunitarie On. Ronchi che ha pubblicamente condannato l'uso della violenza contro i dimostranti e ha espresso la sua solidarietà con il popolo iraniano.
karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia E per l’Iran i torturatori saremmo noi
di Gian Micalessin


Si sa, da un po' di tempo a questa parte è sempre colpa di noi italiani. E così anche la Repubblica Islamica ci prova. Dopo un'elezione trasformata in una partita a rubamazzetto, dopo un mese di scontri di piazza con venti morti ufficiali e chissà quanti non ancora dichiarati, dopo l'arresto e la tortura di centinaia di esponenti dell'opposizione chi è il violento? Chi è lo Stato canaglia colpevole di scatenare la polizia e di farsi beffe dei diritti umani? «Ça va sans dire» la nuova dittatura, il nuovo regime illiberale pronto ad agitare i manganelli dei questurini per mettere a tacere gli oppositori è soltanto l'Italia.
Non ci credete? Consolatevi, mentre leggeva la convocazione del ministero iraniano degli Esteri non ci credeva neppure Alberto Bradanini, nostro ambasciatore a Teheran. Sgranava gli occhi e scorreva quel comunicato con cui il governo del presidente Mahmoud Ahmadinejad condannava «l'uso della forza da parte della polizia italiana impegnata a reprimere le manifestazioni degli oppositori al G8».
In attesa di ascoltare le rimostranze del ministero, Bradanini faceva due conti. A Teheran era da poco passato mezzogiorno, in Abruzzo non erano manco le dieci. Dunque se il corteo degli oppositori del G8 da Paganica alla stazione dell'Aquila non era previsto prima delle 14 qualcuno a Teheran giocava d'anticipo. Si sbagliava.
I sensibili esponenti del regime iraniano erano in ambasce per la sorte di Max Gallob e degli altri esponenti dei Centri sociali arrestati per gli incidenti del 18 maggio scorso a Torino in occasione del G8 dell'Università. Quel giorno raccontano i verbali delle nostre Questure, il Max Gallob e i suoi amici caricavano le forze dell'ordine con arieti di plexiglas e ferro e poi non paghi ci davano dentro con pietre, cubetti di porfido ed estintori. A dar una mano ci si metteva anche il cittadino iraniano Omid Firouzi Tabar, un ricercatore sul libro paga dell'università di Urbino prontamente rientrato a Teheran per evitare un mandato di cattura della nostra magistratura. Per fortuna ora Tabar è al sicuro. Più che sicuro. Rischierà di venir fatto a fette dai basiji se si farà trovare in un dormitorio dell'università o di ritrovarsi in una cella con un cappio al collo, ma non dovrà più temere la spietata repressione di marca italiana.
Quanto a noi le nostre colpe non si ferman certo lì. Allo sconcertato ambasciatore Bradanini i funzionari di Teheran hanno contestato ieri anche l'omicidio dell'egiziana Marwa Sherbini, una signora musulmana uccisa a coltellate in un tribunale di Dresda da un tedesco di origini russe denunciato per diffamazione. Voi come il nostro povero ambasciatore vi chiederete e l'Italia che c'entra? «L'omicidio della signora Sherbini, l'indifferenza dall'occidente e dei membri del G8 come il vostro - ha spiegato a Bradanini il direttore generale per l'Europa del dicastero iraniano - sono solo un esempio del modo equivoco con cui Paesi come il vostro gestiscono i diritti umani e quelli delle minoranze. Soprattutto se di mezzo ci sono i cittadini musulmani sottoposti ogni giorno a nuove restrizioni con la scusa di combattere l'estremismo». E come ogni vero colpevole anche il nostro ambasciatore è rimasto, ieri, senza parole.

 
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