SI DISCUTE DELLA FIGURA FEMMINILE
Il nuovo comitato porterà la problematica nelle scuole
"Ci vantiamo dei diritti civili ma subiamo il maschilismo"
Un momento del convegno
BARI - «C’è un Iran fuori dall’Iran guidato da una donna». Le forze irachene questa mattina hanno aperto il fuoco contro i residenti di Ashraf (in Iraq). Decine di abitanti sono stati uccisi, feriti e alcuni sono stati presi in ostaggio. Nel campo di Ashraf da anni si combatte con il regime di Teheran, qui ci sono circa 3.400 membri dell’opposizione iraniana che si sono proclamati parlamento in esilio. Alla loro guida una donna. La presidente Maryam Rajavi, che da più di 15 anni lotta attraverso il Consiglio nazionale della resistenza iraniana per portare la democrazia nel suo Paese, per creare un governo che porti libertà e uguaglianza alle donne iraniane.
Ieri pomeriggio nella sala Consiliare del Comune di Bari c’è stato un incontro dal titolo «Donne fuori dall’ordine. Iran e Italia tra diritto e cultura»; in questa occasione Shahrzad Sholeh, presidente dell’associazione Donne Democratiche Iraniane in Italia, ha letto l’ultima lettera di Maryam Rajavi con diretti riferimenti alle leggi in vigore in Iran. Secondo il codice civile iraniano «una donna non può viaggiare sola senza il suo uomo»; «la donna ha diritto a metà dell’eredità, rispetto a un uomo». Secondo l’articolo 102 del codice penale, sull’esecuzione tramite lapidazione, gli uomini devono essere sotterrati fino alla vita, le donne fino al petto. Con riferimento al reato di adulterio, l’articolo 104 afferma che le pietre da usare dovrebbero essere «non così grandi da uccidere la persona con uno o due colpi, e nemmeno così piccole da non poter essere definite pietre». L’uomo, però, se riesce a liberarsi dalla sabbia ha la possibilità di sfuggire alla pena capitale. Questi sono alcuni degli esempi che sono stati fatti per disegnare il quadro della situazione sociale iraniana. «Le donne - ha continuato commossa Shahrzad Sholeh - sono il 52% del parlamento in esilio e il loro ruolo si sta dimostrando decisivo per combattere il fascismo religioso. Questo anche grazie agli uomini che dopo venticinque anni stanno riconoscendo un valore e un diritto alla forza di queste donne». Nella sala del Comune di Bari decine di donne e di uomini sono rimasti ad ascoltare le sue parole in rispettoso silenzio. Al fianco della presidente dell’associazione iraniana c’erano l’eurodeputato Potito Salatto, delegato del parlamento europeo per le relazioni con l’Iran, Magda Terrevoli, presidente della Commissione Pari opportunità della Regione Puglia, la scrittrice e regista Gianna Mazzini e Annabella De Gennaro, assessore al Comune di Bari e moderatrice dell’incontro.
L’appuntamento di ieri pomeriggio viaggiava su un doppio binario: parlare della condizione della donna iraniana e riflettere su quella della donna occidentale. «La situazione in Italia, sia pure in un contesto completamente diverso, non è molto lontana nello schema di relazione di "genere" da quella iraniana. Loro lottano per dei diritti negati, noi vantiamo dei diritti civili, pensiamo di vivere nelle "pari opportunità", ma in realtà subiamo ancora l’influenza di una tradizione culturale maschilista», ha spiegato Magda Terrevoli. Alla luce di questo confronto e grazie all’incontro empatico tra queste donne, è nato il comitato Donne Fuori dall’Ordine, con l’obiettivo di stimolare e rinnovare un senso di partecipazione sociale che scavalchi determinati stereotipi culturali. «Basti pensare all’uso e abuso del corpo delle donne che fa la pubblicità», ha continuato Gianna Mazzini, regista del corto Fuori dall’ordine (Labodif) sulla condizione femminile in Italia, proiettato ieri nella sala Consiliare.
Le donne in Italia crescono in una società che si basa sulle pari opportunità, ma in realtà la parità è una «truffa», per dirla con le parole di Hannah Arendt, lanciate nel corto di Mazzini. Il punto non è cercare delle pari opportunità, ma rispettare le differenze culturali e naturali che esistono tra donne e uomini. «A noi non interressa assomigliare agli uomini», ha aggiunto Terrevoli. Anche l’istituzione delle «quote rosa» in politica è qualcosa che al Comitato appare oramai superato. «Anche perché spesso non viene rispettato, basti pensare al consiglio regionale pugliese in cui ci sono solo 3 donne su 70 membri», spiega la presidente della commissione Pari opportunità della Regione. Donne Fuori dall’Ordine, dunque, inizia la sua battaglia per diffondere una nuova logica di «genere» e una nuova cultura. Perché nella differenza si cresce, donne e uomini
Michela Ventrella
09 aprile 2011