martedì 30 agosto 2011

I perché della lista nera americana?


IL 26 agosto migliaia di iraniani hanno gridato di fronte alla sede del Forein Office" fuori i Mojahedin dalla lista nera"
La lista nera è uno ostacolo al cambiamento democratico in Iran.
La lista nera americana è la principale fonte di nutrizione della macchina della repressione in Iran

Durante la presidenza di Clinton alcuni lobby filo iraniani hanno convinto l’inquilino della camera ovale di lanciare un segnale di buonsenso ai mullah per aprire una nuova era nei rapporti iranoamericani interroti bruscamente con l’arrivo dell’ayatolterrore Ruhollah Khomeini, padre fondatore del fondamentalismo islamico. I mediatori della “pacificazione” hanno indicato l’organizzazione dei Mojahedin del Popolo, la più grande minaccia all’intero sistema della repubblica islamica khomeinista, come elemento fondamentale per sacrificare all’altare di questo connubio: la proposta fu accettata e il regime dei mullah fu accontentato. L’obiettivo di tale cambio di rotta americana fu quello di convincere gli iraniani di rimettersi sul binario giusto e di ritrovare un loro posto meritevole nella comunità internazionale nonché di abbandonare la loro politica di sostegno al terrorismo internazionale di cui avevano un curiculum da guiness! Detto e fatto? Fatto si ma a metà. La parte iraniana ha ingoiato il boccone e ha preteso dell’altro. In questo orribile scenario di scambio e di sacrificio dei valori umani, gli americani hanno calpestato i più elementari diritti dell’uomo, trascinando ingiustamente i rappresentanti legittimi di un popolo in una vergognosa lista nera, innalzando un altissimo muro di fronte ad un processo di cambiamento democratico che avrebbe potuto salvare anni fa l’intero mondo da una grave minaccia fondamentalista che tuttora grava fortemente sulla sua testa . Tutto ciò nel nome di una politica che io chiamo”accondiscendenza”. Tale iniziativa a senso unico fino ad oggi ha causato al popolo iraniano un enorme costo in vite umane: ha dato la luce verde e la carta bianca al regime fondamentalista dei mullah per sterminare ed eliminare qualsiasi voce di opposizione e di dissenso. Un esempio: durante la rivolta post-elettorale del 2009, i giovani arrestati venivano etichettati di essere simpatizzanti del Mojahedin ed eliminati perché la “ loro organizzazione è nella lista nera americana”. Anche oggi, il regime filo iraniano dell’Iraq sferra durissimi attacchi al campo di Ashraf, dove risiedono 3400 membri della resistenza, di cui mille sono donne, con il pretesto che “ i Mojahedin sono nella lista nera americana”. L'ultimo è avvenuto 8 aprile scorso in cui 35 donne e uomini hanno perso la vita e altri 500 sono rimasti gravemente feriti. Nasce spontaneamente una legittima domanda: a chi giova questa lista nera? Al regime dei mullah o alla sicurezza nazionale americana? I Mojahedin sono i nemici dei mullah o nemici degli Stati Uniti d’America? La risposta è semplice i Mojahedin sono solamente e solamente nemici dei mullah e non hanno nulla a che vedere contro la sicurezza nazionale americana. Allora possiamo dedurre che questa lista porta l’acqua nel mulino dei mullah ai danni di un popolo che da più di trentanni lotta per la libertà e democrazia. Di recente la resistenza iraniana ha intrapresa una grande iniziativa popolare per chiedere agli americani di mettere una pietra tombale su questa politica di accondiscendenza che fino ad oggi ha procurato migliaia di morti e allo stesso tempo ha trascinato nell’al di là anche numerosi soldati della coalizione in Iraq e in in Afghanistan. L’Italia ne sa qualcosa: basta guardare la lista dei suoi caduti in Nassiriah e in Afghanistan.
Il 26 agosto scorso, a Washington, migliaia di iraniani provenienti da tutti gli States hanno manifestato di fronte alla sede del Forein Office di Hillary Clinton chiedendo la “ rimozione del nome dei Mojahedin dal Black List”. Allo stesso tempo 100 congressman di entrambi gli schieramenti e numerose personalità plitiche e militari e uomini di primo piano della sicurezza nazionale americana hanno indirizzato un urgente appello al Segretario di Stato chiedendo la stessa cosa. In Europa migliaia di parlamentari hanno fatto idem richiesta. Ma L’America ancora resiste. Perché? La risposta deve venire dal diretto interessato. Ma io ho un’idea. La paura. Paura di perdere ancora altri soldati. Paura del terrorismo dei mullah che fino ad oggi ha dimostrato una straordinaria violenza inaudita in tutto il globo. Ma la Paura può essere la cura al male che ha colpito l’umanità? La storia recente ci ha dimostrato che la politica di accondiscenza e la paura sono la morte degli stessi valori umani per cui milioni di americani ed europei hanno perso la loro vita per costruire un’America e un’Europa libera e democratica. Gli ebrei ne sanno qualcosa. Sei milioni di uomini,donne e bambini sono caduti per mano del padre legittimo del fondamentalsimo islamico iraniano: Hitler.
Il popolo iraniano attraverso il suo legittimo rappresentante, la signora Maryam Rajavi, presidente eletta dalla resistenza iraniana, chiede all'America di porre fine a questa vergognosa finestra che porterà inevitabilmente, prima o poi, ad una catastrofica guerra tra il regime terrorista dei mullah e il mondo intero. Il ciclone della primavera araba è iniziata nel 2009 a Teheran ed è arrivata in Tunisia, Egitto, Yemen, Libia e siria, avambraccio del regime iraniano, e tornerà a Tehera una volta che ha fatto piazza pulita da tutti i dittatori che hanno regnato in medioriente per decine di anni calpestando violentemente i più elementari diritti dei loro popoli. La storia siriana ci dimostra che senza un movimento organizzato, i popoli in rivolta pagheranno un altissimo tributo di sangue. Allora credo che la signora Hillary Clinton debba riflettere sul suo ruolo storico in questo scenario storico e decida con il suo cuore da donna e di agire con la sua sensibilità da donna e non dall’Uomo di stato!
In Iran milioni di donne e di uomini colpiti dal Black list americano aspettano il crollo delle mura di una politica errata americana e di un carcere, grande quanto il paese, in cui giorno e notte i migliori figli vengono trucidati nella macchina della repressione clericale con cui il sangue, pelle ed ossa si fortificano e si nutrono le cellule di un mostro disumano chiamato “ la repubblica islamica”.
Davood Karimi, presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

 
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