La democrazia in Iran passa attraverso la sua resistenza
Professor Davide Meinero
Docente universitario e ricercatore della Fondazione Camis de Fonseca
Il 26 agosto 2011 migliaia di Iraniani della diaspora hanno manifestato di fronte al dipartimento di stato americano per spingere l’amministrazione Obama a rispettare la sentenza della Corte d’appello del distretto di Columbia, che invita a rimuovere i Mojahedin del Popolo dalla lista delle organizzazioni terroristiche degli USA per mancanza di prove. I Mojahedin del Popolo, principale organizzazione del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, parteciparono attivamente alla rivoluzione del 1979 contribuendo alla caduta dello scià Reza Pahlavi, e immediatamente dopo l’ascesa di Khomeini iniziarono a battersi contro il fascismo islamico degli ayatollah per riportare libertà e democrazia in Iran. Costretti a fuggire per le durissime repressioni che causarono la morte di migliaia dei loro sostenitori nel giugno del 1981, si rifugiarono all’estero, prima in Francia e poi in Iraq. L’amministrazione Clinton nel 1997 decise di inserire i Mojahedin del Popolo nella lista della organizzazioni terroristiche degli Stati Uniti sperando di spingere il regime dei mullah a sedersi al tavolo delle trattative. A distanza di 14 anni è assolutamente evidente che la ‘strategia del dialogo’ è fallita, e anche la politica della mano tesa di Obama si è infranta contro una dura realtà: il regime non ha alcuna intenzione di negoziare, specialmente con il ‘Grande Satana’, ovvero gli Usa.
A Campo Ashraf, nella provincia di Diyala – in Iraq – vivono tuttora circa 3400 Mojahedin; nel 2003, dopo l’invasione dell’Iraq, hanno deposto le armi e le hanno consegnate alle forze di sicurezza statunitensi, che in cambio si sono impegnate a garantire per la loro incolumità.
Durante le grandi manifestazioni del 2009 contro il regime, Ashraf è diventato un faro per i dimostranti, il simbolo della libertà del popolo iraniano; i Mojahedin infatti hanno contribuito attivamente a organizzare la rivolta mostrandosi vicini alle folle iraniane che hanno invaso le strade di Teheran e delle grandi città chiedendo libertà e democrazia.
Per questa ragione il governo iracheno di al Maliki, stretto alleato di Teheran, ha scagliato due violentissimi attacchi – nel luglio del 2009 e nell’aprile del 2011 – contro campo Ashraf massacrando la popolazione inerme e macchiandosi di terribili violazioni dei diritti umani, nel silenzio della comunità internazionale. Ancora oggi campo Ashraf si trova sotto assedio, ed è solo questione di tempo prima che i suoi abitanti vengano deportati in massa.
I Mojahedin hanno rinunciato alla violenza da oltre un decennio, hanno sempre collaborato attivamente con il governo americano fornendogli preziose informazioni sul programma nucleare del regime, e non esiste uno straccio di prova che possa giustificare il loro inserimento nella lista nera delle organizzazioni terroristiche degli USA – tant’è che nel 2009 anche l’UE ha depennato i Mojahedin dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell’Europa.
Finora il regime iraniano ha potuto sfruttare abilmente la situazione per giustificare gli attacchi contro i Mojahedin di Ashraf – tuttora protetti dalla IV Convezione di Ginevra – spacciandoli per ‘lotta al terrorismo internazionale’.
È ora di porre fine a questa drammatica ingiustizia, e di rimuovere i Mojahedin del Popolo dalla lista delle organizzazioni terroristiche degli Stati Uniti rendendo giustizia al popolo iraniano e alla sua legittima resistenza.
Lanciamo quindi un appello alle Nazioni Unite, agli Stati Uniti e alla comunità internazionale affinché appoggino la causa dei Mojahedin del Popolo, schierandosi a sostegno della libertà e della democrazia in Iran.
Professor Davide Meinero
Docente universitario e ricercatore della Fondazione Camis de Fonseca