Camp Liberty ad Ashraf: una prigione preparata dalle autorità irachene
Il 31 gennaio l’ACNUR e l’UNAMI (Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Iraq) hanno dichiarato che le infrastrutture tecniche di Camp Liberty rispettano gli standard del diritto internazionale umanitario. In realtà, le infrastrutture (quali il mero numero di letti o di servizi igienici) non sono un indicatore della qualità di vita, di sicurezza e di dignità delle persone che dovrebbero essere accolte in un campo per rifugiati. Il fatto che le autorità irachene definiscano oggi Camp Liberty un «luogo di trasferimento temporaneo» non rende più accettabili le sue condizioni. Il governo dell’Iraq ha anche respinto la richiesta dei residenti di Ashraf che loro esperti o avvocati possano visitare Camp Liberty prima del trasferimento, evidentemente essendo consapevole che le condizioni del campo sono inaccettabili.
Dell’originale Camp Liberty, lasciato dalle forze armate statunitensi e saccheggiato, le autorità irachene hanno riservato per i rifugiati iraniani soltanto 0,683 chilometri quadrati (contro i 36 chilometri quadrati di Ashraf), con servizi igienici scarsi, senza strutture adatte per feriti e disabili e senza acqua potabile. I residenti non avrebbero accesso ai loro avvocati, al personale dell’ONU (se non telefonicamente) né a servizi medici; non potrebbero portare con sé i propri veicoli o beni immobili se non gli ‘effetti personali individuali’. Ciò che resta di Camp Liberty è circondato da muri di cemento alti 3,6 metri e da forze di sicurezza irachene. Inoltre le autorità irachene hanno comunicato all’UNAMI che i rifugiati dovranno essere trasferiti dalle forze armate irachene con modalità simili a quelle usate per i prigionieri di guerra.
Non è possibile per i residenti di Ashraf rispondere ‘Sì’ alla richiesta di trasferirsi a Camp Liberty senza tenere conto degli spazi e delle condizioni effettive di vita all’interno del campo, del divieto di portare con sé veicoli e beni propri, dei rischi per la sicurezza di chi dovrebbe esservi ospitato (posto che, secondo dichiarazioni pubbliche di autorità irachene, molti dei residenti di Ashraf potrebbero essere arrestati). Particolarmente grave è il fatto che l’ambasciatore iraniano a Baghdad, Hassan Danaifar ha affermato il 30 gennaio che nel campo saranno presenti autorità consolari della Repubblica Islamica dell’Iran: poiché i rifugiati ne sono oppositori dichiarati e sono stati più volte definiti punibili con la morte, qualsiasi contatto di agenti del regime con loro sarebbe assolutamente contrario al diritto internazionale. Stando così le cose, il trasferimento dei residenti di Ashraf a Camp Liberty sarebbe forzato e non volontario, al contrario di quanto previsto dal diritto internazionale e da qualsiasi standard umanitario, e violerebbe quanto dichiarato dallo stesso Rappresentante Speciale del Segretario Generale il 6 dicembre 2011 al Consiglio di Sicurezza: “Qualsiasi soluzione deve essere accettabile sia per il governo dell’Iraq che per i residenti di Camp Ashraf” e rispettare “il diritto internazionale umanitario, dei diritti umani e dei rifugiati”.
Comitato di Parlamentari e Cittadini “Iran Libero”
Co-presidente : On. Elisabetta Zamparutti
Coordinatore : Antonio Stango