Iraq, al Hashimi: “Dietro al settarismo c‘è l’Iran”
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Settarismo confessionale e instabilità politica in Iraq. Secondo il vicepresidente iracheno Tariq al Hashimi l’ Iran soffia sul fuoco delle divisioni religiose nel Paese. Di confessione sunnita, al Hashimi è fuggito dall’Iraq, è accusato di condurre attività terroristiche contro gli sciiti. Euronews l’ha incontrato a Istanbul.
Bora Bayraktar, euronews:
Signor Vicepresidente grazie per il suo tempo.
Cominciamo dagli ultimi attentati in Iraq. Le città che sono state colpite, Samara, Kirkuk and Baghdad sono quelle in cui il tasso di violenza di matrice comunitaria è molto alto. Che opinione ha di quanto accaduto?
Cominciamo dagli ultimi attentati in Iraq. Le città che sono state colpite, Samara, Kirkuk and Baghdad sono quelle in cui il tasso di violenza di matrice comunitaria è molto alto. Che opinione ha di quanto accaduto?
Tariq al Hashimi, vicepresidente iracheno:
Si tratta di un’ulteriore conferma del fatto che sfortunatamente non abbiamo una gestione adeguata della sicurezza. E i terroristi puntano a colpire gli innocenti, e occasionalmente le istituzioni governative. In questo senso è chiaro che l’obiettivo non è una singola comunità. Tutti gli iracheni sono ora nel mirino dei terroristi. È normale che io continui a criticare chi sta gestendo la sicurezza in Iraq, perchè quanto accaduto si può ripetere in futuro. Il problema è che indipendentemente dal numero delle truppe, o dai miliardi di dollari investiti dal 2003, non abbiamo avuto finora forze di sicurezza qualificate, che siano all’altezza delle sfide che l’Iraq sta affrontando. Quante volte ci siamo rivolti al primo ministro Nouri Al Maliki, perché facesse professione di umiltà e desse un aiuto concreto al popolo iracheno.
Perché si scusasse per gli errori commessi, perchè è il popolo, le persone innocenti, sono i cittadini comuni, gli iracheni che stanno soffrendo per gli attacchi, non le élites governative, protette dalle guardie del corpo. Il problema sono i cittadini comuni, loro vengono colpiti, e a nessuno importa.
Perché si scusasse per gli errori commessi, perchè è il popolo, le persone innocenti, sono i cittadini comuni, gli iracheni che stanno soffrendo per gli attacchi, non le élites governative, protette dalle guardie del corpo. Il problema sono i cittadini comuni, loro vengono colpiti, e a nessuno importa.
euronews: Chi pensa sia dietro a questi attacchi?
Tariq al Hashimi:
La situazione in Iraq sul piano politico è fragile. Stiamo attraversando molti cambiamenti. Molti partiti non sono abbastanza forti o uniti per dare stabilità al Paese. Ci sono molte fonti di violenza, non solo al Qaeda. Anche la corruzione delle forze di sicurezza è una fonte di violenza. Ci sono stati tanti cambiamenti, e mi spiace ma non credo che il mio Paese potrà garantire la propria stabilità nei prossimi anni, perché abbiamo ancora di fronte molte prove che finora non siamo stati in grado di affrontare.
euronews: Questi attacchi sembrano gettare benzina sul fuoco delle differenze tra le comunità religiose. Credo che l’ Iraq si stia muovendo verso una politica settaria. È d’ accordo?
Tariq al Hashimi:
Penso che in questo momento il problema sia la politica piuttosto che le divisioni settarie. Ma non posso nascondere che questa instabilità politica in parte sia stata coperta dal settarismo. È chiaro, colpire Tariq el Hashimi con certe accuse, fa capire alle persone che c’ è un attacco alimentato dal settarismo, dalle divisioni confessionali, senza sostanza politica. In questo senso abbiamo un problema.
euronews: Quanto pensa che questa politica etnica e settaria sia pericolosa? Pensa che l’Iraq possa essere diviso in tre diversi gruppi?
Tariq al Hashimi:
Spero che questo non accada. Perché alla fine non sarà solo il mio Paese a sprofondare nel caos, il caos politico, ne risentirà l’intera area ne sono sicuro. Perché, come lei sa bene, l’Iraq è un Paese ricco, e ogni frattura può indurre i Paesi vicini ad interferire nelle questioni interne. Si aprirebbe una contesa sull’ Iraq anche in Medio Oriente. Quindi credo che questa ipotesi non serva agli interessi nazionali dell’Iraq e nemmeno alla stabilità dell’intera regione.
euronews: E a proposito delle potenze regionali come l’Iran, la Turchia, o altri Paesi come l’Arabia Saudita, gli Stati Uniti: hanno interesse a mantenere l’Iraq unito o pensa che alcuni facciano il gioco opposto?
Tariq al Hashimi:
Posso parlare della mia esperienza e del recente scambio che ho avuto in occasione della mia visita in Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Tre Paesi che hanno influenza e potere in Medio Oriente. Sono molto preoccupati per la stabilità dell’Iraq e vedono con favore che tutte le componenti sociali del paese si incontrino per provare a superare le differenze, perché si possa arrivare a mantenere un’ unità sostenibile in Iraq.
euronews: E riguardo all’Iran .. ?
Tariq al Hashimi:
Il problema è che l’Iran spinge sul settarismo confessionale. Ma devo essere equo nella mia analisi. Se guardiamo alla politica dell’Iran da un punto di vista storico, non è un fenomeno nuovo. Dietro alle divisioni etniche nel mio Paese c‘è l’Iran. Gli iracheni non hanno alcuna cultura settaria, nella filosofia, nel comportamento. Abbiamo sempre vissuto rispettando le origini reciproche. Senza neppure porre la domanda ad amici o vicini di casa … ma oggi non più. Oggi devi chiedere, devi identificare. Questo è un effetto collaterale prodotto dall’invasione americana e promosso dall’Iran. Questo è ciò che è accaduto. Quindi la politica dell’Iran è diversa da quella della Turchia, secondo me, è un’idea maturata dalla mia esperienza. Senza esagerare la realtà. Non sono un politico anti Iran. Mi sono fatto questa idea partendo dai fatti e dalla mia esperienza.
alle 03:01