La Corea del Sud azzera l'import di greggio iraniano
I trader stimano che già oggi le esportazioni di greggio dall'Iran siano scese a 1,2-1,3 milioni di barili al giorno, dai 2,2 mbg di un anno fa. La perdita dei clienti sudcoreani aggraverà la situazione per Teheran, che presto potrebbe essere costretta a limitare ulteriormente l'attività estrattiva: una decisione rischiosa dal punto di vista tecnico, perché tagli di produzione importanti e prolungati possono compromettere la "salute" dei giacimenti.
Il viceministro del Petrolio, Ahmad Ghalebani, ieri ha ammesso che da luglio le esportazioni iraniane potrebbero «gradualmente diminuire del 20-30%». Il motivo? Un programma dimanutenzione dei pozzi, che «forse» – così dice Ghalebani – è stato calendarizzato in coincidenza con l'avvio delle sanzioni Ue e che «nel breve termine» potrebbe costringere non solo la Corea del Sud, ma anche Cina, India e Sudafrica a diminuire gli acquisti.
Nell'ultimo bollettino Opec la produzione iraniana in maggio veniva stimata a 3,14 mbg in base a fonti secondarie, mentre le comunicazioni di Teheran la davano a 3,76 mbg. Un ulteriore calo sancirebbe il sorpasso da parte dell'Iraq, che proprio ieri ha comunicato di aver raggiunto un output di 3,07 mbg, il massimo da vent'anni (l'obiettivo di Baghdad è arrivare a 3,4 mbg entro fine anno e a 4 mbg nel giro di 2 anni).
I mercati petroliferi continuano intanto a trascurare l'avvicinarsi delle sanzioni contro l'Iran. Ieri a sostenere le quotazioni del Brent (che ha chiuso a 93,02 $/barile, +2,2%) era piuttosto l'aggravarsi dello sciopero dei lavoratori Statoil in Norvegia, che ha costretto la compagnia a sospendere la produzione di quattro giacimenti nel Mare del Nord, per un totale di 185mila barili di greggio e 14 milioni di metri cubi di gas al giorno.
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