Siria, i «pellegrini» iraniani ? Una rete clandestina per sostenere Assad
CORRIERE DELLA SERA.it
lo hanno rivelato i mujaheddin
I 48 pellegrini catturati a Damasco sono in realtà uomini esperti nell’attività di repressione mobilitati da Teheran
lo hanno rivelato i i mujaheddin
I pellegrini rapiti (Ap) Il 4 agosto gli insorti siriani hanno catturato 48 “pellegrini” iraniani accusandoli di essere degli agenti al servizio di Damasco. Mercoledì Teheran ha precisato che alcuni dei prigionieri sono «ex pasdaran o militari in pensione». Ben diversa la versione dei Mujaheddin del popolo, gruppo di oppositori al regime khomeinista: i «pellegrini» fanno parte di un più ampio contingente mobilitato dall’Iran. Uomini esperti nell’attività di repressione arrivati nel paese attraverso un sistema ben oliato messo in piedi per sostenere Bashar Assad.
IL QUARTIER GENERALE - I 48 – rivelano i Mujaheddin a Corriere.it – si sono mossi con un nucleo composto da quasi 150 elementi. Formazione che doveva essere seguita da un altro distaccamento il 7 agosto. Ma il loro arrivo è stato rinviato per ragioni di opportunità. Il flusso – affermano gli oppositori - è coordinato dai pasdaran insieme al loro apparato segreto, la Forza Qods. I guardiani usano di solito i voli della compagnia Mahan Air (iraniana) e si appoggiano a strutture di “copertura”, come l’Istituto Samen Alaeme o la società “Talaye Nour Heyrat”. Il quartier generale è a Teheran – guidato dal comandante Hassan Astiani – ma esistono due sedi esterne. La prima a Isfahan e la seconda a Damasco, affidata a Hamid Reza Golbachian e al mullah Gazali.
LE ROTTE - Nel rapporto preparato dagli oppositori iraniani vengono indicate le rotte seguite per trasferire i “pellegrini”. La più semplice è quella dei voli da Teheran o Isfahan verso Damasco. La seconda prevede un trasferimento dall’Iran a Nayaf (Iraq) e da qui in Siria. L’ultima porta i miliziani a Beirut da dove poi proseguono in auto o in bus verso il territorio siriano. Secondo i Mujaheddin è probabile che la via di Najaf sarà usata con maggiore frequenza perché ritenuta più sicura.
IL PATTO - Il programma di aiuti militari alla Siria è diretto dal generale Kassem Soleimani, l’uomo responsabile della Forza Qods, e dal generale Haj Haydar, l’ufficiale che di solito risiede a Damasco. Un gradino più sotto agiscono l’ex ambasciatore iraniano in Iraq, Hassan Qomi, e un alto dirigente del ministero degli Esteri. Gli ultimi due devono occuparsi della cooperazione economica. Uno sforzo ampio quello di Teheran, motivato dalla difesa ad oltranza dell’asse con Damasco: un patto – come hanno ricordato i dirigenti iraniani poche ore fa – che non può essere sacrificato.
Guido Olimpio
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