SVENTATO UN GRANDE COMPLOTTO TERRORISTICO IRANIANO NEGLI STATI UNITI D'AMERICA
Ambasciatore Saudita in America
Gli Usa sventano attentato iraniano a Washington
GRANDE SODDISFAZIONE DELLA COMUNITA' IRANIANA IN ITALIA PER LA SCOPERTA DI QUEST'ENNESIMO ATTO TERRORISTICO IRANIANO CHE AVREBBE POTUTO MIETERE CENTINAIA DI VITTIME
ESIGONO URGENTI MISURE SANZIONATORIE MONDIALI CONTRO IL REGIME DITTATORIALE IRANIANO
CHIEDIAMO AL MINISTRO FRATTINI DI PRENDERE UNA SEVERA POSIZIONE CONTRO L'IRAN
IN MANCANZA DI UNA FERMA POSIZIONE INTERNAZIONALE IL REGIME DEI MULLAH COLPIRA ANCORA PIU DURAMENTE IL MONDO CIVILE. QUESTA E' LA STRATEGIA DEL REGIME IRANIANO PER L'ESPANSIONE DELL'ISLAM INTEGRALISTA DI MATRICE KHOMEINISTA
Associazione rifugiati politici, Associazione Donne democratiche insieme all'Associazione giovani iraniani esprimono la loro gratitudine e soddisfazione per la scoperta di quest'atto disumano del terrorismo iraniano contro gli interessi americani, sauditi e israeliani. Questo attentato è in assoluta violazione delle norme civili e umani e dimostra che il mostro pseudo-moderato iraniano con cui l'occidente e in testa gli Stati Uniti d'America per anni e anni hanno dimostrato accondiscendenza e covato una falsa speranza di riportarlo sulla strada della civiltà e di moderazione. Riaffermando la nostra solidarietà e apprensione con il governo americano, con l'ambasciatore saudita Adel al-Jubeir che è stato l'obiettivo centrale del terrorismo dell'Ayattolterrore Ali Khamenei chiediamo all'America e ai paesi europei e in particolare al governo italiano e al ministro Franco Frattini di adottare severi misure sanzionatorie contro il regime dei mullah inserendo lo stesso Ahmadinejad e il capo supremo Ali Khamenei nella lista nera, sostenendo allo stesso tempo la grande battaglia del popolo iraniano per raggiungere la libertà e la democrazia in Iran.
Ribadiamo che l'unica via applaudile per sradicare definitivamente lo spettro del terrorismo mondiale è il sostegno attivo alla popolazione iraniana che è la prima vittima dell'integralismo islamico di matrice khomeinista.
Associazione rifugiato politici iraniani residenti in Italia
Associazione Donne democratiche iraniane in Italia
Associazione Giovani iraniani in Italia
dal nostro inviato Claudio Gatti
Eric Holder (Ap)
NEW YORK - Compra la Chevrolet! È stato questo il messaggio in codice dato il 5 ottobre scorso da un sospetto membro delle Guardie Rivoluzionarie iraniane al suo agente negli Stati Uniti. Voleva dire di procedere con il piano di assassinare l'ambasciatore saudita a Washington.
Le Guardie Rivoluzionarie non sapevano però che le autorità statunitensi stavano monitorando quella telefonata. Né che da mesi tenevano sotto controllo lo stesso agente iraniano. O che il sicario prescelto non era un narcotrafficante messicano bensì un informatore della Drug Enforcement Agency, l'agenzia federale americana.
A rivelare tutto questo è stato ieri il ministro della Giustizia Usa Eric Holder in una conferenza stampa. Si è così venuti a sapere come Manssor Arbabsiar, 56enne iraniano naturalizzato americano, ha tramato per assassinare l'ambasciatore saudita insieme a membri della Forza al Quds, l'unità per le operazioni speciali delle Guardie Rivoluzionarie. Secondo l'ordinanza della procura federale di New York, durante ripetute visite nel suo Paese natale, Arbabsiar sarebbe stato indotto da Gholam Shakun, di al Quds a valutare una gamma di atti terroristici contro obiettivi sauditi negli Usa. Nel maggio scorso si sarebbe poi recato a Città del Messico dove avrebbe stabilito un contatto con il sedicente narcotrafficante.
Il messicano si sarebbe dichiarato capace e disposto a condurre in porto un attentato utilizzando esplosivo C-4 per far saltare in aria il ristorante di Washington frequentato dall'ambasciatore. In cambio di un milione e mezzo di dollari. Arbabsiar avrebbe contattato i suoi referenti in Iran e coordinato con loro il pagamento di un anticipo. Posto di fronte alla possibilità di causare la morte di vittime innocenti con una bomba in un affollato ristorante, Arbabsiar avrebbe dato il suo benestare dicendo: «Vogliono far fuori il tipo. Meglio se da solo. Ma a volte non si ha scelta. Se salta in aria un centinaio di persone sono caz... loro».
A settembre tutto sembrava pronto: l'anticipo, l'esplosivo, i sopralluoghi. Ma prima di procedere, il narcotrafficante ha chiesto un incontro di persona per finalizzare il piano. Il 28 settembre, l'iraniano-americano ha così preso un volo per Città del Messico. Ma al suo arrivo le autorità messicane gli hanno rifiutato l'ingresso. Il giorno dopo è stato costretto a prendere un aereo e tornare indietro. All'aeroporto Jfk di New York ha trovato gli agenti ad attenderlo. Poche ore dopo il suo arresto, Arbabsiar ha deciso di confessare: il 4 e 5 ottobre, su richiesta dell'Fbi, Arbabsiar ha contattato Shakun spingendolo a dare il suo benestare finale - e registrato al telefono - all'«acquisto della Chevrolet».
Questa la versione ufficiale. Ma dall'ordinanza della procura federale risulta che il sedicente narcos era da tempo una «fonte pagata» dei federali e che sin dal primo giorno ha registrato tutte le sue conversazioni con l'iraniano. Insomma, più che complice potrebbe essere stato l'istigatore. Mentre l'immediata confessione di Ababsiar fa venire il dubbio che lui stesso sia stato sin dall'inizio un doppio agente.