venerdì 12 marzo 2010

Fiamma Nirenstein: Uno strano incontro con i diritti umani


Fonte:Fiamma Nirenstein blog


Venerdì, 11 marzo 2010

Cari amici,

questa mattina la signora Navanethem Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, è stata ascoltata dal Comitato permanente sui diritti umani della Commissione Esteri, della quale sono vicepresidente. Voglio comunicarvi brevemente la mia sorpresa, e l’ho espressa molto chiaramente anche alla Pillay, che comunque ringrazio di nuovo per l’istruttiva visita. La signora ha interpretato l’incontro come un’occasione per rivolgere all’Italia molti rimbrotti sulla nostra politica verso l’immigrazione e su quella che lei considera una criminalizzazione dell’immigrazione clandestina. Lo stesso ha detto sui Rom, e ha invitato i deputati a giustificarsi, anzi a discolparsi. L’invito non è stato accolto né a destra né a sinistra, anzi, parecchi hanno sentito il bisogno di rivolgere domande alla Commissaria di un’organizzazione che definire problematica è dir poco, sia per la sua scarsa incisività che per la sua intollerabile partigianeria.
Personalmente ho ricordato alla signora che il Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu, organismo sottoposto alla Commissaria Pillay, nasce dalla screditata Commissione per i Diritti Umani, che vide tra i suoi presidente anche un campione del rispetto del diritti umani come la Libia e che fu sciolta da Kofi Annan nel 2006, dopo che aveva dedicato gran parte del suo lavoro a difendere, invece che i dissidenti, quasi tutti i dittatori del mondo.
Ho ricordato alla Commissaria Pillay che una volta creato, il Consiglio ha riprodotto le solite maggioranze automatice, mussulmane e terzomondiste. Che adesso, sempre a causa di queste maggioranze precostituite, l’Iran rischia di entrare a farne parte, dal giugno prossimo, avendo proposto una sua forte candidatura nell’ambito del blocco regionale asiatico, che vede come altri candidati la Thailandia, il Qatar, la Malesia e le Maldive. Ho ricordato alla signora che Caspian Makan, dissidente iraniano che fu il fidanzato di Neda Soltan, l’eroina della libertà uccisa a Teheran nel giugno scorso, che sarà ospite del Parlamento italiano la prossima settimana, proprio nei giorni scorsi, a Ginevra per partecipare a un summit per i diritti umani, ha chiesto al Consiglio di impedire un simile scempio, che, per citare le sue parole, "minerebbe la credibilità delle Nazioni Unite e non farebbe altro che conferire all'Iran una legittimazione per andare ancora oltre nella violazione dei diritti umani".
Ho anche ricordato alla signora che su 33 condanne per violazione dei diritti umani emanate dal Consiglio per i Diritti Umani dal 2006, la bellezza di 27 sono dedicate a Israele; così come la promozione della “Durban Review Conference”, nota a tutti come "Durban II", in teoria contro il razzismo e in realtà contro Israele, e il rapporto Goldstone sulla guerra tra Hamas e Israele dell'anno scorso, sono tutte fantastiche realizzazioni del Consiglio.
L'Alto Commissario Pillay ha risposto in maniera molto determinata e direi persino aggressiva, sostenendo che i Paesi membri hanno tutti gli stessi diritti, compreso l’Iran, che nessuno è perfetto: c'è chi viola di più e chi meno i diritti umani e di certo l’Italia non vorrà mettersi ora nei panni del giudice supremo. In questo senso, la presidenza libica dal 2003 della precedente Commissione Diritti umani, alla signora Pillay non ha fatto per nulla specie.
Venendo a Israele, Pillay l’ha detta proprio molto grossa: lungi dal mostrare qualsiasi resipiscenza nei confronti di dati davvero eclatanti che indicano un accanimento del Consiglio verso quel Paese, ha detto che si sente fare spesso queste osservazioni, ma che non la colpiscono affatto. Per lei, l'ha detto chiaro e tondo, i violatori basilari dei diritti umani presi in esame sono stati due: il Sud Africa dell’apartheid e l’Israele dell’occupazione. Adesso, ha concluso, l’apartheid è finito mentre l’occupazione no, ed è ciò che induce alla lunga serie di sanzioni contro Israele. Capito? Apartheid... Israele... l’assonanza che subito è venuta in mente alla signora Pillay ci preoccupa parecchio, ricorda troppo la settimana dell’apartheid che gli estremisti dei campus hanno dedicato proprio in questi giorni allo Stato Ebraico, ricorda il libro di Jimmy Carter. Un mantra, quello "Israele eguale apartheid", che richiama quello antico della risoluzione Onu del 1975, “sionismo eguale razzismo” e ne è la continuazione. Ed è l'Alto Commissario per i Diritti Umani dell'Onu che lo ripropone oggi.
Non una parola di preoccupazione abbiamo sentito dalle labbra della signora Pillay per l’Iran, la Corea del Nord, la Birmania, la Cina, il Sudan, i paesi autocratici in cui è proibito essere cristiani ed ebrei e perfino essere donna in maniera piena e dignitosa. Nonostante la nostra richiesta di garanzie, nessuno ci ha promesso che l’Iran a giugno non entrerà a far parte del Consiglio per i Diritti Umani. Anzi, ci pare di veder balenare questa concreta possibilità nel prossimo futuro.


Davood Karimi: condivido pienamente le osservazioni dell'Onorevole Nirenstein

 
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