giovedì 10 marzo 2011

La ragazza che sogna Teheran


Azar Karimi, durante la conferenza stampa dell'8 marzo tenutasi negli uffici del partito alla Camera dei deputati

Azar Karimi tra On. Ferdinando Casini e il presidente Cesa



Quotidiano liberal
9 marzo
Azar Karimi, figlia di rifugiati politici, è la presidente dell’associazione dei giovani iraniani in Italia

Stringe tra le mani un mazzetto di mimose
che le ha regalato pochi minuti
prima Pier Ferdinando Casini. Insieme
con Marisa Raciti, la moglie del poliziotto
ucciso nel 2007 durante gli scontri seguiti
alla partita Catania-Palermo, sono le
donne “simbolo” con le quali l’Udc ha scelto
di festeggiare l’8 marzo.
Lei è Azar Karimi e ha un sogno: poter festeggiare
la democrazia in Iran in Piazza della
Libertà a Teheran insieme ai suoi genitori,
fuggiti nel 1979, sotto la dittatura dello Scià
Reza Pahlavi, e da allora rifugiati politici in
Italia.
Azar Karimi ha 24 anni, è iscritta ai giovani
dell’Udc ed è la presidente dell’associazione
dei giovani iraniani, suo padre Davood Karimi
presiede l’associazione dei rifugiati politici
iraniani in Italia, mentre sua madre
Shahrazad Sholeh è presidente dell’associazione
delle donne democratiche in Italia.
Una famiglia impegnata in prima linea per
tenere accesi i riflettori sulla situazione
drammatica nella quale vivono i loro compatrioti.
AAzzaarr èè nnaattaa aa RRoommaa, studia giurisprudenza
e l’Iran non l’ha mai visto, ma «da quando
nel 1999 gli studenti iraniani scesero in piazza,
allora avevo 13 anni, il mio pensiero è
sempre stato di ritornare nel Paese dei miei
genitori liberato dal regime», dice a liberal.
Durante la conferenza stampa la giovane iraniana
ha letto la lettera delle figlie di Moussavi
e Karroubi, preoccupate per la scomparsa
dei genitori a opera del regime di Ahmadinejad
aggiungendo: «La situazione in Iran è
molta critica e lo dimostra anche quello che
sta succedendo nei Paesi del Nord Africa, che
vogliono quello che l’Iran vuole da anni. Occorre
però fare attenzione al fondamentalismo
islamico, e per riuscire a far trovare una
stabilità democratica in Medio Oriente è necessario
che venga sconfitto il regime iraniano.
Vorrei che in Medioriente si stabilisse la
democrazia, non quella cercata dai ragazzi
iraniani del 1999, ma un sistema simile a
quello europeo».
Ha voluto anche far conoscere il pensiero di
un’altra donna, il presidente del Consiglio
Nazionale della Resistenza iraniana,
Maryam Rajavi, esule e rifugiata politica a
Parigi dal 1982 a causa della repressione
khomenista, in occasione della Festa internazionale
della donna.
La Rajavi scrive che «la via per un Medio
Oriente pacifico e democratico, dove le donne
e i giovani possono svolgere il loro legittimo
ruolo, passa inevitabilmente attraverso
un cambiamento del regime in Iran. Ms senza
questo mutamento la democrazia e la stabilità
sarebbe impossibile in questa regione.
Il nostro messaggio alle nostre sorelle e fratelli
in Tunisia, Egitto, Libia, Afghanistan e
S
Iran è il seguente: siate in guardia dai mullah
fondamentalisti e dagli omicidi delle donne e
dei giovani in Iran».
La presidente del Consiglio nazionale della
resistenza iraniana ha lanciato anche un appello
ai paesi occidentali interessati a svolgere
un ruolo positivo nella nuova storia del
Medio Oriente, i quali «come primo e inevitabile
passaggio debbono
cambiare la loro politica
dialogando con la popolazione
iraniana. Il passo più
importante che deve compiere
l’Occidente è quello
di abbandonare una politica
che va tutta a svantaggio
della popolazione e dell’intera regione e
di riconoscere il movimento di resistenza».
MMaarryyaamm RRaajaavvi ffaa ssaappeerree aanncchhee che «la
resistenza iraniana che ha sfidato i mullah ha
presentato una piattaforma democratica,
una repubblica basata sulla separazione di
Chiesa e Stato, su una democrazia pluralista,
una società basata sull’uguaglianza di
genere e il rispetto dei diritti umani, dove la
pena di morte e la sharia dei mullah saranno
abolite, un’economia fiorente, basata su
un’eguale opportunità per tutti e un Iran denuclearizzato
in pace con tutti i suoi vicini».
La giovane Azar ha concluso l’intervento
con un appello: «Per questa giornata così significativa
vorrei chiedere che la rappresentanza
dei mullah nella commissione delle
donne all’Onu venga espulsa perché rappresenta
un’offesa a tutte le donne iraniane
e del mondo». Donne in piazza per difendere
i propri diritti contro la tirannia dei regimi
per le quali Marisa Fagà, responsabile
nazionale del dipartimento Pari opportunità
dell’Udc, ha invitato «tutti gli esponenti politici
ad abbandonare le casacche per aiutare
le donne di tutto il mondo che vedono negati
i loro diritti».
Una battaglia che Azar conduce quotidianamente
insieme ai tanti iraniani rifugiati. «Il
nostro sostegno - dice - arriva ai ragazzi che
manifestano in Iran attraverso internet, nonostante
tutte le difficoltà dovute alla censura.
Siamo in contatto continuo e seguiamo
con attenzione e trepidazione quello che
accade». Parla con passione Azar, sotto gli
occhi orgogliosi di sua madre Shahrzad,
che, a poca distanza, la guarda con orgoglio
e affetto materno.
Dopo più di trent’anni madre e figlia
dall’Italia lottano insieme per denunciare
arresti e uccisioni in Iran, per chiedere il rilascio
dei prigionieri politici, sicure che la
resistenza del popolo iraniano farà cadere il
regime, per il quale le donne valgono metà
degli uomini, non hanno diritti di proprietà,
hanno poche possibilità di lavorare e sono
obbligate a coprire i loro corpi. «Ma le cose
stanno cambiando e la fine del regime iraniano
è molto vicino», dice sicura Azar, con
l’ottimismo di una giovane combattente.
Quella passeggiata in Piazza della Libertà, a
Teheran, la vede vicina.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO