lunedì 10 novembre 2008

Un’americana nei corridoi di Evin, il carcere dove esordì Ahmadinejad. Italia protesta con Teheran.

DUE INTERROGAZIONI DEI SENATORI E DEI DEPUTATI
CRESCE LA PROTESTA CONTRO L'ARRESTO DELLA STUDENTESSA IRANIANA


ASSOCIAZIONE RIFUGIATI POLITICI IRANIANI RINGRAZIA I SENATORI E I DEPUTATI E IL MINISTRO DEGLI ESTERI SIGNOR FRANCO FRATTINI, PER AVER PROTESTATO CON TEHERAN E AVER CONVOCATO L'INCARICATO D'AFFARI DEL REGIME FONDAMENTALISTA DEI MULLAH

NELLA FOTO: LA STUDENTESSA IRANOAMERICANA ESHA MOMENI ARRESTATA RECENTEMENTE E TRATTENUTA NEL FAMIGERATO CARCERE DI EVIN
IRAN: Frattini, sarà espressa a Teheran preoccupazione su caso Momeni
Saturday, 08 November 2008
Roma, 7 nov. - (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in relazione alla vicenda di Asha Momeni, arrestata due settimane fa in Iran dove si trovava per girare un documentario sul movimento femminista, ha dato istruzioni all' ambasciatore a Teheran di compiere un passo presso le autorita' iraniane, per rappresentare la preoccupazione con la quale l' Italia segue il caso ed esprimere la viva aspettativa di una positiva soluzione. Lo riferisce una nota della Farnesina. Il ministro Frattini ha altresi' chiesto al Capo di Gabinetto del Ministero degli Esteri di incontrare lunedi' alla Farnesina, in merito alla stessa vicenda, l' incaricato d'affari iraniano a Roma, per acquisire direttamente ulteriori elementi sulle motivazioni dell'arresto e sulle prospettive di liberazione della Signora Momeni.



A nome della comunità iraniana ringrazio il ministro degli esteri signor Franco Frattini che è stato uno dei primi ministri degli esteri di un paese europeo a condannare l'arresto della signora Momeni chiedendo la sua immediata liberazione, convocando anche al ministero l'incaricato d'affari del regime integralista dei mullah
ANCHE L'ASSOCIAZIONE RIFUGIATI POLITICI IRANIANI IN ITALIA SI ASSOCIA ALLE CAMPAAGNE PER LA LIBERAZIONE DI ESHA E CHIEDE A TUTTE LE ORGANIZZAZIONI E GLI ORGANISMI INTERNAZIONALI DI PROTESTARE PRESSO LE AMBASCIATE IRANIANE CHIEDENDO L'IMMEDIATA LIBERAZIONE DELLA SIGNORA MOMENI



Un'interessante articolo al riguardo pubblicato da Il Foglio.it

Roma. “L’Iran nei nostri cuori è ancora la terra promessa e dietro a ogni porta chiusa c’è una ragazza vestita di bianco che fa la storia”. E’ questo che aveva scritto Esha Momeni prima di partire per l’Iran, con la sua ricerca accademica da finire e il sogno di descrivere le donne iraniane alle prese con la dittatura dei mullah islamici. Esha non aveva mai complottato per rovesciare la cupola religiosa che governa l’Iran. La sua unica battaglia è sempre stata in difesa dei diritti delle donne. Esha si era unita alla campagna “Cambio per l’uguaglianza” insieme a poche coraggiose compagne decise a lottare contro la cappa oscurantista. Gli studenti della California State University stanno organizzando veglie di preghiera per il suo rilascio. Ieri il ministro degli Esteri italiano Frattini ha chiesto spiegazioni e ha fatto convocare per lunedì l’incaricato d’affari dell’Iran a Roma.

Esha è rinchiusa nella “sezione 209” della famigerata prigione di Evin. Questa studentessa iraniana con cittadinanza americana era stata fermata a Teheran, dove vive il padre, accusata di “crimini contro la sicurezza nazionale”. Lo ha reso noto la portavoce della Giustizia iraniana, Alireza Jamshidi, in uno dei primi commenti del governo dopo che la giovane, tornata nel suo paese d’origine per completare con delle interviste alle donne attivite della repubblica islamica un master in California, è stata rinchiusa nel famigerato carcere di Evin gestito dalla “Vevak”, la polizia segreta iraniana, dove, negli anni Ottanta, migliaia di prigionieri politici furono torturati e giustiziati. E dove uno studente che protesta può essere accusato di avere “dichiarato guerra a Dio”. La peggior accusa. Da quella prigione sono passati, e spesso mai usciti, giornalisti e dissidenti iraniani del calibro di Iraj Jamshidi, Hassan Youssefi Eshkevari, Hossein Ghazian, Abbas Abdi, Alireza Labari, Siamak Pourzand, Taghi Rahmani, Hoda Saber e Alireza Armadi.

La stessa accusa che pende su Esha era stata rivolta ad Akbar Ganjii, considerato il più grande giornalista investigativo iraniano che ha passato sei anni di detenzione a Evin per aver scritto nel 1998 che alti funzionari della magistratura iraniana erano coinvolti in prima persona nell’ondata di omicidi di intellettuali e dissidenti che aveva scosso l’Iran in quegli anni. Il caso di Esha ha spinto nei giorni scorsi Amnesty International a lanciare un appello alla comunità internazionale. Secondo quanto riportano alcuni siti di attivisti della libertà d’espressione, la sicurezza iraniana avrebbe perquisito la sua casa e sequestrato i film realizzati. Non è la prima volta che Ahmadinejad persegue le donne che lavorano in difesa dei diritti in Iran. C’è angoscia nella famiglia di Esha e negli Stati Uniti perché a Evin si pratica la cosiddetta “tortura bianca”. Consiste nello sbattere il prigioniero in una cella senza finestre, completamente bianca, come gli abiti dei prigionieri. Per cibo soltanto riso bianco e le guardie non emettono rumore. E’ loro proibito parlare a chiunque. Gli aguzzini incaricati degli interrogatori nascondono la loro identità, usano pseudonimi e indossano cappucci, simili a quelli dei membri del Ku Klux Klan. I timori sono che la studentessa si “perda” nei corridoi di Evin, la più famosa segreta dell’Iran. I redattori del rapporto delle Nazioni Unite del 2003 sulle condizioni di detenzione iraniane la definirono “una prigione nella prigione”. Nessuno sa cosa accada là dentro. Durante la Rivoluzione khomeinista si uccidevano i dissidenti estraendo lentamente il sangue dalle vene.

Zahara Kazemi è morta a Evin per emorragia cerebrale in seguito alle percosse. La giornalista iraniana-canadese era stata arrestata per aver scattato fotografie proprio della prigione. Quel luogo custodisce una storia poco conosciuta in occidente. Il dissidente Alireza Jafarzadeh ha divulgato le notizie di Mahmoud Ahmadinejad carceriere a Evin. Durante l’occupazione dell’ambasciata americana, che durò dal novembre del 1979 al gennaio del 1981, Ahmadinejad interrogava gli americani. Jafarzadeh ha incontrato e parlato con molti prigionieri politici che hanno ricordi di “Golpa”, il nome in codice di Ahmadinejad nella sezione 4 del carcere di Evin. Con lui c’era il grande inquisitore Kalkhalì. Quando gli chiesero quanti “nemici dell’islam” erano stati ammazzati nel penitenziario, “cento, mille, duemila?”, Kalkhalì rispose ridendo: “Di più, di più”.

di Giulio Meotti

L’accusa di eversione contro la sicurezza dello Stato per impedirle di proseguire la sua campagna Cambio per l’uguaglianza
Presentata in Senato un’interrogazione urgente per chiedere la liberazione di Esha Momeni



Presentata in Senato un’interrogazione urgente per chiedere la liberazione di Esha Momeni, ventottenne iraniana, cui è stata riconosciuta anche la cittadinanza statunitense, fermata il 15 ottobre 2008 dalle autorità iraniane nel corso di un controllo successivo ad un’infrazione del codice della strada.
Il fermo è stato convalidato in seguito alla perquisizione della sua abitazione con l’accusa di «eversione contro la sicurezza dello Stato», accusa del tutto infondata e soprattutto strumentale ad esigenze diverse.

Secondo le notizie diffuse dagli organi di stampa infatti, il reale obiettivo perseguito dalle autorità iraniane sarebbe quello di impedire ad Esha Momeni di proseguire la sua campagna Cambio per l’uguaglianza in favore dei diritti delle donne e contro ogni forma di discriminazione, portata avanti insieme ad un gruppo di professori, volontari e attivisti per i diritti umani.
Tale circostanza sarebbe peraltro confermata dal fatto che nell’ultima settimana sono state effettuate diverse perquisizioni anche nei confronti di altri partecipi del gruppo.

Esha si trova tutt’ora nel carcere di Evin a Teheran, gestito dalla Vevak, la polizia segreta iraniana, dove pochi giorni fa è stato ucciso, a seguito di tortura, un prigioniero politico di nome Rajabi, simpatizzante dei mujahiddin.
Nonostante siano trascorsi più di venti giorni dall’arresto della giovane donna, non le è stata ancora concessa la possibilità di conferire con il suo avvocato.

L’interrogazione, presentata dai sen. Alberto Maritati e Anna Finocchiaro, cofirmata da numerose senatrici e senatori del gruppo PD, chiede alla comunità internazionale di sollecitare al Governo di Teheran la tempestiva liberazione di Esha Momeni e di promuovere i controlli e le iniziative opportune per impedire ulteriori violazioni dei diritti di Esha; chiede al Governo italiano se non ritenga opportuno denunciare pubblicamente, nelle sedi e nelle forme ritenute opportune, la gravità dell’episodio, che priva una giovane donna di alcuni tra i diritti fondamentali della persona e impedisce l’esercizio, da parte dei cittadini iraniani, dei diritti all’informazione, alla manifestazione del pensiero e alla libertà di associazione.

Si chiede infine al Governo italiano di promuovere, nelle sedi internazionali, ogni iniziativa considerata opportuna al fine di sollecitare alle autorità iraniane la tempestiva liberazione di Esha Momeni, nonché allo scopo di impedire che il Governo di Teheran possa legittimare in futuro simili violazioni dei diritti umani

7 novembre 2008
Ufficio stampa | Comunicato stampa
Iran: Femminista Esha Momeni rinchiusa nel carcere di Evin
Pd chiede intervento del ministro Frattini con una interrogazione della deputata Laura Garavini


“Il ministro Frattini chieda alle autorità iraniane il rilascio della femminista Asha Momeni rinchiusa da due settimane nel carcere di Evin”.

Laura Garavini, deputata del Pd, ha chiesto con una interrogazione parlamentare che il ministro degli Esteri Frattini “intraprenda una concreta azione politico-diplomatica nei confronti dell’Iran, per far luce sulla preoccupante vicenda della cittadina statunitense arrestata mentre si trovava a Teheran per visitare la famiglia e girare un documentario sul movimento femminista. La storia di Asha non è purtroppo isolata – spiega Garavini – perché non è la prima volta che il governo di Ahamadinejad persegue attiviste che lavorano in difesa del diritti delle donne nel paese.

Nei giorni scorsi anche Amnesty International ha lanciato un appello alla comunità internazionale per esprimere preoccupazione per la crescente intolleranza verso il dissenso pacifico in Iran che ha forte impatto su quanti uomini e donne promuovono e difendono i diritti delle donne nel paese”.



Nuova Agenzia Radicale


ESTERI Iran: Esha Momeni, studentessa sotto "tortura bianca"
Iran: Esha Momeni, studentessa sotto "tortura bianca"

martedì 04 novembre 2008
Sta diventando sempre più un caso quello di Esha Momeni, la studentessa iraniana con cittadinanza americana rinchiusa da 15 giorni nella prigione di Evin a Teheran con l'accusa di "crimini contro la sicurezza nazionale". Esha, nata negli Usa, era tornata nel suo paese d'origine dalla California per completare con interviste ad attiviste iraniane il suo master universitario. Secondo quanto riportano alcuni siti di attivisti, la sicurezza iraniana avrebbe perquisito la sua casa e sequestrato i film da lei realizzati.


Nei giorni scorsi Amnesty International ha lanciato un appello rivolto alla comunità internazionale. La colpa di Esha è quella di essersi spesa in difesa dei diritti delle donne iraniane, unendosi alla campagna "Cambio per l'uguaglianza" insieme con altre coraggiose attiviste.



Nel carcere dove è rinchiusa viene praticata la cosiddetta "tortura bianca": la cella non ha finestre ed è completamente bianca, come gli abiti dei prigionieri; per cibo i detenuti ricevono riso bianco; le guardie non emettono rumore. È proibito loro parlare con chiunque.

 
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