domenica 1 marzo 2009

L'industria del sesso nella repubblica degli ayatollah





Iran, diritti umani. Il traffico della prostituzione femminile e la schiavitù sessuale, un mercato criminale di cui non si parla


di Donna M. Hughes ( Donna M. Hughes e’ docente e titolare della Chaire Carlson in Studi femministi all’Universita’ di Rhode Island)

Il sequestro della società iraniana da parte degli integralisti al potere assoluto si può leggere attraverso la repressione dei diritti e delle liberta’ delle donne. Sono trent'anni che i mollah al potere impongono alla popolazione femminile iraniana regole e punizioni umilianti e sadiche, riducendola praticamente in schiavitu’ in un sistema di apartheid sessuale che comprende segregazione, velo islamico forzato, e uno status di cittadine di serie B. Ma oggi viene alla luce anche un’altra maniera diffusa di disumanizzare donne e ragazze: il fiorente mercato della prostituzione e del traffico internazionale delle schiave sessuali.

E’ impossibile conoscere con precisione le cifre, ma secondo una fonte ufficiale della stessa Theran, il numero delle adolescenti che si prostituisce avrebbe avuto dall'inizio degli anni Duemila un aumento del 635 per 100. Una statistica stupefacente che da un’idea della velocita’ con cui questa forma di violenza si e’ espansa nella societa’ iraniana. A Theran, ci sarebbero oggi ben 84.000 prostitute, donne e ragazze che stanno sul marciapiede oppure nei 250 bordelli della capitale.

Il traffico delle donne ha anche una dimensione internazionale: sono migliaia le iraniane, minorenni e maggiorenni, vendute come schiave sessuali all’estero.
Secondo il capo dell’Interpol di Theran, questo traffico costituisce una delle attivita’ piu’ remunerative del Paese. E non risparmia, anzi, come vedremo, anche esponenti governativi consenzienti o addirittura implicati in prima persona. Ci sono alti funzionari che si dedicano personalmente alla compra-vendita ed allo sfruttamento sessuale di donne e ragazze.

Molte di loro sono originarie delle regioni rurali povere, dove dilaga anche la droga. La tossicomania ha raggiunto in Iran proporzioni endemiche, e alcuni genitori vendono i figli per pagarsi le dosi.
L'alto tasso di disoccupazione femminile (28 su 100 tra i 15 e i 29 anni, e 43 su 100 nella stessa fascia d’eta’), incita le ragazze in cerca di lavoro ad accettare offerte vergognose. I trafficanti di schiave profittano immediatamente di situazioni in cui donne e bambine sono piu’ vulnerabili. Così, dopo il terremoto di Bam, centinaia di ragazze rimaste orfane sono state rapite e condotte in un noto mercato di schiave di Theran, luogo di incontro di trafficanti iraniani e stranieri.

I Paesi arabi del Golfo Persico rappresentano una delle destinazioni privilegiate del traffico di schiave. Secondo il direttore del distretto giudiziario provinciale di Theran, i trafficanti puntano alle adolescenti dai 13 ai 17 anni, secondo altre fonti, sempre giudiziarie, ci sarebbero anche bambine tra gli 8 e i 10 anni tra le prostitute inviate in paesi arabi. Dopo la fuga di una ragazza di 18 anni dall’appartamento interrato di un palazzo di Theran, e’ stata scoperta una rete di trafficanti che vi teneva prigioniere decine di ragazze in attesa di essere inviate in Qatar, nel Kuweit, e negli Emirati Arabi Uniti.

Il gran numero di donne e di adolescenti iraniane che vengono ciclicamente espulse dai Paesi del Golfo Persico è un'ulteriore testimonianza dell’ampiezza del traffico.
Quando vengono rimpatriate in Iran, gli integralisti gettano su di loro la colpa dei crimini di cui sono state vittime, e spesso le condannano a punizioni corporali. Le ragazze sono costrette a sottoporsi anche ad un esame psicologico che dovrebbe determinare "perchè" e se sono "intimamente portate" a dedicarsi “ad attivita’ immorali”, con tutto quello che ne segue, compresa il divieto a vita di uscire dal Paese.

La polizia ha scoperto numerose reti criminali di prostituzione e traffico di schiave sessuali che da Theran inviavano ragazze a clienti in Francia, in Gran Bretagna ed in Turchia. Una rete che aveva base sul territorio turco, faceva entrare clandestinamente donne e adolescenti iraniane comprate dai trafficanti locali, e dopo averle munite di passaporti falsi, le trasportava verso altri Paesi europei e del Golfo Persico. La polizia ha rivelato il caso, uno per tutte, di una ragazza di 16 anni condotta in Turchia prima di essere venduta ad un uomo europeo di 58 anni per 20mila dollari.
Secondo la polizia della provincia di Khorasan, nel nord-st del Paese, ragazze da 12 a 20 anni sarebbero vendute come schiave ad uomini pakistani che le sposano per poi poterle vendere in bordelli che in Pakistan si chiamano “kharabat”. E’ stata scoperta una rete che contattava le famiglie povere dei dintorni di Mashad offrendogli di sposare le figlie. Le ragazze erano poi condotte in Pakistan via Afghanistan per essere vendute nei bordelli.
Nella provincia frontaliera del Sistan Belucistan, nel sud-est del Paese, sarebbero migliaia le giovani iraniane vendute ad uomini afgani. La loro destinazione finale e’ sconosciuta.

Anche il gran numero di ragazze che scappano di casa contribuisce all’aumento della prostituzione e del traffico di schiave. Le ragazze fuggono per sottrarsi alle regole rigide, ai maltrattamenti o alla tossicomania dei genitori e dei familiari stretti. Ma vanno a sbattere contro nuove violenze, primo tra tutti lo stupro. Il 90 per cento delle ragazze scappate di casa finisce nella rete della prostituzione, dopo aver subito stupro. A Theran sarebbero la stragrande maggioranza degli almeno 25mila “ragazzi di strada”. Studentesse vulnerabili, appena adolescenti in buona parte, che finiscono nei parchi cittadini dove sono facile preda dei magnaccia. Recentemente e’ stata smascherata anche una donna che vedeva giovani iraniane ad uomini del Golfo Persico. La donna agganciava da quattro anni ragazze scappate di casa, ed aveva venduto anche sua figlia per 11mila dollari americani.

Visto che l’Iran e’ governato da un regime totalitario, le autorita’ non possono non essere al corrente della maggior parte delle attivita’ criminose organizzate sul territorio. La scoperta di reti di schiavitu’ sessuale nel paese ha rivelato anche il coinvolgimento di molti mollah e di alti funzionari nel traffico dello sfruttamento sessuale di donne e di ragazze.
Secondo altre denunce anonime di donne pervenute agli organi di polizia, anche giudici chiamati a concedere divorzi avrebbero imposto rapporti sessuali in cambio dell’autorizzazione. Alcune donne arrestate per prostituzione hanno dichiarato che avevano dovuto sottomettersi a rapporti sessuali con poliziotti prima di essere condotte in prigione. Sono stati segnalati casi in cui la polizia aveva consegnato giovani donne per il divertimento sessuale di mollah ricchi e potenti.

Il governo ha creato in numerose citta’ rifugi destinati a venire in aiuto alle ragazze in fuga, ma i funzionari che li gestiscono sono spesso corrotti, e si servono delle ragazze ospitate per alimentare reti di prostituzione.
A Karaj, per esempio, l’ex dirigente del Tribunale Rivoluzionario e sette alti funzionari sono stati arrestati in relazione ad una rete di prostituzione che operava con adolescenti da 12 a 17 anni provenienti da un rifugio per ragazze scappate di casa, chiamato Centro di Orientamento Islamico.
I casi di corruzione come questo sono una legione. Un giudice di Karaj e’ stato scoperto e incriminato quale membro di una rete che comprava giovani donne per venderle all’estero. Mentre smantellava una rete di prostituzione a Qom, citta’ santa iraniana e centro di formazione religiosa, la polizia ha scoperto che alcuni tra gli arrestati lavoravano per organizzazioni governative, tra cui il ministero della Giustizia.

I religiosi al potere non hanno tutti la stessa posizione ufficiale sul commercio sessuale: alcuni si sforzano di negarlo e dissimularlo, altri lo riconoscono e lo facilitano. Nel 2002, un giornalista della BBC e’ stato espulso dal Paese per aver scattato alcune istantanee di donne prostitute. I funzionari hanno spiegato così la loro decisione: “La espelliamo perche’ lei ha fotografato alcune prostitute. Non e’ uno specchio autentico della vita nella nostra repubblica islamica. In Iran, non ci sono prostitute.”.

Alcuni funzionari della Direzione dei Programmi sociali del Ministero dell'Interno hanno suggerito di legalizzare la prostituzione per inquadrarla e contenere la diffusione dell’Aids, proponendo anche la creazione di bordelli chiamati “case della moralita’, ed il ricorso alla pratica del matrimonio temporaneo (che permette ad una coppia di sposarsi per un breve periodo, a volta anche per un’ora), alfine di dare una legalità religiosa alla prostituzione. L’ideologia ed i metodi degli integristi sono molto flessibili quando si tratta di dominare e sfruttare le donne.
A priori, si potrebbe credere che un’industria del sesso fiorente in una teocrazia con religiosi nelle vesti di sfruttatori sia una contraddizione, in un Paese governato dalla norma religiosa. Niente di piu’ falso.

In primo luogo, sfruttamento e repressione delle donne sono strettamente legate, l’uno e l’altra esistono là dove le donne, individualmente e collettivamente, sono private di diritti e di liberta’.
In secondo luogo, gli integristi iraniani non sono che musulmani conservatori, sostenitori di una corrente politica che considera le donne esseri intrinsecamente inferiori sul piano intellettuale e morale. Gli integristi detestano il corpo e lo spirito femminile. La vendita di ragazze e di donne a fini di prostituzione non e’ che una misura in piu’ nel loro modo di vedere il femminile, non è che il completamento dell’imposizione di nascondere capelli e corpo sotto il chador.
In una dittatura religiosa come quella iraniana, non si puo’ invocare la legge per difendere i diritti delle ragazze e delle donne. Non ci sono norme a garanzia della liberta’ e dei diritti umani. Solo la democrazia, dunque la cessazione della dittatura religiosa, puo’ garantire i diritti inalienabili della persona. E porre le condizioni per liberare le donne e le ragazze iraniane da ogni forma di schiavitu’.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO