martedì 17 marzo 2009

APPELLO URGENTE A FAVORE DEI MEMBRI DELLA RESISTENZA IRANIANA PRESENTI NELLA BASE DI ASHRAF IN IRAQ


L'ingresso del campo di Ashraf in provincia di Dyali in Iraq, situato a 50 kilometri da Baghdad

Alcune ragazze, membri della resistenza iraniana, residenti nel campo di Ashraf

Ayattolah Khamenei e il sogno atomico di impossessarsi dell'intero medioriente a partire dall'Iraq

Ultimamente le forze militari irachene addette alla sicurezza del campo di Ashraf in Iraq hanno fatto un incursione nella base cercando di impossessarsi di un palazzo in cui vivono centinaia donne combatenti dela resistenza. Secondo le informazioni diffuse dalle fonti vicine ai Mojahedin, le forze irachene hanno ribadito di aver agito dietro l'ordine diretta del consigliere per la sicurezza nazionale Movaffagh al Rabii che è l'uomo numero 1 del regime terroristico dei mullah nell'attuale governo iracheno. Il mandato del consigliere per la sicurezza nazionale scade nel mese di maggio, per cui il regime dei mullah ha un tempo stretto per portare a termine la sua carneficina contro i membri della resistenza iraniana dislocati nel campo di Ashraf. Per fortuna le forze americane presenti nella base sono intervenuti e per il momento hanno evitato la realizzazione del vecchio sogno del regime dei mullah cioè lo sterminio del componenti della resistenza iraniana. Questo avvenimento ha anche dimostrato e portato in evidenza la tesi della resistenza iraniana secondo cui il regime dei mllah è profondamente infiltrato nelle isituzioni irachene. Il che le rende incompetenti nel garantire la sicurezza della base dei Mojahedin del popolo iraniano che ormai è diventato una preziosa fortezza contro l'espansione e la divulgazione del fondamentalismo islamico di matrice khomeinista. Per il regime dei mullah il campo di Ashraf viene considerato come uno stacolo di fronte alla conquista totale del territorio iracheno. Infatti la storia recente ha dimostrato, e che le forze militari americani ne sono testimoni, che la presenza dei Mojahedin ha dato un grande coraggio alle forze nazionaliste e popolari irachene per resistere alle interferenze iraniane negli affari interni del paese. Non bisogna dimenticare che L'Iran ha usato tuti i mezzi a sua disposizione( politici, diplomatici, militari e terroristici) per costringere le forze stranieri e gli americani di abbandonare il paese. In questo occhio è riuscito a costringere qualche paese a ritirarsi e tornarsene a casa. Le interferenze terroristiche iraniane finora hanno prodotto migliaia di morti e feriti tra la popolazione e le forze armate stranieri compreso quelle italiane( i carabinieri caduti a Nassiriah sono una palpabile prova dell'aggessione dei mullah contro la comunità internazionale).
Concludo e ribadisco che la nuova mossa del consigliere per la sicurezza irachena è stata adottata dietro l'ordine diretto del capo supremo del regime dei mullah e finalizzato ad aprire ulteriormente la strada alle interferenze iraniane in Iraq e, va direttamente contro la sicurezza stessa degli iracheni, per cui va affrontata con la fermezza e determinazione. Di conseguenza secondo noi esige anche una forte reazione della comunità internazionale in particolare da parte dei paesi europei che sono anche sensibili ai diritti umani.
Associazone rifugiati politici iraniani residenti in Italia condanna fermamente tale iniziativa irano-irachena e la considera un preavviso per un futuro catastrofe umanitario contro i 3500 residenti del campo di Ashraf e lancia un urgente appello per sollecitare le attenzioni del mondo politico italiano.Pertanto come l'unica alternativa l'Associazione chiede al presidente Obama e al governo americano di riportare sotto il loro totale controllo la sorveglianza e la sicurezza del campo di Ashraf applicando le norme internazionali in materia del rifugiato politico e la quarta convenzione di Ginevra. Va ricordato che tutti i 3500 membri della resistenza iraniana sono stati riconosciuti dalle istituzioni internazionali come "persone rifugiate politiche" e non "oggetto ai trasferimenti forzati verso altre destinazioni".
karimi davood, presidente dell'Associzione rifugiati politici iraniani residenti in Italia
Vi riporto il comnicato stampa del Consiglo Nazionale della resistenza iraniana:

Rajavi scrive al presidente USA in merito alla protezione degli abitanti di Ashraf in Iraq
Monday, 16 March 2009
Dopo ulteriori restrizioni imposte agli abitanti di Ashraf la Rajavi scrive al presidente degli Stati Uniti per sottolineare le responsabilità delle forze armate statunitensi nella protezione degli abitanti di Ashraf

Dopo ulteriori, disumane restrizioni imposte ai residenti di campo Ashraf (nella provincia irachena di Diyala) che fanno parte dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI), Maryam Rajavi, presidente eletto della resistenza iraniana, ha indirizzato una lettera al presidente degli Stati Uniti definendo questa mossa una congiura organizzata dalla dittatura religiosa. I commenti del capo supremo del regime iraniano Ali Khamenei in occasione dell'incontro del 28 febbraio con il presidente iracheno avrebbero dato il via alle restrizioni.

Khamenei ricordava al presidente iracheno «...che doveva essere ancora applicato l'accordo bilaterale di espulsione dei membri di OMPI dall'Iraq.... » ed esigeva la sua applicazione.

Successivamente, la prima settimana di marzo, l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, ora capo del Consiglio degli Esperti, in visita in Iraq, chiedeva che i membri di OMPI fossero espulsi dall'Iraq e che campo Ashraf fosse abbandonato.
La Rajavi sottolineava che le misure adottate dall'esercito iracheno equivalgono ad una catastrofe umanitaria. Affermava che la responsabilità della protezione di Ashraf rimane delle forze statunitensi.
La Rajavi ribadiva che la protezione degli abitanti di Ashraf deriva dagli obblighi internazionali degli Stati Uniti e si fonda sugli accordi tra gli abitanti di Ashraf e gli Stati Uniti. Considerato che il trattamento degli abitanti di Ashraf da parte delle forze irachene era peggiorato, chiedeva che la responsabilità della protezione degli abitanti di Ashraf tornasse alle condizioni precedenti a gennaio 2009, e cioé che fossero incaricate della protezione di Ashraf le forze statunitensi.

Con una mossa senza precedenti, il 13 marzo le forze irachene circondavano un edificio di Ashraf e tentavano di evacuare centinaia di residenti, in maggioranza donne, utilizzando la forza e la prepotenza. Secondo quanto riferito da soldati, Mouwaffaq Al-Rubaie, consigliere per la sicurezza nazionale irachena, avrebbe ordinato alle forze irachene di occupare l'edificio, adibito quasi tutto a dormitorio femminile. Il complesso, interamente costruito a spese degli abitanti di Ashraf, continua ad essere circondato.

Inoltre le forze irachene dal 12 marzo impediscono l'accesso ad Ashraf ai rifornimenti di qualsiasi tipo di merce, carburante compreso, ed hanno rispedito indietro i camion che trasportavano gli approvvigionamenti. Al-Rubaie ha ordinato che ad Ashraf non deve entrare nulla, eccetto generi alimentari. E' stato impedito di entrare ad Ashraf a 150 operai iracheni, sei dei quali addetti agli approvvigionamenti, ed a sette camion che trasportavano merce. Gli operai lavoravano ad Ashraf da anni.

Rimane in vigore il divieto delle famiglie di visitare i parenti che risiedono ad Ashraf; questi ultimi sono sottoposti a severe restrizioni anche qualora desiderino incontrare i propri cari al di fuori del campo. Le forze irachene consentono ai residenti di incontrare i parenti più stretti solamente per brevi periodi din tempo. I documenti di identità dei famigliari, i telefoni ed altri effetti personali sono ritirati fino al momento della partenza.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
15 marzo 2009






Rajavi scrive al presidente USA in merito alla protezione degli abitanti di Ashraf in Iraq
Monday, 16 March 2009
Dopo ulteriori restrizioni imposte agli abitanti di Ashraf la Rajavi scrive al presidente degli Stati Uniti per sottolineare le responsabilità delle forze armate statunitensi nella protezione degli abitanti di Ashraf

Dopo ulteriori, disumane restrizioni imposte ai residenti di campo Ashraf (nella provincia irachena di Diyala) che fanno parte dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI), Maryam Rajavi, presidente eletto della resistenza iraniana, ha indirizzato una lettera al presidente degli Stati Uniti definendo questa mossa una congiura organizzata dalla dittatura religiosa. I commenti del capo supremo del regime iraniano Ali Khamenei in occasione dell'incontro del 28 febbraio con il presidente iracheno avrebbero dato il via alle restrizioni.

Khamenei ricordava al presidente iracheno «...che doveva essere ancora applicato l'accordo bilaterale di espulsione dei membri di OMPI dall'Iraq.... » ed esigeva la sua applicazione.

Successivamente, la prima settimana di marzo, l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, ora capo del Consiglio degli Esperti, in visita in Iraq, chiedeva che i membri di OMPI fossero espulsi dall'Iraq e che campo Ashraf fosse abbandonato.
La Rajavi sottolineava che le misure adottate dall'esercito iracheno equivalgono ad una catastrofe umanitaria. Affermava che la responsabilità della protezione di Ashraf rimane delle forze statunitensi.
La Rajavi ribadiva che la protezione degli abitanti di Ashraf deriva dagli obblighi internazionali degli Stati Uniti e si fonda sugli accordi tra gli abitanti di Ashraf e gli Stati Uniti. Considerato che il trattamento degli abitanti di Ashraf da parte delle forze irachene era peggiorato, chiedeva che la responsabilità della protezione degli abitanti di Ashraf tornasse alle condizioni precedenti a gennaio 2009, e cioé che fossero incaricate della protezione di Ashraf le forze statunitensi.

Con una mossa senza precedenti, il 13 marzo le forze irachene circondavano un edificio di Ashraf e tentavano di evacuare centinaia di residenti, in maggioranza donne, utilizzando la forza e la prepotenza. Secondo quanto riferito da soldati, Mouwaffaq Al-Rubaie, consigliere per la sicurezza nazionale irachena, avrebbe ordinato alle forze irachene di occupare l'edificio, adibito quasi tutto a dormitorio femminile. Il complesso, interamente costruito a spese degli abitanti di Ashraf, continua ad essere circondato.

Inoltre le forze irachene dal 12 marzo impediscono l'accesso ad Ashraf ai rifornimenti di qualsiasi tipo di merce, carburante compreso, ed hanno rispedito indietro i camion che trasportavano gli approvvigionamenti. Al-Rubaie ha ordinato che ad Ashraf non deve entrare nulla, eccetto generi alimentari. E' stato impedito di entrare ad Ashraf a 150 operai iracheni, sei dei quali addetti agli approvvigionamenti, ed a sette camion che trasportavano merce. Gli operai lavoravano ad Ashraf da anni.

Rimane in vigore il divieto delle famiglie di visitare i parenti che risiedono ad Ashraf; questi ultimi sono sottoposti a severe restrizioni anche qualora desiderino incontrare i propri cari al di fuori del campo. Le forze irachene consentono ai residenti di incontrare i parenti più stretti solamente per brevi periodi din tempo. I documenti di identità dei famigliari, i telefoni ed altri effetti personali sono ritirati fino al momento della partenza.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
15 marzo 2009

 
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