ENNESIMO FALLIMENTO DELLE TRATTATIVE SUL NUCLEARE DEL REGIME DEI MULLAH
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TEHERAN....
NULLA DI FATTO NEI COLLOQUI A ISTANBUL - Nessun risultato, nemmeno un accordo su un prossimo appuntamento, ma la porta della diplomazia resterà aperta, se Teheran ci ripensa: come le premesse della vigilia facevano presagire, sono terminati così oggi i due giorni di colloqui di Istanbul fra l'Iran e le sei potenze occidentali sul controverso programma nucleare iraniano. "Delusione" è la parola usata al termine degli incontri da Catherine Ashton, responsabile della politica estera Ue che ha mediato le discussioni, per indicare il sentimento della delegazione del gruppo di 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia e Germania). E sembra non aver sortito alcun effetto sui colloqui turchi neanche l'annuncio, fatto in contemporanea dall'ambasciatore iraniano presso l'Aiea, Ali Asghar Soltanieh, secondo cui Teheran è pronto a passare uranio a basso arricchimento alla Russia in cambio di uranio altamente arricchito da stoccare provvisoriamente in Turchia. La delegazione iraniana, ha detto nella conferenza stampa conclusiva l'Ashton, ha mostrato chiusura, ha posto "precondizioni inaccettabili".
"Noi siamo venuti con delle proposte specifiche e pratiche che miravano a stabilire fiducia", ha detto la britannica, e avevamo avanzato delle idee, fra cui una nuova versione dell'accordo per lo scambio con l'estero di uranio arricchito. Nulla di fatto e quindi nessun ulteriore incontro all'orizzonte, ha detto la Ashton, per la quale, tuttavia, per Teheran "la porta resta aperta" e "il processo può andare avanti se l'Iran risponde positivamente", mentre intanto le sei potenze "restano compatte". Nel primo round dei colloqui, lo scorso dicembre a Ginevra, almeno le parti si era dette d'accordo a rivedersi. Stavolta no. Secondo la controparte iraniana, invece, il tutto è rimandato a successivi incontri, per i quali, precisa però il numero due della delegazione iraniana, Massud Abolfazl Zohrevand, non sono stati fissati ancora né un luogo né una data. Ma il sostanziale fallimento, afferma Said Jalili, capo della delegazione, è da imputarsi al fatto che qualsiasi accordo non può non "riconoscere i diritti" della Repubblica islamica ad avere il proprio ciclo di produzione di combustibile nucleare.
I diritti dell'Iran di arricchire l'uranio, ha detto Jalili nella conferenza stampa conclusiva a Istanbul, deve essere rispettato dai Paesi occidentali. Una conclusione del resto perfettamente in linea con le dichiarazioni che da Teheran si sono susseguite nelle settimane che hanno preceduto il tanto atteso appuntamento di Istanbul, dal presidente Mahmud Ahmadinejad al ministro degli esteri ad interim, Ali Akhbar Salehi: l'Iran non intende andare a Istanbul per discutere quelli che ritiene suoi diritti inalienabili e non negoziabili, cioé il diritto di avere energia nucleare e di arricchire da solo l'uranio. Semmai, ha fatto presente oggi Zohrevand, per Teheran la discussione avrebbe dovuto vertere sul disarmo globale e il presunto arsenale nucleare di Israele.