Iran, nessun segnale incoraggia al dialogo
L'Opinione.it
martedì 19 febbraio 2008
Lapidazioni e terrorismo
di Dimitri Buffa
Essere una ragazzina di 14 anni a Teheran e venire lapidata dal proprio stesso padre al primo flirt trasgressivo. La notizia è di quelle che lasciano inorriditi e si fa fatica a continuare a leggere. Eppure ieri era su uno dei siti-blog della resistenza iraniana in Italia ed è stata subito diffusa via email a centinaia di persone. Anche se oggi saremo in pochi a darla sui giornali.
La storia è questa: nella città di Zahedan una madre l’altro ieri è entrata spaventata e piangente in una stazione di polizia locale. E ha chiesto aiuto per ritrovare sua figlia sparita insieme al padre. La mamma diceva di avere un cattivo presentimento: e cioè che fosse successo qualcosa di grave alla figlia. Raccontava che il padre la ossessionava e che la controllava continuamente. In seguito alla denuncia, la polizia si è messa alla ricerca della ragazza quattordicenne e del padre. Dopo un giorno di indagini, cioè ieri, riescono a trovare l’uomo che subito confessa di aver lapidato la figlia perché sospettata di avere una relazione con un uomo. Pare che fosse il primo flirt della figlia, vagamente trasgressivo, perché la ragazza si era messa con uno molto più grande di lei, un uomo di circa trenta anni. Non sono stati forniti altri particolari che possano portare all’identificazione della povera vittima, anche perché si tratta di una minorenne.
Per la cronaca, comunque, la legge iraniana consente al padre di punire nel peggiore dei modi la figlia: anche uccidendola se c’è di mezzo l’onore della famiglia. Alcuni anni fa a Teheran un padre ha sgozzato una figlia di 9 anni sospettata di essere stata oggetto di violenza da parte dello zio. Questa è l’originale maniera di combattere la pedofilia in loco: si ammazzano le vittime. La ragazzina, a detta del padre, “non ha neppure gridato per la paura di svegliare il fratellino piccolo”. Mentre la sgozzavano. Per chi poi, nonostante il flusso quasi quotidiano di notizie del genere dall’Iran, ancora credesse che con il dialogo si aggiusta tutto, anche con gli ayatollah, è bene che si sappia cosa ha scritto solo tre giorni fa Alireza Jafarzadeh (cioè l’autore del libro “La minaccia di Teheran: il Presidente Ahmadinejad e la crisi nucleare”, edizioni Palgrave, Febbraio 2008) in una propria corrispondenza per Fox News. Secondo lo scrittore, che vive in esilio negli Usa, nelle scorse settimane ci sarebbe stato un grosso incremento dell’attività di appoggio al terrorismo in Iraq da parte dello stato iraniano. Teheran sta cercando di opporsi al nuovo corso inaugurato dal generale David Petraeus con un ampio progetto che mira ad estendere la rete terroristica in Iraq. A questo scopo, le Forze Qod hanno creato un nuovo quartier generale di comando nella città occidentale dell’Iran chiamata Kermanshah, da dove dirige tre aree operative: nord, centro e sud.
Ad ogni settore sono stati assegnati dei confini da attraversare e consegnate armi di contrabbando. Il comandante è un veterano di altro rango delle Forze Qod, Haj Amiri. Molti dei principali comandanti di questo nuovo organismo sono nazionalisti iracheni che hanno lavorato con i Corpi Badr prima di servire le Qods, come Ali-Hosseini e Ali Haydari. L’Area Nord, responsabile di Baghdad, delle province di Diyala e del Curdistan, è forse l’organizzazione più vitale della nuova rete terroristica irachena. Amiri, il comandante generale, ne è il responsabile. L’Area Nord è collegata a Baghdad con Abu-Jafar Al-Boka, precedentemente nei corpi Badr e nell’unità navale. Al Boka ha personalmente addestrato molti gruppi terroristici a Baghdad. L’Area Centro è invece capeggiata da un ufficiale delle Forze Qods di nome Andami. Le città confinanti di Mehran e Ali –Gharbi sono i principali punti dove far passare le armi di contrabbando dirette ai terroristi iracheni di religione sciita. Il comandante delle Forze Qods, Jafar Ansari, guida infine, personalmente, l’Area Sud. Introduce armi in Iraq attraverso i passaggi di Hoor- Abdullah e Faw.
Un iracheno di nome Khalib Arab fa invece parte delle Forze Qods come comandante di un gruppo affiliato all’Asse Sud. Per l’addestramento, a chi volesse diventare un terrorista, il nuovo comando dell’organismo emanazione delle Forze Qods, proprio a Kermanshah utilizza alcune basi ben equipaggiate e organizzate. Due di esse si trovano nella valle Kenesht di Kermanshah, e sono quella di Jalil-Abad Hozbollah a Veramin vicino a Teharan, e quella di “allenamento” di Isfahan in Iran. Tra lapidazioni di bambine, terrorismo e corsa al riarmo nucleare, come si vede, dall’Iran di Ahmadinejad nessun segnale incoraggia al dialogo.