venerdì 22 febbraio 2008

Teheran sta ancora lavorando alla bomba


Nella foto: Sig. Mohaddessin spiega ai giornalisti le informazioni circa il nuovo sito MOJDEH, dove i scienziati iraniani lavorano sul completamento delle testate nucleari

Edizione 37 del 22-02-2008

La resistenza iraniana
di Dimitri Buffa
In passato avevano già aiutato l’Aiea a individuare i siti di arricchimento dell’uranio all’interno dell’Iran. L’altro ieri hanno fatto di più: gli uomini della resistenza iraniana in esilio in Europa hanno addirittura indetto una conferenza stampa a Bruxelles per svelare informazioni su un nuovo comando del regime iraniano e su un centro di controllo per la produzione della bomba atomica dove lavorano consiglieri nordcoreani specializzati nella costruzioni di testate nucleari. Protagonista della conferenza stampa è stato Mohammad Mohaddessin, presidente della commissione affari esteri del Cnri (Consiglio nazionale della resistenza iraniana) il quale ha rivelato anche l’ubicazione di questi due siti distribuendo ai giornali anche una serie di fotografie satellitari. In passato altre notizie del genere diffuse da questa organizzazione sono state accolte con scetticismo sia dalle Nazioni Unite, sia dall’Aiea che ha persino accusato questi iraniani in esilio di essere “spie sioniste” e di diffondere notizie che arriverebbero da Israele. Definito “stato nemico dell’Iran”. Nella conferenza stampa Mohaddessin ha dedicato un breve epilogo a queste forme di scetticismo “calunniatore”, lamentando altresì il perdurare dell’inserimento dell’organizzazione dei Mujaheddin del Popolo Iraniano (Pmoi) nella lista nera delle sigle terroriste tanto in Europa quanto in America.

“Tenere ancora lì in quel limbo la nostra organizzazione – ha detto Mohaddessin – equivale a dare il via libera all’Iran per costruirsi la bomba atomica”. Le informazioni diffuse mercoledì sono state molto dettagliate. Innanzitutto esiste un nuovo responsabile del programma nucleare militare iraniano e si chiama Mahdi Naghian Fesharaki. E’ un esperto di elettronica e di computer ed è lui a coordinare il lavoro che si svolge nei due siti di cui è stata denunciata l’esistenza: quello sulla strada di Mojdeh, vicino a Teheran e a Lavizan, dove si sta materialmente costruendo l’atomica, e quello di Khojir, che è un’area completamente militarizzata a sud est di Teheran su una superficie di 120 chilometri quadrati. In quest’ultimo sito che si occupa della produzione delle ogive che poi dovranno contenere le bombe atomiche starebbero lavorando anche dei tecnici nordcoreani. Il lavoro di intelligence e di soffiate raccolte ai massimi livelli militari iraniani che ha portato a queste scoperte (e alla conferenza stampa convocata apposta per denunciare il tutto) è nato, per ammissione dello stesso Mohaddessin in seguito al famigerato rapporto Cia che un paio di mesi fa escludeva che l’Iran avesse più continuato a lavorare alla bomba atomica dopo il 2003.

“Voi vi illudete – ha detto il membro della resistenza in esilio – che il regime degli ayatollah rinuncerà mai alle proprie ambizioni nucleari, proprio ora che sono a un passo dal realizzarsi e invece che stilare compiacenti rapporti di intelligence per non turbare i sonni degli americani in campagna elettorale, la Cia farebbe meglio ad aiutarci a rovesciare il nostro sanguinario regime”. Per la cronaca lo scienziato responsabile del centro di Mojdeh si chiama Mostafà Mohammed Najar, che è anche un alto ufficiale del Corpo Islamico delle Guardie Rivoluzionarie (Irggc è l’acronimo in inglese) e che in passato è stato coinvolto nella programmazione degli attentati suicidi degli Hezbollah nel 1983 a Beirut, segnatamente quelli dove morirono 243 marine americani e altri 85 paracadutisti francesi. Altre figure chiave dei progetti nucleari di guerra degli ayatollah sono i responsabili dell’Università di Malek Ashtar, che confina con il sito citato, mentre il progetto top secret si chiama “Settore per l’espansione del dispiegamento delle tecnologie avanzate” ed è completamente alle dipendenze del ministero della difesa di Teheran che l’ha istituito nell’aprile 2007 sulle ceneri del precedente “Centro per le nuove tecnologie di difesa”.

Le principali attività di questi laboratori sarebbero queste: lavorare su un generatore di neutroni che poi dovrebbe servire da grilletto per far detonare la futura bomba atomica; programmare la ricerca per il materiale fissile che servirà proprio alla bomba in sé; coordinare le attività dell’arricchimento dell’uranio con tecnologie al laser e infine sviluppare la nano-tecnologia per implementare le varie attività. Infine la resistenza iraniana ha fornito elementi all’Aiea per andare a ispezionare anche il sito più segreto dell’Iran, codice militare 8500, quello dove lavorano i nordcoreani e che sta sviluppando le testate che dovranno contenere le bombe atomiche che poi saranno montate sui missili Shebab 3 che possono raggiungere i 2000 chilometri dal punto di lancio. Il sito è a Khojir, come si era detto, ed è formato da un dedalo di tunnel scavati sotto una montagna di 1720 metri. Nessuno può accedervi se non accompagnato dalle Guardie della Rivoluzione e i visitatori, che poi sono addetti ai lavori, vengono perquisiti all’entrata e all’uscita. Se veramente l’Aiea vuole fare delle serie ispezioni in Iran, come si vede, il materiale non manca e gli indizi nemmeno. Inoltre la parte più pericolosa, il “lavoro sporco”, l’hanno già fatto loro, quei Mujaheddin del Popolo in esilio in Europa che giustamente non ci stanno più a essere classificati come terroristi alla pari delle stesse Guardie della Rivoluzione iraniana o di Al Qaeda.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO