Iran, manifestanti condannati a morte, traduttrice El Mundo arrestata
Nella foto ministro degli esteri italiano On. Franco Frattini insieme al ministro per le politiche europee Andrea Ronchi e Karimi Davood
Nella foto Behnoud Shojai impiccato domenica scorsa e seppelito oggi nel cimitero di Beheshte Zahra di Tehran
I sei soldati italiani uccisi dalle bombe iraniane in Afghanistan
ECCOCI IL RISULTATO DELLA POLITICA DI ACCONDISCENDENZA EUROPEA CON IL REGIME DEI MULLAH: DAL TERRORISTA KAMIKAZE LIBICO DI MILANO ALLE CONDANNE A MORTE CONTRO I DISSIDENTI IRANIANI.
Nei miei articoli cerco sempre di usare una certa moderazione, anche perchè è giusto non creare una situazione di terrore e di paura. Ma credetemi mi è molto difficile filtrare le mie parole. La gravità della situaziione è tale che setacciando mille volte i miei articoli alla fine esce fuori una forte preoccupazione che non è possibile ne trascurare e ne censurare. La tragica azione di ieri mi conferma in pieno le mie fondate tesi secondo cui è il regime di Teheran dietro tutti gli attentati verificatisi negli ultimi anni: da quelli successi a Madrid fino a quelli di Londra e Afghanistan e Iraq. La strategia del regime dei mullah è basato sulla politica di ricatto che è fondato allo stesso tempo sull'uso massiccio e indiscriminato della violenza terroristica. Per Teheran l'uso del terrorismo kamikaze è l'unica via di scampo per quanto riguarda la sua politica atomica e repressiva. In questa maniera i mullah iraniani ricattano l'Europa gia debole e incapace di reagire e di diffendere i suoi interessi e cittadini. E' da anni che sostengo che è sbagliatissimo investire nella politica di accondiscendenza per garantire gli interessi economici e di sicurezza. Anche perchè investire nel regime dei mullah è come " pestare l'acqua nel mortaio"! Non si cambia nulla, l'acqua rimane sempre l'acqua, e si diminuisce ad ogni colpo schizzando fuori e non si ottiene nulla di modificato.Invece se l'Europa investe nel popolo iraniano sicuramente avrà un presente sempre garantito e un futuro sempre più sicuro. Non è difficile per i nostri politici capire che il regime dei mullah è il "problema fondamentale" e non è la soluzione ai problemi esistenti. Se noi andiamo a indagare negli attentati degli ultimi trentanni vediamo chiaramente sempre più evidenti impronte iraniane e il DNA del fondamentalismo islamico di matrice khomeinista. La tragedia dell'11 settembre è un caso emblematico. La storia ci preme a prendere degli insegnamenti dai tragici fatti che hanno segnato l'umanità ma i meschini interessi economici ci costringono a subire la violenza e l'insicurezza. Se l'Europa e l'America del presidente "yes we can" avessero preso un atteggiamento più serio e più fermo nei confronti del massacro messo in atto dal regime golpista di Ahmadinejad contro i milioni di manifestanti che sono scesi in piazza all'indomani delle farse elezioni del 12 giugno oggi non avremo assistito ad una serie di condanne a morte e azioni terroristiche. Ormai la sorte del popolo iraniano è legato alla sorte della comunità internazionale. Il fondamentalismo islamico colpisce indistintamente a Teheran, a Milano, a Londra, a Madrid, a Kabul( sei soldati italiani uccisi in un azione kamikaze), a Baghdad e a New York.
Secondo me non è ancora tardi. Basta che la politica di accondiscednenza vada seppelita prima possibile e vederemo come reagisce immediatamente il popolo iraniano alla violenza del regime dei mullah. La responsabilità della morte del giovane Behnoud Shojaii e della morte dei soldati italiani e americani va cercato anche nei palazzi di potere europee e americane.
karimi davood, analista politica iraniano
13/10/2009 - 15:28
Continuano gli arresti e gli annunci di condanne a morte in seguito alle manifestazioni post-elettorali in Iran. La dichiarazione di un’ulteriore prossima esecuzione, di un uomo accusato di avere legami con una organizzazione monarchica, si aggiunge alle tre che nei giorni scorsi erano state stabilite dal Tribunale Rivoluzionario di Teheran. La notizia è stata riportata da un sito web del fronte moderato iraniano, e si riferisce ai disordini scatenatisi in seguito alle contestate elezioni presidenziali del paese, che hanno visto confermare, tra polemiche e accuse di brogli, il presidente uscente Ahmadinejad. Le precedenti condanne erano state rese note dal portavoce del ministero della Giustizia, Bashid Rad, il quale aveva riferito che «tre persone accusate per il ruolo da esse avuto negli incidenti post elettorali» erano state «condannate a morte», aggiungendo che i legali degli imputati presenteranno appello. E un’altra notizia, proveniente sempre dall’Iran e riguardante ancora una volta le manifestazioni del dopo-elezione, vede invece protagonista una giovane traduttrice iraniana, Fariba Pajooh, del quotidiano spagnolo El Mundo. La ragazza, che attualmente si trova in cella con altri giornalisti e alla quale è stato impedito di incontrare il suo avvocato, è in carcere da 53 giorni con l’accusa di «propaganda contro la repubblica islamica d’Iran»- in base a quanto riporta l’avvocato Mina Jafari – poiché aveva lavorato come traduttrice del giornale nel periodo delle elezioni. Secondo parte dell’opposizione, il fatto è da considerarsi un «esempio della pressione subita dalle decine di giornalisti, militanti politici e oppositori, dopo la rielezione di Ahmadinejad». Dallo scorso giungo, sono infatti all’incirca 4000 le persone finite in carcere per aver partecipato alle manifestazioni di piazza, di cui circa 140 con l’accusa di aver tentato di rovesciare il sistema teocratico; la situazione resta dunque critica, in quanto l’Iran prevede appunto la pena capitale nell’ordinamento giudiziario, e in questi ultimi anni numerose sono state le esecuzioni per reati politici. Stando a quanto riporta Amnesty International, nelle prossime settimane si potrebbe assistere a un’ondata di condanne a morte che seminerà il terrore in Iran.