LA POLITICA DEL YES WE CAN E' ANTIDOTO DEL FONDAMENTALISMO ISLAMICO?
Quando il presidente di colore americano è salito al potere ha anche portato con se una oceanica speranza di coloro che credevano nella sua onesta politica e umana investendo tutta la loro speranza. Esattamente come quelli investitori italiani che avevano affidato tutto il loro risparmio in una famosa società di latte italiano.
Anche il mondo intero ha fatto altrettanto e ha investito tutto ciò di cui era in possesso sperando che la politica del presidente nero americano cioè " Yes We Can" possa produrre più pace e più sicurezza. Analizzando l'anno passato vediamo che che questa politica ha servito sul piatto d'oro solamente il regime dei mullah in molti campi. La politica del "Yes..." ha dimostrato una fortissima debolezza nei confronti dell'Iran che è senza precedenti nella storia dell'America. Il presidente Obama nella scelta tra il "nemico e il nemico del nemico" ha preferito fare la scorciatoia e ha scelto direttamente il nemico! sperando cosi di poter risolvere direttamente i problemi trascurando fortemente la natura e l'identità del "nemico" che è esattamente il fondamentalismo islamico di matrice khomeinista cioè quella ideologia del male che ha condotto il mondo in una innumrevoli tragedie e stragi. Il problema fondamentale secondo me nasce anche dalla natura e dalla identità del "Yes We Can". Una politica che al posto di diagnosticare il male va alla sua convivenza chiudendo entrambi gli occhi sulla sua crescita ed espansione. Il presidente Obama dovrebbe sapere che il fondamentalismo islamico è un nuovo fenomeno che va studiato nei minimi particolari e dettagli e va affrontato di conseguenza senza trascurare alcun ipotesi.
Prima di tutto bisogna capire quali sono i suoi obiettivi e traguardi e quali sono i suoi mezzi e vettori su cui si espande nel mondo. Una volta indovinati gli obiettivi e i mezzi a sua disposizione si può tranquillamente proporre una soluzione idonea al problema. Ma il presidente Obama fin dall'inizio ha dimostrato una forte debolezza nei confronti dell'Iran e del suo pericolo ed ha cominciato subito a cadere in un grande tranello tesogli dagli stessi mullah iraniani. Ha inziato a scrivere al capo supremo Ali khamenei sperando di poter fargli colpo e farlo portare sul binario giusto senza sapere che i mullah per la loro stessa natura "ricevono volentieri le donazioni ma non danno nulla in cambio"! Non bisogna dimenticare che questa politica un successo l'ha avuto: aver conquistato l'amore del fondamentalismo iraniano al prezzo della vita di migliaia di soldati americani, italiani, inglesi e cittadini innocenti in Iraq e in Afghanistan!
Un'altro esempio del successo di questa politica è stato il recente attacco delle forze armate irachene comandati dall'Iran contro il campo di Ashraf in Iraq, dove vivono 3500 oppositori e combattenti iraniani. Questo disumano atto di violenza è stato il frutto inequivocabile di questa politica. "Yes we can" ha chiuso gli occhi su questa barbara mattanza degli oppositori del regime dei mullah calpestando interamente gli stessi impegni presi con ogniuno di questi uomini e donne che in cambio della loro protezione e sicurezza avevano ceduto tutte le loro armi agli americani firmando con loro un patto di sicurezza!!!! Tutto ciò stranamente è avvenuto all'indomani della grande rivolta popolare che grazie al sacrificio di centinaia di persone come Neda hanno dimostrato la illegittimità del regime iraniano. Secondo me l'operazione della repressione del campo di Ashraf è stato un premio al secondo mandato del passdar terrorista Ahmadinejad. Un governo che è nato contro la stessa costituzione del regime di Teheran.
I residenti del campo di Ashraf hanno rispettao in pieno questi accordi ma l'America di Obama ha tradito tutte le convenzioni internazionali in materia dei diritti umani e della protezione delle persone tutelate dalle convenzioni di Ginevra, abbandonando i membri della resistenza iraniana nelle mani furiose e criminali dei mullah. Il presidente Obama chiudendo gli occhi su questo genocidio ha pensato di poter addolcire l'anima del mostro iraniano attenuando la sua terroristica pressione sui suoi soldati dislocati in Afghanistan e in Iraq. Ma inutile. Il fondamentalismo islamico è incontentabile. Nel senso che è soddisfatto per pochi secondi e poi parte all'attacco: gli attentati in Afghanistan e in Iraq nella zona verde sono il frutto della politica del "Yes we can". Esattamente come Hitler che di fronte alla politica di accondiscendenza di allora avvanzava costantemente altre richieste. Il risultato di quella politica è ben presente a tutti.
Ma attenzione, se qualcuno ha pensato che Teheran si accontenterà della totale distruzione del campo di Ashraf fa un grave errore strategico. Dopo Ashraf, il regime di Ahmadinejad organizzerà un interminabile inferno contro gli stessi americani costringendoli a scappare dalla regione con la coda tra i piedi. Anche perchè non ci sarà più la grande diga che aveva fermato per parecchi anni l'espansione del fondamentalismo islamico in Iraq e nella regione.
Un consiglio al presidente Obama: l'errore fa parte del genere umano. Non è ancora tardi. Il regime dei mullah non ha ancora costituito la sua bomba atomica ed è molto fragile. Il suo terrorismo è il segno della sua fragilita e debolezza. In mezzo a tutto ciò esiste un terzo fattore che è il popolo iraniano come la principale protagonista del teatro attuale. Meglio investire nelle speranze della popolazione e non nel futuro del fondamentalismo islamico. Il popolo iraniano rimarrà e il regime dei mulla prima o poi finirà nella pattumiera della storia. Bisogna scegliere di restare con le aspirazione democratiche della popolazione oppure finire con il regime di Ahmadinejad nella pattumiera della storia.
Presidente Obama, la scelta non è difficile. Ci vuole un pò di coraggio, determinazione e fermezza. Per il resto a far cadere il regime del male e della violenza ci pensiamo noi. Noi siamo determinati, fermi, seri e convinti di farcela.
Noi, non calpestiamo i nostri impegni, li rispettiamo e li portiamo a termine al prezzo del nostro sangue. Credo che i ragazzi e le ragazze del campo di Ashraf ne abbiano dimostrato un piccolo esempio.
Auguri presidente Obama.
karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia