lettera aperta dell'ex assessore della provincia di Siena Dott: Pietro Del Zanna a Maryam Rajavi
Lettera aperta a Maryam Rajavi, Presidente eletto dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana.
Egregia Presidente,
le scrivo questa lettera, con estrema umiltà e determinazione, spinto dalla preoccupazione per la sorte di tutti quei militanti che in questo momento stanno mettendo a repentaglio la propria vita utilizzando lo strumento dello sciopero della fame. Le scrivo con l'intima speranza che lei possa fare qualcosa che risulterebbe non solo determinante per la vita e la morte di tanti uomini e donne (e già questo varrebbe, a mio modesto giudizio, un suo intervento), ma anche e soprattutto perché un simile gesto potrebbe aprire un varco per un cambiamento epocale nella ormai lunga storia dei Mojahedin del popolo iraniani, restituendo dignità e centralità alla vita del singolo militante.
Seguo ed appoggio, nel limite delle mie forze, la Resistenza Iraniana, da più di tre anni. Abbiamo avuto modo di incontrarci, due volte ad Auvers-sur-Oise ed una volta a Roma. Da assessore dell'Amministrazione Provinciale di Siena ho sostenuto l'associazione Iride nella pubblicazione del volume “Integralismo islamico e questione femminile”, riportando integralmente il suo discorso dell'otto marzo 2004. Ho letteralmente combattuto in vostra difesa da attacchi che provenivano nei vostri confronti tanto da destra -sono nella lista nera delle associazioni terroristiche degli Stati Uniti- che da sinistra -sono al soldo dei servizi segreti degli Stati Uniti- e soprattutto con una diffusissima ignoranza dovuta ad un silenzio imbarazzante da parte di tutti i mass media. Ho incontrato muri insormontabili tanto nel mondo intellettuale quanto tra i militanti di base. Rimango convinto della vostra piena ragione che un giorno la Storia vi riconoscerà (un po' come da noi è successo per i partigiani di Giustizia e Libertà). Nel rispetto delle differenze culturali e storiche, mi sono sempre permesso di proporre al vostro movimento l'approfondimento del pensiero e della lotta nonviolenta.
Già molto è stato fatto dal 2002 ad oggi, spostando tutta l'azione sul piano politico- giudiziario ed abbandonando definitivamente la lotta armata. Importanti successi sono stati raggiunti ed ho gioito con voi quando il Consiglio Europeo, nel Gennaio scorso, vi ha definitivamente tolto dalla lista delle associazioni terroristiche.
Sicuramente rivoluzionario, per un movimento islamico come il vostro, è stato passare la leadership alle donne.
Ma, adesso, occorrono scelte altrettanto coraggiose.
Viviamo nel paradosso di vedere traballare il Regime come non era mai successo negli ultimi anni e, contemporaneamente, assistere inermi ad un'ulteriore mandata di martiri della principale organizzazione di opposizione al regime stesso nel silenzio più assordante.
Da oltre un mese militanti del PMOI sono in sciopero della fame tanto ad Ashraf che in molte capitali del mondo. Cominciamo ad assistere ai primi collassi (non ho il bollettino aggiornato). So che la determinazione dei militanti non esiterà ad accompagnarli alla morte in virtù della nobiltà della causa: La libertà dell'Iran.
In questi anni mi sono sempre fermato davanti al rispetto delle differenze storiche e culturali ogni volta che avvisavo un estremo disagio per le scelte di abnegazione dei singoli militanti anteponendo la causa ai legami familiari (fino a separarsi dai figli). Sicuramente vi sono state situazioni contingenti che non sono in grado assolutamente di valutare, tanto meno di giudicare, che hanno portato a tali decisioni. Ma oggi la situazione è cambiata. Fin da quando si è cominciato a parlare di un possibile passaggio del controllo della base di Ashraf al governo irakeno (puntualmente avvenuta) e del prevedibile assedio per conto dei Mullah iraniani, ho provato a proporre, nei miei ultimi incontri con rappresentanti della Resistenza, la trasformazione della base in una sorta di avamposto per i Diritti Umani di tutta l'area persiana coinvolgendo il maggior numero possibile di Organizzazioni Internazionali per i Diritti Umani.
Sarebbe bello che il lavoro portato avanti in questi anni in modo instancabile ed in condizioni avverse dal PMOI diventasse patrimonio comune dell'umanità e che i singoli militanti venissero restituiti ad una libertà personale ed affettiva capace di contaminare il mondo fuori dalle mura della base. Immaginiamo i tremilacinquecento militanti di Ashraf, diffondersi nelle principali capitali a raccontare la loro esperienza, sempre in contatto con Ashraf adesso abitata da volontari che provengono da tutto il mondo sotto l'egida dell'ONU. Mi rendo conto della complessità e della difficoltà attuativa della mia proposta, ma sono sempre più convinto che varrebbe la pena lavorarci, e che sarebbe sempre meglio che assistere inermi ad una nuova “Srebrenica” in miniatura. Ma intanto sarebbe urgente una sua parola forte per interrompere gli scioperi della fame. Abbiamo bisogno di testimonianze vive non di nuovi martiri da aggiungere ai 120.000 che già oggi, purtroppo, in pochissimi ricordano.
Consapevole della velleitarietà del mio tentativo spero di non aver offeso la sua sensibilità e mi auguro di poterla rivedere presto, magari a Teheran a festeggiare la fine della dittatura religiosa e le prime elezioni libere e democratiche.
Cordialmente
Pietro Del Zanna
Carissimo Pietro
carissimo amico
per me è stato un immenso piacere conoscerti e ammirarti per la tua determinazione nelle tue scelte contro correnti e nei tuoi sforzi a favore della resistenza iraniana in particolar modo sono a conoscenza delle difficoltà e degli ostacoli che ti trovavi lungo il tuo glorioso cammino che portava alla tesi secondo cui" per non finire in una guerra come quella irachena bisogna dare la voce alla popolazione iraniana e sostenerla, caso mai se è necessario, politicamente". Esattamente quello che tu sostieni e sostenevi sono compattibili con la terza via proposta dalla presidente Maryam Rajavi a cui hai mandato una onorevole e giusta lettera aperta. Il che significa che tuttora, nonostante fosse terminato il tuo mandato istituzionale, ancora e ancora il tuo cuore batte per Ashraf e per la sorte delle donne e degli uomini che ci abitano e molti dei quali sono in sciopero della fame. Anche io sono come te e penso come te e quando vedo i miei amici spegnersi lentamente il mio cuore si riempie di dolore. Ma una cosa mi rincuora e mi dà la forza di credere nella giustezza della iniziativa intrapresa da loro. Che il movimento di Gandismo e' vivo, grazie alla resistenza iraniana e alla presidente Maryam Rajavi, ed è vegeta. Io nella figura di tutti i ragazzi e le ragazze vedo gli occhiali rotondi di Gandi e nelle loro gesta vedo umiltà con cui si distingueva da altri politici. Purtroppo la politica di accondiscendenza i ha chiuso in faccia tutte le strade immaginabili e ha assistito impassibile di fronte alla " mattanza delle donne e degli uomini che chiedono la libertà e la democrazia per il proprio popolo. Dico mattanza perchè quelle immagini riportano nella mente l'azione dei pescatori quando devono stordire i pesci tonni e tirarli su e portarli via. Come i soldati iracheni hanno fatto con i 36 ragazzi di Ashraf. Li hanno portati via quando i colpi dei bastoni li aveva resi incapace di reagire e di scappare caso mai se si poteva scappare!
Allora caro amico mio, Pietro!
La storia si sta ripetendo nuovamente e si sa quando si trattata di storia bisogna essere disposti a pagarne il prezzo altrimenti la stessa storia domani ti domanda e ti processa per quello che dovevi fare e invece non sei stato capace di fare.
La stroia del partito Tudeh è emblematico. Non cè nessuna differenza tra i ragazzi che sono morti sotto i colpi di bastoni e asce e le pallottole e i ragazzi che sicuramente domani ci lascerano il compito terrestre di seguirli gli ideali e gli obiettivi. L'azione dei ragazzi e delle ragazze di Ashraf è l'iniziativa più idonea e più politica che ci si possa immaginare. E' un azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica di matrice "denuncia" su una questione di assai importanza e fondamentale sia per la regione che per il mondo intero. Il problema si è vero che è il regime dei mullah e le sue interferenze terroristiche in Iraq ma si tratta anche di un'altra questione che riguarda l'America di Obama. Colui che è arrivato con un messaggio universale che "Yes We Can" che ha suscitato un enorme sparanza per l'intero mondo ma caro Pietro fino ad oggi lo slogan Yes We Can è stato uno slogan di soccorso al regime dei mullah e al fondamentalismo islamico e non ha assolutamente dimostrato con quali mezzi "Yes We Can" deve agire per dimostrare che siamo capaci a cambiare le cose. La politica di Yes we can ha dato un calcio indignitoso contro tutte le convenzioni internazionali in materia delle "persone protette dalla Quarta Convenzione di Ginevra" e in particolare contro gli stessi impegni presi dai predecessori del presidente Obama. Si sa che tutti i ragazzi e le ragazze di Ashraf hanno firmato singolarmente degli accordi con le forze armate americane in materia della loro sicurezza in cambio del loro disarmo.
Inizialmente il presidente americano ha lanciato delle belle parole in sostegno al popolo iraniano ma allo stesso tempo ha dato via ad un fiume di messaggi e di lettere tra "Yes We Can" e Ayattolterrore Ali Khamenei!!!!
Lettere che a mio modesto avviso dimostrano un forte segno di debolezza, di incompetenza e di mancanza di idee chiare. O il "Yes We Can" vola nei cieli oppure è privo di vista e non vede e non sente i sintomi di un imminenete tragedia umana che non solo riguarda il campo di Ashraf bensi tocca l'intero mondo arabo e non.
Allora cosa dobbiamo fare. Alzare le mani e prendere le valige e dire buona notte oppure seguire la lezione di Gandi e insistere nel dire che "se Ashraf resiste al fondamentalismo anche il mondo resisterà". Purtroppo dal momento che il governo iracheno non è espressione del popolo iracheno ed è fortemente influenzata dal regime dei mullah con numerosi uomini appartenenti alla "Sepah Ghods" e i fatti lo dimostrano, allora è leggittimo che i ragazzi e le ragazze di Ashraf scelgano loro il mezzo più idoneo alla loro natura e alla loro politica. Sono sicuro che il mondo non rimarrà a lungo impassibile e il sacrificio dei migliori figli del popolo iraniano ne darà una forte testimonianza. Da parte dei ragazzi di Ashraf mi permetto di ringraziarti per la tua disponibilità, sensibilita e preoccupazioni che nascono dal profondo del tuo cuore.
Ti assicuro che ho pensato molto per scriverti, non come una risposta, anche perchè non mi permetterò mai a fare una cosa del genere, ma come una lettera di ringraziamento.
Tuo fratello eterno Davood karimi