domenica 1 novembre 2009

LA DOLOROSA STORIA DELLA DONNA IMPICCATA DUE SETTIMANE FA


Soheila Ghadiri (Khorshid), impiccata due settimane fa nel carcere di Evin
La vera storia di Soheila Ghadiri impiccata recentemente.
Il racconto dello zio pubblicato in un sito iraniano:

Alcuni giorni fa un anziano signore entra negli uffici del giudice Jaberi, responsabile della "sezione esecuzioni delle condanne a morte della procura di Teheran". E gli dimostra la carta d'Identità di una donna di nome khorshid( il sole), chiedendogli la consegna del cadavere della donna chw è stata impiccata con il nome di Soheila Ghadiri. L'anziano signore si presenta come lo zio della donna di cui è apparso sui giornali la foto e la notizia dell'impiccagione. Il giudice Jaberi dice di "non conoscere questo nome" e che non gli risulta tra le persone impiccate recentemente. Ma l'anziano signore insiste aggiungendo che la donna impiccata due settimane fa non si chiamava Soheila Ghadiri ma si chiamava Khorshid e che il nome era inventato da lei per non rovinare la reputazione della famiglia.
Lo zio di Khorshid aggiunge che 10 anni fa il padre della donna fu ucciso in una rissa e lui si era incaricato di adottare la famiglia della sorella coi figli portandoli nella sua città nel sud dell'Iran sistemanoli in una casa in affitto. Ha poi raccontato che Khorshid era una bella ragazza e il padre la costringeve di uscire nelle strade e di vendere le sigarette .
Dopo alcuni mesi Khorshid decide di fuggire dalla nuova città e di rifugiarsi a Teheran dove avrebbe avuto più occasioni per una sistemazione migliore.
Purtroppo la città di Teheran è stata poco clemente con lei e l'ha abbandonata nelle mani degli uomini che si approfittavano di Lei tenendo conto anche delle sue condizioni mentali critiche. Khorshid ha raccontato che le "case abbandonate erano il suo letto e il cielo la sua coperta". Avevao vissuto nel caldo e freddo della città di Teheran rifugiandosi nelle zone e palazzi abbandonati dove veniva spesso aggredito e sfruttato da altra gente che si trovavano nelle stesso condizioni sue.
Khorshid rimane incinta e prima del parto viene portato in una casa per le mamme abbandonate e dopo 5 giorni dal parto sgozza il figlio. In tribunale durante il processo gridava:" lo ammazzato per amore non volevo che si trovasse nelle mie stesse condizioni non sapevo come crescerlo". Khorshid viene condannata dalla ingiustizia islamica del regime khoeminista a morte per impiccagione. Non aveva soldi per nominare un avvocato. Lei si rassegnò alla sentenza del giudice. Non fece nulla contro la condanna a morte. La riteneva una sua liberazione. Infatti non ne parlo mai coi familiari che ognitanto contattatva per avere un pò di soldi per comprare la frutta!

Nel carcere di Evin, un giorno Khorshid parla con una sua assistente sociale del e le confessa la sua vera storia e identità chiedendole di contattare lo zio per avere un pò di soldi. L'assistente sociale la mette in contatto con lo zio che dopo averla sentito le "grida ti devono impiccare". Dopo la telefonata l'uomo si pente del suo comportamento e si mette nuovamente in contatto con Khorshid che gli racconta la sua storia e l'uccisione del figlio di 5 giorni chiedendogli un pò di soldi per comprare la frutta:" Zio qui ci danno solamente da mangiare ma la frutta la dobbiamo comprare noi. sono tre anni che non mangio la frutta. Qui quando le amiche mangiano la frutta io le guardo e basta. portami per favore un pò di soldi. Zio qui non ho detto a nessuno che ho la famiglia. A tutti ho raccontato di essere sola e di non avere familiari. Qui mi sento sola e isolata ed estranea, aiutami per favore. ho tanta voglia di mangiare un pò di frutta!" L'anziano signore racconta al giudice che a causa della sua pessima situazione economica non ha potuto esaudire il desiderio della nipote e racconta ancora che alcune settimane fa riceve ancora una telefonata di lei in cui Khorshid chiedeva di "poter vedere per ultima volta la madre" senza dire che sarebbe stata impiccata fra pochi giorni ma lo zio non ha ancora potuto esaudire questo desiderio per le pessime condizioni di salute della madre. Khorshid non aveva mai detto alla famiglia che è stata condannata a morte da un regime che nl nome dell'Islam ha fomentato nei suoi trentanni di maligno regno solamente la violenaza e la povertà e la fame. Khorshid si prostituiva per la fame e la miseria in cui si trovava. Il caso di Khorshid ha scosso duramente la coscienza degli iraniani e di tutti quanti che hanno saputo della sua storia post-mortum. E' stata la donna più povera e più sola. Dopo l'impiccagione avvenuta, quando il funzionario del carcere di Evin è uscito dal cancello per chiamare i suoi familiari ha incontrato un silenzio assoluto tra i presenti. Non aveva nessuno fuori dal cancello per ritirare il suo corpo distrutto e soffocato dalla furia disumana del regime di Ahmadinejad.
"Il Sole" è stata impiccata per ordine del giudice Jaberi assieme al suo amore e all'ultimo desiderio: vedere e abbracciare la mamma per ultima volta!
Khorshid, Sole, sei viva nei nostri ricordi.
karimi davood

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO