IRAN ESPERIMENTA ARMI BIOLOGICHE
foto: scimmie vervet in Africa
Recentemente alcune fonti dell'opposizione iraniana hanno diffuso una notizia secondo cui il regime dei mullah avrebbe acquistato 240 scimmie di una razza molta rara e in via di estinzione Vervet, dal paese africano Tanzania. Fin qua la notizia può suscitare qualche sentimento di pietà e di rancore. Naturalmente pietà nei confronti delle povere scimmie e rancore nei confronti di coloro che usano i metodi più feroci ai fini oscuri. Dopo la diffusione della notizia, i mass media internazionali ha cercato di aprofondire la questione dato che si trattava di una particolare razza di scimmie che non può essere usato nella "produzione dei vaccini contro paralisi infantile"! La tv "Alarabie" ha parlato di un eventuale uso delle scimmie nella produzione e nell'esperimentazione delle armi biologiche. Le scimmie Vervet furono acquistate "dall'Istituto per la produzione dei vaccini di Razi" di Teheran. Il direttore del centro confermando l'acquisto di 140 capi ha smentito altri usi diversi da quello ufficialmente dichiarato. Al contrario di quello che ha dichiarato il direttore del Centro, il venditore africano delle scimmie signor Nazir Manji ha detto a Sundy Times che " gli iraniani sono molto riservati e strani. Dicono che producono all'interno del paese i vaccini e poi pagano qualsiasi cifra anche molto bene e addirittura mandano i loro esperti in Africa per assicurarsi della espedizione. Signor Nazir ha poi aggiunto che secondo me loro usano le scimmie per altri fini anche perchè questi animali di appena 2 kili e mezzo non possono essere usati per la produzioine dei vaccini."
A prescindere dal peso delle scimmie e dalle dichiarazioni di entrambi parti, sappiamo che il regime dei mullah sta lavorando fortemente su diversi campi per la produzione delle armi non convenzionali. Alcuni anni fa la resistenza iraniana e in particolare l'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, che di recente è stata riabilitata dall'Inghilterra e rimossa dalla lista nera britannica, ha rivelato per la prima volta l'esistenza di un progetto atomico militare per la produzione della bomba atomica. La notizia ha gettato il mondo in una situazione di imbarrazzo anche perchè l'intero mondo e in particolare i servizi segreti di grandi potenze avevano fatto flop e non ne sapevano nulla dell'esistenza di un progetto durato 18 anni e in uno "stato di massimo sviluppo". Nonostante la politica di accondiscendenza europea, americana e la politica di non interferenza adottato dall' agenzia per l'Energia atomica dell'ONU e del suo capo egiziano Al Baradei, la resistenza iraniana è riuscita a costringere il regime fondamental-terrorista dei mullah ad uscire fuori e rispondere alla comunità internazionale il perchè di 18 anni di segrezza atomica? Naturalmente, grazie alla resistenza iraniana il mondo ha preso in tempo la questione e speriamo che la diplomazia faccia il suo lavoro di convincimento e di persuasione del regime dei mullah e che possa impedire agli iraniani di costruire la loro bomba atomica islamica che diventerebbe uno pericolosissimo strumento nelle meni di un regime terrorista e fondamentalista . Ma sinceramente io non ci scommette manco un pezzo di ossa di un pollo morto. Il regime iraniano continuerà ad andare avanti nella costruzione della sua bomba atomica e alla fine condurrà il mondo intero in un conflitto di dimensioni globali e spaventose.
Anche questa volta la comunità internazionale e gli organi competenti devono prendere sul serio la notizia dell'acquisto di 240 scimmie dalla Tanzania e devono andare a controllare l'uso di tali animali. Abbiamo notizie secondo cui in previsione di un imminente conflitto, dal momento che la bomba atomica non è ancore pronta, il regime dei mullah ha accellerato la produzione delle sue armi chimiche e biologiche. La notizia dell'acquisto delle scimmie africane della razza Vervet ne è una delle prove che confermano ciò che il popolo iraniano va denunciando da anni.
karimi davood, analista politico iraniano e presidente Associazione rifugiati politici iraniani in Italia