CONFERENZA STAMPA DI 5 DONNE ANTINTEGRALISTE IRACHENE A SIENA
Nella foto: le donne irachene insieme al presidente Maryam Rajavi durante la loro visita parigina
Nella foto la signora Maryam Rajavi, presidente eletta dalla resistenza iraniana a gestire il periodo transitorio di 6 mesi subito dopo la caduta del regime dei mullah organizzando il famoso plebiscito per la scelta del sistema governativo iraniano.
COMUNICATO DELL'ASSOCIAZIONE DONNE DEMOCRATICHE IRANIANE IN ITALIA
L'Associazione Donne Democratiche Iraniane, organizza per domani alle 15.00 presso la sala stampa dell'Amministrazione Provinciale di Siena, una conferenza stampa con una delegazione di donne rappresentative della società civile, democratica e anti-integralista dell'Iraq.
Per il comune impegno contro l'integralismo religioso, l'ADDI voleva presentare la delegazione irachena di passaggio a Siena, anche al nostro territorio.
Le cinque signore irachene sono: una giornalista, una docente universitaria, un'operatrice televisiva, una eletta in un parlamento regionale e consigliera comunale di Khales (150 km a est di Baghdad), una membro del consiglio di leadership di un movimento di ricostruzione nazionale dell'Iraq.
Donne che attivamente in Iraq si battono affichè la cultura democratica non venga completamente sopraffatta dall'ingerenza integralista che minaccia il paese.
Iva Monciatti
(Responsabile Associazione Donne Democratiche Iraniane - Centro Italia)
Una breve riflessione: Il ruolo delle donne in qualsiasi società chiusa e oppressiva è stato sempre un lato indispensabile e complementare del ruolo svolto dagli uomini nella lotta contro la violenza e il dispotismo. UN doppio peso. il Peso di sopportare i sacrifici dei figli e mariti oltre alla loro attiva partecipazione. La resistenza italiana è piena di storie delle coraggiose ed erioche donne che hanno sacrificato le loro vite per il ripristinio della libertà e della democrazia.
A volte, per esempio nel caso iraniano, addirittura le donne hanno sorpassato il ruolo degli uomini acquistando il comando e la leadership del movimento: il presidente della resistenza è una corragiosa donna di nome Maryam Rajavi; tutta la leadership dell'Organissazione dei Mojahedin del Popolo è composta dalle donne; il campo di Ashraf in Iraq è gestito totalmente dalle donne, il 30 % delle persone uccise sotto la tortura dal regime dei mullah è di sesso femminile ecc... Ormai le donne hanno acquisito, con la loro tenacia e sacrifici, un ruolo innegabile nella gestione della loro sorte mirata a riportare la pace e la liberta e la democrazia in Iran. Con i denti e le unghie hanno scavato nella roccia un loro posto da protagonista attiva e non rappresentativa. Idem in Iraq. Le donne irachene sono le più ambite vittime del fanatismo e dell'integralismo khomeinista. Ma la repressione e la quotidiana violenza del regime di Ahmadinejad in Iraq non le ha intimorite e rese passive, anzi le ha rese piu combattive e piu protagoniste nella loro vita sociale e politica. Sono nate migliaia di associazione femminili che hanno come il primo obiettivo quello di combattere la violenza dell'integralismo iraniano che ha insanguinato l'Iraq raccogliendosi intorno alle donne combattenti iraniane che si trovano nel campo di Ashraf. Le donne irachene hanno preso come l'insegnamento l'esempio iraniano e hanno costituito migliaia di organizzazioni politcio-sociali con un unico obiettivo: diffendere l'unità nazionale e l'identità democratica del popolo iracheno attraverso la lotta contro le interferenze terroristiche iraniane in Iraq. Le cinque donne di cui si parla nel comunicato "dell'associazione" sono esempi emblematici di questa coraggiosa ed eroica rappresentazione femminile irachena. In questo momento assai difficile per la stabilità e per la pace mondiale, l'unica via è quella di racogliersi attorno a quelli uomini e in particolare a quelle donne che in prima linea combattono il fondamentalismo islamico iraniano pagandone il prezzo con il proprio sangue.
Io domani ci sarò a fianco di queste eroiche donne e desidero vedere in tanti i rappresentatnti dei mass media che hanno il difficile dovere di informazione corretta e responsabile e sentire direttamente i dolori afflitti loro dalle squadre di morte del regime di Ahmadienjad. Addirittura una di loro ha assisstito l'uccisione del marito da parte dei terroristi finanziati e gestiti da Ahmadinejad.
karimi davood
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