UNA BREVE NOTA SUL FILM FITNA DEL PARLAMENTARE OLANDESE
Nella foto: la sig.ra Maryam Rajavi, presidente eletta dalla resistenza iraniana
Una scena del film Fitna
In questi giorni sono stato interpellato dai colleghi dei mass media sul film del deputato olandese Geert Wilders, Fitna. Ho ribadito ai miei interlocutori, in primiss, la mia massima solidarietà con il deputato olandese perchè sono un musulmano democratico e laico e rispettoso dei diritti di opinione e di espressione. Per noi iraniani, oppositori al regime dispotico e reazionario del regime dei mullah, la libertà di espressione e di opinione è un argomento intoccabile. Esattamente è da trentanni che combattiamo contro il regime liberticido dei mullah. Il popolo iraniano e la sua resistenza sono emblemi di un Islam democratico, anni luce lontani sia dall'Islam, rappresentato dal regime di Khomeini e sia da quello dimostraato dal politico olandese. Ma la diffeerenza tra noi e il regime di ahmadinejad si trova, anziprima, in questo quadro: noi siamo contrari all'unione della religione con lo stato e rispettiamo la libertà di scelta e di opinione e lottiamo purchè siano liberi tutti gli esseri umani ad esprimersi liberamente e senza persecuzioni, torture ed esecuzioni. Questa è la differenza tra Iran democratico e Iran reazionario. Noi di fronte a tali provocazioni, ammesso che possiamo chiamarlo cosi, rispondiamo con la ragione e la difesa assoluta dell'autore del film. Ma il fondamentalismo islamico risponde con le bombe e il terrorismo. Il caso del regista Theo van Gogh è emblematico e tipico della risposta integralista di cui la tana materna e paterna si trova a Teheran. Debbo ricordare che questa difesa del diritto di scelta e di opinione da parte nostra non ci impedisce di riservare delle critiche all'operato dell'ideatore del film. Ma questo è un fatto secodario. Importante e primario è la difesa assoluta della libertà di opinione e di espressione. Per le controversie ci sono a disposizione della democrazia svariati gradi di giudizio. Secondo noi, tali atti di provocazione non sono sistemi idonei di lotta al fomentalismo e al suo propagarsi. Anzi portano acqua al mulino dei regimi come quello iraniano che ne approfittano per impadronirsi della guida dell'Islam nel mondo dei poveri e di analfabeti del terzo mondo. Il regime dei mullah è il primo interessato a tali provocazioni perchè gli danno la possibilità di buttarsi in mezzo alla mischia e alzare la bandiera dell'Islam ed esibirsi di fronte alle povere masse musulmane del mondo islamico.
Nel caso recente di un noto giornalista arabo-italiano che si è convertito in cristianesimo ho ribadito la mia netta posizione che pur diffendendo la sua libertà di azione e di pensiero mi riservo il diritto di criticarlo. E l'ho fatto e pubblicato in questeo blog.
Concludo e ribadisco che la via di lotta al fondamentalismo passa attraverso il sostegno a coloro che lo combattono giorno e notte pagando un caro prezzo in vite umane: la resistenza iraniana diretta e guidata dal presidente Maryam Rajavi che da trentanno tenacemente denuncia e combatte gli aspetti disumani e antislamici del fondamentalismo islamico e terroristico dei mullah. Sottolineo e chiudo affermando che tali azioni aumentano solamente ed esclusivamente le tensioni già esistenti tra i musulmani ed i paesi ospitanti europei portando gratuitamente acqua nel mulino del fondamentalismo e del terrorismo internazionale ritardando enormemente il processo dell'integrazione di coloro che sono anni luce lontani dall'Islam reazionario. Facendo questa nota aggiungo che in questo momento delicato bisogna raccogliersi attorno all'autore del film aumentando la vigilanza sulla sicurezza di tutti i cittadini compreso il deputato in questione. Abbandonarlo nella furia degli islamici pro violenza, sarebbe un gravissimo errore imperdonabile. Non bisogna ripetere l'errore che fu fatto nei confronti del regista Theo van Gogh. Consiglio a chi di competenza massima attenzione e massima sorveglianza e vigilanza. Anchè perchè bisogna dare una risposta secca e netta. In Europa regna la legge e la libertà di opinione.
karimi davood