martedì 16 febbraio 2010

I ragazzi della rivolta:"non abbiamo dato i morti per poi adulare il capo assassino"!

ANALISI
Subito dopo la rivolta popolare iraniana abbiamo testimoniato la nascita, come funghi, dei vari capi e portavoce di svariati organizzazioni e movimenti di varie natura. Ognuno ha cercato di rivendicare la paternità della rivolta e delle manifestazioni di protesta popolare cercando di circoscriverli nell'ambito di una "ribellione e di protesta contro un rispetto mancato al voto di massa"!
Ma la causa scatenante di questa grande rivolta popolare è stata l'esistenza maligna di trentanni di un regime clericale basato sull'odio, sulla violenza, sulla repressione, sulla discriminazione, sul terrorismo e sulla costruzione della bomba atomica. Dietro il voto del 12 giugno giaceva silenzioso un vulcano popolare che non vedeva l'ora di scoppiare e di bruciare per sempre l'intera esistenza di questo regime ripristinando "la libertà in Iran e la sicurezza nel mondo". Questo è avvenuto. Anche il sottoscritto ne avevo parlato e scritto in diversi interventi e articoli. Il voto del 12 giugno ha sferrato un duro colpo sulla testa del regime spaccandolo in due. Un corpo con una testa divisa in due e sanguinante. Naturalmente tale spaccatura, secondo le nostre analisi, è stata il frutto del malessere sociale che rispecchia nel vertice del regime.
In questo scenario, involontariamente, due personaggi di spicco, Moussavi e Karoubi che si erano prestati al "Show elettorale" si sono catapultati sulla scena interna ed internazionale come due "salvatori della patria"!
La resistenza iraniana fin dall'inizio ha invitato entrambi a prendere le distanze dal capo supremo del regime, Ali Khamenei beneficiando anche del sostegno della resistenza stessa. Ma dal momento che ne Moussavi e ne Karoubi non erano uomini capaci di guidare un radicale cambiamento che porti alla libertà e alla democrazia si sono lasciati intimoriti dal terrorismo iraniano( con uccisione del nipote di Moussavi), e alla fine hanno alzato le mani di fronte alle minacce di Khamenei. In questo periodo esistevano due grandi rischi: il primo era la sottovalutazione di Moussavi e il secondo la sua sopravvalutazione. In entrambi casi la parte vincente sarebbe stato il nemico numero uno del popolo iraniano: Velayate Faghih dell' Ayatolterrore Ali Khamenei.
La resistenza iraniana, grazie al suo storico leader, Massoud Rajavi, aveva in tempo, avvertito questo rischio lanciando diversi messaggi in direzione di Moussavi e di Karoubi invitandoli ad allontanarsi dal leader supremo Khamenei e di avvicinarsi ulteriormente ad un'unica richiesta e desiderio della popolazione: cambio totale del quadro politico attuale. Per Moussavi un suo allontanamento si sarebbe tradotto in un futuro di ammirazione e di popolarietà. Ma purtroppo cosi non avvenne.
Allo stesso tempo il regime dei mullah oltre ad aver usato tutti gli strumenti della repressione ha anche sguinzagliato innumerevoli uomini in ogni angolo della terra per tenere lontano, le proteste della diaspora iraniana, dalla resistenza iraniana incanalando le proteste stesse in direzioni deviate propagandando il "rischio della radicalizzazione della lotta popolare" cercando ad ogni modo e costo di costruire un sipario che dividi le proteste della resistenza iraniana dalle proteste "dell'onda verde".( in questa direzione ha usufruito perfino dell'aiuto dei cittadini stranieri che sono convinti, sia per ideologia che per il Dio-denaro che il regime dei mullah è vittima "del sionismo e dell'imperialismo americano"!!!)
Ma di quali rischi parlano? Rischio della caduta del regime dei mullah? Si infatti. Se guardiamo alla cronologia degli eventi post 12 giugno ci rendiamo conto che la lotta si è radicalizzata e incanalata verso il rovesciamento del regime degli ayattollah. Infatti dallo slogan" wher in my vote" siamo passati a "morte alla dittatura, morte a Khamanei".
Sottolineo e ribadisco ancora una volta che non esiste nessun "rischio" se non quello che ha rubato il sonno al capo supremo: il rovesciamento della repubblica islamica per mano "dell'esercito della rivolta". La composizione soical-politico e geografico della popolazione iraniana non permetterà alla nascita di una "guerra civile", propagandata dagli uomini del regime con il quale vogliono spaventare l'occidente e convincerlo di barricarsi, nel timore del "rischio della radicalizzazione della lotta e della guerra civile", sotto il mantello dell'ayatolterrore Ali Khamenei. Il popolo iraniano ripudia questi nefasti uomini che per interessi meschini si sono venduti alle direttive dei servizi di informazione iraniana.
Le grandi manifestazioni della Ashura e le successive proteste di massa che si sono conclusi nel 11 febbraio ci insegnano che il popolo iraniano è maturo e consapevole di ciò che desidera e di ciò che va incontro. La questione di oggi non è più sottovalutare o sopravvalutare Moussavi ma di chi guiderà in futuro la macchina della rivolta popolare che, man mano che va avanti, cambia l'aspetto e diventa sempre più forte e più incisiva e più determinata, per portare alla destinazione finale, sano e salvo, nonostante innumerevoli insidie interni ed internazionali, il suo prezioso passeggero: "eroico popolo iraniano". E' da qui che nascerà, in un prossimo futuro, la leadership della rivolta. Infatti è questo il "rischi" di cui parlano i sicari del regime terrorista dei mullah.
Davood Karimi

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO