domenica 29 agosto 2010

L'IRAN DEGLI AYATOLLAH Sakineh, migliaia in piazza a Parigi



per dire "no" alla lapidazione
Kouchner: "Pronti a nuove sanzioni contro Teheran". Appello contro la condanna della donna: 65mila firme sul solo sito di "Repubblica"
dal nostro inviato ANAIS GINORI


PARIGI - "Simone de Beauvoir aveva già previsto tutto". L'ideologa femminista e compagna di Jean-Paul Sartre può sembrare un riferimento azzardato per difendere Sakineh Mohammadi-Ashtiani, condannata a morte per lapidazione. Eppure sono loro, le associazioni femministe francesi, ad aver organizzato la prima mobilitazione in favore della giovane iraniana. "Questa donna è il simbolo di un certo relativismo che sta uccidendo la cultura dei diritti umani", spiega Annie Sugier, presidente di quella Ligue International des Femmes fondata a suo tempo dall'autrice de "Il secondo sesso". "Sakineh non è lontana geograficamente come sembra, la sua situazione ci tocca direttamente - continua la militante femminista, caschetto di capelli rossi - basti pensare che proprio qualche mese fa l'Iran è stato ammesso nella commissione per i diritti delle donne dell'Onu".

Spianata del Trocadero, un colpo d'occhio perfetto verso la Tour Eiffel. Sotto al sole di mezzogiorno, un migliaio di persone si sono radunate per chiedere di fermare il conto alla rovescia nella prigione di Tabriz, nel nord dell'Iran. Il volto di Sakineh, incorniciato dal velo nero, spunta sopra ai cartelli, è dentro ogni slogan. Lo scrittore Daniel Salvatore Schiffer legge ad alta voce l'appello firmato da molti intellettuali francesi (e da più di sessantacinquemila persone solo sul sito di Repubblica): "I crimini di Sakineh, agli occhi delle autorità politico-religiose dell'Iran - dice Schiffer - sono l'adulterio, che non è un crimine né un delitto, ma soprattutto la presunta complicità in un omicidio che è stata costretta a confessare".

Tra la folla anche alcuni dei promotori dell'appello, lo scrittore Marek Halter, la storica Elisabeth Roudinesco. Il filosofo Edgar Morin, 89 anni, ha mandato un messaggio: "Sono con voi con tutto il mio cuore". Due assessori del Comune di Parigi ascoltano tra la gente i discorsi su un piccolo podio improvvisato. Alcune iraniane in esilio si commuovono. "Sono venuta in Francia da piccola, per fuggire dalla rivoluzione islamica", racconta Maryam, 47 anni. "Mia madre, che vive ancora a Teheran, ha paura di parlarmi al telefono. Le donne iraniane non hanno neanche il diritto di respirare".

Il piccolo corteo s'incammina verso l'ambasciata iraniana, distante meno di un chilometro, ma viene fermato dai poliziotti. Nelle stesse ore, arriva da Teheran l'annuncio che "nulla è stato ancora deciso" sulla condanna a morte di Sakineh. "Non ci basta avere una sospensione temporale", ribatte subito Daniel Salvatore Schiffer. "Chiediamo che questo procedimento giudiziario sia cancellato". Gli interventi ufficiali in favore della donna iraniana si moltiplicano. Il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, ha chiesto all'Alto rappresentante dell'Unione Europea, Catherine Ashton, che ci sia un impegno comune dell'Europa, minacciando nuove sanzioni contro l'Iran. "Dobbiamo ricordare alle autorità iraniane - ha spiegato Kouchner - che, come sul dossier nucleare, la loro attitudine di isolamento e di chiusura ha un costo".

La mobilitazione di ieri a Parigi è solo l'inizio. Un altro corteo è previsto a Bruxelles, sede dell'Ue. E la battaglia per Sakineh arriverà anche in Italia, il 2 settembre, quando la Federazione dei Verdi organizzerà una protesta davanti alla sede dell'ambasciata iraniana. "Questa barbarie va evitata", ha detto Angelo Bonelli, presidente dei Verdi. Anche la Farnesina sta seguendo da vicino la vicenda. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiesto di mantenere uno stretto raccordo bilaterale con le autorità iraniane, "affinché esse possano considerare un atto di clemenza in questo specifico caso". Dal fondo della cella di Tabriz, Sakineh può almeno ritrovare la speranza.

 
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