martedì 3 luglio 2007

In Irak capo hezbollah: mi manda l’Iran





Le forze americane in Iraq, timidamente stanno dando delle credibilità alle testimonianze e le rivelazioni della resistenza iraniana secondo cui dietro l'inferno iracheno si nasconde Iran con tutte le fazioni che compongono il regime dei mullah: da khatami a Rafsanjani a khamenei. trascurare tale evidenza significa tradire gli stessi ideali per cui i giovani americani sacrificano le loro vite. Bisogna dimostrare la fermezza e tagliare la mano a chi soffia sul fuoco iracheno. Una buona parte del governo iracheno è al completo servizio del regime dei mullah. Sono elementi pericolosi che hanno doppia funzione: gestire amministrativamente Iraq e allo stesso tempo aggredire violentemente le forze stranieri e costringerle a scappare dall'IRAQ. Questa è la strategia iraniana. La politica di fermezza è stata purtroppo sostituito dalla politica di Solana: Accondiscendenza massima. Il nuovo inserimento del nome della resistenza iraniana nella lista nera dei terroristi è un altro segno di debolezza e di inadempienza e incompetenza europea nell'affrontare in grande pericolo del nuovo millennio. Secondo me tale politica è mille volte più pericolosa dello stesso tumore che ha colpito il corpo dell'umanità: Il fondamentalismo islamico rappresentato dal regime dei mullah con l'obbiettivo della instaurazione dell'impero islamico nella regione prima e nel mondo successivamente.

Il gruppo di Solana sta conducendo l'Europa verso una situazione catastrofica. Non si può sostituire il posto del carnefice con la vittima. Basti guardare gli ultimi eventi successi in Inghilterra, terra del tutore storico dei mullah iraniana. A questa vipera bisogna dare antidoto suo. Il gruppo di lavoro gestito da Solana è un antidoto sbagliato. Porterà alla morte sicura la società occidentale morsa dai denti velenosi della mullahcrazia iraniana. Purtroppo l'Europa pur non ammettere i suoi errori, giustificati dal business, sta tenendo nel freezer L'antidoto giusto: La resistenza Iraniana, rappresentata dal Consiglio Nazionale della resistenza Iraniana e presieduta dalla signora Maryam Rajavi.

Vi riporto articolo seguente uscito sul quotidiano il giornale del 3 luglio:

Quando l’hanno arrestato sosteneva d’essere sordo e muto, ma un paio di settimane d’interrogatori in stile iracheno l’hanno trasformato in un usignolo. E le sue confessioni sono diventate la prova delle interferenze iraniane in Irak. Quelle interferenze, secondo Washington, vanno dall’addestramento della guerriglia a veri e propri atti di guerra, primo fra tutti l’assalto al comando di Kerbala costato la vita, il 20 gennaio scorso, a cinque militari americani. Questo ed altro ancora sarebbe emerso dagli interrogatori di Alì Moussa Dakdouk, un veterano libanese di Hezbollah, catturato in Irak lo scorso 20 marzo. A rivelare la vicenda di questo 24enne militante del Partito di Dio e a sottolineare il coinvolgimento di Hezbollah nel conflitto iracheno ci pensa, da Bagdad, il generale statunitense Kevin Bergner.Secondo il generale, Dakdouk aveva il compito di «organizzare le milizie sciite irachene sulla falsariga di Hezbollah» e portarle a quel livello di efficienza che ha consentito alla milizia libanese di tener testa ad Israele. Dakdouk, caduto lo scorso 20 marzo nelle mani delle forze speciali americane, cerca sulle prime di spacciarsi per sordomuto. Per fargli tornare la voce basta consegnarlo ad un gruppo di volonterosi carnefici iracheni. Una volta ripresosi dal poco ortodosso trattamento Dakdouk diventa un libro aperto. Ammette di essere arrivato in Irak per svolgere il ruolo di ufficiale di collegamento tra i servizi segreti iraniani e il gruppo di Qais al-Khazaali e di suo fratello Alì, due ex luogotenenti dell’agitatore sciita Moqtada Sadr e ormai in aperta rottura con il loro capo.Gli agenti iraniani, decisi a non rinunciare a nessuno, utilizzano Dakdouk per non suscitare l’ostilità di Moqtada Sadr. Ma la cattura di Dakdouk, di Qais al-Khazaali e del fratello Alì si trasforma in un vero e proprio rovescio. Le ammissioni più imbarazzanti riguardano l’incursione nel quartier generale di Kerbala dello scorso 20 gennaio. «Gli attaccanti non potevano metter a segno un’operazione così complessa senza l’appoggio e la direzione delle forze di Al Quds», rivela il generale Bergner citando i verbali d’interrogatorio in cui Dakdouk ammette il ruolo dell’unità dei pasdaran specializzata in missioni clandestine. Quel ruolo emerge anche dai documenti in cui Dakdouk annota, prima dell’assalto, i turni di guardia e le misure di sicurezza adottate ai cancelli del comando americano

 
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