giovedì 26 luglio 2007

NUOVA STRAGE TRA I TIFOSI IRACHENI


La notizia è agghiacciante. Ieri sono state esplose due auto bombe tra i tifosi iracheni che festeggiavano la vittoria della squadra nazionale. Più di 60 morti e 200 feriti. Il terrorismo iraniano ha dimostrato e registrato un'altra pagina nera nella sua pagella di interferenza terroristica in Iraq.
Fin qua la notizia. Ma a questo punto mi domando si può intavolare dei negoziati con colui che allo stesso tempo, seduto di fronte, parlando della lotta al terrorismo e della stabilizzazione dell'Iraq, schiaccia il bottone del telecomando delle autobombe tra i tifosi? Secondo me no. Se esiste un principio di fermezza non è assolutamente possibile e nemmeno immaginabile. Ma dal momento che ancora non è morta la politica di accondiscendenza euroamericana posso assicurarvi che tutto è possibile. Ma a quale prezzo. Al prezzo che vediamo e testimoniamo tutti i giorni. Al prezzo della carne dei giovani iracheni che si erano scesi in piazza per festeggiare, dopo tanto dolore e violenza, una vittoria nazionale pur sportiva. Il terrorismo e il fondamentalismo iraniano non può vedere la gioia e la festa in Iraq. "Iraq deve piangere sangue dalla mattina alla sera. Iraq deve diventare la tomba degli americani. Iraq deve dare una lezioni agli americani per non azzardare più a attaccare un altro paese. Iraq deve fare parte della repubblica islamica." Si è questa la strategia iraniana. Allora tenendo conto di quanto ho detto ribadisco che pensare di poter risolvere la questione con dei negoziati con il padrino del "terrorismo nuovo", è ridicolo e fanciullesco ed rientra nel quadro di un errore strategico di cui le conseguenze sono catastrofiche per tutto il mondo. Sostengo che questo non è un metodo per fermare la violenza scatenata dagli iraniani in Iraq. Sarebbe come dare dell'aspirina ad un persona che soffre di appendicite. Aspirina non ferma l'evolversi e l'avanzata della malattia. La morte è in agguato e soppragiunge immediatamente. Più si va avanti con i negoziati più rischiamo di perdere il controllo della situazione e più rischiamo di contribuire ad esaudire e mettere in pratica la strategia iraniana per la costruzione "dell'impero islamico" in medioriente.La repressione interna e il terrorismo esterno sono come acqua e pane ai denti del regime di Teheran. Basta guardare gli ultimi avvenimenti. Nella scorsa settimana in un solo giorno hanno impiccato a Teheran 12 persone di cui due ex prigionieri politici. Tutti i 12 detenuti erano accusati di atti di "deliquenza e di stupro". Pochi giorni prima a Tabriz sono stati impiccati in pubblico due uomini e una givanissima donna. Due settimane fa in una piccola cittadina vicino a Karaj, Aghche Kand è stato lapidato un uomo, accusato di aver amato una donna che successivamente era diventata sua moglie e che oggi ha due figli di 11 e di 4 anni. Pure lei rischia la stessa fine. Allora perchè tanta vilonenza sia in Iran che fuori del paese? I fautori della politica di accondiscendenza hanno le mani sporche nel sangue dei giovani iraniani. In un futuro prossimo Ayattolah Solana deve rispondere perchè stringeva le mani dei mullah quando gondolavano del sangue dei giovani iraniani. Altrettanto il signor Blair e anche alcuno uomini politici italiani.
Coloro che non hanno compreso ancora questo concetto, gridato e rivelato in 27 anni dalla resistenza iraniana, domani devono rispondere alle future generazioni. Perché e per quale motivazioni hanno sacrificato gli interessi di milioni di persone all'altare del fondamentalismo islamico iraniano?
L'unica strada che ci rimane a disposizione e che io personalmente ne sono convinto e che gli americani prima o poi ci arriveranno è la strada di riconoscimento dei diritti del popolo iraniano a cambiare il regime dei mullah. Si le radici di tutto questo male si trovano a Teheran. Potare i ramicelli di questo albero, nel nome della lotta al terrorismo non fa altro che invigorire albero stesso. Questo è un dato scientifico. Invece bisogna togliere acqua e cibo alle radici. l'albero si secca da solo. L'albero del terrorismo mondiale è a Teheran.
karimi davood

 
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