giovedì 4 ottobre 2007

Iran, scoperto nuovo sito per l’arricchimento dell'uranio





di Dimitri Buffa
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Mentre l'Europa di Massimo D'Alema tentenna sulla proposta del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner di imporre autonomamente dall'Onu nuove sanzioni all'Iran, la resistenza iraniana in esilio, proprio in Francia, ha denunciato l'esistenza di un nuovo sito di arricchimento dell'uranio. Sconosciuto sinora persino all'Aiea, l'agenzia Onu che si occupa di monitorare la non-proliferazione.


E con una conferenza stampa tenutasi venerdì a Parigi il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), per bocca del suo presidente del comitato per la pace, Mehdi Abrishamchi, ha rivelato al mondo l’esistenza del sito segreto in questione, che si trova cinque chilometri a sud di Natanz vicino ad un piccolo villaggio denominato Abbas-Abad.


Posizionato sotto la montagna chiamata Siah Kooh, circondata dalla catena montuosa di Karkas (Vulcher), il laboratorio segreto si trova in una posizione impossibile da attaccare sia da terra sia dal cielo. Esso include una vastissima zona sotterranea nella quale sono stati costruiti due trafori paralleli di grandi dimensioni che lo collegano con l'altro laboratorio di arricchimento nucleare di Natanz. L’entrata dei trafori è larga sei metri. Il sito è stato progettato due anni fa dalla sezione di ingegneria del ministero della Difesa iraniano capitanata da Khatam-ol-Anbia, uomo di fiducia di Ahmadinejad. In pratica l’apparato di ingegneria del Corpo delle Guardie della Rivoluzione (IRGC) che ha iniziato segretamente la costruzione del sito nel 2006.

Per garantire la veloce costruzione del nuovo sito, alti funzionari del ministero della Difesa si recano periodicamente a controllare i lavori, addirittura ogni due settimane il generale Sadrollah Pour-Barat, direttore della sezione di ingegneria del ministero della Difesa, va personalmente a controllare l’avanzamento dei lavori. Questo laboratorio, posto direttamente sotto il controllo del ministero della Difesa è la prova del nove che dimostra come il programma nucleare iraniano non sia affatto per esigenze di tipo civile.


E i francesi, informati per primi di questa nuova emergenza, non a caso hanno esternato per bocca di Kouchner l'intenzione di promuovere in Europa sanzioni continentali contro Teheran, a prescindere dalle direttive del Consiglio di Sicurezza del palazzo di vetro. Il sito in questione infatti punta direttamente alla dotazione di armamenti nucleari.

Alla luce di questa notizia, anche le parole pronunciate dal generale Mohammad Ali Jafari durante la parata militare di pochi giorni fa, assumono ben altra valenza. Jafari aveva detto infatti che l’Iran era in possesso di tecnologia militare in grado di colpire ovunque e chiunque in qualsiasi parte del continente asiatico.

Nessun commento per ora da parte dell'Aiea, che si limita a svolgere i propri accertamenti con un "entusiasmo tipico della routine", per usare le parole della dirigenza iraniana in esilio a Parigi. Dirigenza che sottolinea anche come "l'Aiea da anni controlla il programma nucleare iraniano ma non era stata in grado di scovare due dei principali siti, cioè quelli di Arak e di Natanz, che proprio e solo grazie alle rivelazioni della Resistenza Iraniana si sono potuti scoprire".


Secondo Mehdi Abrishamchi, "questa è l’ennesima dimostrazione che il regime dei Mullah prende in giro tanto l’Aiea quanto il mondo in generale e che punta ad avere l’arma nucleare".

"Le rivelazioni della Resistenza Iraniana - sostiene Abrishamchi - costate il sacrificio di molte persone, sono sempre state precise e verificate e anche in questo caso dimostrano l’inefficienza dei controlli dell’Aiea e la malafede del presidente Ahmadinejad che continua ad asserire che l’Iran non intende dotarsi di armi nucleari".

La notizia dell'esistenza di un ulteriore sito di arricchimento dell'uranio apre inoltre nuovi e inquietanti scenari: il sospetto è che l'Iran sia giunto ormai alla parte finale del proprio programma nucleare, quella dedicata all’assemblaggio vero e proprio del futuro arsenale atomico di Teheran. E se l'Europa di Bernard Kouchner sembra essere ormai conscia dell'imminente pericolo, quella di Massimo D'Alema ancora si illude con parole d'ordine come "dialogo" e "mediazione".

 
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