martedì 25 agosto 2009

CAMPO DI ASHRAF: RILASCIATO ORDINE DI LIBERAZIONE PER I 36 OSTAGGI MA IL REGIME DEI MULLAH NE HA OSTACOLATO L'ESECUZIONE


Secondo quanto ha comunicato poche ore fa il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana,grazie alle pressioni internazionali e allo sciopero della fame portato avanti in varie capitali euroamericani, il giudice per le indagini preliminari della città di khales, in Iraq, ha emesso l'ordine di scarcerazione per i 36 membri del campo di Ashraf, presi in ostaggio il 28 luglio scorso durante la feroce aggressione militare contro i residenti del campo di Ashraf. Nonostante l'ordine del giudice, la polizia locale rifiuta la scarcerazione dei membri della resistenza iraniana annunciando la "necessità degli ordini dall'alto"!
Tutto ciò dimostra la regia e la manus lungus del regime iraniano che si nasconde dietro questo attacco e lo segue attraverso i suoi generali della Sepah Passdaran adirittura dall'interno dell'ambasciata iraniana a Baghdad. Infatti dopo l'ordine di scarcerazione, il premier iracheno, sollecitato dall'ambasciata iraniana ha trasferito la competenza del caso in un'altra città di nome Baghube di cui il procuratore ha subito presentato il ricorso contro l'ordinanza del suo collega della città di Khales.
Va ribadito che tutti i 36 ragazzi, presi in ostaggio dalle frze irachene si trovano tuttora in sciopero della fame.
La resistenza iraniana ha chiesto al governo americano, alle forze multinazionali in Iraq, al segretario generale dell'ONU, al Consiglio di sicurezza e al Commissario superiore per i diritti umani dell'ONU di intervenire quanto prima e urgentemente per salvare la vita di questi 36 ostaggi.
la resistenza iraniana in un comunicato diffuso il 25 agosto ha messo in guardia il governo iracheno in quanto è considerato un crimine contro l'umanità la presa in ostaggio delle persone protette dallo statuto della Quarta Convenzione di Ginevra, chiedendo all'ambasciata americana in Iraq e al commando delle forze americane in zona di rispettare i loro impegni presi con queste persone protette dalla Quarta Convenzione di Ginevra tra cui anche con questi 36 ostaggi.
Come associazione rifugiati politici iraniani non posso fare altro che esprimere la mia piena soddisfazione, gratitudine e ringraziamenti al giudice iracheno per questo coraggioso atto di giustizia nei confronti delle persone inermi e indifese. Anche gli europei, le associazioni per i diritti umani e le istituzioni internazionali devono sostenere questa coraggiosa decisione del giudice iracheno e raccomandare al governo iracheno di rispettare quanto deciso. Gli ostaggi devono essere liberati immediatamente e non esiste nessuna giustificazione, nemmeno legale, di trattenerli ancora nelle carceri irachene dove rischiano seriamente la vita.
Il mondo occidentale deve per forza prendere una dura lezione da quanto è successo il 28 e 29 luglio nel campo di Ashraf. La resistenza delle mani nude e delle teste senza il casco ha vinto sulla ferocia e sulla violenza dei bastoni chiodati, asce, manganelli, lancio delle pietre, investimenti con autoblindate e spari delle pallottole e quanto altro che ancora noi non sappiamo. A noi sono arrivate delle immagini che nel tempo reale hanno veramente scosso le libere coscienze del mondo.Le immagini che hanno riportato di frnte ai nostri occhi che, chi paga con la vita ilprezzo del propagarsi del grande pericolo del terzo millennio in medioriente e in tutto il mondo è ancora il popolo iraniano. Un popolo che nonstante trentanni di repressione e di oppressione ha ancora la testa sulle spalle e quando gli chiedono durante le preghiere del venerdi di gridare "Morte all'America, morte all'Israele e morte ai Mojahedin", con tanto orgoglio e determinazione e maturita politica grida con tutto il suo cuore " Morte alla Russia"! Questo slogano deve far riflettere in molti ambienti politici e deve svegliare molte coscienze che hanno la testa sotto un cumulo della neve!
A nome dell'associazione rifugiati politici mi associo alla resistenza iraniana e chiedo il rispetto degli impegni presi da parte degli americani con ogniuno dei membri del campo di Ashraf e poi riprendere in pieno il controllo della sicurezza del campo fin quando non interviene L'ONU per una decisione di lunga durata.
Karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici raniani residenti in Italia

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO