giovedì 6 settembre 2007

APPELLO DEL PRESIDENTE MARYAM RAJAVI


Iran: Il Consiglio di Sicurezza Onu apra il dossier sui crimini contro i diritti umani di Teheran
mercoledì 05 settembre 2007
di Maryam Rajavi*

La macchina di morte della dittatura religiosa al governo in Iran ha realizzato un'accelerazione senza precedenti a partire dall'inizio di luglio. Giovani del mio paese vengono impiccati ogni giorno nelle prigioni, nelle strade ed in posti pubblici.
Un gran numero di persone, più di 600 solo nella prigione di Gohardasht ad ovest di Tehran, ed attualmente nel braccio della morte. Migliaia di persone sono arrestate ogni giorno. Studenti, giovani e sostenitori della maggiore organizzazione dell'opposizione iraniana, i Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI), sono torturati brutalmente nelle prigioni dell'Iran e in particolare nella sezione 209 della nota prigione di Evin a Tehran.




La guerra che il regime dei mullah ha dichiarato al popolo iraniano con l'ascesa di Mahmoud Ahmadinejad , entrata in una fase critica; nei suoi due anni di governo almeno 60 detenuti sono stati giustiziati per reati politici. Un gran numero di persone sono state colpite a morte dalle forze repressive del regime durante le proteste in tutto l'Iran. Più di 200 individui sono rimasti vittima di uccisioni indiscriminate nelle strade da parte di agenti governativi.
Il regime iraniano θ alle prese con una grave e definitiva crisi. Le crescenti proteste pubbliche, in particolare le sollevazioni del 25 e 26 giugno in tutta la nazione contro il piano di razionamento dei combustibili, hanno rappresentato campanelli d'allarme per i mullah, i quali hanno individuato come unica via d'uscita un incremento delle esecuzioni di massa e delle pubbliche impiccagioni.

Questi crimini perpetrati giornalmente sotto la diretta supervisione del capo supremo del regime Ali Khamenei, richiedono una risposta decisa da parte della comunitΰ internazionale.
Purtroppo perς, la politica di accondiscendenza ha prodotto un assordante silenzio di fronte al fascismo religioso al potere ed ha rafforzato attraverso incoraggiamenti, dialogo e scambi i religiosi al governo, che invece dovrebbero essere perseguiti per i loro crimini contro l'umanitΰ.
La decisione illegale dell'Unione Europea del 28 giugno 2007 di mantenere il PMOI nella sua lista delle organizzazioni terroriste ha violato apertamente la sentenza della Corte di Prima Istanza della Comunitΰ Europea e per il regime θ stato un semaforo verde all'accelerazione delle uccisioni di prigionieri politici in Iran.

La comunitΰ internazionale θ colpita da tanta brutalitΰ in Iran. Khamenei, Ahmadinejad e gli altri dirigenti criminali di questo regime, erigendo gru (usate come patiboli) che conducono i giovani iraniani alla morte, hanno sfidato la dignitΰ dell'umanitΰ.
Le persone di coscienza di tutto il mondo criticano la politica di accondiscendenza che ha permesso ai fascisti al governo ed ai loro complici di mettere il cappio al collo dei giovani. Chi dovrebbe essere ritenuto responsabile di due decenni di “dialogo critico” sui diritti umani con i governanti assassini dell'Iran che hanno trafitto il cuore dei diritti umani?

Nell'interesse del popolo iraniano, uomini e donne, il cui ardente desiderio di libertΰ θ spento con le impiccagioni sulle gru e con le fruste insanguinate, mi appello ai coraggiosi avvocati dei diritti umani, ai membri dei parlamenti, agli studenti, agli intellettuali, ai giornalisti e a chiunque possa trasmettere il grido delle vittime e la pena e la sofferenza dei loro familiari.
Chiedo aiuto a tutte le persone di coscienza per suscitare la reazione del mondo contro questa grande ingiustizia.
Il dossier sulle violazioni del regime iraniano nel campo dei diritti umani per 120.000 esecuzioni politiche, tra cui il massacro di 30.000 prigionieri politici nell'estate del 1988, per l'inumana tortura di centinaia di migliaia di altri prigionieri politici, per le impiccagioni pubbliche e di massa deve essere portato davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per l'adozione di decisioni vincolanti.

*Maryam Rajavi, presidente eletta del CNRI, Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana in esilio

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