giovedì 13 settembre 2007

VENTI DI GUERRA? Un interessante articolo di MAURIZIO MOLINARI


Fonte: LA STAMPA.it
Guerre segrete di Bush
in Iran, Siria e Kurdistan





"Colpite da Israele forniture nucleari di Pyongyang a Damasco"


CORRISPONDENTE DA NEW YORK

Elicotteri iraniani abbattuti, bombardamenti sui villaggi curdi in Iraq, raid di commandos peshmerga nell’Azerbaijan occidentale, centinaia di profughi in fuga dalle rappresaglie di Teheran e un blitz terra-aria israeliano contro una base siriana ai confini turchi dove l’Iran stava accumulando materiale top secret arrivato dalla Corea del Nord.

Non si tratta di una simulazione della «war room» del Pentagono né di un romanzo di Le Carré bensì di quanto avvenuto nelle ultime settimane in un Medio Oriente attraversato da un crescendo di combattimenti segreti che nessuna delle parti ha interesse a rivelare perché descrivono un aumento di tensione capace di degenerare in un ampio conflitto regionale fra alleati di Washington e di Teheran.

L’area dove gli scontri sono più duri è il confine fra Kurdistan iracheno e Iran occidentale, dove a combattersi sono i guerriglieri curdi del Pjak (Partito per la vita libera del Kurdistan) e le Guardie della rivoluzione iraniana. Il Pjak nasce da una costola del Pkk curdo, è composto da volontari curdi iraniani e tedeschi, ha le basi sulle montagne irachene del Qandil e si batte per l’autonomia del Kurdistan iraniano, sconfinando con i suoi attacchi nella provincia di Kermanshah abitata in prevalenza da azeri. La guerriglia del Pjak è vecchia di 10 anni, ma dalla metà del 2006 è diventata più aggressiva grazie all’addestramento ricevuto da consiglieri americani e britannici così come al sostegno logistico del Pdk (Partito democratico del Kurdistan) di Massud Barzani, co-gestore del Kurdistan iracheno dopo la caduta di Saddam. Da febbraio gli scontri si sono intensificati: i pasdaran iraniani hanno perso uomini, mezzi, elicotteri e anche il comandante regionale Saeed Qahhari. Teheran ha risposto creando la base «Hamza» a ridosso del confine, da dove i Guardiani della Rivoluzione sconfinano in Iraq e bombardano i villaggi civili. Non esistono stime ufficiali delle vittime ma secondo Amir Taheri, direttore di Politique Internationale, la «guerra iraniana contro i curdi» avrebbe già causato centinaia di morti su entrambi i fronti. Fra i caduti anche il «dottor Meraat», come veniva chiamato il comandante curdo di origine tedesca di alcune unità del Pjak. A inizio settembre i bombardamenti iraniani in territorio iracheno sono stati a tal punto pesanti da spingere il ministro degli Esteri di Baghdad, Hoshyar Zebari, a recapitare a Teheran una protesta formale in ragione delle «centinaia di profughi in fuga». Fra le notizie filtrate anche un blitz curdo fin dentro Kermanshah, capitale provinciale dell’Azerbaigian occidentale, e la presenza a fianco del Pjak di uomini del Pkk turco e del gruppo ex comunista anti-ayatollah dei Komalah.

La guerriglia irredentista curda serve a Washington e Baghdad per tenere sotto pressione l’Iran, accusato dal generale David Petraeus di sostenere attivamente i gruppi terroristici sciiti e sunniti che destabilizzano l’Iraq, ma Teheran combatte con basso profilo per evitare di trasformare i propri 4,5 milioni di curdi in un caso internazionale.

Sull’altro lato del Kurdistan iracheno, in territorio siriano, si è svolto la scorsa settimana un inedito blitz di terra e aria da parte delle truppe israeliane sul quale è stato il «New York Times» a sollevare il velo, grazie alle informazioni raccolte in ambienti del Pentagono. Si è trattato, secondo queste fonti, di un attacco notturno contro una base segreta siriana dove l’Iran stava accumulando materiale militare top secret acquistato dalla Nord Corea. Secondo le fonti Usa «gli israeliani pensano che Pyongyang stia vendendo a Siria e Iran quanto rimasto» dei programmi missilistici e nucleari e dunque il blitz - concluso con successo e avvenuto con la conoscenza di Washington - avrebbe distrutto sul nascere un centro di smistamento e uso di pericolose armi destinate agli Hezbollah libanesi oppure a rimanere nascoste nel deserto. Il perdurante silenzio di Gerusalemme sul raid, le dure proteste di Damasco e Pyongyang, l’avallo di Washington e il basso profilo di Ankara confermano che la notte di guerra in Siria - con impiego anche di truppe di terra, secondo la Cnn - ha lasciato il segno, accrescendo ulteriormente la pressione militare nei confronti dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad alleato di Hamas ed Hezbollah. Ma non è tutto: la III divisione di fanteria dell’Us Army si appresta a costruire in Iraq una base militare ai confini con l’Iran al fine di intercettare e bloccare il flusso di armi ai miliziani di Baghdad. «Sarà una minaccia contro di noi, non permetteremo che venga costruita» ha avvertito l’inviato di Teheran, Alì Larijani

 
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