Sono passati molti giorni ma ancora la notizia della provocazione iraniana è sulle prime pagine delle agenzie di stampa internazionali. Perché il regime, in questo critico momento si presta ad una " folle" gesto militare in un'area assai già calda di per se? la risposta è semplice. Perchè è immerso in innumerevoli problemi interni e sociali specialmente dopo la cessazione della fornitura di gas in diverse zone dell'Iran. In particolare, in questo inverno assai nevicoso e freddo. Ieri in diverse città del nord tra cui Ghaemshahr la popolazione è scesa in piazza e ha appiccato il fuoco contro la prefettura. Simili episodi sono avvenuti in altre città iraniane. Negli ultimi giorni sono morti sulle strade iraniane numerose persone incastrate tra la neve e per la mancanza di benzina hanno perso la vita. Moltissime città non ricevono più la fornitura di gas e naturalmente la vita è paralizzata. Di conseguenza la gente, già scontenta scende in piazza e protesta e attacca gli edifici statali. La crisi della benzina e del gas è un segnale tangibile di una forte crisi che ha le radici nella recente storia: sono stati spesi ingenti risorse finanziarie della popolazione per sviluppare la costruzione della bomba atomica trascurando altre industrie per la trasformazione dei prodotti petroliferi tra cui benzina e gasolio. tanto vero che l'Iran importa la benzina dall'estero. la notizia è di ieri che una compagna petrolifera indiana ha dichiarato che d'ora in poi per mancanza di crediti non vende la benzina a Teheran. Gli effetti delle risoluzioni e delle sanzioni si stanno facendo sentire. Molte banche iraniane sono state costrette a chiudere le bandiere. Molti istituti di credito hanno cessato la loro collaborazione con Teheran. Se fino a ieri il regime riusciva a comprare un specifico prodotto ad un dollaro oggi è costretto a spendere 5. Anche i paesi arabi tra cui il Dubai hanno adottato seri provvedimenti contro le compagne e società iraniane che adoperano nell'import ed export verso l'Iran. Se guardiamo da fuori, anche con un occhio imparziale, vediamo una situazione catastrofica e vicina all'esplosione: la crisi atomica in primo piano, lo spetro della quarta risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la popolazione in costante tumulto e ribellione; crisi economica; inflazione alle stelle; corruzione ai livelli astronomiche; della repressione interna non ne parliamo, esecuzioni giornaliere in tutte le città; il terrorismo ai massimi livelli e alla fine un esercito straniero con delle stelle e strisce che gira continuamente intorno al paese facendo vedere, ogni tanto, i muscoli.
La situazione sarebbe, in termini commerciali così: immaginate che voi avete un negozio di vendita al pubblico. Premesso che siete gente per bene e tutto regolare. Un giorno, all'improvviso arrivano due finanzieri e si mettono fisso davanti al vostro negozio: e non se ne vanno più. la cosa naturalmente non è gradita e vi vengono dei dubbi e delle preoccupazioni e man mano del nervosismo che aumenta di giorno in giorno. Ribadisco che loro non fanno niente contro di voi. Ma dentro di voi aumenta l'ansia e il nervosismo e man mano cercate di avvicinarli e curiosare perché stanno lì? Passato un mese vi verrà un certo esaurimento nervoso che prendete un bastone e cominciate a fare delle gesta inopportune. Esattamente è la situazione del regime dei mullah. Con la differenza che loro hanno la coscienza sporca e accusati di voler costruire della bomba atomica. Naturalmente in queesta situazione Teheran ha bisogno di creare qualche scontro o crisi internazionale per coprire i mali interni per poter reprimere con le mani libere la dissidenza e il malcontento interno e anche sondare la volontà e le intenzioni del paese interessato: Stati Uniti d'America. Il regime sa che prima o poi gli americani agiranno militarmente contro i loro centri strategici. Hanno deciso di controattaccare per primi e non aspettare la data x scelta dagli americani.
Importante non cadere nella loro trappola.
I mullah vanno studiati nell'anima e nel corpo prima di essere presi di bersaglio: la parola della resistenza iraniana che da tre decenni sta combattendo il maligno regno fascista-religioso dei mullah, giorno e notte, nonostante le catene alle caviglie e ai polsi.
karimi davood