IRAN: PER VENDETTA IMPICCATO A META'
» 2008-12-08 19:10
di Alberto Zanconato
TEHERAN - Un uomo condannato a morte in Iran è stato lasciato pendere a lungo dalla forca prima di essere deposto ancora vivo, ma con probabili danni irreversibili al cervello e alla spina dorsale, per volere dei familiari della vittima, che hanno accettato denaro per salvarlo solo in extremis. L'episodio è avvenuto ieri a Kazerun, città nel sud del Paese, secondo quanto scrive l'agenzia Irna, che titola la notizia "dolce epilogo di una esecuzione". Un epilogo arrivato in realtà dopo che il condannato, secondo la stessa agenzia, era rimasto appeso "per alcuni minuti".
Un tempo sufficiente per subire danni irrimediabili. Il procuratore della Corte rivoluzionaria di Kazerun ha detto che l'uomo è stato ricoverato in ospedale, ma non ha fornito particolari sulle sue condizioni. In un analogo episodio avvenuto lo scorso anno a Bandar Abbas, vicino allo Stretto di Hormuz, il condannato aveva riportato danni irreversibili al cervello, dopo essere stato lasciato appeso per alcuni secondi. Secondo i dettami della legge islamica vigente in Iran, il condannato a morte per omicidio ha salva la vita se i famigliari della vittima gli concedono il 'perdono', in cambio di un risarcimento in denaro.
I congiunti dell'ucciso che decidono di fermare l'esecuzione lo fanno normalmente nei giorni precedenti, o in alcuni casi fino a pochi istanti prima, quando il condannato è già sul patibolo con la corda al collo. Ma in questo caso, evidentemente, i parenti della vittima hanno voluto assaporare la sofferenza del condannato, prima di fermare l'esecuzione e intascare il denaro. L'agenzia Fars dà intanto oggi notizia di altre tre impiccagioni, queste portate a compimento, avvenute a Shahr-e-Kord, nell'ovest dell'Iran, nei confronti di altrettanti uomini condannati per omicidio.
Esecuzioni che portano ad almeno 226, secondo notizie di stampa, il numero delle persone messe a morte a partire dall'inizio dell'anno nella Repubblica islamica, dove la pena capitale è prevista, oltre che per l'omicidio, per una serie di reati, tra i quali la rapina a mano armata, la violenza carnale, il traffico di stupefacenti, ma anche l'adulterio, l'omosessualità e l'apostasia. Secondo dati di Amnesty International, nel 2007 sono state 317 le esecuzioni capitali in Iran, che si è piazzato così al secondo posto dopo la Cina nella graduatoria dei Paesi con il più alto numero di persone messe a morte.