lunedì 1 dicembre 2008

IRAN: PRESIDENZA UE RINNOVA APPELLO, LIBERI SUBITO MEDICI ANTI-HIV


Fondato nel 1971 dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi

Iran, tra torture e omicidi l'incubo degli oppositori rinchiusi nel carcere di Evin

Kamiar e Arash Alaei, i due medici iraniani scomparsi a giugno mentre stavano recandosi negli Usa per partecipare a una conferenza medica sulla lotta all'Aids, sono rinchiusi nel centro di detenzione, che sorge a pochi chilometri a nord-est di Teheran

ultimo aggiornamento: 01 dicembre, ore 14:38
Roma, 1 dic. - (Aki) - Kamiar e Arash Alaei, i due medici iraniani scomparsi a giugno mentre stavano recandosi negli Usa per partecipare a una conferenza medica sulla lotta all'Aids, sono rinchiusi nel carcere di Evin a Teheran. Gli oppositori della Repubblica Islamica chiamano ironicamente il centro di detenzione, che sorge a pochi chilometri a nord-est di Teheran, "grand hotel", mentre i più giovani lo definiscono "università", visto il numero elevato di studenti ospitati nelle sue celle negli ultimi 29 anni.

Fondata nel 1971 dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi per reprimere tutte le forme di opposizione alla sua autorità, quella di Evin è una delle poche istituzioni monarchiche sopravissute alla rivoluzione islamica. Gestita direttamente da Savak, la temutissima polizia segreta dello Scià, era stata progettata per ospitare 320 detenuti, di cui 20 in celle singole. Ma già nel 1977 ospitava circa 1.500 carcerati, mentre ora si superano i 15mila. Il direttore di Evin, Farajollah Sedaqat, parla di dati ben diversi: solo 4.500 detenuti, di cui 700 donne, tutti accusati di crimini come frode fiscale e traffico di droga.

Prima del 1979, alcuni leader e teologi del movimento rivoluzionario islamico guidato dall'ayatollah Rouhollah Mussawi Khomeini, come l'ayatollah Mahmoud Taleghani e il Grande ayatollah Hossein Ali Montazeri, furono rinchiusi in questa prigione. In seguito all'instaurazione della Repubblica Islamica, Evin ha mantenuto la sua triste fama di luogo di detenzione per oppositori e dissidenti del regime.

Secondo Amnesty International, il periodo più buio di questa prigione fu la fine dell'estate 1988, quando diverse migliaia di oppositori furono rapidamente processati e in seguito giustiziati. Per Human Rights Watch, pur essendo sotto l'amministrazione dell'Ufficio nazionale delle prigioni, negli ultimi anni alcune sezioni sono direttamente gestite dai Pasdaran, i guardiani della rivoluzione, e dal ministero dell'Intelligence.

A giudicare dalle testimonianze di ex detenuti, raccolte dalle organizzazioni non governative impegnate nel campo dei diritti civili, nel carcere di Evin sono applicate diverse forme di tortura e gran parte degli oppositori politici sono passati per questo centro di detenzione. Uno dei casi più famosi è quello della fotogiornalista irano-canadese Zahra Kazemi, che nel giugno 2003 fu arrestata mentre realizzava un reportage all'esterno del carcere e che morì per una emorragia. Secondo il rapporto ufficiale si trattava della conseguenza di una caduta, ma da un'inchiesta del Majlis, il parlamento iraniano, risultò che si trattatava invece dell'effetto delle percosse ricevute. ...


Bruxelles, 1 dic. - (Adnkronos/Aki) - Nella giornata internazionale della lotta all'Aids la presidenza francese di turno dell'Ue rinnova il suo appello all'Iran per la liberazione "immediata" di Arash e Kamiar Alaei, i due medici iraniani impegnati nella campagna contro la diffusione del virus dell'Hiv nella Repubblica Islamica arrestati dalle autorita' di Teheran lo scorso giugno. "La posizione espressa dalla presidenza di turno dell'Ue lo scorso settembre resta valida" ha affermato ad AKI una portavoce del governo di Parigi, confermando la "profonda preoccupazione per la situazione di Arash e Kamiar Alaei in Iran". Nel precedente documento la presidenza sottolineava che "le autorita' iraniane, in modo del tutto infondato, hanno accusato i fratelli Alaei, che sono riconosciuti a livello internazionale per il loro lavoro di prevenzione e cura dell'Aids in Iran, di partecipare ad attivita' volte a destabilizzare la Repubblica islamica". Una situazione che ad oggi, ricorda la portavoce, "non ha subito nessun cambiamento".

Cronaca
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Moroni (ospedale Sacco di Milano): ''Sostegno e il supporto morale alla vicenda''

Medici anti-Aids, le adesioni all'appello Adnkronos

Palumbo (Pdl): ''Per Kamiar e Arash una mozione bipartisan in Parlamento''. Rosaria Iardino (Nps): ''Appello alla Farnesina affinchè si interessi alla vicenda''. Federazione nazionale degli Ordini dei medici: ''Pronti a lavorare per un'iniziativa congiunta con i colleghi europei''

ADESIONI ALL'APPELLO LANCIATO DALL'AGENZIA ADNKRONOS AL QUALE ADERISCE ANCHE ASSOCIAZIONE RIFUGIATI POLITICI IRANIANI RESIDENTI IN ITALIA

Roma, 1 dic. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Numerose le adesioni all'appello lanciato dall'Adnkronos per il rilascio dei medici iraniani Kamiar e Arash Alaei.

Ad assicurare tutto il suo ''impegno come parlamentare e farò quanto nelle mie possibilità perché Kamiar e Arash Alaei, ricercatori impegnati nella lotta all'Aids e detenuti nelle carceri iraniane, siano liberati e restituiti al loro lavoro scientifico" è il presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Antonio Tomassini (Pdl), che ha aderito all'appello promosso dall'ADNKRONOS SALUTE nella giornata mondiale contro l'Aids.

Il presidente della Commissione Affari sociali di Montecitorio Giuseppe Palumbo propone una mozione bipartisan alla Camera dei deputati per chiedere la liberazione dei due scienziati iraniani. "Fare ciò che possiamo per la liberazione dei due scienziati è doveroso - spiega all'Adnkronos salute - ed è una questione che ci riguarda da vicino visto che, in quanto scienziati, queste persone lavorano per il bene del loro Paese ma anche per quello della comunità internazionale". Per Palumbo "la nostra solidarietà da sola non basta" e per questo è utile un'iniziativa "parlamentare che possa essere portata avanti anche attraverso il ministero degli Esteri".

E un intervento della Farnesina lo chiede Rosaria Iardino presidente del Network italiano persone sieropositive onlus (Nps): "Voglio lanciare un appello al ministero degli Affari esteri italiano affinchè si interessi alla vicenda dei fratelli iraniani Arash e Kamir Alaei impegnati da oltre dieci anni nella lotta all'Aids e detenuti in carcere". Aderendo all'appello lanciato dall'Adnkronos Iardino sottolinea come "il ministero degli affari esteri italiano deve intervenire non solo sulla loro liberazione ma anche per fare maggiore luce sulla questione della libertà di cura in Iran . Un Paese chiuso dove parlare di Hiv-Aids è un tabù perchè viene associato a comportamenti sessuali. Nella vicenda dei due medici detenuti non viene minata solo la persona, ma anche la libertà di tutti i sieropositivi. Se il motivo dell'arresto è quello legato a una patologia scomoda perchè trasmissbile per via sessuale si potrebbe pensare a un'interpellanza all'Onu per tutelare i diritti dei malati".

Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Amedeo Bianco Medici italiani aderendo all'appello assicura che i medici iealiani sono pronti a lavorare per un'iniziativa congiunta con i colleghi europei a favore della liberazione dei due scienziati iraniani. "Il fatto che dei medici stiano in carcere perché fanno emergere una piaga del loro Paese è incredibilmente grave", dice Bianco spiegando che, nei prossimi giorni, la federazione degli Ordini si attiverà "per proporre che tutte le organizzazioni professionali del Vecchio continente, accreditate presso la comunità europea, facciano un appello congiunto". Bianco chiederà "che la questione sia messa agli ordini del giorno di tutte le prossime riunioni, di tutti i prossimi esecutivi delle organizzazioni europee in cui noi siamo presenti". Per il presidente dei medici italiani, infatti, "è importante sollecitare una presa di posizione dei rappresentati della professione in Europa per chiedere la liberazione di questi colleghi che stavano operando nel pieno dei propri doveri e dei propri principi".

"Solidarietà per i due colleghi iraniani rinchiusi nel carcere di Evin" dal giugno scorso arriva anche da Mauro Moroni, infettivologo e direttore del Dipartimento di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, pur non conoscendo i fratelli Karem e Arash Alaei, da sempre impegnati nella lotta all'Aids nel Paese degli ayatollah, non nega "certo il sostegno e il supporto morale alla vicenda", e si dice "pronto ad aderire a eventuali iniziative dei ricercatori, dopo essermi puntualmente documentato sulla vicenda", precisa.

Per la libertà dei due medici iraniani interviene anche Fernando Aiuti: "Non hanno nulla a che fare con la politica. Bisogna liberare subito i fratelli Alaei, e rivolgo un appello fortissimo affinché ciò venga fatto al più presto", afferma l'immunologo italiano in prima linea nella lotta all'Aids aderiendo all'appello promosso dall'Adnkronos salute. "Ho capito di chi si tratta - spiega - anche se non conosco direttamente i due ricercatori". Contro la loro prigionia, tuttavia, si schiera in maniera forte e decisa. "La mia sensibilità di fronte a un caso come questo - afferma - è piena e totale".

Aderisce all'appello-denuncia per i medici iraniani che sarebbero stati arrestati per aver diffuso dati e notizie sulla situazione in merito all'Aids nel loro paese Elisabetta Zamparutti, deputato dei Radicali eletto nelle liste del Pd, annunciando che ''presenterò in merito un'interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri''.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO