Su Mumbai il turbante di Khomeini
ATTENTATI DI MUMBAI, UN BIGLIETTO DI VISITA DI AHMADINEJAD CONTRO AMERICA, INGHILTERRA E ISRAELE
E' STATA UNA MANOVRA TERRORISTICA PER TESTARE L'EFFICACIA DELLA SUA MACCHINA OPERATIVA
UNA MANOVRA COSTATA CARA ALLA POPOLAZIONE INDIANA:DECINE DI CENTINAIA DI MORTI E FERITI TRA CUI UN ITALIANO
Commento: ringrazio il giornalista Igor Man, grande esperto dei problemi del medioriente in particolare Iran. Il suo articolo di oggi pubblicato sulla Stampa di Torino, entra nella profondità dell'anima del fondatore del fondamentalismo islamico, appunto come lo definisce Igor Man, " il vecchio guffo di Jamaran" Khomeini( nella tradizione iraniana dove si posa il guffo porterà con se morti e miseria).
Il giorno dopo gli attentati di Mumbai ho scritto che l'impronta di questo terrorismo è combattibile con quello del regime dei mullah. Avevo anche sostenuto che per risalire agli organizzatori e mandanti dell'attentato bisognava partire dagli obiettivi dell'operazione: colpire gli americani e gli inglesi e gli israeliani. Ultimamente molti dirigenti del regime dei mullah sentendo sulla loro pelle la minaccia di una forte reazione militare congiunta israelo-americana avevano iniziato, uno alla volta, di lanciare una serie di minacce contro gli americani e gli israeliani. Successivamente è entrato nel mirino del fondamentalismo anche la Gran Bretagna che ha chiesto inasprimento delle sanzioni nel caso che i mullah non accettino la volontà delle Nazioni Unite sulla sospensione dell'aricchimento dell'Uranio.
Secondo il regime iraniano la scesa in campo dell'Inghilterra e il suo cambio di rotta fu interpretato come un accordo concordato con gli americani per dare la copertura prossima alle operazioni militari contro i siti atomici iraniani. Allora è entrato in campo il terrorismo contro il "TRIADE", cioè America, Inghilterra e Israele. Ecco perchè sostengo che per risalire ai mandanti di questa catena di simultanea serie di operazioni terroristiche, bisogna partire dagli obietivi prefissati dell'operazione. Prima di tutto una tale azione necessità il supporto di un paese in guerra con la comunità internazionale. Non credo che il Pakistan o altri paesi della regione abbiano un minimo interesse di entrare in conflitto con il mondo occidentale. E per quale motivo? Per raggiungere quali obiettivi vitali che necessitano una tale azione che si può paragonare all'11 settembre americano.
Io mi sono domandato: a chi ha giovato tale operazione:la mia risposta è stata chiara e limpida: al regime fondamentalista e terrorista iraniano. Perchè? Perchè in questa maniera ha dimostrato che è uomo di azione e che ha potuto anche provare e testare la sua organizzazione extraterritoriale e portare a termine contemporaneamente una manovra terroristica e valutare l'efficacia dei suoi uomini sul terreno di azione e poi alla fine dare anche il suo messaggio al TRIADE: "io sono pronto e questo è il mio biglietto di visita. Chi mi vuole mi può sfidare. Io sono pronto".
Alcuni giorno dopo gli attentati di Mumbai, il nostro presidente Maryam Rajavi, in un messaggio di condoglianza al presidente indiano ha ricordato: QUESTO TERRORISMO HA PRESO CORPO CON LA NASCITA' DEL REGIME DEI MULLAH E FINIRA' CON LA FINE DEL REGIME TERRORISTICO RELIGIOSO CHE ATTUALMENTE REGNA IN IRAN
A voi la conclusione e l'articolo di Igor Man:
Karimi Davood, analista politico iraniano
IGOR MAN
LA STAMPA.IT
La strage di Bombay è passata in pagina interna ma non son pochi i lettori che continuano a interrogarsi e interrogano il Vecchio Cronista. Anticipiamo l’avvenire andando su Marte ma facciamo della Terra un mattatoio? domanda il signor Pietro Lamanna (Chieti). Vediamo. Il terrorismo nichilista («mi uccido per uccidere») è il frutto di una cinica manipolazione del Corano, che si vuole sia stato dettato da Allah al profeta Maometto per il tramite dell’Arcangelo Gabriele. È Khomeini, l’imam che ha spodestato lo Scià Reza Pahlevi con la sua rivoluzione a mani nude, a «inventare» codesta bomba umana.
Intervistato ad hoc in quanto insigne giuresperito, Khomeini afferma che sì il Corano condanna il suicidio. Ma chi si uccide per ammazzare il nemico è degno di «amore e rispetto» e dunque meritevole del Paradiso. L’imam cava dal suo logoro turbante la terribile carta quando l’Iran deve affrontare l’invasione dell’Iraq di Saddam Hussein, inopinatamente promosso, dagli Usa, alleato (scomodo ma valido). Un esercito raccogliticcio, quello persiano, contiene l’offensiva irachena, non solo: riesce a insidiare Bassora, città chiave del conflitto. Gli iracheni lamentano tuttavia la mancanza di sminatori sicché gli tocca segnare il passo. Qui il colpo di teatro: Khomeini arruola i bambini. Li veste di bianco con la benda del sacrificio in fronte, li manda, scalzi, a bonificare i campi minati. Saltando per aria con le mine.
Come a prevenire lo stupore e lo sdegno del mondo, Khomeini riempie i giornali delle fotografie degli impuberi «martiri», pubblica lettere esaltate dei genitori dei piccoli i cui parenti il governo colmerà di benefit. Nonostante il sacrificio dei bimbi-martiri, Khomeini subirà il cessate il fuoco dell’Onu. Da quel momento il vecchio gufo di Javaran varerà l’insegnamento del «martirio» spedendo pasdaran un po’ dappertutto nel mondo. La tattica operativa del terrorismo attuale risale presumibilmente ai dettati dell’organizzazione russa Narodnaya Volya (1878-1881): colpire nel mucchio «per uccidere sbalordendo». Anteriore ai russi assassini dello zar Alessandro II, la leggenda del Grande Vecchio della Montagna, capo della setta degli «assassini»: si vuole che fossero ismailiti venuti dalla Persia in Siria nel secolo undecimo: uccidevano anch’essi «per sbalordire». Epperò non si uccidevano per uccidere. Dopo la liberazione di Saigon, il generale Giap disse che «il terrorismo serve ma non risolve». In ogni caso i terroristi andavano classificati come «commandos speciali», non eroi. Così i tre vietcong terroristi, già considerati eroi, rimasero senza medaglia.
Da sempre il terrorismo viene considerato arma «non eroica». L’Agenzia ebraica e Ben Gurion condannarono con sdegno la strage di Deir Yassin (9 aprile 1948), opera dell’Irgun e del Lehi: 250 palestinesi massacrati e gettati nei pozzi o lasciati marcire all’aperto.
Il «salto di qualità» si ha con Khomeini, fonte, l’imam, d’un turpe contagio. Khomeini «spiega» che suicidarsi non è peccato mortale quando si uccide il nemico infedele. Non necessariamente, dunque, i terroristi-suicidi (vedi i replicanti di Bombay) sono tutti persone senza più nulla da perdere come la maggior parte dei «martiri» palestinesi nati e cresciuti in quelle fogne che chiamiamo «campi». E allora? Nel nuovo disordine che ci angustia dopo lo stupro delle Torri Gemelle, riesce difficile immaginare che il terrorismo-suicida più non colpisca. Ma come tutte le cose terrene, finirà. Mai nella storia la contestazione terroristica è diventata istituzione.